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IL BENESSERE DEI SUINI IN ALLEVAMENTO Indicazioni pratiche

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IL BENESSERE DEI SUINI IN ALLEVAMENTO

Indicazioni pratiche

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Alessandro Gastaldo, Paolo Rossi e Marzia Borciani

Il Centro Ricerche Produzioni Animali - CRPA S.p.A. è un ente di ricerca che ha un’esperienza pluridecennale sul benessere dei su-ini, avendo coordinato o partecipato a numerosi progetti di ricerca, sperimentazione e cooperazione a livello regionale, nazionale ed europeo sulle seguenti tematiche: applicazione di protocolli di va-lutazione del benessere degli animali in allevamento, durante il tra-sporto e nell’attesa premacellazione; tecniche di riduzione del dolore durante la castrazione dei suinetti; arricchimenti ambientali (materiali manipolabili) per le diverse categorie di suini; controllo ambientale all’interno delle porcilaie; sistemi di stabulazione per l’allevamento estensivo e biologico dei suini; sistemi di distribuzione dell’alimento e dell’acqua di bevanda; robotica e zootecnia di precisione applicata al comparto suinicolo; sostenibilità economica degli interventi mi-gliorativi sul benessere animale; diversificazione dei prodotti a base di carne suina basata su alti standard di benessere animale. Su questi temi il CRPA svolge anche attività di consulenza e divulgazione.

Sara Barbieri ed Elisabetta Canali

Il gruppo di ricerca, attivo presso l’Università degli Studi di Milano fin dagli anni ’70, ha costituito nell’aprile 2016 il Laboratorio di Benessere animale, Etologia applicata e Produzioni soste-nibili con sede presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria. Il gruppo, con riconosciute competenze nel campo della produzio-ne animale, dell’etologia applicata, del comportamento e del be-nessere animale, ha coordinato e partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionale e internazionale. È impegnato nei seguenti specifici campi di ricerca: valutazione del benessere in azienda e valutazione del dolore; sviluppo e applicazione in campo di in-dicatori di benessere comportamentali, fisiologici e patologici; rapporto uomo-animale. Essendo attivo fin dagli anni ’80 nella formazione pre- e post-laurea, il gruppo ha maturato esperienza nel trasferimento delle conoscenza relative al benessere animale per studenti, veterinari, operatori e tecnici del settore zootecnico; la prima Scuola Italiana di Specializzazione in Etologia Applicata e Benessere Animale ha sede presso il Dipartimento fin dal 1997.

La riproduzione, anche parziale, della presente pubblicazione deve essere specificatamente autorizzata dal Consorzio del Prosciutto di Parma.Ulteriori informazioni possono essere richieste a [email protected].

IL BENESSERE DEI SUINI IN ALLEVAMENTOIndicazioni pratiche

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Il Consorzio del Prosciutto di Parma ha sentito l’esigenza di attivarsi sul tema del benessere degli animali allevati nel circuito dei pro-dotti DOP e ha deciso di farlo promuovendo iniziative di sensibi-lizzazione, informazione e divulgazione, nell’ambito delle proprie competenze e nel rispetto del ruolo di ogni operatore della filiera.Queste Indicazioni Pratiche si inseriscono in questo ambito e fanno parte del progetto Benessere dei suini in allevamento, condotto in collaborazione con gli esperti del CRPA – Centro Ricerche Produ-zioni Animali di Reggio Emilia, del Laboratorio di Benessere anima-le, Etologia applicata e Produzioni sostenibili dell’Università degli Studi di Milano e con la partecipazione di ANAS.Scopo del progetto è proprio quello di favorire la diffusione di tecniche di allevamento rispettose del benessere animale, con riferimento alla normativa comunitaria e nazionale, sia attraverso materiale divulgativo sia attraverso incontri di formazione specifici, organizzati nelle regioni principalmente vocate alla suinicoltura. Il Consorzio del Prosciutto di Parma ha individuato l’attività di sen-sibilizzazione e divulgazione come la miglior strada percorribile per intervenire sul benessere animale, perché il proprio Disciplinare di produzione non fornisce indicazioni tecniche in materia e il Con-sorzio stesso non ha alcun titolo per agire direttamente e condurre controlli in merito all’applicazione della normativa.

Il Disciplinare, infatti, pur chiarendo che il benessere è un prerequi-sito indispensabile, rimanda alla normativa comunitaria e naziona-le in materia. Questo perché il tema del benessere è in rapida e continua evoluzione, mentre il Disciplinare è uno strumento rigido per definizione: inserire dettagli tecnici nel Disciplinare portereb-be al rischio di avere un documento sempre in ritardo rispetto alla normativa. Tale normativa viene inoltre materialmente applicata da allevatori, trasportatori e macellatori che, pur facendo parte del comparto della DOP Prosciutto di Parma, non sono associati al Consorzio. Infine, i controlli sull’applicazione di questa normativa vengono condotti dai Veterinari Ufficiali.È importante precisare che le Indicazioni Pratiche, pur dando spazio a suggerimenti migliorativi, non costituiscono alcuna modifica del Disciplinare e fanno riferimento alla normativa nazionale e comu-nitaria e ai requisiti minimi attualmente previsti.In conclusione, si sottolinea che il progetto Benessere dei su-ini in allevamento è stato condiviso nelle sue fasi iniziali con i principali portatori di interessi, fra i quali Ministero della Salute, Regione Emilia-Romagna, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini”, Istituto Parma Qualità (I.P.Q.), Dipartimento di Scienze Mediche Veterina-rie dell’Università di Bologna, rappresentanti di allevatori, macel-latori, trasformatori, consumatori e moderna distribuzione.

PREMESSA IV

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Il presente manuale fornisce indicazioni su alcuni dei principali aspetti attinenti al benessere animale negli allevamenti di suini, con l’obiettivo di offrire agli allevatori un strumento per conoscere e approfondire le tecniche rispettose del benessere animale.Gli aspetti considerati sono quelli presenti nelle norme vigenti e nelle note esplicative del Ministero della Salute, cercando di approfondire alcuni aspetti particolarmente controversi e dibattuti. Per alcuni ar-gomenti (per esempio il taglio delle code), vista la complessità della materia si è preferito rimandare a specifici opuscoli scaricabili dal sito del CRPA (www.crpa.it).Fra gli argomenti che hanno un impatto sul benessere dei suini, nel presente manuale è stato dato spazio a quelli selezionati e condi-visi in un workshop di approfondimento con numerosi portatori di interesse (vedi Premessa). All’interno del manuale, gli argomenti, organizzati in schede, sono suddivise in tre sezioni:1. Requisiti generali, composta da 8 schede relative a rapporto

uomo-animale, materiale manipolabile, mutilazioni, parametri microclimatici, parametri ambientali, ventilazione, sommini-strazione dell’acqua di bevanda, eutanasia e abbattimento d’e-mergenza;

2. Riproduzione, composta da 4 schede relative a tipologia di sta-bulazione per scrofe allattanti e lattonzoli, tipologia di stabula-zione per scrofe in attesa di fecondazione e gestanti, superficie di stabulazione, somministrazione dell’alimento;

3. Post-svezzamento e ingrasso, composta da 3 schede relative a tipologia di stabulazione per post-svezzamento e ingrasso, su-perficie di stabulazione, somministrazione dell’alimento.

Ogni scheda, corredata da tabelle, foto o disegni, è composta dai seguenti capitoli:1. Descrizione, in cui si definisce l’aspetto trattato;2. Relazione fra parametro e benessere animale, in cui si richiamano

gli effetti, provati da evidenze scientifiche, che lo specifico ef-fetto trattato produce sul benessere;

3. Requisiti minimi previsti dalla normativa, in cui si riporta quanto prevedono le normative vigenti sul benessere dei suini, com-prese le eventuali note esplicative ministeriali;

4. Considerazioni tecniche, in cui si forniscono le indicazioni su come calcolare e valutare l’aspetto indicato;

5. Raccomandazioni migliorative, in cui si forniscono alcune indi-cazioni nel caso si volessero applicare innovazioni strutturali o gestionali per garantire ai suini livelli superiori di benessere.

Completa il manuale l’elenco dei riferimenti bibliografici citati nel testo.Questo documento è la versione 1.1. del manuale Indicazioni prati-che per migliorare il benessere dei suini in allevamento. Saranno pos-sibili ulteriori versioni dovute a modifiche della normativa e alla introduzione di nuovi aspetti.

Gli autori

INTRODUZIONE V

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Relazione uomo-animale

Parametri microclimatici

Materiale manipolabile

Requisiti generali

Parametri ambientali

Acqua di bevanda

Mutilazioni

Ventilazione delle porcilaie

Eutanasia e abbattimento d’emergenza

Requisiti generali

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Requisiti generali

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Relazione uomo-animale e benessere animaleIl comportamento dei suini si evolve in seguito alle esperienze precedenti e alla frequenza dei contatti con l’uomo: manipola-zioni negative e contatti infrequenti producono conseguenze indesiderabili quali paura e comportamenti avversi o poten-zialmente pericolosi in presenza dell’operatore. La comparsa di paura improvvisa, intensa o prolungata può seriamente dan-neggiare il benessere animale ma anche produttività, qualità del prodotto e redditività dell’allevamento (Hemsworth e Cole-man, 2011).

Alcuni comportamenti negativi dell’operatore, come percuote-re gli animali o tenere un tono di voce alto e aggressivo, sono percepiti dai suini come esperienze negative che renderanno i soggetti nervosi e timorosi. Le pratiche di manipolazione ina-deguate innescano reazioni di paura crescente e di scarsa re-lazione uomo-animale nel gruppo. Nei suini, la manipolazione negativa ha dimostrato di influenzare alcuni indicatori di stress cronico, quali il peso della ghiandola surrenale, la crescita e le prestazioni riproduttive, inducendo inoltre un’elevata paura dell’uomo (Hemsworth et al., 1986). L’elevata correlazione ne-gativa tra la risposta ai test di evitamento e la percentuale di

DescrizioneLa relazione uomo-animale (in inglese Human-Animal Rela-tionship, HAR) viene definita come il grado di vicinanza o di distanza tra l’animale e l’uomo (Estep e Hetts, 1992). In alleva-mento questa relazione si crea tra l’operatore e gli animali di cui si occupa l’operatore stesso. Gli animali possono percepire questa relazione come negativa, neutra o positiva, in quanto la qualità dell’interazione può variare da calma, amichevole e frequente a prevalentemente negativa e infrequente. La quali-tà dell’HAR porta a sviluppare paura o attaccamento all’uomo.

La relazione che s’instaura tra gli animali e l’uomo prevede un riconoscimento indi-viduale reciproco. Gli ani-mali generalizzano le loro esperienze con un uomo ad altri umani (Tanida et al., 1995; Hemsworth et al., 1996), ma i suini sono an-che in grado di distinguere tra differenti persone (Tani-da e Nagano, 1998).

Relazione uomo-animale

Relazione uomo-animale

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4Requisiti minimi previsti dalla normativaIl d.lgs. n. 146/2001 e il d.lgs. n. 122/2011 non forniscono indi-cazioni specifiche sulla qualità del rapporto uomo-animale. Il d.lgs. n. 146/2001 indica genericamente alcuni aspetti ricondu-cibili a questa tematica e in particolare che:

• devono essere organizzati periodicamente corsi di quali-ficazione professionale con frequenza obbligatoria per gli operatori del settore, allo scopo di favorire la più ampia co-noscenza in materia di etologia animale applicata, fisiolo-gia, zootecnia e giurisprudenza;

• gli animali devono essere accuditi da un numero sufficiente di addetti aventi adeguate capacità, conoscenze e compe-tenze professionali;

• tutti gli animali tenuti in sistemi di allevamento, il cui benes-sere richieda un’assistenza frequente dell’uomo, devono es-sere ispezionati almeno una volta al giorno.

Considerazioni tecnicheLa relazione uomo-animale si può misurare utilizzando un’am-pia varietà di test comportamentali (Waiblinger et al., 2006) che valutano la reazione dell’animale che si avvicina volontaria-mente a una persona ferma (stationary human – approach di-

portata al parto delle scrofe ha dimostrato che la paura degli esseri umani è un fattore limitante anche della produttività (Hemsworth e Coleman, 2011).

Al contrario, interazioni positive e un comporta-mento calmo e tranquillo dell’operatore portano ad avere un gruppo rilassato e più facile da movimen-tare. La manipolazione positiva ha un’importante influenza sul benessere degli animali: il comportamento dell’operatore è correlato a una reazione positiva degli animali anche in situazioni poten-zialmente avverse. Lo sviluppo di una relazione positiva (bassi livelli di paura o alti livelli di fiducia nelle persone) garantisce elevati livelli di benessere animale ma può essere utile anche nel lavoro con gli animali. Per esempio, la presenza di una per-sona nota all’animale che effettua una manipolazione positiva può tranquillizzare gli animali in situazioni potenzialmente av-verse (quali isolamento, contenimento, inseminazione), ridu-cendo così lo stress e il rischio di lesioni per l’animale e l’uomo (Waiblinger et al., 2006).

Relazione uomo-animale

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5zione degli animali, sono pensati per osservare e valutare le re-azioni degli animali alle pratiche gestionali routinarie in alleva-mento o a specifiche situazioni sperimentali. Questi test sono in grado di misurare l’attitudine e il comportamento dell’opera-tore, fornendo informazioni sulla qualità dell’interazione. Alcuni di questi test richiedono che l’operatore sposti gli animali da un box all’altro e i risultati di questi test sono in grado di valutare se il rapporto uomo- animale sia positivo o negativo. Tuttavia, devono essere considerate molte variabili quando si interpre-tano i risultati.

Raccomandazioni migliorativePer migliorare il rapporto uomo-animale è importante cono-scere e comprendere il comportamento naturale dei suini e in che modo le nostre azioni possono modificare le risposte comportamentali degli animali. Questi principi fondamentali hanno conseguenze immediate sul benessere animale.

stance), che si allontana da una persona che si avvicina (moving human – flight distance) o la sua reazione alla manipolazione (handling).

Il termine manipolazione si riferisce a situazioni in cui gli esseri umani lavo-rano fisicamente con gli animali, non solo afferran-doli o toccandoli. L’alleva-mento, anche nei sistemi intensivi, esige un certo livello di manipolazione degli animali da parte dell’uomo su base regola-re o occasionale, come nel caso, per esempio, di trattamenti terapeutici o dell’invio al macello.

Diversi test, che valutano come viene effettuata la manipola-

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portamento esplorativo è indicata come la principale causa della comparsa di comportamenti anomali e potenzialmente pericolosi nelle fasi di post-svezzamento e ingrasso, come il cannibalismo e l’aggressività eccessiva (Barbieri et al., 2013).

La paglia distribuita sul pavimento del box in grande quantità come lettiera è il materiale manipolabile che meglio permette l’espressione di comportamenti positivi, quali esplorazione, ali-mentazione e gioco, riducendo la comparsa di quelli indeside-rabili e pericolosi; inoltre, nessun altro arricchimento è in grado di garantire un livello di occupazione superiore a quello della lettiera di paglia (van de Weerd e Day, 2009). La paglia può esse-re masticata, grufolata e ingerita ed è in grado di migliorare il comfort termico e fisico della zona di riposo (Fraser et al., 1991).

Quando la paglia è incompatibile con la tipologia di sta-bulazione adotta-ta, come nel caso di box a pavimen-to fessurato con sistemi di evacua-

DescrizioneIl materiale manipolabile è un substrato o un oggetto fornito al suino che permette la manifestazione del comportamento esplo-rativo. Tale attività, che l’animale effettua per la ricerca di cibo o di un luogo di riposo idoneo e per conoscere l’ambiente che lo circonda, mantiene una forte motivazione anche in allevamento; qui, però, l’ambiente monotono e privo di stimoli non garantisce la possibilità di manifestare correttamente tale comportamento.

I materiali manipolabili possono essere di svariata natura e con caratteristiche differenti. Un materiale, per essere idoneo, deve mantenere il suino occupato in attività positive, evitando com-portamenti anomali e pericolosi. La capacità di un materiale di stimolare l’animale dipende da alcune proprietà del materia-le stesso; queste condizionano anche la durata del materiale (conservazione delle funzioni nel tempo).

Relazione fra materiale di arricchimento e benessere animaleLa mancanza di un materiale idoneo da esplorare rappresenta uno dei maggiori problemi di benessere animale nell’alleva-mento intensivo del suino; l’impossibilità di esprimere il com-

Materiale manipolabile

Materiale manipolabile

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8Nel dicembre del 2012 il Ministero della Salute ha emanato la circolare DGSAF 0022766-P-12/12/2012 sugli ambiti interpretati-vi della direttiva 2008/120/CE. La circolare indica che, per scro-fe e scrofette su pavimento fessurato, il legno, sotto forma di tronchetti o pezzi di volume superiore all’ampiezza degli spazi tra i travetti, si dimostra idoneo e applicabile. Per tutte le altre pavimentazioni i materiali indicati dalla norma (tipo e quantità) vanno scelti e calcolati in base alla tipologia d’allevamento e al numero di soggetti, osservandone l’utilizzo.

Considerazioni tecnicheI sistemi d’allevamen-to si dividono in due gruppi in relazione alla tipologia di mate-riale manipolabile:

• sistemi su lettiera. La paglia distribu-ita sul pavimento del box in grande quantità è la solu-zione da preferire, in quanto stimola il comportamento esplorativo, riducendo l’incidenza di comportamenti in grado di ridurre il benessere

zione rapida delle deiezioni mediante tubazioni, è necessario adottare altri materiali di arricchimento. Si tratta di soluzioni che hanno una minore capacità di mantenere l’interesse del suino e di ridurre l’aggressività, nonché i fenomeni di canniba-lismo; esistono, inoltre, pareri discordanti circa la loro efficacia. I risultati ottenuti dall’utilizzo di questi materiali distruttibili (per esempio paglia in rastrelliera, corde, pezzi di legno) sono ge-neralmente peggiori rispetto alla lettiera di paglia, ma hanno comunque evidenziato una certa efficacia nel miglioramento del benessere e della produttività rispetto a oggetti indistrut-tibili, quali catene o materiali plastici sospesi (van de Weerd e Day, 2009).

