energia, meglio nucleare o alternativa?

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P i MAGAZINE Periodico italiano DOSSIER Approfondimenti tematici ENERGIA Meglio nucleare o alternativa? ENERGIA Meglio nucleare o alternativa? a cura di Anna Paola Tortora

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Dossier sull'energia nucleare.

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Periodico italiano

DOSSIERApprofondimenti tematici

ENERGIAMeglio nucleare o alternativa? ENERGIAMeglio nucleare o alternativa?

a cura di Anna Paola Tortora

Nucleare sì o no? Secondo lei il risultato è scontato?

“Siamo ancora all’inizio di una campagna in cuicredo che la prima cosa da fare per tutti noi sia,come diceva Einaudi, ‘conoscere per deliberare’.Ovverro, occorre mettere i cittadini in condizionedi sapere, capire e poi liberamente di scegliere.Certo c’è da sperare che questo referendum rag-giunga il quorum, cosa che in Italia non succededa 18 anni. Credo che questo sia veramente unpeccato per la qualità della nostra democrazia”.

Ma secondo lei possono bastare questi pochi mesi

di dibattito per arrivare a una riflessione fondata

sulla questione nucleare?

“Nel 1987, si disse che i risultati del referendumerano stati fortemente condizionati dagli avveni-menti di Chernobyl. Ma la questione reale è cheall’epoca accadde che i cittadini si erano convintiche il nucleare, per come è fatta l’Italia, non erasicuro. Uno dei dubbi più consistenti, infatti, erala capacità di controllo da parte degli organismipreposti del rispetto delle regole di sicurezza. Inquesto il nostro Paese si è sempre dimostrato‘debole’ e forse in molti cittadini pesa anche que-sta sfiducia di fondo. E questo è un tema fonda-mentale che ci deve far riflettere.Però io penso che i cittadini quando sono suffi-cientemente informati sono in grado di trovare

un loro orientamento. Magari non un orienta-mento tecnico ma quantomeno di massima, spie-gando le argomentazioni in modo semplice.Ancora meglio sarebbe se tali spiegazioni arri-vassero da autorità terze, al di fuori degli interes-si in gioco”.

Ma per lei la scelta antinuclearista da cosa è gui-

data?

“Personalmente io ne faccio una questione etica.La lunghezza dei tempi di decadimento delle sco-rie radioattive mi fa decidere di non voler ‘pesa-re’ sul futuro dei nipoti dei miei nipoti. Per altrila questione può essere, invece, di carattere eco-nomico. Perché la spesa che verrà messa incampo non è giustificata dai reali risultati chepotrebbero derivarne. I termini del confronto

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All’Italia mancaun piano energeticoSecondo Silvio Di Francia, coordi-natore della segreteria romana delpartito Democratico, il referendum del 12 giugno rappresenta l’opportu-nità di confrontarsi su cosa voglia-mo fare del nostro futuro collettivo.Un’occasione anche per la politicaitaliana di discutere finalmente unaquestione vera.

DOSSIER

sono diversi. Ma io ritengo che in una democraziamatura occorra aprire il dibattito con opinioniautorevoli e terze. Se invece nulla accade e si faassistere il pubblico a delle brutte trasmissioni,un po’ gridate, nella quale la demagogia dientrambe le parti prevale è chiaro che i citta-dini poi possano anche decidere di non andarea votare”.

Quindi il problema è anche nel

modo di proporre le diverse posi-

zioni: questo è giusto e l’altro è

sbagliato.

“In pratica sì. Occorre anche che ipartiti siano in grado di recepirequello che è l’orientamento collet-tivo. Faccio un esempio banale,che molti non conoscono. Il primoreferendum, quello sul quale siblocco il programma nucleare inItalia, in realtà non decretava lafine del nucleare, ma abrogava tre punti: il ruolodegli enti locali nella scelta del sito; un tipo difinanziamento pubblico alla ricerca nucleare; ildivieto per l?Enel di partecipare alla costruzionedi centrali nucleari all’estero.Però le forze politiche di fronte alla valanga deino decisero che era il caso di sospendere qualsia-si progetto in tal senso. Naturalmente le ricerchepotevano andare avanti. Molti non sanno, adesempio, che alla casaccia c’è ancora un piccoloreattore che funziona, dove si può fare ricerca.Molti studiosi italiani per effetto di quella deci-sione sono molto all’avanguardia, per esempio,nella ricerca per la fusione fredda.Insomma, si tratta di decidere cosa vogliamo faredel nostro futuro collettivo”.

Ma quali sono i percorsi alternativi al nucleare?

“Investire sulla ricerca delle fonti alternative,anziché sulla costruzione di nuove centrali,potrebbe produrre dei vantaggi di gran lungasuperiore rispetto ai vantaggi del nucleare. In Italia, ad esempio, se veramente si mettessemano a rendere efficiente e non dispersiva lanostra rete di distribuzione, già da quello si rica-verrebbe quanto da un reattore. Si tratta quindidi discutere con intelligenza e senza demagogiadi una scelta che riguarda sia noi sia quelli cheverranno dopo”.

Anche sulle fonti rinnovabili si intuisce che esistono

una serie di lobbies che tendono a spingere in que-

sta direzione. Spesso, infatti, non si dice che sono

fonti discontinue e che richiedono forti investimen-

ti. Non è che nelle logiche di convenienza si smette

di cercare una soluzione veramente praticabile?

“In questo la campagna referendaria nondovrebbe cedere all’irrazionalità o alla furbizia.Io penso che se la politica no riprende anche lapropria dignità di voler spiegare con intelligen-za e chiarezza quali sono i problemi che tutti

abbiamo davanti. Anche le fonti rin-novabili sono soggette non solo ainteressi ma anche di fattori che nonsono piacevoli da trattare. Pensiamoad esempio alla camorra che ‘punta’all’eolico in meridione. E questo spie-ga anche la sfiducia emotiva di moltiitaliani nei confronti delle scelte chemettono a rischio la nostra sicurezza.Perché se sono insufficienti i control-li e prevale un certo egoismo è chiaroche tutto ciò genera una certa fragili-

tà culturale.Due mesi fa, davanti alla crisi del nord Africa,tutti quanti dicevano che occorreva tornare dicorsa al nucleare. Poi, con quel che è capitatoin Giappone, si è fatta marcia in dietro.Io ritengo, invece, che quelli che se ne occupa-no dovrebbero discutere seriamente del perchél?Italia non ha un piano energetico. Discuteresul piano energetico conviene a tutti”.

Quindi, in definitiva, ci si potrebbe anche ritrovare

tutti d’accordo sulla scelta di un mix energetico?

“Mi sembra che questa volta sono molte anche leassociazioni che sono intervenute sul confronto,anche a favore del nucleare. Questo fa ben spera-re che prevalga un’informazione vera piuttostoche demagogica”.

Insomma, euesta è una situazione su cui occorre

riflettere al di là delle posizioni ideologiche e parti-

tiche.

“Sì. Probabilmente c’è finalmente la possibilità didiscutere una questione vera. Personalmenteritengo che non occorra più dividersi su questionisecondarie. perché indipendentemente dalla scel-ta che passerà, siamo tutti vittime dell’arretra-tezza. Non è che l’Italia colmerà il gap tecnologi-co nei confronti degli altri paesi. Il punto vero èche da noi non si investe sulla ricerca, da qualsia-si parte la si voglia guardare. In questo noi abbia-mo un problema che riguarda l’intero Paese efinalmente ne discutiamo pubblicamente”. F.B.

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Dopo il disastro di Fukushima e la recenteconferenza tenutasi a Cancun, nella quale i

vertici mondiali si sono riuniti per discutere deigravissimi problemi ecologici che affliggono ilnostro pianeta al fine di fissare obiettivi nellasperanza di ottenere miglioramenti significati-vi, ci ritroviamo a parlare di energie alternative.Ormai da tempo, infatti, il dibattito internazio-nale è spostato sull’emergenza climatica eambientale: un’impressionante quantità diemissioni di anidride carbonica in eccesso èdepositata nella nostra atmosfera e l’inquina-mento dell’aria che respiriamo aumenta adismisura. Le città più popolose e i centri indu-striali si presentano ormai agli occhi di osserva-tori esterni come cumuli di fumo nero, nocivoper la salute di ognuno di noi, oltre che per ilmondo in cui viviamo: ghiacciai che si sciolgono,temperature che aumentano, innalzamento dellivello del mare e conseguente allarme ecologicoe ambientale. Insomma, ciò che si prospetta agliocchi di tutti è una situazione di emergenza cherichiede al più presto l’attuazione di un pianorisolutivo per salvare il salvabile del mondo incui viviamo. Sono in primo piano, ormai daanni, temi come la ricerca di nuove fonti energe-tiche in grado di rispettare il nostro pianeta.Meglio affidarci a fonti di energia alternativa,considerate più sicure come gli impianti che

sfruttano l’energia eolica, oppure investire in untipo di centrale nucleare che, a oggi, nonostantei progressi della ricerca scientifica, fa paura esul quale continua a esistere molta disinforma-zione? Cerchiamo di fare chiarezza a riguardopresentando due dei metodi di produzione dienergia alternativa attualmente al centro deidibattiti nazionali a riguardo.

