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Corso di Impianti Meccanici Laurea Magistrale Modulo 1.1 Biomasse Sezione 1.1 Classificazione e caratterizzazione delle biomasse ai fini dell’utilizzo a scopo energetico Prof. Ing. Cesare Saccani Prof. Ing. Augusto Bianchini Dott. Ing. Marco Pellegrini Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna 1/105

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Corso di Impianti Meccanici – Laurea Magistrale

Modulo 1.1 Biomasse

Sezione 1.1 Classificazione e caratterizzazione delle biomasse

ai fini dell’utilizzo a scopo energetico

Prof. Ing. Cesare Saccani

Prof. Ing. Augusto Bianchini

Dott. Ing. Marco Pellegrini

Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna1/105

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Classificazione delle biomasse

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Impiantistica per la valorizzazione energetica delle

biomasse

Agenda

Le biomasse in Italia

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Classificazione delle biomasse

Le fonti energetiche rinnovabili sono risorse energetiche che hanno la capacità

di rinnovarsi in un tempo minore o uguale a quello in cui vengono consumate;

al contrario le fonti non rinnovabili, dette anche esauribili, sono quelle il cui

utilizzo ed impiego è limitato nel tempo a causa della loro irriproducibilità, o

comunque al loro lentissimo rinnovamento (ad esempio, combustibili di origine

fossile).

Si considerano fonti energetiche rinnovabili:

- l'irraggiamento solare;

- il vento;

- le biomasse;

- la geotermia;

- le maree e le correnti marine in genere;

- le precipitazioni utilizzabili tramite il dislivello di acque.

È utile sottolineare come le più importanti forme di energia rinnovabile presenti

sul nostro pianeta (ad eccezione di energia geotermica e delle maree) abbiano in

realtà origine dall'irraggiamento solare.

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Classificazione delle biomasse

Rispetto alle altre fonti di energia che derivano dal solare, la biomassa presenta

il grande vantaggio di immagazzinare l’energia proveniente dal Sole, per mezzo

della fotosintesi clorofilliana, sotto forma di energia chimica, che può essere

rilasciata in un secondo momento.

Al contrario, invece, la conversione di energia proveniente direttamente dal Sole

(fotovoltaico, solare termico) o dal vento (eolico) presenta le caratteristiche

sfavorevoli di imprevedibilità e discontinuità.

Come detto, quindi, la biomassa può essere considerata una risorsa

rinnovabile, a patto che il ritmo di impiego della stessa non superi la capacità di

rigenerazione delle formazioni vegetali. Occorre perciò valutarne con attenzione

il ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA).

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Classificazione delle biomasse

Il LCA analizza dal punto di vista economico ed ambientale della filiera di

produzione, trattamento e valorizzazione della biomassa per determinarne

l’impatto reale dal punto di vista, in particolare, delle emissioni di gas serra

(misurate in termini di CO2 equivalente).

La biomassa può essere considerata una fonte energetica neutrale ai fini

dell’incremento delle emissioni di gas a effetto serra se durante il processo di

generazione la biomassa contribuisce alla sottrazione dell’anidride carbonica

atmosferica, compensando o superando l’anidride carbonica prodotta a seguito

della valorizzazione energetica della biomassa stessa.5/105

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Classificazione delle biomasse

Come definire le biomasse?

Attualmente esistono in Italia molteplici definizioni di biomassa a livello

legislativo. Manca, pertanto, una definizione univoca di biomassa.

La normativa nazionale definisce la biomassa in maniera differente a seconda

dell’ambito specifico di applicazione della singola norma.

Ad esempio, differenze sostanziali si possono rilevare a seconda che si abbia a

che fare con una richiesta di autorizzazione per un impianto per la produzione di

energia elettrica alimentato a biomassa, oppure con una richiesta di

autorizzazione alle emissioni (per produzione di energia elettrica, termica o di

entrambe), piuttosto che nella gestione (movimentazione, riciclo, valorizzazione

energetica) di biomassa intesa come rifiuto o sottoprodotto.

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Classificazione delle biomasse

Ad esempio, la definizione di “biomassa” contenuta nella direttiva comunitaria

2001/77/CE (recepita da D.Lgs. 387 del 29 Dicembre 2003) in materia di

produzione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili è la seguente:

“la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui

provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze

vegetali ed animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie

connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti

industriali ed urbani”.

In questa definizione rientrano una enorme quantità di materiali, molto differenti

tra loro, ma tutti aventi in comune una matrice di origine organica.

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Classificazione delle biomasse

Legno Sorgo Sansa

Girasole Reflui zootecnici Rifiuti8/105

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Classificazione delle biomasse

Come classificare le biomasse?

BIOMASSA VEGETALE vs. BIOMASSA ANIMALE

BIOMASSA RESIDUALE vs. BIOMASSA DEDICATA

BIOMASSA SOLIDA vs. BIOMASSA LIQUIDA vs. BIOMASSA GASSOSA

ORIGINE DELLA BIOMASSA: comparto forestale o agroforestale; comparto

agricolo; comparto zootecnico; comparto industriale; rifiuti urbani.

MATRICE ORGANICA PREPONDERANTE: matrice lignocellulosica; matrice

amidacea-zuccherina o alcooligena; matrice oleaginosa; matrice zootecnica.

Differenzia la biomassa proveniente da

attività finalizzate ad altro scopo

(biomassa residuale) dalla biomassa

prodotta esclusivamente a fini

energetici (biomassa dedicata).

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Classificazione delle biomasse

Attenzione: esiste una correlazione tra tipologia di biomassa e modalità di

valorizzazione energetica della stessa.

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Classificazione delle biomasse

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Impiantistica per la valorizzazione energetica delle

biomasse

Agenda

Le biomasse in Italia

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Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Le caratteristiche fisiche rilevanti ai fini della valutazione di una biomassa come

combustibile sono le seguenti:

- Potere calorifico inferiore (PCI): esprime la quantità di calore che si sviluppa

con la combustione completa di 1 kg di biomassa, considerando l’acqua allo

stato di vapore a 100 °C, ossia considerando la sola quota parte di calore

effettivamente utilizzabile. Il PCI si misura in kJ/kg, kcal/kg o kWh/kg.

- Umidità (U): esprime la quantità di acqua contenuta in un kg di biomassa

umida.

- Densità (ρ): è il rapporto tra massa della biomassa (umida) e volume occupato.

Si misura in kg/m3.

- Rapporto C/N: è il rapporto ponderale tra Carbonio ed Azoto presente nella

biomassa. E’ un parametro fondamentale nella valutazione dei processi di

valorizzazione biochimica della biomassa.

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Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Le caratteristiche fisiche rilevanti ai fini della valutazione di una biomassa come

combustibile sono le seguenti:

- Produzione media: rappresenta la quantità di biomassa prodotta da un ettaro

di terreno. Si misura in ton/ha oppure in GJ/ha;

- Composizione chimica: la composizione influisce sui rendimenti di

combustione e sulle emissioni in atmosfera derivanti da processi di

combustione.

