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Teresa Chirico
IL TESTO ORATORIALE LA FEDE TRIONFANTE PER L’ERESIA SOGGIOGATA DA S. ANTONIO DA PADOVA DI
PAOLO CAMPELLO (1643‑1713)
I recenti studi sull’oratorio del Sei‑Se ecento in Italia evi‑denziano l’assenza di una visione d’insieme di quel genere a causa – almeno in parte – della mancata stampa di molti libre i oratoriali con la conseguente perdita di testimoni e della memoria degli allestimenti.1 È dunque necessaria la conside‑razione della genesi e della circolazione di libre i oratoriali manoscri i nel quadro storico e della commi enza – sopra u o nel caso di dispersione delle relative musiche – per la cono‑
1 HOWARD SMITHER, A History of the Oratorio, I, The Oratorio in the Baroque Era: Italy, Vienna, Paris, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1977; ARNALDO MORELLI, II ʺTheatro spiritualeʺ ed altre raccolte di testi per oratorio romani del Seicento, «Rivista italiana di musicologia», XXI, 1986, pp. 61‑143; ID., Il tempio armonico. Musica nell’oratorio dei Filippini in Roma (1575‑1705), Laaber, Laaber‑Verlag, 1991 («Analecta Musicologica», XXVII); ANTONIO ADDAMIANO ‑ ARNALDO MORELLI, Lʹarchivio della cappella musicale di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) a Roma nella prima metà del Seicento: Una ricostruzione, «Fonti musicali italiane», II, 1997, pp. 37‑67; ARNALDO MORELLI, La circolazione dell’oratorio italiano nel Seicento, «Studi musicali», XXVI, 1997, pp. 105‑ 186; Il nobilissimo oratorio della Chiesa Nuo‑va: musiche per lʹoratorio di Santa Maria in Vallicella di Marco Marazzoli e Bernardo Pasquini a cura di Arnaldo Morelli, Milano, Skira, 2001; Percorsi dell’oratorio romano: da ‘historia sacra’ a melodramma spirituale, A i della gironata di studi (Vi‑terbo, 11 se embre 1999), a cura di Saverio Franchi, Roma, Ibimus, 2002; ARNALDO MORELLI, ̋ Un bell’oratorio all’uso di Roma”; Patronage and secular context of the oratorio in Baroque Rome, in Music observed. Studies in memory of William C. Holmes, ed. Colleen Reardon and Susan Parisi, Warren, MI, Harmonie Park Press, 2004, pp. 333‑351.
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scenza e la definizione del genere stesso.2
In questa prospe iva si colloca lo studio del libre o mano‑scri o La Fede Trionfante / Per l’Eresia soggiogata da S. Antonio / di Padova, Oratorio per l’istesso Santo contenuto in una antologia di testi adespoti conservata nell’Archivio Campello presso l’Ar‑chivio di Stato di Spoleto e intitolata Raccolta di poesie. L’anonimo compilatore dell’inventario dell’Archivio Campello a ribuisce i testi dell’antologia al conte spoletino Paolo Campello e indica il 1702 come data della compilazione del volume, anche se diverse opere della silloge risalgono alla metà del secolo precedente come si evince dai contenuti degli stessi testi.3 L’oratorio La Fede Trionfante – portato solo di recente all’a enzione della musico‑logia – 4 si presenta come unicum e non è mai stato ogge o di studio;5 il manoscri o purtroppo ome e indicazioni sul compo‑
2 Nel quadro della definizione del genere oratoriale a Roma sono da considerare allestimenti di oratori definiti anche «serenate» in ambito docu‑mentario e l’uso di teatri provvisori, si veda TERESA CHIRICO, Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni (1667 ‑ 1740): storia e proteizzazione di un genere, in Serenata and Festa Teatrale in 18th Century Europe, Ed. by Iskrena Yordanova and Paologiovanni Maione, Wien, Holli er Verlag, 2018, (Ca‑dernos de Queluz 1 / Specula Spectacula 5), pp. 137‑192.
3 Archivio di Stato di Perugia, sezione di Spoleto, Archivio Campello (d’ora in poi ASSAC), F. ms. n. 76, pp. 233‑254, incipit “All’erta nocchieri”. Per la descrizione di tu a l’antologia e alcune datazioni dei testi in relazione a eventi e personaggi, TERESA CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto: autografi o oboniani e altri testi per musica, «Analecta musicologica», XXXVII, 2005, pp. 96, 102‑103, 153‑154.
4 La prima segnalazione di questo testo è in T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 96, 102‑103, 153‑154; cfr. anche EAD., Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni cit., pp. 157‑159.
5 Cfr. la trascrizione integrale del testo in Appendice. La ricerca di con‑cor‑danze con altre fonti libre istiche e, in generale, testuali non ha trovato riscon‑tro. Sono stati consultati: SAVERIO FRANCHI, Drammaturgia romana: Repertorio bibliografico cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio, Secolo XVII:1280 testi drammatici ricercati e trascri i in schede con la collaborazione di Orie a Sartori, Roma 1988 (Sussidi eruditi 42); CLAUDIO SARTORI, I libre i italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo, Bertola & Locatelli, 1990‑1994 (d’ora in poi: SARTORI); ICCU ‑ OPAC; RISM ‑ OPAC; cataloghi dei ms. e delle stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana (d’ora in poi: BAV). L’oratorio di Paolo Cam‑
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sitore, mentre alcuni testi di cantate della stessa antologia recano i nomi di Bernardo Pasquini, (Giovan Domenico) Freschi, Aurelio Paolini, Tommaso Tizi.6
Paolo Campello Il conte spoletino Paolo Campello (19 agosto 1643 ‑ 1713) –
le erato oggi poco conosciuto ma degno di riscoperta – che operò in Arcadia con il nome di Egilo Cineteo fu molto apprezzato nel suo tempo sopra u o come autore di testi per musica. Diverse notizie sulla vita e le opere del conte sono fornite dal le erato e giureconsulto spoletino Vincenzo Leonio in Notizie istoriche degli Arcadi morti (1720) e da Giovanni Mario Crescimbeni ne La Bellezza della volgar Poesia (1700). Paolo Campello entrò nell’ordine reli‑gioso‑cavalleresco di Santo Stefano nel Granducato di Toscana al tempo di Ferdinando II, ricoprendo la carica di general conser‑vatore; comba é contro i turchi nella guerra di Morea nelle truppe ausiliarie della Repubblica Veneta e per le sue gesta fu creato Gran Priore di quell’ordine a Pisa. Il conte Campello fu tenuto in grande considerazione dai nobili veneziani O oboni e Rubini per il suo servizio militare a favore di Venezia e per le sue qualità di le erato. Poco dopo l’elezione di Alessandro VIII (6 o obre 1689) Paolo Campello fu chiamato a Roma come maestro di camera del cardinale Giamba ista Rubini (nipote e segretario di stato del pontefice) presso il Palazzo Apostolico;7 nello stesso periodo il nobile spoletino scrisse la cantata Alle glorie del sig.r card. Pietro O oboni per l’elezione al cardinalato del giovanissimo pronipote
pello risulta difforme da altri oratori che presentano lo stesso incipit del titolo (La Fede Trionfante) e lo stesso sogge o (Sant’Antonio).
6 T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 153‑154.7 Repertori musicologici come The New Grove Dictionary of Music and
Musicians, ed. by Stanley Sadie, London, Mcmillan, 20022 (d’ora in poi NG) e Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Allgemeine Enzyklopädie der Musik, hrsg. von Ludwig Finscher, Kassel, Bärenreiter, 1994‑2003 (d’ora in poi MGG), non comprendono una voce dedicata a Paolo Campello. Per notizie su questo le erato: GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, La Bellezza della volgar Poesia, Roma, Giovanni Francesco Buagni, 1700, p. 142; FULVIO LEONIO, Paolo di Campello, in
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del pontefice (7 novembre 1689) il cui testo compare nella stessa antologia spoletina che contiene La Fede trionfante.8 Pietro O o‑boni – noto mecenate delle arti e della musica – scrisse molti testi di opere e oratori musicati dai più grandi compositori dell’epoca: Alessandro Scarla i, Flavio Lanciani, Bernardo Pasquini, Carlo Cesarini, Giovanni Lorenzo Lulier, Giovanni Bononcini, Giovanni Ba ista Costanzi.9
GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, Notizie istoriche degli Arcadi morti, Roma, De Ros‑si, 3 voll., 1720‑1721, I, 1720, pp. 370–376. Paolo Campello era figlio di Bernar‑dino, famoso le erato, storico e politico (fu auditore per la Santa Sede nella nunziatura di Spagna) e della nobile spoletina Vi oria Pagani, cfr. GIOVANNA PITASSIO, s.v. «Campello, Francesco Maria di Solone Maria» in Dizionario Bio‑grafico degli Italiani (d’ora in poi DBI), Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1974, 17, pp. 482‑483. Su alcuni libre i inediti di Paolo Campello, T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 85‑178 ed EAD., Un testo adespoto da a ribuire a Paolo Campello: «Il Tiridate overo il re da scena nel gioco della fortuna» (1695) e il suo tempo in Musikwissenschaft im deutsch‑italienischen Dialog, «Analecta musicologica», 46, 2010, pp. 124‑132.
8 Alle glorie del sig.r card. Pietro O oboni (musica perduta), ASSAC, F. ms. n. 76, pp. 290‑291, la datazione della cantata si desume dalla data del cardinalato di O oboni, T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 108, 155. La stessa silloge della cantata contiene la «cantata drammatica» Fa i e non parole per l’Arcadia, ASSAC, F. ms. n. 76, pp. 292‑338.
