gabriella leto - l'ora insonne

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GABRIELLA LETO

VIA DELLANIMA

LORA INSONNE

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Cerctela l dove ha la sua sede quella pura sostanza. un luogo triangolare cui accede chi lo voglia ma pochi vi hanno stanza. Nella sua luce ferma entra e muore la volutt dellamore fugace e di quello seguace sosta a lungo il dolore.

Contigue le due vetrine allangolo di quella strada. Lincontro vi ha luogo e fine gi prima che la notte cada. A lungo ho pensato queste ore ne ho valutato la distanza i giorni li ho fatti a segmenti li ho minimizzati in momenti e qui nella velata stanza di questo mio luogo interiore ho visto ho visto con gli occhi che un tempo diverso esiste non pi dellansia e del dolore un tempo che non ha stagioni quello segnato dai rintocchi che si alzano nel cielo triste tra i campanili i cornicioni sussulti ripercossi suoni di l dai moduli barocchi.

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Nelloltrefondo dello specchio entrava geminandosi dentro alla cornice il candelabro fumido spettrale offuscando la grazia seduttrice del suo vago tardobarocco schema. O anima a nessunaltra uguale tu sola sostanza suprema modulata tra luoghi distanti schiava di incoercibili moti perch non vuoi perch non ti scuoti anima dai molti canti anima amica amanti.

Mi svegliai che la luce era cambiata nel pomeriggio che si inoltrava. Lora era andata e il giorno perso ormai. Come come diverso quando il tempo nei suoi minimi resti difendevo per te per la mia vita per quella vlta indietro s investita per te che non volesti.

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Non pi la speranza mi illude la tua piccola vita sento ora per ora che si chiude. N so quale dio dellevento di crudelt non mai pentito straziata ministra mi esige del triste distanziale rito offerto ai gorghi dello Stige.

Di stanze vuote e inappagate ore angelo o dmone tornami accanto. Verrai dalla sede profonda del tuo luogo interiore quando pi ombroso il vano delle porte pi fermo il raggio della lampadina e avr senso la morte e la vita comunque la si viva purch io senta ancora se soltanto in me fuori di me si gonfi londa la strofica onda marina destinata a disfarsi sulla riva.

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Vedersi ascoltare contare del tavolo le nervature la mente divisa una parte di lei non pu non andare al tempo delle avventure turbato non mai conciliante straniero ma sempre amante il tempo da cui si diparte la vita per quello che resta la sua sostanza delusa eppure qui dentro c unaria di festa la gente si aggira compta il cuore sopporta la testa confusa si volge alla porta di uscita

Una citt fluviale ho nella mente popolata di uomini e animali dove loscurit non mi consente di distinguere i volti quanti e quali. Non c passione o carit fedele che resista l dove la vita assente dove in pari mestizia nobilmente come nel gesto vano di una stele si snodano parvenze in lungo coro e un gemito lo vedo si diparte dalle bocche socchiuse senza suono. Ah del mio amore a quelli molta parte e tutta la memoria mia con loro sulla riva dellultimo abbandono.

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DELLO STESSO E Dl ALTRO Cos lei la visitatrice ferma nel vano della stanza col suo modulato strumento non pi non mi rende felice. Perch la mia strana esultanza nessuno con me pi divide ma ridono ai suoi accenti presenze distolte o infide.

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Non era ancora la sera. La sua velata bellezza non cera. Ma si vedeva gi la corruzione nelle ombre indurite nella luce crudele ormai dellaltro lato. Era lora speciosa dellindizio offerto alla ragione del nudo esercizio di amore sconsacrato.

La luna quasi piena per met lha offuscata unoscura veletta. Sulla mobile scena di nubi la sua pura sembianza orientale di luminosa cera allamante che aspetta allo sguardo che spera sar seminterdetta da quellombra fatale.

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N altri sa n io quello che faccio quando accordo le sillabe tra loro. Delicato lenigma antico il dono. E voi parole dellabbandono Non fuggite da questo cerchio doro ma restate nel vostro legame come le piccole ombre intrecciate di un copioso fogliame strette nel lungo abbraccio.