Nucleare sì o nucleare no? Il discorso sul nucleare si prospetta sin da subi-to piuttosto complesso: accanto all’insieme dielementi a favore di un tipo di energia alterna-tiva ricavata dalle reazioni degli atomi tra loro,esistono una serie molto lunga di ‘contro’ chegettano timori e portano inevitabilmente ariconsiderare la questione. Prima di tutto, però,c’è da affrontare un approfondimento: come sigenera l’energia nucleare? Questa ha originedalla reazione di nuclei di atomi molto pesantiche, dividendosi, sprigionano energia, oltre amateriali di scarto comunemente definiti ‘sco-rie’. Il processo prende il nome di fissionenucleare. Nella fattispecie, quando si parla dinucleare, la preoccupazione più frequenteriguarda la sicurezza. Il punto di vista di alcunistudiosi è che oggi vivere nel territorio dove èsituata una centrale nucleare sia molto più sicu-ro rispetto a qualche anno fa: non è d’accordo chi

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DOSSIER

Energia alternativa:una speranza

per il nostro pianeta?

porta come esempio contro la diffusione di unacultura del nucleare in Italia il disastro diChernobyl. I favorevoli rispondono che, nel casoin questione, la vera tragedia fu rappresentatadall’assenza di un contenitore per il reattore,elemento determinante nell’analisi di una simi-le catastrofe, poiché consentì la dispersionedelle scorie radioattive, non quindi il loro conte-nimento, anche in territori molto distanti, rifiu-ti tossici che si sono resi responsabili nelle zonepiù prossime alla centrale di danni ambientali eumani molto gravi, conseguenze negative cheoltretutto si dimostrano durature nel tempo. Sele scorie fossero state ‘arginate’ la situazioneattuale e le conseguenze dell’epoca sarebberostate differenti? Di fatto, possiamo mettere inevidenza una questione piuttosto rilevante: lareale e completa copertura e, quindi, la messa insicurezza dell’edificio dell’ex centrale nucleare èstata portata a termine solamente lo scorsoanno. Questo dimostra che, dal 1986 a oggi, lescorie radioattive fuoriuscite dall’impiantohanno avuto ben 24 anni di tempo per faredanni. Si tratta ovviamente di punti di vista:Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo perGreenpeace Italia, tende a sottolineare come,nonostante i livelli di sicurezza siano aumenta-ti, questi non possano essere ritenuti sufficientiper garantire l’inesistenza del pericolo. Unsecondo interrogativo poi è: ma le scorie, dovevanno a finire? Queste, almeno secondo la cor-rente informazione, verrebbero racchiuse incontenitori deputati al loro contenimento, ovvia-mente ermeticamente chiusi e poste nel sotto-suolo, in attesa del decadimento dei materialiradioattivi contenuti in questi ultimi. E se i con-tenitori perdessero? Se qualcosa andasse storto?Si ha idea del disastro ambientale a cui sipotrebbe andare incontro? Queste alcune delleargomentazioni dei contrari, fermamente con-vinti che sottoporsi a un rischio simile non valgala pena: nell’eventualità che si verifichi un disa-stro, intere porzioni di territorio diventerebberoradioattive, fette enormi di territorio nonpotrebbero più essere coltivati, né utilizzati peril pascolo degli animali. Tanto meno sarebbesicuro costruirci. Di contro, i favorevoli rispon-dono che quello dello smaltimento delle scorierappresenterebbe un problema secondario:Umberto Minopoli, direttore delle Attività com-merciali di ‘Ansaldo nucleare’, sostiene che da

Cosa pensano gli Italiani del nucleare?Secondo un sondaggio realizzato da Fullresearch, su un campio-

ne di mille persone, sette italiani su dieci sono contrari alla

costruzione di centrali nucleari. Ma fra il 68,4% di contrari e il

20,3% di favorevoli, c’è un 11,3% che sembra non aver ancora

preso una decisione a riguardo. Ma il vero problema dei sondag-

gisti, a oggi, non è come ma piuttosto in quanti voteranno e se si

raggungerà il quorum. Anche se in questa occasione potrebbe

essere, prima ancora della tragedia di Fukushima, il referendum

sull’acqua e la campagna mediatica condotta dai promotori del sì

a determinare una svolta.

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Sondaggi

otre 60 anni le scorie vengono riposte in conteni-tori da lui reputati sicuri, trasportate e stoccatenelle stesse centrali nucleari e poi, successiva-mente, trascorsi alcuni anni, portate in depositialtrettanto sicuri. E se si riuscisse a giungere aun nucleare pulito? È questa la sfida tutt’ora inatto all’Enea di Frascati, dove già da molti anniè in corso una ricerca condotta appunto dal cen-tro per le Energie alternative dell’Ente sullaproduzione di energia nucleare mediante unprocesso alternativo al classico: quello dellafusione nucleare. Negli ultimi anni, la richiestadi energia proveniente da fonti cosiddette rinno-vabili sta diventando sempre più forte: inEuropa il 16,4% dell’energia elettrica è prodottacon metodi alternativi e, anche in Italia, la que-stione sembra aver preso piede. In questo scena-rio è inserito anche il lavoro portato avanti dalteam di ricerca sulla fusione nucleare comemetodo di produzione di energia alternativa del-l’istituto di ricerca dell’Enea di Frascati: lafusione sembrerebbe poter essere in grado diprodurre energia nucleare senza scorie. Questareazione, però, avviene solo se indotta all’inter-no di particolari reattori tutt’ora in fase di stu-dio. E ricreare tali condizioni rimane, oggi, unprogetto in fase di sperimentazione, che se por-tato a termine, però, garantirebbe la produzionedi un’energia nucleare ‘pulita’. Inoltre, la mate-ria prima, rappresentata dall’idrogeno, è prati-camente illimitata in natura. Il parere diGreenpeace a riguardo è negativo, in quanto lafusione è una tecnologia ancora in fase di speri-

mentazione, che rimarrà tale ancora per moltotempo. Altro punto dolente è poi rappresentatodagli enormi costi delle centrali nucleari: quan-to tempo si impiega ad ammortizzarli? Il para-gone sul prezzo dell’energia ‘finita’ sembrereb-be, secondo alcuni, comunque vantaggioso per ilnucleare che, in quanto ad abbattimento delprezzo, sconfigge anche un altro metodo di pro-duzione di energia alternativa, come quello rap-presentato dall’eolico; se un Kw/h con il primocosta intorno ai 3/6 centesimi, il secondo arrivaa costare anche 8/11 centesimi per Kw/h.Vieppiù, i favorevoli mettono in evidenza come,se un reattore nucleare che produce energiaelettrica fosse situato in Italia, la maggior partedei capitali rimarrebbe nel nostro Paese con lafunzione di alzare il valore del Pil e rendendo ilnostro Paese un luogo più ricco. Di conseguenza,s’innalzerebbe anche il livello di benessere dellefamiglie che lo abitano: una sorta di protezioni-smo blando, con lo scopo di evitare la dispersio-ne di risorse all’estero. Costruire un impiantonucleare costa molto, è vero. Su una scala dicosti, la spesa del nucleare sembra così riparti-ta: l’85% della spesa per la costruzione dell’im-pianto, il restante per la materia prima necessa-

ria alla reazione. Ma tutto quel capitale rimar-rebbe comunque nel nostro Paese, costituendoquindi un investimento: una cifra di poco infe-riore (78%) viene spesa per acquistare, dall’este-ro, la materia prima necessaria a far funzionareuna centrale termoelettrica. Questo dimostre-rebbe come i capitali spesi nel secondo caso, dipoco inferiori, sarebbero costi fini a loro stessimentre quelli impiegati per la costruzione di unreattore nucleare si potrebbero considerare uninvestimento. Un’associazione ambientalistacome Greenpeace, di contro, mette in evidenzacome la realizzazione di una simile energia com-porterebbe spese folli.