- Aria teorica di combustione: definisce la quantità di aria contenente

esattamente tanto ossigeno quanto necessario per bruciare in maniera

completa una quantità stabilita di combustibile. Si misura in kg di aria per kg di

combustibile. E’ anche detta stechiometrica.

- Eccesso d’aria: percentuale di aria alimentata in eccesso rispetto alla quantità

teorica o stechiometrica.

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Umidità (%)

PC

I (M

J/k

g)

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Vale la seguente relazione tra PCI e U:

Inoltre, all’aumentare dell’umidità cala bruscamente il rendimento di

combustione. La concentrazione limite di acqua che consente l’utilizzo di

biomassa come combustibile si attesta attorno a valori di umidità del 60%.

D’altro canto, evidenze sperimentali dimostrano come un minimo contenuto di

acqua (attorno al 5% di umidità) rappresenti la condizione migliore dal punto di

vista del rendimento di combustione.

PCI = (1-U)*PCIsecco + U*0

↓PCI = (1-U)*PCIsecco

PCIsecco

il PCI dell’acqua è zero!

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Aria teorica di combustione

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Parametro Pino Erba fienarola Stallatico secco Carbone

Umidità (U) 15% 15% 15% 0,8%

Potere calorifico superiore [MJ/kg] 18 16 11 30

Aria teorica di combustione [kga/kgc] 5,4 5,5 4,0 10,0

Parametro Benzina Diesel Olio vegetale Alcool etilico Gas naturale

Potere calorifico superiore

[MJ/kg]

47,2 45,7 41,2 29,7 53,6

Aria teorica di combustione

kga/kgc]

14,8 14,3 12,7 9,0 17.2

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Eccesso d’aria

Dipende dalle condizioni di funzionamento ed influenza grandemente il

rendimento di combustione e livello e tipologia di emissioni al camino.

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

a) Caldaia semplice, a carica manuale alimentata con ciocchi

di legna;

b) Caldaia con carica dall’alto;

c) Caldaia caricata automaticamente con tecnologia di

combustione risalente agli anni ‘90;

d) Caldaia caricata automaticamente con tecnologia di

combustione migliorata a partire dal 1995.

Τ𝜆 𝜆𝑠𝑡

[mg/Nm3]

Emissioni di CO in mg/Nm3 in funzione del rapporto aria – combustibile (λ) rispetto allo stesso rapporto in condizioni

stechiometriche (λst) per:

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Biomasse di origine forestale o agroforestale

Relativamente alle principali caratteristiche analitiche che qualificano la

biomassa forestale e agroforestale a fini energetici, assume rilievo la

composizione chimica del legno. I principali polimeri costituenti la biomassa

legnosa sono:

- la lignina, che conferisce rigidità alla pianta, è presente in percentuali che

variano dal 20% al 30% del peso secco e ha un alto potere calorifico (circa

25.000 kJ/kg);

- la cellulosa, il principale componente del legno (costituisce circa il 50% del

peso secco), ha anch’essa un potere calorifico elevato (pari a circa 16.300

kJ/kg);

- l’emicellulosa, presente nella parete cellulare delle piante negli spazi lasciati

liberi dalla cellulosa, costituisce dal 10 al 30% del legno e ha un potere calorifico

più modesto.

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

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Biomasse di origine forestale o agroforestale

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Composizione

Cellulosa 50% della ss

Emicellulosa 10-30% della ss

Lignina 20-30% della ss

Caratteristiche fisiche ed energetiche

Umidità 25-60% sul tal quale

Densità di massa [kg/m3] 800-1.200

PCI 15.000-16.000 kJ/kg (3.600-3.800 kcal/kg)

ss = sostanza secca

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Biomasse di origine agricola

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

PCI

(kJ/kg ss)

17.200-17.600

17.200-17.600

13.800-14.200

15.500-15.900

16.700-18.000

16.700-18.000

18.000-18.400

18.400-18.800

18.000-18.400

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Biomasse di origine forestale o agroforestale: composizione di alcune biomasse

(percentuale in peso di sostanza secca, Demirbas-1997)

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Biomassa Cellulosa, [%] Emicellulosa, [%] Lignina, [%]

Gusci di Nocciola (hazelnut shells) 25.9 29.9 42.5

Paglia (straw) 28.8 39.1 18.6

Residui oliva (olive residues) 24.0 23.6 48.4

Legno di Betulla (birch wood) 45.8 31.8 21.9

Legno di Abete (fir wood) 49.8 20.7 27.0

Tutulo (corn cobs) 52.0 32.0 15.0

Scarti del Tè (tea waste) 30.2 19.9 40.0

Gusci di Noce (walnut shells) 25.6 22.7 52.3

Gusci di Mandorla (almond shells) 50.7 28.9 20.4

Girasoli (sunflowers) 48.4 34.6 17

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Biomasse di origine forestale o agroforestale. Contenuto di ceneri, volatili,

umidità e potere calorifico inferiore (Hi). (Demirbas-2004; 2005)

.

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Composizione (% peso secco)

di alcune biomasse.

L'umidità è in % del peso totale,

mentre il potere calorifico (Hi) è

in MJ/kg.

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Le colture energetiche

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

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Biomasse di origine agricola

Il Palm Kernel Shell (PKS) è una biomassa solida con basse ceneri e basso

contenuto di zolfo che residua durante il processo di produzione di olio grezzo

di palma. La polpa del frutto viene fusa tramite un trattamento di cottura a

vapore, mentre i gusci residui sono ulteriormente processati meccanicamente

per estrarre i semi o noccioli (kernel). Indonesia e Malesia sono le aree in cui si

concentra più dell’80% della produzione mondiale di olio grezzo di palma. Il

resto della produzione si divide tra Africa e Sud America.

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Caratteristica Valore (*)

Umidità (% in peso) 9

Contenuto di ceneri (% in peso) 4

Densità in mucchio [kg/m3] 500

Potere calorifico inferiore [MJ/kg] 18,7

(* Fonte: A review on biomass as a fuel for boilers, 2011)

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Le colture energetiche

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Produzione di

sostanza fresca

[t/ha anno]

Umidità media

alla raccolta

[%]

Produzione di

sostanza secca

[t/ha anno]

PCI

(kJ/kg ss)

PCI

(kcal/kg ss)

PCI

[GJ/ha anno]

Sorgo da fibra 50-100 25-40 20-30 16.700-17.000 4.000-4.050 334-510

Kenaf 70-100 25-35 10-20 15.500-16.300 3.700-3.900 155-326

Miscanto 40-70 35-45 15-30 17.600-17.800 4.200-4.250 264-534

Canna comune 45-110 35-40 15-35 16.500-17.400 3.950-4.150 248-609

Panico 25-60 35-45 10-25 17.200-17.600 4.100-4.200 172-440

Pioppo 20-30 50 10-15 17.200-17.600 4.100-4.200 172-264

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Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Caratteristiche Palma Girasole Soia Colza

