l'ora di giurisprudenza - dicembre 2012

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L ’Ora di Giurisprudenza Roma Tre Numero 3 Anno III Dicembre 2012 Guarda il Video www.facebook.com/ora.giurisprudenza Trafficking in Persons: un fenomeno in aumento pag. 3 M.P.E. La vita della matricole paure ed ansie ad un mese dagli esami pag. 5 Beni confiscati alle mafie: L’antimafia passa anche da qui pag. 8 yieldroma3.blogspot.com Blitz notturno in Facoltà

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Periodico di facoltà del sindacato universitario Ricomincio dagli Studenti.

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Page 1: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’

’Roma TreNumero 3 Anno III

Dicembre 2012

Guarda il Video

www.facebook.com/ora.giurisprudenza

Trafficking in Persons:un fenomeno in aumento

pag. 3

M.P.E.La vita della matricolepaure ed ansie ad un

mese dagli esamipag. 5

Beni confiscati alle mafie:

L’antimafia passa anche da quipag. 8

yieldroma3.blogspot.com

Blitz notturnoin Facoltà

Page 2: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

2EDITORIALE

Topi di BibliotecaRisparmiare oggi significa impoverire domani. Uno sguardo agli scaffali d’Europa e una proposta concreta: apriamo quelle porte dopocena.

DI VALERIO NATALE

Fondare biblioteche è un po’ come costruire granai

pubblici: ammassare riserve contro l’inverno

dello spirito. Lo scriveva Marguerite Yourcenar e

lo sanno bene in gran parte d’Europa, ma forse vale la

pena snocciolare qualche dato. La biblioteca giuridica

dell’Università di Hannover (Germania) chiude alle 22 dal

lunedì al sabato, anticipando alle 20 di domenica. A Siena

porte aperte dalle 8 alle 23. Bruxelles punta invece alla

razionalizzazione: in periodo esami chiusura posticipata

alle 22. Stessa logica all’Università di Malta che a giugno

scorso in via sperimentale allungava – con successo - fino

a mezzanotte. Infine, nella Spagna della disoccupazione

al 25% (novembre) la temeraria Università Autonoma di

Madrid conserva gelosa una sala ventiquattrore per 365

giorni l’anno da 290 posti (la nostra ospita in media 216

persone al giorno). Stando alle statistiche 2011 la nostra

biblioteca di giorni di apertura ne conta 216 (la coincidenza

col numero di persone è un caso). Una differenza di 149

giorni, che fanno cinque mesi. Eppure la domanda non

sembra scarseggiare, nello stesso 2011 abbiamo contato

oltre quarantaseimila presenze.

L’attività meno richiesta è la consultazione periodici (meno

di un terzo delle richieste), a dimostrazione del fatto che

è amata per lo più per studiare. Che «c’è interesse ad una

apertura oltre le 19.30, come del resto avviene altrove in

Europa, è evidente dai solleciti che ci fanno gli studenti»

conferma Alberto Belloni di Ricomincio Dagli Studenti.

Non solo, aggiungeremmo noi che forse sarebbe il caso

di inserire una apertura di fine settimana («Ma a Roma

nel weekend non si studia?» scherza Donato B.) e di

cominciare in via sperimentale con aperture serali a inizio

o metà settimana. Ci sarebbe poi da migliorare il sistema

di consultazione delle banche dati giuridiche. Forse la

migliore, il De Jure, è consultabile solo dal laboratorio

informatico, che chiude alle 16.

Sappiamo che allungare l’apertura comporta dei costi,

ma anche che spesso si crea un inutile ‘affollamento’ di

borsisti al desk, magari ricollocabili su una fascia più ampia.

Sappiamo anche che la questione economica è solo una

questione di gestione. Nell’ultimo bilancio di previsione

2012 il sistema bibliotecario di ateneo ha subito una

variazione in diminuzione di 268mila euro. Con lo stesso

documento si indicava invece un aumento di 188mila euro

per tasse di iscrizione ai corsi di laurea. Non è demagogia, è

matematica.

Per una volta, vorremmo diventare topi di biblioteca. Aprite

quella porta. Le biblioteche non si fanno , crescono.