L’eolicoLe fonti rinnovabili devono essere in grado digarantire un impatto ambientale e un inquina-mento molto più contenuti e trascurabili delleenergie che sfruttano fonti fossili. In più, lematerie prime devono essere praticamente ine-sauribili, con conseguente annullamento delrischio di rimanere ‘senza’ per scarsità o proble-matiche politiche o diplomatiche, come accaddenel caso della guerra del gas tra Russia eUcraina, che rischiò di lasciare il nostro Paese ‘asecco’. Se l’energia nucleare sfrutta la reazioneche avviene tra gli atomi per produrre energia,gli impianti eolici generano quest’ultima sfrut-tando la forza del vento. Per generare energiaeolica, appunto, è necessario l’impianto su terri-torio di strutture definite aerogeneratori: ne esi-stono diverse tipologie, ma la più diffusa è quel-la rappresentato da una struttura alta circa 50metri con 2 o 3 pale di una ventina di metri cia-scuna, pronte a muoversi sotto l’azione del ventoe trasformare questa in energia elettrica. Lapotenza elettrica giornaliera erogata da uno diquesti aerogeneratori sembrerebbe capace diraggiungere i 500/600 kW (pari al fabbisognoenergetico giornaliero di 500 famiglie) secondo idati diffusi dall’Enea. Un insieme di impiantidanno poi vita a quella che viene definita una‘wind-farm’, una fattoria del vento, una vera epropria centrale che in un’area molto ampia rac-chiude più aerogeneratori posti a una distanzadi almeno 200 metri l’uno dall’altro.Un’ipotetica wind-farm posta in un territoriodove il vento soffia a una velocità media di 25km/h e composta da 30 impianti potrebbe esse-re in grado di produrre 20 milioni di kWh l’an-

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DOSSIER

Nel quesito referendario ai cittadini è chiesto:"Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto dimodificazioni ed integrazioni successive, recanteDisposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la sem-plificazione, la competitività, la stabilizzazione dellafinanza pubblica e la perequazione tributaria, limitata-mente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d:realizzazione nel territorio nazionale di impianti di pro-duzione di energia nucleare".

Si risponde SÌ se si vuole impedire di progettare e rea-

lizzare in futuro nuove centrali nucleari sul territorio italiano.

Si risponde NO se si vuole mantenere l’attuale legge

che consente la costruzione di nuove centrali nucleari in Italia.

Scheda grigia3

no, ovvero la quantità di energia elettrica di cuiha bisogno una popolazione di 7 mila famiglie.Esistono però associazioni e organizzazioni dicittadini contrari all’edificazione di impiantieolici, considerandoli di eccessivo impattoambientale, deturpanti del paesaggio. Il riferi-mento è ad esempio a Via Dal Vento, un sitocreato da cittadini più o meno impegnati nellacausa ambientale che denuncia l’invadenza el’impatto negativo che la costruzione delle wind-farm porta al territorio, mettendo in evidenzacome queste possano letteralmente deturpareun paesaggio. C’è chi, poi, come Carlo Ripa diMeana, denuncia una vera e propria organizza-zione criminale sotto la gestione dei “mulini avento”, definendo l’atomo migliore di questi ulti-mi in un articolo uscito su ‘Il Riformista’ lo scor-so settembre. Ripa di Meana, inoltre, in unintervista per ‘livesiciliatv’ ha definito l’eolicoun problema spinoso, reputandolo un’energiaintermittente, accessoria e aleatoria, sulla qualenon è possibile fare affidamento, dipendendoesclusivamente dalle condizioni atmosferiche diun determinato luogo in un preciso momento,poco adatta a un Paese poco ventoso comel’Italia. Oltre a un problema pratico, dal presi-dente del Cnp (Comitato nazionale del paesag-gio) viene messa in evidenza la, a suo parere,deturpazione di cui gli impianti eolici sarebberoresponsabili in un Paese dal patrimonio paesag-gistico come quello italiano, sfregiato da questimostri alti più di cento metri. In conclusione,Ripa di Meana ha definito l’operazione eolico un

affare in totale perdita in un Paese come ilnostro, che non presenta le caratteristichenecessarie per lo sfruttamento di una simileenergia alternativa. Di contro, Greenpeace eIses Italia, nel rapporto ‘Generazione eolica esolare - elettricità rinnovabile e posti di lavoro:prospettive globali e italiane’, sostengono forte-mente la soluzione eolica come energia rinnova-bile contro l’inquinamento e come fonte che, inprevisione, nel 2050 sarà in grado di fornire il34% dell’energia a livello mondiale, consentendocosì di risparmiare ben 110 miliardi di tonnella-te di anidride carbonica a partire da subito.L’associazione ambientalista definisce ingiusti-ficata l’opposizione che gli impianti eolici stannotrovando in Italia da parte di alcune ammini-strazioni locali, considerando uno ‘pseudoam-bientalismo’ quello di coloro che dimostrano dinon rendersi conto dell’urgenza di nuove fonti dienergia, che preservino l’aria che respiriamo. Inevidenza anche la possibilità di un’integrazionemigliore degli impianti con il paesaggio, elemen-to che consentirebbe di aggirare le polemichecirca la deturpazione di quest’ultimo. Un accen-to, infine, è stato posto sulla grande quantità diposti di lavoro che si verrebbero a creare nelnostro Paese, se l’eolico prendesse piede. Nelrapporto è sottolineato come recenti studi abbia-no confermato come il vento sia una risorsaestremamente disponibile in quasi tutte leregioni del mondo, tanto che la mancanza diquesto non si possa considerare in nessun modolimitante allo sviluppo dell’eolico.A.P.T.

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Nel mondo ambientalista ‘classico’ non c’è

discussione: il nucleare rappresenta un peri-

colo per la popolazione e le scorie radioattive

sono di difficile smaltimento. Servono, dun-

que, maggiori investimenti nelle fonti alter-

native e più sane politiche di risparmio ed

efficienza energetica

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Eternamentecontrari

DOSSIER

Giuseppe Onufrio Greenpeac

““IIll nnuucclleeaarree nnoonn ccoonnvviieennee””

Abbiamo parlato conGiuseppe Onufrio, notoricercatore e fisico, diret-

tore esecutivo per Greenpeace Italia della que-stione nucleare. Greenpeace, uno dei più grandimovimenti ambientalisti di tutto il mondo, sidichiara infatti da sempre contrario all’energianucleare.

DDoottttoorr OOnnuuffrriioo,, qquuaall èè llaa ppoossiizziioonnee ddiiGGrreeeennppeeaaccee ssuull nnuucclleeaarree ee qquuaallii ssoonnoo iipprriinncciippaallii mmoottiivvii cchhee ssoonnoo aallllaa bbaassee ddeellllaavvoossttrraa aavvvveerrssiioonnee aall tteemmaa??“Nessuno dei problemi che pone l’energia nucleareè stato ancora risolto, nonostante questa tecnologiada 60 anni abbia ricevuto ingentissime risorse pub-bliche. Non è risolta la questione delle scorienucleari – il principale progetto per la gestione alungo termine, quello di Yucca Mountain negliUSA, è stato chiuso dopo 15 anni e 9 miliardi didollari spesi invano – e non esiste ancora una tec-nologia intrinsecamente sicura. La gestione del-l’eredità del nucleare in Inghilterra prevede unpiano di spese di 90 miliardi di euro in 130 anni:lasciamo un’eredità velenosa alle prossime genera-zioni per usare una tecnologia basata su un mine-rale, l’uranio, il cui orizzonte di esaurimento è nellostesso ordine di quello del petrolio. Infine, ancheraddoppiando la potenza nucleare oggi installatanel mondo, l’effetto sulla riduzione delle emissionisarebbe marginale (circa il 5%) e richiederebbecifre folli. Il costo del’elettricità da nucleare è il piùelevato tra le fonti convenzionali e anche dell’eoli-co, come dimostrano le recenti stime delDipartimento Usa dell’energia”.