Se sei sicuro allora questa volta me lo giuri? E se a quel tempo io ne fui sconvolta se restai senza mezzi e senza scorte sappi bene ci sono attimi e ore in cui il cuore pi calmo il pi forte batte con toni impuri.

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Slittavano le onde grigie e brune scoprivano la chiglia. Appariva curva nel vento la scena del mare coi nembi in fumo e i loro scrosci sghembi la sentina gi invasa di saliva le corde aggrovigliate. Non chiamare Non serve la deit sottomarina quella per cui mutate fervono le lacune buie e amare.

Si ride talvolta per chi ci ascolta educatamente quandanche non coincide quel riso con la nostra mente. Si ride di un riso di stile di ambiente oppure esorcisticamente in tono presciente si ride magari regressivamente secondo i contrari coprendo la nostra paura di dubbio o censura si ride sensualmente di un riso volgare latente ma proprio non c non esiste risata pi triste di quella per finta di niente.

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Ma linfanzia era pure piangere a luce spenta del distacco da vive o inanimate creature soffrire fino in fondo di ogni smacco dilatando loffesa in cupo ardire e allaltrui presenza della propria sconfitta irriverenza talvolta arrossire.

I giardini di notte si tingono di nero n possiamo sapere quanto vi si nasconde. Noi vi entrammo una sera come stretti tra sponde della siepe e dellalbero avvertendo il mistero. Volante tra le nubi una luce gassosa come nellintermezzo di un teatro insincero a un tratto ci investiva ci impediva ogni cosa chiudendoci la voce lo sguardo il pensiero.

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Il melo adolescente non pi mio! Il nespolo dai vieti piccoli frutti il prato lintatto suo pendo e oltre lo steccato gli scarti dei cavalli fuori asse il dorso arcaico il muso e lortensia cinerea da me sola guardata stentare nellaiuola sola gocciolare negli equinozi quando di sangue si macchiava la vite la casa si desolava degli spazi in disuso atrii di un debole cuore che batte appena quasi vacillasse allinatteso addio.

Io amo vorrei dire lanimale dallo sguardo sgomento che senza colpa accetta di soffrire. E amo anche la pioggia quando viene in cadenza secondo il proprio accento e il cielo che contiene assai lontano il volto della luna pallida per le molte sue nottate e la viola la viola gialla e bruna simile nel disegno a una farfalla dalle ali spalancate.

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Sono stata la tua spada il tuo valoroso scudo la corazza la celata e se solo non mi illudo quando assenti prigionieri di un insolito dolore io sentivo i tuoi pensieri laderente sono stata tuo caldo giustacuore.

Della vita che amammo ardita e piena dividemmo una parte. La delusione la sfiorammo appena. Fu se ci fu negata solitaria rimase nelle mie nelle tue carte. Non mai neppure quando ci assaliva il dubbio lansia delle nostre attese fummo tra noi rivali e la passione non iniquamente fu ripartita e a lungo ci difese malgrado la sua indole precaria sotto lala obliqua.

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Scemava lo sentivo il lungo peso senza pi lacrime le notti ormai pervase da pensieri indolenti al suono di tre orologi sfalsati quello melodico quello bleso laltro di tinnula campana. Sai sui bastioni sdentati sui crollati fastigi del tuo regno feudale in cui mi riconobbi e mi straziai un altro giorno preme non so quale.

Ma se tutto fu vero se non altra da quella fu la vita nelle vegliate nelle vuote notti come il pensiero a lei non ti conduce? Coi sandali slacciati la spallina sgualcita dov la passeggera di quelle brevi estati? Dove i respiri tra i sonni interrotti dove i deliri dellora assopita di prima della luce?

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a Schubert

Voi ricordate i mattini invernali di una stagione lontana e noi le dita da tasti neri arrossate dai guanti di lana quando insonore porte e vetri ovali ci chiudevano accanto a un pianoforte noi sperare che mai pi ci lasciasse la musica infinita che ha radici nel chiuso amore di Nussdorferstrasse la banditrice di dolce morte roca o alata seguace di pensieri voi ricordate amici?

Di pi leffervescente primavera di pi risplende lora prediletta e un piccolo vento muove il lembo ozioso. Invano i cieli le cadenze la smarrita stretta dei sensi rinnova lanno che muta nel giro mondano di vita lieve e ogni avvertimento ogni parvenza e la sua forma vera svanisce nel costante ritmo concentrico di cabaletta.