9 Per i più importanti studi su Pietro O oboni: SVENN H. HANSELL, Orchestral Practice at the Court of Cardinal Pietro O oboni, «Journal of the American Musi‑cological Societ», 19, 1966, pp. 398‑403. HANS JOACHIM MARX, Die Musik am Hofe Pietro Kardinal O obonis unter Arcangelo Corelli, «Analecta musicologica», 5, 1968, pp. 104‑121; MERCEDES VIALE FERRERO, Antonio e Pietro O oboni e alcuni me‑lodrammi da loro ideati o promossi a Roma, in Venezia e il melodramma nel Se ecento, a cura di Maria Teresa Muraro, voll. I‑II, Firenze, Olschki, 1978 (I), 1981 (II), I, pp. 271‑294; WILLIAM C. HOLMES, La Statira by Pietro O oboni and Alessandro Scarla i: The Textual Sources with a Documentary Postscript, New York, Pendra‑gon Press, 1983 (Monographs in musicology 2); MARIA LETIZIA VOLPICELLI, Il Teatro del cardinale O oboni al Palazzo della Cancelleria, in Il teatro a Roma nel Se ecento, 2 voll, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1989 (Biblioteca internazionale di cultura, 21), II, pp. 681‑ 781; STEFANO LA VIA, Il cardinale Ot‑toboni e la musica: nuovi documenti (1700‑1740), nuove le ere ed ipotesi in Intorno a Locatelli. Studi in occasione del tricentenario della nascita di Pietro Antonio Locatelli (1695‑1764), a cura di Albert Dunning, voll. I‑II, Lucca, LIM, 1995, I, pp. 319‑526; ID., L’ambiente musicale o oboniano. Il Mondo novo e la Computisteria O oboni a confronto, in GIANCARLO ROSTIROLLA, Il ʺMondo novoʺ musicale di Pier Leone
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Diversi testi di Paolo Campello furono messi in scena a Roma. Nel carnevale del 1692 i convi ori del Collegio Clementino reci‑tarono l’«opera tragicomica» (non in musica) del conte spoletino I successori di Alessandro (il cui testo fu pubblicato anonimo)10 esi‑
Ghezzi, con saggi di Stefano La Via e Anna Lo Bianco, Milano, Skira, [2001]; LOWELL LINDGREN, s.v. «O oboni, Pietro» in NG, 18, pp. 807‑809; GLORIA STAFFIERI, I drammi per musica di Pietro O oboni: il Grand Siècle del cardinale, «Studi musicali» XXXV, 2006, pp. 129‑192; EAD., Pietro O oboni, il mecenate drammaturgo: strategie della commi enza e scelte compositive in Arcangelo Corelli fra mito e realtà storica, A i del Congresso Internazionale di Studi, Fusignano 2003, a cura di Gregory Barne , Antonella D’Ovidio, Stefano La Via, Firenze, Olschki, 2007, pp. 139‑164; FLAVIA MATITTI, s.v. «O oboni, Pietro», in DBI, 79, Roma 2013, pp. 837‑841,h p://www.treccani.it/enciclopedia/pietro‑o oboni_(Dizionario‑Biografico)/; TERESA CHIRICO, La vicenda di Adonìa nelle opere di Girolamo Frigimelica Roberti (1695) e Pietro O oboni (1699). Un unico proge o o oboniano?, in Die Ewige Stadt im Brennpunkt der aktuellen musikwissen‑schaftlichen Forschung, A i del Convegno Internazionale (Roma, 28‑30 se embre 2004), a cura dellʹIstituto Storico Ger‑manico di Roma, «Analecta musicologica», 45, 2011, pp. 218‑262; EAD., Una “Vesta larga […] tu a piena di merle o d’oro.” Documenti inediti su costumi di rappresentazioni teatrali promosse a Roma dal cardinale Pietro O oboni (1689 ‑ 1700), in Fashioning Opera and Musical Theatre: Stage Costumes in Europe from the Late Renaissance to 1900, A i del Convegno Internazionale di Studi (Venezia, 29 marzo ‑ 1 aprile 2012), a cura di Valeria De Lucca, Venezia, Fondazione Giorgio Cini, 2014, pp. 28‑53; EAD.,“Et iusti intrabunt in eam”. Commi enza o oboniana, macchine e musiche per la festa delle Quaranta ore (1690‑ 1713), in Arcomelo 2013. Studi nel terzo centenario della morte di Arcangelo Corelli (1653‑1713), A i del Convegno Internazionale di Studi (Fusignano, 29‑30 novembre 2013) a cura di Guido Olivieri e Marc Vanscheeuwijck, Lucca, LIM, 2015, pp. 297‑326; EAD., L’aquila bicipite e la musica. Pietro O oboni nell’epoca di Alessandro VIII (1688‑1691) da documenti della Biblioteca Apostolica Vaticana, Tesi di do orato di ricerca in Beni Culturali e Territorio – Musicologia e storia della musica, XXX ciclo, Uni‑versità degli Studi di Roma “Tor Vergata”, A.A. 2016/17.
10 Per l’a ribuzione de I successori di Alessandro a Paolo Campello cfr. libre o ms. in ASSAC, F. ms. N.S., cart. B, fasc. 3/12 che dichiara il Campello come auto‑re; nello stesso Archivio sono presenti più copie dell’opera ms. e a stampa in versioni differenti; cfr. T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 97‑99, 148. Per il libr. a stampa: [PAOLO CAMPELLO], I successori di Alessandro, Roma, Gio. Giacomo Komarek boemo allʹAngelo Custode, 1692, pp. 17‑29; nella stessa stampa si trova il testo adespoto (ma di Michele Brugueres) L’oracolo di Navarra. Opera tragicomica. Che si rappresenta da’ sig. convi ori del Collegio Clementino nel corrente carnevale nellʹanno 1692, Roma, Gio. Giacomo Komarek boemo allʹAn‑gelo Custode, 1692, pp. 1‑16; S. FRANCHI, Drammaturgia romana cit., p. 648.
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bendosi in finti comba imenti, «gioco di bandiera» e danze.11 L’o‑pera era introdo a da un prologo in cui cantavano i personaggi Tirannia, Valore, Generosità; secondo Lowell Lindgren, gli inter‑mezzi de I successori di Alessandro sarebbero stati musicati da Fran‑cesco Gasparini.12 Unʹaltra opera di Paolo Campello, la tragedia in prosa con intermezzi in musica Il Tiridate dedicata a Pietro O o‑boni, fu data al Seminario Romano a carnevale del 1695.13 Anche i duchi di Zagarolo Giovanni Ba ista Rospigliosi e la moglie Maria Pallavicini protessero il conte spoletino: nel loro teatro fu rappre‑sentata l’opera in musica Il Pandolfo, overo Mal ha chi mal opra (sempre a carnevale del 1695)14 e il «dramme o per musica» Amor vuol gio‑ventù (entro il 1700), entrambi su testi del Campello.15
A gennaio del 1699 – dopo la partenza di Giamba ista Rubini per Vicenza – il conte fu assunto da Pietro O oboni con un com‑
11 [P. CAMPELLO], I successori di Alessandro cit., pp. 21‑22, 24 («ballo de’ smargiassi»), 29 («nel ballo de’ paggi che ballando si cangiano in mori»).
12 LOWELL LINDGREN, Le opere drammatiche »romane« di Francesco Gasparini (1689‑1699), in Francesco Gasparini (1661‑1727), A i del primo convegno inter‑nazionale (Camaiore, 29 se embre ‑ 1 o obre 1978) a cura di Fabrizio Della Seta e Franco Piperno, Firenze, Olschki, 1981 (Quaderni della Rivista di musicolo‑gia 6), pp. 172‑173.
13 T. CHIRICO, Un testo adespoto da a ribuire a Paolo Campello cit., in particolare p. 128, spese di O oboni per un’accademia al Seminario Romano a carnevale del 1695.
14 BAV, O . lat. 3359, Avvisi di Roma, f. 31r‑v: Roma, 12 febbraio 1695 «[…] In casa del sig.r Duca di Zagarola Ruspigliosi si è rappresentato il bellissimo drama composto dal s.r cav(alie)re Paulo Campelli da Spoleti, e presente‑m(ent)e m.ro di camera del sig.r card.le Rubbini intitolato Mal ha chi mal opra, con applauso universale». L’Avviso è cit. in PAOLO CAMPELLO DELLA SPINA, Il castello di Cam‑pello. Memorie storiche e biografiche, Roma, Loescher, 1889, p. 23, con il n. del Cod. O . errato (3363). Cfr. tre libre i manoscri i de Il Pandolfo, overo Mal ha chi mal opra adespoti e senza indicazione del compositore: uno in BAV, Vat. lat. 1334, due in ASSAC, F. ms. n. 127 che presentano alcune varianti, T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 99‑100, 149.
15 Cfr. libr. ms. di Amor vuol gioventù, ASSAC, F. ms. n. 22, p. 151; T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 100‑101, 151, 176. La datazione dell’opera è desunta dalla sua citazione ne La Bellezza della volgar Poesia del 1700, G. M. CRESCIMBENI, La Bellezza della volgar Poesia cit., p. 142.
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penso superiore a quelli corrisposti ad Arcangelo Corelli e a Flavio Lanciani,16 particolare che indica la grande considerazione del porporato nei confronti del le erato spoletino che omaggiò il suo mecenate con il sone o Presagio di felicità nell’entrare il nuovo anno 1699, so o i faustissimi auspici dell’em.mo sig.r card. Pietro O oboni.17 Il servizio di Paolo Campello presso O oboni cessò a febbraio del 1701.18 Nel fra empo il cardinale assunse come aiutante di studio un nipote del conte, l’avvocato Francesco Maria Campello (1665‑1759), noto le erato e arcade con lo pseudonimo di Logisto Nemeo che nel 1700 fu primo conclavista di O oboni durante il conclave che elesse Clemente XI.19 L’Archivio Campello di Spoleto ospita diversi testi di Pietro O oboni e altre opere di sua commi enza, a quanto pare conservati da Francesco Maria Campello.20
L’«Oratorio sopra Sant’Antonio da Padova»Secondo Leonio «quasi niuna [delle opere le erarie di Paolo
Campello] uscì alla luce delle stampe, avendolo egli vietato, per essere stato suo particolare sentimento, che i fru i dell’ingegno collo stamparsi perdon di pregio». Tra gli scri i di Paolo Campello
16 Nel 1699 Paolo Campello percepiva mensilmente dieci scudi mentre Corelli nove e Flavio Lanciani o o (come l’archite o Giovanni Francesco Pellegrini), cfr. i «Rolli» (elenchi degli stipendiati del cardinale) in BAV, Comp. O . 32 (ad es. gennaio 1699, Comp. O . 32, n. 2).
17 Sone o ms., incipit “Apre à l’anno novello uscio d’argento”, ASSAC, F. ms. n. 76, f. 43.
18 Per i compensi del Campello nel 1700: BAV, Comp. O . 40, nn. 1, 2, 4, 6, 9, 12, 16, 20, 25, 30, 31; nel 1701, Comp. O . 42, nn. 3‑8, 10, 13, 19, 20, 22, 27.
19 P. CAMPELLO DELLA SPINA, Il Castello di Campello cit., p. 25. Per questo le erato: G. PITASSIO, s.v. «Campello, Francesco Maria» cit.; GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, Comentarj del Canonico Custode d’Arcadia intorno alla sua Istoria della Volgar Poesia, Roma, Per Antonio de’ Rossi, 1711, vol. 4, p. 155; S. FRANCHI Dram‑maturgia romana cit., p. 529; T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., in particolare pp. 89‑90. Francesco Maria Campello scrisse le voci «Lionardo Ada‑mi», nipote del cantante Andrea Adami da Bolsena, per decenni al servizio degli O oboni; «Antonio O oboni» padre di Pietro; «Carlo Teodoli» in G. M. CRESCIM‑BENI, Notizie istoriche cit., pp. 33‑36; 164‑167; 291‑293.
20 Molti testi dell’Archivio Campello sono unica o comunque testimoni rari, T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit.
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il Leonio citava un «Oratorio sopra Sant’Antonio da Padova»,21 notizia confermata da un discendente del conte spoletino, lo sto‑riografo Paolo Campello della Spina che ricorda l’allestimento di quell’oratorio a Spoleto il 21 gennaio 1703 nella chiesa francescana di San Simone (sita accanto al palazzo di famiglia) durante le cele‑brazioni per lo scampato pericolo dal terremoto del 14 gennaio dello stesso anno. Nella chiesa spoletina si espose una parte del cranio di Sant’Antonio da Padova concesso in prestito dalla principessa Olim‑pia Barberini Giustiniani (1641‑1729) che era stata accolta a Spoleto da una deputazione della quale faceva parte Paolo Campello.22 L’oratorio su Sant’Antonio fu cantato da «dodici musici», alcuni dei quali «valentissimi fa i venire da fuori» e durò fino alle «due della no e» con una straordinaria presenza di popolo.23 Il culto di quel santo era particolarmente vivo nella ci à umbra: la canonizzazione di Sant’Antonio era avvenuta proprio a Spoleto il 30 maggio del 1232 ad opera di Gregorio IX.