Requisiti minimi previsti dalla normativaIl d.lgs. n. 122/2011 indica che i suini devono avere accesso per-manente a una quantità sufficiente di materiali che consenta-no loro adeguate attività di esplorazione e manipolazione, qua-li ad esempio paglia, fieno, legno, segatura, composti di funghi, torba o un miscuglio di questi, salvo che il loro uso possa com-prometterne la salute e il benessere.

Qualora si manifestino segni di lotta violenta, occorre immedia-tamente indagare le cause e adottare idonee misure, quali for-nire agli animali abbondante paglia, se possibile, oppure altro materiale per esplorazione (d.lgs. n. 122/2011).

Materiale manipolabile

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9Tuttavia, gli oggetti sono i materiali manipolabili più diffusi in quanto hanno il vantaggio di poter essere utilizzati in ogni tipo-logia di stabulazione, anche in presenza di pavimento fessurato e con sistemi di allontanamento degli effluenti a tubazioni. Si tratta principalmente di oggetti sospesi, fissati a muro o liberi a terra (van de Weerd e Day, 2009).

Generalmente gli oggetti non vengono utilizzati dal suino per grufolare, ma possono essere morsicati e masticati. Quanto più l’oggetto sarà distruttibile e “manipolabile” dalla bocca e dal grugno, tanto più costante nel tempo sarà l’interesse da parte dell’animale.

animale. Nessuno studio, però, ha definito la quantità mini-ma di paglia in grado di occupare positivamente il suino e prevenire fenomeni come il cannibalismo. Da diversi lavori scientifici è emerso che anche la somministrazione giorna-liera di modesti quantitativi di paglia (10÷250 g/capo) è in grado di aumentare il tempo speso a esplorare il substrato e di ridurre quello dedicato alla manipolazione degli altri suini (Jensen et al., 2015). La paglia deve essere fresca, preferibil-mente trinciata, pulita, priva di muffe e/o odori sgradevoli e aggiunta frequentemente. Per un approfondimento si ri-manda alle schede relative alle scrofe e ai suini in post-svez-zamento e ingrasso;

• sistemi con punti di arricchimento. Se non è possibile prevedere la lettiera, la paglia può essere presentata al suino in modeste quantità, distribuita in rastrellie-re/dosatori, oppure compressa in blocchi o grossi pellets. Nel caso in cui la paglia non possa essere usata in alcun modo, è necessario ricorrere a soluzioni differenti; l’utilizzo di oggetti di vario tipo è molto controverso e spesso non è ammesso che questi materiali siano impiegati come uni-co arricchimento.

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10Gli oggetti sospesi sono più interessanti in quanto, se presentati a livello della testa del suino, ne richiamano l’attenzione. Inol-tre, vengono preferiti agli oggetti a terra che si contaminano velocemente con materiale fecale.

Raccomandazioni migliorativePer valutare quale sia il materiale migliore a stimolare il comportamento esplorativo e ridurre l’incidenza di comportamenti peri-colosi, quali il cannibalismo della coda, si ri-manda all’opuscolo Taglio della coda: indica-zioni dell’Unione Europea relativo alla racco-mandazione (UE) 2016/336 dell’8 marzo 2016 relativa all’applicazione della direttiva 2008/120/CE del Consiglio che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini, in relazione alle misure intese a ridurre la necessità del mozzamento della coda.

Proprietà Descrizione

Complesso Il suino è un animale estremamente intelligente, con un comportamento articolato. Più un materiale stimola e mantiene l’interesse dell’animale, tanto più lo tiene occupato.

Distruttibile e variabile

Un materiale che non può essere distrutto diventa rapidamente poco interessante per il suino, che deve poter modificare l’oggetto attraverso la masticazione.

Ingeribile I suini sono abituati a masticare e ingerire ciò che trovano nell’ambiente. La sazietà riduce la motivazione a grufolare.

Con proprietà nutrizionali

I suini potrebbero trarre beneficio dall’ingerire o masticare gli oggetti che trovano nel box (fibra, vitamine, sali, ecc.).

Pulito Il suino perde rapidamente interesse per ciò che è imbrattato da feci e urine.

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Relazione fra mutilazioni e benessere animaleLe mutilazioni sono pratiche controverse perché causano do-lore acuto, nel momento in cui viene effettuata la procedura, e cronico, per gli effetti a lungo termine sui tessuti interessati; inoltre, provocando l’asportazione di una parte del corpo, vio-lano il principio etico dell’integrità dell’animale.

La castrazione chirurgica, in particolare senza anestesia/analgesia, provoca dolore intenso e persistente. Le risposte al dolore sono presenti durante l’incisione dello scroto, la mani-polazione del testicolo e il taglio dei dotti spermatici, che risul-ta provocare il dolore più intenso. Il dolore causato dalla procedura, che rappresenta anche un

evento stressante per il suinetto a causa della manipolazione da parte dell’uomo e della contenzione, è provato dalla presenza di indicatori fisiologici legati all’attivazione immediata del sistema simpatico e dell’as-se ipotalamo-ipofisi-surrene, che risultano in un aumento significativo nel plasma di cortisolo, ACTH, lattato, della pressione san-guigna, e delle frequenze respiratoria e car-

DescrizioneLa mutilazione è una pratica d’allevamento che determina la perdita dell’integrità fisica dell’animale e spesso corrisponde all’asportazione di una parte del corpo. Le principali mutilazioni effettuate nell’allevamento suinicolo intensivo sono le seguenti:

• castrazione dei suini maschi, per evitare l’odore sgra-devole che possono emanare le carni dei suini interi (non castrati), macellati dopo il raggiungimento della pubertà, e per evitare la manifestazione di comportamenti sessuali o aggressivi indesiderati, facilitando la gestione dell’alleva-mento e riducendo il rischio per gli animali e il personale;

• riduzione degli incisivi ai lattonzoli, per limitare le lesioni facciali agli altri sui-netti e le lesioni alle mammelle della scrofa;

• mozzamento di una parte della coda, per ridurre il fenomeno della morsicatura alle code, che si manifesta in animali che non possono esprimere il comportamento di esplorazione.

Mutilazioni

Mutilazioni

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12giamenti a gengive lingua e labbra (Holyoake et al., 2004; FAWC, 2011; AVMA, 2014) possono essere gravi. Chiaramente la riduzio-ne dei denti porta a effetti dannosi maggiori se viene effettuato il taglio rispetto alla limatura (Bataille et al., 2002).

Il taglio della coda produce stress acuto e dolore nei suinetti (Sutherland e Tucker, 2011), indipendentemente dal sistema uti-lizzato (Nannoni et al., 2014). Sono stati osser-vati diversi indicatori fisiologici e comporta-mentali che variano in risposta al taglio della coda nei suini: aumen-to del cortisolo, ACTH, glucosio e lattato, alte-razione dei parametri ematochimici, risposte comportamentali e vocalizzazioni (Prunier et al., 2005; Sutherland et al., 2008; Mar-chant-Forde et al., 2009). Non è chiaro se il taglio della coda provochi dolore cronico e ipersensibilità periferica, anche se recenti studi (Di Giminiani et al., 2017) sembrano confermare le implicazioni a lungo termine sul benessere degli animali sotto-posti a questo tipo di mutilazione.

diaca (Prunier et al., 2005). Inoltre, al momento della castrazione i suinetti mostrano alterazioni comportamentali indice di uno stato di malessere degli animali, quali un aumento delle voca-lizzazioni e della resistenza fisica alla manipolazione (Marx et al., 2003).Gli effetti sul comportamento persistono poi fino a 5 giorni dopo la castrazione chirurgica (Hay et al., 2003): i suinetti mo-strano minore attività e locomozione. Si presentano comporta-menti tipici di risposta a uno stimolo doloroso, quali aumento dei movimenti della coda (scodinzolamento) e di sfregamento del posteriore, tremori e spasmi, evitamento dei conspecifici e isolamento spesso con desincronizzazione dei comportamen-ti. La procedura può influenzare anche la crescita, in quanto, probabilmente altera il ritmo di assunzione del latte e della ge-rarchia di poppata. Anche il sistema immunitario sembra ven-ga influenzato se la castrazione avviene precocemente, perché i suinetti assumono meno colostro (Morales et al., 2017).

La riduzione degli incisivi è una procedura che induce cam-biamenti comportamentali e fisiologici più lievi e di minor dura-ta rispetto alla castrazione (Prunier et al., 2002). Tuttavia i benefici della riduzione dei denti non sono sempre evidenti e la prati-ca può esporre il suinetto a infezioni e dolore (Hay et al., 2004). Inoltre, le conseguenze, quali esposizione della cavità dentaria con infiammazione, denti spezzati, emorragie, ascessi e danneg-

Mutilazioni

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13• la riduzione delle zanne dei verri, se necessario, per evi-tare lesioni agli altri animali o per motivi di sicurezza;

• il mozzamento di una parte della coda;

• la castrazione di suini di sesso maschile con mezzi diversi dalla lacerazione dei tessuti;

• l’apposizione di un anello al naso, nel caso gli animali si-ano detenuti in allevamenti all’aperto e nel rispetto della normative nazionale.

Il mozzamento della coda e la riduzione degli incisivi dei lat-tonzoli non devono costituire operazioni di routine, ma essere praticati soltanto ove sia comprovata la presenza di ferite ai ca-pezzoli delle scrofe, alle orecchie o alle code di altri suini. Prima di effettuare tali operazioni si devono adottare misure intese ad evitare le morsicature delle code e altri comportamenti anor-mali tenendo conto delle condizioni ambientali e della densi-tà degli animali. È pertanto necessario modificare condizioni ambientali o sistemi di gestione inadeguati (d.lgs. n. 122/2011).

Tutte le operazioni sopra descritte devono essere praticate da un veterinario o da altra persona formata ai sensi dell’articolo 5 (ossia che abbia ricevuto istruzioni pratiche) che disponga di esperienza nell’eseguire le tecniche applicate con mezzi idonei e in condizioni igieniche. Qualora la castrazione o il mozzamen-to della coda siano praticati dopo il settimo giorno di vita, essi

Requisiti minimi previsti dalla normativaIl d.lgs. n. 146/2001 stabilisce che non devono essere praticati procedimenti di allevamento che provochino, o possano pro-vocare, sofferenze o lesioni agli animali. Questa disposizione non impedisce il ricorso a talune pratiche che possono cau-sare sofferenze o ferite, minime o momentanee, o richiedere interventi che non causino lesioni durevoli, se consentiti dalle disposizioni nazionali. In particolare, la castrazione è consentita per mantenere la qualità dei prodotti e le pratiche tradizionali di produzione a condizione che tale operazione sia effettuata da personale qualificato prima del raggiungimento della ma-turazione sessuale, riducendo al minimo ogni sofferenza per gli animali. Tali pratiche sono effettuate sotto il controllo del medico veterinario dell’azienda.

Il d.lgs. n. 122/2011 vieta tutte le operazioni effettuate per scopi diversi da quelli terapeutici o diagnostici o per l’identificazione dei suini, che possono provocare un danno o la perdita di una parte sensibile del corpo o un’alterazione della struttura ossea. Fornisce però alcuni dettagli in relazione alle mutilazioni con-sentite; in particolare, sono permesse:• la riduzione uniforme degli incisivi dei lattonzoli me-

diante levigatura o troncatura, entro i primi sette giorni di vita, purché lasci una superficie liscia intatta;

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14Il taglio della coda può essere praticato utilizzan-do tronchesini, pinze da taglio, forbici o bisturi, ma di preferenza andrebbero utilizzati termocauteri a gas che non procurano emor-ragie e riducono il rischio di infezioni. La porzione di coda asportata può essere di lunghezza variabile, ma è pratica comune lasciare un moncone di almeno 2 cm circa per ridurre il rischio di infezioni e prolassi rettali.

Raccomandazioni migliorativeTutte le soluzioni migliorative, qualora non sia possibile evitare la mutilazione, devono avere come obiettivo la riduzione del dolore acuto e cronico e dello stress della procedura.

La castrazione chirurgica deve essere effettuata in aneste-sia e con l’applicazione di un efficace protocollo di analgesia anche quando viene eseguita entro il 7° giorno di vita. L’aneste-tico, sia generale sia locale, interviene sul dolore al momento dell’intervento, mentre l’analgesico riduce il dolore post-ope-ratorio. Per quanto riguarda l’anestesia, al momento della ca-

devono essere effettuati unicamente da parte di un veterinario sotto anestesia e con somministrazione prolungata di analge-sici (d.lgs. n. 122/2011).

Considerazioni tecnichePer una ottimale esecuzione della castrazione chirurgica è necessario eseguire correttamente l’intervento e utilizzare una strumentazione idonea. In particolare, il bisturi deve essere co-stantemente disinfettato e la lama sostituita quando necessa-rio. Per quanto riguarda la procedura, occorre che: il suinetto sia saldamente e correttamente immobilizzato; la cute venga disinfettata prima di effettuare il taglio; l’incisione dello scroto (cute, sottocute e tonaca albuginea), di circa 2 cm, sia effettua-ta ventralmente per favorire un miglior drenaggio della ferita; il funicolo spermatico sia tagliato e non distaccato mediante trazione e torsione; la ferita sia correttamente disinfettata al ter-mine della procedura.

La riduzione degli incisivi può essere effettuato con una pinza o con una levigatrice. La levigatura diminuisce l’incidenza di trau-matismi, mentre il taglio dei denti, anche se eseguito con pru-denza, può causare lesioni ai tessuti molli della cavità orale. Taglio e levigatura, benché effettuati seguendo una corretta procedura, causano traumi; l’indolenzimento dei tessuti molli della bocca poi diminuisce l’ingestione di alimento in seguito all’intervento.

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15sere dei suini in allevamento: i costi degli interventi migliorativi) e delle problematiche relative alle carcasse da scartare per il pos-sibile odore di verro.

La riduzione degli incisivi dovrebbe essere una mutilazione da evitare, in quanto è possibile agire con adeguate pratiche gestionali (pareggiamento) o con un’integrazione alimentare (allattatrice automatica). Le lesioni alla mammella causate dai suinetti sono principalmente legate alla scarsa produzione di latte della scrofa o alla sua indisponibilità in caso di nidiate mol-to numerose. Qualora sia necessario effettuare tale pratica, è da preferire la levigatura, che non recide il dente, ma ne lima soltanto le asperità senza ledere il colletto gengivale.

Non sono stati ancora individuati metodi adeguati di riduzione del dolore quando viene effettuato il taglio della coda, che quindi non deve essere applicato in maniera routinaria. Il feno-meno della morsicatura, che il taglio della coda si prefigge di limi-tare, è una problematica multifattoriale il cui rischio d’incidenza è legato a diversi parametri, quali i materiali di arricchimento forniti, la pulizia, il comfort termico, la qualità dell’aria, lo stato di salute, l’alimentazione e la competizione per l’alimento e lo spazio. Que-sto intervento deve essere preso in considerazione soltanto dopo la valutazione del rischio e dopo opportune modifiche. Per un approfondimento si rimanda alla scheda Materiale manipolabile e all’opuscolo Taglio della coda: indicazioni dell’Unione Europea.

strazione, si può utilizzare un anestetico locale somministrato per via sottocutanea, intratesticolare o intrainfundibolare; per l’analgesia si utilizzano prevalentemente antinfiammatori non steroidei (FANS) somministrati per via sottocutanea o intramu-scolare 20-30 minuti prima dell’intervento e ripetuti nelle ore successive.

Una possibile alternativa alla castrazione chirurgica è l’immu-nocastrazione mediante l’utilizzo di un farmaco che provoca la soppressione della produzione di ormoni sessuali, eliminan-do così la necessità della rimozione chirurgica dei testicoli. Il meccanismo d’azione sfrutta la produzione di anticorpi nei confronti del fattore di rilascio del GnRH (GnRF), sopprimendo il rilascio degli ormoni luteinizzante e follicolostimolante con conseguente mancata produzione degli steroidi testicolari. L’immunocastrazione viene applicata con successo nel suino “leggero” mediante un piano vaccinale che prevede due inter-venti (Dunshea et al., 2001). Nel suino “pesante” è necessario al-meno un terzo intervento per garantire un’adeguata copertura tra la seconda vaccinazione e la macellazione. Il vantaggio di questa tecnica è la totale eliminazione dell’intervento chirur-gico; di contro, però, nei suini sottoposti a immunocastrazione e macellati a età avanzate occorre considerare la comparsa di comportamenti sessuali e aggressivi indesiderati e potenzial-mente pericolosi, un aumento dei costi (vedi opuscolo Benes-

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17Parametri microclimatici

all’aria e al contatto con il pavimento, cerca posizioni isolate, lontano dagli even-tuali compagni di box, e possibilmente nelle zone con maggiori correnti d’aria e riduce il livello di attività.Inoltre, limita l’ingestione di alimento ma aumenta con-siderevolmente il consumo di acqua di bevanda; dove possibile, utilizza l’abbeveratoio an-che come doccia e si sdraia sul pavimento bagnato dall’acqua o dalle deiezioni o all’interno del truogolo.

Nei suini riproduttori gli effetti di temperature ambientali supe-riori ai 32 °C sono particolarmente gravi (Barbieri et al., 2011), in quanto causano disfunzioni nel ciclo riproduttivo della scrofa, soprattutto minore fertilità, e nei casi più gravi un aumento del-la mortalità in prossimità del parto. Nelle scrofe allattanti le alte temperature possono limitare l’ingestione di alimento e ridur-re la produzione di latte, mentre nei verri si riscontrano turbe nell’attività di spermiogenesi e diminuzione della libido.

I parametri microclimatici sono gli elementi essenziali del clima (temperatura ambientale, umidità relativa e velocità dell’aria) riferiti all’ambiente interno delle porcilaie.

La temperatura ambientale è la temperatura media dell’aria in un ambiente circoscritto; viene espressa, secondo la scala Celsius, in gradi centigradi (°C).

L’umidità relativa è il rapporto, espresso in percentuale, fra l’effettiva quantità di vapore acqueo contenuta nell’aria a una data temperatura (umidità assoluta) e quella massima possibile (vapore saturo) alla stessa temperatura.

La velocità dell’aria è il rapporto fra la distanza percorsa da un flusso d’aria e il tempo impiegato a percorrere tale distanza; viene espressa in metri per secondo (m/s).