Massa volumica [kg/m3] 889 (a 15 °C) 914 (a 15°C) 916 (a 20°C) 916 (a 20°C)

Numero di cetano (*) 38 / 42 37 36 / 39 32 / 37,6

Potere calorifico superiore [MJ/kg] 39,2 39,6 39,6 39,7

Potere calorifico inferiore [MJ/kg] 36,5 37,7 36,8 37,4

Viscosità a 20°C [mm2] - - - 77,8

Viscosità a 38°C [mm2] - 37,1 32,6 37

Viscosità a 100°C [mm2] 8,3 - - -

Punto di intorbidamento [°C] (**) - 7,2 -3,9 -3,9

Punto di scorrimento [°C] (***) - -15 -12,2 -31,7

Punto di infiammabilità [°C] - 274 254 246

Punto di fusione [°C] 23 / 27 -18 -12 / -19 0 / - 2

Resa per ettaro [t(olio)/ha] 4 0,8 0,375 1

Resa per ettaro [litri(olio)/ha] 4500 952 446 1190

Caratteristiche medie dei principali oli vegetali

Resa per ettaro [GJ/ha] 146 30 14 45

(*) Il numero di cetano è un indicatore che rappresenta il comportamento del combustibile nella fase di accensione del

motore a combustione interna. Per il funzionamento di un combustibile all’interno di un motore si deve avere un numero

di cetano compreso fra 30 e 35.

(**) temperatura al di sotto della quale iniziano a formarsi cristalli di cera (cloud point).

(***) temperatura al di sotto della quale l’olio diviene semisolido (pour point).

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Le colture energetiche – andamento dei prezzi (€/ton): la volatilità

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

OLIO DI SOIA

OLIO DI PALMA

OLIO DI COLZA

OLIO DI SEMI DI GIRASOLE26/105

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Le colture energetiche – andamento dei prezzi (€/ton): la volatilità

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

* CIF: Cost, Insurance & Freight

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Le colture energetiche – andamento dei prezzi (€/ton): il legame con il petrolio

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

OLIO DI SOIA

OLIO DI

PALMA

OLIO DI

COLZA

OLIO DI SEMI

DI GIRASOLE

BARILE DI PETROLIO

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Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Data la eterogeneità chimico-fisica delle biomasse riconducibili ad una

medesima categoria, al fine di uniformare le caratteristiche dei combustibili

impiegati nei processi di valorizzazione energetica sono state redatte nel tempo

normative tecniche che individuano le specifiche minime cui devono

corrispondere le biomasse per poter essere classificate come conformi a

determinate categorie di prodotto. Un esempio di questo processo di

standardizzazione è il pellet.

La normativa tecnica di riferimento:

Biocombustibili solidi: EN ISO 17225-1:2014

Biocombustibili liquidi (non per autotrazione): UNI 11163:2018

UNI EN 14214:2012

Biocombustibili liquidi e gassosi (per autotrazione): UNI EN 14214:2012

Direttiva 98/70/CE

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La normativa relativa alla classificazione dei combustibili solidi provenienti da

biomassa (EN ISO 17225-1:2014) definisce alcune categorie di prodotti, cui

corrispondono determinate caratteristiche fisiche e chimiche.

- Briquette;

- Pellet;

- Sansa esausta di olive;

- Chips di legno;

- Scaglie di legno;

- Legno in tronchi;

- Segatura;

- Corteccia;

- Paglia in balle.

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Briquette Cippato Pellet

Origin 1.3.1.1 chemically untreated wood without bark

Traded form Pellets

Normative

(EN ISO

17225-1)

Dimensions in mm D06 or D08

Moisture in % as received M10

Ash in % of dry basis A0.7

Mechanical durability w-% of pellets after testing DU97.5

Amount of fines in % < 3.15 mm F1.0 or F2.0

Additives in % of pressing mass < 2 w-% of dry basis. Only products from the primarily

agricultural and forest biomass that are not chemically modified are

approved to be added as pressing aids. Type and amount of additive has

to be stated.

Informative Sulphur in % of dry basis S0.05

Net calorific value in MJ/kg as received E4.7 (≥4.7 kWh/kg = 16.9 MJ/kg)

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Nel dettaglio, la normativa tecnica definisce le caratteristiche chimico-fisiche del

combustibile ed i metodi di analisi per identificarle:

- terminologia, definizioni e descrizioni;

- specifiche e classi del combustibile – garanzia della qualità;

- campionamento, metodi e preparazione del campione, certificazione;

- densità della massa;

- sostanza volatile;

- ceneri e comportamento della fusione;

- distribuzione delle dimensioni delle particelle;

- densità;

- durabilità meccanica;

- potere calorifico e contenuto di umidità;

- ossigeno, carbonio, idrogeno e azoto;

- zolfo e cloro;

- elementi principali (Al, Si, K, Na, Ca, Mg, Fe, P and Ti);

- elementi secondari (As, Ba, Be, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Mo, Mn, Ni, Pb, Se,Te, Zn).

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

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Estratto dalla EN

ISO 17225-1:2014

Tipologia

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

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Formato

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Estratto dalla EN

ISO 17225-1:2014

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Estratto dalla EN ISO 17225-1:2014

Standard del formato

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

(in questo caso pellet)

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Estratto dalla EN ISO 17225-1:2014

Standard del formato

Mechanical durability, DU (w-% of pellets after testing) EN 15210-1

N.B. La “durability” è un parametro

utilizzato per quantificare la capacità del

pellet di rimanere intatto quando

movimentato. Viene misurato come

percentuale di materiale residuo integro

dopo essere stato agitato in maniera

meccanica o pneumatica (EN 15210-1).

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

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Caratteristiche principali di pellet, briquette e cippato

Le caratteristiche principali, ovvero potere calorifico inferiore (PCI), percentuale

di ceneri e umidità in massa, densità in mucchio (bulk density), dei

biocombustibili prodotti in formati normalizzati (EN ISO 17225-1:2014) sono

riportati in tabella:

La classe A1 rappresenta combustibili con basso contenuto di inerti (quali

ceneri, azoto, cloro, …) mentre la classe A2 include materiali a più alto

contenuto di inerti.

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Biomassa PCI [MJ/kg] % ceneri in massa % umidità in massa Bulk density [kg/m3]

Pellet 16,5-19 (classe A1),

16,3-19 (classe A2)

≤ 0,7 (classe A1),

≤ 1,5 (classe A2)

≤ 10 (classe A1 e A2) ≥ 600

Cippato ≥ 13,0 (classe A1)

≥ 11,0 (classe A2)

≤ 1,0 (classe A1)

≤ 1,5 (classe A2)

≤ 25 (classe A1)

≤ 35 (classe A2)

≤ 200 (conifere, A1)

≤ 220 (conifere, A2)

≤ 280 (latifoglie, A1)

≤ 320 (latifoglie, A2)

Briquettes ≥ 15,5 (classe A1),

≥ 15,3 (classe A2)

≤ 0,7 (classe A1),

≤ 1,5 (classe A2)

≤ 12 (classe A1),

≤ 15 (classe A2)

n.d.