Direttore responsabile:

Giuseppe Roberto Falla

Contatti

348.2448250

[email protected]

yieldroma3.blogspot.com

facebook.com/ora.giornale

L’Ora di Giurisprudenza’’ ’

’’ ’ ’’

’Roma Tre

Page 3: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

3Trafficking in persons: un fenomeno in aumentoDI MARTA GRAZIOSI

Il 3 dicembre 2012, presso la nostra Facoltà, si è

tenuto un convegno su un argomento “sgradevole”

già nel suono della sua sintetica definizione :

human trafficking. La tematica è stata esaminata sotto

vari aspetti: la violenza sulle donne e la mobilitazione

con Laura Renzi, di Amnesty International, la rilevanza

sulle società, con Francesco Carchedi, docente di

Sociologia alla Sapienza, ed alcuni profili tecnico-

giuridici, con Silvia Scarpa, docente dell’Università

John Cabot. Il traffico di essere umani è un’attività

criminale, che comprende la cattura, il sequestro o il

reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la custodia

di persone, con uso della forza o di altre forme di

coercizione. Queste possono a loro volta variare o

combinarsi tra sottrazione, frode, inganno, abuso di

potere o di una posizione di vulnerabilità, oppure atti

di dare o ricevere qualche forma di pagamento o di

altro introito per acquistare o cedere il consenso o il

controllo di una persona su un’altra. Lo scopo è sempre

di sfruttamento, nelle sue varie articolazioni : di lavoro,

sessuali, di schiavitù, fino al commercio di organi.

Questa forma di schiavismo colpisce principalmente

donne e bambini, persone che lasciano il proprio

paese ( Asia, Africa, America Latina, Est Europa

principalmente Romania) alla ricerca di una speranza

di vita diversa. Gente che fugge da realtà e contesti

difficili (povertà, guerre, persecuzioni, regimi non

democratici) portando con sé la speranza e cadendo

spesso nell’illusione di aver trovato un lavoro. Sono

vittime di inganno da parte di criminali che forniscono

loro informazioni sbagliate, facendo loro credere

di poterli accompagnare verso una vita migliore,

certamente non verso un’esistenza basata sullo

sfruttamento. Per una efficace gestione del fenomeno

è opportuno, come ha sottolineato la dottoressa

Silvia Scarpa, distinguere tra tratta di essere umani

( trafficking) e favoreggiamento dell’immigrazione

clandestina ( smuggling), distinzione che risulta

più netta nella lingua inglese, con i suoi due diversi

termini, piuttosto che nella lingua italiana, dove i

due fenomeni sono spesso rappresentati dallo stesso

termine. Nel primo caso, le vittime vengono reclutate

e gestite da trafficanti con utilizzo dell’inganno,

della violenza o di minacce, nel secondo, invece, i

migranti si rivolgono spesso autonomamente alle

organizzazioni criminali, investendo addirittura

propri capitali ( prestiti, risparmi) per pagare i servizi

di trasporto ed i documenti.

Continua a pag. 4

Page 4: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

4Continua da pag. 3

Anche lo sfruttamento va analizzato nelle sue diverse

tipologie, conseguenze e modalità di contrasto: usura,

lavori forzati, tratta a sfondo sessuale. Di queste

ultime due fattispecie abbiamo avuto due video-

testimonianze, particolarmente impressionanti..

Un genere particolare di sfruttamento riguarda poi i

minori, inducendo o forzando povera gente a vendere

o privarsi dei propri figli, cui spesso non sono in grado

di provvedere, per destinarli ad esempio al lavoro

minorile o ad adozioni internazionali, e trarne un

vantaggio economico.

Per tutta la durata del convegno mi sono portata

dentro l’interrogativo sul perché di tali argomenti se

ne parli cosi poco nella nostra società.

Non basta ad esempio che Amnesty International,

organizzazione non governativa impegnata nella

difesa dei diritti dell’uomo, abbia lanciato già dal

2004 la campagna “ Mai più violenza sulle donne”

che affronta le diverse violazioni : violenza domestica

,tratta, stupri, mutilazioni genitali.

In un mondo sempre più globalizzato e, comunque,

percorso da flussi migratori “epocali”, come possono

problemi di tale rilevanza non trovar maggior posto

nelle agende dei governi ?

A volta sembra quasi che atti legislativi o

comportamenti di alcuni di essi o di parti politiche o di

opinione vogliano provocare le società, rafforzandone

le componenti più cieche e retrive, legittimare le

discriminazioni, promuovere il rifiuto di capire e

di accogliere il diverso, lasciar così prosperare la

criminalità ed i suoi nefasti e diffusivi effetti.

Non portano lontano obiettivi di mera difesa dello

status quo, o , peggio, di propri, a volte neanche

legittimi, privilegi

E , se c’è un “cattivo” da perseguire, chi è : lo sfruttato,

l’immigrato che lavora in nero, il minore che

noiosamente chiede l’elemosina (nel giro del racket)

o chi invece, straniero o connazionale, li sfruta?