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Dissipato lo sguardo di l dal finestrino radeva un paesaggio immemoriale la mente si assentava dai ritmi orgastici dei motori dalle promesse di luce a oriente ma pi che altro ancora sospeso allinsaziato suo diletto come nei sogni il cuore percepiva la distanza il confino il tempo scaduto finale della vita che esclude e si riinventa.

Quale tra quanti nel prato nascono sconosciuti fiori lamante designato alle tue ali di velluto vibranti nel volo muto come palpebre sospese? Di te scortese e impura nessuno sa lartificio che assorbe in sua mistura lalchimia forte della zolla e quella rara della corolla o farfalla di mal auspicio di insidia e di sventura.

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Le cose che dicesti in altro tempo differente ormai ebbene dunque- flle. Se poi non le farai se i tuoi proponimenti sono questi io ti avverto non senza una risata che stavolta sar maleducata: sporger il mento e alzer le spalle.

Non pi nella memoria di fatti e di parole gi troppo esercitata in s contraddittoria e non per pura sorte quando siamo di fronte attenti a non sfiorarci a non lasciare impronte non nella voce inconfondibile appesa a un filo ancora testimone dei patti e dellintesa ma forse nei sussulti del caso se una nuova sommossa delle parti ci mettesse alla prova forse allora

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Quasi ferita a cui non c sutura lo strappo aveva scisso del tessuto splendente lorditura di filati ritorti connessi tra pensieri e gesti accorti o bellissima seta che cadevi attratta dallabisso del tuo color pervinca dai lievi sfumi di piombo nellombra scura.

Che foste creature della mente stranite e artificiose disse il poeta verosimilmente di voi nuvole sulle vostre alture spesso assemblate o in fuga solitaria femmine in crisi che rabbrividite al mutarsi dellaria grigiovelate di vesti lanose sullampia loggia da cui divenite prezioso umore di stillante pioggia.

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Come allora lo vedo che legge e rilegge assorto catturato compitando appena. Si attenua la distanza nelle tenere schegge di una memoria salda che il passato incatena. Meraviglia rimpianto il suo sguardo esprime che pure non deflette tra battiti di ciglia dalle sigle incrociate dalle rime perfette come allora lo vedo anche se silenziosa accanto a lui non siedo.

Ledicola coi tavoli indivisa verde e nera di lacca fa un po baracca e un po chiosco cinese con le pagine appese o addirittura sembra una rotonda dondolante giostra dove organi e membra sono in mostra nonch volti felici ch nemmeno ce n uno infelice ma ridonda in mezzo agli altri un sorriso scaleno.

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Lo sleg dallinvolto. Uno smussato quadrangolo luminescente. Al centro la nera gemma stretta nel castone. Lo aveva avuto in pregio il Monte di Piet o un ricettatore quel gioiello di piccolo fasto? Un ospite di razza un invitato che emanando il non molto suo bagliore evocava un infranto sortilegio una chimera desiata entro la strettoia tra il letto e il cassettone.

Di quella strada un po in salita camminando sul marciapiede tu mi tenevi la mano stretta dei miei pensieri ignaro erede. Fosse lestate o linverno o altro tempo di confine tra me e te cera la vita. Insieme nella mia borsetta linseparabile quaderno tessere specchio soldi e infine unimmagine mai smentita.

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PERDITE DI EQUILIBRIO Ma troppo in questi luoghi di memorie. Se solo un raggio un riflesso lo ispira cantilenando recita e si aggira nel mio petto linquieto cantastorie.

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Ci sono giorni dai risvegli strani. Le cose sono tutte al loro posto lo sguardo va da quelle alle mie mani. Nella mente c un angolo riposto che funziona ma dolorosamente. Lanima impercettibile leggera Pi di quanto gi fu di quanto era sembra staccarsi dalla sua persona a se stessa vacante.

Perplesse settimane di gi sono svanite. Ormai figure strane di speranze e di sdegni lattesa ha generato alla follia vicine. Troppo scarsi venite e di dubbioso stato tra linizio e la fine voi cancellati segni!

