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L’antica fiaba del viaggiatore nel deserto Mostra personale di Gianni Moretti !

a cura di Alberto Zanchetta !Artcore, Bari

07.02.14 / 08.03.14

La mostra personale di Gianni Moretti si ricollega a una favola orientale che Tolstoj riportava nel libro La confessione. Le riflessioni sulla fragilità, sulla protezione, su un particolare momento di passaggio, sono alla base di questa esposizione, che nelle intenzioni dell’artista vuole chiudere un ciclo. Moretti si identifica con l’immagine letteraria del “bilico” in cui si trova il viandante della favola, appeso a un ramo, attaccato con la bocca al miele che cola dalle foglie, terrorizzato dal Drago che lo aspetta in fondo al pozzo e consapevole del crollo dell’arbusto, rosicchiato da due topi. Scrive Tolstoj: «L’antico inganno delle gioie della vita, che un tempo aveva attenuato l’orrore del drago della morte, non era più in grado di illudermi. Sebbene mi ripetessi: “Tu non puoi comprendere il senso della vita, non pensare, vivi!”, non potevo più vivere, perché avevo vissuto sin troppo in passato. Ormai non potevo fare a meno di vedere la notte e il giorno che si inseguivano inesorabili e mi avvicinavano alla morte. Vedevo solo questo, perché solo questa è la verità e tutto il resto non è che menzogna». La mostra si articola in tre momenti che sanciscono alcuni degli snodi cruciali all’interno della ricerca che l’artista ha sviluppato negli ultimi due anni (2012-2013). È innanzitutto una mostra sul senso: il “senso di passaggio” raccontato ne Il trentacinquesimo anno, il “senso di protezione” de La seconda stanza, il “senso di instabilità e fragilità” dell’installazione L’albero di miele. Ma è anche un’esposizione incentrata sul miraggio e il crollo delle aspettative che porta alla fioritura di una nuova consapevolezza. L’allestimento sarà focalizzato su differenti “aree di colore” (oro e nero, lucido e opaco) in cui l’artista creerà delle installazioni che riprendono i materiali utilizzati negli ultimi due anni (campanelli, bacchette di legno, carte veline), ed introduce per la prima volta l’antica tecnica del Lustro. «Vorrei che fosse una mostra di raccolta del pensiero», spiega Moretti, «un punto e a capo che sancisce lo svanire di alcune paure. Non posso fare a meno di pensare a quanto il mio lavoro mi sia vicino – come una lancia che trafigge un torace, la cui punta ha assaggiato quasi tutti gli organi e ora fissa un punto di fronte».

Alberto Zanchetta

Il trentacinquesimo anno, 2013, stampa monotipo di inchiostro tipografico su carta velina 70x50 cm

Il trentacinquesimo anno si sviluppa attorno ad un momento di passaggio, quell’anno “Nel mezzo di cammin di nostra vita” che anche Dante raccontava come un momento incerto e pregno di senso, da puntellare con scelte decisive. Ognuno dei fogli di carta velina nera impiegati nell’installazione esce dalla fabbrica con una piega al centro che ne divide la superficie in due parti uguali. Ho lavorato attorno alla piega pensandola come questo momento di passaggio, una ferita nel cui cono d’ombra si nascondono forme, frammenti, residui ed errori dello stesso processo di stampa che ha generato il lavoro. Una piegatura morbida e inesorabile, la fine che prelude ad un nuovo inizio.

L’albero di miele, 2014, ceramica, 37X22X13 cm

L’esercizio è la pratica della disciplina del corpo e della mente, dello spirito come della psiche. L’intera esistenza procede seguendo la prassi dell’avvicinamento per tentativi a un modello, variabile per natura, immutabile per maledizione. Dalla nascita si “esercita” il diritto di cittadinanza nella realtà. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca *. L’esercizio è tentativo di raggiungimento delle alte temperature. Aldo Carotenuto afferma che la stessa costruzione dell’identità è un esercizio, è ricerca di un oggetto, dell’oggetto decisivo e irrinunciabile, come per Giasone il vello d’oro. !Nel Primo esercizio di approssimazione al grande amore ho cercato di avvicinarmi alla persona amata attraverso la registrazione delle sue impronte digitali su sottile foglia d’oro zecchino, che durante questo processo ha rilevato le sue impronte su un lato e le mie sull’altro fondendole assieme. Da subito si è innescata una dispersione dell’oro che è stato impossibile arrestare. Per quanta cura potessi mettere nell’installare il lavoro, inevitabilmente l’oro ha iniziato a consumarsi. Di conseguenza l’installazione ha cambiato le proprie intenzioni trasformandosi da celebrazione di un sentimento, a monumento alla sua sparizione e impossibilità di cristallizzazione. !* Apocalisse 3: 15-16

Primo esercizio di approssimazione al grande amore, 2010-14, foglia d’oro 24 carati su plexiglass, 28x2x2 cm

Studio per l’albero di miele, 2014, stampa monotipo su carta velina, 50x35 cm

Secondo esercizio di approssimazione al grande amore, 2014, caratteri impressi a secco su carta velina, quattro elementi di 50x35 cm l’uno

Nel Secondo esercizio di approssimazione al grande amore di nuovo il tentativo di cristallizzare un processo di transito. Nei quattro fogli di carta velina dorata sono state impresse a secco, una a una, tutte le lettere che formano un racconto. Non un testo a caso ma qualcosa di vicino, importante, e personale, qualcosa da ricordare, imprimere, e salvare. Un processo di salvataggio che ne conferma la struttura fragile e soggetta allo svanimento. Qualcosa utile al raccoglimento: di pensiero, forza e ricordo. Ma anche un gesto di semplice antitesi all’idea che tutto sia uguale e che nulla abbia valore . Qualcosa ancora c’è. Qualcosa da salvare e proteggere. Qualcosa di consapevolmente e discretamente inutile. Eppure indispensabile. Vitale.