CC’’èè cchhii ssoossttiieennee cchhee ooggggii vviivveerree nneeii pprreessssiiddii uunnaa cceennttrraallee nnuucclleeaarree ssiiaa mmoollttoo ppiiùù ssiiccuu--rroo ddii qquuaallcchhee aannnnoo ffaa:: ccoommee rriissppoonnddee aa qquuee--ssttaa aaffffeerrmmaazziioonnee??“In Germania, un ampio studio epidemiologico,approvato ufficialmente dal Governo tedesco, hadimostrato che c’è un aumento delle leucemieinfantili del 120% e dei tumori solidi nei bambinidel 60% nella popolazione che vive entro i 5 kmdalle 17 centrali tedesche. E in Germania non c’è

stato nessun incidente grave. Nel normale funzio-namento viene rilasciata radioattività in aria e inacqua ed esistono rischi dell’esposizione a bassedosi ma prolungate: per le radiazioni non esisteuna soglia al di sotto della quale il rischio è zero”.

AA CChheerrnnoobbyyll nnoonn eerraa pprreesseennttee uunn ccoonntteennii--ttoorree ppeerr iill rreeaattttoorree cchhee aavvrreebbbbee ddoovvuuttooaavveerree llaa ffuunnzziioonnee ddii ccoonntteenneerree llaa ffuuoorriiuussccii--ttaa ddeellllee ssccoorriiee iinn sseegguuiittoo aa uunn eevveennttuuaalleeiinncciiddeennttee:: lleeii rriittiieennee cchhee ooggggii eessiissttaa ppiiùùssiiccuurreezzzzaa??“I livelli di sicurezza sono aumentati rispetto alpassato, ma non vuol dire che il pericolo sia nullo.Il rischio è il prodotto di due quantità: la probabili-tà che un certo evento accada per l’entità delle pos-sibili conseguenze. Abbiamo dimostrato, nel 2006,che l’analisi del rischio di incidente di un aereo checasca su un reattore EPR era stato sottovalutato,inserendo come limite un incendio che durasse solo2 minuti. Un aereo di linea al decollo può avere 70tonnellate di kerosene e anche di più, dunque unincendio di 2 minuti non è realistico.Recentemente, proprio per la mancanza di uno sce-nario realistico, è stato bocciato dall’autorità disicurezza americana – la Nrc – l’analisi dei rischiper far approvare il reattore AP1000, che dovràessere rifatto. Dopo l’11 settembre 2001, negli USAè richiesto che il guscio del reattore regga all’im-patto con un aereo di linea. In ultimo, pensiamo airecenti terremoti che hanno devastato il Giappone.Già nel 2007, l’isola nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, dove ci sono 7 reattori nucleari, ci avevafatto correre gravissimi rischi: anche se non c’erastata una fuoriuscita significativa di radioattività,perché i reattori erano stati costruiti bene, 6 dei 7reattori sono ancora fermi, poiché non si riesce acapire quali danni abbiano conseguito.Conseguenza: una mancata produzione pari aquasi il consumo della città di Tokio”.

IIll tteemmaa ddeelllloo ssmmaallttiimmeennttoo ddeellllee ssccoorriiee,,iinnssiieemmee aa qquueelllloo ddii uunn iinncciiddeennttee,, èè cciiòò cchheeffaa ppiiùù ppaauurraa qquuaannddoo ssii ppaarrllaa ddii rriiccoorrssooaallll''eenneerrggiiaa nnuucclleeaarree.. PPrreessssoo ii llaabboorraattoorriiddeellll’’EEnneeaa ddii FFrraassccaattii,, ppeerròò,, èè iinn ssppeerriimmeenn--ttaazziioonnee llaa pprroodduuzziioonnee ddii uunn ttiippoo ddii eenneerrggiiaannuucclleeaarree ddeerriivvaannttee ddaa uunn pprroocceessssoo ddii ffuussiioo--nnee ttrraa aattoommii ((iinnvveeccee cchhee ddii ffiissssiioonnee,, ccllaassssii--ccoo mmeettooddoo ddii ggeenneerraazziioonnee ddii eenneerrggiiaannuucclleeaarree)) cchhee ssaarreebbbbee iinn ggrraaddoo ddii ddaarr lluuooggooaa uunn nnuucclleeaarree ppuulliittoo,, pprriivvoo ddii ssccoorriiee,, ddaattaallaa ppaarrttiiccoollaarree rreeaazziioonnee ggeenneerraattrriiccee:: qquuaall èè

9 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

llaa ssuuaa ppoossiizziioonnee iinn mmeerriittoo??“La fusione nucleare è un campo essenzialmente diricerca da 50 anni e lo rimarrà ancora per altret-tanti: in nessun modo è una tecnologia oggi dispo-nibile”.

IInn tteemmaa ddii eenneerrggiiee aalltteerrnnaattiivvee,, ccoossaa ppeennssaaddeell ssiisstteemmaa eeoolliiccoo??“Tra le fonti rinnovabili, l’eolico è quella che nelbreve e medio termine può dare il maggiore contri-buto energetico. Per intenderci, fatto 100 l’obietti-vo europeo al 2020, l’eolico da solo ne può generarela metà. Si tratta di una tecnologia che già occupa,in modo diretto e indiretto, 13 mila persone inItalia e che può arrivare a 66 mila posti, secondo lestime fatte dalla Uil e da Anev. Una quota di que-sti posti è distribuita nelle aree interne, dunquecon benefici per aree generalmente depresse”.

SSuu ‘‘IIll RRiiffoorrmmiissttaa’’ rreecceenntteemmeennttee èè aappppaarrssoouunn aarrttiiccoolloo ddii CCaarrlloo RRiippaa ddii MMeeaannaa,, pprreessii--ddeennttee ddeell CCnnpp ((CCoommiittaattoo nnaazziioonnaallee ddeell ppaaee--ssaaggggiioo)),, iinnttiittoollaattoo ‘‘MMeegglliioo ll’’aattoommoo ddeeii mmuullii--nnii aa vveennttoo’’:: ccoommee rriissppoonnddee aa cchhii,, ccoommee lluuii eeaallttrrii ((aassssoocciiaazziioonnee VViiaa ddaall VVeennttoo)) cchhee,, ffoorrttiiooppppoossiittoorrii ddeellll’’eeoolliiccoo,, ccoonnssiiddeerraannoo iill mmuulliinnooddeettuurrppaannttee ddeell ppaaeessaaggggiioo,, oollttrree cchhee iinnssuuffffii--cciieennttee aa pprroodduurrrree qquuaannttiittaattiivvii ddii eenneerrggiiaaddeeggnnii ddii nnoottaa??“Che si tratta di polemiche strumentali: tutto l’eo-lico che si può fare in Italia al 2020 richiederà 10mila torri in un Paese che – a parte i 2 milioni dipali tra luce, telefono e ferrovie – ha ben altri pro-blemi paesaggistici. E’ chiaro che un impatto c’è,ma lo si può minimizzare e, comunque, ricordiamoche una legge dell’ecologia recita: “nessun pasto ègratis”. Se vogliamo ridurre le emissioni di Co2 –cosa di cui a Ripa di Meana non interessa molto –dovremo sostituire le fonti fossili con quelle rinno-vabili. Nessuna delle fonti energetiche rinnovabili– e nemmeno il nucleare – potranno, da sole, dareuna risposta del peso energetico di petrolio, gas ocarbone su cui oggi ci basiamo. In questo senso,persone come Ripa di Meana vivono in un pregiu-dizio fossile”.

QQuuaallee rriittiieennee eesssseerree llaa mmiigglliioorree ffoonnttee ddiieenneerrggiiaa aalltteerrnnaattiivvaa??“Il maggiore potenziale nel lungo termine sarà del-l’energia solare, se consideriamo però anche gli usitermici (acqua calda) sia per le case, sia per l’indu-stria. Per la produzione di elettricità, le nostre ana-lisi indicano un maggiore contributo dall’eolico –

sia a terra che off shore - e da un uso sostenibiledelle biomasse, e poi dal solare, sia fotovoltaico, siatermodinamico a concentrazione”.

Stefano Ciafani Legambiente

““IIll nnuucclleeaarree?? NNoonn sseerrvvee nneeaanncchheeaallll’’aammbbiieennttee””

Anche Stefano Ciafani, responsabile scientifico diLegambiente, ha espresso le proprie perplessitàcirca un ritorno all’energia nucleare come principa-le metodo di produzione e di approvvigionamentoenergetico del nostro Paese.