Relazione fra parametri microclimatici e benessere animaleI suini sono molto sensibili alle alte temperature ambientali e cercano di proteggersi modificando il loro comportamento. In situazione di caldo, infatti, il suino assume una posizione di decubito laterale, che offre la massima superficie corporea

Parametri microclimatici

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18portare problemi all’apparato respiratorio, per il rischio di di-sidratazione delle mucose, e un aumento considerevole della polverosità dell’ambiente. Anche un’elevata umidità può risul-tare estremamente dannosa, soprattutto se abbinata ad alte o basse temperature. La termoregolazione nella stagione calda, infatti, risulta più difficoltosa a causa della ridotta evaporazione cutanea e polmonare, mentre in situazione invernale si ha un aumento delle perdite di calore corporeo. Nei suini da ingrasso, in particolare, l’umidità elevata è generalmente migliore per la condizione della cute del suino, ma compromette il raffredda-mento per evaporazione a temperature ≥ a 19 °C per suini oltre i 50 kg di peso vivo e a 25 °C per suini in svezzamento (EFSA, 2007a). In sala parto l’umidità sembra non influenzare il benes-sere e lo stato sanitario di scrofe e suinetti quando si mantiene tra 55 e 70% (EFSA, 2007b); tale range, peraltro, è simile a quello consigliabile per tutti i suini, per non incorrere in ambienti trop-po secchi o troppo umidi.

In inverno una velocità dell’aria troppo elevata può provoca-re un’eccessiva dispersione di calore, in quanto il vento asporta lo strato protettivo di aria più calda presente intorno al corpo del suino e aumenta le perdite termiche per convezione; un aumento della velocità dell’aria di 0,1 m/s corrisponde a una diminuzione di circa 1 °C della temperatura percepita dall’a-nimale. In estate una velocità dell’aria elevata ha il vantaggio

Le basse temperatu-re che si registrano all’interno delle por-cilaie difficilmente risultano dannose per gli animali, ad ec-cezione dei soggetti giovani e di quelli al-levati singolarmente, soprattutto quando vengono stabulati in ambienti scarsamen-te coibentati. In situa-zione di freddo i suini

mettono in atto una serie di strategie di difesa: il decubito è prevalentemente di tipo sternale, per limitare la superficie di contatto con il pavimento, e aumenta la tendenza al raggrup-pamento, al fine di limitare la superficie cutanea esposta all’aria e le perdite di calore per irraggiamento. Gli animali, inoltre, evi-tano le zone del box con correnti d’aria e aumentano il consu-mo alimentare, se possibile.

La ricerca scientifica non ha definito quale sia il range ottimale di umidità relativa dell’aria per i suini allevati in porcilaia. È però evidente che un tasso d’umidità troppo basso può com-

Parametri microclimatici

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19di accelerare l’evaporazione cutanea e la dispersione di calore, limitando di fatto lo stress termico (CRPA, 2004).

Requisiti minimi previsti dalla normativaIl d.lgs. n. 146/2001 indica che la circolazione dell’aria, la tem-peratura e l’umidità relativa devono essere mantenute entro limiti non dannosi per gli animali. Questa disposizione appare estremamente generica, senza che vengano definite le soglie dei parametri microclimatici e le modalità con cui tali parametri devono essere tenuti sotto controllo.

La normativa specifica sui suini (d.lgs. n. 122/2011) non fornisce ulteriori indicazioni sui parametri microclimatici.

Considerazioni tecnicheI valori ottimali di temperatura ambientale sono quelli in cui l’animale si trova in una condizione di comfort all’interno dell’ambiente d’allevamento e sono definiti per categoria ani-male (età, peso vivo e stato fisiologico) e per un dato livello alimentare. Le richieste termiche degli animali più giovani (lattonzoli, suinetti) sono notevolmente più elevate rispetto a quelle degli altri suini; per questi ultimi è necessario adottate misure per facilitare la perdita di calore corporeo. La tipologia di pavimentazione e la stabulazione individuale o in gruppo sono

altri fattori che determinano la capacità di termoregolazione del suino.

L’umidità relativa ottimale varia in base alla categoria pro-duttiva: 65-75% nei reparti di fecondazione-gestazione e di accrescimento-ingrasso, 60-70% nei reparti di maternità e di post-svezzamento (CRPA, 2004).

La velocità dell’aria ottimale a livello degli animali varia in base alla stagione: in estate un’elevata velocità favorisce la di-spersione di calore e l’evaporazione cutanea, limitando lo stress termico; in inverno una velocità più bassa garantisce una limi-tata dispersione di calore, importante soprattutto per i suini più piccoli e per quelli allevati singolarmente.

Velocità dell’aria all’interno delle porcilaie (CRPA, 2004, modificata)

Categoria di suiniINVERNOVelocità

massima (m/s)

ESTATEVelocità

consigliata (m/s)Scrofe 0,3 3,0

Suinetti sottoscrofa 0,1 0,7

Suino in post-svezzamento 0,15 0,8

Suino da ingrasso 0,3 3,0

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20

Categoria di animale e tipologia di stabulazione Temperatura (°C)

Verro in box singolo: – pavimento parzialmente fessurato – pavimento pieno – con paglia

18÷2016÷1814÷16

Scrofa gestante: – stabulazione singola – stabulazione collettiva, pavimento parzialmente fessurato – stabulazione collettiva, pavimento pieno – stabulazione collettiva, a lettiera

19÷2017÷18

15÷1613÷14

Scrofa allattante: – pavimento grigliato – a lettiera

18÷2016÷18

Lattonzoli (zona nido): – alla nascita – 1a settimana – 2a settimana – 3a settimana – 4a settimana

32÷3528÷3026÷2824÷2622÷24

Categoria di animale e tipologia di stabulazione Temperatura (°C)

Suinetti in post-svezzamento (inizio periodo): – pavimento fessurato – pavimento parzialmente fessurato – a lettiera

27÷2826÷2721÷22

Suinetti in post-svezzamento (fine periodo): – pavimento fessurato – pavimento parzialmente fessurato – a lettiera

20÷2218÷2016÷18

Suini da 30 a 50 kg: – pavimento fessurato – pavimento pieno – a lettiera

21÷2219÷2016÷17

Suini da 51 a 100 kg: – pavimento fessurato – pavimento pieno – a lettiera

19÷2017÷1814÷15

Suini da 101 a 170 kg: – pavimento fessurato – pavimento pieno – a lettiera

17÷1815÷1612÷13

I valori indicati si riferiscono alla temperatura misurata all’altezza degli animali.

Temperatura ambientale consigliata all’interno delle porcilaie (CRPA, 2004, modificata)

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21• interventi passivi, quali materiali con alto potere rifletten-te delle radiazioni (lamiere zincate, la-miere d’alluminio e materiali di tampo-namento tinteggia-ti di colore chiaro), ombreggiamento na-turale o artificiale, copertura coibentata, orientamento del ricovero Est-Ovest e manti erbosi nelle zone esterne adia-centi alla porcilaia;

• interventi attivi, qua-li ventilazione, raffre-scamento evaporativo dell’aria di ventilazione (cooling) e sistemi di ir-rorazione diretta dei su-ini con acqua (a doccia o a getto concentrato).

L’isolamento termico e la ventilazione (vedi scheda Ventilazio-ne delle porcilaie) hanno un ruolo fondamentale per il mante-nimento di un ambiente d’allevamento idoneo per i suini. L’i-solamento termico ha lo scopo di limitare gli scambi termici fra ambiente interno e ambiente esterno; in inverno limita la dispersione di calore attraverso le pareti, i serramenti, il soffitto e il pavimento del ricovero, mentre in estate mantiene fresco l’edificio perché riduce l’ingresso di calore.

Raccomandazioni migliorativeIl monitoraggio costante dei parametri microclimatici, fonda-mentale per garantire il benessere animale, può essere attuato mediante un sistema di controllo automatico che permette di adeguare il microclima all’interno della porcilaia ai cambia-menti delle condizioni climatiche esterne. La regolazione può essere affidata a una centralina collegata a sonde ambientali.

In estate è molto difficile mantenere la temperatura ambienta-le su valori che garantiscano un adeguato benessere animale, soprattutto per i suini riproduttori e per quelli da ingrasso. Tut-tavia, esistono alcuni accorgimenti che si possono mettere in atto per ridurre lo stress da caldo:

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Relazione fra parametri ambientali e benessere animaleLe sperimentazioni condotte fino a oggi hanno dato risultati contrastanti circa l’effetto della luce sul benessere animale. Si-curamente il livello di illuminazione, il fotoperiodo e l’azione diretta del sole esercitano un’influenza sull’attività sessuale e riproduttiva dei suini. La luce condiziona, inoltre, il compor-tamento degli animali allevati, in quanto l’oscurità parziale o totale altera inevitabilmente il bioritmo e le interazioni fra sui-ni, poiché alcune risposte comportamentali possono avvenire soltanto quando i soggetti si vedono tra loro (EFSA, 2007a).

Gli effetti negativi dei principali gas nocivi, che variano in base alla loro concentrazione nell’aria, sono i seguenti (CRPA, 2004):

• ammoniaca (NH3): lacrimazione, irritazione o infiammazio-ne a livello oculare e/o respiratorio, riduzione dell’appetito e irritazioni alle mucose delle vie respiratorie, con riduzione dei meccanismi di difesa e con possibilità di insorgenza di malattie specifiche;

DescrizioneI parametri ambientali (luce, gas nocivi e polvere) sono elemen-ti che caratterizzano l’ambiente d’allevamento, rendendolo più o meno idoneo alla vita degli animali.

Per quanto riguarda la luce, ha rilevanza il livello di illumina-mento naturale o artificiale (espresso in lux) di una deter-minata superficie.

I gas nocivi sono i gas prodotti princi-palmente dalla degradazione biologica delle sostanze organi-che e dalla respirazione degli animali. I principali sono ammo-niaca, anidride carbonica e acido solfidrico.

La polvere è una miscela di sostanze di diverse dimensioni di-sperse nell’aria; comprende particelle di mangime, batteri, cel-lule epiteliali, peli, muffa, polline, frammenti di insetti e ceneri minerali.

Parametri ambientali

Parametri ambientali

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24un adeguato periodo di riposo. Se la luce naturale disponibile è insufficiente a soddisfare esigenze comportamentali e fisio-logiche degli animali, occorre prevedere un’adeguata illumi-nazione artificiale. Inoltre, per consentire l’ispezione completa degli animali in qualsiasi momento, deve essere disponibile un’adeguata illuminazione fissa o mobile.

La normativa specifica sul benessere dei suini (d.lgs. n. 122/2011) fornisce ulteriori indicazioni: i suini devono essere tenuti alla luce di un’intensità di almeno 40 lux per un periodo minimo di 8 ore al giorno.

Il d.lgs. n. 146/2001 indica che la quantità di polvere e le con-centrazioni di gas devono essere mantenute entro limiti non dannosi per gli animali. Come per i parametri microclimatici, la normativa fornisce indicazioni generiche e non definisce le so-glie e le modalità con cui devono essere tenute sotto controllo.

Considerazioni tecnicheL’illuminamento all’interno di una porcilaia deve consentire agli animali di orientarsi visivamente nelle aree di stabulazione e di accedere senza difficoltà alle diverse zone del box (zona di alimentazione e abbeverata, zona di riposo e zona di defe-cazione); inoltre, deve permettere all’operatore di controllare agevolmente gli animali.

• acido solfidrico (H2S): lacrimazione, irritazione o infiam-mazione a livello oculare e/o respiratorio, disturbi all’odo-rato, vomito, nausea e diarrea con riduzione dell’appetito;

• anidride carbonica (CO2): aumento della frequenza respi-ratoria, respirazione difficile e pesante, possibile stordimen-to, vertigine e incoscienza per carenza di ossigeno.

Infine, la polvere ha effetti negativi diretti sull’apparato respira-torio e oculare, quali irritazione, starnuti e tosse. Inoltre, la frazione respirabile (con diame-tro inferiore a 5 µm) in-fluenza negativamente il benessere poiché può

veicolare all’interno delle vie respiratorie gas nocivi e microrga-nismi (Barbari e Gastaldo, 1993).

Requisiti minimi previsti dalla normativaPer quanto riguarda la luce, il d.lgs. n. 146/2001 prevede che gli animali custoditi nei fabbricati non devono essere tenuti co-stantemente al buio o esposti a illuminazione artificiale senza

Parametri ambientali

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25La concentrazione di un gas è facilmen-te misurabile mediante apposite fialette collegate a pompette ma-nuali o automatiche, con valori espressi in parti per milione (ppm).

Le concentrazioni massime ammesse vengono ritenute identi-che o molto simili a quelle per l’uomo (Barbari et al., 1995).

Il livello di illuminamento viene espresso in lux (lx): 1 lx corri-sponde all’illuminamento di una superficie che riceve, perpendi-colarmente ad essa, un flusso luminoso di 1 lm/m2 (lm=lumen).

Le condizioni di illuminazione sono legate all’intensità lumino-sa, ma anche ai seguenti fattori:

• distanza fra la sorgente luminosa e l’area da illuminare;

• uniformità di illuminazione dell’area da illuminare;

• potere riflettente delle superfici dell’ambiente;

• manutenzione e pulizia degli apparecchi illuminanti (punti luce).

L’illuminamento si mi-sura mediante uno stru-mento detto luxmetro.

È abbastanza difficile indicare dei limiti mas-simi per i gas nocivi, perché la presenza di un gas può essere as-sociata a polveri più o meno dannose per l’or-ganismo.

Concentrazioni massime di gas nocivi ammesse nei ricoveri zootecnici (Barbari et al., 1995)

Tempo di esposizione

Ammoniaca(ppm)

Biossido di carbonio

(ppm)

Acido solfidrico(ppm)

Prolungato 10 2.500 2,5

Breve 25 5.000 10

Esistono diversi interventi da adottare per limitare la formazio-ne di gas nocivi, riducendo la loro concentrazione in ambiente:

• adeguata ventilazione;

• mantenimento di un buon livello di pulizia all’interno dei locali d’allevamento;

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26trattamento dei mangimi (pellettatura e grassatura in partico-lare), adozione di tecniche di allevamento appropriate, corretta ventilazione degli ambienti, cura nelle operazioni di pulizia dei locali e di distribuzione di paglia e alimenti.

Raccomandazioni migliorativePer garantire un illuminamento adeguato alle esigenze degli animali, i 40 lux dovrebbero essere considerati come livello mi-nimo, se la misurazione viene effettuata nel momento più buio della giornata e nel punto più buio della porcilaia. Una con-dizione ottimale d’illuminamento prevede almeno 150 lux per

i settori di fecondazione-gestazione e maternità e 100 lux per i settori di post-svezzamento e ingrasso (CRPA, 2004).

Per abbattere polveri e gas nocivi sono presenti sul mercato moderne tecnologie, quali il lavaggio dell’aria, la ionizzazione e la filtrazione. Si trat-ta di soluzioni interessanti che, però, devono essere valutate attentamente sia dal punto di vista tecnico, sia da quello economico.

• limitazione dell’innalzamento eccessivo della temperatura ambientale, perché al crescere della temperatura aumenta la percentuale di ammoniaca liberata dalle deiezioni;

• riduzione del tempo di permanenza delle deiezioni all’in-terno dell’edificio, per evitare l’instaurarsi dei processi fer-mentativi che portano alla produzione di gas.

Le concentrazioni tollerabili di polvere possono variare a se-conda della pericolosità delle sostanze veicolate. Generalmen-te vengono indicati come limiti medi per l’uomo i 10 mg/m3 per la polvere totale e i 5 mg/m3 per quella respirabile, per una permanenza di 8 ore nell’ambiente considerato (CRPA, 2004). Anche in questo caso le concentrazioni massi-me ammesse possono essere mutua-te da quanto suggerito per l’uomo, ricordando però che la permanenza del suino nell’ambiente è costante nelle 24 ore.

Misurare e tenere sotto controllo i quantitativi di polvere in una porcila-ia è questione assai complessa. È pos-sibile però adottare interventi volti a limitarne la formazione di polvere:

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27

DescrizioneLa ventilazione è il movimento dell’aria all’interno dei locali d’allevamento finalizzato principalmente al ricambio d’aria; può essere indotta da fenomeni fisici naturali (ventilazione na-turale o statica), oppure da ventilatori azionati da motori elettri-ci (ventilazione artificiale o dinamica o forzata).

La ventilazione naturale è una tecnica assai semplice, che si basa sulla forza ascensionale termica dell’aria (effetto cami-no) e sui movimenti dell’aria causati dal vento o dalla brezza

(effetto vento). L’ef-fetto camino risulta evidente soprattutto d’inverno, quando la differenza di tempe-ratura fra interno ed esterno è maggiore. L’effetto vento, che

risulta però poco controllabile, è fondamentale nel periodo estivo in quanto, in presenza di adeguate aperture di ventila-zione, è in grado di muovere grandi masse d’aria anche con vento di velocità modesta.

La ventilazione artificiale può es-sere realizzata in pressione, ossia con immissione dell’aria nel ricovero o in de-pressione, ossia con estrazione dell’aria dal ricovero; può anche consentire di muovere l’aria in modo contrario a quanto avverreb-be naturalmente. È possibile, per esem-pio, allontanare i gas nocivi che si ori-ginano dalle fosse di raccolta dei liquami prima che raggiungano gli animali, ponen-do dei ventilatori estrattori al di sotto del pavimento fessurato.

La portata di ventilazione è la quantità di aria che attraversa un ambiente circoscritto nell’unità di tempo (in genere espres-

Ventilazione delle porcilaie

Ventilazione delle porcilaie

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28bile prodotto dagli animali e mitigare l’effetto del surriscal-damento del ricovero causato dall’irraggiamento solare;

• eliminare le polveri e il microbismo ambientale.

Requisiti minimi previsti dalla normativaIl d.lgs. n. 146/2001 fornisce indicazioni generiche sulla ventila-zione: indica che la circolazione dell’aria deve essere mantenu-ta entro limiti non dannosi per gli animali, ma non vengono de-finite le portate di ventilazione adeguate per le diverse catego-rie di suini. Se la salute e il benessere degli animali dipendono da un impianto di ventilazione artificiale, deve essere previsto un adeguato impianto di riserva per garantire un ricambio d’a-

ria sufficiente in caso di guasto all’im-pianto principale e deve essere previ-sto un sistema di allarme che segnali il guasto. Detto sistema d’allarme deve essere sottoposto a controlli regolari.