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Ma quella via perch apparisse la stessa e unaltra non mi spiegavo. Uguali case e insegne affisse chi mai chi dunque le ha dislocate? E voi sembianze chi vi depista da voi sperdute da voi spaesate? Il balconcino s futurista ormai nessuno lo vede pi forse io sola guardo lass. Negozi ovunque le merci in vista che dolorose burattinate! Rumore ottuso trasmentale bruso senzombra alta australe cade una luce che non aumenta n si riduce quale la filtrano certe vetrate

Disperse ormai le note il tenore si inchina il sipario indietreggia La tenda un poco ondeggia n io so chi la scuote ma linsidia vicina O palpebre immote o solitaria china la mia vita vaneggia

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Nel sogno la scena era diversa un villino lalto soffitto la mobilia scura piante nellumido folto giardino. Diverse le persone ma il conflitto lo stesso. Lei acuta comprensiva lui a disagio assente io sicura dellingiustizia commessa e subta ma al risveglio quando ogni scena affiora da una memoria scaduta e impura lo sconcerto il timbro della vita oggi come allora.

semmai avrei potuto dire quanto invece restava nel silenzio come quando lattore ha pronunciato una battuta e quella suona ancora di una specie pensosa e a dire bene anche involuta quel silenzio era insomma e poi lo sai mai fui brava a volere simulando ci che la volont per s rifiuta

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Qui dove la voce rimbomba e il treno tocca e va via imboccando di sotto alla volta la fuggevole galleria qui la gente sembra distolta da un pensiero chi sa quale ma che non direi solidale con i compagni di corsia qui c un vento innaturale una maestrale artificiale si viene a galla tuttavia per buona sorte altrui e mia dalla via scavata dalla suburbana catacomba.

Lanemica pianta ingiallita si incarna in un pallido fiore che esprime una grazia forbita fragrante nel denso pallore. Guardarti che sia io non dico o fiore da essenza squisita o fiore dal nome antico che nasci alla breve tua vita.

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Il vino aspro e melmoso non serviva a lungo contrattarlo in inglese. Se stanchezza la tua perch sei prodigo di sorrisi miti e alteri? Ancora in pallida seta turchese sola nella smagliante notte estiva chiusa la porta lo sapevo avrei interrogato tutti i miei pensieri.

Dunque ancora un divieto? Tutte le forze chiamer a raccolta? Se il dio che sempre irreligiosamente tenacemente prego non mi ascolta.

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Guardatemi negli occhi fissamente voi che da tanto tempo non lo fate. Troppo spesso lo so vanno allazzardo le mie parole oscure e sconsigliate eluderle sicch non costa niente. Ma come eviter chi pur lo vuole il raggio duplice di uno sguardo?

Divento torno a essere comero un oggetto di studio. Strana vicenda di un lungo interludio! Perplesso il cuore il giudizio severo.

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Verr il momento incontrollato dellallegria. Se questa vita se nonostante lansia e la cura ne sono amante che vita sia! Cos attendevo dal sopravvento di strane forze la risalita.

Oltre a quella che noi chiamiamo vita ce n unaltra intermessa e ribelle a ogni calcolo o abile sortita. Sola di due gemelle sfonda la notte i suoi cupi basalti entrando negli smalti immateriali dei sogni nel loro inganno alato nella loro passione di commiato e ardendo nelle visibili stelle.

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SESTANTE

Stelle! Che vedo! DA PONTE, Don Giovanni

Le stelle quando appaiono di sera fanno del cielo un luogo di frequenza e di fasto tra gemme e seta nera ma il modo della loro disparenza nellora che la notte in agonia non una morte ma un andare via.

Non dee ma ninfe vi chiam il poeta cui eterno sembr il vostro fulgore e vige lopinione non desueta che in voi sia un intelletto superiore e che al vostro risorgere e sparire si intrecci il segno altrui dellavvenire.

E quando il cielo negli interlunii sembra pi fondo pi segreto e scuro da qualsivoglia influenza immuni voi rivelate il volto del futuro affidando esplicabili messaggi come nel primo giorno ai vostri raggi.

Cos vi disponete in lunghe strisce semidiafane e dove meno folto il vostro agglomerarsi sminuisce ritrova il cielo il buio suo volto non pi striato da nebbiose vie doro pallido e latte dense scie.