DDoottttoorr CCiiaaffaannii,, qquuaall èè llaa ppoossiizziioonnee ddiiLLeeggaammbbiieennttee ssuull nnuucclleeaarree?? PPeerrcchhéé ssiieetteeccoonnttrraarrii??“L’opposizione di Legambiente al nucleare è unodei punti fermi della nostra associazione, che ènata proprio sulla questione energetica opponen-dosi alle fonti fossili e al nucleare, promuovendo lefonti rinnovabili anche in tempi in cui le tecnologieancora non erano mature come oggi. Il motivo delnostro fermo ‘no’ al ritorno all’atomo in Italia èsemplice: il nucleare non ci aiuterà a ridurre intempi brevi le ‘emissioni-serra’ come previsto dagliaccordi internazionali (Kyoto e 20-20-20 europeo) ea risolvere i problemi energetici del nostro Paese, acominciare dalla diversificazione delle fonti e dalladipendenza dall’estero. È vero che la produzioneelettrica, in Italia, è fortemente sbilanciata su unafonte, il gas, ma i 4 reattori EPR da 1600 MW pre-visti dall’accordo Berlusconi-Sarkozy ci permette-rebbero di risparmiare solo 9 miliardi di m3 di gasall’anno, pari al 10% dei consumi attuali o alla pro-duzione media di un rigassificatore. Quindi, non cisarà alcuna sostanziale riduzione delle importazio-ni di fonti fossili dall’estero, per non parlare delfatto che, con il nucleare, dovremmo importare,oltre a gas e petrolio, anche l’uranio. Il contributoalla lotta dei cambiamenti climatici, poi, sarebbeirrisorio: con i 4 reattori si risparmierebbero solo il3% delle emissioni totali nazionali di gas serra.Non avremo nemmeno un risparmio nella nostrabolletta energetica, che anzi risentirà degli elevaticosti di costruzione, come sta avvenendo inFinlandia e in Francia, in seguito ai continui ritar-

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di del reattore di Olkiluoto e di Flamanville. Nonsolo: tornare al nucleare ci farà abbandonare qual-siasi investimento alternativo sullo sviluppo delletecnologie pulite e dell’efficienza energetica, facen-doci rinunciare a un sistema che può portare dasubito occupazione e rilanciare la nostra competiti-vità a livello globale (si pensi ai 350 mila occupatiin questo settore in Germania). Questi argomentisono già sufficienti a dichiararsi contrari all’ener-gia nucleare, ma non dimentichiamo la pericolosi-tà di questa fonte energetica e il problema ancoraaperto dello smaltimento delle scorie radioattivepiù longeve, questione che, ancora oggi, non trovasoluzione definitiva e sicura in nessun posto delmondo”.

CC’’èè cchhii ssoossttiieennee cchhee ooggggii vviivveerree nneeii pprreessssiiddii uunnaa cceennttrraallee nnuucclleeaarree ssiiaa mmoollttoo ppiiùù ssiiccuu--rroo rriissppeettttoo aall ppaassssaattoo:: ccoommee rriissppoonnddee aa qquuee--ssttaa aaffffeerrmmaazziioonnee?? AA CChheerrnnoobbyyll,, ppeerr eesseemm--ppiioo,, nnoonn eerraa pprreesseennttee uunn ccoonntteenniittoorree ppeerr iillrreeaattttoorree cchhee aavvrreebbbbee ddoovvuuttoo ccoonntteenneerree llaaffuuoorriiuusscciittaa ddeellllee ssccoorriiee iinn sseegguuiittoo aa uunneevveennttuuaallee iinncciiddeennttee.. IInnssoommmmaa,, ssoonnoo ppaassssaa--ttii iinntteerrii ddeecceennnnii:: nnoonn ccrreeddee cchhee llee ccoossee,,ooggggii,, ssoopprraattttuuttttoo ssuull ffrroonnttee ddeellllaa ssiiccuurreezzzzaa,,

ppoossssaannoo ddiirrssii mmiigglliioorraattee??“È difficile fare un confronto tra il reattore diCernobyl e quelli di oggi, stiamo parlando di tecno-logie e situazioni troppo diverse. Se prendiamo inconsiderazione i reattori EPR, quelli che secondo iprogetti del Governo Berlusconi dovrebbe esserecostruiti in Italia, molti dubbi sono stati sollevatidalle Agenzie di sicurezza francese, britannica efinlandese circa i loro sistemi di controllo e sicurez-za, che non lasciano tranquilli sulla possibilità chesi verifichino incidenti con gravi conseguenze sullapopolazione. In questi reattori è inoltre previsto uncontenitore di ceramica che dovrebbe raccogliere ilnocciolo fuso in caso di incidente grave, ma per evi-tare lo sfondamento della ceramica occorre raffred-dare la vasca contenente il nocciolo spruzzandoacqua, ma in quantità non esagerate o si rischia dicausare un’esplosione per l’eccessivo accumulo divapore. Alcuni documenti confidenziali interni aEDF, la società francese che costruisce i reattori,hanno anche evidenziato l’inadeguatezza di alcunimateriali usati in alcuni componenti di sicurezza enelle unità che contengono le barre di controllo.Insomma, stiamo parlando di una tecnologiacomunque complessa, non priva di incertezze, ocomunque di un ‘prototipo’, perché non esiste nean-

che un reattore di questo tipoattivo al mondo. Ricordiamoanche il fatto che i rischi per lapopolazione residente nei pressidi una centrale non si limitanoalla possibilità che si verifichi unincidente grave: l’ordinaria atti-vità di una centrale rilascia picco-le dosi di radioattività che conta-minano il terreno, l’acqua, l’ariacircostante, finendo così nellacatena alimentare e determinan-do rischi per la salute umana.Uno studio governativo tedescodel 2008, predisposto dall’UfficioFederale per la protezione dalleradiazioni, ha mostrato che più sivive vicini alle centrali nucleari emaggiore è il rischio di contrarremalattie gravi. In particolare,aumenta notevolmente l’insor-genza di leucemia tra i bambini”.

RRiigguuaarrddoo aall tteemmaa ddeellllee ssccoo--rriiee,, pprreessssoo ii llaabboorraattoorrii EEnneeaaddii FFrraassccaattii ppaarree ssiiaa iinn ssppeerrii--mmeennttaazziioonnee llaa pprroodduuzziioonnee ddii

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uunn ttiippoo ddii eenneerrggiiaa nnuucclleeaarree ddeerriivvaannttee ddaa uunnpprroocceessssoo ddii ffuussiioonnee,, aannzziicchhéé ddii ffiissssiioonnee,, ttrraaaattoommii,, pprroocceeddiimmeennttoo iinn ggrraaddoo ddii ddaarr lluuooggooaa uunn nnuucclleeaarree ppuulliittoo:: lleeii ccoossaa nnee ppeennssaa??“Ben venga la ricerca nel campo del nucleare,anche se il percorso per arrivare alla fusione con-trollata è ancora lungo. Ma mentre attendiamo glisviluppi di questa fonte, ha senso continuare ainvestire nella fissione, che invece è pericolosa eproduce scorie altamente radioattive, per le qualiancora non si è trovata soluzione sicura e definiti-va? L’alternativa al nucleare già la conosciamo, epassa l’investimento tecnologico per migliorare l’ef-ficienza, e lo sviluppo di un mix di tutte le fonti rin-novabili, passando per il gas come fonte fossile ditransizione, a maggior ragione che il prezzo del gasè molto diminuito rispetto a soli 2 anni fa”.

CCoossaa ppeennssaa ddeell ssiisstteemmaa eeoolliiccoo??“L’eolico è sicuramente la fonte energetica alterna-tiva più matura al momento. Secondo il rapportoComuni Rinnovabili 2010 di Legambiente, lapotenza installata è in crescita, pari a 5.128 MW,distribuiti in 297 comuni, occupa 25mila persone efornisce elettricità a 4 milioni e 100mila famiglie.In poche parole, rappresenta un settore strategicoper il futuro dell’Italia che può contribuire allaripresa economica del nostro paese. Ma per prose-guire con la crescita degli impianti di grande e pic-cola taglia è fondamentale ora aprire un confrontosulle regole, in modo da garantire trasparenza,legalità e integrazione dell’eolico nel paesaggio.L’eolico da solo però non può essere visto comeunica alternativa al nucleare o alle fonti fossili, mail suo sviluppo deve essere considerato insieme allosviluppo di tutte le altre fonti rinnovabili possibilie agli investimenti per l’efficienza e il risparmioenergetico”.