In pratica, è necessario predisporre un sistema di sicurezza in grado di av-vertire l’allevatore di eventuali guasti all’impianto di ventilazione (allarmi a suoneria) e di supplire a momentanei black-out (dispositivi automatici, non

sa in m3/h), con movimento dalle prese d’aria (ad esempio le finestre) alle uscite d’aria (ad esempio il cupolino). Nel caso di ventilazione forzata, è la quantità di aria che i ventilatori sono effettivamente in grado di spostare nell’unità di tempo, con ri-ferimento al valore di pressione statica che si crea nell’ambien-te chiuso.

Relazione fra ventilazione e benessere animaleLa ventilazione delle porcilaie ha lo scopo di creare e mantene-re un ambiente idoneo alla vita e al benessere dei suini; ad essa sono devoluti i seguenti compiti:

• apportare l’ossigeno necessario agli animali;

• allontanare i gas nocivi prodotti dagli animali nel corso dei pro-cessi metabolici e originatisi dalla fermentazione delle deiezioni;

• eliminare il vapore acqueo pro-dotto dagli animali o proveniente da altre fonti (evaporazione delle acque di lavaggio e di bevanda, delle deiezioni, ecc.);

• asportare in estate il calore sensi-

Ventilazione delle porcilaie

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29L’uscita dell’aria, per garantire l’effetto camino, deve essere collocata in corrispondenza del colmo del tetto e realizzata mediante un’apertura continua protetta dalla pioggia (cupoli-no). Per evitare che il vento influisca negativamente sulla ven-tilazione, è consigliabile proteggere le uscite d’aria mediante appositi deflettori esterni.

Per dimensionare correttamente l’apertura di colmo (larghezza del cupolino) è necessario eseguire specifici calcoli, che si basa-no sulle portate di ventilazione necessarie per le diverse stagioni e sulle caratteristiche dell’edificio; indicativamente, si possono considerare 10 mm in inverno e 20 mm in estate per ogni metro di larghezza dell’edificio. Per esempio, se la larghezza della por-cilaia è di 15 m, l’apertura di colmo avrà dimensione massima di circa 300 mm, riducibile a 150 mm durante la stagione fredda mediante idonei dispositivi di regolazione (deflettori a farfalla, lamelle regolabili o cupolini mobili). In figura viene riportato un esempio di cupolino di ventilazione con dispositivo per la re-golazione delle aperture di uscita dell’aria: a) apertura massima; b) apertura mini-ma (CRPA, 2004).

In alternativa all’apertura continua di colmo è pos-sibile prevedere una serie

dipendenti da energia elettrica, per l’apertura delle finestre per la ventilazione di soccorso).

La normativa specifica sui suini (d.lgs. n. 122/2011) non fornisce, invece, ulteriori indicazioni sulla ventilazione delle porcilaie.

Considerazioni tecnicheNel caso di ventilazione naturale è necessario prevedere aperture di ingresso e uscita dell’aria adeguate alle portate di ventilazione. Nel periodo estivo, per fare in modo che le prese d’aria assicurino una sufficiente ventilazione anche con una velocità del vento ridotta (0,5 m/s), si possono consigliare delle aperture a parete di almeno:

• 0,05 m2/capo per suini del peso vivo medio di 60 kg;

• 0,07 m2/capo per suini del peso vivo medio di 160 kg;

• 0,10 m2/capo per scrofe del peso vivo medio di 220 kg (CRPA, 2004).

Tali aperture devono essere previste su entrambe le pareti lun-ghe della porcilaia, in modo che, a seconda della direzione del vento, un lato permetterà l’ingresso dell’aria e l’altro l’uscita; in questo modo, inoltre, si favorisce l’effetto camino in assenza di vento.

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30Sulla base delle portate calcolate vengono stabiliti il numero, la dimensione e le caratteristiche prestazionali dei ventilatori, nonché il loro collocamento in modo da rispettare lo schema di ventilazione desidera-to. Anche le prese d’aria devono essere definite nella loro posizione e nel-la superficie totale; infine, è necessario individuare un sistema di regolazio-ne, manuale o automa-tico, per l’adeguamento delle portate al variare delle condizioni climati-che.

Un aspetto importante è quello della regolare pulizia dei ven-tilatori; un ventilatore sporco, infatti, può ridurre la propria por-tata d’aria anche del 40%.

Raccomandazioni migliorativeIn inverno la ventilazione ha obiettivo di limitare l’innalza-mento dell’umidità all’interno della porcilaia ed evitare che il vapore acqueo possa condensare sulle superfici fredde all’in-terno dell’edificio. Per questo la ventilazione invernale viene

di camini di ventilazione posti alla sommità del tetto, con valvole a farfalla per la regolazione dell’apertura.

Nel caso di ventilazione artificiale il ricambio dell’aria è ga-rantito dai ventilatori e le portate di ventilazione hanno valori diversi fra il periodo estivo e il periodo invernale.

Ventilazione artificiale: portate per diverse categorie di suini (CRPA, 2013, modificata)

Categoriae peso vivo (kg)

Portata invernale(m3/h per capo)

Portata estiva(m3/h per capo)

Suinetto di 5 kg 3 20Suinetto di 10 kg 5 30Suinetto di 20 kg 7 50Suino di 30 kg 9 65Suino di 50 kg 13 85Suino di 80 kg 16 110Suino di 100 kg 17 115Suino di 120 kg 18 120Suino di 160 kg 19 165Scrofa gestante di 200 kg 24 215Scrofa allattante di 200 kg con nidiata 32 300

Verro 250 kg 25 220

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31massimo di anidride carbonica accet-tato in ambiente.In estate, invece, è importante aumen-tare la ventilazione con l’obiettivo di sottrarre agli ambienti d’allevamento il calore prodotto dagli animali. Nella ta-bella alla pagina precedente vengono riportati i valori minimi di riferimento della portata estiva, che devono es-sere assolutamente garantiti ai suini. Portate maggiori, soprattutto per gli animali adulti, possono migliorare il loro benessere, agendo direttamente sulla riduzione dello stress termico.

calcolata considerando, da un lato, la produzione di vapore acqueo da parte degli animali e l’evaporazione ambientale (deiezioni, acqua di ab-beverata e di lavaggio) e, dall’altro, l’umidità massima ammessa nella porcilaia. Durante la stagione fred-da, la portata minima di ventilazio-ne deve garantire l’allontanamento dell’anidride carbonica in eccesso e anche in questo caso è necessario eseguire dei calcoli di verifica basati sulla produzione di anidride carboni-ca da parte degli animali e sul livello

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DescrizioneLa somministrazione dell’acqua di bevanda si riferisce al siste-ma utilizzato per fornire acqua per l’abbeverata degli animali.

Negli allevamenti intensivi l’acqua di bevanda viene sommi-nistrata generalmente mediante abbeveratoi automatici a im-bocco o a tazza.

Relazione fra accesso all’acqua di bevanda e benessere animaleGarantire un corretto fabbisogno idrico è importante per il mantenimento dei fluidi organici, l’omeostasi minerale, la dige-

stione, l’assorbimento, il metabolismo e il trasporto dei nutrien-ti e dei cataboliti, la regolazione della temperatura corporea e la produzione di latte da parte della scrofa.

Avere a disposizione una sufficiente quantità d’acqua permet-te, anche ai suini alimentati con dieta liquida, di mantenere una buona idratazione e previene la sete prolungata (Meunier-Sa-laün et al., 2017). Al contrario, un ridotto approvvigionamento idrico e/o un inadeguato accesso all’abbeveratoio impedisco-no all’animale di abbeverarsi quando ne sente il bisogno, au-mentando la frustrazione, lo stress sociale e i conflitti, perché l’acqua diventa una risorsa per cui competere.

In allevamento difficilmente si osservano fenomeni di disidra-tazione, ma l’assunzione di acqua, che varia in relazione a fattori quali lo stato sanitario e le condizioni climatiche, può risultare difficoltosa nei seguenti casi: numero limitato di abbeveratoi rispetto al numero di animali presenti; abbeveratoi poco ac-cessibili o malfunzionanti; pressione della rete di distribuzione non corretta; acqua di scarsa qualità (troppo fredda o troppo calda, con odori o sapori sgradevoli, ecc.); squilibri alimentari nella dieta.

Somministrazione dell’acqua di bevanda

Acqua di bevanda

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34gono molto tempo agli abbeveratoi, innervosendosi e non riuscendo a soddisfare le loro esigenze idriche, mentre se è elevata, aumentano in modo consistente gli sprechi idrici. Le caratteristiche ottimali degli abbeve-ratoi automatici sono le seguenti:

• funzionamento a bassa pressione (0,5÷5 bar);

• portata, espressa in l/min, pari a: 0,5 per lattonzoli, 1 per suinetti in post-svezzamento, 1,5 per suini in ingrasso e scrofe in gruppo, 2 per scrofe in gabbia e verri.

Un abbeveratoio con adeguata portata idrica può servire fino a 20 suini da in-grasso tenuti a 14÷18°C (EFSA, 2007a). Nella stabulazione in gruppo è sempre consigliabile prevedere almeno due erogatori per ogni box, posti a una cor-retta distanza fra loro; in questo modo si limita il rischio che i suini rimanga-no senz’acqua in seguito alla rottura

Requisiti minimi previsti dalla normativaTutti gli animali devono avere accesso a un’appropriata quan-tità d’acqua, di qualità adeguata, o devono poter soddisfa-re le loro esigenze di assorbimento di liquidi in altri modi. Le attrezzature per la somministrazione di acqua devono essere concepite, costruite e installate in modo da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione dell’acqua e le conseguenze negative derivanti da rivalità tra gli animali (d.lgs. n. 146/2001).

Il d.lgs. n. 122/2011 fornisce disposizioni più restrittive rispetto al d.lgs. n. 146/2001 e in particolare dispone che:

• a partire dalla seconda settimana di età, ogni suino deve poter disporre in permanenza di acqua fresca sufficiente;

• il razionamento idrico attuato con sospensione dell’eroga-zione d’acqua non è ammesso;

• la sostituzione dell’acqua fresca con altre bevande non è ammessa, non è quindi possibile supplire alla mancanza di acqua di bevanda con la distribuzione di alimento liquido.

Considerazioni tecnicheL’erogazione di acqua deve essere proporzionale alla capacità di ingestione dei suini: se è insufficiente, gli animali perman-

Acqua di bevanda

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La collocazione corretta varia in relazione alla tipologia di sta-bulazione. Nei box a pavimento totalmente fessurato gli ab-beveratoi devono essere installati nella parte opposta alla mangiatoia/truogolo, mentre se il fessurato è solo parziale il

dell’abbeveratoio e si consente agli animali sottomessi del grup-po di accedere più facilmente a un punto di abbeverata.

Gli abbeveratoi a imbocco devono essere installati a un’altezza che tenga conto della mole dei suini come riportato in tabella.

L’inclinazione dell’erogatore deve permettere all’animale di di-stendere il collo con la testa alzata, in modo che il getto d’ac-

qua giunga direttamente nell’eso-fago. L’erogatore deve presentare un’inclinazione verso il basso di circa 60° rispetto alla verticale, a un’altezza maggiore del 20% circa rispetto all’altezza media al garre-se dei suini; nel caso di animali in fase di crescita (ad esempio box di magronaggio o ingrasso), bisogna considerare l’altezza dei sogget-ti all’inizio del ciclo, prevedendo eventualmente abbeveratoi ad al-tezza regolabile.

L’altezza d’installazione degli abbeveratoi a tazza deve cor-rispondere alla metà dell’altezza al garrese. Questa soluzione, presentando un’altezza inferiore, è più predisposta all’imbrat-tamento.

Altezza consigliata per l’installazione degli abbevera-toi automatici (CRPA, 2004 modificata)

Categoria di suiniAltezza (m)

Imbocco Tazza

Lattonzolo 0,22 -

Suinetto di 10 kg 0,35 0,16

Suinetto di 20 kg 0,45 0,2

Suinetto di 30 kg 0,52 0,23

Suino di 50 kg 0,62 0,27

Suino di 80 kg 0,7 0,32

Suino di 100 kg 0,76 0,34

Suino oltre i 100 kg 0,82 0,37

Scrofa o verro 0,85 0,45

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36Raccomandazioni migliorativeGli abbeveratoi automatici garantiscono l’erogazione di acqua fresca e pulita in base alla richiesta degli animali. Per questo motivo sono da preferire rispetto alla sommi-nistrazione di acqua nel truogolo.

Rispetto al valore minimo suggerito da EFSA (2007a) per i suini da ingrasso, pari a 20 capi/abbeveratoio, il va-lore ottimale deve tenere conto che in allevamento le temperature sono elevate e la somministrazione dell’a-limento è razionata. Per questo motivo è consigliabile che ogni abbeveratoio serva non più di 10-15 suini da ingrasso; per le scrofe in gruppo è consigliabile prevede-re un abbeveratoio ogni 5-6 animali (CRPA, 2013).

posizionamento sarà sempre nella zona di defecazione. In presenza di corsie esterne di defecazione l’abbeveratoio può essere installato all’inter-no del box, in prossimità della porta di accesso al corridoio esterno, oppure direttamen-te all’esterno, considerando il possibile pericolo di gelo. Nei box a lettiera gli erogatori de-vono essere installati in aree prive di paglia, per mantene-re asciutta la zona di riposo.

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teressati che deve adottare tutti i provvedimenti necessari per abbattere gli animali nel più breve tempo possibile.

Relazione fra eutanasia e benessere animaleGli animali devono essere trattati con rispetto e dignità per l’in-tera vita e, quando necessario, devono essere sottoposti ad una morte compassionevole (American Veterinary Medical Associa-tion, Animal Welfare Principles, www.avma.org).

L’eutanasia deve essere considerata l’approccio corretto quando l’intervento medico veterinario prolungherebbe solamente una condizione terminale o quando le condizioni dello stato di sa-lute dell’animale non possono essere mitigate con successo. In alcuni casi, pertanto, l’eutanasia diventa la miglior opzione per il benessere dell’animale. Tuttavia, per poter riconoscere un ani-male sofferente o malato è indispensabile avere buone nozioni relative al normale comportamento del suino. La decisione di procedere all’eutanasia deve essere effettuata in tempi ragione-voli, proprio per minimizzare il dolore e il distress, in particolare in queste situazioni (National Pork Board, www.pork.org):

• suini che non mostrano adeguati miglioramenti o che han-

L’eutanasia è la pratica intenzionale con la quale un animale, affetto da malattie incurabili o che provocano gravi sofferenze, viene reso insensibile in modo rapido e con il minimo dolore, fino al sopraggiungere della morte. L’eutanasia di un animale è un atto esclusivamente medico-veterinario, guidato dall’etica professionale del Medico Veterinario e può essere effettuata al fine di evitare all’animale paziente sofferenza psico-fisica e/o dolore inaccettabili, oppure nei casi consentiti dalla legge (art. 30 del Codice Deontologico FNOVI).

Diverso, invece, è il caso dell’abbattimento d’emergenza in allevamento. Secondo il regolamento CE n. 1099/2009 è possi-

bile effettuare l’abbatti-mento di animali feriti, o affetti da una malattia procurante dolore o sofferenza acuti, qualo-ra non esista altra pos-sibilità pratica per alle-viare tali dolori o soffe-renze. In questo caso è la persona che ha in custodia gli animali in-

Eutanasia e abbattimento d’emergenza

Eutanasia e abbattimento

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38L’allegato I del citato re-golamento elenca i me-todi di stordimento e le relative caratteristiche per la specie suina; in particolare prevede:

• metodi meccanici: dispositivo a proietti-le captivo penetran-te, arma a proiettile libero, colpo da percussione alla testa (per suinetti fino a 5 kg di peso vivo);

• metodi elettrici: elettronarcosi con applicazione di cor-rente limitatamente alla testa, elettronarcosi con applica-zione di corrente a testa e corpo;

• metodi di esposizione a gas: biossido di carbonio ad alta concentrazione, biossido di carbonio associato a gas inerti, gas inerti, monossido di carbonio in forma pura (per suinet-ti), monossido di carbonio associato ad altri gas (per suinetti);

• iniezione letale.

I metodi sopra elencati, qualora rendano il suino temporane-amente o permanentemente insensibile, senza provocarne la morte istantanea («semplice stordimento»), devono essere

no minime possibilità di miglioramento dopo 2 giorni di trattamenti intensivi;

• suini con lesioni gravi o incapaci di deambulare, con impos-sibilità di guarire;

• qualsiasi suino immobile con inadeguata condizione cor-porea (BCS ≤1).

Requisiti minimi previsti dalla normativaSecondo il regolamento CE 1099/2009 la soppressione di anima-li da reddito che versino in condizioni di grave sofferenza, in assenza di soluzioni economicamente valide atte ad alleviare il dolore, è un dovere morale. Nella maggior parte dei casi si riconosce che gli animali possano essere abbattuti nel rispetto di adeguate condizioni di benessere.

Il regolamento riconosce però la possibilità che circostanze ec-cezionali rendano necessario non applicare determinate dispo-sizioni del regolamento stesso, in quanto il rispetto di misure ottimali in materia di benessere potrebbe protrarre le sofferen-ze degli animali.

Va ricordato, comunque, che l’abbattimento e le operazioni cor-relate devono essere effettuati da persone che abbiano un ele-vato livello di competenze per l’esecuzione di dette operazioni, senza causare agli animali dolori, ansia o sofferenze evitabili.

