oltre gli orizzonti marzo 2012

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e ora si balla! STORIE DI DANZA: DALLA CLASSICA AL FENOMENO HIP-HOP n. 4 MARZO 2012 cultura&sport lotta nel silenzio COME COMBATTERE I DISTURBI ALIMENTARI sul mondo in kayak IL TITOLO IRIDATO DI STEFANO BELLOTTI gli impianti di genova INTERVISTA ALLASSESSORE STEFANO ANZALONE novità in casa aics TUTTE LE INIZIATIVE DEI NOSTRI CIRCOLI magazine online di Aics Genova oltregliorizzonti

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Oltre Gli Orizzonti numero 4 Marzo 2012

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e orasi balla!Storie di danza:

dalla claSSicaal fenomeno

hip-hop

n. 4 MARZO 2012

cultura&sport

lottanel silenzio

come combattere

i diSturbi alimentari

sul mondoin kayakil titolo iridato

di Stefano bellotti

gli impiantidi genova

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Stefano anzalone

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MAGAZINE DI CULTURA E SPORT DI AICS GENOVA | Pubblicazione online Redazione: Michele Cammarere / Federico Pastore

Progetto grafico e impaginazione: Simone Arveda Aics Genova: Via Galata 33/6, 16121 Genova

Mail: [email protected] Internet: aics.liguria.it

Chiuso in redazione il 30 mar 2012

IN COPERTINAUna giovane ballerinadella scuola Spaziodanza,di Genova-Sampierdarena,prova una posizione

[ foto di simone arveda ]

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editoriale

Sfide vintee da vincere

c’è chi feSteggia un titolo mondialee chi Sogna una giornata per riflettere

testo di Federico Pastore

Nel numero di marzo, Oltre gli Orizzonti si fa un giretto tra le palestre specchiate della danza. Danza inteso come movimento culturale e sportivo, inteso anche come stile

di vita e di mentalità. Un viaggio interessante, dai circoli dilettantistico/educativi, fino ai palcoscenici professionistici, dove si balla per la gente, ma soprattutto con e contro sè stessi. Parliamo specialmente di classica, ma anche del boom dell’hip-hop, che negli ultimi anni ha moltiplicato in maniera davvero importante i propri appassionati.

I nostri circoliSolito focus sulle molte attività svolte dai nostri circoli, nella sezione Calderone, con servizi terra-mare: dai ritrovamenti di relitti storici sui fondali del Mediterraneo e non al titolo mondiale kayak-surf ottenuto nel contest di Santa Cruz (California, USA) dal nostro Stefano Bellotti, fino alla 79esima Coppa Bissolati, tradizionale competizione di atletica che si corre qui a Genova fin dagli Anni Venti.

La lotta per il Fiocchetto LillaSpazio anche alla prima giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, fortemente voluta dal presidente di Mi Nutro di Vita Stefano Tavilla e svoltasi il 15 marzo presso una gremita Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale, con personaggi di spicco nazionale ed internazionale. Mi Nutro di Vita, attivo da un anno, è un circolo che si propone di sensibilizzare la popolazione sui disturbi del comportamento alimentare, piaga sottotraccia, ma purtroppo molto molto amplificata tra gli adolescenti italiani. Pur muta, nel suo vivere di silenzi. Val la pena leggere, a tal proposito, le interviste proprio a Tavilla e all’ex ballerina della Scala di Milano, Maria Francesca Garritano. Nome noto alle cronache recenti per il licenziamento impostole dal teatro milanese, a causa di alcune dichiarazioni-denuncia nei confronti dell’anoressia tra i ballerini.

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GENOVA È I SUOI IMPIANTI Intervista all'Assessore allo Sport

del Comune di Genova, Stefano Anzalone:per capire come un’impiantistica all’altezza

aiuti il rilancio della nostra città

CALDERONE Cosa fanno i nostri circoli: fatti, notizie, curiosità, eventi

dal mondo Aics. La Coppa Bissolati di corsa, le vacanze di Pasquaa base di yoga, le iniziative del Gruppo Donne Bogliasco, la cacciaai relitti dell’Antica Storia del Mare e molto altro ancora...

PASSI, BALLI E SPECCHI Viaggio trasversale nel mondo della danza: le mille attività

delle scuole di Genova (da Giocanimando a Danzainfiore),l’esplosione dell’hip-hop, il tango, la classica...Tra luci e ombre, disciplina, emozioni ed espressione

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UNA BATTAGLIA NEL SILENZIO Commozione e applausi per le iniziative dell’associazione

Mi Nutro di Vita, che il 15 marzo scorso ha rilanciatola sua lotta per la giornata nazionale contro

i disturbi del comportamento alimentare

COSÌ CONQUISTO IL MONDO Trasferta di successo per il genovese Stefano Bellotti,

atleta del neonato circolo Aics Surfactivity Sa: siamo andatia trovarlo nella sede di Recco prima e dopo la vittoria,negli States, del titolo mondiale di kayak-surf

LA FOTO DEL MESE Ogni mese uno scatto

per guardare oltre: oltreil contorno, oltre l’immagine.Oltre gli orizzonti, insomma

Un incontro con Stefano Anzalone, Assessore allo Sport del Comune di Genova, una personalità che vive lo sport “da dentro”, che ha cercato di capire dove praticare, come praticare e soprattutto quanto

è importante praticare sport nel modo giusto, non solo per la salute, ma come mezzo di aggregazione sociale. Tanta strada è stata fatta, a dimostrarlo, sulle mensole del suo ufficio al Matitone, le tante targhe, i tanti riconoscimenti che testimoniano una grande attività sul campo, proprio dove è possibile toccare con mano quello che è adesso lo sport nella nostra città, per cercare di migliorarlo a partire dagli impianti, mezzo indispensabile per la crescita dei vari movimenti. Dal 2009 ormai l’Assessore Anzalone è in prima linea, e così è stato fin dal primo giorno del suo mandato: «La prima cosa che ho fatto è stato proprio andare a vedere con i miei occhi la situazione degli impianti sportivi. Abbiamo fatto nei primi tre mesi sopralluoghi su tutti gli impianti genovesi, circa 120 quelli di proprietà della Civica Amministrazione. Abbiamo voluto toccare con mano tutte le realtà del nostro panorama cittadino. In alcuni casi abbiamo constatato l’esistenza di realtà davvero splendide, in altre meno, impianti che necessitavano di manutenzioni straordinarie importanti, in altri casi abbiamo trovato tanti impianti nuovi, e ben tenuti dalle società sportive che li gestiscono. È stato, ed è tutt’ora, un bel percorso, un bel cammino, quello all’interno dello sport della nostra città».

A proposito di percorsi, qual è stato il suo nell’avvicinarsi allo sport?«Io ho sempre amato gli sport di lotta. Sono in Polizia da 28 anni e ho sempre amato e praticato gli sport da palestra e lotte di difesa personale, quindi Judo, Karate e le varie arti marziali».

E per praticare questi sport come crede siano le strutture nella nostra città?«Devo dire che a Genova le strutture sono forse insufficienti, ci sono davvero tanti appassionati di queste discipline sportive, è un mondo particolare, ma in questi ultimi anni abbiamo cercato di dare spazio con eventi internazionali a queste discipline che necessitavano di una particolare attenzione che era venuta meno negli anni. C’è grosso seguito per le discipline da palestra e di lotta, ci sono tanti atleti, e devo dire che in alcune occasioni hanno anche allontanato da certi pericoli che una città come Genova dà. Portandoli nelle palestre spesso abbiamo

«Genova è i suoi impianti»chiacchierata con l’aSSeSSore allo Sport del comune di genova Stefano anzalone

testo di Michele Cammarere foto di Paolo Rattini/Pegaso Newsport

recuperato certi ragazzi che avevano intrapreso brutte strade».

Di certo uno degli scopi che anche gli Enti di promozione sportiva si prefiggono.«Gli Enti di Promozione Sportiva a Genova sono ben radicati, lavorano molto bene, ognuno nel proprio ambito. L’azione di enti di promozione sportiva è di certo quella di sostenere tutti gli sport, non solo il calcio».

Che discipline sportive vede in crescita in un momento storico come quello che stiamo vivendo? Il calcio ha di certo una diffusione che è inutile raccontare, ma tanti sport vengono riscoperti, rivalutati, anche in relazione a quello che la città offre.«Ultimamente vedo in crescita discipline come il Taekwondo: abbiamo avuto gli Assoluti, gli Europei, quest’anno abbiamo gli Europei di Ju-Jitsu proprio qui a Genova, il 10, 11 e 12 di maggio, abbiamo anche la fortuna di avere la Federazione Internazionale, che assieme a quella di Vela è l’unica con sede nella nostra città. Sono discipline importanti, grosso seguito. Genova è anche pattinaggio, nuoto, la ginnastica artistica, ginnastica ritmica: davvero ben radicate sul territorio».

Genova ha ospitato molte manifestazioni internazionali negli ultimi anni: ce ne sono altre a calendario?«Abbiamo iniziato questi due anni con la manifestazione forse più importante, la Coppa Davis di tennis, abbiamo avuto degli appuntamenti di vario genere, i Global Games, gli Europei di Taekwondo, la tappa del Giro d’Italia, avremo il Giro dell’Appennino che arriverà come lo scorso anno in via XX

Settembre, il Rally della Lanterna, una tappa del Frigerio. Insomma abbiamo diverse discipline che attraverso le loro manifestazioni riescono sempre a promuovere le bellezze della nostra città. Infatti l’input è stato quello di promuovere i grossi eventi sportivi, il turismo sportivo è veramente importante per la nostra città ed il terziario genovese».

Molte manifestazioni, molto movimento. Tornando allo “stare insieme per lo sport”, come vede il mondo dell’associazionismo sportivo?«Secondo me è un momento di qualità. Nei momenti di crisi puntualmente anche per vari motivi si è costretti a dare il meglio di sé. Ci sono fusioni, le società hanno capito l’importanza di gestire direttamente gli impianti sportivi, e questo è sicuramente un salto di qualità. Nuove professioni, lo sport sta richiedendo questo. Capacità anche tecniche per gestire gli impianti sportivi. Per quello che riguarda lo sport inteso come aggregazione, credo che sia importante praticare più di ogni cosa. Per divertimento, per stare bene, per socializzare, ci sono tenti modi di intendere lo sport, poi, come nel caso della nostra città, capita anche di “produrre” dei campioni mondiali. Dipende dallo spirito con cui uno si approccia allo sport. Lo sport è un veicolo fondamentale per la socializzazione, vediamo quanto fa per la terza età: aggregazione, impegno quotidiano, salute».

Certo che il modo di fare sport, anche come aggregante sociale, è cambiato molto negli anni.«C’è stato un enorme passo in avanti. Intanto la qualità è cresciuta. E gli impianti non sono quelli di trent’anni fa».

Negli ultimi dieci anni c’è stato un

«Il futurodel calcioè lo stadio

di proprietà»

«Lavoriamoper un nuovo

palazzettoecosostenibile»

«Ho sempreamato

gli sportdi lotta»

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«Genova è i suoi impianti»chiacchierata con l’aSSeSSore allo Sport del comune di genova Stefano anzalone

testo di Michele Cammarere foto di Paolo Rattini/Pegaso Newsport

stati fatti, per noi è un impianto fondamentale: tantissime manifestazioni di grande valore internazionale si svolgono qui, il nostro compito è quello di mantenerla al meglio. In più ormai è un impianto utilizzato tutta la settimana, e ci sono progetti di investimento molto grossi per il futuro. Per quello che riguarda il Carlini sono felice di dire che tra poco verrà consegnato il campo in erba sintetica omologato per il rugby. Erano anni che era un po’ cattedrale nel deserto. Quello di restituirlo alla città è uno dei primissimi impegni che mi ero preso appena nominato, sono felice di essere riuscito a reperire le risorse per ripristinarlo come l’impianto merita. Ma ci sono stati anche tanti tanti altri interventi, nomino Villa Gentile, Lago Figoi, la pista di pattinaggio di Corso Italia».

Per quello che riguarda il Palasport?«Stiamo lavorando per cercare di costruire un nuovo palazzetto da 2500 posti. Più contenuto, più confortevole. A Genova non dimentichiamo che ce ne sono già due, che sono il 105 Stadium e il Palasport. Entrambi in grado di ospitare attività sportive. Sono costosissimi per quello che riguarda il mantenimento. Per questo stiamo pensando ad un impianto più leggero, con costi di gestione contenuti, in gran parte ecosostenibile, che possa vivere con uno sforzo decisamente minore. Stiamo pensando alla fascia di rispetto di Prà: ci sono già molti impianti, sarebbe il completamento di un percorso iniziato da altre amministrazioni e soprattutto darebbe una connotazione a quel quartiere, che diventerebbe un’attrazione a livello internazionale sotto il profilo dell’impiantistica sportiva».