CCoommee rriissppoonnddee aa cchhii ssii ooppppoonnee aallll’’eeoolliiccooccoonnssiiddeerraannddoolloo ddeettuurrppaannttee ddeell ppaaeessaaggggiioo,,oollttrree cchhee iinnssuuffffiicciieennttee aa pprroodduurrrree qquuaannttiittaa--ttiivvii ddii eenneerrggiiaa ddeeggnnii ddii nnoottaa??“La risposta è scontata: meglio le rinnovabili, tutte,dell’atomo e delle fonti fossili, come il carbone e ilpetrolio. Se lo scontro si gioca solo sull’impatto pae-saggistico dei parchi eolici, la questione è superabi-le. Già da gennaio di quest’anno, le Regioni sonotenute a fissare le proprie regole per integrare lefonti rinnovabili nei territori, una grande occasio-ne per garantire trasparenza e efficacia nelle pro-cedure di realizzazione degli impianti e di tuteladel paesaggio. Le linee guida devono definire un

quadro di regole capace di garantire, per le diversefonti, la più efficace integrazione ambientale e pae-saggistica, risultato che si può ottenere, innanzi-tutto, definendo per gli impianti eolici - ma ancheper quelli solari, da biomasse, idroelettrici e geoter-mici - le aree non idonee, nonché introducendo cri-teri che permettano di orientare la progettazioneverso un’attenta integrazione nel paesaggio. Mamentre si spendono fiumi di parole per descrivereil presunto deturpamento del territorio da partedei moderni mulini a vento, generatori di energiapulita e rinnovabile, non si parla mai di quello cau-sato dalle cave o dalle discariche, oppure delle con-seguenze negative che una centrale nucleare portaal territorio in cui viene costruita. Pensiamo alleconseguenze sulle attività produttive come l’agri-coltura o l’impatto sulle attività turistiche, che neverrebbero gravemente compromesse. Tra la fasi dicantiere, di esercizio e di dismissione, una centralenucleare ipoteca lo sviluppo del territorio per alme-no un centinaio di anni, lasciandoci un’ereditàpesante di scorie altamente radioattive per decinedi migliaia di anni. Non è forse questo un impattopeggiore”?

QQuuaall èè llaa ffoonnttee ddii eenneerrggiiaa aalltteerrnnaattiivvaammiigglliioorree,, sseeccoonnddoo lleeii??“Non ce n’è una migliore delle altre. Anzi, la miglio-re fonte di energia alternativa è in realtà rappre-sentata da un mix di fonti rinnovabili che, insiemeal risparmio e agli investimenti per migliorare l’ef-ficienza energetica, possono condurci oltre ladipendenza delle fonti fossili senza dover ricorrerea fonti inquinanti e esauribili come il nucleare.Queste affermazioni non sono più solo chiacchie-re da ambientalisti. E la Germania ce lo dimo-stra: l’Agenzia federale per l’ambiente tedesca hadichiarato che entro il 2050 non solo sarannospente le centrali nucleari, ma anche quelle cheutilizzano tutti gli altri combustibili fossili. E chetutto il fabbisogno elettrico sarà soddisfatto daun mix di rinnovabili e efficienza energetica. Ilproblema, tuttavia, non si esaurisce qui: efficien-za e mix di rinnovabili sono la ricetta per coprirela produzione di energia elettrica in modo soste-nibile. Non dimentichiamoci le altre tre ‘gambe’del fabbisogno di energia, ovvero trasporti, indu-stria e riscaldamenti degli edifici. In ognuno diquesti settori sono necessari investimenti e inno-vazione tecnologica per ridurre i consumi eaffrancarsi dalle fonti fossili: solo così renderemopiù moderno, efficiente e sostenibile il sistemaenergetico nel suo complesso”. A.P.T.

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Quanto accaduto di recente in Giappone,

ha riacceso la polemica sulla sicurezza delle

centrali ma secondo i professionisti favore-

voli al nucleare il rischio probabilistico di

eventi gravi è sempre stato estremamente

basso e pongono l’accento, invece, sulla

necessità di ricorrere all’energia atomica

per ridurre i costi in bolletta

Nucleare chi è favorevole

Giorgio Prinzi Cirn, Comitato italianoper il rilanciodel nucleare

““CCoonnttrroo iill nnuucclleeaarreeèè ssttaattaa ssccaatteennaattaauunn’’iisstteerrììaa ddii mmaassssaa””

Ecco infine il parere dell’ingegner Giorgio Prinzi,Segretario nazionale del Cirn, il Comitato per ilrilancio dell’energia nucleare in Italia, ovviamentefavorevole a un ritorno all’atomo.

IInnggeeggnneerr PPrriinnzzii,, ppuuòò rriiaassssuummeerrccii llaa ppoossii--zziioonnee CCiirrnn ssuull nnuucclleeaarree?? QQuuaallii ssoonnoo ii pprriinn--cciippaallii mmoottiivvii cchhee ssttaannnnoo aallllaa bbaassee ddeellvvoossttrroo ssoosstteeggnnoo??“Il nostro acronimo significa Comitato italianoper il rilancio del nucleare. Dunque, la nostraazione è consequenziale, nel senso che stiamofacendo ogni sforzo possibile per la ripartenza inItalia dell’opzione. Cercherò di rispondere allaseconda parte della vostra domanda con unesempio in grado di rendere brutalmente l’ideadella questione energetica: un uomo sotto sforzoprolungato eroga alla potenza di un decimo dicavallo (CV) pari a poco meno di 75 W (watt), lapotenza richiesta per il funzionamento di unavecchia lampadina a incandescenza di tagliamedia. Il funzionamento di un moderno ferro dastiro (1.000 W) richiede una potenza pari a quel-la di una quindicina di ‘schiavetti’ virtuali equi-valenti. Questa è la dimensione energetica delnostro vivere quotidiano, che solo il nucleare,una fonte d’energia estremamente condensata edal costo unitario economico, può soddisfare”.

IIll pprroobblleemmaa ddeellllaa ssiiccuurreezzzzaa èè qquueelllloo cchheemmeettttee mmaaggggiioorr ppaauurraa qquuaannddoo ssii ppaarrllaa ddiinnuucclleeaarree:: qquuaallii ssoonnoo ii rreeaallii ppeerriiccoollii eessiisstteenn--ttii cchhee ppoossssaa vveerriiffiiccaarrssii uunn iinncciiddeennttee??“Non credo che per incidente si intenda lo scivolo-ne di un tecnico sul pavimento insaponato o l’urtocontro uno sportello di pensile aperto, come a voltecapita a noi in cucina. Eppure, stando alle statisti-che, è la casa uno dei luoghi a rischio maggiore.Penso invece che per incidente voi intendiate ungrave danneggiamento del reattore, con il casolimite della fusione totale del nocciolo. Il rischioprobabilistico di eventi gravi è sempre stato estre-mamente basso, di fatto inesistente secondo lecategorie comuni. Brown’s Ferry (Alabama, 22

marzo 1975) e Three Mile Island (Pennsylvania, 28marzo 1979), oggi riattivate nonostante i notevolidanni (solo all’interno grazie all’edificio di conteni-mento) e quello disastroso di Chernobyl (Ucraina,26 aprile 1986), peraltro impossibile con qualsiasialtra tipologia di reattore, furono dovuti a manovre‘suicide’ degli operatori di centrale, che i vecchi con-cetti di sicurezza non avevano previsto.Soprattutto Chernobyl ha portato a una rivoluzio-ne nella filosofia di progettazione, con il prendereatto che una centrale nucleare potrebbe esseregestita da inetti e incompetenti, o peggio da gente,come ipotetici terroristi, intenzionati a provocareun disastro. Gli odierni concetti di sicurezza, qualiquelli che caratterizzano gli impianti di terza gene-razione che verranno realizzati in Italia, prendonoin considerazione anche queste eventualità. E met-tono in atto le adeguate misure perché la fusionedel nocciolo, il più grave incidente che si possa ipo-tizzare, non si verifichi neppure in caso di intenzio-nale attentato”.

CChhee ggeenneerree ddii ccoonnttaammiinnaazziioonnee ppuuòò ddeerriivvaarreeddaallllaa pprreesseennzzaa ddii uunnaa cceennttrraallee nnuucclleeaarree iinnuunn lluuooggoo??“Se una persona passasse un anno intero appesacome un quadro all’esterno del contenimento diuna centrale nucleare, riceverebbe una dose similea quella di una seduta di due ore di fronte alloschermo di un tradizionale televisore a colori,appena un decimo di quella di una ‘istantanea’radiografia al torace, Siccome l’intensità delleradiazioni decresce secondo il quadrato delladistanza e gli effetti dipendono dalla brevità tem-porale della dose, l’impatto di una centrale sul ter-ritorio è, di fatto, nullo”.