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Ambiti in cui si accentra e si diffonde quando cerca la sua definizione di passione di impulsi affetti onde emozionali sciolte da nozione dai contorni indecisi zone impure linee sinuose araldiche figure

Ma ogni storia interrotta incompiuta ricamo abbandonato che lo sento esprime in proiezione accesa e muta quasi figura di presentimento per cifra luminosa di graffito lunit irraggiungibile del mito.

di cui ignoriamo i nomi tutti quanti connotano gli sterminati sciami di voi cadenti doppie ferme erranti stelle dagli invisibili legami fulgenti sotto tenebrose arcate tra voi diverse ma non irrelate

E c sempre una stella in quel tracciato una che tra le altre dominante sia che brilli nel centro o che di lato sembra di tutte la meno distante quella che ha nelle fiamme del suo fuoco bagliori di papavero e di croco.

cos che in molte forme e varie icone vi componete in modo che ciascuna sia divenuta una costellazione per le innumeri stelle che accomuna avvinte ai loro segni gioielli collane in cupi astucci armille anelli.

Espero sola nel cielo mutante degli amorosi riti apre la scena quando tra aromi di mille piante felicit si compie e lunga pena e si consuma il dolceamaro assillo tra lampi di topazio e di berillo

Diverse tra voi siete come donne dalle alterne dissimili vicende sebbene in tutte sia lo sguardo insonne dal quale scaturirono leggende che vi fecero immagini di culto ciascuna nel suo piccolo tumulto.

nel tempo desolato dei congedi degli assonnati disperati abbracci di quella metamorfosi in cui vedi lamante abbandonare i dolci lacci e fuggire al presagio dellaurora stanco e pensoso della sua dimora.

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Ma solo perch Artemide invidiosa mut Callisto nellOrsa Maggiore non c alcuno che scorga lariosa tramatura del carro nel fulgore di sette stelle senza trarne il vero giusto cammino su un mare straniero.

e Antares la stella che pi in vista nel segno arcuato dello Scorpione quella che pi di ogni altra antagonista di Marte nelle sconfinate zone del cielo e voi Perseidi lacrimanti e Cefeidi tra continue varianti

Mizar la luce media del timone appare delle altre pi raggiante nella superba costellazione cui si volge lo sguardo smemorante lei stella a un tempo voluttuosa e pura il cui nome significa cintura.

di luce nella notte a manciate da un dio irridente o da un mostro benigno nel vuoto senza calcolo gettate ora in forma di Lira ora di Cigno voi notturne voi aperte ninfee trigonometrie acute note idee.

Ma non deve tacersi di Bote che nelloceano ultima sprofonda quando sulle infuocate larghe ruote spunta il giorno dalla sinistra sponda nel cielo dove ormai di lei si perde quello splendore giallo azzurro e verde

Quante volte vi guardai che ancora non sapevo di voi nomi n storia nellinfanzia che vi attendeva allora prima di sera e nella mia memoria non laereo disegno punteggiato cera e neppure il senso del passato

E Betelguse e poi Canopo e Alhena di Orione luna di Argo e dei Gemelli le altre scintillanti nellarena di tenebra come vivi suggelli e Rigil e Altair limpida gemma che dellAquila porta stile e stemma

ma vi guardavo come ardenti amiche femminili presenze protettrici n sapevo di voi dottrine antiche quando la vostra luce da pendici celesti raggiungeva gli occhi miei o stelle dei Fenici e dei Caldei.

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Di cui pi tardi amai profondamente quella strana esistenza di figure immotivate prive di apparente funzione concettuali creature sussultanti tra palpiti febbrili e maestre di calcoli sottili.

Quale potenza mai di te dispone se allora triste della compieta appari quale infine la passione per cui ti scuoti come torcia inquieta? Restami accanto e non andare altrove stella che non so quale amore muove.

La vostra luce fredda non consola chi a voi si volge oppresso dal suo male ma lanima per certo meno sola qualora incontri il vostro musicale movimento di sfere sulle eterne equinoziali vie che non discerne

locchio umano a voi soltanto vlto e da se stesso ormai come straniato inconsapevole da luci avvolto effervescenti nel cielo istoriato sul bosco oscuro sul faggio sul pino su alture balze e sul mare supino.