Page 5: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

5UNIVERSITÀ

Mese prima degli esami DI LIVIA SICLARI

Pensavamo fosse finita. Mentre tra

compagne di classe piangevamo su

pile di tomi ancora da ripassare, ci

facevamo coraggio pensando che gli esami

universitari non sarebbero stati nulla a che

vedere. Perché se è vero che all’esame di

stato portavamo undici materie in un giorno

e non tre in due mesi, i livelli di ansia sono

visibilmente lievitati con l’arrivo di dicem-

bre. L’ultimo mese dell’anno, che fino alla

fine del liceo aveva significato riposo, Nata-

le e regali, si è tragicamente trasformato ne

il “Mese Prima degli Esami”. Il MPE significa

continuo e sconsolato conteggio delle pagi-

ne prima della fine, freddo in aula studio e

auto-clausure degne di un frate trappista al

grido di “Devo finire il capitolo di Pubblico!”.

Ognuno affronta la situazione come meglio

crede. C’è chi chiede a tutti i colleghi che

conosce (ma anche a quelli che non ha mai

visto prima) a che

punto sono arriva-

ti con i testi, chi ad

ogni pausa prende

il libro ed inizia a

sottolineare come

un invasato e chi

decide di smettere

di bere alcolici per

salvaguardare i propri neuroni in vista degli

esami. Si riducono i cappuccini a Le Storie,

spazzati via da “Abbiamo 15 minuti, ti ripe-

to Le Fonti”, proprio quando iniziavi a pen-

sare che la vita da matricola fosse una pac-

chia. Incredibilmente domande come “Tu a

che punto sei?” o “Hai già programmato gli

appelli?” acquisiscono il potere di formule

magiche, riuscendo a ghiacciarti sul posto e

farti rabbrividire. Ma nel MPE così come in

Notte prima degli Esami, non ci sono solo

studio ed ansia. Ci pensano gli amici a tirarti

su! Se riesci a chiuderti in casa produttiva-

mente per due giorni temono per la tua inco-

lumità. E pur di stanarti scovano una nuova

trovata geniale (leggasi: davvero idiota. nda)

o effettuano telefonate degne di un terrori-

sta: “Sto passando a prenderti, preparati e

vedi di essere presentabile”. Cosicché non

ti è neanche concesso di abbrutirti in tuta,

mentre cerchi di limitare la carriera universi-

taria a cinque anni della tua vita. D’altronde

siamo a Roma Trendy, mascara e correttore

vanno sempre nell’astuccio insieme a penna

ed evidenziatore. Soprattutto nel MPE.

Page 6: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

6RUBRICA

“Cose dell’altro mondo”Fatti realmente accaduti in facoltà

1Il primo posto questa settimana va senza dubbio ad un nostro collega misterioso che, una

volta essere entrato in biblioteca e aver preso posto, ha tirato fuori un enorme coltello e tra il

terrore dei presenti lo ha poggiato sul libro servendosene per sottolinearlo a mo’ di righello.

2 Secondo posto meritato per una coppietta focosa della nostra facoltà, che ha deciso di amo-

reggiare nell’ascensore della facoltà, ma calcolando male i tempi è dovuta correre fuori dal

nido d’amore con ancora i pantaloni di lui sbottonati e i capelli di lei male acconciati.

3 Terzo posto al Don Chisciotte dei nostri

tempi. Sembrerebbe aver intrapreso una

crociata contro le inservienti che puliscono

la facoltà, sentenziando che la colpa dell’insoppor-

tabile sporcizia dei nostri bagni sia imputabile alla

loro scarsa competenza e non, a quanto pare, alle

inadeguate risorse finanziarie o all’inciviltà di cer-

tuni che ne usufruiscono.

Il primo giornoDI RICCARDO PETRICCA

“Se qualcuno dovesse chiedersi quando arriva il

momento di confrontarsi con le vere emozioni

della vita, la risposta dovrebbe per forza essere

individuata in una prima volta. E se così è stata

la prima volta che il vostro palato ha assaporato

quell’infinita dolcezza dell’uovo che, cremoso, si

accinge ad ammorbidire le pennette rigate alla

carbonara, o quell’irresistibile scioglievolezza

della prima forchettata delle mezze maniche alla

boscaiola, che come angeli si lasciano scivolare

nell’eterno bianco della panna dietro la sinuosa

lingua, l’università è tutt’altro. E’ come una fetta

di prosciutto tagliato male, si aggroviglia dentro

la gola nella vana speranza di vincere noi povere

matricole. Maledetto il giorno in cui ho creduto

che fosse meglio tagliato a mano! Si perché, già

che ci siamo, se l’università è un’indistruttibile

fettona tagliata male, tutto ciò che avete letto

prima era l’inutile cotto scaldato dall’impeccabile

affettatrice.