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Classificazione delle biomasse

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Impiantistica per la valorizzazione energetica delle

biomasse

Agenda

Le biomasse in Italia

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Le biomasse in Italia

Nel contesto italiano, le principali risorse di biomassa sono:

- Residui agricoli (paglie di cereali, residui verdi);

- Residui forestali e della lavorazione del legno (frascumi, ramaglie, scarti);

- Rifiuti zootecnici;

- Colture energetiche erbacee ed arboree dedicate.

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Le biomasse in Italia

Nel contesto italiano, le principali risorse di biomassa sono:

- Residui agricoli (paglie di cereali, residui verdi);

- Residui forestali e della lavorazione del legno (frascumi, ramaglie, scarti);

- Residui agroindustriali e dell’industria alimentare (vinacce, sanse);

- Colture energetiche erbacee ed arboree dedicate.

Faggio Abete Rosso Pino silvestre Quercia

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Le biomasse in Italia

Nel contesto italiano, le principali risorse di biomassa sono:

- Residui agricoli (paglie di cereali, residui verdi);

- Residui forestali e della lavorazione del legno (frascumi, ramaglie, scarti);

- Residui agroindustriali e dell’industria alimentare (vinacce, sanse);

- Colture energetiche erbacee ed arboree dedicate.

VinaccePanetti di sansa

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Le biomasse in Italia

Nel contesto italiano, le principali risorse di biomassa sono:

- Residui agricoli (paglie di cereali, residui verdi);

- Residui forestali e della lavorazione del legno (frascumi, ramaglie, scarti);

- Residui agroindustriali e dell’industria alimentare (vinacce, sanse);

- Colture energetiche erbacee ed arboree dedicate.

Pioppo SRF (Short Rotation Forestry)

SRF: coltivazione ad elevata densità di specie arboree caratterizzate da

rapidità di crescita destinate prevalentemente alla trasformazione

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Le biomasse in Italia

Nel contesto italiano, le principali risorse di biomassa sono:

- Residui agricoli (paglie di cereali, residui verdi);

- Residui forestali e della lavorazione del legno (frascumi, ramaglie, scarti);

- Residui agroindustriali e dell’industria alimentare (vinacce, sanse);

- Colture energetiche erbacee ed arboree dedicate.

Panico Cardo Sorgo da fibra Canna comune Miscanto

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Le biomasse in Italia

Stima delle superfici agricole utilizzate in Italia per la produzione di colture

energetiche (2011, fonte: Itabia).

L’impatto delle colture dedicate a scopo energetico sul consumo di superficie

coltivabile in Italia è trascurabile (inferiore all’1% della superficie agricola utile,

che è stimata in circa 13 milioni di ettari).

Coltura Superficie a coltura

energetica (ha)

Superficie totale

coltivata (ha)

Pioppo 5.000 70.000

Colture oleaginose, di cui

Girasole

Soia

Colza

30.000

14.100

9.900

6.000

280.000

Colture per biogas

(mais, sorgo, barbabietola, triticale)

40.000-60.000 -

Canna comune per bioetanolo 5.000 -

Totale: 110.000-130.000 ha

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Qual è il potenziale di produzione massimo di biomassa in Italia?

- Superficie Agricola Utile (SAU) italiana: 13.000.000 ha circa

- Domanda di energia primaria in Italia (Fonte: Enea, 2009): 180,2 Mtep/anno

- Densità superficiale energetica media da coltivazione dedicata: 200 GJ/ha/anno

1 Mtep = 42*10^6 GJ

- Potenziale energetico max in Italia da biomassa:

13.000.000*200/(42*10^6) = 61,9 Mtep/anno

Occorrerebbero circa 38.000.000 di ettari (=13.000.000*180,2/61,9) di

terreno coltivato con colture energetiche per soddisfare il fabbisogno italiano.

Le biomasse in Italia

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Le biomasse in ItaliaGli impianti in funzione nel 2012 in Italia per la produzione di elettricità da

bioenergia

(fonte: Itabia, 2013)

La produzione di energia elettrica da biomasse copre lo 0,8% del fabbisogno

nazionale di energia elettrica (fonte: Terna).

Tipologia di biomassa Impianti in funzione

Numero di impianti Potenza elettrica

installata (MWel)

Biomasse solide 222 650,2

Bioliquidi 540 1.041,2

Biogas (scarti agricoli e zootecnia) 1.299 945,7

Biogas da rifiuti e fanghi 414 442,6

Rifiuti 73 953,7

Totale 2.409 (*) 4.033,4

(*) Il numero totale di impianti è inferiore alla somma delle righe perché esistono impianti con più sezioni alimentati da

tipologie di biomassa diverse.

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Combustibile per riscaldamento Costo* €/MWh

GPL 250

Gasolio 123

Metano 82

Pellet in sacchi (15 kg) 65

Legna da ardere sfusa 40

Cippato 26

*Al consumatore finale, IVA e tasse incluse, trasporto escluso

Le biomasse in Italia

Consumo di biomassa legnosa in Italia nel 2013 per tipologia di impianto

(fonte: “Lo stato della bioenergia in Italia”, Itabia, 2015)

EE: Energia Elettrica.

CHP: Combined Heat and Power, cogenerazione.

(Fonte: Agriforenergy, 2015)

Tipologia impianto Legna da ardere Pellet Cippato

Stufe o camini domestici 83% 72% -

Caldaie domestiche 16% 24% -

Caldaie civili-industriali 1% 3% 17%

Caldaie industriali - 1% 4%

Teleriscaldamenti - - 9%

Centrali EE e CHP - - 70%

Totale (milioni di ton/anno) 19,3 3,3 4,7

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Classificazione delle biomasse

Caratteristiche chimico-fisiche delle biomasse

Impiantistica per la valorizzazione energetica delle

biomasse

Agenda

Le biomasse in Italia

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Impiantistica

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Impiantistica

Combustione: reazione chimica che comporta l'ossidazione di un combustibile

da parte di un comburente (che in genere è rappresentato dall'ossigeno

presente nell'aria), con sviluppo di calore e radiazioni elettromagnetiche.

Nel proseguo del corso analizzeremo nel dettaglio il processo di combustione di

biocombustibili solidi, l’impiantistica che realizza il processo ed i problemi legati

alle emissioni in atmosfera.

Esistono altri processi per la valorizzazione energetica delle biomasse:

Pirolisi: processo di decomposizione termochimica di materiali organici ottenuto mediante la

somministrazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante.

Gassificazione: processo termochimico in ambiente controllato (in particolare, contenuto di

ossigeno) che permette di convertire un combustibile solido contenente carbonio in un gas di

sintesi (syngas) usualmente composto da monossido di carbonio, idrogeno e altri composti

gassosi.

Fermentazione: processo anaerobico svolto da microrganismi a carico degli zuccheri.

Digestione anaerobica: degradazione della sostanza organica da parte di microrganismi in assenza

di ossigeno.