La Fede Trionfante si identifica con l’oratorio di Paolo Campello su Sant’Antonio per i seguenti motivi:
1) l’allestimento spoletino de La Fede trionfante è chiaramente indicato nel testo del «Tu i» alla conclusione del testo oratoriale dove si allude alla canonizzazione del santo avvenuta a Spoleto24 e nel riferimento della Fede all’«umbrica Regia».25
2) Il testo de La Fede Trionfante è l’unico dell’Archivio Campello basato sulle vicende di Sant’Antonio.
3) L’organico vocale che si desume dal testo de La Fede Trionfante è costituito da soli, voci concertanti e doppio coro, dunque è com‑patibile con la testimonianza di Campello della Spina sui dodici
21 G. M. CRESCIMBENI, Notizie istoriche cit., pp. 374‑375. 22 P. CAMPELLO DELLA SPINA, Il Castello di Campello cit., p. 29.23 Ibid.24 La Fede trionfante, ASSAC, F. ms. n. 76, pp. 251‑252: «Quanto predisse
accadde. | Hor se Spoleto | Ti additò su nel Cielo, e tu dal Cielo | De i nostri cor devoti | Da cui pria lo apprendesti accogli i voti […]».
25 ASSAC, F. ms. n. 76, p. 251: «Ma sovra il tu o godi | Ch’udirai risonare | Là nell’umbrica Regia | Il mio campione invi o | Dell’Empireo fra i numi essere ascri o | Fortunata, felice ci à […]».
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cantanti dell’esecuzione oratoriale spoletina. I ruoli solistici e con‑certanti de La Fede Trionfante si individuano in Sant’Antonio, il Capitano della nave (che canta solo all’inizio del testo), Pluto, Eresia, Fede ed Eco (cui sono affidate poche ba ute), un «p(rim)o del coro» e un «2.° del coro» degli eretici. L’oratorio presenta diversi inter‑venti corali prevalentemente per doppio organico: all’inizio due cori «di naviganti nella stessa tempesta»;26 successivamente uno di de‑moni e uno di angeli; un coro (di eretici poi convertiti); un «tu i» finale. Secondo quanto indica Campello della Spina le parti prin‑cipali dell’oratorio sarebbero state interpretate da musici di fama ingaggiati fuori Spoleto mentre i cantanti ‘locali’ avrebbero soste‑nuto ruoli solistici secondari (uno stesso cantante avrebbe potuto e‑seguire più ruoli) e corali.
La data dell’esecuzione spoletina dell’oratorio su Sant’Anto‑nio (21 gennaio 1703) segnalata da Campello della Spina – a soli se e giorni dal terremoto del 14 gennaio – suggerisce il riallestimento di un oratorio preesistente. Infa i, nell’inventario del fondo Campello si indica il 1702 come anno della compi‑lazione della silloge del testo oratoriale;27 La Fede trionfante sareb‑be stata allestita entro quell’anno a Spoleto probabilmente nella Chiesa di San Simone della famiglia Campello per la festa di Sant’Antonio (un 13 giugno). Il conte Campello, tornato a Spole‑to nel 1701 dal suo soggiorno romano, fece riallestire nella chiesa di famiglia alcuni oratori dati a Roma come la Santa Clotilde di Flavio Carlo Lanciani (musicista al servizio di Pietro O oboni) su testo di Giovan Ba ista Taroni (Roma, 1700) rieseguito il 13 giugno 1711 come testimonia una nota dello stesso Paolo Cam‑pello sul testo manoscri o di quell’oratorio.28 La Santa Clotilde fa parte di un’antologia che contiene diversi oratori dati a Roma e
26 ASSAC, F. ms. n. 76, p. 233.27 ASSAC, F. ms. n. 76.28 Per il testo ms. di Santa Clotilde, ASSAC, F. ms. n. 65 (2); S. Clotilde oratorio
à 4 voci / cantato nella Chiesa di S. Simone de / PP. Conventuali di Spoleti il giorno / della festa di S. Antonio di Padova / nel anno 1711, T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di
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in altri luoghi e riallestiti a Spoleto.29 Anche dopo la morte di Paolo Campello (1713) furono eseguiti oratori nella Chiesa di San Simone per la festa di Sant’Antonio da Padova.30
Ci si chiede se il luogo del primo allestimento de La Fede trionfante fosse stato Spoleto dato che il riferimento alla ci à compare solo nel coro conclusivo del testo oratoriale;31 è possi‑bile che, in una prima versione, il testo si concludesse con l’ul‑tima «arie a» della Fede o che, comunque, fosse privo di riferi‑menti alla ci à umbra.32 L’oratorio era già stato elaborato entro il
Spoleto cit., pp. 106 e nota 69, 156, 178. Il titolo originale dell’oratorio dato a Roma nel 1700 è Le vi orie della fede in Clodoveo re di Francia; fu replicato a Perugia nell’oratorio di San Filippo Neri il 22 novembre 1704. La Santa Clotilde ebbe un notevole successo a Bologna, come testimoniano i vari allestimenti del 1700, 1702, 1703, 1704, A. MORELLI, La circolazione dell’oratorio italiano cit., pp. 105–128, 168, n. 159; LOWELL LINDGREN, s.v. «Lanciani, Flavio Carlo», in NG, 14, pp. 206‑207.
29 ASSAC, F. ms. n. 65; T. CHIRICO, Il fondo dei Campello di Spoleto cit., pp. 156‑ 159 n. 28: ad es. p. 156 n. 28.1, La costanza vi oriosa rappresentato | nel Martirio di S. Giuliano M. Alesan‑ | drino | Oratorio / A 4 Voci (testo di Paolo Campello?); p. 156 n. 28 (4), L’Ape industriosa in / S. Cecilia testo di Giovanni Nicolò Benede i, musica di Quirino Colombani, cfr. SARTORI, n. 2232, per la festa della Santa nell’Oratorio di San Filippo Neri a Perugia nel 1705; p. 157 n. 4, S. Dimpna Principessa d’ | Irlanda testo di Carlo Doni, musica di Pietro Jacopo Bacci, SAR ‑
TORI, n. 20809, sogge o già utilizzato a Roma nel 1687 nell’oratorio Santa Dimpna su testo di Giovanni Andrea Lorenzani e musica di Flavio Lanciani; cfr. LINA MONTALTO, Un mecenate in Roma barocca: il cardinale Benede o Pamphili, 1653‑1730, Firenze, Sansoni, 1955, pp. 322, 326; A. MORELLI, La circolazione dell’oratorio italiano nel Seicento cit., pp. 133 n. 1, 164, n. 143.
30 GALLIANO CILIBERTI, Documenti per una storia dellʹoratorio musicale a Spoleto nei secoli XVII‑XVIII: una cronologia dai libre i, «Spoletium», XXXIII‑XXXIV, 1992, pp. 83‑86, in particolare p. 84 per il libr. adespoto del 1716 L’amore trionfante e la tirannia depressa dal glorioso santo de’ miracoli Antonio da Padova. Oratorio cantato nella Chiesa de’ Min. Conve. Di S. Simone di Spoleto nella solennità del santo l’anno 1716. Posto in musica da Giovanni Ba ista Fronduti […], Spoleto, G. Parenti, [1716]; la trama differisce dall’oratorio la Fede trionfante di Paolo Campello.
31 ASSAC, F. ms. n. 76, pp. 251‑252: «Quanto predisse accadde. | Hor se Spoleto | Ti additò su nel Cielo, e tu dal Cielo | De i nostri cor devoti | Da cui pria lo apprendesti accogli i voti».
32 Ibid: «Riviera fortunata | Che del mio grande eroe per l’opre eccelse […]».
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1702 come dimostra l’aggiunta di sei arie e al testo de La Fede trionfante33 forse per allestimenti nella stessa ‘stagione’ oratoria‑le oppure per un riallestimento a distanza di anni
La prima versione de La Fede trionfante fu molto probabilmente commissionata a Paolo Campello da Pietro O oboni per un alle‑stimento al palazzo romano della Cancelleria, sede del cardinale; l’Archivio Campello di Spoleto comprende infa i molti testi scri i da Pietro O oboni e di commi enza o oboniana. Nel 1690 il cardinale fece allestire una sala adibita all’esecuzione degli oratori al primo piano della Cancelleria;34 a maggio del 1694 gli Avvisi di Roma annunciavano che il porporato avrebbe tenuto accademie «di belle le ere e musica» nel suo palazzo ogni quindici giorni (di domenica) alla presenza di nobiltà, cardinali e ambasciatori.35
L’oratorio di Paolo Campello potrebbe identificarsi con una «cantata di Sant’Antonio» di patrocinio o oboniano,36 unico ri‑scontro documentario su quel sogge o agiografico nella Com‑putisteria del cardinale. Un testo drammatico sul santo di Lisbona, dedicato al prelato veneziano, è il «melodramma» Sant’Antonio da Padova su testo di Carlo Uslenghi e musica di Domenico Zipoli allestito alla Vallicella nel 1712; la trama, però, è completamente differente da quella de La Fede trionfante di Paolo Campello.37 La
33 ASSAC, F. ms. n. 76, pp. 252‑254: «Aggiunte dell’arie e all’oratorio di sopra ne’ i luoghi segnati».
34 Per notizie su questa sala e sull’a ività oratoriale di casa O oboni tra il 1689 e l’inizio del 1691, T. CHIRICO, L’aquila bicipite e la musica cit., pp. 185‑201.
35 Ivi, p. 142 n. 67. Per le accademie, musica strumentale, cantate, serenate in ambito o oboniano, cfr. GLORIA STAFFIERI, Colligite fragmenta. La vita musicale romana negli «Avvisi Maresco i» (1683‑1707), Lucca, LIM, 1990 e TERESA CHIRICO, Lʹinedita serenata alla regina Maria Casimira di Polonia: Pietro O oboni commi ente di cantate e serenate (1689‑1708), in La Serenata fra Seicento e Se ecento: musica, poesia, scenotecnica, A i del Convegno internazionale di studi (Reggio Calabria, 16‑17 maggio 2003) 2 voll., a cura di Nicolò Maccavino, Reggio Calabria, Laruf‑fa Editore, 2007, II, pp. 397‑449.
36 BAV, Comp. O . 31, n. 74, f. int. 7r; «Per l’Accademia cantata di S(ant’) Antonio»; H. J. MARX, Die Musik cit., p. 141 n. 66l; T. CHIRICO, Lʹinedita serenata alla regina Maria Casimira di Polonia cit., pp. 397‑450: 412, nota 52.
37 Per indicazioni sull’oratorio di Zipoli, ELEONORA SIMI BONINI, Notizie
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ricerca sistematica di testi su quel santo nella drammaturgia ro‑mana degli anni considerati – nell’eventualità dell’esistenza dello stesso libre o con un titolo diverso – ha dato esito negativo.38
I documenti o oboniani indicano che dal 2 maggio al 13 giugno del 1694 nel Palazzo della Cancelleria si tennero accademie e almeno un oratorio nei quali suonarono Corelli e altri musicisti del cardinale.39 In un «oratorio» non precisato del 16 maggio can‑tarono due musici; l’organico orchestrale era formato da quindici
sull’a ività romana di Zipoli in Domenico Zipoli. Itinerari ibero‑americani nella musica italiana nel Se ecento, Firenze, Olschki, 1994, p. 52.