La reazione che si prova è semplicemente quella

di soffocare, senza avere alcun appiglio, ti guardi

Vignetta di Domiano Zotaj

Page 7: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

7intorno alla ricerca di tua madre, di tuo fratello

o di tuo padre, ma nessuno può comprendere

quell’istante, nessuno mai. L’invincibile affettato

continua imperterrito a combattere contro la

trachea, e tutti si chiedono che hai, ed ecco che

lo sguardo si fa sempre più stretto e l’aria comin-

cia a mancare. Dimenticatevi le banali scene di

entrate pompose, non siete né Carlo Magno, né

tantomeno Russel Crowe, poi non so se men-

tre mangiate il prosciutto tagliato dall’incapace

addetto al banco affettati siete soliti mettervi

in cuffia Enya, io no. E poi arriva quel momento,

l’estasi, quando capisci che il fettone è andato

giù. Aria! Come al solito sarò costretto a spiegare

e motivare i miei paragoni, anche se, lettori miei,

certe cose vanno prese al volo. I passi riecheggia-

rono sulla scalinata, qualche giorno prima avevo

letto che i professori sarebbero entrati in aula

armati, e devo dire che tra riportini e reggicravatte

non vi fu alcun essere in grado di smentire tale

affermazione. Ma rimaniamo alle scale, insormon-

tabili sovrastrutture ideologiche intervallate da

imperterriti marxisti, che un po’ come gli ombrel-

lai alla prima goccia di pioggia, si fecero avanti

senza alcuna pietà. Superata la valle dei rossi ecco

che ognuno era in attesa dello stesso momento,

tra chi si mangiava le mani, chi fingeva di avere

lo sguardo di un colonnello, e chi sorseggiava

un caffè: probabilmente identificabile come il

quinto della mattinata. Ognuno immerso nei pro-

pri ricordi, ognuno nella sua grande città, nel suo

quartiere, nella sua piccola casa. Poi scoprì che

tutte le matricole abitavano in enormi ville, ettari

di terre sconfinate, ma necessito della piccola casa

per fare la giusta metafora, quindi, proseguiamo.

Tutti in fila, e mentre gli estroversi chiedevano

di orari e lezioni per scaldare l’acqua, i timidi

restavano appoggiati alle mura delle moderne

strutture e, astuti come le tribù apache, capta-

vano ogni vibrazione. L’unica differenza è che un

treno fa un po’ più bordello di un paio di voci, ma

è altrettanto ovvio che in un paio di secoli l’uomo

si sia evoluto anche in questo. Infine c’erano gli

indecisi, quelli che alzano gl’occhi ma che hanno il

timore di incrociarne altri, gli stessi che non si pre-

sentano mai: iniziano a parlare e tutti si chiedono

chi diavolo sia quell’ignota figura, poi quando

finalmente si presentano o ti cingono la mano

come un porcino soffritto, o neanche la allungano.

Ma allora, davvero, cos’è il primo giorno d’univer-

sità? Amore, odio, nostalgia e... Prosciutto.”

“La Bussola: 3 cose su Roma3”

Continuaiamo anche per questo mese con qualche consiglio per orientarsi nella giungla universita-ria prima delle vacanze e dei tanto agognati esami!!!

Piazza TelematicaSi trova in via Ostiense 133/b (sede DAMS) e mette a disposizione degli studenti computers, rilascio delle credenziali del Portale, assistenza presentazione ISEEU per ulteriri informazioni consultare il sito http://host.uniroma3.it/laboratori/piazzatelematica/index.php

a cura di Marta Cerrito

Page 8: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

8ATTUALITA’