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Impiantistica

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Si possono distinguere le caldaie a biomassa in due categorie:

-caldaie a caricamento manuale;

-caldaie a caricamento automatico.

Le caldaie a carica manuale (tipicamente caldaie a ciocchi di legno) hanno

solitamente una potenza limitata a qualche decina di kW termici e trovano

impiego ottimale per il riscaldamento di case comprendenti uno o pochi

appartamenti. La tipologia di caldaia è a fiamma inversa, così chiamata per la

posizione della camera di combustione, situata al di sotto del vano nel quale

viene caricata la legna.

Impiantistica

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Impiantistica

Esempio di caldaia a fiamma inversa

1

2

3

4

5

4

6

1 – vano di carico

2 – camera di combustione

3 – ventilatore

4 – sistema di regolazione con sonda lambda

5 – scambiatore di calore

6 – recuperatore fumi

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I modelli più avanzati si avvalgono di sistemi di regolazione a microprocessore e

raggiungono rendimenti termici di punta oltre il 90%.

Tra le innovazioni più significative, presenti anche in modelli di piccola potenza, vi è la

regolazione dell’aria di combustione in base al fabbisogno di ossigeno. Un apposito

strumento (sonda lambda) rileva il contenuto di ossigeno nei fumi e regola di

conseguenza in maniera costante la quantità di aria durante l’intero ciclo di

funzionamento della caldaia a legna, dall’accensione iniziale fino all’esaurimento del

combustibile.

Impiantistica

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Impiantistica

xxxEsempio di caldaia a fiamma inversa

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Impiantistica

Esempio di caldaia a fiamma inversa: P&ID

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Caldaia a fiamma inversa

Solitamente le caldaie a fiamma inversa sono provviste di una ventola per la

circolazione forzata dell’aria comburente. In alcuni modelli (ad aria soffiata), la

ventola è posta sul lato anteriore della caldaia e spinge l’aria all’interno

facendola fluire attraverso il combustibile fino allo scarico dei fumi. In altri

modelli (ad aria aspirata) la ventola è situata posteriormente sulla bocca di

uscita dei fumi e aspira i gas combusti creando una depressione in caldaia che

consente il richiamo dell’aria comburente dall’esterno.

Una parte dell’aria (detta primaria) viene introdotta in caldaia immediatamente

sopra la griglia sulla quale è appoggiata la legna. L’aria primaria consente

l’avvio della combustione (con una prima fase di gassificazione), con

formazione di uno strato di braci a contatto della griglia e lo sviluppo di gas

combustibili derivanti dalla pirolisi del legno (soprattutto monossido di carbonio

e idrogeno). I gas sprigionati vengono trascinati in basso attraverso la griglia e

giungono nella camera sottostante, dove l’aggiunta dell’aria secondaria

consente il completamento della combustione.

Impiantistica

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Caldaia a fiamma inversa

In generale, i fattori essenziali per ottenere una combustione ottimale sono:

- una corretta carburazione (rapporto aria/combustibile);

- temperatura elevata;

- turbolenza elevate nella camera di combustione;

- permanenza dei gas caldi nel focolare per un tempo (residence time)

sufficiente al completamento delle reazioni termochimiche di combustione.

L’inversione della fiamma consente di ottenere una combustione progressiva

della legna, che non prende totalmente fuoco nel vano di carico ma brucia

solamente quando giunge in prossimità della griglia.

Questo fa si che la potenza erogata dalla caldaia sia più stabile nel tempo e che

la combustione possa essere meglio controllata, aumentando il rendimento e

riducendo le emissioni inquinanti.

Impiantistica

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Esempio 1 – Caldaia a ciocchi di legno a caricamento manuale

Impiantistica

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Esempio 2 – Caldaia a ciocchi

di legno a caricamento manuale

3

kW

kg

kW di

Impiantistica

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Esempio 3 – Caldaia a ciocchi di legno a caricamento manuale

kW di

Impiantistica

litri x

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Esempio 3 – Caldaia a ciocchi di legno a caricamento manuale

Impiantistica

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Esempio 3 – Caldaia a ciocchi di legno a caricamento manuale

caldaia

Impiantistica

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Le caldaie a caricamento automatico si distinguono principalmente in:

- caldaie a cippato;

- caldaie a pellet.

Le caldaie a cippato utilizzano legno vergine ridotto in piccoli pezzi della

dimensione di qualche centimetro, caricato automaticamente per mezzo di

appositi dispositivi meccanici. Gli impianti a cippato sono totalmente

automatizzati e non hanno limiti dimensionali, potendo raggiungere potenze

anche di diversi MW termici. I rendimenti e il comfort sono gli stessi delle

caldaie a gas/gasolio. Per le caratteristiche di automazione e risparmio di

esercizio, gli impianti a cippato sono particolarmente indicati per il

riscaldamento di edifici di dimensioni medie o grandi, quali alberghi, scuole,

condomini, ospedali e centri commerciali.

Impiantistica

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Nel caso del cippato la combustione avviene generalmente in caldaie a griglia.

La griglia può essere:

- fissa, per bruciare materiali fini e a basso contenuto di umidità;

- mobile, per bruciare combustibili a pezzatura grossolana e ad alto contenuto di

ceneri ed umidità, quali le biomasse forestali fresche di taglio.

La caldaia a griglia fissa, sicuramente la più diffusa per la maggiore semplicità,

ha mostrato negli anni, oltre ad un’elevata affidabilità, anche alcuni limiti di

carattere funzionale possono essere sintetizzati come segue:

- una combustione non ottimale dovuta all’ammasso di ceneri o altri incombusti;

- una riduzione dell’efficienza della combustione, in quanto l’aria di

combustione primaria, immessa da opportuni fori praticati sulla griglia,

attraversa il letto di combustione, ma nelle zone a maggiore agglomerazione

non riesce a mescolarsi completamente con il combustibile;

- la pezzatura del cippato e la sua umidità tendono ad influenzare sensibilmente

l’efficienza della combustione.

Impiantistica

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Nel caso di caldaia con griglia fissa occorre che il combustibile abbia un’umidità

non superiore al 35÷40% sul tal quale e la pezzatura sia abbastanza fine ed il più

uniforme possibile. Pur con questi limiti intrinseci, le griglie fisse sono ancora

oggi ampiamente utilizzate ma con un limite di taglia; esse generalmente non

superano gli 800 kWt di potenza.

Bruciatore di

accensione

Aria

secondaria

Aria primaria

Impiantistica

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La caldaia a griglia mobile è caratterizzata da una continua movimentazione del

letto di combustione. Grazie a dei veri e propri scalini, il combustibile viene

trasportato verso il basso fino allo scarico. In questo modo si favorisce

l’evaporazione dell’umidità (si possono bruciare biomasse con umidità fino al

50÷55 % sul tal quale, contro il 35÷40 % nelle griglie fisse).

Inoltre, il continuo rimescolamento causato dal movimento della griglia, fa si

che l’aria di combustione raggiunga tutte le particelle di combustibile e la

temperatura del letto sia più uniforme, con il risultato che si producono meno

residui incombusti e la combustione risulta migliore con evidenti riflessi anche

sul rendimento complessivo dell’impianto (>80%).