38 SAVERIO FRANCHI, Drammaturgia romana. Repertorio bibliografico cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio, (1701‑1750), Roma, Edizioni di Storia e Le eratura, 1997, pp. 89 e 92‑93. Ricerca effe uata in ICCU ‑ OPAC, RISM. Tra i pochi libre i incentrati sul raro sogge o di Sant’Antonio, S. Antonio da Padova oratorio a cinque voci da cantarsi nella ven. Compagnia dellʹArcangiolo Raffaello de a la Scala posto in musica dal sig. Pier Simone Agostini, Firenze, Vincenzio Vangelisti, s.d. Segnalo una notizia tra a dai Diari del Fondo Bologne i all’Archivio Segreto Vaticano: il 29 marzo 1692, a Palazzo Maidal‑chini si allestì un fantomatico oratorio di Stradella assente nei cataloghi stradelliani, Il miracolo di Sant’Antonio, cfr. LUCA DELLA LIBERA ‑ JOSÉ MARÍA DOMÍNGUEZ, Nuove fonti per la vita musicale romana di fine Seicento: il Giornale del Fondo Bologne i all’Archivio Segreto Vaticano, in La musique à Rome au XVII siècle. Ètudes et perspectives de recherche, a cura di Caroline Giron‑Panel e Anne‑Madeleine Goulet, Roma, École française de Rome, 2012, p. 127 e nota 22.
39 BAV, Comp. O . 167, p. 226: «A di 20 luglio 1694 [...] A di d(e )o 416/423 Ad Oratorij e Commedie s. o antaqua ro m(onet)a buoni à de i pagati con mandato delli 25 Giu(gn)o pros(simo passa)to ad Archangelo Corelli ad effe o di sodisfare diversi sonatori che hanno servito in occasione dellʹoratorio, et Accademie fa e nel Palazzo della Cancellaria dalli 2 Mag(gio) 1694 a tu o li 13 Giu(gn)o pros(simo passa)to, come dalla lista posta in f(ilz)a al n. 33 reg(istrat)o 125 s. 84». Il doc. non è cit. in H. J. MARX, Die Musik cit. Nell’accademia del 2 maggio suonarono qua ro violini e due violoni, BAV, Comp. O . 30, n. 33: «I‑stromenti per l’Academia delli 2 ma(ggi)o 1694», H. J. MARX, Die Musik cit., p. 142 n. 67. I violini erano (Francesco Antonio) Valentini, Ivi, pp. 176‑177; Pao‑lomaria (Ceva), ivi, p. 166; (Giovanni Ba ista) Carpani, ivi, p. 165; Antoniuccio ivi, p. 163; i violoni Giovanni Antonio, ivi, p. 170 e Cimapane, ivi, p. 166. L’or‑ganico in questione rimanda alle dodici Sonate a tre, composte per l’Accademia dell’Emin.mo e Rev.mo Signor Card. O hoboni Op. IV pubblicate proprio nel 1694; MICHAEL TALBOT, s.v. «Corelli, Arcangelo», in NG, 6, pp. 457‑ 463.
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violini, tre viole e, qua ro violoni, cinque contrabbassi, liuto, cla‑vicembalo.40
Sicuramente l’«accademia» o oboniana citata dal documento della Computisteria nell’ambito della quale si eseguì la «cantata di S(ant’) Antonio» fu quella del 13 giugno del 1694 dove si esegui‑rono musiche orchestrali dire e da Arcangelo Corelli come indica una lista degli «Istrom(en)ti per l’Accademia» firmata dallo stesso compositore41 che comprende i violinisti Nicolino (Cosimi),42 Ippo‑lito (uno dei fratelli di Arcangelo Corelli),43 Carlo Guerra,44 Anto‑niuccio (Antonio Maria Montanari),45 Giuseppe Genovese,46 Fran‑
40 BAV, Comp. O . 30, n. 33 «Per l’oratorio delli 16 maggio 1694»; H. J. MARX, Die Musik cit., p. 142 n. 68.
41 BAV, Comp. O . 30, n. 33: «[…] Istrom(en)ti per l’Accademia 13 Giugno 1694» per un totale di 84 scudi; H. J. MARX, Die Musik cit., p. 142 n. 69; lo stu‑dioso cita soltanto alcuni degli strumentisti coinvolti nell’«accademia»: Nicolino, ivi, p. 174; Ippolito e Carlo Guerra, ivi, p. 171; Pippo, ivi, p. 175.
42 Per l’identificazione di questo violinista, GIANCARLO ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma nel Sei e Se ecento, «Studi musicali», XXIII, 1994, p. 113. Per notizie – anche se susce ibili di molti aggiornamenti – su questo e sui seguenti strumentisti cfr. l’indice dei nomi in H. J. MARX, Die Musik cit., pp. 162‑177; T. CHIRICO, Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni cit., pp. 172‑181.
43 Ibid. Nei Rolli della Comp. O . compaiono nel 1702 Ippolito (1643‑1727), Domenico (1647‑1719) e Giacinto Corelli (1649‑1719), fratelli di Arcangelo, ivi, p. 159 n. 174; S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la musica cit., p. 372. Un Ippolito è presente dal 1690 nei seguenti doc. in BAV, Comp. O .: 1) 15, n. 612, f. 91r, Quinter‑ne o del banche o fa o in occasione di prender il cappello i ss.ri cardinali Barberino et Altieri a dì 16 nov(embr)e 1690, f. 108r, Lista degl’instromenti per la cantata a Palazzo [Apostolico] in occasione del Cappello dato agl’Em.mi Sig.i Card.i Barberini, et Altieri; 2) 15, n. 654, f. 329r, Lista degl’Instromenti per la cantata del S.to Natale 1690. ; 3) 22, n. 327, f.[406r], «Per la Serenata 29 Agosto 1691». Si veda anche PIERO BUSCAROLI, s.v. «Corelli Arcangelo», in DBI, h p://www.treccani.it/enciclopedia/arcan‑gelocorelli_(Dizionario‑Biografico)/u. a. 10/09/2018; M. TALBOT, s.v. «Corelli, Arcangelo» cit., h p://www.oxfordmusiconline.com/search?q=arcangelo+co‑ relli&searchBtn=Search‑&isQuickSearch=true u. a. 10/09/2018.
44 Carlo Guerra fu per molto tempo al servizio di O oboni, G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma cit., pp. 118, 122 e nota 90; S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la musica cit., pp. 492, 493 e relativa bibliografia.
45 Per Antonio Maria Montanari, G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma cit., p. 113 nota 71; S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la musica cit., p. 494.
46 Per Giuseppe Genovese, G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a
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cesco Maria (Boccalini?);47 le viole e Bartolomeo (Mossi)48 e (Gio‑vanni Maria) Pertica;49 i violoni Mancini, Pippo (Filippo Amadei);50 i contrabbassi Gio(vanni) Antonio (Haym, fratellastro di Nicola Fran‑cesco),51 (Giovanni) Travagli(a).52 Tu i gli strumentisti furono com‑pensati con uno scudo a testa; un altro documento indicherebbe la presenza di altri due strumentisti all’accademia del 13 giugno 1694, un violinista e un contrabbassista.53
Un lunghissimo conto di Flavio Lanciani del 1694 documenta la copiatura della partitura («originale») e di parti «Per l’Accademia cantata di S(ant’) Antonio»:
Per l’Accademia cantata di S(ant’) Antonio. Originale f. 12 Violini del concertino f. 6 Parte che canta f. 3 Violini Parti concerto grosso f. 5 Violini secondi f. 5 Contrabassi e violoni f. 10 Viole f. 9.54
Roma cit., pp. 118, 119 nota 80; T. CHIRICO, “Et iusti intrabunt in eam”cit., pp. 304, 305, 309‑311, 314, 316, 318.
47 Per Francesco Maria Boccalini, G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma cit. p. 118 nota 80.
48 Per Bartolomeo Mossi, ivi, pp. 113, 118; S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la musica cit., p. 501.
49 G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma cit. p. 107 nota 57.50 De o anche «Pippo del violoncello», S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la
musica cit., pp. 355, 467‑468. 51 G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma cit., pp. 108 nota 57, 113,
118; S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la musica cit., pp. 339, 482, 492, 501, 502; T. CHIRICO, Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni cit., p. 175 nota 192.
52 G. ROSTIROLLA, La professione di strumentista a Roma cit., pp. 113‑114 e nota 71; S. LA VIA, Il cardinale O oboni e la musica cit., p. 505.
53 BAV, Comp. O . 31, n. 24, f. 38v: «Per altra accademia antecedente [13 giugno?] scordati s. 2 cioè: Paolo Maria [Ceva] e Simone [Cimapane]»; H. J. MARX, Die Musik cit., p. 176. Per il violinista Ceva e per il contrabbassista Cimapane, cfr. T. CHIRICO, Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni cit., risp. pp. 173 nota 180 e 175 nota 193.
54 BAV, Comp. O . 31, n. 74, f. int. 7r; T. CHIRICO, Lʹinedita serenata alla regina
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Anche se il conto indica la copiatura di una sola parte «che can‑ta» non è escluso che la composizione comprendesse più di un cantante ed episodi corali; forse il resoconto della copiatura delle altre parti vocali fu presentata in un altro documento. È plausibile che l’oratorio fosse definito «accademia cantata» dato che nei documenti o oboniani, a volte, una stessa opera era citata con di‑verse definizioni di genere. Ad esempio, l’allestimento con tre personaggi (Fede, Costanza e Merito) di ignoto autore eseguito il 10 agosto 1693 nel giardino della Cancelleria compare nei conti o oboniani sia come «cantata» sia come «oratorio».55
Il conto di copiatura di Lanciani «Per l’Accademia cantata di S(ant’) Antonio» indica violini di concertino e di concerto grosso secondo una scri ura praticata da Corelli almeno dai primi anni Novanta del Seicento in composizioni orchestrali inserite in melodrammi e oratori di commi enza o oboniana.56
La presenza di un organico orchestrale nell’«Accademia cantata di S(ant’) Antonio» è congruente con l’indicazione di una sinfonia all’inizio de La Fede trionfante: «Da principio all’Oratorio una Sinfo‑
Maria Casimira di Polonia cit., p. 412, nota 52; in H. J. MARX, Die Musik cit., pp. 141 n. 66l si cita solo: «Per l’Accademia cantata di S(ant’) Antonio», il resto del doc. è omesso.
55 BAV, Comp. O . 27, n. 54, s.n. di f. «Cantata a dì 10 agosto per S. Lorenzo 1693. Fede / Costanza / Merito / Violini concertino / Violini primi concerto grosso / Violini sec(ondi) con(certo) grosso / Viole e / Violone conc(erto) grosso / Partitura di arcileuto», H. J. MARX, Die Musik cit., p. 137 n. 49a. La «cantata di S. Lorenzo» compare anche in spese di copiatura Comp. O . 29, s.n. int., s.n. di f.: «A dì quindici marzo 1693 […] A dì 9 agosto». Invece in BAV, Comp. O . 27, n. 52, s.n. di f.: «Per l’oratorio di S. Lorenzo 1693»; cfr. G. STAFFIERI, Colligite fragmenta cit., pp. 109 n. 145. Si veda anche un’«accademia» del 9 agosto, cfr. L. DELLA LIBERA ‑ J. M. DOMÍNGUEZ, Nuove fonti per la vita musicale romana di fine Seicento cit., p. 148, doc. 64 fol. 457r [9 agosto 1693]: «La sera ad un’ora di no e nella sala della Cancellaria fece fare il signor cardinale O obono vicecancelliere una bella accademia, e di musica, e di poesia, in occasione della festa di San Lorenzo […]».