Ricordiamoci dei beni confiscati alle mafieDI PIERDANILO MELANDRO

Il riutilizzo delle ricchezze confiscate alle mafie

a fini sociali è un risultato reso col tempo

possibile grazie all’impegno di molti, frutto di

un percorso che arriva da lontano. Dietro c’è

l’intuizione di un deputato siciliano, Pio La Torre,

che capì l’importanza di colpire le ricchezze

mafiose sotto il profilo patrimoniale e insieme

all’allora Ministro dell’Interno Virginio Rognoni

ispirò la prima legge sulla confisca dei beni. Il

passo successivo fu nel 1996 l’approvazione

della legge n. 109 sul riutilizzo sociale di quei

beni per cui Libera, l’associazione di Don Luigi

Ciotti e di migliaia di volontari sparsi per tutta

Italia, si impegnò con la raccolta di oltre un

milione di firme. Questo, in estrema sintesi, è

il percorso compiuto dall’antimafia sociale

anni fa e che rappresenta un risultato che non

bisogna disperdere, ma conoscere. Come ama

ripetere Don Ciotti “le cooperative nate sui beni

confiscati ai boss sono la risposta sostenibile

all’insostenibilità delle mafie”, se ho pensato

di scrivere questo articolo è per ricordare che

confiscare un bene alle famiglie di mafia non

basta. Purtroppo, il percorso della confisca dei

beni è indebolito da numerose insidie lungo

tutto l’iter, dal momento del sequestro fino

alla confisca definitiva trascorrono molti anni,

perché la durata “irragionevole” dei processi

colpisce anche le procedure che riguardano i

beni; anzi, in questi casi, vi è anche l’aggravante

di una più vigorosa difesa messa in campo dalle

organizzazioni mafiose a causa dell’alto valore

economico e simbolico delle loro proprietà.

Nella fase che vede protagonisti gli enti locali e

le associazioni si naviga ancora a vista in alcuni

passaggi burocratici, con un bene che spesso, a

causa dei molti anni di inutilizzazione, ha perso

buona parte del valore iniziale. Proprio per tutti

questi fattori, occorre continuare a tenere alta

l’attenzione pubblica su questo argomento,

perché ancora tanti sono i passi da compiere

per rendere l’intero processo solido e veloce,

sia dal punto di vista burocratico che dal punto

di vista sociale. Fornire strumenti formativi

ad ogni componente che fa parte di questo

delicato processo, vuol dire creare nuove

competenze in grado di produrre soluzioni

efficaci. L’urgenza, in questo settore, è quella di

dare vita ad un percorso di responsabilizzazione

della pubblica amministrazione e del mondo

dell’associazionismo.

Per rendere concreto il problema è bene

sapere che nel solo comune di Roma i beni

confiscati sono oltre 200, solo una cinquantina

sono utilizzati, gli altri 150 possono essere

considerati un patrimonio disperso e sempre

più lontano da quella accezione sperata di bene

comune a disposizione del cittadino.

Page 9: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

9POLITICA

Italia bene ComuneDI LUDOVICO TUONI

Citando un professore della nostra fa-

coltà: spesso i mezzi di comunicazio-

ne, tanto quanto i politici, tendono a

citare solo una parte dell’articolo 1, comma 2,

della nostra Costituzione: “La sovranità appar-

tiene al popolo”, scordando sempre che “ la

esercita nelle forme e nei limiti della Costitu-

zione”.

Queste elezioni mi hanno fatto pensare molto

a questo articolo, alla Sovranità che realmente

è chiamato a esercitare il popolo rispetto alla

Cosa Pubblica, soprattutto in un periodo stori-

co in cui l’interesse dei cittadini verso la poli-

tica è estremamente basso, se non inesistente

come hanno testimoniato le elezioni Siciliane.

Ho pensato al perché si possa arrivare addi-

rittura ad abortire uno dei pochi veri poteri di

cui siamo destinatari nella nostra Repubblica.

Certo la corruzione dilagante, gli scandali, le

accuse politiche continue e insensate alla Ma-

gistratura, la poca professionalità e competen-

za di alcuni Parlamentari, non aiutano a crede-

re nell’organo dirigente. Perché però questo ci

provoca un impulso di diffuso astensionismo

piuttosto che di interventismo e partecipazio-

ne?

Perché non mandiamo un messaggio chiaro

e forte che una Italia che vuole scegliere c’è?

Che il 55% Siciliano era solo l’ultimo momen-

to di una lunga pausa riflessiva?

Le Primarie del Centrosinistra, con uno slo-

gan che trovo particolarmente significativo

,”Italia bene comune”, hanno rappresentato

un piccolo attimo in cui 3 miliardi di cittadini

hanno espresso un giudizio. Hanno cercato di

comunicare un’ esigenza di aver modo di esse-

re ascoltati.

Contemporaneamente l’altra parte della “bar-

ricata” discute animatamente fra quella fran-

gia Berlusconiana che rimane stretta attorno al

suo leader come un naufrago all’albero mae-

stro della nave, nonostante questa oscilli nel

giro di pochi giorni in affermazioni e cambia-

menti di idee estremamente confuse, e quelli

che invece vogliono a loro modo un cambia-

mento, una spinta democratica.