Eutanasia e abbattimento

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39i suini adulti e non meno del grado intermedio per suini di taglia media. Il dispositivo deve essere posizionato nel punto corretto e premuto contro la cute assicurandosi di effettuare un adeguato contenimento dell’anima-le (per esempio con il torcinaso). A seguito della penetrazione del pro-iettile captivo nella massa cerebrale, l’animale perde conoscenza immediatamente, a causa dei danni concussivi e fisici al cranio e al cervello dopo l’impatto. Sebbene il processo sia irreversibile, il danno cerebrale può essere tale da provocare una mor-te lenta, causando dolore e sofferenza. Per questo, a se-guito dell’applicazione del dispositivo a proiettile cap-tivo, è importante indurre rapidamente la morte, ese-guendo immediatamente il dissanguamento mediante iugulazione o il “pithing”, cioè l’inserimento di uno stiletto nel foro provocato dal proiettile per ottenere la distruzione fisica del cervello e delle regioni superiori del midollo spinale.

seguiti, quanto più rapidamente possibile, da una procedu-ra che assicuri la morte, quali il dissanguamento, l’enervazio-ne, l’elettrocuzione o la prolungata anossia (regolamento CE 1099/2009).

Considerazioni tecnicheDi seguito, vengono riportati i dettagli tecnici relativi ai prin-cipali metodi di abbattimento in allevamento (Candotti, 2007; AASV e National Pork Board, 2009), ricordando che alcuni meto-di sono più appropriati di altri in relazione alle dimensioni o al peso dei suini.

Dispositivo a proiettile captivo penetrante = quella suina è la specie zootecnica più difficile da abbattere correttamente con questo metodo, benché esso sia il più diffu-so in allevamento. Le cause sono da ricercarsi nell’anatomia della specie: la profondità della loggia cerebrale, la consistenza delle ossa frontali e lo spessore dei seni fronta-li, che possono arrivare fino a 4 cm nei verri adulti. Quindi, si deve ca-ricare il dispositivo con il bossolo a più alto grado di forza esplosiva per

pithing

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40non dovrebbe superare i 25 cm e il colpo va esploso solo quan-do è possibile la contenzione dell’animale (anche se il soggetto non deambula). La penetrazione dell’ogiva, se correttamente direzionata, provoca una completa e immediata distruzione della massa cerebrale, portando a uno stato di incoscienza irre-versibile e all’immediato decesso. L’utilizzo di un’arma da fuoco a proiettile libero è difficilmente applicabile nell’allevamento intensivo, soprattutto per ragioni relative alla sicurezza dell’o-peratore: la fuoriuscita dell’ogiva dall’animale è una evenienza possibile, soprattutto in caso di animali di piccola taglia o di errori di puntamento, che possono anche portare a una morte non immediata dell’animale.

Elettronarcosi = l’elettrocuzione induce la morte causando in-sensibilità seguita da fibrillazione cardiaca e anossia cerebrale. La corrente deve essere di almeno 0,5 A per i suinetti fino a circa 6 settimane di età e almeno 1,3 A per gli altri suini. Per quanto ri-guarda il voltaggio, si può utiliz-zare una corrente a 110 volt per i suinetti e a 240 volt per gli altri. L’elettronarcosi nei suinetti di peso limitato è sconsigliata, per-ché è probabile che la corrente corra sulla superficie corporea senza attraversare il corpo.

Colpo da percussione alla testa = è il metodo più diffuso nel caso si debbano sopprimere suini fino a 5 kg di peso, poiché le ossa del cranio sono abbastanza sottili affinché la forza del colpo possa causare la distruzione della scatola cranica e della massa cerebrale. Data l’oggettiva violenza dell’atto, può non essere condiviso o addirittura essere giudicato inaccettabile da chi osserva e da chi deve effettuale l’intervento, benché sia un metodo che garantisce un abbattimento umano per l’animale e sicuro per l’operatore, che difficilmente riesce ad applicare correttamente un dispositivo a proiettive captivo su animali di dimensioni ridotte. È possibile utilizzare un oggetto pesante (1-1,5 kg) collegato a un manico con dispositivo antiscivolo per una corretta e salda impugnatura (martello o mazzetta). Il col-po deve essere inferto in modo violento, deciso e con assoluta determinazione, al fine di procurare immediata morte e non solo stordimento. A differenza della pistola a proiettile captivo (che deve essere ricaricata), è possibile ripetere la manovra im-mediatamente nel caso di errata esecuzione.

Arma a proiettile libero = è indicata per suini di taglia ele-vata, in quanto dimensioni ridotte dell’animale aumentano il rischio di fallire nell’intento di colpire il punto corretto. Il punto verso il quale dirigere il colpo per ottenere una efficace pene-trazione dell’ogiva è identico a quello previsto per l’applicazio-ne del dispositivo a proiettile captivo penetrante. Per ottenere i risultati migliori la distanza dell’arma dalla testa dell’animale

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41effettuata esclusivamente dal medico veterinario, può avere tempi di attesa in allevamento non compatibili con l’obiettivo di abbattere rapidamente l’animale per ridurne la sofferenza.

Metodi di esposizione a gas = benché previsti dal regola-mento europeo, i metodi di abbattimento che prevedono una esposizione a gas nocivi, quali biossido di carbonio, monossido di carbonio, gas inerti, in forma pura o in associazione, sono poco diffusi e fattibili, in quanto richiedono speciali attrezzatu-re, anche se recenti studi stanno testando sistemi portatili per i suini.

Raccomandazioni migliorativeÈ difficile indicare quale sia il metodo più efficace per garantire

una morte rapida con minimo dolo-re e sofferenza, in quanto ogni me-todo presenta vantaggi e svantaggi in relazione a diversi fattori, tra cui la situazione contingente, la categoria di animali e la preparazione dell’ope-ratore. Tutti i metodi di abbattimento necessitano poi di un percorso for-mativo che consenta agli operatori d’allevamento di effettuare la scelta

Ci sono due metodi che possono essere usati per l’abbattimen-to mediate elettrocuzione: con applicazione di corrente limitata-mente alla testa e con applicazione di corrente a testa e corpo. Nel caso di applicazione alla testa, il dissanguamento deve se-guire l’applicazione della corrente nel più breve tempo possi-bile. Anche il tempo di applicazione varia nei due metodi: non meno di 3 secondi per l’applicazione di corrente limitatamente alla testa e non meno di 15 secondi per l’applicazione di corren-te a testa e corpo. I principali svantaggi dell’elettrocuzione, che rendono il metodo poco usato in allevamento, sono il pericolo per l’operatore e la difficoltà di applicare un corretto amperag-gio per indurre istantaneamente l’incoscienza.

Iniezione letale = le sostanze letali (es. barbiturici) agiscono sulla depressione del sistema nervoso centrale, causando un’a-nestesia profonda che porta a un arre-sto respiratorio e cardiaco. Poiché tali sostanze devono essere iniettate per via endovenosa e il loro effetto nell’in-duzione della morte non è immedia-to, è necessario rendere incosciente l’animale o sedarlo prima di applicare il protocollo di eutanasia che il vete-rinario riterrà più idoneo. L’eutanasia con iniezione letale, dovendo essere

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42voca lo sbattimento delle palpebre e il movimento degli occhi);

• risposta a uno stimolo doloroso (come il grugno punto con uno spillo).

Successivamente, e obbligatoriamente prima di procedere allo spostamento dell’animale verso lo smaltimento, va confermato il decesso. Tutti i seguenti segni vitali devono essere controllati dopo l’applicazione del metodo di abbattimento:

• assenza di respiro ritmico;

• assenza di battito cardiaco;

• assenza di movimento e di tono muscolare;

• assenza di risposta agli stimoli dolorosi (come il grugno punto con uno spillo);

• assenza di vocalizzazioni;

• assenza di riflesso corneale (l’occhio si muove e/o le palpe-bre vengono sbattute quando un oggetto tocca la cornea).

Se il suino mostra anche solo uno di questi segni, è necessario ricorrere a un metodo di eutanasia o abbattimento di backup.

migliore per salvaguar-dare il benessere degli animali e di applicare la metodica nei limiti delle specifiche com-petenze.È invece importante, indipendentemente dal metodo applicato, riconoscere e confer-

mare che lo stordimento sia stato efficace e che la morte sia raggiunta velocemente.

L’insensibilità deve essere controllata immediatamente dopo l’applicazione del metodo e deve essere mantenuta fino alla morte. I segni di uno stordimento inefficace sono:

• respirazione ritmica;

• pupille contratte (miosi);

• tentativi di sollevare la testa (riflesso di raddrizzamento);

• vocalizzazioni;

• riflesso palpebrale (un dito passato lungo la rima ciliare pro-

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Tipologia di stabulazione per scrofe in attesa di fecondazione e gestanti

Somministrazione dell’alimento

Tipologia di stabulazione per scrofe allattanti e lattonzoli

Riproduzione

Superficie di stabulazione

Riproduzione

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Riproduzione

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• inboxmultiploapavimentoparzialmentefessurato.

Numerose sono le possibili al-ternative e/o varianti a questetipologie,alcunedellequalipre-vedono l’impiego di lettiera dipagliasulpavimentopienoop-pure le poste di alimentazione(vediConsiderazioni tecnicheeRaccomandazioni migliorative).

Relazione fra tipologia di stabulazione e benessere animaleNumerosistudihannomessoinevidenzal’insorgenzadipro-blemiarticolariemuscolari,aumentodell’aggressività,apatia,presenzadistereotipienellescrofestabulateingabbiarispettoaquelleallevateingruppo(Fredeen e Sather,1978;Arellano et al.,1992;Vieuille et al.,1995;Marchart e Broom,1996;Verdon et al.,2015).

Definire però le caratteristiche ottimali della stabulazione ingruppoequalesia ilmetododistabulazionemiglioreèque-

Latipologiadistabulazioneèlamodalitàconlaqualevengo-noallevatiglianimaliall’internodiunricovero;ècaratterizza-tadaunaseriedielementi,qualiperesempiolestruttureeleattrezzature, il sistemadi alimentazione, il tipodipavimento,l’impiegodi lettiera. L’allevamentodella scrofanonallattantevariasoprattuttoinrelazionealtipodiconfinamento(gabbiaoboxmultiplo)eallapavimentazioneadottata.

Diseguito,vengonoriportatealcunedelletipologiedistabula-zioneadottateperlescrofenonallattanti:

• ingabbiaindividuale;

• inboxmultiplo a pavimentopieno con corsia esternadidefecazione;

Tipologia di stabulazione per scrofe in attesa di fecondazione e gestanti

Stabulazione gestazione

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46• vederealtrisuini.

Ild.lgs. n. 146/2001fornisceleseguentiindicazionichesiposso-noapplicareperlescrofeelescrofetteingabbia:

• la libertà dimovimento propria dell’animale, in funzionedellasuaspecieesecondol’esperienzaacquisitaelecono-scenzescientifiche,nondeveesserelimitatainmodotaledacausargliinutilisofferenzeolesioni.

Ild.lgs. n. 122/2011fornisceleseguentiindicazionispecifiche:

• èvietatocostruireoconvertireimpiantiincuilescrofeelescrofettesonotenuteall’attacco,nonchéilrelativoutilizzo;

• lescrofeelescrofettesonoallevateingrupponelperiodocompreso tra quattro settimane dopo la fecondazione eunasettimanaprimadelladataprevistaperilparto(èpre-vistaunaderogaperaziendeconmenodi10scrofe,doveglianimalipossonoesserestabulatiindividualmenteacon-dizionechepossanogirarsifacilmentenelrecinto);

• i latidel recintodovevieneallevato ilgruppodi scrofeoscrofettehannounalunghezzasuperiorea2,8m.Allorchésonoallevatimenodi6animali,ilatidelrecintodovevieneallevato ilgruppodevonoavereuna lunghezzasuperiorea2,4m.

stione alquanto complessa, inquantopiù fattori concorronoalladefinizionedelbenessereanimale(Mack et al.,2014;Janeen e Johnson,2017).Concentrare l’attenzionesoltantosullatipo-logiadistabulazionepuòesserefuorviante,perchéiparametridaconsideraresonomolteplicieinterconnessi.Unaspettodavalutareattentamenteèlacompetizioneperlerisorse(Bench et al.,2013): lospaziodisponibileper ilmovimentoeperilri-poso, il fronteallamangiatoia, l’accessocostanteall’alimentoeall’acquadibevanda,ecc.Competereperlerisorsehaunef-fettonegativosuglianimalisottomessi,chespessosonoancheisoggettipiùgiovaniodebilitati,maanchesuglianimalido-minanti, chedevonomantenere la loroposizionegerarchicaall’internodelgruppo.

Requisiti minimi previsti dalla normativaIlocali di stabulazionedeisuini,secondoild.lgs. n. 122/2011,devonoesserecostruitiinmododapermettereaglianimalidi:

• avereaccessoaunazonaincuicoricarsi,confortevoledalpuntodi vistafisicoe termicoeadeguatamenteprosciu-gataepulita,checonsentaatuttiglianimalidistaredistesicontemporaneamente;

• riposareealzarsiconmovimentinormali;

Stabulazione gestazione

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47disuini.Perlescrofesidefinisconoiseguentiambitiinterpre-tativi:

• ledimensioni ammissibiliper lepavimentazioni fessura-te sonoquelle indicatedalladirettiva 2008/120/CEpiù latolleranza prevista da una specifica norma riguardantelepavimentazioniprefabbricatedicalcestruzzoutilizzatenegli allevamenti zootecnici (EN12737:2004+A1-Precastconcrete products – Floor slats for livestock), adottatadall’ItaliacomenormaUNIEN12737(2008).Taletolleran-za,paria±3mmperlaclassedicaricoB3(scrofettedopolafecondazioneescrofe),consentediconsiderareammis-sibiliunafessuramassimadi23mmeuntravettominimodi77mm;

• lepavimentazionialettierasonoammesse.

Lacircolareaffrontaanchel’aspettorelativoal15%delleaper-turediscaricodellepavimentazioni(vediConsiderazioni tecni-che).

Considerazioni tecnicheNelcasodistabulazione individuale in gabbia,glielementidicontenimentohannounanotevoleimportanzanelcondizio-

Perquanto riguarda lapavimentazione, lanormativa (d.lgs. n. 122/2011) definisce alcune indicazioni generali: i pavimentidevonoesserenonsdrucciolevoliesenzaasperità,perevitarelesioniaisuini,eprogettati,costruitiemantenutiinmododanonarrecarelesioniosofferenzeaglianimali.Essidevonoesse-readeguatialledimensioniealpesodeisuinie,senonèprevi-staunalettiera,costituireunasuperficierigida,pianaestabile.Inoltre,perlescrofettedopolafecondazioneelescrofegravideunapartedellasuperficiedistabulazione,pariadalmeno0,95m2per scrofetta e ad almeno 1,3m2per scrofa, deve esserecostituitadapavimentopienocontinuoriservatopernonoltreil15%alleaperturediscarico.

Il decreto 122/2011 fornisce, inoltre, le seguenti indicazionispecifiche in relazionealle caratteristichedeipavimenti fes-surati incalcestruzzoper lescrofee lescrofettestabulate ingruppo:

• l’ampiezzamassimadelleaperturedeveesseredi20mm;

• l’ampiezzaminimadeitravettideveesseredi80mm.

Neldicembredel2012ilMinisterodellaSalutehaemanatolacircolare DGSAF 0022766-P-12/12/2012sugliambitiinterpreta-tividelladirettiva 2008/120/CE, laquale indica lecaratteristi-chedellepavimentazioniutilizzabiliperlediversecategorie

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48bilirequalesialalunghezzaottimaledellagabbia:unascrofadidimensionimediedovrebbeavereadisposizioneunalunghez-zaliberadialmeno1,8m,inmodochepossacoricarsiagevol-mentesenzachelamangiatoiaglieloimpedisca.

Lastabulazione in gruppo conpavimento fessuratovieneutilizzatainquantoèingradodiassicurareunbuonlivellodipuliziacon impiego limitatodimanodopera;percontro,puòcausarelesioniagliartiebursiti,soprattuttoinpresenzadipa-vimentivecchie/odeteriorati,epuòlimitareilcomforttermiconelperiodoinvernale.Questotipodipavimentazionepuòrico-prirel’interasuperficiedelbox(fessuratointegrale),oppuresol-tantounaparte(fessuratoparziale).Laprimasoluzionenonèpiùammessadallanormativabenessere,cheimponeunapar-tedipavimentopieno,benchélaquestionedel15%disuper-ficiedestinataalleaperturediscaricopossa,difatto,consentirel’allestimentodiunboxconlapartepiena“fessurata”inmodo

opportuno. La soluzioneconfessuratoparzialevienespesso preferita, in quantol’introduzione di una partedi pavimento pieno ha ilvantaggio di garantire unmigliore comfort termico eriposoperlescrofe.

nareilbenesseredell’anima-le. Ibattifianchi,chedelimi-tanolateralmentelagabbia,isolanolascrofadallevicineper evitare possibili morsi-cature e garantiscono tran-quillità al momento delladistribuzione dell’alimento.L’animale ha però a dispo-sizione uno spazio esiguochegliconsentesoloalcunimovimenti, come sdraiarsi, alzarsi e, inmodomolto limitato,avanzareeindietreggiare.

Ledimensioniottimalidellagabbiadipendonodadiversifatto-ri,fraiqualilatagliadeltipogeneticoallevatoeletipologiedimangiatoiaebattifiancoimpiegate.Ildatosicuramentemenovariabileèquellorelativoall’altezza,cheèdicirca1m.Lalar-ghezzadellagabbiaèunparametrodiprimariaimportanzaperilbenesseredellascrofa,perchédeterminalospazioadisposi-zionedell’animalequandoèinpiediecondizionailpassaggioallaposizionedidecubito.Lalarghezzaminimadellagabbiaèdi0,6÷0,65m,considerandochel’animaleindecubitolaterale,incasodibattifianchisopraelevati,devesconfinarecongliartisololimitatamentenelleposteadiacenti.Èdifficileinvecesta-

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49denziaunafortemotivazionealcontattofracompagne(EFSA,2007b).

La composizione delgruppo deve limitare la competitività el’aggressivitàdellescrofegestanti:iboxdovrebberoesserepre-feribilmentecompostidapochicapi(6-10),inquantoingruppinumerosipuòesserecomplessomantenereunagerarchiasocia-lestabile(Brake et al.,2002).Isuinidomesticiincondizioniseminaturalivivonoingruppicompostida2-6femmineadulte(Gra-ves,1984),maalcuni lavorihannonotatoche ingruppipiccoli,dove lo spazio libero è inferiore, aumentano le lesioni. In casodigruppinumerosi,ènecessarioprevedereinterventistrutturaliegestionalichepossanoridurre i fattoristressanti.Lacompeti-zionetraanimalipuòesserecontenuta,peresempio,mediantel’installazioneall’internodelboxdiparatiepienecheconsenta-no all’animale sottomessodi sottrarsi alla vista del dominante,minimizzandocosìglieffettinegatividellelotteperlagerarchia.