56 Si vedano le musiche corelliane del 10 agosto 1693 al Palazzo della Can‑celleria e quelle per successive occasioni in cui compaiono strumenti di concer‑tino e di concerto grosso; M. TALBOT, s.v. «Corelli, Arcangelo» cit. La scri ura del concerto grosso è presente nell’Opera VI (Amsterdam, 1714). Per le notizie tra e dai conti o oboniani relative a commissioni di O oboni a Corelli nel‑
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nia che rappresenta una tempesta di mare e due cori di naviganti nella stessa tempesta».57 Se l’oratorio La Fede trionfante fosse da iden‑tificare con la «cantata di S(ant’) Antonio» dei conti o oboniani, la sinfonia indicata nel testo oratoriale di Campello – affresco turbi‑noso di una tempesta che si prestava a musica ‘di paragone’ – sareb‑be stata di paternità corelliana.58
Diverse indicazioni presenti nel testo de La Fede trionfante ne sug‑geriscono l’allestimento scenico: «S. Antonio resta in estasi»59 e nelle aggiunte: «Arie a per S. Antonio quando resta in estasi»60 e «Arie a per i Marinari che partano».61 Scene drammatiche ed evocative sem‑brano concepite per l’azione e si presterebbero all’uso di macchine teatrali: la lo a tra angeli e demoni e la scena della predicazione di Sant’Antonio alle creature marine mentre volano gli angeli.62 I di‑versi momenti di teatralità del testo de La Fede trionfante richiamano gli allestimenti scenici oratoriali e serenatistici o oboniani eseguiti in teatri provvisori nel giardino del Palazzo della Cancelleria e nel salone degli oratori.63 La «cantata in giardino» del 9 agosto 1694 con concerti di Arcangelo Corelli64 fu allestita in un teatro provvisorio
l’ambito di serenate, cantate e musica strumentale in generale: T. CHIRICO, Lʹinedita serenata alla regina Maria Casimira di Polonia cit., pp. 402n‑406n, 408‑410n, 412‑415n, 418n‑419n, 422n, 441, 444‑446.
57 ASSAC, F. ms. n. 76, p. 233.58 Ivi, p. 145.59 Ivi, p. 239.60 Ivi, p. 253.61 Ivi, p. 252.62 Ivi, pp. 248‑249; a p. 249, il secondo del coro degli eretici canta: «Angei
che volano, | Pesci che guizzano, | Fiere che stridano | Con crudeltà, | Tu i deridano nostra impietà».
63 Per gli allestimenti oratoriali con cara eristiche teatrali nella sala al primo piano della Cancelleria; T. CHIRICO, L’aquila bicipite e la musica cit., pp. 185‑201.
64 Corelli compose alcuni concerti e diresse una nutrita orchestra formata da trentasei violini, cinque viole e, venticinque tra violoni e contrabbassi e un liuto, cfr. doc. in BAV: Comp. O . 31, n. 24, «Lista degl’instromenti per la cantata in giardino [della Cancelleria]» del 9 agosto 1694 firmata da Arcangelo Corelli; Comp. O . 29, s.n. int., s.n. di f.: «A di p(rim)o luglio 1694 […] A dì 9 agosto per l’Accademia di S. Lorenzo ordinata dal Sig.r Arcangelo […]». Si vedano i
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paludato con arazzi; la loggia e il giardino erano ornati da centoses‑santaqua ro vasi di fiori.65 Una cronaca anonima ricorda che la «serenata» fu eseguita nell’intermezzo della «solita Accademia sa‑cra» «con echi replicati sonori, e plausibili»66 – o enuti probabil‑mente con la dislocazione di due compagini sonore sulla loggia e nel giardino – particolare che richiama gli interventi dell’Eco e i due cori («di naviganti» e di Angeli e Diavoli) ne La Fede trionfante.
Giovanni Ba ista Campello – nipote di Paolo Campello, al
seguenti doc. inediti in BAV, Comp. O . 167: 1) p. 232: «A di 30 d(e )o [o obre 1694] 424/423. Al fru ato di Cancellaria s. sessantatré b. 50 m(onet)e buoni a de i pagati con mandato delli 20 se (emb)re pros(simo passa)to ad Archangelo Corelli ad effe o di sodisfare diversi sonatori, che hanno servito in occ(asio)ne della festa di S. Lorenzo pros(simo passa)to, e Cantata fa a in Cancellaria li 12 cor(ren)te [mese], come dalla lista posta in f(ilz)a al n. 38 reg. 235 s. 63.50». Un altro pagamento a Corelli riguarda il periodo immediatamente precedente: BAV, Comp. O . 167, p. 284: «A di 14 giugno 1695. A di d(e )o ad Oratorij e Comedie s. centovento o b. 40 m(onet)a buoni a de i pagati con mandato delli 13 agosto pros(simo passa)to ad Archangelo Corelli per suo rimborso d’altretanti pagati a diversi sonatori per servizio prestato in occasione dellʹAccademia, e Cantata fa e in Cancellaria dalli 11 lug(li)o pros(simo passa)to a tu o li 9 Agosto come dalle liste poste in f(ilz)a al n. 24 reg(istra)to 30 s. 128.40».
65 BAV, Comp. O .: 1) 30, n. 165 «Conto di Tranquillo Volterra ebreo del 10 giugno 1693 al 21 o obre 1694»; il 9 agosto, «arazzi pezzi n. ventidue servirono per il Teatro fa o nel Giardino della Cancelleria per l’oratorio della vigilia di S. Lorenzo 6.60»; 2) 167, p. 284: «A di d(e )o [31 dic. 1694] 416/= Ad Oratorij e Comedie per nolo di arazzi, serviti in occas(ion)e della Cantata fa a nel Giardino della Cancellaria per la festa di S. Lorenzo pros(simo passa)to s. 6.60». Inoltre, BAV, Comp. O . 167, p. 243: «416/= Ad Oratorij e comedie [...] 164 vasi grandi, e mezzani e piccoli che stanno nel giardino e loggia di S.E. s. 17». Per la serenata, T. CHIRICO, Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni cit., pp. 160‑163.
66 LUCA DELLA LIBERA, Notizie di cantate e serenate a Roma nel Fondo Bologne i dell’Archivio Segreto Vaticano in La Fortuna di Roma, Cantate italiane e aristocrazia romana intorno al 1700, a cura di Berthold Over, Kassel, Merseburger, 2016 («MARS», 3), pp. 165‑166: «[9 agosto 1694] La sera del medesimo lunedì di vigilia della festa di San Lorenzo martire nel giardino della Cancellaria (doppo cantati li primi vespri in quella chiesa, a quali assistì l’eminentissimo O obono vice can‑celliere) fu fa a la solita Accademia sacra con l’intermezzo di una bella serenata cantata a 3 voci, et accompagnata da sopra 60 istromenti e con echi replicati sonori, e plausibili, alla quale funtione vi assistirono oltre l’eminentissimo O o‑bono sude o, anche altri o o signori Cardinali e quantità di dame».
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seguito del cardinale Rubini –67 riferì che durante la «sontuosa serenata» o oboniana del 9 agosto 1694, i cantanti e una folta orchestra erano sistemati su un alto palco a gradoni sovrastato da un quadro di San Lorenzo.68 La presenza del «Coro de’ musici» e di un quadro dello stesso santo è confermata dai conti o oboniani che descrivono «telari» alzati «nel cortile per la prospe iva», un altare, un palco, lumi.69 Purtroppo non abbiamo notizie sul com‑positore delle musiche di quell’oratorio forse incentrato su San Lorenzo.70
I conti del cardinale O oboni testimoniano che nella stessa estate del 1694 alcuni allestimenti di cantate e di una serenata in giardino si avvalsero di una ‘scenografia’ con molti vasi di piante e di una macchina (25 se embre).71 Le cerimonie sacre delle Quarantore
67 G. M. CRESCIMBENI, Notizie istoriche degli Arcadi morti cit., p. 373. 68 GIOVANNI BATTISTA CAMPELLO, Pontificato di Innocenzo XII. Diario a cura di
Paolo Campello della Spina, Roma, Accademia Storico Giuridica, 1893, p. 70: «A dì 9 [agosto 1694, …] La medesima sera il sig. Cardinale O oboni per la vigilia della sua festa di San Lorenzo in Damaso, fece una sontuosa serenata nel suo giardino con 100 strumenti ad arco. Stavano i musici e sonatori in un alto palco a gradini pieno di lumi aventi so o un quadro di San Lorenzo».
69 BAV, Comp. O . 30, n. 165, lavori per un’Accademia in Cancelleria: un quadro era piazzato «sopra il coro de’ Musici»; «E più per mia manifa ura d’haver aiutato alzare li telari nel cortile per la prospe iva et il quadro di S. Lorenzo per l’Altare fa o in d(e )o cortile con damaschi, e trine riportate et haver parato d(e )i Arazzi a orno il palco con essere stato due huomini accendere, e smorzare i lumi, e parato, e sparato tu e due le parti di d(e )o cor‑tile con damaschi. s. 4».
70 Dai documenti e resoconti citati si evince che il 9 agosto 1694 non si rappresentò una «cantata» di Lulier con i personaggi Tirsi, Daliso, Lise a, al contrario di quanto si sostiene in: T. E. GRIFFIN, The Late Baroque Serenata cit., p. 213; LOWELL LINDGREN, s.v. «Lulier, Giovanni Lorenzo», in NG, 15, pp. 289‑290; ARNALDO MORELLI, s.v. «Lulier, Giovanni Lorenzo» in DBI, 66, Roma 2006, h p://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni‑lorenzo‑lulier_(DizionarioBiografico)/ u. a. 9 se embre 2016. Per il doc. sulla cantata di Lulier, H. J. MARX, Die Musik cit., p. 143 n. 69bis h. Le parti della cantata di Lulier furono infa i copiate dopo il 10 agosto 1694, T. CHIRICO, Lʹinedita serenata alla regina Maria Casimira di Polonia cit., pp. 415‑416 e nt. 71; EAD., Serenate alla corte romana del cardinale Pietro O oboni cit., p. 163.
71 BAV, Comp. O . 29 s. n. int., s.n. di f.: «Spese e pagamenti fa i dal Sig.r
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nella Chiesa di San Lorenzo in Damaso inglobata nel Palazzo della Cancelleria si avvalevano di macchine che alla fine delle cerimonie erano smontate e riposte sopra il soffi o della sala della pallacorda in giardino.72
Come è noto, l’oratorio Il martirio di Sant’Eustachio (1690) su testo del porporato con musica di Flavio Carlo Lanciani fu rappresentato nel Teatro del Palazzo della Cancelleria.73 L’oratorio fu replicato qua ro volte al Collegio Nazareno nel 1694, stesso anno in cui si allestì la «cantata di Sant’Antonio».74
Nel salone degli oratori della Cancelleria erano presenti dei palchi;75
Angelo Carrara Mastro di Casa dell’E.mo O oboni […] nel mese di Agosto […] A dì d(e )o [31 agosto 1694] s. due b. 15 m(onet)a à de o per suo rimborso d’altri, e tanti spesi in porto e riporto di vasi dalla Loggia al Giardino, ed altri vasi levati, e poi riposti in suo luogo in occasione della Cantata fa a in d(e )o Giardino la sera […, f. mutilo] s. 2:15». Per i falegnami, Id., s. n. int., s.n. di f.: «Spese e pagamenti fa i dal Sig.r Angelo Carrara Mastro di Casa dell’E.mo O oboni […] nel mese di Se embre […]»; «A dì d.o [15 se . 1694] s. uno b. 80 m(onet)a pagati a Gio(vanni) Aurelio falegname per recognit(ion)e dell’assi‑stenza prestata con altri compagni la sera della Cantata fa a in Giardino […]»; «Spese e pagamenti fa i dal Sig.r Angelo Carrara Mastro di Casa dell’E.mo O oboni […] nel mese di se embre […]»; «A dì 25 se embre [1694] Lista delli [sei] omeni che sono stati à sistere per la machina della Serenata in giardino […]».