E” in un ambiente europeista quale quello in

cui viviamo che affermare l’importanza del

Pause bibliotecarie argomento molto caro a chi frequenta con una certa assiduità la biblio-teca...esiste una regola per gestire il fenomeno della scarsità di posti: è possibile assentarsi per non più di 20 minuti lasciando l’indicazione dell’orario di inizio pausa. Stesso discorso vale per la pausa pranzo, per la quale è però concessa una pausa di 40 minuti. Allo scadere del tempo...si perde il diritto al posto e si deve iniziare una nuova caccia!a cura di Marta Cerrito

Page 10: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

10

IL LIBRO

La doppia vita dei numeri di Erri De Luca

DI MARTA CERRITO

“...La tombola napoletana estrae insieme ai

numeri anche una storia. È il viaggio contrario

a quello dei sogni, che da una storia venuta in

sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto...”

Osservata dall’angolo di una finestra, Napoli

è in fermento nella preparazione della notte

Continua da pag. 9

voto dei cittadini è oggi più che mai vitale

e per questo degno di tutela tanto dalle

Istituzioni quanto dal popolo stesso.

Se un commento alle primarie del Centrode-

stra non si può dare, su quelle del Centrosini-

stra c’è molto da dire.

Bersani contro Renzi. Da un lato non si esclu-

de l’alleanza con l’UDC mentre dall’altro vie-

ne negata duramente, rifiutando di parlare di

alleanze con partiti i cui programmi risultano

praticamente assenti, o ignoti visto che “agen-

da Monti” non credo sia reputabile davvero

come “programma politico”. Bersani ha di-

chiarato di essere a favore, almeno in parte, al

finanziamento ai partiti, che lasciando a casa

la facile demagogia è una posizione verosi-

milmente rispettabile per la garanzia dell’e-

quità nella possibilità di fare politica, Renzi

invece diceva di voler ad ogni costo rispettare

quanto con Referendum aveva scelto il popo-

lo con l’abolizione del finanziamento ai partiti

nel 1993, poi nel’94 “saggiamente” ripropo-

sto col nome di “Rimborsi elettorali”.

Un confronto che però, diciamolo, ha avuto

anche molti punti di contatto comuni.

Parlo quindi di “civil partnership”, la decisio-

ne nell’affrontare senza timore temi delicati

quali la revisione del macchinoso sistema di

adozioni, magari discutere anche di quelle

omosessuali. Il trattamento di fine vita, attual-

mente ancora vagheggiante come progetto di

legge alla Camera, una vera legge sulla corru-

zione, una politica economica che non sia tan-

to falsa da promettere di levare l’IMU ma sia

però capace di essere sufficientemente equa

verso la società.

Insomma, una politica che possa avvicinare

la nostra legislazione a quella Europea e che

dimostri come non sia necessario essere un

“tecnico” per essere credibili, basta avere buo-

ne idee.

Page 11: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

11più lunga e rumorosa dell’anno, frenetica ed

appassionata dai suoi traffici pirotecnici sem-

bra trasformarsi e diventare altre città, posti del

passato.

Immersi ma lontani da questo incendio rituale

un fratello ed una sorella da soli aspettano la

mezzanotte. Giocano a tombola in due, ma

apparecchiano per quattro. Attendono qual-

cuno o qualcosa non sapendo neppure se mai

arriverà.

Ne “La doppia vita dei numeri”, ultimo lavoro

di Erri De Luca, il vero protagonista è il tempo,

quello che passa e che avremmo voluto non

fosse mai passato ma soprattutto quello della

memoria che rispolverato e raccontato torna

nuovamente a vivere. Attraverso la partita a

tombola che scandisce il ritmo serrato del dia-

logo e della storia i due fratelli tornano indietro

nel tempo, si riconciliano con il loro passato e

con i loro fantasmi. Per ogni numero una storia,

per ogni storia un ricordo che apre il sipario del

grande teatro che è la vita.

De Luca racconta di aver scelto ancora una volta

la forma del testo teatrale perché solamente

in questo modo la parola passa in esclusiva a

chi la pronuncia. Forte è la presenza di Napoli,

attraverso i suoni, i rumori ed i colori, la sua

vivacità traspare dalle pagine del romanzo ed

anzi acquista vita propria, perchè Napoli, ci

dice De Luca nella prefazione, è ammuìna, è

una città che suona ad orecchio, è un grande

teatro in continuo fermento dove lo spettatore

paga sempre un prezzo. Se si parla di Napoli e

di teatro non si può prescindere da Eduardo De

Filippo del quale De Luca si definisce un incan-

tato spettatore, ed i fantasmi che compaiono in

questo romanzo dialogato non sono una copia

di quelli ben più famosi di Eduardo ma sono

liberi da ogni forma di superstizione, essi sono

numeri estratti ogni volta che uno si ricorda di

loro pronti a sedersi a tavola con i vivi per il

tempo di una partita.