Viene davvero spontaneo ora chiederle di Marassi.«Non vorrei entrare nei soliti discorsi già conosciuti. È chiaro ormai che per quello che riguarda le società sportive la cosa migliore sia quella di avere uno stadio di proprietà. Lo Juventus Stadium ne è un esempio, appena costruito e già parte importante del patrimonio e degli introiti della società. Sarebbe bello avere un impianto moderno all’altezza dei nostri due club. Genova è conosciuta per molte cose, comprese le nostre società di calcio: è un investimento che prima o poi i due club dovranno necessariamente effettuare. Saranno sicuramente soldi spesi bene».

Finisce così la nostra chiacchierata, parlando con l’Assessore Anzalone dell’impianto più caro a noi genovesi. Non solo Ferraris comunque, l’Assessore ha dimostrato in questi anni di tenere in egual misura a tutti gli impianti della nostra città. Alcuni storici, altri nuovi, tutti con grandi potenzialità, che insieme formano un panorama di possibilità presente davvero in poche città, in Italia.

GENOVA L’Assessore allo Sport del Comune di Genova Stefano Anzalone

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salto importante. Dalla terra battuta siamo passati all’erba sintetica per quanto riguarda il calcio. Quale sarà la prossima evoluzione?«Abbiamo iniziato un percorso di investimenti sull’impiantistica sportiva, finalizzata al risparmio energetico con l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico. Abbiamo realizzato sette impianti di solare termico su sei piscine e sul Paladiamante. Oltre alla qualità delle attrezzature ci vuole un “involucro” al passo con i tempi. Quindi aree ristoro per i genitori che accompagnano i bambini, dare quei servizi collaterali ormai necessari. Una volta si poteva giocare anche su un campetto improvvisato, adesso i bambini vengono portati sui campi in erba sintetica, a volte anche in impianti coperti, se si può evitare loro di fargli prendere freddo e pioggia è meglio, ovviamente».

C’è un evoluzione anche per quanto riguarda gli allenatori: adesso sono educatori a tutti gli effetti.«Una volta l’allenatore puntava molto sul tecnico, adesso è chiaro che il suo ruolo sia cambiato. I bambini passavano molto più tempo a casa con almeno un genitore. Ormai entrambi i genitori lavorano, è fondamentale che qualcuno sopperisca all’autorità e all’educazione che può impartire un adulto. I ragazzi, se non ci fossero le società sportive, potrebbero incorrere in pericoli. La società sportiva adesso ha un ruolo importante, è un punto di riferimento per il ragazzo ma anche per la famiglia».

Qual è l’attuale situazione degli impianti genovesi più importanti?«La Sciorba è stata appena consegnata. Dopo la recentissima alluvione molti interventi sono

solidarietà

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Anche il Comitato genovese si unirà alla manifestazione nazionale Corritalia, pur se con un pizzico di ritardo, proponendo il prossimo 21 aprile la manifestazione Corri con Giulia, mini-trail per bambini e ragazzi arrampicato sulle colline tra Pieve Ligure e Sori. Organizzato dal circolo Aics Mi Nutro di Vita, attivo nella lotta ai disturbi del

comportamento alimentare (potete leggere delle loro iniziative sul loro sito e anche a partire da pagina 28 di questa rivista), e affiancato dal Gruppo Donne Bogliasco.

Di corsa sui monti Abbiamo parlato con Cecile Rogé, factotum delle bogliaschine, in merito ad un progetto interessante ed ambizioso, interamente dedicato ai più giovani, appartenenti al comprensorio Bogliasco-Sori-Pieve. «Coinvolgeremo ragazzi dalla terza elementare fino alla terza media - attacca la Rogé -, ci saranno varie categorie che verranno sia classificate che premiate al termine della giornata. Divideremo i partecipanti in tre macro gruppi: terza e quarta elementare, quinta e prima media e seconda e terza. Cominceremo alle ore 15, a Pieve Alta, lungo un percorso che sarà tracciato sulle tante creuze dei monti tra Pieve e Sori, percorso ancora da definire con precisione, ma la zona è sicuramente quella. L’anno scorso, il tracciato era una sorta di corona che circondava i monti, quest’anno ci stiamo lavorando e... vediamo cosa succederà».

Esprimiamoci con un fumettoLa corsa sarà accompagnata da una merenda collettiva, a fine gara. «I ragazzi riceveranno, tutti, una medaglia e la merenda offerta da noi. In più, ci sarà la premiazione di un progetto cui teniamo moltissimo, che abbiamo iniziato da qualche tempo con le scuole e che porta il nome Liberi di...». La Rogé spiega nel dettaglio di che cosa si tratta. «Abbiamo avuto l’idea di indire una borsa di studio presso i nostri istituti, una borsa di 1000 euro in materiale scolastico: la vincerà la classe che porterà alla giuria il fumetto migliore. Abbiamo pensato al fumetto per diversi motivi. Intanto perchè è un’attività svolgibile in collettivo, così da sviluppare l’attività di gruppo tra i ragazzi, poi perchè è più diretta e divertente di tante altre e, ultimo non ultimo, perché per fortuna possiamo avvalerci della preziosissima collaborazione di Giovanni Bruzzo, fumettista - tra gli altri - di una colonna del fumetto italiano come Tex. Bruzzo è già stato in tutte le nostre scuole, a dare importanti indicazioni ai ragazzi, cercando di migliorare e stimolare il loro lavoro. Personalmente, ho visto alcune strisce e sono uscite storie molto, molto interessanti».

La voce dei più piccoliLiberi di... nasce dalla voglia di dar voce ai più piccoli, voce che non sempre è ascoltata e, appunto, libera di uscire senza filtri. «Questo è il motivo principale per cui abbiamo indetto la borsa di studio - sottolinea e chiude la Rogé -, guardando i lavori dei ragazzi ho visto davvero un sacco di emozioni prendere vita. Storie di sport, amicizia, timidezza, anche di un allenatore ingiusto che non fa giocare un bambino a pallone solamente perché è grasso. Si tratta probabilmente di un episodio accaduto al recente Torneo Ravano: un episodio che magari non è facile affrontare direttamente, ma che in questo modo riesce ad uscire e a far riflettere». Obiettivo centrato.

Cosa fanno i nostri circolifatti, notizie, curioSità, eventi dal mondo aicS

testi di Federico Pastore

InIzIatIve > mi nutro di vita e gruppo donne bogliaSco

Una corsa... e un fumetto

Genova si schiera al fianco del Sud Sudan

L’associazione Onlus Genova con l’Africa, che opera nel ponente ligure da diversi anni per sostenere progetti di cooperazione internazionale a favore del Sud Sudan, ha organizzato una serata di solidarietà.

La serata Genova con l’Africa si racconta - Immagini e musiche si è svolta al Pala mare di Genova-Prà il 30 marzo. L’obiettivo era finalizzato alla raccolta fondi per completare la costruzione, in Sud Sudan a Cuiebet, di una

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Ancora iniziative dal nostro circolo La Mezzaluna, che continua a proporre diverse novità interessanti ai propri associati, come sempre rimanendo nell’ambito dello yoga

oltreché del rilassamento mentale e, perché no?, fisico.

La vacanza pasquale messa a calendario da Silvia Canevaro e collaboratori è dedicata a

coloro che desiderano far coincidere la pausa pasquale con un momento di profonda rige-nerazione psico-fisica, con l’approfondimento

della pratica yoga e grazie alle attività culturali e ricreative proposte dalla nostra

associazione.

Oltre alle 3 ore giornaliere di hatha yoga e pranayama, il gruppo effettuerà la visita

guidata del centro storico di Monastero Bormidae del suo interessante castello. Un intero pomeriggio sarà dedicato ai bagni

termali e al completo relax.

È possibile ricevere, prenotandoli con discreto anticipo, trattamenti ayurvedici e consulenze

individuali relative alla propria sadhana (pratica personale). Durante il ritiro verranno inoltre proposti pasti vegetariani per favorire la disintossicazione primaverile dell’organi-

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Il pacchetto è riservato ai soci Aics. Costo dell’intero pacchetto in pensione completa

+ corso yoga: 285 euro! Per prenotare il proprio posto è necessario versare un

acconto pari al 50% della quota. Ultimi posti disponibili.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Silvia: 345 6973959

mezzaluna,pasqua di yogain vacanza per ritrovare

il proprio equilibrio

scuola di formazione per insegnanti. La scuola magistrale di Cuiebet sarà la prima scuola che potrà fornire alla popolazione sudanese un’adeguata formazione ai docenti e raccoglierà tutti gli studenti del bacino sud sudanese che, formati, potranno diventare la classe dirigente del futuro in un paese che è agli albori di un vero sviluppo. Si ricorda che il 9 luglio 2011 è stata proclamata l’Indipendenza del Sud Sudan ed è da quel momento che è iniziato un percorso democratico partendo dalle donne che hanno richiesto a gran voce la costruzione di una scuola capace di educare il proprio popolo. Nella savana le donne hanno manifestato scrivendo su un pezzo di stoffa “L’educazione è la chiave dello sviluppo”.

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Cosa fanno i nostri circolifatti, notizie, curioSità, eventi dal mondo aicS

testi di Federico Pastore

Aprirà tra fine marzo ed inizio aprile il nuovo circolo Aics Buena Suerte, a Casarza Ligure. La banda di Giovanna Adelfio sta svolgendo proprio in questi giorni

i lavori conclusivi di ristruttu-razione del locale che è stato

individuato come sede, un locale ampio e spazioso, adatto alle

attività che Buena Suerte inten-de promuovere.

Stiamo parlando di giochi di società, in particolare. Ma è

proprio dalla voce di Giovanna Adelfio che si capisce meglio la

dinamica della situazione. «Il no-stro obiettivo principale - spiega

Giovanna -, abbraccia l’ambito dei giochi: carte, freccette, boccette, biliardo, calcetto, più i vari ed

eventuali che si trovano nei circoli di questo tipo. Ci siamo un po’

ispirati ai San Giuliano di Genova, diciamo. Anche se ci metteremo

ovviamente del nostro».

Dunque, spazio a poker sportivo e affini, con una piccola finestra

pure sul Subbuteo, disciplina forse ormai definibile di nicchia,

ma certamente non dimenti-cata. «Abbiamo inserito anche

il Subbuteo nella lista dei giochi praticabili - prosegue la Adelfio -, ora vedremo se e come attuare

effettivamente la cosa. Dipenderà naturalmente dalla richiesta

dei soci, da parte nostra c’è la disponibilità per ospitare anche i

subbuteisti».

L’idea di Buena Suerte. Eccola qui. «Nasce circa un anno fa, tra noi quattro soci fondatori. Siamo io, Mauro Baratta, Andrea Perego

e Marcella Perego. A Casarza non esiste una cosa del genere, e cercheremo di costruirla piano piano». Ancora da fissare la data

in cui Buena Suerte aprirà di fatto i battenti. Aics attende, come gli appassionati dei giochi di socie-tà della zona di Casarza e non solo.

buenasuerte!a caSarza

Spazio ai giochi

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Durante la serata di solidarietà del 30 marzo quindi, è stato portato all’attenzione dei presenti - numerosi! - questo progetto di cooperazione internazionale e, oltre a brevi momenti di riflessione, con immagini sulla vita del popolo sudanese, si è potuta ascoltare tanta bella musica italiana, da Fabrizio De André a canzoni liguri in dialetto genovese con la partecipazione di tre gruppi musicali. Marco Rinaldi, noto comico genovese, ha vivacizzato la serata. Protagonisti anche due testi, letti di fronte al pubblico: la poesia inedi-ta Risoluzione sulla pace che Roberto Malini ci offre per questa occasione ed il messaggio per i giovani che Monsignor Cesare Mazzolari scrisse due giorni prima della sua morte avvenuta il 16 luglio 2011.

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sifich

e Classifica maschile: 1 Di Molfetta Andrea - Cogo-leto, 2 Montanari Mirko - Boccanegra, 3 Cassola Tomas - Strozzi, 4 Napoleone Nicolò - Boccanegra, 5 Nobile Luca - Strozzi, 6 Girgi Alessio - Doria-Pascoli

Classifica femminile: 1 Rocca Sara - Cogoleto, 2 Cavalli Ludovica - Strozzi, 3 Rota Matilde - Du-razzo, 4 Bruzzone Alessia - Staglieno, 5 Patri Tea - Golfo Paradiso, 6 Maugeri Klesia - Strozzi

Classifica maschile gruppi scolastici: 1 Boccane-gro - Maggiore Enrico, 2 Durazzo, 3 Strozzi, 4 Golfo Paradiso, 5 Staglieno, 6 Montaldo, 7 Doria - Pasco-li, 8 Bertani, 9 Noli, 10 San Gottardo, 11 Sestri, 12 Marassi, 13 Voltri 2, 14 Gaslini

Classifica femminile gruppi scolastici: 1 Cogoleto, 2 Strozzi, 3 Golfo Paradiso, 4 Durazzo, 5 Staglieno

I classificati nelle varie categorie formeranno la delegazione genovese che parteciperà al meeting internazionale organizzato da Unss, in programma a novembre a Nizza, in collaborazio-ne col Coni e il coordinamento educazione fisica e sport del provveditorato agli studi.