DDuunnqquuee,, lleeii rriittiieennee cchhee,, ooggggii,, uunn iimmppiiaannttoonnuucclleeaarree ssiiaa mmoollttoo ppiiùù ssiiccuurroo rriissppeettttoo aaiitteemmppii ddii CChheerrnnoobbyyll??“Oggi, il concetto di sicurezza include anche laneutralizzazione di intenzionali atti volti a provo-care danni, il più grave dei quali è la fusione delnocciolo. Rispetto a prima di Chernobyl è unapproccio rivoluzionario. Inoltre, l’incidente diChernobyl richiede alcune puntualizzazioni: sitrattava di un reattore finalizzato e ottimizzatoalla produzione di plutonio per fare le bombe ato-miche. E alle esigenze belliche erano state sacrifi-cate le più elementari misure di sicurezza, qualiappunto quella di racchiuderlo in un robusto edi-ficio di contenimento. Per evitare che gli ordigniscoppino tra le mani di chi li confeziona il plutonio

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‘military grade’ (con requisiti militari) deve essereestratto da combustibile irradiato per meno diquindici giorni. Per non dover fermare di continuol’impianto, gli scienziati russi avevano perciò par-cellizzato il reattore e lo avevano dotato di unamacchina in grado di sostituire le barre di combu-stibile a reattore acceso. L’inconveniente era statol’elevazione dell’edificio, che risultava alto unasettantina di metri: una trentina di metri il reat-tore, altrettanti o poco più la macchina estrattrice,più gli spazi di manovra. Realizzare il conteni-mento risultava molto oneroso. Pertanto, si optòper una copertura in carpenteria metallica, similea quella dei capannoni da noi usati per il ricoverodi macchine agricole. Si trattava di un impiantomilitare, quindi tutto e sempre – questa era laconvinzione – sarebbe andato alla perfezione: figu-riamoci l’incidente grave. Altro aspetto di rischioera che quella macchina usava l’acqua solo comefluido di raffreddamento, mentre rallentava (altri-menti non avviene la fissione) i neutroni (i proiet-tili che frantumano l’uranio fissile) con la grafite(carbone). Nei normali reattori commerciali,anche in quelli di tipo civile in esercizio nell’alloraUnione Sovietica, l’acqua ha una funzione dimoderatore (rallentatore) e di refrigerante. Se l’ac-qua tende a scaldarsi, diminuisce di densità, quin-di modera un minor numero di neutroni e, di con-seguenza, produce meno reazioni di fissioni, gene-rando meno calore. Un funzionamento anomalodovuto a un incremento delle reazioni di fissionetende a contrastarsi e annullarsi per legge fisica.Al contrario, se l’acqua è solo refrigerante scaldan-do e diminuendo di densità, quindi di conseguen-za schermando un minor numero di neutroni, lereazioni di fissione e la conseguente produzione dicalore tendono a incrementarsi con effetto a spira-le. Il fenomeno è estremamente pericoloso nel

transitorio d’avvio che, in quelle macchine, deveseguire rigide procedure. Altri fattori di pericolosi-tà erano stati introdotti associando alla produzio-ne di plutonio la produzione di energia elettrica,innalzando la temperatura di esercizio, semprecon finalità militari, a valori prossimi a quellidella reazione acqua-carbone, che produce, tra l’al-tro, idrogeno gas infiammabile in maniera esplosi-va. In occidente, in realtà, solo negli Stati Uniti(come nel blocco contrapposto solo nell’ex Urss)queste macchine, che erano state realizzate percostruire la bomba sganciata su Nagasaki, venne-ro, proprio per la loro intrinseca pericolosità,smantellate nel corso degli anni ’50 del secolo scor-so. L’Unione Sovietica ne carpì i segreti con lospionaggio e le perfezionò in misura tale da porrein esse un’incauta fiducia. In realtà, il ‘mostro’ sioppose strenuamente alle temerarie azioni di chi,nell’ambito di una esercitazione militare che pre-supponeva il rilancio della produzione di energiaelettrica azzerato (black out) a seguito di un mas-siccio bombardamento della Nato (non era statoancora abbattuto il Muro di Berlino) sfruttandol’inerzia della turbina di generazione, tanto che funecessario disinserire tutti i sistemi di sicurezza,comprese il numero minimo di barre di controlloda tenere comunque inserite, che continuavano aimpedire l’operazione. Poi, all’improvviso, l’irrepa-rabile: il surriscaldamento provocò la rottura deitubi. E le deformazioni impedirono il reinserimen-to delle barre. L’acqua reagì con la grafite e formòmiscele esplosive, saltò il ‘coperchio’ e la macchinaper la sostituzione delle barre collassò sul reatto-re. La stessa grafite prese fuoco e, scoperchiato illabile tetto a capriata, trascinò in quota, per ‘effet-to-camino’, un nugolo di particelle radioattive.Questo, in estrema sintesi: spero di esser statoesauriente”.

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CCoossaa nnee ppeennssaa ddeellllaa ssppeerriimmeennttaazziioonnee iinnaattttoo pprreessssoo ii llaabboorraattoorrii ddeellll ’’EEnneeaa ddiiFFrraassccaattii ppeerr llaa pprroodduuzziioonnee ddii uunn ttiippoo ddiieenneerrggiiaa nnuucclleeaarree ddeerriivvaannttee ddaa uunn pprroocceessssooddii ffuussiioonnee,, iinnvveeccee cchhee ddii ffiissssiioonnee,, ttrraaaattoommii?? LLeeii nnoonn ccrreeddee cchhee ssaarreebbbbee iinn ggrraaddooddii ddaarree lluuooggoo aa uunn nnuucclleeaarree ppuulliittoo,, pprriivvoo ddiissccoorriiee:: qquuaall èè llaa ssuuaa ppoossiizziioonnee iinn mmeerriittoo??“Quando ero uno studente, si diceva che dopo tren-t’anni avremmo avuto la fusione nucleare control-lata. Sarà effetto dell’inflazione, ma oggi che queitrent’anni sono trascorsi si dice che verrà realizza-ta tra cinquanta. Il problema, allo stato irresolubi-le, non è realizzare la reazione di fissione, cosaottenuta ‘industrialmente’ in campo militare con labomba termonucleare e sperimentalmente incampo civile, ma quella di trovare un contenitorein cui ‘confinarla’, per poterla controllare e utilizza-re. Si tratta di realizzare un ‘sole in miniatura’,metterlo ‘in bottiglia’ e, con esso, produrre acquacalda (vapore surriscaldato) da far poi evolvere inturbina per l’elettrogenerazione. Il sole emette una‘panoplia’ di radiazioni mortali: l’energia da fissio-ne è pulita solo perché ancora non esiste. Il proble-

ma delle scorie, invece, è un ‘falso problema’. Adavere lunghissimi tempi di dimezzamento sonosolo alcuni elementi, tra cui il plutonio. Già il sem-plice riciclo del combustibile e l’utilizzo di questielementi come combustile in reattori a neutroniveloci, consentirebbe di contrarre il problema,peraltro di scarso impatto rispetto alle enormiquantità di plutonio derivante dal continuo ricon-fezionamento delle testate nucleari, in quanto, pertrasmutazione neutronica, il plutonio ‘militarygrade’ tende a ‘denaturarsi’, con il rischio di brilla-mento spontaneo. Gli enormi stoccaggi esistentinei depositi militari consentirebbero l’alimentazio-ne, per più secoli, di un numero in forte espansio-ne di reattori nucleari per elettrogenerazione ali-mentati a plutonio o a ossidi misti uranio-plutonio.Comunque, sia pure solo in campo militare, per oraverrebbero utilizzate tecnologie in grado di tra-smutare gli elementi attraverso irraggiamento,con fasci accelerati di particelle. Gli Stati Uniti nonhanno più, sin dagli anni ’50 del secolo scorso, reat-tori convertitori tipo Chernobyl per produrre il plu-tonio necessario al mantenimento dei loro arsenalimilitari. E si ritiene che utilizzino questo tipo di

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Fareambiente all’Italia occorre il mix energetico

Nucleare? Certo, perché le rinnovabili non bastano. È il no che non ti aspetteresti (un

no che per come è posta la domanda significa sì) quello di Vincenzo Pepe, presidente di Fare ambiente. Un movimento

ambientalista che promuove un’ecologia meno ideologizzata e maggiormente incentrata su soluzioni reali basate anche

sulla sostenibilità del rischio.