L’altezza minima di questidivisoriperscrofeèdi1,2m.Altri interventipossonopre-vedere la somministrazionedi paglia, l’aumento dellospaziodisponibile,lapossibi-litàdialimentarsicontempo-raneamentesenzadisturbo.

Lastabulazione in gruppo su lettierasidivideinsoluzionialettierapermanenteesoluzionialettierainclinata.Nelcasodiboxconareadiriposoalettierapermanente,lazonadialimen-tazionedeveesseresopraelevata,pergarantireaccessibilitàepulizia.Nelcasodiboxalettierainclinata,l’inclinazionedelpa-vimentoel’azionedicalpestamentodeglianimaliconvoglianolalettieranellacorsiadiasportazione.Letipologiealettierane-cessitanodiunamaggioresuperficieunitariadi stabulazione(vedi tabella riportatanella schedaSuperficie di stabulazione),permantenerecondizioniaccettabilidipulizia.Illivelloigienicodellalettieraèunparametrofondamentaleperpermetterechequesta tipologiadi stabulazionegarantiscabuoni risultatidalpuntodivistaproduttivoesanitario.

Raccomandazioni migliorativeLagabbiaèstata introdottanelsettoredellagestazioneperridurreglieffettinegatividellacompetizioneperlerisorse(ali-mentoespazio)econsentire lagestione individualedell’ani-male.Pergarantireunelevato livellodibenessereanimale, lapermanenzadellascrofaingabbiaandrebbelimitatailpiùpos-sibile,inquantoilconfinamentocosìrestrittivo,limitandomol-tolapossibilitàdimovimento,ècausadistressper l’animale.Inoltre,lagabbianonconsenteallescrofediavereinterazionisocialinormali,inunmomentodelcicloriproduttivocheevi-

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50laformulapropostadaBaxter (1984), che re-stituisce la superficieminima necessaria inrelazione al peso vivodei suini; per scrofedelpeso vivounitariomedio di 200 kg, lasuperficie aggiuntivaminima da attribuiresarebbe pari a 1,55m2/capo.Lapavimen-tazione del box puòessere parzialmentefessurata, con la por-zione discontinua po-staacavallofrazonadialimentazione e zonadi riposo, oppure inposizione opposta ri-spetto alle poste.Unapossibilevariantepre-vede pavimentazionepienanella zonadellepostee lettieradipaglianella zonadiriposo.

Nell’allevamento in gruppo la somministrazione dell’ali-mentoèunpuntocritico,inquantoilsistemapresceltodevepoterminimizzarelacompetizionealmomentodelladistribu-zione,garantendoadognianimale il regolareconsumodellapropriarazionealimentare.Inparticolare,incasodianimalira-zionati, icapidominantipossonoimpedirel’accessoalciboaquellisubordinati.

Lepostesingoledialimentazione,limitatedabattifianchi,sonouna soluzione che garantisce tranquillità alle scrofe durantei pasti e, al tempo stesso, impedisce che due scrofe entrinocontemporaneamentenellastessagabbia.Nellaparteposte-rioredellapostapuòesserepresenteuncancellomanovrabi-lemanualmentedallacorsiadiservizio,utileper intrappolaremomentaneamente l’animaleper l’esecuzionedi interventiocontrolli.Alcunirecentimodellidipostaprevedonodispositividi auto-bloccaggiodel cancello comandati dalla stessa scro-faentratanellagabbia; intalmodol’animalepuòconsumareindisturbato la propria razione senza bisogno dell’interventodell’uomo(CRPA,2004).

Lalarghezzaottimaledellapostaèdi0,5÷0,55m,conunalun-ghezzaliberadialmeno1,8mperunascrofadidimensionime-die.Allasuperficieoccupatadallepostedialimentazionedeveessereaggiuntaun’areaposterioreingradodiospitaretuttelescrofeindecubitolaterale.Aquestoscopoèpossibileutilizzare

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51unoopiùtappetiingommamorbidarinforzatisullatodiconfinefraleduearee.

L’aggiunta di una lettiera, possibil-mente di paglia, migliora ulterior-mente il benessere degli animali,in quanto consente la creazione diun ambiente d’allevamento menostressante,agendosiasulcomfortalmomentodel riposo, sia comema-terialemanipolabile(Tuyttens,2005).Durante il periodoestivoperòpos-sonoinsorgereproblemiditermore-golazioneperlalimitatadispersionedel calore corporeo da parte deglianimali.

La somministrazione individualedell’alimentopuòavveniremedianteimpianti automatici dotati di stazio-ni singole di autoalimentazione, chepermettonol’accessodurantelagior-nataa tuttiglianimalieconsentonoallescrofediscegliereilmomentoincuialimentarsi.

La pavimentazione composta daunaporzioneconsistentedipavimen-to pieno è sicuramente da preferirerispetto ad altre soluzioni. La trasfor-mazione di un box con pavimentototalmente fessurato in una soluzio-neparzialmentefessuratapuòessererealizzata mediante l’installazione di

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• temporaneamente in gabbia osemprelibera(perundettagliovediopuscolo Parto con scrofa libera: possibili soluzioni).

Ilpavimentodiquestiboxpuòesserepieno(conosenza lettiera)sututta lasuperficie del box, parzialmente gri-gliato, ossia conunapartepiena (conosenzalettiera)eunapartegrigliata,ototalmentegrigliato.

Ilboxparto-allattamentoprevedelapresenzadiun’areaadusoesclusivodeilattonzoli,definitazonanido.Questazonafunzio-nalepuòesseredispostaeorganizzatainmododiverso.

Oltreaiboxsingoli,alcunesoluzioniprevedonochelescrofesianostabulatein gruppo;inquestiboxèpresenteunazonaparto-allattamento per ciascuna scrofa con la nidiata e unazonacomunediesercizio-alimentazione.Lastrutturagaranti-scelaprotezionedeisuinettidallealtrescrofeimpedendochequestiescanodallapropriazonaparto-allattamentoperlepri-mesettimane.

DescrizioneLatipologiadistabulazioneèlamodalitàconlaqualevengonoallevatiglianimaliall’internodiunricovero;essariguardatuttelestruttureeleattrezzatureutilizzate.

Ogniscrofaallattantevienestabulatageneralmenteinunbox parto-allattamento, un’area incui l’animaleviene introdot-toalcunigiorniprimadelparto,dovepartorisceerimane in-siemeailattonzolifinoallorosvezzamento.Diversiboxparto,generalmentepostisuduefile,costituisconounasalaparto.Letipologiediboxvarianoprincipalmenteinrelazionealconfina-mentodellascrofa:

• ingabbiadispostalongitudinalmenteodiagonalmente;

Tipologia di stabulazione per scrofe allattanti e lattonzoli

Stabulazione maternità

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54Almomentodelpartolascrofaabbandonailgruppodiappar-tenenzae identificaunazonadovecostruire ilnido (Stolba e Wood-Gush,1984);senonconfinata,ancheinallevamento,lascrofaselezionaunluogoinun’areariparataecopertadalettie-radipagliadovepartorireestabiliscelarelazioneconlanidia-ta(Arey et al.,1992). Ilcomportamentomaternoinunascrofaconfinata ingabbiaèchiaramentemolto limitato (Chidgey et al.,2017).

Ilconfinamentoalpartopuòportareaelevati livellidi stress,che si traducono in un aumento della frequenza cardiaca(Damm et al.,2003)edellaconcentrazioneplasmaticadicor-tisolo, soprattuttonelle scrofette (Jarvis et al., 2006), e inunapredisposizione all’insorgenza di una delle patologie più co-munidelpost-partumdellascrofa,laSindromedellaMastite-Metrite-Agalassia(MMA;Bertshinger et al.,1990).

Requisiti minimi previsti dalla normativa

Ild.lgs. n. 146/2001 richiede che imateriali chedevono essereutilizzatiperlacostruzionedeilocalidistabulazionee,inparti-colare,deirecintiedelleattrezzatureconiqualiglianimalipos-sonovenireacontatto,nondevonoesserenociviperglianimaliedevonopoteressereaccuratamentepulitiedisinfettati.Ilocalidi stabulazione e i dispositivi di attaccodegli animali devono

Relazione fra tipologia di stabulazione e benessere animaleUn’area di riposo confortevole è indispensabile al benesseredellescrofeinquantoquestianimalidedicanocircal‘80%deltempoaquestaattività (Tuyttens, 2005).Perglieffettidella ti-pologiadipavimentazionesuglianimalisirimandaallaschedaTipologia di stabulazione, sezione ingrasso.

Pavimentazioniinadeguatesonoresponsabilidell’aumentodilesionigraviagliartiposteriorinellescrofelattanti(Edwards et al., 1997):ilpavimentopienoincalcestruzzoriduceilrischiodilesioniagliarti,mentreifessuratiriportanodifferenzesignifica-tiveinrelazionealmaterialedicuisonofatti,allacapacitàabra-sivaeall’ampiezzaditravettiefessure.Lapavimentazionedel-lagabbiaparto influisceanchesullaprevalenzadi lesioniallamammella(Edwards et al.,1997)eallaspalla(ulcereda decubito o lesioni dacontatto; Zurbrigg and Blackwell,2006),anchesealtri fattori, come il pesocorporeoelostatodi in-grassamento,nepossonoaumentare l’incidenza elagravità.

Stabulazione maternità

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55e,senonèprevistaunalettiera,costituireunasuperficierigida,pianaestabile.

Perlescrofe e le scrofette ild.lgs. n. 122/2011forniscelese-guentiindicazionispecifiche:

• nellasettimanaprecedentealmomentoprevistodelparto,scrofeescrofettedevonodisporrediunalettieraadeguatainquantitàsufficiente,amenocheciònonsiatecnicamen-terealizzabileperilsistemadieliminazionedeiliquamiuti-lizzatonellostabilimento;

• dietroalla scrofaoalla scrofettadeveessereprevistaunazonaliberacherendaagevoleilpartonaturaleoassistito;

• gli stalli da parto in cui le scrofe possonomuoversi libe-ramente devono essere provvisti distrutture, quali ad esempio appositesbarre,destinateaproteggereilatton-zoli.

Perquantoriguardalastabulazioneingabbia,ild.lgs. n. 146/2001indicachelalibertàdimovimentopropriadell’a-nimale, in funzione della sua speciee secondo l’esperienzaacquisitae leconoscenze scientifiche, non deve

esserecostruiti emantenuti inmodochenonvi siano spigolitaglientiosporgenzetalidaprovocarelesioniaglianimali.

Ilocali di stabulazione,secondoild.lgs. n. 122/2011,devonoesserecostruitiinmododapermettereaglianimalidi:

• avereaccessoaunazonaincuicoricarsi,confortevoledalpuntodi vistafisicoe termicoeadeguatamenteprosciu-gataepulita,checonsentaatuttiglianimalidistaredistesicontemporaneamente;

• riposareealzarsiconmovimentinormali;

• vedere altri suini. Tuttavia, nella settimana precedente almomento previsto del parto e nel corso del medesimo,scrofeescrofettepossonoesseretenutefuoridallavistade-glianimalidellastessaspecie.

Perquanto riguarda lapavimentazione,lanormativa(d.lgs. n. 122/2011)definiscealcune indicazioni generali: i pavimen-ti devono essere non sdrucciolevoli esenzaasperità,perevitare lesioniaisui-ni,eprogettati,costruitiemantenuti inmododanonarrecarelesioniosofferen-zeaglianimali.Essidevonoessereade-guatialledimensioniealpesodeisuini

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56devono essere svuotati e accuratamentepuliti e disinfet-tatiprimadell’introduzionediunnuovogruppoedevonoessereseparatidagli impianti incuisonotenute lescrofe,inmododaridurrealminimoirischiditrasmissionedima-lattieaipiccoli.

Ild.lgs. n. 122/2011fornisce,inoltre,leseguentiindicazionispe-cificheinrelazioneallecaratteristichedeipavimentifessuratiincalcestruzzoperilattonzoli:

• l’ampiezzamassimadelleaperturedeveesseredi11mm;

• l’ampiezzaminimadeitravettideveesseredi50mm.

Aquestedimensionioccorreaggiun-gerelatolleranzaprevistadaunaspe-cificanormariguardante lepavimen-tazioni prefabbricate di calcestruzzoutilizzatenegliallevamentizootecnici(EN 12737:2004+A1-Precast concreteproducts – Floor slats for livestock),adottata dall’Italia come norma UNIEN 12737 (2008).Tale tolleranza (± 2mm)consentediconsiderareammis-sibiliunafessuramassimadi13mmeuntravettominimodi48mm.

essere limitata inmodotaledacausargli inutili sofferenzeolesioni.

Perilattonzoliild.lgs. n. 122/2011fornisceleseguentiindica-zionispecifiche:

• unapartedelpavimento,sufficientementeampiapercon-sentire agli animali di riposare insieme contemporanea-mente,deveesserepienaoricopertadauntappetino,dapagliaodaaltromaterialeadeguato;

• nel caso siusiuno stallodaparto, i lattonzolidevonodi-sporredispaziosufficienteperpoteressereallattatisenzadifficoltà;

• nessun lattonzolo deve esserestaccatodallascrofaprimacheab-biaraggiuntoun’etàdi28giorni,amenochelapermanenzapressolamadre influenzi negativamente ilbenessereolasalutedellattonzoloodellascrofa;

• ilattonzolipossonotuttaviaesseresvezzatifinoasettegiorniprimaditale età qualora siano trasferiti inimpianti specializzati. Tali impianti

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57averelospaziosufficientepercoricarsiagevolmente,passandodallastazioneerettaaldecubitoinmanieragraduale.Unagab-bia eccessivamente stretta, oltre ad aumentare l’incidenzadilesioni,portalascrofaadassumereundecubitocosto-sternalechelimitanotevolmentelapossibilitàdipoppatadeisuinetti.Lalarghezzaottimaleèdi0,6÷0,65m,conlabarrainferioredelbattifiancopiùesternadi50÷100mm,inmododafacilitareildecubitolateraledellascrofa.

Èdifficilestabilirequalesialalunghezzaottimaledellagabbia,inquantodeveesseredimensionata inbaseal tipogeneticodellescrofeospitate.Glianimalidevonopotersicoricareage-volmentesenzache lamangiatoiao lebarreposterioriglieloimpediscano.Aunascrofadistazzamedia(200kgdipesovivo)deveesseregarantitaunalunghezzaliberadialmeno1,8m.

Ilpavimento del box parto deverispettarelediverseesigen-zedellascrofaedeisuinetti.

Ilpavimentogrigliatoèlasoluzionepiùdiffusa,grazieallemi-noririchiestedimanodoperaperlapuliziaeallamaggioreigie-nicità.Questotipodipavimentazionepuòricoprirel’interasu-perficiedelbox(grigliatointegrale)oppuresoltantounaparte(grigliatoparziale).Latipologiaagrigliatoparzialeprevedeunapartepiena,cheoccupaanteriormenteda1/3a2/3dellalun-ghezzadelbox;puòinteressaretuttalalarghezza,oppureesse-

Nellenormenon vengono fornite indicazioniper i lattonzolistabulatisupavimentigrigliatiinmetalloe/oplasticaeperlescrofee lescrofette inbox individuale.Nelcasoeventualediscrofeallattantiingruppo,leindicazioniperlepavimentazionisonoanalogheaquelleriportatenellascheda Tipologia di sta-bulazione per scrofe in attesa di fecondazione e gestanti.

Considerazioni tecnicheNelcasodibox singolo con scrofa in gabbia,glielementidicontenimentohannounanotevoleimportanzanelcondiziona-reilbenesseredell’animaleenell’assicurareunagevoleallatta-mento,evitandonelcontempoipericolidischiacciamento.Labarra inferiore del battifianco può essere regolabile in altezzaoppureesserefissa,posizionataacirca0,25mdalpavimento.Inaltricasièposizionataleggermentepiùinalto(0,3÷0,35m)edèmunitadibarreverticaliinclinateversol'esterno;questearrivanoa0,1÷0,15mdalpavimen-to e sono distanziate fralorodicirca0,2÷0,3m.

La larghezza della gabbiaèunparametrodiprima-ria importanza per il be-nessere della scrofa e deisuinetti. La scrofa deve

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580,15÷0,2 m. Al finedi una riduzionedegli schiacciamen-ti sembra moltoimportante anchela presenza di unpassaggio anterio-re, posizionato ge-neralmente davantiallamangiatoiadel-la scrofa. Natural-mente queste areevengonoutilizzatedaisuinettiancheperilmovimento,ilgiocoel’esplorazione.

Lazonadiriposodeisuinettipuòessereidentificataconpreci-sionemediantestrutturefisse(nido),oppuresemplicementeri-cavatainunsettoredellazonad’allattamento.Lanecessitàdiunazonadiriposoprotettaetermicamenteconfortevolescaturiscedadueimportantifattori:

• soddisfareleelevateesigenzetermichedellanidiata,con-sentendonelcontempo,aciascunsuinetto,disceglierelazonaatemperaturadesiderata;

• richiamareisuinettiinunazonacaldaetranquilla,sottraen-

relimitataallasolagabbia.Inalcunicasisiadottaunpavimentogrigliatodifferenziatoperscrofaesuinetti,chedovrebbeper-metterediassolverepiùcorrettamenteallediverseesigenzedideambulazioneetermichedeglianimali.

Ilpavimentopienoèrealizzatoinbattutodicementoeilsuoelevatocomforttermicoèaumentatodall’impiegodiunalet-tierageneralmenteinpaglia;èunabuonasoluzioneperlade-ambulazionedeglianimali,mahaelevaterichiestedimanodo-peraelecondizioniigienico-sanitarienellequalisivengonoatrovareglianimali,inspecialmodoisuinetti,nonsempresonoottimali.

Lospazio riservato ai suinetticomprendelezonediallatta-mento,esercizioeriposo.