L’albo d’oro: 1925 Folco Giuseppe (Loano), 1926 Porro Francesco (Loano), 1927 Tacchini Elio (Sampierdarena), 1928 Poggi Pasquale (Pegli), 1930 Giannello Umberto (Santa Margherita), 1931 Rodi Giacomo (Genova), 1932 Caracci Pietro (Ge-nova), 1933 Dasara Salvatore (Genova), 1934 Barbieri Annibale (La Spezia), 1935 Penco Ettore (Quinto), 1936 Ferrante Giuseppe (Genova), 1937 Orlando Mario (Genova), 1945 De Marco Giovanni (Chiavari), 1946 Ravera Fortunato (Rossiglione), 1947 Gramolaz-zo Paolo (Genova), 1948 Garetti Edoardo (La Spezia), 1949 Bonati Sergio (La Spezia), 1950 Carlier Xenio (Genova), 1951 Colivicchi Romeo (Savona), 1952 Bona Pietro (Savona), 1953 Verdina Giuliano (Genova), 1954 Buzzi Vittorio (Genova), 1955 Lagorio Ernesto (Genova), 1956 Venturoli Evangelino (Genova), 1957 Rocca Umberto (Genova), 1958 Malachina Franco (Genova), 1959 Paolucci Pietro (Genova), 1960 Porqueddu Gianfranco, 1961 Russo Giuseppe (Genova), 1962 Malagamba G.B. (Genova), 1963 Otto-nello Vittorio (Genova), 1964 Savarese Sevarino (Genova), 1965 Nocita L. (La Spezia), 1967 Giordano Francesco (Aics Nervi), 1968 Solone Claudio (Aics Genova), 1969 Valseri Renato (Aics Servi-Oregina), 1970 Pitto Mario (Aics Gargiullo), 1971 Solari Luciano (Polisportiva Chiavari), 1972 Ricci Ivo (Aics Giovani Amici Uniti), 1973 Berardi Massimo (Aics Giovani Amici Uniti), 1974 Chiesa Giorgio (Abc Bordighera), 1975 Grasso Silvano (Uisp 30 Giugno), 1976 Conti Sandro (Aics Enzo Peri), 1977 Rolando Ferdinando (Aics Vigorelli Rapallo), 1978 Immordino Placido (Gs Orso Bianco), 1979 Venturini Giorgio (Aics Sestri-Est), 1980 Crovetto Marco (Atletica Riviera Dei Fiori), 1981 Segato Luca (Atletica Alassio), 1982 Azzarini Danilo (Aics Atletica Nervi), 1983 Licata Mauro (Aics Vigorelli Rapallo), 1984 Campodonico Fabio (Aics Vigorelli Rapallo), 1985 Moretto Mauro (Aics Atletica Nervi), 1986 Menini Fabrizio (Aaa Genova), 1987 Petri Fabio (Le Colonne Viareggio), 1988 Quagliati Mauro (Atletica Varazze), 1989 Ventura Placido (Campus Camaiore), 1990 Zanardi Davide (Atletica Aics Genova), 1991 Pacchini Lorenzo (Atletica Cecina Pisa), 1992 Somma Matteo (Aics Atletica Genova), 1993 Bianconcini Nicola (Aaa Genova), 1994 Morella Bruno (Cus Atletica Aics), 1995 Santandrea Mirko (Atletica Albaro), 1996 Marino Giuseppe (Aics Agri-gento), 1997 Mieres Nicolas (Cus Genova), 1998 Cape-rio Daniele (Atletica Varazze), 1999 Liverani Franco (Alfonsine Ravenna), 2000 Di Michele Paolo (Aics Savona), 2001 Bagnasco Marco (Arenzano), 2002 Ta-ricco Federico (Sms Durazzo), 2003 Bonica Luca (Sms Durazzo), 2004 Dagnino (Sms Barrili), 2005 Ra-vindram Sarujan (Sms Durazzo), 2006 Bruzzone Eloi (Ic Voltri), 2007 Leone Matteo (Aics Savona), 2008 Rossi Maurizio (Bordighera), 2009 Matteo Marcello (Sms Durazzo), 2010 Murillo Salas Josph (Vittorio Emanuele), 2011 Finotti Davide (Sms Strozzi), 2012 Di Molfetta Andrea (Cogoleto)

Si è tenuta giovedì 15 marzo a Villa Gentile la 79esima edizione della Coppa Bissolati, trofeo storico che ha segnato la storia di Aics Genova. La Coppa Bissolati è intitolata al deputato socialista Leonida Bissolati, cremonese di nascita (1857) e direttore dell’organo ufficiale del Partito Socialista Italiano Avanti!, tra il 1896 ed il 1910. Nonché fondatore

del Partito Socialista Riformista Italiano, insieme a Ivanoe Bonomi ed Angiolo Cabrini.

Un po’ di storiaLa Coppa Bissolati è il primo evento organizzato e promosso da Aics Genova, nell’ormai lontano 1967. La fondazione della gara è però assai antecedente. Si parla nientemeno del 1925, quando gli allora promotori danno vita alla prima corsa: il primo ad ottenere la medaglia d’oro è Giuseppe Folco, di Loano. Proseguita fino al 1937, la Bissolati si interrompe per ordine delle autorità fasciste: l’ultimo vincitore prima della guerra è il genovese Mario Orlando. Immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il trofeo riprende vita. Già nel 1945 si ha una corsa, vinta dal chiavarese Giovanni De Marco. Nel 1963, si segnala un giovane vincitore della Bissolati: Vittorio Ottonello, oggi presidente regionale del Coni per la Liguria. È del 1968 invece il successo di Claudio Solone, anche lui genovese. Solone diventa negli anni successivi un nome dell’atletica nazionale, vincendo i 10.000 metri nel 1980, laureandosi campione italiano. Nel 1981, arriva anche il titolo Cross.

L’ingresso di AicsAics entra nel 1967, per intercessione di Gino Dellacasa, che accompagna un’iniziativa promossa dal quotidiano Il Lavoro, per mano del caporedattore sportivo Andrea Coloretti. Tra gli storici patron, Angelo Malachina - podista di livello nazionale - e, successivamente, Mimmo Camponizzi. Dal 1967, la Bissolati non si è più fermata e, negli ultimi dieci anni, ha affiancato il proprio nome a quello del Provveditorato agli Studi di Genova. Purtroppo, il campo di gara è radicalmente cambiato. Se per decenni i partecipanti si sfidavano lungo le strade della città - la Bissolati ha calpestato ad esempio le vie di Marassi, San Fruttuoso, Via Cantore -, oggi ci si è trasferiti a Villa Gentile, ricalcando ciò che accadeva agli inizi - 1954 circa - quando la Coppa si teneva all’allora Stadio Shell, oggi Stadio Carlini.

L’edizione 2012Le eliminatorie dell’edizione 2012 si sono svolte fin da gennaio, portando a Villa Gentile più di 200 ragazzi e diverse scuole, dell’intero territorio comunale: nel box a fianco, le classifiche.

Corsa > a genova una gara che non perde faScino

Bissolati, sempre un trionfo

Tutti i risultatidella Bissolatiedizione 2012

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GENOVA | 1972 Una foto d’epoca tratta dall’archivio della Coppa Bissolati:

la premiazione nell’anno della vittoria di Ivo Ricci,del gruppo Aics Giovani Amici Uniti.Sotto, due immagini dalla gara del 1954,disputata allo stadio Shell di Genova (il Carlini, a San Martino)

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Nella serata di presentazione organizzata dall’Associazione Antica Storia del Mare, con la collaborazione di Mondo Fondo Diving Club e la sponsorizzazione di Drafting Sub, sono stati proiettati due

documentari molto interessanti.

Ritrovamenti di valore inestimabileStiamo parlando di Dentro il Titanic del Terzo Reich e di La corazzata scomparsa. Si tratta del ritrovamento e dell’esplorazione di due relitti dal valore storico inestimabile. Entrambi organizzati ed effettuati da Iantd. L’acronimo sta per International Association Nitrox & Technical Divers, che tradotto in italiano risulta più o meno: Associazione Internazionale dei subacquei Nitrox e Tecnici. Che significa? Nitrox è la miscela nitrogeno-ossigeno, utilizzata per la respirazione sott’acqua. Composta da azoto ed ossigeno ed indicata tecnicamente con la sigla Ean, seguita da un numero, che segnala la quantità di ossigeno presente. Ad esempio Ean32, sta per 32% di ossigeno e 68% di azoto nel composto. Technical sono le immersioni che vanno oltre la definizione sportiva del termine. L’immersione tecnica viene infatti effettuata da professionisti, con attrezzature adeguate e per scopi solitamente scientifici. E con un sistema di respirazione subacqueo non contemplante il solo ossigeno. Iantd si occupa proprio di questo, da circa 10 anni ormai.

La prima missioneLa prima missione ufficiale risale al 2003, in Croazia, sul relitto del Szent Istvan, affondato il 10 giugno del 1918 da parte dei Mas italiani del comandante Rizzo, nelle acque dalmate. Il 2004 è uno degli anni più importanti che Iantd abbia fin qui conosciuto. Dal 4 al 14 luglio, l’associazione è infatti nel Mar Baltico, ad esplorare nientemeno che il relitto del Wilhelm Gustloff, inabissato il 30 gennaio del 1945 dai siluri del sottomarino sovietico S13 del comandante Marinesco.

Gustloff: la più grande tragedia del mareA bordo del Gustloff c’erano più di 9.000 profughi, in fuga dalla Germania nazista, che aveva ormai perso la guerra. Si tratta della più grande tragedia del mare mai avvenuta nella storia dell’umanità. Più del Lancastria (1940), che conta tra i 2.000 e i 5.000 morti, più del Ryusei Maru (1944), circa 5.000, più dei tristemente blasonati Lusitania (1915) e Titanic (1912), che hanno portato con sé sui fondali 1.200 e 1.500 anime. Tralasciando il Sultana, che esplose sul Mississipi nel 1865, causando la morte di 1.700 persone. Quest’ultima è la più grande tragedia nella storia della marina americana. Circa dieci volte inferiore a quella del Gustloff, sulle

ImmersIonI > l’antica Storia del mare

Alla scopertadella tragediadel Gustloff

cui dinamiche ancora molto è da scoprire. La spedizione di Iantd si proponeva esattamente di far luce sull’accaduto ed il resoconto di quanto visto nelle profondità è oggi un documentario, proiettato ieri sera all’Auditorium dell’Acquario di Genova. Il titolo Dentro il Titanic del Terzo Reich non rende giustizia ad una tragedia ben superiore - in numero - a quella della nave salpata da Southampton il 10 aprile del 1912, ma l’impresa dei subacquei di Iantd rende invece l’idea di che terribile massacro sia stato l’affondamento di quella che il regime nazista identificava come la principessa dei mari, come la nave che annullasse le differenze tra I lavoratori tedeschi e potesse permettere loro vacanze da sogno su un transatlantico da sogno. Finito terribilmente, nelle gelide acque del Mar Baltico, caricato molte volte oltre la portata stabilita, in una sorta di fuga disperata dal porto di Gotenhafen, da dove il Gustloff partì per l’ultimo viaggio alla fine del gennaio 1945.

Il Regina MargheritaIantd racconta anche, sempre nell’ambito del ciclo Relitti nella Storia, il ritrovamento del Regina Margherita, questa volta una nave italiana, affondata al largo di Valona, in Albania. L’imbarcazione scomparve tra le acque l’11 dicembre del 1916, in seguito a dinamiche non ancora del tutto chiare. Ufficialmente, il Regina Margherita avrebbe urtato due mine all’uscita della baia di Valona, ma alcuni indicano un sottomarino posamine tedesco come possibile causa dell’affondamento. Dato certo è invece il numero dei caduti: 671. Qualche anno dopo, siamo nel 1941, questa volta in marzo, il Regina Margherita trova tristemente compagnia. È un’altra nave italiana a popolare per sempre i fondali di fronte a Valona: stavolta si tratta della Nave Ospedale Po, su cui si trovava - tra gli altri - Edda Ciano Mussolini, una dei cinque figli di Benito Mussolini, in qualità di crocerossina. La Mussolini trovò la morte insieme all’equipaggio, per via delle bombe lanciate dagli aerei inglesi.

Doppio ritrovamentoLa Po venne ritrovata nel 2005, proprio da Iantd, a due miglia circa al largo della costa di Valona. Siamo in realtà di fronte ad un doppio ritrovamento, perchè Iantd fra il 30 ed il 31 luglio del 2005 identifica l’esatta posizione della Nave Po e del Regina Margherita, i cui relitti erano stati dati per dispersi dopo i rispettivi affondamenti. Si tratta dunque di una spedizione dal valore storico inestimabile, documentata nel video proiettato ieri sera all’Auditorium dell’Acquario La corazzata scomparsa, che propone le suggestive immagini del ritrovamento.