72 BAV, Comp. O . 15, n. 694, f. 782r, Conto di diversi lavori di muro, e simili fa i da m.ro Franc(es)co Catanio capo m(ast)ro m(urato)re per ser(vi)tio dell’em.mo sig.r card.le O oboni nel Palazzo della Cancellaria e p(ri)ma dalli 3 giug(n)o [1690] per tu o il mese di febraro Xm(b)re del 1690; f. 792r: «Per haver levato d’opera la machina del esposi‑ti(on)e del SS.mo e portata nella stanza della palla a corda tirata su, e riposta con diligenza nel quale tempo che furono se e giornate servirno ii [due] garzoni e 4 m(aest)ri […]»; f. 802r: «Per haver tirato, e messo in opera n. 5 arcareccie sopra d.e stanze che servono per posarci sopra le machine [f. 802v] del SS.mo che si fece in S. Lorenzo [...]». Per macchine e musiche delle Quarantore a San Lorenzo in Damaso, T. CHIRICO, “Et iusti intrabunt in eam” cit.
73 [PIETRO OTTOBONI], Il martirio di Sant’Eustachio, Roma, G. F. Buagni, 1690 e ID., Il martirio di Sant’Eustachio, Roma, G. G. Komarek, 1690; S. FRANCHI, Drammaturgia romana. Repertorio bi‑bliografico cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio cit., I, pp. 625‑627.
74 BAV, Comp. O . 30, n. 15: «Per Sant’Eustachio fa o Qua ro volte al Collegio Nazareno».
75 BAV, Comp. O . 15, n. 649: «Per avere Ritoccato tu e le pi ure delli palchi e
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nello stesso luogo venivano costruite delle stru ure effimere che servi‑vano ad allargare i cori e i palche i.76 Gli allestimenti oratoriali ‘sceno‑grafici’ facevano parte di uno sperimentalismo o oboniano in campo teatrale che investì in particolare i sogge i sacri e agiografici; pen‑siamo, ad esempio, La Santa Rosalia con musiche di Severo De Luca, Flavio Lanciani, Francesco Gasparini e a La Clemenza di Salomone di Carlo Francesco Pollarolo rappresentate nel 1695 nel teatro di bura ini.77 La pratica di allestimenti ‘scenici’ di oratori non era certo comune, in particolare negli ultimi anni del secolo; tra le pochissime testimonianze al riguardo si annovera il famoso allestimento dell’Oratorio per la Re‑surrezione di Georg Friedrich Händel a Palazzo Bonelli (8 aprile 1708) patrocinato dal marchese Francesco Maria Ruspoli.78 La rarità di allestimenti pseudoteatrali di oratori e la vicinanza di Paolo Cam‑pello (e dei suoi familiari) all’entourage o oboniana rafforzereb‑bero l’ipotesi dell’allestimento de La Fede trionfante al Palazzo della Cancelleria il 13 giugno del 1694.
Un altro particolare conforta la tesi della commi enza o o‑boniana del testo oratoriale di Campello: la presenza di cori che O oboni volle ripristinare nel teatro in musica.79
Riguardo all’autore della musica de La Fede trionfante possiamo avanzare alcune ipotesi. Forse si tra ò di Flavio Lanciani, copista della «cantata di Sant’Antonio» o di uno degli altri autori di mu‑siche che compaiono nello stesso conto di copiatura: Alessandro Scarla i, Giovanni Lorenzo Lulier, Giovanni Bononcini, France‑sco Gasparini.80 Ma non sono da escludere altri compositori che
pilastri che regeno de i Palchi».76 T. CHIRICO, L’aquila bicipite e la musica cit., pp. 185‑201.77 M. L. VOLPICELLI, Il Teatro del Cardinale O oboni al Palazzo della Cancelleria
cit., pp. 683 e 704; T. CHIRICO, La vicenda di Adonìa nelle opere di Girolamo Frigimelica Roberti (1695) e Pietro O oboni (1699) cit.
78 URSULA KIRKENDALE, Georg Friedrich Händel, Francesco Maria Ruspoli e Roma, revisione di Warren Kirkendale, traduzione di Giorgio Monari, Lucca, LIM, 2017, pp. 17‑21.
79 G. M. CRESCIMBENI, La bellezza della volgar poesia cit., pp. 113‑142 .80 Nel conto di copiatura «A dì 8 febbraio in carta d’arie e della Pace», «Io
provo a ciel» (H. J. MARX, Die Musik cit., p. 141 n. 66m) forse si identifica con i
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compaiono a margine nell’antologia spoletina che contiene La Fede trionfante: Bernardo Pasquini (al servizio di O oboni almeno dal 1690),81 Giovan Domenico Freschi, Aurelio Paolini.
La trama e il testo de La Fede trionfanteCome anticipato, i personaggi dell’oratorio sono Sant’Antonio,
il Capitano della nave, Pluto, Fede, Eresia; compaiono alcuni in‑terventi dell’Eco, di due eretici, di «Marinari che partano».82 Di‑versi cori dialogano tra di loro e cantano a volte uniti: due di navi‑ganti; di Demoni e di Angeli; nella seconda parte dell’oratorio, un coro di eretici dell’Emilia poi convertiti alla fede di Roma.
Il testo è diviso in due parti e si basa su una tranche della vita del santo. Antonio – di origine portoghese, al secolo Fernando Martins de Bulhões – si recò in Marocco nel 1220 per convertire al cristianesimo le popolazioni locali. Una volta giunto in quel paese si ammalò e fu costre o a partire; si imbarcò su una nave dire a verso la Spagna ma, a causa di una tempesta, approdò in Sicilia vicino alla ci à di Messina.
Le vicende del testo de La Fede trionfante partono da questo momento della vita del santo. Nella ‘scena’ di esordio due cori di naviganti cantano «All’erta nocchieri» nella furia della tempesta. Le «sarte» e le vele della nave sono squarciate: i due cori si scam‑
seguenti ms. dal titolo «Io provo a ciel sereno»: 1) Francesco Gasparini, S, vl I e II, b.c., La min., D‑B, Mus.ms. 30136; 2) Anonimo, S, vl I e II, vla, b.c., La min, BAV, Barb. lat. 4229.
81 Un documento del 1690 cita la copiatura di una parte «dell’Orat(ori)o di Sant’Alessio [di Bernardo Pasquini] per la S(ignorin)a Faustina» che Marx indica come la figlia del pi ore Carlo Mara i, all’epoca undicenne, H. J. MARX, Die Musik cit., p. 125 n. 8e, doc. in Comp. O . 19, n. 81. Pasquini musicò Il Colom‑bo su testo di Pietro O oboni, opera data al Teatro di Tordinona nel 1691; suonò in molte occasioni per O oboni, ad es. BAV, Comp. O . 23, n. 85, f. 429: «Per l’oratorio della Betsabea provato in Casa Savelli, e poi fa o nel Seminario Ro‑mano 24 marzo 1692» dove Pasquini è indicato come uno dei due clavicembali‑sti. Cfr. H. J. MARX, Die Musik cit., p. 174; ARNALDO MORELLI, La virtù in corte: Bernardo Pasquini (1637‑1710), Lucca, LIM, 2016, pp. 199‑233.
82 ASSAC, F. ms. n. 76, p. 252, aggiunto: «Arie a per i marinari che partano a car(ta) 235».
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biano brevi e concitate ba ute, poi si uniscono nuovamente su «All’erta nocchieri», dialogano ancora e si riuniscono alla fine.83 Il terrore dei naviganti è espresso da senari divisi tra i due cori con un rapido effe o ‘stereofonico’ che si alterna all’’urlo’ corale.84
Sant’Antonio prega Dio di riportare la calma; immediatamente il mare si placa nello stupore generale:
Che stupore! Che portento! In un tu o cessa il vento. Manca all’onda il suo furore. Che stupore!85
Lo stesso verso si presenta all’inizio e alla fine di entrambi gli episodi corali come una sorta di cornice.
Il capitano della nave a ribuisce ad Antonio il merito della loro salvezza ma il santo lo me e in guardia dicendo di essere stato la causa della tempesta perché è perseguitato dalle forze del male; il santo chiede e o iene di essere abbandonato. A questo punto del testo Campello aggiunse un’arie a strofica per Sant’Antonio, «Hor che calma c’invita sì bella» in cui il santo descrive la calma dopo la tempesta, l’arrivo dell’aurora e la partenza della nave.86
Pluto e i Demoni esultano: il capo degli inferi canta un’aria con da capo, «Coronate pur la fronte», cui fa eco il coro con da capo dei Demoni «Si preparino trionfi».87 L’Eresia interviene rimproveran‑do il dio degli Inferi e prevedendo che Antonio costituirà un pericolo per gli eretici dell’Emilia (il testo si riferisce alla comunità catara installata a Rimini all’epoca del santo). L’Eresia infonde nel cuore di Sant’Antonio una falsa vocazione all’eremitaggio. A que‑sto punto del testo oratoriale, Campello introdusse unʹarie a stro‑
83 Ivi, p. 233.84 Idem.85 Ivi, p. 234.86 Ivi, p. 235.87 Ivi, p. 235. La stru ura dei due testi è omogenea per numero e cara e‑
ristiche dei versi.
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fica per l’Eresia, «Quella speme che sì bella» e, successivamente, un’altra arie a strofica per Pluto: «Scorte à miei danni».88 Pluto e l’Eresia cantano insieme tre versi («Mostri terribili») ai quali fa eco il coro di Demoni «Con armi orribili». Interviene la Fede che canta il recitativo «Vi udì la fede o mostri rei d’abbisso»; poi chiama gli Angeli «Presti à comba erla» che cantano «Pronti ad abba erla». La strofa di sei versi cantata dalla Fede e dagli Angeli è omogenea per versi e per metro a quella precedentemente cantata da Pluto e dai Demoni89 espediente che manifesta l’intento dell’autore di pre‑sentare delle forze positive e negative ‘equivalenti’. Gli Angeli sca‑gliano fulmini contro i Demoni mentre i cori si scambiano rapide ba ute: «Partirà | Resterà | Partirà | Resterà».90
Antonio canta il monologo «Care selve, amico orrore» mentre è assalito dal dubbio sul suo eremitaggio; l’Eco dà la soluzione ai que‑siti del santo ripetendo l’ultima parola o l’ultima sillaba da lui pro‑nunciata secondo un interessante ’escamotage’ dell’autore: si veda, ad esempio, lo scambio di ba ute in cui l’Eco induce il santo a lasciare la vita contemplativa per ingaggiare il comba imento contro l’Ere‑sia. Sant’Antonio dice: «[…] Fugge d’oro | Il tesoro | Ben vedendo che riserva | So o forma di pace un’aspra guerra» e l’Eco risponde: «guerra».91 L’autore aggiunse il recitativo «Ma qual tenero affe o» e l’aria con da capo «Amato, | Bramato, | Mio dolce Giesù» per l’estasi di Sant’Antonio.92 Mentre il santo è rapito dalla visione divina, sia la Fede sia l’Eresia tentano di convincerlo alla propria causa; l’Eresia canta l’aria strofica «Cara pace d’un alma romita. La lo a tra le forze del bene e del male continua: l’Eresia e la Fede cantano un breve due o («Chi t’invola alla quiete ‑ Chi al prossimo ti asconde»).93 Antonio decide di partire per l’Emilia mentre comba ono le forze del
88 Aggiunta, p. 254: «Arie e per l’Heresia à car(ta) 236».89 Ivi, p. 237.90 Idem. 91 Ivi, p. 238.92 Aggiunta, p. 253: «Arie a per S. Antonio quando resta in estasi à carta
239».93 Una parentesi graffa unisce le frasi della Fede e dell’Eresia: «Chi t’invola
alla quiete ‑ Chi al prossimo ti asconde». Ivi, p. 241.