SCONTO DEL 10% sui libri di narrativa per i lettori de

l’Ora portando una copia del giornale

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Page 12: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

12

IL FILM

Moonrise Kingdom

(Wes Anderson)

DI LORENZO TARDELLA

Sam: un ragazzino di dodici anni, pic-

colo, con il viso tondo e dei grandi

occhiali da vista, una divisa da scout

e un cappello di pelliccia perennemente in

testa.

Susie: una ragazzina già cresciuta, quasi una

donna, con i capelli rossi, vestita di colori

accessi e con un inseparabile binocolo al

collo.

Si incontrano, si conoscono, si innamorano. E,

come in tutti i grandi romanzi d’amore, fug-

gono. Dalle famiglie, dai servizi sociali, dai

capi scout, da quel mondo di grandi che tanto

gli sembra distante. Ma che, ovviamente, non

si fara’ attendere.

Wes Anderson torna al cinema a cinque anni

da “il treno per il Darjeeling”. Lo fa con una

storia tenera, dolce, malinconica eppure

piena di tutta l’ironia e la poetica che e’

ormai riconoscibile in

ogni sua opera. Quella di Anderson e’ una

penna brillante, forse la più brillante che

abbiamo oggi. Sentire i suoi dialoghi, in

bilico tra il tragicomico e il non-senso, e’ un

piacere a cui difficilmente si può fare a meno.

Quando l’ho conosciuto per la prima volta,

con “i Tenenbaum”, e’ stato amore a prima

vista. E da allora in poi, ogni appuntamento

non ha mai tradito le aspettative.

Questa volta, complice la sceneggiatura,

complice la fotografia così perfettamente

surreale, colorata, visionaria, complice anche

un cast come non se ne vedevano dai tempi

dell’esordio, questa volta, dicevo, mi ha

strappato l’applauso.

Il mondo dei bambini contro quello dei

grandi, e ancora una volta e’ facile schierersi

dalla parte della ragione. E il motivo per

Page 13: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

13cui Anderson riesce a trasmetterci questo

mondo nella sua purezza, e’ perché forse

anche lui non e’ mai cresciuto del tutto.

Come Burton, come Fellini, il suo cinema e’

lo specchio di un mondo a meta’, una terra

di mezzo.

I bambini, in questo mondo, ci sono tutti. E

gli artisti, qualche volta, riescono anche loro

ad entrare.

Quando accade, come in questo caso, non

possiamo che alzarci di fronte allo schermo,

per gridare “bravo” a chi ha sconfitto le bar-

riere del tempo e ci ha fatto tornare, tutti, per

novanta minuti, dalla parte giusta. Quella dei

bambini.

IL FILM

Argo(Ben Affleck)

DI LORENZO TARDELLA

Prima c’è stato l’esordio:

Gone Baby Gone. L’ho guardato con aria scet-

tica, pensando che mai un attore di medio

livello potesse scoprirsi improvvisamente

regista.

E sono rimasto sorpreso.

Poi e’ venuto The Town. Non all’altezza del

primo film, ma comunque una storia ben

scritta, e una regia di grande effetto.

Infine, Argo. Che e’ tutta un’altra cosa. E’ il

film della consacrazione. E’ quello che rende

Ben Affleck a tutti gli effetti un regista, uno

di quelli bravi.

Ambientato durante il periodo della rivo-

luzione islamica di Teheran, il film si apre

con l’irruzione dei militanti nell’ambasciata

americana. Solo sei persone riusciranno a

fuggire, e a trovare rifugio presso la resi-

denza dell’ambasciatore canadese. Ma come

fare per farli tornare in patria? Fingersi una

Page 14: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

14Continua da pag. 13

finta troupe cinematografica, e organizzare

una finta produzione di un film.

Affleck ha occhio. La sua e’ una fotografia

perfetta, raffinata, eppure mai alla ricerca del

manierismo. La sceneggiatura scorre veloce

e ritmata, complice anche un montaggio di

grande livello.

Che dire degli attori? Sembra che, inspie-

gabilmente, con la nuova veste di regista,

Affleck abbia anche imparato a recitare. E’

composto, sicuro, mai sopra le righe.