Le zone d’allattamento, ovviamente, sono ricavate ai lati delpostoscrofaedevonoavereunalarghezzasufficientepercon-sentire un’agevole distribuzione dei suinetti alle mammelle,permettendo nel contempo il facile passaggio di quelli cheancora non hanno raggiunto i capezzoli (larghezza minimadi0,3m).Leduezoned’allattamentosonosemprecollegatedalpassaggioposteriorericavato,asecondadellatipologiadibox,aldisottodiopportunebarreantischiacciamentoonellazonacompresafracancelloposterioredellascrofaedivisoriodelbox;questopassaggiodeveavereunalarghezzadialmeno

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59Lazonanidoapavimentopienodeveavereunasuperficiedialmeno0,07m2perogni suinetto finoa 4 settimane. Èutileprevederecancellioparatieinseribiliaghigliottinaperisolaretemporaneamenteisuinettidallamadre.

Raccomandazioni migliorative

Nonostante il box parto tradizionale con scrofa in gabbiafino allo svezzamento dei suinetti sia ammesso dald.lgs. n. 122/2011,pergarantireunmigliorebenesseredellascrofasisonostudiatesoluzionichenonprevedonoilconfinamentodellafemminaperilpartoeperunaparteopertuttoilperio-dodiallattamento.

Perapprofondirelatematicadelpartoconscrofaliberasiri-mandaall’opuscoloParto con scrofa libera: possibili soluzioni,cheriportaalcunesoluzionistabulativepresentisulmercato.

dolicosìdalcontattoconlamadrecheaumentailrischiodischiacciamento.

Ilnidodeveavereleseguenticaratteristiche:

• pavimento conti-nuo termicamenteconfortevole (pan-nellidifibrocemen-to o di altromate-riale termoisolante,pannelli riscaldan-ti, calcestruzzo ogomma);

• riscaldamento loca-lizzato;

• tamponamentolateralecieco;

• superficiesufficienteaospitaretuttiisuinettiindecubito.

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Numerosi studi hanno riportato un aumento dei comporta-mentiaggressivinellescrofestabulate ingruppo,conconse-guenteaumentodelle lesioniedell’instabilità sociale (con li-vellicronicielevatidicortisolo),aldiminuiredellasuperficiedistabulazione.Questasituazionesiverificasoprattuttoquandolospaziolimitatoimpedisceaglianimalidievitareipotenzialiaggressoriodisfuggirealleaggressioni(EFSA,2007b;Verdon et al.,2015;Hemsworth et al.,2016).

Requisiti minimi previsti dalla normativaIsuinitraggonobeneficiodaunambientechecorrispondealleloroesigenzeinterminidipossibilitàdimovimentoecompor-tamentoesplorativo.Illorobenesseresembraesserepregiudi-catodafortirestrizionidispazio(Direttiva 2008/120/CE).

La direttiva e il successivo decreto attuativo italiano (d.lgs. n. 122/2011) indicano le superfici libere totali a disposizione diciascunascrofettadopo la fecondazioneediciascunascrofa,qualoradette scrofetteo scrofe sianoallevate ingruppo.Talisuperficidevonoessererispettivamentedialmeno1,64e2,25m2.Se i suini sonoallevati ingruppidimenodi6animali, lesuperficiliberedisponibilidevonoessereaumentatedel10%,

DescrizioneLasuperficiedistabulazioneèl’areautiledestinataaciascunsu-inoperl’attivitàeilriposoevieneespressainm2/capo.Laden-sitàanimaleèilsuoinverso,ossiailnumerodianimaliperunitàdisuperficie(capi/m2),mapuòancheessereespressacomepeso vivoper unitàdisuperficie(kg/m2).

Di seguito, vengono for-nite le indicazioni relativealle scrofee scrofette sta-bulateingruppo.

Relazione tra superficie di stabulazione e benes-sere animale

Unasuperficiedistabulazionenonadeguataediconseguen-zaun’elevatadensitàdianimaliall’internodelboxaumentanoleconseguenzenegativedeicomportamentiaggressivinellescrofeallevateingruppo(EFSA,2007b).

Superficie di stabulazione

Superficie di stabulazione

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62tante in gruppo.Esistonoevidenzescientifichechedetermi-nanoqualesia lospaziofisicooccupatodall’animaleduranteattivitàcomelastazione,ildecubito,l’alimentazioneolamon-ta. Non c’è accordo invece su quale sia lo spazio necessarioalla scrofa per manifestare correttamente alcuni comporta-mentisociali,qualievitareleaggressioni,fuggireoisolarsidalgruppo,ospecificheattivitàqualil’esplorazione(EFSA,2007b).Inoltre,quandolospaziononèprogettatocorrettamente,peresempioun’areadiriposolimitata, lescrofenonbeneficeran-nodiunamaggioredisponibilitàdispazio.Ladefinizionedellasuperficiedi stabulazioneottimaleè funzionedimolti fattoriqualilaformadelboxelesuedimensioni.Peresempio,ladi-stanzadifugadeisuinidicirca10-12mimplicalanecessitàdiintrodurrebarrierevisivequandoquestalunghezzaèinferiore.

Alcunilavoririportanochequandolescrofehannoadisposi-zionemenodi2m2sihaun impattonegativosulbenessereanimale,maancheilsistemadidistribuzionedell’alimento, ladimensioneelacomposizionedelgruppoinfluenzanoquestasogliaminima.Peresempio,lescrofestabulateinpiccoligrup-piriesconomenoaesprimereilcomportamentodisottomis-sione,quindiènecessarioconsiderarepiùsuperficiepercaporispettoaigruppidimaggioridimensioni(Spoolder et al.,2009).Anchelastabilitàdeigruppièdeterminantequandosivalutaqualesialasuperficiedistabulazioneideale.Igruppidinamici,

mentresesonoingruppidi40opiùanimali,lesuperficiliberedisponibilipossonoessereridottedel10%.

Lanormativavigentenonspecificasenellasuperficiedistabu-lazionedebbanoessereinclusitruogoli,mangiatoieedefecatoiesterni.

Neldicembredel2012ilMinisterodellaSalutehaemanatolacircolare DGSAF 0022766-P-12/12/2012sugliambitiinterpretati-videld.lgs. n. 122/2011,laqualefornisceindicazionisullesuper-ficiliberetotaliadisposizionediscrofetteescrofe.Perilcalcolodellesuperficisipotràtenereconto:

• dello spaziooccupatodamangiatoieconunaprofonditàinferiorea25cmelarghezzanonsuperiorea30cm,purchénonimpediscanoallescrofedioccupareilrelativospazio;

• dellospaziosottostantelemangiatoiesollevatedaterrainmaniera taledapermetterealle scrofediusufruiredi talespazio;

• deiparchettiesternipurchéprovvistiditettoiaperlaprote-zionedalleintemperie.

Considerazioni tecnicheRisultadifficilestabiledalpuntodivistascientificoqualesialasuperficiedistabulazioneottimaleperunascrofa non allat-

Superficie di stabulazione

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Pergarantirechelospazioassegnatoaglianimalisiaeffettiva-menteutilizzabilesiconsigliadicalcolarelasuperficiedelbox:

• comprendendol’eventualecorsiadidefecazioneesternaapavimentopienoofessurato;

• escludendolezoneoccupatedatruogolie/omangiatoie.

Tuttavia,secondolacircolareministerialerelativaagliambitiinterpretativi della direttiva 2008/120/CE (DGSAF 0022766-P-12/12/2012)ildefecatoioesternopuòessereconsideratonelcalcolo della superficie di stabulazione delle scrofe e dellescrofettesoltantoquandoèprovvistoditettoiaperlacoper-turadalleintemperie.

infatti,hannobisognodipiùspazioperridurreicomportamen-tiagonisticielostresssociale:perungruppostabilelasuperfi-cieottimaledistabulazioneè2-3m2,mentreneicasidigerar-chiainstabile,comeneigruppidinamici,questasuperficiesaleulteriormente.PerRemienceet al.(2008)finoa6-7m2.

Alcuni lavorihannodimostratocomeanche l’efficienzaripro-duttiva sia influenzata dallo spazio a disposizione: 1 m2 perscrofahaeffettodannososullacomparsadell’estro,mentreunasuperficiedistabulazionesuperiorefavoriscelaripresadelcicloestrale(Pedersen,2003).

Lasuperficiedistabulazio-nedaassegnareaciascuncapo deve aumentare nelcaso incui lastabulazionesiaalettiera.

La normativa vigente nonconsideralescrofette pri-ma della fecondazionestabulate ingruppo,allequaliperòandrebbeassegnatounasuperficiedistabulazionemaggiorerispettoaglianimalidain-grassodipesoequivalente.

Superficie di stabulazione consigliata per scrofette prima della fecondazione allevate in box multipli (CRPA,2004modificata)

Peso vivo finale(kg)

A pavimento totalmente fessurato (1)

A pavimento parzialmente

fessurato (1)

Con zona di riposoa lettiera

permanente (1)

80 1,00 1,06 1,14100 1,16 1,24 1,30120 1,30 1,38 1,48140 1,45 1,54 1,64

(1) Escluso lo spazio occupato dal truogolo o dall’eventuale mangiatoia.

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65

Il sistemadi somministrazionedell’alimentohaconseguenzedirette sulla competizione allamangiatoia e sul livellodi ag-gressività, influenzando la condizione corporea dell’animale.Le scrofe in gestazione ricevono abitualmente una quantitàrazionatadialimento,nonad libitum;diconseguenza,senonvengono alimentate individualmente, spesso combattonoperl’accessoall’alimento.Inpresenzadiquestacompetizione,quindi,alcunescrofeaccedonoperuntempolimitato,ononaccedonopernulla,allamangiatoia.

Le scrofe di rango inferiore all’interno del gruppo sono piùsoggette a subire comportamenti aggressivi quando si ali-mentano,soprattuttoinassenzadipartizionidellamangiatoia(Andersen et al.,1999).Nelcasodiimpiegodiautoalimentatori(Electronic Sow Feeder-ESF),l’insorgenzadicannibalismodellavulvaaumentarispettoadaltrisistemidialimentazione,comeconseguenzadel singolo accesso allamangiatoia con atteseperl’ingresso(Leeb et al.,2001).

Requisiti minimi previsti dalla normativaTuttiisuinidevonoesserenutritialmenounavoltaalgiorno.Seisuinisonoalimentatiingruppoenonad libitumomediante

DescrizioneLa somministrazione dell’a-limento, che si riferisce alsistemautilizzatoperalimen-tare gli animali, può essererazionata oppure ad libitum(avolontàoa liberoservizio).L’alimento,inoltre,puòesserepresentatoaglianimali infor-maseccaoinformaliquida.

Relazione fra metodi di somministrazione dell’alimento e benessere animaleUnodeiprincipalisvantaggidellastabulazioneingruppodellescrofeèlamaggioredifficoltàdialimentarecorrettamentetuttigli animali, acausadellanaturalecompetitivitàal truogoloedellapresenzadi animali particolarmente aggressivi odomi-nanti,cheimpedisconol’accessoall’alimentoaisottomessi.Leconseguenzesulbenessereanimalesonolapaura,l’aggressivi-tà,lelesionielapresenzadianimalidenutriti,chedevonoes-sereallontanatidalgruppoedeventualmenteriformati(EFSA,2007b;Bench et al.,2013;Verdon et al.,2015).

Somministrazione dell’alimento

Somministrazione dell’alimento

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66ite e installate inmododa ridurre alminimo lepossibilitàdicontaminazionedeglialimentiodell’acquaeleconseguenzenegativederivantidarivalitàtraglianimali(d.lgs. n. 146/2001).

Considerazioni tecnicheLanormativa,incasodialimentazionenonad libitum,indicalanecessitàdialimentarecontemporaneamentetutti icapi,manonfornisceindicazioniinrelazioneallospazioallamangiatoiadadestinareaciascunsuinoeallatipologiadimangiatoiadautilizzare.

Incasodialimentazionerazionataènecessariocalcolarecorret-tamenteilfronte alla mangiatoiaconlaseguenteformula:

F=75xm0,34

dove:

Fèilfronteallamangiatoiainmillimetriemèlamassacorpo-reainchilogrammi.

Il valore calcolato (F) corrisponde alla larghezza alle spalledelsuinoaumentatadel27%circa,pertenerecontodiunospaziodirispettofraanimaliadiacenti,edèlasintesidiunaseriedistudicondottidaPetherick e Baxter(1981)ePetherick(1983).

un sistema automatico di alimentazione individuale, ciascunsuinodeveavereaccessoaglialimenticontemporaneamenteaglialtrisuinidelgruppo(d.lgs. n. 122/2011).

Inparticolare,per i sistemidi somministrazionedell’alimentopeririproduttoriild.lgs. n. 122/2011prevedequantosegue:

• le scrofe e le scrofetteallevate in gruppode-vonoesserealimentateutilizzando un siste-ma idoneo a garantireche ciascun animaleottenga mangime asufficienza senza esse-re aggredito, anche insituazionedicompetitività;

• vannoadottatemisureperridurrealminimoleaggressionineigruppidiscrofeoscrofette.

Glialimentioiliquidisonosomministratiaglianimaliinmododanoncausareloroinutilisofferenzeolesioni.Tuttiglianima-lidevonoavereaccessoaimangimiadintervalliadeguatialleloronecessitàfisiologiche.Leattrezzatureperlasomministra-zionedimangimiediacquadevonoessereconcepite,costru-

Somministrazione dell’alimento

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67autoalimentatori,siconsigliadinonsuperarele70scrofe(EFSA,2007b).

Raccomandazioni migliorativePerconsentireunaccessopiùagevolealtruogololineare,conalimentazionerazionatailcalcolodelfrontedovrebbeconside-rareunalarghezzadellespalleaumentatadel30%(CRPA,2004),oppureitruogolidovrebberoesseredotatidiparatiepienechedelimitanoisingolipostidialimentazione,perlimitarelacom-petitivitàfrascrofevicineduranteipasti.

Oltre al fronte allamangiatoia, è importante la larghezzadeltruogolochedeveesserepariadalmeno0,35m(CRPA,2004).

Un’alternativa efficace nel ridurre la competitività è l’introdu-zione di poste singole di alimentazione che hanno loscopodigarantireadogniani-male il regolareconsumodellapropria razione alimentare. Lapostaè limitatadabattifianchi,inmodo da garantire tranquil-lità alle scrofe durante i pastima, al tempo stesso, impedirecheduescrofeentrinocontem-

IvaloridiFriportatiintabellasonoquellinormalmenteapplica-tiperitruogoli lineari.Nelcasoditruogoli circolarièpossi-bileridurreilfronteallasolalarghezzaallespalle,inquantogli

animali disposti a rag-giera occupanomenospaziointornoalpuntodialimentazione.

Nelcasodisistemielet-tronici che prevedonola distribuzione indi-viduale dell’alimentosecco per mezzo di

Larghezza alle spalle e fronte alla mangiatoia per alimentazione razionata

Peso vivo (kg)

Larghezza alle spalle(mm)

F = Fronte alla mangiatoia(mm/capo)

Pari a 140 kg 330 400

Pari a 180 kg 360 440

Pari a 200 kg 370 450

Pari a 220 kg 380 470

Pari a 260 kg 400 500

Pari a 300 kg 420 520

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68indisturbata la propria razione d’alimento.Lemangiatoieadottateconquestosistemadi somministrazione sono del tipo indivi-duale, oppure si utilizzano truogoli lineariprovvistidiparatie.Ilsistemaconsente,sen-zailricorsoapostesingoledialimentazio-ne,didistribuire l’alimentoseccoagruppidi 8÷12 scrofe, limitando fortemente lacompetizionealimentare, tipicadell’alleva-mentoingruppo(CRPA,2004).

Nel caso di distribuzione individuale me-dianteautoalimentatori, il numerodi scrofeper singola sta-zionedovrebbeessereridottoanonpiùdi40capi(CRPA,2004).

poraneamente nella stessa gabbia. Alcunimodelli di posta prevedono dispositivi diautobloccaggio del cancello posteriore co-mandatidallastessascrofaentratanellagab-bia; in tal modo l’animale può consumareindisturbatolapropriarazionesenzabisognodell’interventodell’uomo. Il cancello si aprenonappenalascrofaindietreggiaperuscire.

Altrapossibilitàconsistenell’alimentazio-ne a fissaggio biologico,ossiacondistri-buzione lenta ma costante dell’alimentoperognipostodialimentazione (circa100g/min),alfinediimpedirechelescrofepiùvoracioccupinoilpostodellecompagneecheciascunascrofapossaassumere

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Tipologia di stabulazione

Superficie di stabulazione

Ingrasso

Somministrazione dell’alimento

Ingrasso

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Ingrasso

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DescrizioneLa tipologia di stabulazione è la modalità con la quale vengono allevati gli animali all’interno di un ricovero; è caratterizzata da una serie di elementi, quali per esempio le strutture e le attrez-zature, il sistema di alimentazione, il tipo di pavimento, l’impie-go di lettiera.

Le tipologie sono numerose e alcune di queste prevedono l’im-piego di lettiera di paglia sul pavimento pieno.

Tipologia di stabulazione

Tipologia di stabulazione

Relazione fra tipologia di stabulazione e benessere animaleUn’area di riposo confortevole è indispensabile al benessere degli animali, in quanto il riposo è un comportamento di fon-damentale importanza per ogni specie o categoria zootecnica; i suini all’ingrasso, in particolare, dedicano circa l’80% del loro tempo al riposo (Tuyttens, 2005). La scelta della tipologia di pa-vimentazione può portare a diversi effetti sugli animali:

• può aumentare l’incidenza di zoppie, problemi agli arti e anche lesioni, soprattutto in relazione a caratteristiche pro-prie della pavimentazione, quali la scivolosità, la durezza e il tipo di superficie (Barnett et al., 2001; Jørgensen, 2003; Cal-derón Díaz et al., 2013);

• può determinare modifiche delle risposte comportamenta-li a parametri ambientali (per esempio, la temperatura), che variano in relazione alla categoria di animali (Aarnink et al., 2006; Elmore et al., 2010);

• può influenzare l’utilizzo delle aree funzionali, in quanto normalmente i suini identificano le aree di riposo e defeca-zione in relazione alla posizione della mangiatoia, alla venti-lazione e alla tipologia di pavimento.