Impiantistica

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La caldaia a griglia mobile permette di ridurre i limiti delle griglie fisse e dunque

le rende assai più indicate per impianti di taglia media e grande alimentati con

combustibili meno standardizzati, soprattutto dal punto di vista dell’umidità, del

contenuto in ceneri e della pezzatura. Le potenze associabili a questa tipologia

di caldaia partono generalmente dagli 800 kW per raggiungere valori di molto

superiori, con applicazioni che vanno anche verso sistemi di teleriscaldamento

a servizio di più utenze.

Impiantistica

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Camera di combustione a griglia mobile a gradini

1. Ingresso del combustibile – coclea di alimentazione

2. Camera di combustione con raffreddamento ad acqua

3. Griglia a gradini raffreddata ad acqua

4. Zona di rimozione delle ceneri

5. Rimozione (automatica o manuale) delle ceneri dalla

griglia inferiore

6. Estrazione automatica delle ceneri della griglia

7. Accesso al meccanismo della griglia

8. Voltino ad irraggiamento

9. Massa refrattaria

10. Camera di combustione secondaria

11. Scambiatore di calore a tre giri di fumo

12. Sportello anteriore con dispositivo per la pulizia

automatica con aria compressa dei tubi della caldaia

13. Depurazione dei gas di scarico mediante multiciclone

separatore con estrazione automatica della cenere volatile

14. Ventilatore del gas di scarico

15. Sportello della griglia

- Percorso acqua

- Movimento griglia

- Percorso fumi

Impiantistica

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Nelle caldaie a caricamento automatico a pellet, grazie alla forma cilindrica e

liscia e alle piccole dimensioni del combustibile, che, una volta fluidificato,

ovvero permeato dall’aria, tende a comportarsi come un fluido, la

movimentazione del combustibile e il caricamento automatico viene agevolato.

Il trasporto per l’approvvigionamento può avvenire con autobotti, dalle quali il

pellet viene «pompato» direttamente nel serbatoio di stoccaggio dell’impianto.

L’elevata densità energetica e la facilità di movimentazione rendono il pellet il

combustibile vegetale più indicato per impianti di riscaldamento automatici di

tutte le dimensioni. Il pellet di legno può essere utilizzato anche nelle caldaie

progettate per cippato.

Impiantistica

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Negli impianti progettati per bruciare pellet l’accensione è automatica e molto rapida, per

mezzo di una resistenza elettrica. Nei sistemi più avanzati la regolazione dell’aria

comburente e del flusso di combustibile vengono effettuate automaticamente ad opera di

un microprocessore. Queste caratteristiche di semplicità d’uso e di automazione

conferiscono agli impianti di riscaldamento a pellet un elevato livello di comfort.

L’elemento qualificante per la sicurezza di una caldaia a pellet è costituito dai dispositivi

contro il ritorno di fiamma dal bruciatore verso il serbatoio. Il sistema più diffuso

consiste nell’interporre un tratto di caduta libera del pellet tra la coclea di trasporto e la

caldaia. Altri sistemi prevedono serrande tagliafiamma o valvole stellari.

Impiantistica

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Impiantistica

xxx

1. Scambiatore di calore

2. Camera di combustione

3. Valvola tagliafuoco

4. Sistema rimozione ceneri

5. Estrattore combustibile

6. Sistema di controllo

7. Coclea alimentazione

Esempio di caldaia a pellet

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Impiantistica

Esempio di caldaia a pellet: P&ID

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Impiantistica

Caldaia a pellet

Braciere

Camera di

combustione

Scarico ceneri

Camera di

combustione

Braciere 73/105

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Esempio di caldaia a pellet a condensazione

Impiantistica

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Negli impianti a caricamento automatico di taglie rilevanti è opportuno che

accanto al locale caldaia venga predisposto un locale (silo) per lo stoccaggio

del combustibile. Al fine di facilitare le operazioni di scarico del cippato e/o del

pellet dai mezzi di trasporto, il silo è situato spesso al di sotto del piano

stradale. Dal silo di alimentazione il combustibile viene estratto

automaticamente e convogliato, per mezzo di una coclea dosatrice, nella

caldaia, dove avviene la combustione.

Impiantistica

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Impiantistica

Esempio impianto di stoccaggio e caricamento pellet e/o cippato

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Silo di stoccaggio da interno

(Capacità: 1,5 m3 – 15 m3)

È possibile stoccare il pellet in appositi sili posizionati all’interno dei

locali. Questi depositi sono progettati al fine di garantire uno

svuotamento ottimale e totale del combustibile; sul fondo è inoltre

prevista una coclea per l’alimentazione in caldaia. Il caricamento del

pellet avviene solitamente mediante autocisterna dotata di sistema

pneumatico.

Silo di stoccaggio interrato (Capacità: 8 – 11 m3)

Questa tipologia di stoccaggio permette di stoccare una grande

quantità di combustibile senza la necessità di aver disponibile spazi

interni. Allo stesso modo, tale configurazione permette di minimizzare

l’impatto visivo. Del silo rimane visibile solamente il coperchio

superiore che aperto permette il riempimento tramite autocisterna.

ImpiantisticaNella progettazione dell’impianto assume importanza fondamentale la scelta della tipologia di stoccaggio.

Dovendo garantire l’immagazzinamento di una quantità di combustibile tale da permettere il funzionamento

della caldaia in condizioni nominali per un certo intervallo temporale, il suo dimensionamento dipende dalla

taglia dell’impianto a cui è a servizio. Di seguito alcune tipologie in funzione della quantità stoccabile.

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Silo di stoccaggio da esterno

(Capacità: 5 m3 – 35 m3)

I sili di stoccaggio da esterno consentono elevate

capacità di carico. Solitamente presentano pareti in

lamiera zincata che evitano il deteriorarsi delle stesse a

causa di fenomeni di corrosione. Il pellet è trasferito alla

caldaia mediante una delle seguenti tecnologie: i)

sistema di trasporto pneumatico, ii) coclea.

Impiantistica

Silo di stoccaggio del tipo a balestre rotanti

(Capacità: 10 – 150 m3)

Questa tipologia è adatta sia per il pellet che per il

cippato di legna. Il funzionamento avviene mediante la

presenza di un agitatore composto da due balestre in

acciaio che, mosse da un motoriduttore, ruotano

trascinando il combustibile verso la coclea di

estrazione che presenta la sezione superiore aperta. Il

combustibile è poi inviato alla caldaia.

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Silo di stoccaggio a piani mobili

(Capacità: 30 m3 – 700 m3)

Una tipologia di silo di stoccaggio è quello a piani mobili

che consente un’ottima adattabilità alle esigenze di

stoccaggio ed è solitamente utilizzato per cippato di

legno.