Alan Arkin, John Goodman e Philip Baker Hall

si confermano perfetti caratteristi.

Tutto questo mi fa pensare, magari non

in maniera così certa, ma certamente con

qualche convinzione, che Affleck possa

essere il nuovo Clint Eastwood, l’unico vero

erede di quel cinema americano.

Ha dimostrato, con questi tre film, di avere

talento visivo, sensibilità e una buona cul-

tura cinematografica alle spalle.

Se riuscirà a proseguire su questa strada, non

mi e’ dato saperlo.

I presupposti, per ora, ci sono tutti.

C.L.Aper avere informazioni circa esami di lingua, certi-ficazioni e corsi rivolgersi a via Ostiense 131/L e sul sito http://www.uniroma3.it/page.php?page=cla

a cura di Marta Cerrito

DAL MONDO

La mano di Israele resta tesa verso la pace ?DI Giulia Romano

“La Palestina viene all’Assemblea Generale oggi

perché crede nella pace e la sua gente ne ha un

disperato bisogno. Dateci il certificato di nascita.

E’ arrivato il momento di dire basta all’occupa-

zione e ai coloni, perché a Gerusalemme Est

l’occupazione ricorda il sistema dell’apartheid

ed è contro la legge internazionale. I palestinesi

non accetteranno niente di meno dell’indi-

pendenza sui territori occupati nel 1967 con

Gerusalemme Est” . “Non cambierà alcunché

sul terreno, non avvicinerà la costituzione di

uno Stato palestinese, ma anzi la allontanerà. La

mano di Israele resta tesa verso la pace”. Questo

botta e risposta fra il presidente dell’Autorità

Nazionale Palestinese Abū Māzen e il primo

ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha

dato il via alla riunione dell’Assemblea Generale

dell’ONU, tenutasi il 29 Novembre di quest’anno,

che ha segnato, con 138 sì, 9 no e 41 astenuti, il

passaggio della Palestina da “Non-stato mem-

bro” a “stato-osservatore non membro” . Uno

Stato Osservatore può assistere ai lavori dell’As-

semblea Generale, come già faceva la Palestina

in qualità di ente osservatore, ma non può par-

tecipare alle votazioni. Il cambiamento davvero

Page 15: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

15importante è

che la Palestina

p o t r e b b e

accedere alla

Corte Penale

Internazionale

e avere la pos-

sibilità di far

i n c r i m i n a r e

gli israeliani

accusati ma a

questi ultimi

b a s t e r e b b e

restare in territori israeliani per sfuggire al

giudizio della Corte. E’ ancora incerto quanto,

in concreto, questo nuovo titolo incida sulla

situazione palestinese ma già vedere il termine

“stato” accostato a quello di “Palestina” può

ritenersi, almeno simbolicamente, una vittoria.

La dura realtà dei fatti purtroppo ci invita a non

poter essere troppo ottimisti; l’eventuale rico-

noscimento della Palestina come 194° stato

membro dell’Onu potrebbe avvenire solo con

l’approvazione della maggioranza del Consiglio

di Sicurezza e non è da trascurare il veto scon-

tato degli Stati Uniti. Un motivo di speranza può

sicuramente nascere dalla constatazione che la

maggior parte dei paesi abbia votato a favore

del riconoscimento della Palestina come stato-

osservatore e non si sottovaluti l’astensione

della Germania la quale, storica alleata di Israele,

ha deciso di astenersi, sottolineando che Berlino

sarebbe favorevole alla formazione di uno stato

palestinese. Anche il nostro paese si è espresso

a favore, sostenendo che questa decisione fosse

“ parte integrante dell’impegno del governo ita-

liano volto a rilanciare il processo di pace con

l’obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello

palestinese, che possano vivere fianco a fianco,

in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento”. Il

leader palestinese ha ringraziato Mario Monti

e Giorgio Napolitano sostenendo che questo

fosse un voto nella direzione giusta e naturale

per un grande Paese come l’Italia e al contrario

il leader israeliano ha dichiarato di essere stato

deluso da Roma. In tutta risposta Mario Monti

è entrato in contatto con Mazen e Netanyahu

incitandoli a raggiungere un accordo pacifico

nel più breve tempo possibile. Nel complesso

dopo il 29 Novembre regna una situazione di

allarme generale soprattutto dopo la reazione

di Israele: Netanyahu ha deciso di costruire altre

case nelle colonie circostanti Gerusalemme-est.

È legittimo tutto questo? Non era la mano di

Israele tesa verso la pace?

Page 16: L'ora di Giurisprudenza - Dicembre 2012

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