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72122/2011) definisce alcune indicazioni generali: i pavimenti de-vono essere non sdrucciolevoli e senza asperità, per evitare le-sioni ai suini, e progettati, costruiti e mantenuti in modo da non arrecare lesioni o sofferenze agli animali. Essi devono essere adeguati alle dimen-sioni e al peso dei sui-ni e, se non è prevista una lettiera, costituire una superficie rigida, piana e stabile.

Il d.lgs. n. 122/2011 fornisce, inoltre, le seguenti indicazioni specifiche in relazione alle caratteristiche dei pavimenti fessurati in calcestruzzo per suini allevati in gruppo:

• l’ampiezza massima delle aperture deve essere di 14 mm per i suinetti e 18 mm per i suini all’ingrasso;

• l’ampiezza minima dei travetti deve essere di 50 mm per i suinetti e 80 mm per i suini all’ingrasso.

Nel dicembre del 2012 il Ministero della Salute ha emanato la circolare DGSAF 0022766-P-12/12/2012 sugli ambiti interpretati-

L’utilizzo di tipologie a lettiera consente ai suini di disporre di un ambiente d’allevamento più adeguato (EFSA, 2005; Tuyttens, 2005), in quanto:

• permette agli animali di manifestare il comportamento esplo-rativo e influenza il comportamento alimentare, riducendo la comparsa di comportamenti anormali e di stereotipie orali;

• migliora il comfort fisico e termico;

• riduce la presenza di problemi locomotori, danni alle artico-lazioni e altre lesioni agli arti.

Requisiti minimi previsti dalla normativaI locali di stabulazione dei suini, secondo il d.lgs. n. 122/2011, devono essere costruiti in modo da permettere agli animali di:

• avere accesso a una zona in cui coricarsi, confortevole dal punto di vista fisico e termico e adeguatamente prosciu-gata e pulita, che consenta a tutti gli animali di stare distesi contemporaneamente;

• riposare e alzarsi con movimenti normali;

• vedere altri suini.

Per quanto riguarda la pavimentazione, la normativa (d.lgs. n.

Tipologia di stabulazione

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73ranza prevista da una specifica norma riguardante le pavi-mentazioni prefabbricate di calcestruzzo utilizzate negli al-levamenti zootecnici (EN 12737:2004+A1-Precast concrete products – Floor slats for livestock), adottata dall’Italia come norma UNI EN 12737 (2008). Per i suini con massa corporea inferiore a 40 kg/capo, tale tolleranza corrisponde a ± 2 mm e consente di considerare ammissibili una fessura massima di 16 mm e un travetto minimo di 48 mm.

Per suini dopo le 10 settimane di età e fino alla macellazione si definiscono i seguenti ambiti interpretativi:

• le pavimentazioni a lettiera sono considerate conformi alla normativa e non si ravvisano problematiche in relazione al loro utilizzo;

• il pavimento parzialmente fessurato è considerato migliora-tivo rispetto al pavimento totalmente fessurato;

• le dimensioni ammissibili per le pavimentazioni fessurate sono quelle indicate dalla direttiva 2008/120/CE, più la tolle-ranza prevista dalla specifica norma già citata. Per suini con massa corporea fino a 250 kg/capo, tale tolleranza è pari a ± 3 mm; ciò consentirebbe di ammettere una fessura mas-sima di 21 mm e un travetto minimo di 77 mm. La circolare indica una fessura massima di 23 mm per suini da ingrasso,

vi della direttiva 2008/120/CE, la quale indica le caratteristiche delle pavimentazioni utilizzabili per le diverse categorie di suini.

Per suinetti da 21 giorni a 10 settimane di età si definiscono i seguenti ambiti interpretativi:

• le pavimentazioni grigliate in plastica, metallo o metallo rivestito in plastica sono ammesse, ma non soggette a spe-cifiche indicazioni normative;

• le pavimentazioni a lettiera sono consi-derate conformi alla normativa;

• il pavimento parzial-mente fessurato è considerato migliorativo rispetto al pavimento totalmente fessurato;

• le dimensioni ammissibili per le pavimentazioni fessurate sono quelle indicate dalla direttiva 2008/120/CE, più la tolle-

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74Le tipologie a lettiera si dividono in soluzioni a let-tiera permanente e soluzio-ni a lettiera inclinata.

Nel caso di box con area di riposo a lettiera permanen-te, la zona di alimentazione deve essere sopraelevata, per garantire accessibilità e pulizia. La zona di alimen-tazione può essere collega-ta alla zona a lettiera mediante una rampa con pendenza del 20÷25% o mediante due o tre gradoni con alzata di 0,15÷0,2 m .

Nel caso di box a lettiera inclinata, la pendenza del pavimento deve essere pari al 6÷8% verso una corsia di raccolta e asporta-zione delle deiezioni non accessibile agli animali (Bruce, 1990). L’inclinazione del pavimento e l’azione di calpestamento degli animali convogliano la lettiera nella corsia di asportazione.

Le tipologie a lettiera necessitano di una maggiore superficie unitaria di stabulazione (vedi tabella riportata nella scheda Su-perficie di stabulazione), per mantenere condizioni accettabili di pulizia. Il livello igienico della lettiera è un parametro fonda-mentale perché questa tipologia di stabulazione sia accettabile.

derivante dall’applicazione della tolleranza a una fessura di 20 mm (20+3).

Considerazioni tecnicheIl pavimento fessura-to di calcestruzzo vie-ne utilizzato in quanto assicura un elevato po-tere autopulente; per contro, può causare le-sioni ad arti e bursiti e può limitare il comfort termico nel periodo in-vernale.

Questo tipo di pavimentazione può ricoprire l’intera superficie del box (fessurato integrale), oppure soltanto una parte (fes-surato parziale). Quest’ultima soluzione viene spesso preferita in quanto l’introduzione di una parte di pavimento pieno ha il vantaggio di garantire un migliore comfort termico per i suini. Questo fatto è più rilevante nel post-svezzamento, quando in corrispondenza della parte piena può essere prevista una nic-chia protetta (spesso riscaldata).

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75degli animali. La trasformazione di un box con pavimento total-mente fessurato in una soluzione parzialmente fessurata può essere realizzata mediante l’installazione di uno o più tappeti in gomma morbida rinforzati sul lato esterno. Questo è un siste-ma pratico, ma ha il difetto che la parte piena non ha pendenza verso il fessurato.

L’aggiunta di una lettiera, possibilmente in paglia, migliora ulte-riormente il benessere degli animali, anche se durante il perio-do estivo possono insorgere problemi di limitata dispersione del calore corporeo da parte degli animali. Durante il periodo invernale, invece, risultano evidenti i vantaggi dell’impiego del-la lettiera: a parità di peso dei suini e di livello alimentare della razione, la temperatura critica inferiore si abbassa di 4÷6°C ri-spetto alla stabulazione su pavimento fessurato (Baxter, 1984).

Raccomandazioni migliorative

Le tipologie di stabu-lazione che prevedo-no una porzione con-sistente di pavimento pieno sono sicura-mente da preferire rispetto ad altre so-luzioni (per esempio, con box a pavimento pieno e corsia esterna di defecazione a pavimento fessurato), benché la presenza di una parte piena debba essere correttamente progettata, rea-lizzata e gestita, per non peggiorare lo stato igienico del box e

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animali; se viene limitato può avere effetti a lungo termine sulla robustezza degli arti e sulla salute degli unghielli;

• comportamento di riposo. In condizioni di sovraffollamen-to il riposo dei suini può essere compromesso, in quanto gli animali che si spostano causano disturbo a quelli coricati;

• comportamento sociale (in particolare quello aggressivo). Uno spazio insufficiente porta a un aumento del livello di aggressioni, dell’incidenza dei comportamenti anomali (come l’aumento del rischio di fenomeni di morsicatura delle code; Commissione Europea, 2016) e della risposta surrenale, suggerendo che alti livelli di stress si riscontrino anche in assenza di aggressioni manifeste.

Requisiti minimi previsti dalla normativaI suini traggono beneficio da un ambiente che corrisponde alle loro esigenze in termini di possibilità di movimento e compor-tamento esplorativo. Il loro benessere sembra essere pregiudi-cato da forti restrizioni di spazio (direttiva 2008/120/CE). La diret-tiva e il successivo decreto attuativo italiano (d.lgs. n. 122/2011) indicano la superficie libera minima a disposizione di ciascun capo allevato in gruppo.

DescrizioneLa superficie di stabu-lazione è l’area utile de-stinata a ciascun suino per l’attività e il riposo e viene espressa in m2/capo. La densità anima-le è il suo inverso, ossia il numero di animali per unità di superficie (capi/m2), ma può anche es-sere espressa come peso vivo per unità di superficie (kg/m2).

Relazione tra superficie di stabulazione e benessere animaleUn’inadeguata superficie di stabulazione, quindi un’elevata densità di animali all’interno del box, può determinare effetti negativi in relazione a (EFSA, 2007a):

• possibilità di movimento. L’esercizio è importante per un corretto sviluppo della muscolatura e dello scheletro degli

Superficie di stabulazione

Superficie di stabulazione

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78Con temperatura ambientale ≤ a 25°C il coefficiente k indica-to è pari a 0,036 per suini fino a 110 kg di peso vivo e a 0,047 per suini oltre 110 kg di peso vivo, mentre con temperatura ambientale > di 25°C il coefficiente k è sempre uguale a 0,047.

La formula e i coefficienti proposti derivano da studi e ricerche condotti a partire dagli anni ’80, che hanno cercato di stabilire relazioni fra dimensioni corporee, peso vivo e fabbisogni di su-perficie per le diverse tipologie di decubito (sternale, laterale) e per la stabulazione; i valori di superficie unitaria che ne deriva-no vanno oltre a quanto previsto dai minimi di legge.

La normativa vigente non specifica se nella superficie di stabu-lazione debbano essere inclusi truogoli, mangiatoie e defecatoi esterni.

Considerazioni tecnicheSecondo le raccomandazioni dell’EFSA (2005) i valori ottimali di superficie di stabulazione andrebbero calcolati con la seguen-te formula:

S = k x m0,67

dove:S è la superficie in metri quadrati;k è un coefficiente variabile;m è la massa corporea espressa in chilogrammi.

Superficie libera minima a disposizione di ciascun sui-no allevato in gruppo (d.lgs. n. 122/2011)

Suini di peso vivo Superficie (m2)Pari o inferiore a 10 kg 0,15Compreso tra 10 e 20 kg 0,20Compreso tra 20 e 30 kg 0,30Compreso tra 30 e 50 kg 0,40Compreso tra 50 e 85 kg 0,55Compreso tra 85 e 110 kg 0,65Superiore a 110 kg 1,00

Superfici di stabulazione calcolate utilizzando la for-mula riportata per le diverse categorie di peso di suini in post-svezzamento e ingrasso

Peso vivo (kg)Superficie di stabulazione (m2)

T ambientale ≤ 25°C T ambientale > 25°C

10 0,17 0,2220 0,27 0,3530 0,35 0,4650 0,5 0,6585 0,71 0,92

110 0,84 1,10170 1,47 1,47

Superficie di stabulazione

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79Secondo la circolare ministeriale relativa agli ambiti interpreta-tivi della direttiva 2008/120/CE (DGSAF 0022766-P-12/12/2012) il defecatoio esterno può essere considerato nel calcolo della superficie di stabulazione soltanto quando è provvisto di tetto-ia per la copertura dalle intemperie. Bisogna però notare come questa disposizione sia stabilita per le scrofe e le scrofette, ma non per le altre categorie di suini.

La superficie di stabulazione da assegnare a ciascun capo deve aumentare nel caso in cui l’allevamento sia in box a lettiera.

Superficie di stabulazione consigliata per suini in post-svezzamento e ingrasso allevati in box multipli a lettiera (CRPA, 2013 modificata)

Peso vivo finale(kg)

Superficie di stabulazione (m2)

Con zona di riposoa lettiera inclinata (1)

Con zona di riposoa lettiera

permanente (1)

30 0,50§ 0,50§

50 0,60 0,7085 0,80 1,00

110 1,00§ 1,20§

160 1,25 1,55(1) Escluso lo spazio occupato dal truogolo o dall’eventuale mangiatoia.§ EFSA, 2005

Per garantire che lo spazio assegnato agli animali sia effettiva-mente utilizzabile si consiglia di calcolare la superficie del box:

• comprendendo l’eventuale corsia di defecazione esterna a pavimento pieno o fessurato;

• escludendo le zone occupate da truogoli e/o mangiatoie.

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DescrizioneLa somministrazione dell’alimento si riferisce al sistema utiliz-zato per alimentare gli animali e può essere razionata oppure ad libitum (a volontà o a libero servizio). L’alimento, inoltre, può essere presentato agli animali in forma secca o in forma liquida.

Relazione fra metodi di somministrazione dell’alimento e benessere animaleLa possibilità di accedere all’alimento, in caso di stabulazione in gruppo, influenza in modo significativo il benessere anima-le e la produttività (EFSA, 2007a) e per questo hanno grande importanza la progettazione e la gestione del sistema di som-ministrazione dell’alimento. Un accesso difficoltoso può deter-minare effetti negativi, quali:• ridotta assunzione di cibo e alterazione del comportamen-

to alimentare;

• aumento di comportamenti aggressivi, con possibili lesioni, a causa della competizione;

• aumento dello stress sociale per mantenere l’accesso a una risorsa limitata.

Una scarsa disponibilità di spazio alla mangiatoia influenza l’as-sunzione di cibo e il livello di aggressioni negli animali di rango inferiore nel gruppo; tuttavia, anche per gli animali dominanti vi possono essere ripercussioni negative, a causa di una mag-giore spesa energetica e di eventuali lesioni legate alla difesa dell’accesso prioritario al cibo. Anche il numero di suini per sin-gola mangiatoia ha un effetto nel determinare la frequenza dei comportamenti aggressivi (Spoolder et al., 1999).

Con l’alimentazione razionata si deve assicurare un suffi-ciente fronte al truogolo a ogni suino, in quanto questi animali si alimentano in modo sincronizzato (Hsia e Wood-Gush, 1984). L’impossibilità di accedere contemporaneamente all’a-limento, quindi, diminuisce il benessere e aumenta la disomogeneità del grup-po (CRPA, 2004). Anche se i suini possono alimentarsi contemporaneamente, il posizionamento delle man-giatoie ha una certa influen-za, in quanto deve essere

Somministrazione dell’alimento

Somministrazione dell’alimento

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82da destinare a ciascun suino e alla tipologia di mangiatoia da utilizzare.

Con alimentazione razionata è possibile calcolare il fronte alla mangiatoia con la seguente formula:

F = 75 x m0,34

dove:F è il fronte alla man-giatoia in millimetri e m è la massa corpo-rea in chilogrammi.Il valore calcolato (F) corrisponde alla lar-ghezza alle spalle del suino aumentata del 27% circa, per tenere conto di uno spazio di rispetto fra anima-li adiacenti, ed è la sintesi di una serie di studi condotti da Pe-therick e Baxter (1981) e Petherick (1983).

garantita una certa distanza fra i suini per evitare effetti negativi sul comportamento alimentare (Thomsen et al., 2010).

Requisiti minimi previsti dalla normativaTutti suini devono essere nutriti almeno una volta al giorno. Se i suini sono alimentati in gruppo e non ad libitum o mediante un sistema automatico di alimentazione individuale, ciascun suino deve avere accesso agli alimenti contemporaneamente agli altri suini del gruppo (d.lgs. n. 122/2011).

Gli alimenti o i liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni. Tutti gli animali devono avere accesso ai mangimi a intervalli adeguati alle loro necessità fisiologiche. Le attrezzature per la somministrazione di mangimi e di acqua devono essere concepite, costruite e installate in modo da ri-durre al minimo le possibilità di contaminazione degli alimenti o dell’acqua e le conseguenze negative derivanti da rivalità tra gli animali (d.lgs. n. 146/2001).

Considerazioni tecnicheLa normativa, in caso di alimentazione non ad libitum, indica la necessità di alimentare contemporaneamente tutti i capi, ma non fornisce indicazioni in relazione allo spazio alla mangiatoia

Somministrazione dell’alimento

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83• 10 capi per mangiatoia singola a tramoggia con somministrazione di ali-mento secco (McGlone et al., 1993);

• 10 capi per singolo posto in mangiatoia multipla a tramoggia con sommini-strazione di alimento secco (McGlone et al., 1993);

• 30 capi per truogolo corto con somministrazione di alimen-to liquido ad libitum (CRPA, 2013);

• 12 capi per mangiatoia con somministrazione di alimento secco/liquido (Gonyou e Lou, 2000).

Raccomandazioni migliorativePer consentire un accesso più agevole al truogolo lineare, con alimentazione razionata, il calcolo del fronte può considerare una larghezza delle spalle aumentata del 30% (CRPA, 2004).

Oltre al fronte alla mangiatoia, la larghezza del truogolo deve essere considerata e commisurata alla mole dei suini a fine ciclo. Si consigliano 0,2 m per suini fino a 30 kg, 0,25 m per suini fino a 85 kg e 0,3 m per suini fino a 160 kg (CRPA, 2004).

I valori di F riportati in tabella sono quelli normalmente applica-ti per i truogoli lineari. Nel caso di truogoli circolari è possi-bile ridurre il fronte alla sola larghezza alle spalle, in quanto gli animali disposti a raggiera occupano meno spazio intorno al punto di alimentazione.

La normativa, in caso di alimentazione ad libitum, indica che occorre evitare le conseguenze negative derivanti dalla rivalità tra gli animali, ma non definisce il numero massimo di capi per singola mangiatoia. Per evitare fenomeni di aggressività legati all’assunzione dell’alimento, si consiglia di non superare:

Larghezza alle spalle e fronte alla mangiatoia per ali-mentazione razionata

Peso vivo (kg) Larghezza alle spalle(mm)

F = Fronte alla mangiatoia(mm/capo)

15 148 188

30 188 238

50 223 284

85 267 340

110 292 371

130 309 392

160 331 421

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Elaborazione grafica: Francesca Falcone

Finito di stampare nel mese di luglio 2018

Presso STAMPERIA scrlVia Mantova 79/a, Parma

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