Questa tipologia di silo prevede la presenza di più

rastrelli mobili affiancati che vengono attuati

idraulicamente. I rastrelli infilano i profili metallici sotto la

biomassa trascinandolo verso l’estremità della struttura

del fondo silo ove è montata una parete metallica che lo

fa cadere nella coclea di estrazione. La coclea di

estrazione dunque trasferisce il combustibile verso la

coclea di alimentazione della caldaia.

Impiantistica

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Impiantistica

Esempio impianto di stoccaggio e caricamento pellet e/o cippato

La centrale di cogenerazione a biomassa ligneo cellulosica, per produzione di energia

elettrica e teleriscaldamento presenta le caratteristiche riportate in tabella.

Tipologia combustibile Cippato di legno

Potenza nominale del generatore di vapore 2.000 kWth

Rendimento termico del generatore di vapore 90%

Potenza elettrica 300 kWe

Potenza termica resa 1.400 kWth

Stoccaggio della biomassa n.2 depositi coperti da 1296 m3 ciascuno

n.1 deposito all’aperto da 2160 m3 per un

capacità complessiva di 4752 m3

Nelle valutazioni seguenti si vuole:

1. Valutare il tempo di funzionamento a massimo carico della centrale garantito

dallo stoccaggio a disposizione

2. Valutare il consumo giornaliero e annuale e dunque l’impatto sul trasporto

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Esempio impianto di stoccaggio e caricamento pellet e/o cippato

Dati caratteristici della biomassa utilizzata:

• Tipologia combustibile: cippato

• Potere calorifico inferiore cippato (PCI): 13 MJ/kg

• Densità in mucchio del cippato (ρbd): 200 kg/m3

Contenuto energetico di 1 m3 di biomassa: = 𝑃𝐶𝐼 × 𝜌𝑏𝑑 = 2600𝑀𝐽

𝑚3 = 0,72𝑀𝑊ℎ

𝑚3

Lo stoccaggio energetico dell’impianto (4.752 m3) corrisponde dunque, dal punto di

vista energetico, ad una riserva pari a:

2600 × 4752 = 12355 𝐺𝐽 (ovvero circa 3.400 MWh).

A quanto ammonta il consumo di biomassa della centrale?

• Potenza nominale impianto (Pn): 2 MW

• Rendimento termico (ηth): 90%

Impiantistica

Potenza introdotta in camera di

combustione:

𝑷𝟎 = Τ𝑷𝒏 𝜼𝒕𝒉 = 𝟐, 𝟐 𝑴𝑾

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Esempio impianto di stoccaggio e caricamento pellet e/o cippato• Potenza introdotta in camera di combustione (P0=Pn/ηth): 2,2 MW

• Ore annue di funzionamento (t): 7.500 h (dato di progetto)

Lo stoccaggio di cippato consente un tempo di funzionamento a massimo carico corrispondente

a:

=𝟑𝟒𝟎𝟎𝑴𝑾𝒉

𝟐,𝟐𝑴𝑾= 𝟏𝟓𝟒𝟓 𝒐𝒓𝒆

Pertanto, lo stoccaggio copre il 20% (1.545/7.500) circa del fabbisogno annuo di biomassa.

• Consumo annuo di cippato in volume: 𝑉𝑎𝑛𝑛𝑜 = Τ2,2 × 7500 0,72 = 22900 𝑚3 /anno

• Consumo giornaliero di cippato in volume:𝑉𝑑𝑖𝑒 = Τ22900 365 = 63 Τ𝑚3 𝑑𝑖𝑒

Quale impatto sul trasporto?

Impiantistica

Motrice: 8,00 x 2,44 x 2,60 = 50,75 m3 → 1,2 motrici al giorno;

Bilico: 13,60 x 2,44 x 2,60 = 86,28 m3 → 0,7 bilici al giorno;

Autotreno: (7,40+8,20) x 2,5 x 2,90 = 113,1 m3 → 0,6 autotreni al

giorno – ≈ 6 autotreni alla settimana (5 giorni lavorativi).82/105

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Impiantistica

Energia da biomassa: impatto ambientale nullo?

La combustione delle biomasse produce quantità di inquinanti non trascurabili

soprattutto in impianti non ben progettati e controllati. I principali inquinanti da

considerare sono:

1. Particolato. La combustione di biomasse produce elevate emissioni di particolato,

anche al di sopra di 50 mg/m3 (11% volume di O2) [Nussbaumer, 2003]. Le

particelle emesse sono di tipo primario ultrafine e iperfine, quindi ben al di sotto

dei classici 10 μm (PM10). Le sorgenti sono due:• Fuliggine. Nell’intorno della particella durante il periodo di volatilizzazione si ha una

zona ricca di idrocarburi (in particolare i costituenti del tar). L’elevata temperatura

favorisce reazioni di pirolisi secondaria in fase gas con nucleazione di particelle solide

che attraversano il fronte di fiamma e aumentano di dimensioni aggregando altre

particelle inorganiche.

• Ceneri in quanto le biomasse hanno significativi contenuti di composti inorganici che

possono formare particelle solide.

Contenuto (mg/kg su base secca) di composti inorganici in alcune biomasse. [Obernberg e Thek, 2004].

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Impiantistica

Energia da biomassa: impatto ambientale nullo?

Il particolato composto dalle ceneri volanti è suddiviso in due parti:

• Grossolano (d > 1μm) contenente Ca, Mg, Si, K e Al

• Fine (d < 1μm) la cui composizione è molto variabile.

Nelle ceneri è possibile ritrovare ossidi metallici come riportato in tabella.

Oltre agli ossidi, le ceneri possono contenere anche metalli tossici il cui livello può

essere significativo.

Contenuto (% peso di cenere) di ossidi metallici. [Demirbas, 2004]

Contenuto (mg/kg) di

metalli tossici nelle ceneri.

[Demirbas, 2005]

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Impiantistica

Energia da biomassa: impatto ambientale nullo?

2. Incombusti. Si verificano quando la combustione non avviene in maniera

completa. Nel caso delle biomasse il problema principale non è dovuto alla

temperatura raggiunta o al tempo di permanenza bensì alla turbolenza (ossia al

mescolamento) tra aria e parti solide. I reattori a letto fluido, in questo contesto,

sono ovviamente preferibili ai letti fissi;

3. Ossidi di azoto. La formazione di ossidi di azoto avviene attraverso l’ossidazione

dell’azoto direttamente legato al combustibile che può raggiungere valori compresi

fra 0,1 – 2 % in peso. Meno importanti sono i meccanismi classici quali quello

termico (dovuto all’interazione tra azoto atmosferico e ossigeno) e quello prompt

(veicolato dalla interazione tra idrocarburi e azoto atmosferico) a causa delle

temperature elevate richieste (1200 – 1300 C) non sempre raggiungibili nella

combustione delle biomasse.

Dove C(N) e C(O) rappresentano un atomo di carbonio del residuo legato ad

un atomo di azoto e ossigeno rispettivamente.

La prima reazione è quella che origina NO, mentre la seconda spiega

l’accumulo di azoto nel char a partire dall’ossido di azoto formatosi nella

prima reazione. La terza è una reazione di riduzione di NO a azoto atmosferico.