La seconda stanza (II-antropometria), 2013, campanellini, legno, fascette autobloccanti, filo di nylon, piccoli motori vibranti, sensore di movimento, 188x187x187 cm

La seconda stanza (II-antropometria) è una struttura instabile, uno scheletro di bacchette di legno tenute assieme da fascette di plastica provvisorie. L’opera è incapace di reggersi da sola, necessita di una superficie (parete) alla quale appoggiarsi. Lungo il suo perimetro una rete di mille campanellini forma una griglia invisibile. L’ossatura lignea è attraversata da un circuito elettrico attivato da sensori di movimento: questi mettono in stato di moto quattro piccoli motori vibranti che scuotono l’intera opera. Nell’assenza dell’estraneo la struttura è silente, nel momento in cui un corpo le si avvicina il meccanismo ne avverte il movimento e si allarma, i mille campanellini iniziano a suonare con un’intensità crescente a discapito dell’equilibrio del lavoro e della percezione infastidita dell’altro. Lo spazio che La seconda stanza delimita è uno spazio di protezione, un qualsiasi luogo pubblico, una porzione qualunque di pavimento resa inaccessibile e perciò preziosa e intoccabile. Lo spazio che La seconda stanza delimita è il mio spazio di protezione, il mio luogo privato, il tentativo di conoscenza di me stesso e perciò reso inaccessibile, e perciò prezioso e intoccabile.

Gianni Moretti è nato a Perugia nel 1978. Vive e lavora tra Milano e Berlino. !La mia ricerca artistica indaga organismi al limite del collasso, opera sull’ipotesi del fallimento inteso come un insieme di prove e condizioni propositive. La mia forma artistica contiene la specificità di perseguire lo srotolarsi dell’errore e l’inconscia volontà di lavorare sul falso identico ovvero sulla sedimentazione delle forme. Un falso identico che contempla lavori differenti, anche se solo linguisticamente, un’ipotesi di arte relazionale che si moltiplica tra analisi più intimiste o maggiormente rivolte al sociale. La ricerca di una forma in stato di apparente silenzio, che si svela attraverso la lateralità di frammento, carta, indugio, ossessione, mutazione. !Ha collaborato con il teatro (Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, Milano) e partecipato a residenze artistiche in Italia e all'estero (New York, Seoul e Berlino). Tra i riconoscimenti ottenuti: Finalista Premio Terna 05, Roma; Premio SetUp 2013, Bologna; Premio d’Arte Rugabella 2011, Milano; Premio San Fedele 2007, Milano; XXIII Premio Oscar Signorini 2006, Milano; Premio Accademia Olimpica Nazionale 2006, Roma; Premio Iceberg 2005, Bologna; Premio Nazionale delle Arti 2003, Roma. !Tra le personali: Nel 2013: GIANNI MORETTI_ENTRE CHIEN ET LOUP, Museo d'Arte Contemporanea, Lissone (MB) DATA ON IMPERFECTION, Factory-art, Berlino (Germania) Nel 2011: {to} PUZZLE, Otto gallery, Bologna Inventario perenne, Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro Nel 2010: Intermittenza, Changing Role-move over gallery, Napoli Paper Heroes, Gaya Art Space, Bali (Indonesia) Nel 2009: Poena Cullei, Basilica Palladiana, Vicenza Nel 2008: Settantasette centesimi, Galleria Michela Rizzo Project Room, Venezia

Tra le collettive: Nel 2014: Ciò che l’apparire lascia trasparire, le nuove collezioni del Museo di Arte Contemporanea di Lissone, Lissone (MB) Nel 2013: Essere o non essere. Con gli altri. La Rete Sociale a regola d’Arte, Tempio di Adriano, Roma IN BETWEEN, zwischen Energie und Materie, Alte Oberpostdirektion, Hamburg (Germany) Siate candidi come colombe ed astuti come serpenti, Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini, Castions di Zoppola (PN) Nel 2012: Minima Marginalia, Dolomiti contemporanee, Taibon Agordino (BL) Undici allunaggi possibili, Palazzo Zenobio per l’arte, Venezia Nel 2011: Round the Clock, evento collaterale della 54° mostra internazionale d’arte - La Biennale di Venezia, Spazio Thetis, Venezia Follow the broken, Kreuzberg Pavillon Neukölln, Berlino (Germania) Nel 2010: Show V, MMX, Berlino (Germania) Home Sweet Home, Werkstatt der Kulturen, Berlino (Germania) Open, Mongin Art Space, Seoul (Corea del Sud) Nel 2009: Big in Japan, Arcus Studio, Ibaraki (Giappone) Italian Artists New York, ISCP, New York (USA) The Goldberg’s Variations, 91mQ, Berlino (Germania) Nel 2008: Cohabitations: Studies on Beasts, Plants and Objects, Harlem Studio Fellowship, New York (USA) !!!!!!!

www.artcore.it www.giannimoretti.com