E tu chi sei tu che a tal punto ardi cos lucente stella che mi piaci? Tu che sembri rispondere ai miei sguardi con i lievi nistagmi coi vivaci movimenti di ogni altra pi abbagliante entro il lume del tuo puro diamante?

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LORA INSONNE Felicit non basta per averti la bellezza raggiante delle cose. Fingerti non si pu con vani asserti se lanima non ha quello che volle neppure se si compie inutilmente lo scialo di una notte gemmata quella delle odorose umide zolle delle semidischiuse corolle neppure se ci abbaglia se presente come senza ritorno gi limata la luna del quindicesimo giorno.

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Se tutto era finito restava cortesia ma io non so mimare e il compto balletto non pot consentire non seppe dare accetto il dolore n quella che da sempre fu mia passione saldamente ancorata in un luogo del cuore e della mente.

Rossa la vela nera la chiglia il cielo ha screzii di conchiglia. I flutti fremono allaria mossa la chiglia nera la vela rossa.

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Nonostante la fede e le promesse nulla nulla avvenuto. Del passato non amo laltra faccia fasulla non del futuro il disegno incompiuto. Voglio tornare alle cose stesse al mio primo cimento anche se duro e avr con me le ragioni riflesse e laccordo sagace del liuto.

Fu alla svolta del vicolo presso la birreria ma le parole non erano altro che aggiunte era insomma la mia quella che mi fu inflitta ferita al costato e neppure direi fu agire scaltro n scherno forse solo lanarchia di arido cuore di s disperato.

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Di qua si scende verso laeroporto. Sulla banchina batte la fiancata la corda si attorciglia al palo storto. Ma sono ancora l le fondamenta della citt dalle molte rive dove non c chi il passo suo non senta n il cammino si sa dove conduce e c il passato ma non il domani dove un Oriente che non ha confini traspare dai disegni musulmani e vagano sui torbidi bacini alte nitide ombre in controluce.

Lo scafo le rive spopolate abbandonava prendeva il largo nella laguna. la via segnavano dellacqua verdebruna quasi cippi di equoreo cimitero triplici tronchi infitti equidistanti con le cifre tatuate in fumo nero centodue centoquattro centosei e i miei sguardi oscillavano col motore dubbiosi se mai tutto fosse vero lungo le dilagate onde fluviali e sugli astanti dalle chiuse ali uccelli del diluvio forse dello stupore.

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Ah, Lucia! CAMMARANO, Lucia di Lammermoor

Per la citt festiva e deserta i nostri passi i nostri pensieri ma senza pi speranza tutta lanima nostra di te priva ci conducono ai marmi della stanza nella luce di quattro finti ceri.

Dei volti che amammo dei volti del loro inconsapevole riflesso dimenticarsi. Di una passione consumata nel suo stesso indagarsi e a lungo pianta di ogni apparente forma fugace. Dimenticare luccello che canta sommesso eppure audace!

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Ci cercavamo tutti i giorni ormai. Alcune volte vero mi sottrassi ma altre volte ricordo che accettai. E non pi aveva il tempo il suo valore ma esisteva soltanto in quei segmenti che fossero minuti attimi ore. Il pensiero perduta ogni sintassi Si affinava nei propri accorgimenti.

Il fante ha lo sguardo in tralce. La faccia del re non si scorda. Scollata madonna in disparte da cauta ragionatrice presa di s la regina. Le carte! Ha in mano le tre del destino e un gioco (ma quale?) combina il jolly irridente ruffiano che scuote la nappa balorda.

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Grigio biancastra dietro i vetri era la notte o lo sembrava senza fine. Un tempo immobile la governava poteva essere lalba o la sera. Non pi pensieri cullanti o tetri e assenti le spettrali sue regine le ore e il sonno lambiguo suo figlio col fratello deforme lo sbadiglio.

Pu essere bello lo stesso un mondo che non ha colore che si svigorisce che langue che indossa un vestito dimesso. Ma io vorrei ritrovare Il verde mutante del mare il blu da parata donore il rosso fiottante del sangue col dolce perverso suo odore.