TRAGEDIE DEL MARE Il Regina Margherita al momento del varo. Nella foto grande,

il transatlantico tedesco Wilhelm Gustloff, affondato nel 1945

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Si è svolta lunedì 19 marzo presso l’Auditorium dell’Acquario di Genova la presentazione del ciclo di serate organizzate e patrocinate dall’associazione L’Antica Storia del Mare, che ha dedicato alla subacquea e al mondo marino in genere una serie di incontri a tema, nell’ambito della Fiera Primavera

tenutasi negli ultimi giorni di marzo presso il Palasport di Piazzale Kennedy. L’Antica Storia del Mare ha fatto vivere Take a wave, la sezione dedicata alla nautica della Fiera Primavera. Relatori d’eccezione Dino Passeri, presidente dell’Associazione L’Antica Storia del Mare, e Dino Rallo, presidente del Mondo Fondo Diving Club. Due personaggi di spicco nel mondo della subacquea genovese. Sia Passeri che Rallo, hanno partecipato a parecchi ritrova-

menti di relitti importanti quali il Regina Margherita, individuato sui fondali di Valona, in Albania. Tra le imprese svolte dai due, anche il lunghissimo lavoro svolto dal 1991 sul relitto della tristemente famosa petroliera Haven, affondata nel mar ligure con conseguenze disastrose per l’ecosistema marino nostrano. I lavori si sono conclusi soltanto l’anno scorso, dopo circa 20 anni. Passeri, che detiene il tesserino numero 1 nella lista dei sommozzatori del porto di Genova

ed è fondatore proprio della carta associativa, è stato tra i più attivi nell’opera di bonifica del post-Haven.

Di seguito il calendario dettagliato della manifestazione. La serie di incontri è partita sabato 24 marzo e si è conclusa domenica 1 aprile.

Sabato 24 Dino Passeri presenta filmati d’epoca e storia dei palombari, con scafandri ed attrezzature e spiegazione del funzionamento.

Domenica 25 Gianluca Passeri presenterà il mondo ed il modo moderni di lavorare sott’acqua. Durante la serata verranno presentati filmati subacquei realizzati durante i lavori di bonifica della Haven, l’ormai tristemente famosa petroliera affondata nel 1991 nel Mar Ligure.

Lunedì 26 Incontro propedeutico al Corso di Biologia Marina, immersioni virtuali e... Tenuto dal Dott. Marco Bertolino (PhD in Biologia ed Ecologia Marina) e dalla Dott.ssa Maria Paola Ferranti (Scienze Ambientali Marine), sulla biodiversità del Mar Mediterraneo, in collaborazione con Reef Check Italia Onlus.

Martedì 27 Relitti della Liguria. Lorenzo Del Veneziano preseterà il suo libro sui relitti della Liguria.

Mercoledì 28 Andrea Serafini e Marco Vinelli, fotografi subacquei, proiettano suggestive immagini scattate in tutti i mari del mondo.

Giovedì 29 Serata sul mondo della vela. Il velista e skipper Paolo Cattaneo presenterà filmati di” vela”, ovvero da quando iniziare e come diventare velisti.

Venerdì 30 I titolari del diving club Polo Sub e Q18 presentano filmati sub, inerenti le immersioni nell’area protetta di Portofino.

Sabato 31 Serata delle moto d’acqua. Durante la serata verranno presentati filmati e spiegato come le moto d’acqua possano essere usate per la sicurezza in mare.

Domenica 1 Premiazione e proiezione delle opere del concorso foto sub Sotto il Mare.

immersioni e relitti al palasportincontri e documentari per Scoprire i miSteri celati dalle profondità del mare

GENOVA | 22 mar 2012 Una lezione di classica

alla scuola Spaziodanza:musica davanti allo specchio

Passi,balli

e specchidalla claSSica all’hip-hop:viaggio a tempo di muSica

testo di Federico Pastore foto di Simone Arveda

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Il palco, le luci, gli applausi. E i circoli, le palestre, mille

attività. Ma anche il lato oscuro del ballo

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GENOVA | 22 mar 2012 | Lezioni di ballo alla scuola Spaziodanza 1 | Paola Pallotti, diplomata all’Accademia Nazionale di danza di Roma, spiega una posizione ad un gruppo di giovani ballerine di

classica nella palestra di Spaziodanza, a Genova-Sampierdarena 2 | La concentrazione di una ragazza, alla sbarra di legno, durante la lezione 3 | La lezione volge al termine, la Pallotti e le sue allieve possono concedersi un sorriso mentre si chiacchiera sulla realizzazione di questo servizio 4 | Coreografia di gruppo per le ragazze di Spaziodanza 5 | Tocca all’hip-hop, genere di ballo nato nelle strade di New York negli anni Settanta e ormai esploso in tutto il mondo: la compostezza della classica lascia spazio ai colori e all’espressione personale 6 | Ivano Bracco, insegnante con quasi vent’anni di attività nel mondo dell’hip-hop e collaborazioni prestigiose (da Italia1 ai Backstreet Boys) nel curriculum, detta i tempi al gruppo dei suoi allievi 7 | Musica al massimo in sottofondo, le ragazze provano subito a mettere in pratica gli insegnamenti di Bracco

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GENOVA | 12 mar 2012 | Lezioni di ballo alla scuola Giocanimando 1 | Pomeriggio nella palestra dell’Associazione Aics Giocanimando, nel quartiere di Albaro, per seguire da vicino una lezione di hip-

hop: un solo ragazzo in mezzo a tante ragazze, il gruppo di ballo Street Kingdom (in inglese, Regno della Strada: del resto questo è un genere, come potete leggere nelle pagine seguenti, che alla strada deve la sua nascita) mette in scena una delle coreografie preparate per una gara disputata - con successo - a Milano solamente pochi giorni prima 2 | Pausa, è il momento delle interviste per questo numero di Oltre gli Orizzonti: in mezzo alle ragazze, la maestra Elena Fossa 3 | Come in ogni palestra da ballo che si rispetti, a farla da padrone è lo specchio davanti al quale provare movimenti e passi: in questa foto, la Fossa guida i suoi allievi 4 | Divisa d’ordinanza e concentrazione al massimo per insegnante e ragazze nell’immagine riflessa 5 | Due allieve di Giocanimando a terra, sul tappeto della palestra, nel mezzo di un balletto

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La danza è l’arte dell’armonia? Sì. Indiscutibilmente. È l’arte dell’equilibrio? Aiuta a migliorare postura e mentalità e, perché no?, fiducia in se stessi e nelle possibilità del proprio corpo? Anche, certo. Ma - subito - si annoda una sagola pericolosa,

che non teme lame e morsi di ratti annoiati. Si potrebbe chiamare perfezione. Meglio: visione (non raramente, riflessa) della perfezione.

Qualcosa di completamente irrazionale, raggiungibile attraverso la più profonda razionalità. Attraverso una ferrea disciplina ed un’educazione praticamente militare.

La perfezione davanti allo specchioLa purezza del gesto, la bellezza, in senso lato, di danzare. Siamo, naturalmente, nel tutù bianco della danza classica, disciplina che più di ogni altra - e più di livello si sale, più questo

accade -, necessita e richiede metri di espressione non discutibili e difficilmente personalizzabili. Quali cadenza del passo, disegno della movenza, precisione e dedizione assolute nel miglioramento e nella presenza fisica. Dove vogliamo arrivare? Noi, non alla perfezione. Ma ad un punto che quando si parla di danza non si può non citare: l’estremo. L’estremo volersi superare e l’estremo guardarsi. Qui casca l’asino. Davanti agli specchi delle palestre. E davanti agli occhi degli insegnanti, che svolgono un ruolo di responsabilità, qui sì, estrema, verso i ragazzi. Molto spesso, verso ragazzi che non sono nemmeno ancora ragazzi, ma più propriamente bambini.

Talento, amicizie e costumiSe ci si mette a girare per palestre, non è raro sentire urla che disturbano un orecchio di qualcuno che le ha già ascoltate più di chi non le ha sentite mai. Ma attirano l’attenzione anche di orecchi non allenati. Le urla sono - perentorie - degli insegnanti, che ci tengono

Non è facile racchiudere in poche righe il cammino della danza accademica, meglio conosciuta come classica. La danza, di per sé, esiste infatti da sempre,

da quando l’uomo non aveva ancora il dono della parola, ma si esprimeva attraverso i gesti. Proprio attraverso i gesti, e dunque per istinto, nasce l’im-pulso a ballare, per festeggiare trofei di caccia, piogge, o l’arrivo di un figlio.

Attraverso i secoli, la danza si è naturalmente evoluta, ma non a pari passo dell’uomo. Fino al 1500 circa, non si ha notizia di una vera e propria regola-mentazione della disciplina, tramandata semplicemente di mano in mano. Nel Medioevo si ha una prima distinzione tra danza bassa e danza alta. La

bassa è molto compassata, lenta, pudica, coi piedi a strisciare sul suolo - naturalmente da ascrivere ai nobili - e la alta è più libera, con la possibilità di sollevarsi da terra ed effettuare semplici movimenti (ad esempio, il salto) che oggi sembrano scontati. Nel Rinascimento, soprattutto in Italia ed in Francia, si comincia a trovare nelle varie corti la figura del maestro di ballo, ma arriva

solo nel Cinquecento l’apertura della prima vera e propria scuola di ballo.

Milano è la prima città al mondo ad aprire agli allievi di danza, per idea di Pompeo Diobono. Nel 1581, stavolta in Francia, va in scena il primo balletto della storia. Si chiama Le ballet comique de la Reine, opera dell’italia-no Baldassarre Baltazarini da Belgioioso. La prima Accademia invece, la

inaugura il sovrano francese Luigi XIV, il famoso Re Sole, ma siamo già nel 1661, quasi cento anni dopo. Il 1681 è invece un anno importante grazie a

mademoiselle La Fontaine, prima donna in assoluto ad esibirsi nel balletto Le triomphe de l’amour. Fino ad allora - parliamo quasi di duecento anni fa -, i ballerini professionisti erano stati solo ed esclusivamente uomini. È il

1700 quando Raoul-Auger Feuillet scrive il primo libro che riporta i passi e le posizioni base della danza, ancora oggi utilizzati e nomenclati in francese,

la lunga storia della danza accademicadal movimento per eSprimerSi al movimento per emozionare

proprio dall’origine dell’autore del saggio.

Passano gli anni e l’evoluzione vede maschere, gonne lunghe, corpetti, parrucche, abiti pesanti, movimenti legati a rigidissime regole, fino ai tempi della belga De Cupis De Camargo e della francese Marie Sallè, che rivoluzio-nano il mondo della danza, alleggerendo costumi, attrezzatura e movimenti

in scena. Senza però contatto. Le prime prese della danzatrice da parte del partner si vedranno infatti solo nel 1828. Il 1832 è un anno importante perchè Eugene Lamy disegna per la ballerina Maria Taglioni il primo tutù

bianco lungo fino alle ginocchia, con due piccole ali applicate all’altezza delle scapole. Sarà una costante, con le relative evoluzioni, fino ai giorni nostri.

Tornando indietro di qualche anno, siamo nel 1823, si ha l’inizio di un altro modus vivendi della danza: il ballo sulle punte, che fino ad allora non era stato utilizzato. È l’italiana Amalia Brugnoli colei cui le ballerine di tutto il

mondo devono questa innovazione. Ma sono i russi a rivoluzionare tutto tra il 1909 ed il 1929, con la compagnia dei Ballets Russes di Sergej Djagilev.

Poco prima, erano stati Ciajkovskij ed il coreografo - anche lui russo - Petipa a partorire capolavori quali Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo schiaccianoci, tutt’oggi nel novero dei classici ed ancora rappresentati: è il caso di dire che mai come in questo caso i sovietici sbarcano in America con

successo, andando a prendersi gli Stati Uniti con il ballo.

Gli anni Sessanta del ventesimo secolo sono infatti quelli che conducono alla danza come la conosciamo oggi: gli spettacoli a teatro, l’interesse della

gente, la diffusione popolare della disciplina, anche non professionistica. Fino a giungere alle contaminazioni con jazz, rock, afro, techno e l’infinita

moltitudine di generi oggi esistenti, conosciuti e regolamentati.

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GENOVA | 22 mar 2012 Eleganza e grazia: le ballerine della scuola Spaziodanza tra un sorriso

durante una pausa e tese alla ricerca del gesto perfetto

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Tutte le posizionidella danza classica

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Tutte le posizioni di base della danza classica vengono eseguite con le gambe tese, i glutei contratti, il petto rilassato (non in fuori), gli addominali tenuti e le caviglie sostenute.

Prima posizione I piedi sono in linea con le punte rivolte lateralmente, tenendo ben

tese le gambe, con le ginocchia e i talloni uniti.