“Il nostro è un movimento di rilevanza nazionale, con oltre 100mila iscritti, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente. Europeo,

perché noi riteniamo che l’ambientalismo è un concetto che dovrebbe essere realizzato in maniera meno provinciale di quan-

to avviene attualmente, seguendo una logica più matura e responsabile. Fino ad oggi, in Italia, noi siamo stati abituati ad un

ambientalismo un po’fondamentalista, fortemente ideologizzato, poco realista e scarsamente teso allo sviluppo sostenibile”.

Tutto ciò, sotto il punto di vista della scelta nucleare cosa comporta?“Noi abbiamo fatto una scelta favorevole al nucleare,

pur mettendo la sicurezza al primo posto. Riteniamo futile la discussione se l’Italia deve optare per il nucleare o meno perché alcune delle centrali svizze-

re o francesi sono anche nostre. Innanzitutto perché noi acquistiamo energia da queste centrali e soprattutto perché l’ambiente non ha confini ammini-

strativi pertanto tutti i problemi che possono generare quelle centrali sono anche problemi nostri. È piuttosto demagogico sostenere di essere contrari e

poi andare ad acquistare nel ‘giardino del vicino’(e stiamo parlando del 15-20% del nostro fabbisogno nazionale). Il problema è piuttosto quello della sicu-

rezza. Tutte le attività comportano un rischio, anche lo sviluppo. La questione è piuttosto la sostenibilità di questo rischio. Quindi come movimento

ambientalista ci poniamo la questione “Qual è il rischio minore per una buona qualità della vita?”.

E per quanto riguarda le scorie? “Gli stoccaggi sono necessari per tutti i tipi di rifiuti. In tal senso essere contrari alla costruzione di impian-

ti è un controsenso. Continuare a opporsi ai termovalorizzatori e non voler ragionare su quelle che oggi sono le migliori soluzioni disponibili può continua-

re a creare dei danni molto più consistenti quali le discariche abusive”.

Il fulcro della questione, quindi, resta sempre quello della scelta responsabile? “Certo. È troppo semplicistico pensare

“fermate il mondo, voglio scendere”. Lo sviluppo è un’altra cosa. In particolare per il nucleare, riteniamo che l’emotività non è una ‘buona consigliera’. Certo,

il referendum offre l’occasione di un momento di confronto sui diversi pareri. E data la complessità della questione, sarebbe stato opportuno spostare la

questione di un anno affinché la riflessione potesse essere compiuta. Certo quando diciamo sì al nucleare è perché auspichiamo a un mix energetico.

Perché quando si parla di eolico in Italia produciamo a stento un 1% del fabbisogno nazionale e ancora meno con il fotovoltaico. Quindi non possiamo

sicuramente risolvere la questione energetica esclusivamente attraverso le fonti rinnovabili”. F.B.

tecnologie. In campo civile, attraverso un reattoresubcritico innescato da un acceleratore, i francesihanno già chiuso il ciclo ottenendo, per le scorie, unprodotto finale che decade entro trecento anni. Un‘progetto pilota’ giapponese, avviato a giugno del-l’anno scorso, si propone di ridurre questo tempo aquarant’anni. Tuttavia, io non credo si arrivi intempi rapidi alla diffusione commerciale di tali tec-nologie, perché le cosiddette scorie contengono ele-menti di probabile interesse militare, di cui siintuisce l’utilizzo in ordigni che producono effettidifficili da spiegare, probabilmente ottenuti con‘eccitazione quantistica’ di particolari elementi aseguito di una detonazione convenzionale. Non èun caso che le potenze ufficialmente nucleari incampo militare, o ritenute in grado di esserlo, qualiper esempio lo stesso Giappone, facciano incetta diqueste ‘scorie’, che in Paesi come l’Italia scatenanoun’isteria di massa…”.

IInn tteemmaa ddii eenneerrggiiee aalltteerrnnaattiivvee,, ccoossaa ppeennssaaddeell ssiisstteemmaa eeoolliiccoo??“Si tratta di una pia e fideistica illusione, che hamesso in piedi perversi meccanismi di regalìe pub-bliche finanziate da noi cittadini e utenti con fattu-razione in bolletta, mandando in visibilio comitatid’affari e associazioni di tipo mafioso, come alcunicasi giudiziari di attualità evidenziano. Al riguar-do, abbiamo cominciato a realizzare degli artigia-nali audiovisivi, consultabili e scaricabili in reteutilizzando Explorer, dalla pagina webhttp://www.giorgioprinzi.it/nucleare/audiovisivi-fonti/energia.htm. I primi due formati ‘wmv’ sonoaccessibili anche da YouTube, digitando insieme leparole Cirn ed energia”.

LLeeii èè ttrraa qquueeggllii ooppppoossiittoorrii ddeellll’’eeoolliiccoo cchhee llooccoonnssiiddeerraannoo ddeettuurrppaannttee ddeell ppaaeessaaggggiioo oollttrreecchhee iinnssuuffffiicciieennttee,, aa ooggggii,, aa pprroodduurrrree qquuaann--ttiittaattiivvii ddii eenneerrggiiaa ddeeggnnii ddii nnoottaa??“Diciamo che il sistema delle ‘pale’, dal punto divista tecnico, è un’emerita ‘bufala’. Questi ‘eolomo-stri’, anche nei siti nazionali più ventosi vanno aregime solo per una decina di ore l’anno: unagigantesca girante di un centinaio di metri di dia-metro accreditata di una potenza di targa di 2 milachilowatt per venti superiori agli 11-12 metri alsecondo, con venti dell’ordine dei 3 metri al secon-do con cui ‘ingrana’, che alla fine eroga appena 21chilowatt di potenza. Il video-documento che spie-ga la questione è visionabile anche da YouTube. Inquanto ‘tecnici’ della materia, siamo competenti agiudicare solo gli aspetti tecnici. Dunque, lasciamo

ai competenti in questioni ‘estetiche’ giudicare iconcetti di bello e di brutto. Comunque, a me per-sonalmente, con un giudizio estetico da incompe-tente, lo ripeto, sembrano un modo estremamentecostoso per deturpare il paesaggio”.

QQuuaallee rriittiieennee eesssseerree llaa mmiigglliioorree ffoonnttee ddiieenneerrggiiaa aalltteerrnnaattiivvaa??“Alternativa a cosa? Se intendete agli idrocarburi eal carbone, soprattutto con finalità di elettroge-nerazione, le tecnologie nucleari, con la loro evo-luzione attraverso i reattori veloci autofertiliz-zanti, possono garantire una sufficienza energe-tica di un paio di decine di migliaia di anni e,attraverso l’adozione della tecnologia del torio,un’autosufficienza che nella dimensione umanapuò venire definita infinita. Se, invece, vi riferitealle cosiddette fonti rinnovabili, è industrialmen-te ed economicamente valida l’energia idraulica,peraltro abbondantemente sfruttata nel nostroPaese. I rischi connessi? Non dimentichiamo ildisastro del Vajont e i suoi quasi 2 mila morti nonper crollo della diga, ma per tracimazione dell’in-vaso. Chernobyl non ha ‘tracimato’: il reattore èandato completamente distrutto. I morti direttisono stati cinquanta, mentre quelli indiretti, acausa delle affezioni tumorali provocate, altriquindici. Ora che si torna a parlare di rilancio delnucleare e le strumentalizzazioni dell’incidentedivengono controproducenti, l’area del disastro èstata aperta al normale turismo. Nessuna mera-viglia, in quanto l’area, sino a ieri interdetta, ècaratterizzata da una radiazione media di fondodi 500 millirem l’anno, contro i 700-800 milliremannuali di piazza San Pietro a Roma, da sempremeta turistica, i mille millirem anno della stazio-ne centrale di New York, costruita con granitouranifero quando ancora non si conosceva il feno-meno della radioattività, gli oltre 4.800 milliremall’anno delle catacombe di Priscilla, dove i turi-sti vanno in calzoncini e ‘canotta’. Non parliamopoi del contenuto radiatico di certe acque minera-li e di rinomate stazioni termali. Se a noi stessivenissero applicate le normative vigenti incampo di scorie nucleari risulteremmo avere unaradioattività pari a una volta e mezza a quellache porta a classificare come rifiuti radioattivi iresidui solidi di centrale. Sembra assurdo, ma ungruppo di manifestanti che protesta contro unsito nucleare scambia tra loro, a causa dell’as-sembramento, un flusso radiatico superiore aquello che riceverebbero nell’arco di una vita inquanto residenti nei pressi del sito”. A.P.T.

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