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Siamo ormai prigionieri. Senza pareti senza serrature ci stringono severi autoverdetti cautele o paure. Nulla ci render lardito volo di cui perdemmo il senso non faremo ritorno al cielo immenso dal nostro sottosuolo.

Fu il mio dono di darti lessere tuo migliore. Sent il vento la vela e le sfide e i pretesti persero ogni valore e mondana cautela allorch mi vedesti prendere le tue parti. Furono i giorni questi queste le mie offerte ma quando il dubbio inerte riprese il suo volgare apparente diritto cadde ai duri dissesti del mio gioco sconfitto il lungo ricercare.

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a B. M. F.

Gli avambracci appoggiati alla ringhiera un paese di case medievali guardammo oscurarsi lentamente. Lungo meditato senza abbracci il pomeriggio dileguando elargiva i suoi deserti doni la valle immersa gi nella scarpata i fanali in deriva le alte pallide costellazioni.

La principessa ha bellissimi occhi neri. Piccoli. ma brillanti. DUMAS, Il visconte di Bragelonne

Le candele hanno lacrime di cera gli arazzi i colori dellautunno dietro i vetri piombati c la sera. Comincia lora il bal masqu. Mimano gli strumenti a corda e a vento mosse e cadenze dellaria del re mentre di Guiche simulante Vertunno tra le fiamme agitate dei doppieri si aggira solo per quel Parnaso il volto di Madame cercando a stento e stretti nella maschera di raso i suoi brillanti piccoli occhi neri.

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Pressoch buie le scale sfiorate dallascensore. Sfuma un giorno non fatale di menzione certo indegno. Ogni solito dolore ogni speranza ingannata non ne sono il contrassegno. Poich un giorno che non vale resti fuori dalla porta da una chiave assicurata che la mano malaccorta sforza alla terza mandata.

Veramente valeva? Valeva quegli affanni che vi spesi i necessari autoinferti inganni e lattesa iniziale primeva? Cadde cadde nel vuoto la mia fortezza sui fianchi indifesi agli amari referti alla durezza del tuo restare immoto.

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Certo nella tua voce molte segrete ragioni udii. Fu allora che compresi e non nel tempo precoce o maturo il calcolo vuoto della distanza la vaghezza angosciosa del futuro e oggi lo dico nella mia vacanza da tutto senza schermi e senza arti oggi che posso darti solo parole e ancora i miei addii.

N vlte n colonne non terrazze o piscine tuttaltro ci che amo se al mio giudizio umano avvertito non scaltro sono accanto vicine le esigenti sovrane le sventate regine presenti alle mie strane feste dellora insonne.

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Lamore il sogno il verso moduli inesprimibili del senso hanno in comune di segno diverso il loro tempo breve. Ogni vita cosciente del suo stesso angoscioso scompenso dal mobile riflesso di quella brevit pregio riceve.

Come le lamine di una corolla che appoggia i petali del suo fiore sul bordo a imbuto di unampolla come una mano le cui dita insieme esprimono grazia e vigore come le punte di una stella della speranza splendida sorella voi compagne di una complice vita siete lombra il silenzio il lungo errore dellanima sfuggente e impaurita.

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Su invisibili ali scese il sonno che aperta e richiusa era gi stata la porta segreta n era lecito accogliere la musa limpercettibile suo fruscio il fiato spostandosi il pensiero senza meta fino a quando la luna dal di fuori nebbiosa e un poco infame si addens sui notturni suoi frattali oggetti animando di fulgori misticamente le argentee trame dello scialle sul letto abbandonato.

Nella casa dallalta scala noi non andammo quella sera. Il lume rosso ci attese e sul velluto del divano non si pos la mia mano. Lastro al culmine del mese brill nella vuota sala. Eppure non tutto era invano e questa una storia vera.