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bene e del male. La Fede e l’Eresia cantano ancora a due («Ho vinto | Non cedo»); a loro fanno eco i cori di angeli e demoni.94
La seconda parte dell’oratorio esordisce con l’infìda Eresia che arriva in Emilia so o le forme di una bellissima donzella. Alla turba di uomini eretici sedo i dal suo aspe o («Vezzose a peregrina») rac‑conta di essere in fuga dalla «fede di Roma»;95 sopraggiunge Antonio che la fanciulla addita come suo persecutore. Il santo comincia a pre‑dicare ma viene schernito dalla folla che lo invita a rivolgersi ai pesci; Antonio chiama allora a raccolta le creature marine che si affollano nell’acqua vicino alla riva per ascoltarlo (aria strofica «Voragini ondose»).96 Gli eretici, colpiti dal prodigio, si convertono e chiedono perdono a Dio; l’Eresia canta un’’aria di abbandonoʹ («Chi consola il mesto core»).97
I due cori di eretici convertiti cantano due strofe con versi ‘paral‑leli’ («Aura che garrula» e «Angei che volano»); poi si uniscono in un solo coro («Perdon Padre, perdono»). Sant’Antonio sancisce la vi o‑ria della Fede: «Portento è quando fè non ha portenti […] Con applauso infinito, eterna gloria | E risuoni ogni cor, l’alta vi oria»; gli fa eco il coro «Vi oria vi oria».98 Segue un concitato due o stro‑fico tra la Fede e l’Eresia costituito da brevissime ba ute («Vincente | Perdente»),99 molto simile per questo al coro iniziale dei naviganti. La Fede trionfante scaccia l’Eresia all’inferno. Campello aggiunse qui l’aria «Disserratevi | Spalancatevi | Stridoli cardini […]» dai brevis‑simi, onomatopeici versi.100 L’oratorio si conclude con la vi oria del‑la Fede «[…] ma sovra il tu o godi | Ch’udirai risonare | Là nel‑l’umbrica regia | Il mio campione invi o | Dell’empireo fra i numi essere ascri o […]»101 e un’invocazione corale a Sant’Antonio: un
94 Ivi, p. 242. 95 Ivi, p. 243.96 Ivi, p. 247.97 Ivi, pp. 253‑254.98 Ivi, p. 250.99 Ivi, p. 250.100 Aggiunta, p. 254: «Arie a per l’Eres(ia) a car(ta) 251».101 Ivi, p. 251.
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coro di «Tu i» esulta alludendo alla canonizzazione spoletina del santo:
Quanto predisse accadde. Hor se Spoleto Ti additò su nel Cielo, e tu dal Cielo De i nostri cor devotiDa cui pria lo apprendesti accogli i voti.102
Il testo oratoriale presenta pochissime stru ure ‘chiuse’ sia con il da capo (si veda ad esempio l’aria di Sant’Antonio «Amato,| Bra‑mato, | Mio dolce Giesù») sia strofiche e contiene molti cori, carat‑teristica insolita per oratori della fine del Seicento; probabilmente le «arie e» aggiunte nacquero proprio dall’esigenza di avere nell’ora‑torio dei pezzi più ‘cantabili’ che rispondessero a un gusto più ‘mo‑derno’.
102 Ivi, pp. 251‑252.
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APPENDICE
La Fede trionfante / Per l’Eresia soggiogata da S. Antonio / di Padova, in [PAOLO CAMPELLO], Raccolta di poesie, entro il 1702,103
ASSAC, F. ms. n. 76, pp. 233‑254.
Personaggi: Sant’Antonio (S. Ant.), Capitano della nave (Cap.), Pluto (Pl.), Eresia (Er.), Fede, Eco, Primo del coro degli eretici (P.mo coro er.)104 Secondo del coro degli eretici (S.do coro er.),105 I coro di naviganti (I coro nav.),106 II coro di naviganti (II coro nav.),107 Coro di demoni (Coro dem.), Coro d’angeli (Coro ang.), Coro er. (coro di eretici poi convertiti).108
[p. 233]La Fede trionfante / Per l’Eresia soggiogata da
S. Antonio / di Padova. Oratorio per l’istesso Santo.
[Prima parte]
«Da principio all’oratorio una sinfonia che rappresenta una tempesta di mare e due cori di naviganti nella stessa tempesta».
A 2 Cori nav.All’erta nocchieri
I Coro Le sarte
II Coro Le vele
103 L’autore e la datazione dell’antologia sono indicati nell’inventario del‑l’ASSAC.
104 A p. 244: «P.° del coro».105 A p. 244: «2.° del coro».106 A p. 233: «P.° coro».107 Ibid.: «2.° coro».108 Ivi, p. 244‑250, il coro di eretici è semplicemente indicato come «Coro»
probabilmente perché nel corso della trama gli stessi abbandonano l’eresia.
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I Coro Già ro e
II Coro Squarciate
I Coro Ha sorte crudele
II Coro Han turbini fieri
A 2 All’erta nocchieri
I Coro Lo scoglio schivate,
Che cieco si asconde E infranti ci dà.
II Coro Accorti incontrate La furia dell’onde Che perder ci fa Tra flu i si altieri.
A 2All’erta nocchieri
[p. 234]
S. Ant.Mio Dio t’intendo sì
Con suoni Di tuoni Tu parli così Mio Dio t’intendo sì.
Troppo ardito sperai; ma s’hor depongo Il mio pensiere audaceRendi tranquillo il mar, la nave in pace.
I Coro nav.Che stupore!
II Coro Che portento!
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I Coro In un tu o cessa il vento.
II Coro Manca all’onda il suo furore.
A 2 CoriChe stupore!
Cap.Ma del prodigio estrano L’obbligo à te dobbiam; che in breve orandoRendesti in calma il mar, mite Aquilone.
S. Ant. Anzi della tempesta io fui cagione.
Cap. D’onde sei?
S. Ant. Di Lisbona
Cap.Un nome?
S. Ant.. Antonio
Cap.Et hora ove ne vai?
S. Ant.Speranza ardita mi suggerì per far del cielo acquisto
[p. 235]
Ch’io spargessi per ChristoFra barbari infedeli, e sangue e vita
147
Cap.Ma repugnante il Cielo, hor vi supponiCi abbia qui tra i?
S. Ant.In solitaria spiaggiaDi questa erma foresta.Hor di me Giona indegnoSi scarichi la nave, e salvo è il legno.
Cap.Si appaghi il tuo desioAl lido marinari
S. Ant. Amici à Dio
[1. Hor che calma c’invita sì bella Corra ogn’alma alli scherzi di Teti, Non rammenti la fiera procella Ma coi venti la terra s’aquieti.
2. Fugge il lido, la terra s’asconde, Nostro grido più udir non si fà; Vaga Aurora sormonta dall’onde, E la prora lontana sen và.]109
Pl. 1. Coronate pur la fronte
Verdi allori sempre à mè Quei che appressa a Pluto l’onte Alla fin perdente n’è
Coronate &
Coro Dem.2. Si preparino trionfi
All’inferno ogn’hor ma più; Quell’altier non più si gonfi, Che da noi deluso fu
Si preparino &
109 Aggiunta, p. 252: «Arie a per i Marinari che partano a car(ta) 235».
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Pl.Ho vinto, ho vinto ad onta vostra o stelle;Opra del mio potere, o quanto omai
[p. 236]
Dalle spiaggie affricane Antonio è lungiEgli pensò superboColà portare ancor di Christo il nomeO lasciarvi la vita; aih lasso, oh comeVeder pareami alla tremenda voceOgni rege affricano Adorar già la croce.
Er.Gran Pluto aih che facesti?
Pl.Mia gradita Eresia di che ti lagni?
Er.Perché Antonio portasti in qu(es)te parti?
Pl.Acciò d’Affrica à Dio non faccia acquisto.
Er.Né d’Emilia ti cale,in cui per opra miaTrionfa l’Eresia?
[1. Quella speme che sì bella Verdeggiante intorno fù Hor da man troppo rubella Pluto oihmè sveller fai tu.
2. Quella palma che sì altiera Mio sudor nescer ti fa Destra omai troppo severa Pluto oihmè reciderà].110
110 Aggiunta, p. 254: «Arie e per l’Heresia à car(ta) 236».
149
Pl.Mal consigliato fui. Vanne veloce E infondili nel cor un finto zelo,Che in solitaria vita
Cap.Lungi da tu o il mondo il brama il Cielo.
[1. Scorte à miei danni Antonio fin qui Inciampi d’inganni L’arrestin sì sì.
2. S’à scioglier quei nodi Ch’io quivvii pensò Da lacci di frodi Non esca nò nò].111
Ite ministri mieiSecondate costei
Pl. Er.}1. Mostri terribili
[p. 237]
Furie implacabili Venite qui
Coro Dem.Con armi orribili
Piaghe insanabili Faremo sì.
FedeVi udì la fede o mostri rei d’abbissoOnde a forze d’infernoOpponere io saprò forze di Cielo:Chiamo al grand’huopo voi guerrieri alatiAcciò l’empia EresiaDall’alto poter vostro oppressa sia.
111 Aggiunta, p. 254: «Altra arie a per l’Heresia all’istesso foglio».
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2. Presti à comba erla Dà gli alti culmini Scendete qua.
Coro Ang.Pronti ad abba erla
Con fieri fulmini, L’empia cadrà.
FedeParta Antonio dall’eremo, e solleviDalli error di EresiaTosto l’oppressa Emilia
Coro Ang.Partirà
Coro Dem. Resterà
Coro Ang.Partirà
Coro Dem. Resterà
[p. 238]
S. Ant.Care selve, amico orrore
Che al mio Dio non mi togliete Sole siete Che beate questo core: Chi desio Del suo Dio Sol racchiude entro dal pe o Voi bramando Sospirando Fugge d’oro Il tesoro Ben vedendo che riserva So o forma di pace un’aspra guerra.
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Eco Guerra
[S. Ant.]Ma qual suono l’udito ferìForsi [sic] guerra m’intima l’inferno?
EcoNo
[S. Ant.]O di pugna con furie d’AvernoForsi il Cielo mi avverte così?