Seconda posizione Come la prima posizione, ma i piedi sono posizionati alla

distanza di un piede tra di loro.

Terza posizione I piedi mantengono la rotazione delle posizioni precedenti, e si posizionano tenendo i talloni uno di fronte

all’altro.

Quarta posizione I piedi mantengono la rotazione delle posizioni precedenti, e si

posizionano uno di fronte all’altro, tenendo in linea il tallone del piede avanti con la punta di

quello dietro.

Quinta posizione Come la quarta posizione, tenendo i piedi uniti, senza distanza

tra loro.

Sesta posizione I piedi sono paralleli, uniti, non si ha rotazione. La prima e la seconda

posizione parallela sono posizioni di comodità che servono solo per il riscaldamento (solo ad alcuni insegnanti). La terza posizione è stata

ormai abolita e utilizzata nella pratica del balletto solo come introduzione alla quinta posizione e quindi nei primi anni di studio.

Le braccia devono essere ben sostenute, con le mani morbide e le dita raccolte in modo che l’indice si trovi leggermente più avanti di tutte

le altre dita mentre il pollice va tenuto all’interno della mano, verso il palmo. In tutte le posizioni le

braccia devono avere una forma circolare.

Bras Bas (o partenza) Le braccia assumono una forma circolare lungo i fianchi, appena

davanti al busto. I palmi sono rivolti verso l’alto come se dovessero sostenere due mandarini.

Prima posizione Le braccia assumono una forma circolare e si sollevano in avanti con le

mani all’altezza dell’ombelico.

Seconda posizione Le braccia sono allungate verso l’esterno mantenendo l’altezza della prima posizione. A differenza di quanto si crede le braccia non vanno alzate né aperte

eccessivamente. Qui è come se le braccia mantenessero un grande vassoio: il gomito va leggermente arrotondato e va sempre tenuto

più basso delle spalle, come a creare una linea discendente spalla-gomito-polso. Importante: lateralmente le braccia non

devono essere alla stessa altezza del corpo ma più avanti per mantenere meglio

l’equilibrio.

Terza posizione Un braccio è in prima posizione, l’altro braccio è in seconda

posizione.

Quarta posizione Un braccio è sopra la testa in quinta posizione, mentre l’altro braccio è allungato verso uno dei due lati del corpo in

seconda posizione.

Quarta Incrociata Un braccio è in quinta posizione, l’altro braccio è in prima posizione.

Quinta posizione Entrambe le braccia sono arrotondate ma allungate verso l’alto, a

“incorniciare” la testa.

Tra i passi più famosi ci sono l’arabesque, développé à l’attitude, grand battement,

relevé, pirouettes e rond de jambe.

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particolarmente a ribadire l’autorità e, ci pare, anche la durezza degli ordini impartiti. Strano, in relazione a ciò, pensare che a ballare si comincia presto, addirittura in età prescolare. Molti proseguono poi negli anni, perché hanno gli amici o qualcuno che li spinge, ma non il talento. Alcuni restano perché hanno il talento e qualcuno o qualcosa che li spinge, mentre

gli amici e l’aspetto ludico passano in secondo piano. E la danza diventa la loro vita, un continuo misurarsi con la propria sagoma, che come in quel vecchio cartone animato di Topolino, a volte sembra davvero attirare dentro lo specchio, in un mondo completamente parallelo. Nido di tutto, specialmente per un adolescente, sia esso maschio o femmina. Guardarsi. E se poi non vai bene? Se le tue misure non ti permettono di entrare nel tutù, ma ami ballare e sei anche bravo o brava? Toccherebbe a chi ti sta

vicino, darti una mano. Ma sono pochi e niente

gli addetti ai lavori che allargano le vite strette

dei costumi, anzi invogliano - spesso

indirettamente, ma è uguale - ad entrarvi.

Quelle energie che non haiChe succede? Che parecchi tra i ballerini scelgono di entrare in questi costumi, un po’ come succede ai modelli e alle modelle. E sono disposti a tutto per farcela. Nascono problemi, naturalmente. Perché il corpo umano non può non nutrirsi, specialmente nella fase di sviluppo dell’adolescenza. I ballerini vivono spesso di adrenalina e di una mela al giorno, tirando fuori energie che non dovrebbero fisicamente avere. Ma che invece hanno. E così proseguono la loro carriera, avanti, avanti e avanti. Fino al giorno in cui il sistema va ko e si accasciano, come in un gran finale del Lago dei cigni. Beh, fin qui l’abbiamo fatta bella tragica. Per dire che il pericolo bulimia, anoressia, amenorrea esiste nel mondo della danza ed è testimoniato direttamente da parecchie persone. Non tante quante ne servirebbero per sensibilizzare a tutto

tondo, ma probabilmente ci si sta arrivando.

Ma il cigno è anche biancoLa danza, ovviamente, non è tutta

nera come il cigno di Chaikovski. Nel nostro giro mensile, abbiamo trovato

ambienti sereni, parlato con ragazzi e ragazze che sinceramente sorridevano alle nostre domande ed erano inseriti in contesti che nulla ci faceva pensare insani. Ma, va detto, siamo a livelli dilettantistici o poco più. La parte cosiddetta sana di tutti gli sport. E abbiamo anche avuto la possibilità di assistere ad esibizioni di diversi tipi di ballo. Oltre al classico, abbiamo potuto gustare il carattere, l’hip-hop ed il tango. Di cui parliamo, di seguito, più dettagliatamente. Con servizi dedicati, riguardanti la storia ed i personaggi più famosi e significativi che nel corso dei secoli hanno fatto la storia delle diverse specialità. La danza, il ballo, come la musica, dalla quale derivano, sono portatori di gioia, o comunque hanno una funzione liberatoria per l’animo umano. Perché nascono dal desiderio di alleviare le pene e di esprimere i sentimenti, dunque una canalizzazione positiva del mondo esterno e di quello interiore.

La radice e la bellezzaChi fa danza, sia esso insegnante o

allievo, non dovrebbe dimenticare la radice della materia, che ci

permettiamo di ricordare in questa sede e che

ci è parsa evidente praticamente in

ogni ambiente dove siamo

stati

nel corso di questo piccolo viaggio. Salvo uno. Il pomeriggio organizzato da Mi Nutro di Vita, il 15 marzo scorso a Palazzo Ducale. Dove la gioia di ballare era offuscata dai problemi che il ballare, ad alti livelli, ma non solo, crea. Ne parleremo nelle prossime pagine, andando a scoprire come una grande passione può trasformarsi in un altrettanto grande terribile nemico. Che non è facile sconfiggere e che, incredibilmente quanto tristemete, non si annida soltanto tra gli allievi nelle sale con gli specchi. Si annida soprattutto nel silenzio, che è l’opposto della musica. E dunque della danza. Nonostante io non abbia mai sentito un ballerino dire una parola, in scena. Ma le contraddizioni fanno parte della bellezza e, certamente, la danza è bellezza prima di ogni altra cosa.

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Da tre anni Giocanimando fa ballare i propri soci, di tutte le età e a diversi livelli di preparazione. Per non parlare delle discipline di ballo, che la scuola di Albaro propone in svariata scelta: hip-hop, pilates, danza moderna, ginnastica per il corpo e ginnastica per

anziani. Giocanimando affianca dunque il mondo della danza alle attività che hanno accompagnato l’associazione fin dai primi anni di vita: tennis, scuola calcio, orienteering e i campi estivi per ragazzi in età scolare.

Una crescita costanteElena Fossa è l’insegnante di riferimento di Giocanimando, per quanto riguarda la sezione danza. Proprio con lei Oltre gli Orizzonti ha parlato, nell’ambito della visita al circolo di Albaro, documentata anche dal fotoservizio in queste pagine. Fossa inizia da tre anni fa. «Avevamo tanti bambini e tanti ragazzini - ricorda -, ormai tre anni fa. La scuola però non era consolidata, ci vedevamo qui più per stare insieme e per praticare principalmente hip-hop. Piano piano, invece, abbiamo inserito danza moderna, danza per adulti, pilates, ginnastica posturale, oltre alle attività per i bambini, in cui rientra anche il karate. La scuola è cresciuta ed ora conta allievi di ogni età, spalmati sull’intera giornata». Una cosa però, ancora manca. «La classica - dice Elena -, stiamo programmando di inserirla l’anno prossimo. L’obiettivo è quello di fornire un’educazione completa ai nostri ragazzi e per far questo non si può prescindere dalla danza classica. Prenderemo un’insegnante professionista l’anno prossimo per colmare questo piccolo gap che ancora esiste».

Piazzamenti e soddisfazioniGiocanimando, però, è cresciuta parecchio negli ultimi tre anni. Come il gruppo di ballo hip-hop, che a poco a poco diventa un gruppo sempre meno di bambini e sempre più di ragazzi. Da tempo ormai insieme ed affiatato, oltre che orgoglioso dei risultati ottenuti nelle ultime uscite. «Hanno vinto parecchi titoli regionali - spiega orgogliosa Fossa -, i miei ragazzi stanno crescendo bene e stanno dando ottime soddisfazioni alla scuola, a loro stessi ed ai genitori. Cito ad esempio l’Open Dance, il Dance Juice e lo Style Days, dove abbiamo ottenuto piazzamenti importantissimi. Nello Style Days addirittura primo, secondo e terzo posto tutti insieme!».

Il Regno della StradaInsomma, Giocanimando sta facendo davvero parlare di sé in Liguria, per merito del gruppo di ballo Street Kingdom. Racconta qualcosa in più sulla storia di questa crew l’allieva Elisa Pastorino. «Il nome Street Kingdom nasce da un’esibizione a Stella Danzante - dice -, ci è venuta questa idea perchè dovevamo dare un nome al gruppo e, visto che l’hip-hop è nato nelle strade, ci è sembrato naturale chiamarlo così, che significa in inglese Regno della Strada. Un bel nome, anche abbastanza carico di energia». Sui motivi per cui è bello danzare hip-hop, la Pastorino non ha dubbi. «Oltre al fatto che me ne piace la musica, l’hip-hop ora è di grande tendenza, lo ballano in tanti, anche maschi e pensando alla danza non è una cosa che succeda sempre avere gruppi omogenei di ragazze e ragazzi. Ci divertiamo molto, tutti, a fare i passi e a conoscere un sacco di gente nuova. Qui a danza ho conosciuto tante persone, che non avrei avuto la possibilità di incontrare solo con la scuola». Due battute anche sulle selezioni di Milano, cui Street Kingdom ha partecipato qualche settimana fa. «È andata bene direi, speriamo di essere passati per la finale di Ravenna, che sarà ad inizio aprile. Si tratterebbe di una bella trasferta, da condividere con i compagni e anche di una gara di livello. Speriamo!».

L’esplosione dell’hip-hopTorna sui motivi per cui l’hip-hop oggi è così popolare l’insegnante di Giocanimando, Elena Fossa. «A mio parere è una tendenza - spiega -, in tv ci sono tanti balletti, tante persone che praticano questo stile. C’è anche la facilità di realizzazione comunque, rispetto ad esempio alla classica, che richiede anni e anni di studio per poter interpretare le posizioni. L’hip-hop è certamente più diretto e può essere praticato con buoni risultati praticamente da subito, cosa che invece in altri tipi di ballo non è possibile. Chiaramente, salendo di livello serve una preparazione molto vicina a quella della classica, ma qui da noi non è necessario. È più una maniera di stare insieme, diciamo».

Tutti gli stili di una passioneCosa si pratica a Giocanimando, riguardo gli stili. Ancora Fossa. «Facciamo sia old school che new style, cerchiamo di essere completi anche nei vari stili di hip-hop. Locking, breaking, Los Angeles Style e così via, in modo da coprire la maggior parte delle scelte più comuni. E poter avere un repertorio vasto ed importante». A completamento di un progetto sempre più ambizioso, cui Fossa vuole attribuire il giusto merito. «Direi che un grazie va speso verso Federica Limardo, che è l’anima di questa scuola. Mi ha permesso di esprimermi qui, mi ha fatto subito sentire a casa, ha messo a disposizione idee e struttura. Senza di lei non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò. Grazie anche alle mamme dei miei allievi, tutte super disponibili anche alle trasferte, vengono sempre pure alle lezioni che è importantissimo per i ragazzi. Siamo molto contenti, ma vogliamo migliorare ancora!».

Il CIrColo > una Scuola in eSpanSione

Il successodi Giocanimando

di f. past.

GENOVA | 12 mar 2012 Foto di gruppo

per gli Street Kingdominsieme all’insegnantedi hip-hop Elena Fossanella palestradi Giocanimando:sono già parecchiele gare vinte

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Dream Day 2012L’hip-hopdi Giocanimando

Dream Day: in verità non uno, ma due. Sono i giorni che

Giocanimando dedicherà, il 21 e 22 aprile all’hip-hop, organizzan-do una gara il 21 e uno stage il

22, con Natalia Vallebona - nome noto nel panorama della danza italiana - come giudice prima e

come insegnante poi.