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Indice VIA DELLANIMA p. 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Cerctela l dove ha la sua sede Contigue le due vetrine Nelloltrefondo dello specchio entrava Mi svegliai che la luce era cambiata Non pi la speranza mi illude Di stanze vuote e inappagate ore Vedersi ascoltare contare Una citt fluviale ho nella mente Cos lei la visitatrice DELLO STESSO E Dl ALTRO 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 Non era ancora la sera La luna quasi piena N altri sa n io quello che faccio Se sei sicuro allora questa volta Slittavano le onde grigie e brune Si ride Ma linfanzia era pure I giardini di notte si tingono di nero Il melo adolescente non pi mio! Io amo vorrei dire Sono stata la tua spada Della vita che amammo ardita e piena Scemava lo sentivo il lungo peso Ma se tutto fu vero Voi ricordate i mattini invernali

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Di pi leffervescente primavera Dissipato lo sguardo Quale tra quanti nel prato Le cose che dicesti Non pi nella memoria di fatti e di parole Quasi ferita a cui non c sutura Che foste creature della mente Come allora lo vedo che legge e rilegge Ledicola coi tavoli indivisa Lo sleg dallinvolto. Uno smussato Di quella strada un po in salita Ma troppo in questi luoghi di memorie PERDITE DI EQUILIBRIO

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Ci sono giorni dai risvegli strani Perplesse settimane Ma quella via perch apparisse Disperse ormai le note Nel sogno semmai Qui dove la voce rimbomba Lanemica pianta ingiallita Il vino aspro e melmoso non serviva Dunque ancora un divieto? Guardatemi negli occhi fissamente Divento torno a essere comero Verr il momento Oltre a quella che noi chiamiamo vita SESTANTE

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LORA INSONNE 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 Felicit non basta per averti Se tutto era finito restava cortesia Rossa la vela nera la chiglia Nonostante la fede e le promesse Fu alla svolta del vicolo presso la birreria Di qua si scende verso laeroporto. Lo scafo Per la citt festiva e deserta Dei volti che amammo dei volti Ci cercavamo tutti i giorni ormai. Il fante ha lo sguardo in tralce. Grigio biancastra dietro i vetri era Pu essere bello lo stesso Siamo ormai prigionieri. Fu il mio dono di darti Gli avambracci appoggiati alla ringhiera Le candele hanno lacrime di cera Pressoch buie le scale Veramente valeva? Certo nella tua voce N vlte n colonne Lamore il sogno il verso Come le lamine di una corolla Su invisibili ali

Gabriella Leto nata e vive a Roma. Ha esordito nel 1975 sull'Almanacco dello Specchio e nel 1980 ha preso parte all'antologia einaudiana Nuovi poeti italiani I. Dieci anni dopo, ancora da Einaudi, il suo primo libro individuale: Nostalgia dell'acqua (Premio Viareggio 1991). Nel 2003 ha pubblicato, sempre per Einaudi, Aria alle stanze. Gabriella Leto anche traduttrice di poeti latini. Con Einaudi ha pubblicato le Elegie di Properzio (1970), Le Eroidi(1966) e Gli Amori (1995) di Ovidio; nei Tascabili sta preparando un volume con tutto l'Ovidio amoroso. Lo stile poetico di Gabriella Leto fatto di inquietudine e di musicalit. Nei versi di questa raccolta convivono spaesamenti contemporanei da un lato, melica levit dall'altro. una poesia di luoghi interiori, scandagliati in profondit, ma senza enfasi. Non c' quasi mai dramma, bens doloroso stordimento. Una sezione del libro si intitola emblematicamente Perdite di equilibrio e le poesie che la compongono esprimono lo sconcerto di piccoli mancamenti quotidiani (il momento del risveglio al mattino, la sospensione delle sensazioni durante un percorso in metro): ma l'intera raccolta dominata da queste accensioni di perplessit, questi attimi in cui il pensiero perde ogni sintassi e la coscienza sembra separata dalla persona. La sapienza metrica che l'autrice possiede e la felicit sonora delle rime che costruisce danno al libro un ritmo duttile e variegato, perfettamente adatto a rappresentare le oscillazioni della mente con gravit e ironia. Ma soprattutto il lavoro sul tono a catturare, come gi aveva osservato Sereni a proposito delle prime poesie della Leto: Il tono la fa da padrone: insinuante pi con severit che con malizia (...) E quel tono non lo si dimentica, familiare e insolito insieme, conseguente e omogeneo senza essere monotono (...) parlerei di una lezione petrarchesca passata - per elezione di temperamento -attraverso il Tasso...

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