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Impiantistica

Energia da biomassa: impatto ambientale nullo?

3. Ossidi di azoto.

L’azoto legato può essere rilasciato

attraverso le sostanze volatili siano esse

gas o tar oppure trattenuto nel char. La

quantità di azoto che volatizza dipende dal

tipo di biomassa e dalle condizioni

operative:

• A bassa temperatura e per bassi

tempi di residenza, l’azoto rimane

legato al residuo carbonioso;

• Ad alte temperature l’azoto viene

rapidamente rilasciato.

Le biomasse trasferiscono in fase gas

l’azoto anche a temperature relativamente

basse (80% allo stato gassoso durante il

processo pirolitico a T = 850 – 900 K).

Concentrazione dell’azoto nel char

rispetto alla quantità iniziale al variare

della temperature di pirolisi, [Glarborg,

2003]

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Impiantistica

Energia da biomassa: impatto ambientale nullo?

3. Ossidi di azoto.

Indipendentemente dal tipo di legame di partenza, se

la temperatura è sufficiente l’azoto viene attaccato da

diversi radicali e portato a formare NH e N. La

presenza o meno di un eccesso di aria è

responsabile dell’ossidazione a NO o della riduzione

a N2.Formazione di NO da azoto legato in funzione

dell’eccesso d’aria. [Glarborg, 2003]

Anche l’azoto legato al char subisce un’ossidazione

secondaria con formazione di NO con contributo

significativo alle emissioni complessive.

La quantità di azoto legato al char che viene ossidato

decresce all’aumentare della quantità di char.

Conversione dell’azoto legato al char a NO al

variare della quantità di residuo. [Glarborg, 2003]

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Impiantistica

Energia da biomassa: impatto ambientale nullo?

Valori espressi al mg di inquinante per MJ di

combustibileCO COV* Particolato NOx CO2

Caldaie a legna di

vecchia generazione

A legna, con accumulo, 24 kW 5.900 1.500 103 67 0

A legna, carica legna grande16.400 4.800 2.200 28 0

A legna, carica legna piccola8.200 3.000 - 64 0

Caldaie a legna

moderne

Aria soffiata, fiamma inversa,

con accumulo707 14 27 125 0

Idem con legna umida 26% 507 33 25 111 0

Idem con legna umida 38% 3.781 690 89 101 0

Caldaie a pellet

Caldaia pellet, funzionamento a

potenza nominale30 1 13 - 0

Caldaia pellet, funzionamento

intermittente380 2 12 62 0

Caldaia a gasolio 2 1 12 37 60.000

Caldaia multi-combustibile gasolio, legna, pellet 9 32 6 41 -

*COV Composti Organici Volatili

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Valori limite di emissione: Decreto Legislativo del 3/4/2006

Caso studio: campagna sperimentale

Impianti termici civili di potenza termica

nominale superiore a 0,035 MW (valore soglia)

Allegato IX – Parte V

Il tenore di ossigeno di riferimento è pari all’ 11% in volume nell’effluente gassoso

anidro. I valori limite sono riferiti al volume di effluente gassoso secco rapportato

alle condizioni normali (temperatura di 273,15 K, pressione di 101,3 kPa).

Impianti nuovi di combustione con potenza

termica nominale inferiore a 50 MW destinati

alla produzione di energia (combustibile solido)

Allegato I – Parte V

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Appendice: risultati test sperimentali condotti su di una

caldaia a biomassa con diverse tipologie di combustibili

Impiantistica

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

Misuratore di

portata

elettromagnetico

DiaframmaCelle di carico

Anemometro a

filo caldo

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa con

analizzatore fumi per CO, CO2, NO, SO e O2

ANALIZZATORE FUMI

PRELIEVO DEI FUMI

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino

di caldaia a biomassa: multi-impattore

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa:

linea di campionamento per multi-impattore

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PM>10 μm 2,5 μm <PM<10 μm PM<2,5μm

Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa:

esempio di tre filtri prelevati da un multi-impattore

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

Forno per condizionamento

filtri: 2 ore a 180°C

Essiccatore filtri: 4 ore sotto

vuoto a temperatura

ambiente

Bilancia di

precisione (5

cifre) per la

determinazione

dei pesi prima e

dopo i test

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

UTILIZZO DELLE BIOMASSE PROVENIENTI DALLE

COLTURE DEDICATE DEL COMPARTO AGRICOLO

MAIS SEMI DI

GIRASOLE

SEMI DI

SOIA

CARDO

● U: 17,4 %

● LHVumido:

15.491 kJ/kg

● U: 10,3 % ● U: 7,3 %

● LHVumido:

25.853 kJ/kg

● LHVumido:

14.558 kJ/kg

● U: 8,5 %

● LHVumido:

23.067 kJ/kg

● r: 1316 kg/m3 ● r: 577 kg/m3 ● r: 1179 kg/m3 ● r: 285 kg/m3

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

LHVUmido ηconversione max e

MAIS 14.558 kJ/kg 0,8 36 %

SEMI DI GIRASOLE

25.853 kJ/kg 0,7 22 %

SEMI DI SOIA

23.067 kJ/kg 0,6 22%

CARDO 15.491 kJ/kg 0,7 12%

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

PROBLEMI RISCONTRATI

Impossibile raggiungere

alte potenze

CARDORipetuto

spegnimento dell’

impianto

Dimensioni ridotte del braciere

Tipo di alimentazione: dal basso

Trinciatura

grossolana

Fiamma soffocata

BLOCCO DELLA

COCLEA

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

Scambio termico col

fluido termovettore

difficoltoso

SEMI DI GIRASOLE

Presenza di residui oleosi nei fumi

Attaccamento della

fuliggine alle superfici di

scambio termico

PROBLEMI RISCONTRATI

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

Impossibile raggiungere

alte potenze

SEMI DI SOIA

Combustione lenta

Impossibile aumentare la portata del

combustibile perché si avrebbe il rischio

soffocamento fiamma

PROBLEMI RISCONTRATI

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi emissioni al camino di caldaia a biomassa

Valori espressi

in mg/Nm3

Granella di mais

Semi di girasole

Semi di soia

Valore limite

SO26 56 92 200

NO2249 184 70 500

CO 97 >500 >500 350

Valori limite enunciati nel

Decreto Legislativo del 3/4/2006

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Impiantistica

Campagna sperimentale – analisi produzione ceneri in caldaia a biomassa

CENERI PESANTI

CLINKER

Composizione clinker: ossidi di potassio, silicati

Masse di ceneri fuse

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Impiantistica

Ceneri pesanti

[%] in peso

Ceneri da camera

fumi [%] in peso

Capacità di formazione

clinker

Tempo necessario per pulizia

caldaia

Mais 2,5 0,08 Elevata 40 min

Semi di girasole

4,6 0,25 Nulla 60 min

Semi di soia

8,7 0,15 Nulla 50 min

Cardo 2,6 0,09 Nulla 40 min

Campagna sperimentale – analisi produzione ceneri in caldaia a biomassa

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