L’evento L’evento sarà diviso in categorie e si svolgerà presso i locali dell’associazione, in via

Riboli 20, appunto nel quartiere di Albaro. Questo, per sommi

capi, lo svolgimento della doppia giornata di aprile. Rimandiamo comunque gli interessati al link a fondo pagina, dove è illustrato in maniera esauriente tutto ciò che c’è da sapere sul Dream

Day.

Categorie Si comincia con le categorie, che saranno tre.

Gara aperta a tutti, sezionata in Baby (dagli improbabili 0 agli 11 anni compiuti), Teen (12-17) e Senior (18 e oltre).

Concesso un fuori quota ogni tre atleti.

Coreografie ed orari Capitolo coreografie: saranno

raggruppate per carattere tecnico nelle discipline: Street Dance (mix di tutti gli stili di ballo legati alla cultura hip-hop: B-Boying, Popping, Locking, Funk, House,

Wacking, New Style, L.A. Style), Modern (danza moderna, modern-jazz, contemporaneo)

e Ritmix (fusione di stili misti con elementi obbligatori di ginnastica

artistica, ritmica, aerobica o acrobatica). Le coreografie sono libere, fatta eccezione per elementi che possano sporcare il palco di gara e

rispettose del decoro, questo naturalmente per ciò che

concerne i costumi. 3’ (con una tolleranza di 30” a ritroso ed in eccedenza) il tempo massimo per potersi esibire, calcolato

dal primo beat udibile. L’orario di inizio è fissato per le 16.30,

mentre le registrazioni saranno accettate dalle 14 alle 15.30 del 21 aprile presso lo stand

preposto.

Lo stage del 22 aprile Per quanto riguarda il 22 invece, la successione degli eventi sarà la seguente. Dalle 15 alle 16, stage

di break-dance con Viviana Carrero. Dalle 16 alle 17, toccherà

a Natalia Vallebona illustrare ai presenti le tecniche dell’hip-hop. La Vallebona resterà sul palco ancora per un’ora, dalle

17 alle 18, impegnata in un’esibizione di f loorwork. Per quote, informazioni ed iscrizioni rimandiamo ai recapiti e ai link

qui sotto.

INFO UTILI Telefono: 340 8546668 Mail: elenafossa87@

yahoo.it Internet: aics.liguria.it/

allegati/files/Dream Day 2012.pdf

BUENOS AIRES (Argentina) | 2006 Un dipinto dell’artista contemporaneo argentino Fabian Perez, “Study for Tango”

C’è qualcuno che ha detto - Enri-que Santos Discepolo: «Il tango è

un pensiero triste che si balla». Per l’italo-argentino Miguel Angel Zotto, invece: «Il tango è un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respira-

zione, abbraccio, palpitazione».

Sudamericano di nascita, il tango muove - è il caso di dirlo - i primi

passi verso la seconda metà dell’Ot-tocento, in Argentina ed Uruguay. La sua evoluzione è inscindibile con l’evoluzione - rapidissima ed incontrollabile - di Buenos Aires

e Montevideo, città che da poche migliaia di abitanti, raggiungono

cifre metropolitane nel giro di pochissimi anni. Buenos Aires passa da circa 200.000 anime ad 1 milione e 200.000, Montevideo da 45.000 a 2 milioni! Il tango si allarga nelle periferie in costruzione di queste grandi capitali, fino ad arrivare

pian piano in tutto il mondo, grazie soprattutto al passaparola degli

immigrati europei, che il tango - di fatto - lo hanno inventato, sebbene

fuori patria. Anibal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Osvaldo Pugliese, Francisco De Caro: sono

tra i più conosciuti compositori della musica tango, siamo tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento. I cognomi sono

tutti di chiara origine italiana.

Il tango, dopo il grande boom dei primi anni del secolo scorso, viene accettato anche dalla borghesia lo-cale, che ne fa la musica nazionale, facendolo entrare nell’immaginario collettivo come patrimonio argen-tino. Ma le origini del ballo sono da andare a cercare, come detto, nei barrios più poveri. Dove le

milongas - le piste da ballo - sono

tango, passione sudamericanala magia di un ballo diverSo da tutti gli altri

[ f. past. ]

roventi, dove esistono codici precisi per evitare disguidi che nei tempi in cui il tango è nato, assai facilmente

potevano sfociare in qualcosa di ben più grave che una scazzottata. Di seguito alcune delle regole fon-damentali di comportamento, nella milonga. Molte delle quali, ancora

oggi utilizzate e seguite dai ballerini di tutto il mondo.

In milonga gli uomini e le donne sedevano in tavoli separati su lati

opposti della sala. Questo favorisce l’invito ed evita situazioni imbaraz-zanti in caso di rifiuto: l’uomo a di-

stanza, senza importunare la donna, la guarda (mira), se lei risponde allo sguardo la invita con un cenno della testa (cabezeo). Se la donna rispon-de con un cenno di assenso l’uomo si avvicina al tavolo e accompagna

la donna in pista.

In milonga la musica viene proposta dal musicalizador (il dj del tango) in tande. Una tanda è una sequenza di brani lunga a piacere: un buon musicalizador riesce a creare tande “coerenti”,

cioè che hanno una continuità per orchestra/direttore/periodo/tipologia dei brani. La cortina è un pezzo non ballabile di una trentina di secondi,

che sancisce la fine della tanda. La cortina ha dunque un triplice

scopo, di consentire il cambio di stile musicale, di permettere alle coppie di entrare in pista quando nessuno balla, di permettere alle coppie che

hanno ballato dall’inizio della tanda di interrompere il ballo senza creare situazioni imbarazzanti: è un codice.

In pista il ballo si sviluppa in senso antiorario, lungo il bordo della pista.

In teoria in pista i ballerini più esperti dovrebbero occupare la parte più esterna della pista, che teorica-

mente consente maggior velocità. In pratica, poiché al giorno d’oggi sono

proprio pochi che pensano all’ar-monia della pista e si preoccupano esclusivamente del proprio tango, si vedono persone che ballano da

decenni che sostano al centro pista e in modo del tutto innaturale la pista si muove in modo caotico

verso il centro ed è ferma sui lati. Lo spazio in pista è solitamente ristret-to e, poiché il tango è improvvisa-zione, solitamente è difficilmente

prevedibile cosa succederà. E poiché non si può assolutamente prevedere cosa succederà alle spalle dell’uomo (che, guidando, ha la responsabilità

della coppia), il passo all’indietro dell’uomo, in direzione contraria cioè

al senso di ballo, è assolutamente da evitare.

Durante il ballo la coppia non comu-nica con le parole, che interrompe-rebbero l’armonia che si forma nel ballo e che trasforma la musica in

movimento. Il momento giusto in cui parlare è alla fine della musica, e di solito le chiacchiere si protraggono

durante l’inizio del pezzo successivo, e poi si ricomincia e così via fino alla

fine della tanda. Solitamente alla fine della tanda la coppia si scioglie, ed è comunque la donna che fa ca-pire che si può continuare a ballare

una nuova tanda.

Di diversa natura le scuole di pensie-ro che cercano di spiegare l’origine del nome tango. Alcuni sostengono che giunga dalla tradizione africana,

secondo la quale - in una delle molte lingue del sud del continen-te - tango significa “insieme”. Più probabile la versione latina, vista anche la provenienza dei padri di questo ballo. Tango è l’indicativo

presente del verbo tangere, toccare. Letteralmente: “Io tocco”.

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New York City. Beh, tre parole che non passano così... Da qui nasce l’hip-hop, meglio: da qui si sviluppa e cresce, figlio naturale e naturale prosecuzione di una cultura musicale assai più radicata nel tempo. Come per molti altri generi che hanno

fatto la storia, si parte dall’Africa. La musica nera. Gospel, spiritual, blues, jazz, boogie-woogie, soul, r&b, swing.

Tutto nasce con il gospelLa radice religiosa è evidente, soprattutto nel gospel, che è un po’ il papà di tutti. Viene dallo schiavismo, cui i neri immigrati in America erano sottoposti dai colonialisti europei. E così i gruppi, peraltro assai numerosi, di coloro che saranno poi chiamati afroamericani, si riunivano nelle chiese ed inneggiavano ad un Holy Lord che potesse spezzare le loro catene. Il gospel è un canto profondo, ma gioioso, derivante sì dalla sofferenza, ma che volge alla speranza. La chiama, in un certo senso. Diverso è il blues, il cui stesso nome deriva dalla blue-note, la nota triste. Così denominato per il particolare utilizzo delle scale sui vari strumenti musicali, dove gli interpreti si soffermano maggiormente sul segmento malinconico. E così i testi. My baby left me this morning... Oppure: Can’t find a job... E ancora: Now you left me pretty baby, someday you’ll gonna be crying... Sono gli anni di Robert Johnson e, successivamente, di Ray Charles, che non faceva proprio blues... Ma vabbé.

La rivoluzione del BronxSono anche gli anni di Elvis Presley, che dalla musica nera attinse parecchio. Soprattutto dal gospel, come Charles. E dal blues. Qui cambiano le cose, con la rivoluzione che negli anni ’60 conduce al reggae e poi si potrebbe andare avanti ore. Ma è il 1973 l’anno che interessa a chi si occupa di hip-hop. New York City, appunto. Quartiere del Bronx, non c’è bisogno particolare di presentazioni. Qui la criminalità è finita su un mucchio di pellicole cinematografiche, ben al di fuori dei confini sia del block, che della Grande Mela, che degli Stati Uniti in genere. Il Bronx è una specie di minestrone di etnie molto variegate tra loro, un pentolone che ribolle dai bassi e non vede l’ora di debordare. Nel 1973 comincia la storia hip-hop con le prime bande, vere e proprie, che in mezzo alla strada fanno una musica diversa da quella ascoltata fino ad allora. Evoluzione dei generi suddetti, ma con più cattiveria se è così che si può dire. Probabilmente, nel passato le discipline erano o nettamente introspettive, o del tutto condivise, come nel caso dei canti di chiesa, scritti per essere fruiti da

la storIa > le radici nella muSica nera religioSa, la rivoluzione e l’eSploSione di oggi

1973, New York City: e fu hip-hopdi f. past.

tutti e per coinvolgere. Qui è diverso. Uno solo contro tutti. Meglio. Tanti uno solo contro tutti. Meno aggregazione, alla base. Parecchia aggregazione separata. Introspezione sì, ma messa in bella vista con uno slang nuovo e più ironico. Forse anche per questi motivi l’hip-hop inizia a diffondersi a macchia d’olio, in una società sempre più costruita sull’ego.

Italia, in ritardoQui in Italia, il movimento arriva naturalmente con grande ritardo rispetto agli Stati Uniti. Oggi, siamo nel 2012, si comincia a parlare diffusamente di hip-hop e le scuole di danza aprono agli adolescenti col cappellino e i pantaloni larghi. Perché? Beh, si possono ipotizzare alcuni motivi. Intanto l’influenza della tv e degli spettacoli. Poi internet, ok. Aggiungiamo il fatto che gli Stati Uniti e New York hanno sempre il loro fascino. Ma non è tutto. La nostra società è profondamente cambiata negli ultimi anni, con una macchia assai rappresentativa di figli di immigrati, che formano quel meltin’ pot in cui l’hip-hop è nato nel lontano 1973. Non è raro infatti, andando a visitare le scuole di danza, incontrare ragazzi che parlano la stessa lingua, ma hanno lineamenti, conformazione fisica ed usi profondamente diversi tra di loro. Con quel pizzico di rabbia non solo tipica del periodo post-infantile. C’è qualche cosa in più e l’hip-hop lo dice bene.

Esplode il movimentoParlando con Ivano Bracco, insegnante presso la scuola Spaziodanza, è uscito un punto interessante. «Qui non c’è lavoro per i ballerini - ha raccontato Bracco -, non ci sono locali per ballare hip-hop, eppure le richieste sono continue e numerose in tutta la città. Teniamo presente che Genova è quasi sempre l’ultima ad arrivare dove c’è del nuovo, specialmente in questo tipo di materia». Dunque, perché l’hip-hop è così popolare tra i giovanissimi? Si può provare a rispondere che è uno stile di danza molto fisico e molto diretto, anche commerciale in un certo senso, certamente meno impegnativo e selettivo rispetto ad esempio alla classica o a discipline più in voga nel passato. Questo all’inizio. Andando avanti, anche l’hip-hop diventa duro. Ma non incasellato in canoni fissi, ad esempio fisici. Aggiungiamo la musica, coinvolgente, il contributo dei programmi televisivi, dove spesso si vedono balli hip-hop ed ecco una serie di contestualizzazioni che possono quasi fare una prova. Di certo c’è che l’hip-hop va di moda e i motivi contano fino ad un certo punto.