EcoSì
[S. Ant.]Giesù dolce s’armato non è
[p. 239]
Con quai forze il cor pugnerà
EcoHa
[S. Ant.]E qual’armi haver mai potràPeccatore che inerme si fé
EcoFé
[S. Ant.]Dunque à guerra mortal furie v’invitoSe fede haveròDall’empia Cocito Uscitene o mostriChe i fulmini vostriNon temo no no. Sant’Antonio resta in estasi[Ma qual tenero affe o
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Con soave languorSerpendo nel mio cor distrugge il pe o?
Amato, Bramato, Mio dolce Giesù, Lo spirto rapito Da sì caro invito Accogli pur tù.
Amato &].112
Er.Hor ch’è astra o dà sensiFalsa pietà gl’imprimerò nel core.
FedeHor ch’è rapito in DioVera pietà gl’instillerò nel pe o.
Er.1. Cara pace d’un alma romita
Cangia i boschi in un Ciel di piaceri, Ma s’orgoglio di audaci pensieri Per altr’uopo ad uscirne t’invita Farà ancor dal suo Dio l’alma partita.
[p. 240]
2. Dolce calma di placido porto Ha dal Cielo agitato nocchiero; Ma se riede nel pelago altiero Ben è giusto che restirà absorto Se i perigli di pria nol fero accorto.
S. Ant.Questo deserto dunque a me fia stanza.
FedeÈ vile la Palma
112 Aggiunta, p. 253: «Arie a per S. Antonio quando resta in estasi à carta 239».
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Che acquistasi in Lete,…… Vi orie segrete113 Non fregiano un alma.Godi qui tranquilla pace,E di Christo il Grege in piantoGeme intanto,Che ha nel sen lupo verace.Esci da boschi, e siaStrage l’uscita tua d’empia Eresia.
S. Ant.Se a tanto io114 voglio eccomi pronto, io parto
Er.Humiltà fra le selve il piè t’annodi.
FedeLa Fè ti sprona a ridar l’alme a Christo.
Er.Spesso perché altri sorga un alma cade
Fede Ma s’è re a da Fè cader non puote
Er.Infin salvisi l’alma, e il mondo pera,
[p. 241]
Fede Anzi l’alma a salvar, salvisi il mondo.
Er.Chi t’invola alla quiete }115 è troppo infesta
113 Puntini sospensivi nel testo.114 Cassato. 115 Una parentesi graffa unisce le frasi della Fede e dell’Eresia: «Chi t’invola
alla quiete | Chi al prossimo ti asconde».
154
Fede Chi al prossimo ti asconde } “
Parti
Er. Resta
S. Ant.Deh qual fuora de sensiAgitò l’alma mia doppio desioL’un di servir Giesù qui tra le selveL’altro d’uscirne a ridar l’alme a Dio?!116
Che farò? Se parto mai riede La pace che qui Giesù mi donò;
Se resto, la Fede Ch’Italia smarrì, Trovar più non può Che farò!
Mal’accorto e che penso!Dunque io che il patrio nidoLasciai per consacrar l’alma al Sig(no)reLà tra barbaro lido.Hor qui alla bella Italia
[p. 242]
Che superba Eresia preme col piedeNiego il soccorso mio!No, no selve vi lascio, o boschi a Dio.
Fede Ho vinto
Er. Non cedo
116 Cassato.
155
A 2 Lo seguo onde va
Fede Compagna fedele
Er. Nemica crudele
A 2Me sempre haverà
Coro Dem.Perirà
Coro Ang. Vincerà
Coro Dem.Chi di Pluto il nome altero
Disprezzar superbo intende Perirà
Coro Ang.Chi di Christo al bell’impero
Sogge ar l’alme pretende Vincerà
Coro Dem Perirà
Coro Ang. Vincerà.
[p. 243]
Seconda parte
Er.Di fantastico corpoVestii l’ignudo spirto e, o come appuntoVezzose a donzella omai rassembro.
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Di Rimini alle spiaggieAntonio a prevenir rivolsi il piede.Con la scorta di fede Qui distrugger pretende ogn’opra mia,Ma veder li faròQuanto puote Eresia.Con armi di beltàDi lusinghe, e di vezzi,Farò che si disprezzi Di fè l’austerità.O come la turba a me sen correChe la delude il falso mio sembiante.Se quel vago che in me apparveL’aura vana la formò,Belle a voi non cedo no,Le bellezze qua giù tu e son larve
[p. 244]
Coro er.Vezzose a peregrina
Ferma pur tra noi le piante Che all’altero suo sembiante Ogni core humil s’inchina.
Er.Amici invan chiedeteQuel che sorte a me niega.
P.mo coro er.Over gir vuoi?
Er.Fuggo il tiranno impero
D’un barbaro straniero, Che imponer tenta a me l’austera soma Della fede di Roma.
S.do coro er.Dunq(ue) sicuro asilo haver qui puoi,
Siam de la fè romana
157
Nemici ancora noi.
Er.Ma temo
P.mo coro er. E di che?
Er. D’inganni
S.do coro er. E da chi?
Er.Quel rio mi seguì
P.mo e S.do coro er. Siam pronti per te
Er.Ma temo
P.mo e S.do coro er. E di che?
Er.Ah che Antonio vantò l’empio nemicoRidur sogge i a Roma i nostri cori
P.mo e S.do coro er.Lo credi?
Er. Non so
[p. 245]
S.do coro er.Fia vano
158
Er. Non fu
P.mo e S.do coro er. Siam fermi ogn’hor più.
Er.Cangiarvi egli può
P.mo coro er. Lo credi?
Er. Non so.
P.mo e S.do coro er.Non torna fra stenti,
Chi in preda a contenti Un giorno si dà
Coro er.Che gran vanità.
Er. No no partir vogl’io.
P.mo coro er.Deh ferma il piede o bella
Er.Mi sareste infedeli io vado a Dio.
S.do coro er.Ogn’alma giura esserti fida ancella
Er.Ecco pronta la prova: un mio nemicoQuesti appunto è che viene.In solitarie areneLasciando pure al lidoChi vien meco è fedel, chi resta è infido.
159
FedeAlla pugna, alla pugna, all’armi, all’armi.A schiantare a Pluto il cornoForte eroe non più si tardi
[p. 246]
Con i dardi di tua lingua E si estingua quell’ardir Che perir il mondo fa:
Va veloce Di sua voce Forma i tuoni, ond’ei s’a erra Guerra, guerra,
L’empio abisso si disarmiAlla pugna, alla pugna, all’armi, all’armi
S. Ant.O qual sento nel senoVoce di ciel che a contrastar m’invitaContro del cieco infernoPer questa dal suo Dio grege smarrita.Fermate ohimè fermateOve da me fuggiteTurbe infelici; ah diteQual demone vi sforzaA dilungar dal vero Dio le piante, E con le piante il core:All’ovil vi richiamaL’amoroso del ciel nostro pastore.
[p. 247]
Er.Ah non l’ascolti no, fugga chi mi ama.
P.mo e S.do coro er.Non temer vaga beltà
Che schernito Il suo invito resterà Non temer vaga beltà.
160
S. Ant.Udite o turbe uditeDegli eserciti il Dio, che in me ragiona…
P.mo coro er.Cheto, cheto non parlare
Che noioso a noi riesci; Già che sei prossimo al mare Se pur tu n’hai desio predica a i pesci.
S. Ant.Si pur m’odano i pesci,Et a confonder gl’empiI mostri anco del mar, servan d’esempi.
1. Voragini ondose D’Egeo più profonde, Mandate dall’onde Le gregi squamose
2. Ascoltami a ento, E poscia perori I stupidi cori Il mutolo armento.
[p. 248]
P.mo coro er.Prodigio non più udito
S.do coro er. Stupor mai più veduto
A 2 Convocare a potuto Di pesci sovra il mar stuolo infinito.
Er.E si lieve cagione a me vi toglie?
P.mo coro er.E lieve appelli tu si gran portento!
161
Er.Infelice ahi che sento[Chi consola il mesto coreHo schernita,Ho traditaVeri oltraggi, e finto amoreOnde amareChe nel senoVi distillan gl’occhi miei,Fate un mare
[p. 254]
Ma ne menoAmmollire un cor potrei,Che di marmo anzi li rendeL’aspro mio fiero doloreHo schernita,Ho traditaVeri oltraggi, e finto amoreChi consola il mesto core].117 Partirò dunq(ue) oh DioSe schernito è da voi l’affe o mioS’ogni cor già m’è infido.
S.do coro er.Vanne ove vuoi, che noi torniamo al lido.
S. Ant.Del mar muti abitanti udite, udite.Dall’abisso del nullaTenebroso, ed informeTrasse ancor voi l’onnipotente destra,E a vagheggiare il sole,Et a guizzar per l’ondeDiede la luce a gli occhi, e squamme al tergo,Ei v’inargenta il dorso,e nel libero corsoV’è per l’ondose vie guida sicuraEt a cibarvi l’esca ei vi procura
117 Aggiunta, pp. 253‑254: «Arie a per l’Eresia a carta 248».
162
[p. 249]
Hor con eterne lodiChe l’huom qual belva niega al suo Fa oreBelve qual huomo voi dateli honore.
P.mo coro er.Aura che garrula,
Onda che mormora, Prati che vestono Il sen di fior, Tu i detestano Il nostro error.
S.do coro er.Augei che volano,
Pesci che guizzano, Fiere che stridano Con crudeltà, Tu i deridano nostra impietà.
CoroPerdon Padre, perdono
Dal Cielo omai c’impetra, Che questi cor di pietra Ammolliti pur sono Perdon Padre, perdono.
S. Ant.Chi nella vostra fuga il piè tra enne?
P.mo coro er.Della tua fede i portentosi eventi.
[p. 250]
S. Ant.Portento è quando fè non ha portenti.Dell’oppressa EresiaDunque da noi si doniAlla Fè trionfante
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Con applauso infinito, eterna gloriaE risuoni ogni cor, l’alta vi oria.
CoroVi oria, vi oria.
Fede1. Vincente
Er. Perdente
A 2 Mia forza pur è
FedeAllori
Er. Squallori
A 2 Venitene a me
Fede2. Risorta
Er. Già morta
A 2 Nel seno è virtù
FedeIo spero
Er. Dispero
A 2 Trionfi ogn’hor più.
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FedeCadesti pur, cadesti.Vi ima al mio valore empia EresiaE inalza il tuo cader la gloria mia.
[p. 251]
Hor dalla bella ItaliaAl gran nome d’Antonio a te fatalePartiti pure a voloNé ardir più mai di profanarne il suolo.
[Er.Disserratevi
Spalancatevi Stridoli cardini Barbari chiurti118
Trucidatemi Laceratemi Orridi spiriti Perfidi mostri Hor che la gloria mia piacquero infrante FedeA la fè trionfante].119 Riviera fortunata Che del mio grande eroe per l’opre eccelseMentre ancor viva al mondoIn superbo teatro il ciel destinaE poi che absorta in Dio fia la bell’almaTu pur ne avrai la salma.Ma sovra il tu o godiCh’udirai risonareLà nell’umbrica RegiaIl mio campione invi oDell’Empireo fra i numi essere ascri oFortunata, felice ci à;Altri vanti la culla o la tomba
118 La parola è quasi illeggibile.119 Aggiunta, p. 254: «Arie a per l’Eres(ia) a car(ta) 251».
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Di sua vita in te primo rimbombaChe rinasce, et eterna sarà.Fortunata felice ci à.
Tu iQuanto predisse accadde.
Hor se Spoleto Ti additò su nel cielo, e tu dal cielo [p. 252] De i nostri cor devoti Da cui pria lo apprendesti accogli i voti.