GENOVA | 12 mar 2012 Risate di gruppo davanti all’obiettivo del fotografo alla scuola Giocanimando, nel mezzo di una lezione di hip-hop

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Salita Inferiore San Rocchino, un piccolo gioiello arrampicato tra Piazza Marsala e Corso Solferino, nel cuore di Genova, e a molti non nota come meriterebbe. La creuza che da Corvetto sale fino quasi a Manin è davvero una delle piccole grandi gemme che il capoluogo ligure è in grado di regalare, perfino ai suoi abitanti di una vita.

Approcciarsi al belloQui Elisabetta Cattanei ha fondato ed aperto la sua Danzainfiore, scuola che conta ormai diversi allievi e che incarna precisamente l’aria che si respira camminando per Salita Inferiore San Rocchino. Danzainfiore è una sopresa, perfino per la Cattanei. «È stata una decisione inattesa anche per me - ci racconta, nella palestra del suo circolo -, avevo desiderio di costruire una realtà che fosse mia e che mi corrispondesse maggiormente, dopo aver collaborato per tanti anni con una importante scuola di danza genovese. Intendo per quanto riguarda le finalità». Per la Cattanei, la danza è «Un mezzo di formazione per i giovani e uno strumento, attraverso il quale possano approcciarsi al bello. Della musica, del movimento, della consapevolezza di cosa possiamo chiedere al nostro corpo, del lavorare insieme uniti e in armonia. Tutto ciò, senza nulla togliere al rigore dello studio e al corretto insegnamento della tecnica, senza perdere ovviamente il piacere di danzare. Per i più piccoli, credo che la danza debba essere semplicemente un gioco, per questo cerco di dar loro un approccio allegro e divertente».

Una scuola in rosaCi sono un po’ tutte le età a Danzainfiore, dai piccolissimi in età prescolare, fino alle mamme. «Per me è anche più stimolante - sorride Cattanei -, forse aumenta la difficoltà, perché un bimbo di tre anni va trattato diversamente da una ragazza di venti, tuttavia c’è lo scambio di esperienze e la possibilità di conoscere le varie fasi di crescita, direttamente». In maggioranza, gli allievi sono in realtà... allieve. Danzainfiore sembra parlare al femminile, almeno per il momento. «Ho un unico maschietto, Leo - dice Elisabetta -, per ora sono tutte ragazze, ma speriamo che anche i ragazzi si avvicinino presto. Per avere qualche ora fiorita, qui dentro».

Le varie declinazioni della danzaI corsi. In Salita San Rocchino se ne tengono di diverso genere. Ecco di nuovo la Cattanei: «Rimanendo in tema riguardo le fasce di età, abbiamo corsi di educazione al movimento, che sono prescolastici, poi propedeutica, successivamente lo studio della tecnica classico accademica vera e propria. Ho inserito anche la danza di carattere, per avvicinare le allieve alla tradizione popolare. Infine, da poco tempo è partito un corso di hip-hop».

Sotto la neveNon solo nella propria palestra vive Danzainfiore, che circa un mese fa ha partecipato ad una serata di beneficenza a Vercelli. «Sì, al Teatro Civico di Vercelli - ricorda Elisabetta -, grazie alla Onlus Regaliamo un Sorriso, che ha devoluto gli incassi della serata, riuscendo a comprare - mi pare - un trattore. Per le ragazze questa esibizione è stata un’occasione di star fuori due giorni tutte insieme, dormendo in una foresteria molto caratteristica. Per il secondo anno di fila, siamo anche state accompagnate da una bellissima nevicata...». Che rende il tutto più romantico ed affascinante.

I prossimi impegniNevicata che non ci sarà invece durante le prossime uscite, in programma a maggio e giugno. «Saremo a Milano il 13 maggio, al Piccolo, per seguire la scuola di ballo del Teatro alla Scala. A fine giugno, invece, porterò le ragazze al Porto Antico di Genova, per uno spettacolo di beneficenza».

la sCuola > eliSabetta cattanei Svela la Sua creazione

Danzainfiore, un gioielloarrampicato su una creuza

di f. past.

il ballo sul grande schermola danza al cinema: i 5 film che non Si può fare a meno di vedere

Tony Manero, 19enne, spende i propri sabato sera, in compagnia di

alcuni amici, alla moderna balera “2001 Odissey”,

separata dalla appariscente Manhattan solamente dal

ponte di Brooklyn. Sbronze, droga, problemi familiari, una tragedia incombente,

amori: e, naturalmente, balli scatenati.

La storia di Nina, ballerina in una compagnia di New

York, alle prese con la dedi-zione totale alla professione. Saranno la messa in scena del Lago dei cigni e una

contorta amicizia-rivalità (lei, cigno bianco) con l’inter-

prete del cigno nero a farle scoprire il suo lato oscuro: fino a rischiare di essere

distrutta.

Nel corso delle vacanze estive, Danny lega con San-dy, una ragazza australiana.

Sicuro di averla persa, il ragazzo ritrova l’amichetta

all’inizio dell’anno scolastico ma finge di essere indif-

ferente al suo fascino. Nel corso della carnevalata che festeggia i diplomati, però, Sandy e Danny balleranno

perfettamente affiatati.

Billy e la sua voglia di danzare, il suo amore per il movimento, lo spirito del corpo. Ma protagonista è anche al classe lavoratrice inglese, impegnata nelle

grandi battaglie degli anni ’80 contro la Tatcher e la

sua politica di annientamen-to dei diritti. Un’emancipa-zione che passa attraverso gli ostacoli del pregiudizio.

Le storie di un gruppo di studenti della scuola d’arte drammatica e musicale di New York, i loro sogni di gloria, le gioie per i primi

successi e i loro amori. Giovani pronti a tutto pur di sfondare nelle attività che amano, alla ricerca di un palco sul quale sentirsi, finalmente, pienamente

realizzati!

John Badham“La febbre delsabato sera”

RandalKleiser

“Grease”

DarrenAronofsky

“Il cigno nero”

StephenDaldry

“Billy Elliot”

Alan Parker“Saranno

famosi - Fame!”

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GENOVA | 16 giu 2011 Le ragazze

di Danzainfioredurante il saggiodi fine anno organizzatodalla scuoladi Elisabetta Cattaneialla Sala Carignano[ foto Danzainfiore ]

Nell’ultimo anno e mezzo, le ragazze di Danzainfiore hanno

svolto già parecchie attività interes-santi, oltre alle regolari ore di studio

in palestra.

Da segnalare senza dubbio il saggio del 16 giugno scorso,

andato in scena presso il Teatro Sala Carignano e di cui - grazie alla

cortesia della scuola che ce le ha fornite - pubblichiamo in queste pagine alcune fotografie. Saggio che si è svolto in ben due parti, con le allieve della scuola tutte

impegnate, a turno davanti al folto pubblico di genitori ed amici. Educa-zione al Movimento, Propedeutica,

Pre-Accademico, Accademico II, Accademico III e Danza di Carattere, accompagnati dalla musica dal vivo

prossima tappa, porto anticoun saggio per fare del bene

le mille attività della Scuola[ f. past. ]

della pianista Bianca Albites Coen, della violinista Elisa Albites Coen e con Denise Benti al microfono. Le arie di Wieniawski, Prokofiev, Ciaikovski, Rossini e Strauss - tra

gli altri - hanno preceduto il gran finale, in cui le allieve si sono esibite tutte insieme sul palco.

Le coreografie sono state curate interamente da Elisabetta Cattanei, fondatrice e anima della scuola di

salita Inferiore San Rocchino.

Il 28 gennaio scorso invece, Dan-zainfiore è stata ospite del Teatro Civico di Vercelli, più precisamente dell’associazione Onlus Il Valore di un Sorriso, che ha organizzato la serata “Aida - Per Il Valore Di Un

Sorriso”. Presenti scuole provenienti dal nord Italia e dalla Svizzera. La

Cattanei e le sue allieve hanno portato a Vercelli l’esibizione di

Danza di Carattere, uno stralcio del quale è disponibile anche sul sito

aics.liguria.it.

Danzainfiore, in questo periodo, prosegue le normali attività didatti-che e si prepara alla fine dell’anno, quando la scuola si esibirà al Porto Antico di Genova, per un altro spet-tacolo di beneficenza. Appuntamen-

to dunque a giugno.

Ricordiamo che i video della visita al circolo di Salita Inferiore San Rocchino - con le interviste ad

insegnante ed allieve, insieme ad un breve saggio - sono disponibili sul sito di Aics Liguria, all’indirizzo

aics.liguria.it.

Una battaglia nel silenzio

Il 15 marzo scorso, a Palazzo Ducale, presso la prestigiosa sala del Munizioniere, si è tenuta la prima giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, ideata e promossa dalla nostra associazione Mi Nutro di Vita. Ideata soprattutto dal suo presidente, Stefano Tavilla. Un po’ defilato, timidamente mischiato al folto pubblico, col suo modo di fare riservato. Ma è innegabile che gran parte del merito di una giornata che presto, molto presto, potrebbe diventare la giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, la si debba a lui.

La forza nasce dal doloreLa storia di Tavilla è la storia di un padre ferito, prima di ogni altra cosa. Il presidente di Mi Nutro di Vita ha perso l’anno scorso la figlia Giulia, proprio a causa dei disturbi del comportamento alimentare. Macigno che avrebbe schiacciato chiunque, ma che a pochi regala la forza di creare un tessuto per poter impedire che un così grande dolore

debba colpire altre persone.

La giornata del Fiocchetto LillaMi Nutro di Vita nasce così e adesso, dopo appena un anno, del Fiocchetto Lilla se ne discute in Parlamento. C’è una proposta di legge, sostenuta da una petizione che ognuno può sottoscrivere, direttamente ed in pochissimi secondi tramite la pagina internet apposita. A Roma se ne (dovrebbe) già discutere, ma la forza della richiesta popolare è l’unico vero stimolo concreto che possa far muovere acque in questo momento calde solo sul fondo. Il Fiocchetto Lilla ancora non è stato inserito a calendario come una data ufficiale, riconosciuta dalla legislazione italiana, ma i problemi contro cui i sostenitori di questo progetto si battono, sono ben più che riconosciuti. Sono reali.

GENOVA | 15 mar 2012 La sala del Munizioniere

durante l’incontroorganizzato da Mi Nutro di Vita

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mi nutro di vita, un fiocchetto viola per la lotta ai diSturbi alimentaritesto di Federico Pastore foto di Simone Arveda

15 marzo,Giornata Nazionale

contro i DisturbiAlimentari

Una battaglia nel silenzio

salute

Una realtà nel silenzioUna realtà che ogni giorno - di fatto - mette a rischio la vita di circa 3 milioni di adolescenti, solo nel nostro paese. Stiamo parlando di disturbi alimentari, quella che forse può essere definita la malattia del silenzio. Un silenzio davvero pericoloso, perchè i ragazzi e le ragazze affetti - ad esempio - da anoressia, bulimia, amenorrea, fanno una grande fatica ad ammetterlo prima a se stessi e successivamente alle famiglie. Che, una volta affrontato direttamente il problema (ed è cosa purtroppo assai rara), si trovano di fronte ad un ulteriore terribile ostacolo. La quasi totale mancanza di infrastrutture adeguate alla cura di queste malattie. Sul territorio genovese, ad esempio, esiste un unico ospedale che può ospitare pazienti in gravi condizioni, generate dai disturbi alimentari. Si tratta dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, che mette però a disposizione soltanto 6 posti letto. 6 posti letto contro migliaia di potenziali soggetti a rischio.

Relatori d’eccezioneIl problema sollevato dunque a Palazzo Ducale da Mi Nutro di Vita è un problema che dal sottobosco del silenzio, dove si trova ora, deve necessariamente piano piano uscir fuori. A testimonianza di quanta sia la sensibilità a livello nazionale su questo tema, erano presenti relatori d’eccezione. Che elenchiamo di seguito e della maggior parte dei quali riportiamo le schede, a corredo del servizio. La professoressa Michela Marzano, docente ordinario di Filosofia all’Università di Parigi, nonché scrittrice. Mariafrancesca Garritano, ex ballerina solista della Scala di Milano e recentemente protagonista delle cronache, per le sue rivelazioni sui disturbi alimentari nel mondo della danza, che le sono costate il posto alla Scala. Elisa D’Ospina, modella plus-size e collaboratrice di Vogue Italia, la rivista di riferimento nel mondo della moda, per cui la D’Ospina cura la sezione Curvy. Ilaria Caprioglio, modella di spicco negli anni Novanta ed oggi avvocato e scrittrice, nonché vicepresidente dell’associazione Mi Nutro di Vita. Ed Enrica Perilio, rappresentante dell’Associazione familiari contro i disturbi alimentari.

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mi nutro di vita, un fiocchetto viola per la lotta ai diSturbi alimentaritesto di Federico Pastore foto di Simone Arveda

Villa Scassiè l’unico

centro attrezzatosul territorio

genovese

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La sua vicenda ha fatto il giro d’Italia negli ultimi tempi e Maria Francesca Garritano è passata dalla discreta fama dei palcoscenici internazionali alla assai più invadente notorietà dei notiziari nazionali e dei rotocalchi di cronaca. L’ormai

ex prima ballerina della Scala di Milano ha perso il lavoro in seguito a dichiarazioni del tutto esplicite sul mondo della danza, dichiarazioni che hanno rappresentato una denuncia, più che altro, riguardo l’incredibile diffusione dei disturbi alimentari tra i ballerini professionisti.

Da Cosenza alla ScalaLa cosentina ci è andata giù pesante, ad esempio con l’Observer: «Una ballerina su cinque, alla Scala, è anoressica». Parole che la direzione del teatro milanese non ha gradito, tanto da inviarle lettera di licenziamento, anche in seguito al libro da lei pubblicato La verità, vi prego, sulla danza, e ad altre interviste senza troppi peli sulla lingua, rilasciate ai media nazionali ed internazionali. Marygarret, così si fa chiamare in arte Mariafrancesca, ci ha messo la faccia, denunciando una piaga sua e non solo sua, rimettendoci così una carriera iniziata all’età di tre anni nella scuola Cis di Cosenza e conclusasi pochi mesi fa, quando la Garritano si era vista promuovere a ballerina solista della Scala. Curioso, in questo senso, che uno degli ultimi ruoli da lei interpretati sia stato proprio quello di Odette, nel Lago dei Cigni di Ciajkovskji. Un ruolo che, nel recente passato, ha impressionato il mondo grazie all’interpretazione cinematografica di Natalie Portman in The Black Swan (2010) di Darren Aronofsky. Un film controverso, che poneva già i riflettori sulla parte oscura del mondo della danza, così ricco di grazia all’occhio dello spettatore, così duro e spietato invece al suo interno.

Le ombre dietro la luceUn altro duro colpo dunque, ad una delle arti più antiche e pure della storia dell’umanità, che della purezza del gesto ha fatto la sua bellezza ed il contrario. Che nell’immaginario collettivo può forse essere associata al bianco dei costumi e delle scarpette. Che di bianco invece, dietro le quinte ha ben poco. «Io per prima cosa eliminerei gli specchi dalle palestre - esordisce, sorridendo Mariafrancesca -, perché se un ballerino ha accanto a sé un insegnante che sa il fatto suo, non

IntervIsta > la voce fuori dal coro di maria franceSca garritano

La ballerina che ha squarciato il velodi f. past.

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c’è bisogno di guardarsi. Le cose vengono lo stesso». Proprio agli insegnanti va il primo invito della cosentina. «C’è molta disattenzione tra chi insegna, non voglio dire che ci siano vere e proprie colpe da parte dei docenti se un ragazzo o una ragazza incontrano disturbi alimentari, ma essere disinformati è il primo passo per creare disagi. Credo serva una maggiore coscienza di quelli che sono i problemi, quelli che possono incontrare gli altri e i propri, anche...».

Contro ostruzionismo e vergognaAltro nodo, i centri. Che in Italia sono pochi e non coprono la grandissima richiesta che arriva dalla popolazione. Probabilmente molti nemmeno sanno quanti siano gli adolescenti che necessiterebbero di cure. Si stima che i ragazzi coinvolti, anche marginalmente, siano circa 3 milioni, solo in Italia. «È tanto grande il numero di gente che soffre di questi disturbi - dice la Garritano -, quanto è grande il numero di persone che ne negano l’esistenza. I motivi ora sarebbero tanti e non li voglio elencare, però è qui che sta l’equazione che testimonia la drammaticità del problema. Se diminuissimo chi fa ostruzionismo per vergogna o per interesse, sono certa che la situazione generale migliorerebbe, perché verrebbe sconfitta la paura». Paura che attanaglia i soggetti affetti da anoressia e bulimia, ad esempio, che fanno una gran fatica a parlarne anche con le persone più vicine. «È un disturbo del silenzio questo - taglia Mariafrancesca -, si nutre del silenzio, della vergogna e dell’omertà degli altri. A volte chi soffre può anche avere il coraggio di ammetterlo a se stesso, ma si trova di fronte a persone che si vergognano e non riesce a superare quest’ostacolo».

Quando si comincia a parlareL’ultima battuta sulla vicenda della Scala, che ha chiuso in modo secco e doloroso la carriera della Garritano. «Credo che abbia dato fastidio il fatto che invece di star zitta e ballare, come fanno tutti i ballerini, io abbia iniziato a parlare. Non siamo macchine, pensiamo anche noi come gli altri. Dicono che le mie dichiarazioni hanno leso la loro immagine? Penso che il mio licenziamento l’abbia lesa... Ma in ogni caso, anche se riconosco che questo è un momento di crisi e che il lavoro è un bene preziosissimo, non sono pentita di ciò che ho fatto».

GENOVA | 15 mar 2012 Maria Francesca Garritano,

cosentina, balla dall’età di tre anni:pochi mesi fa ha perso il postodi prima ballerina alla Scala di Milanoper le sue dichiarazioni sulla vastitàdel problema dei disturbi alimentarinel mondo della danza

Stefano Tavilla ha fondato Mi Nutro di Vita da circa un anno, dopo aver subito una delle più terribili tragedie che possano colpire un essere umano: la scomparsa della figlia. Giulia, adolescente, soffriva di disturbi alimentari ed era in lista per entrare in un centro di cura, uno dei pochissimi in Italia. Così pochi da non permettere ai - molti - che hanno bisogno di assistenza, anche urgente, di essere accolti adeguatamente, potenzialmente salvando loro la vita. Fortu-

na che Giulia non ha avuto, lasciando Stefano Tavilla a piangerla.

Tavilla però ha reagito, subito, cercando di incanalare la grande forza che un così grande dolore può dare. Utilizzandola per aiutare altre persone affette dagli stessi disturbi di Giulia. Così nasce l’associazione Mi Nutro di Vita, che in poco più di un anno ha già raccolto consensi importantissimi a livello nazionale, tanto da arrivare a proporre un disegno di legge per istituire la giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata appunto a chi soffre di patologie alimentari quali anoressia, bulimia oppure amenorrea. Un progetto che ha riscontrato un’enorme fortuna lo scorso 15 marzo a Palazzo Ducale, a Genova: «È stata una

giornata fantastica - esordisce Tavilla -, la risposta del pubblico è entusiasmante e ora ci aspettiamo, vorremmo una risposta simile anche dalle istituzioni. Non ci abbattiamo, comunque, e continueremo sulla strada della sensibilizzazione, visti i risultati che ha portato e sta ancora portando».

Il terreno, purtroppo, è fertile. Se in un solo anno di attività Mi Nutro di Vita ha ottenuto così tanto appoggio dalla gente, significa che il problema è radicato e nascosto. «Si tratta di una patologia in continua espansione - avverte Stefano -, soprattutto tra le fasce di popolazione più giovani. Il più delle volte

viene occultata dalle famiglie per vergogna, per omertà, o per protezione dei propri cari. Quello che è importante è riuscire ad ottenere un cambiamento culturale. Queste malattie sono state quasi sempre considerate un vezzo, una ricerca di esclusivismo, invece bisogna rendersi conto che è solo sintomo di sofferenza. Una sofferenza che tantissimi ragazzi nel nostro paese subiscono, tanto che si stima siano circa 3 milioni gli adolescenti colpiti da disturbi del comportamento alimentare, sottotraccia. Sono numeri che non possono e non devono passare inosservati, come il dato della causa di mortalità. I numeri

dicono che i dca rappresentano la seconda motivazione di morte nelle ragazze tra i 12 e 15 anni, dopo gli incidenti stradali».

Insomma, sembra che il problema sia sotto gli occhi di tutti, ma pochi si sono presi la briga di affrontarlo direttamente. «Per questo combattiamo con la sensibilizzazione. La gente deve sapere queste cose, deve conoscere la realtà. La giornata del Fiocchetto Lilla nasce per questo motivo. Invito chi volesse ad iscriversi alla petizione in internet, che abbiamo aperto proprio per far passare il disegno di legge che ci consentirebbe di essere riconosciuti e dunque

maggiormente conosciuti. Bastano pochissimi secondi per inserire il proprio nome. Trovate tutto sul nostro blog, in internet, basta digitare Mi Nutro di Vita su un qualunque motore di ricerca e verrete indirizzati alle nostre pagine». Tavilla, per concludere, non fa nomi. Ma una cosa in più la dice. «Vorrei ringraziare tutti i volontari, tutte quelle persone che non hanno mai sofferto di dca e non hanno mai avuto loro cari che ne soffrissero, ma ugualmente sono vicini a noi

in questa campagna di sensibilizzazione nazionale. La risorsa principale sono proprio queste meravigliose persone».

un cambiamento culturalela forza dal dolore: l’eSperienza di Stefano tavilla

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moda e danza, davanti e dietro le quinte5 libri da leggere per entrare nelle zone d’ombra di palchi e paSSerelle

«In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato,

ma col passare degli anni è diventata una necessità. Per mostrare chi sono e che cosa penso. Perché, forse, senza quella sofferenza non sarei diventata la persona che

sono oggi. Non avrei capito che la filosofia è soprattutto

un modo per raccontare la finitezza e la gioia. Gli

ossimori e le contraddizioni. Il coraggio immenso che ci vuole per smetterla di sof-

frire e la fragilità dell’amore che dà senso alla vita».

Due giornaliste di moda, in un libro “dedicato al lato glamour delle rotondità”,

portano alla luce l’at-teggiamento morboso e

monomaniaco di molti stilisti nei confronti della magrezza (così più facile da vestire) e dispensano consigli per lo shopping, fino ad arrivare

all’elenco delle mille diete e dei mille trattamenti con cui ci massacriamo la vita anche quando non si tratta affatto

di salute. Il libro analizza anche le curvy della televi-sione, dello spettacolo, della musica e della letteratura.

Le ballerine sono degli esseri fragili che non posso-no permettersi distrazioni,

inserite in un mondo corrotto e caotico che rende la fatica ancora più intensa. Maria Francesca Garritano si chiede se tutto questo sia giusto, si chiede si sia

stata una buona scelta, se tornando indietro rifarebbe tutto daccapo, se quella è davvero la vita che voleva.

Nonostante la malinconia, le rinunce, le sofferenze, l’autri-ce afferma che sì, ne vale la pena. Il mondo della danza

è così: si ama o si odia.

«Per svelare alle ragazzine che desiderano entrare nel mondo della moda come

prosegue la favola dopo che sono passati i titoli di coda dell’ennesimo concorso di

bellezza». L’inquieto percor-so di una modella dal quale s’intravede il dietro le quinte

del mondo della moda, in una testimonianza concreta, attendibile e non retorica di quello che è questo mondo oggi. Un libro che evidenzia come il mondo delle model-le non regali sogni ma offra

una realtà di lavoro con regole precise e rigorose.

Ballerino sublime, coreografo, avventuriero,

dandy, lavoratore instanca-bile, a sedici anni dalla sua scomparsa Rudolf Nureyev continua a esercitare un fascino cui è difficile sot-

trarsi. D’altra parte è la sua vita ad assomigliare ad un

romanzo, in cui bellezza, ta-lento, ribellione, nostalgia e solitudine si intrecciano fino alla morte per Aids. Questa biografia riporta alla luce molti episodi inediti della sua vicenda esistenziale e

artistica, ed è un omaggio al suo genio e al suo coraggio.

Michela Marzano“Volevo essere

una farfalla”

M. Francesca Garritano“La verità, vi prego,

sulla danza!”

Daniela Fedie Lucia Serlenga

“Curvy”

Ilaria Caprioglio“Milano Collezioni

andata e ritorno”

Bertrand Meyer-Stabley“Biografia

di un ribelle”

2011 2010 2011 2008 2009

Le vite impegnatedi tre donnein prima fila

le sChede > relatrici d’eccezione

di f. past.

Tre donne, tre esperienze di vita, tre carriere vicine e allo stesso tempo lontane: tutte e tre insieme ad un tavolo, al Palazzo Ducale di Genova, per dare il proprio contributo all’associazione Mi Nutro di Vita nella battaglia contro

i disturbi alimentari. Perché parlare, sensibilizzare, raccontare e condividere il proprio vissuto, beh, quello è il primo passo per un cambiamento: del quale c’è enormemente bisogno.

Elisa D’Ospina / ModellaElisa D’Ospina Nasce a Vicenza nel 1983. Inizia la sua carriera di modella nel 2007 con le prime sfilate e i primi cataloghi. Oggi è una delle top-model più richieste a livello internazionale nel settore del conformato. Partecipa regolarmente come opinionista a numerose trasmissioni tv e radiofoniche nazionali. Da sempre impegnata nella lotta contro i disturbi alimentari, ha denunciato in questi anni ai media il proliferare di siti e blog pro-anoressia e pro-bulimia. Nel 2009 è stata anche nominata dal Ministero della Salute testimonial nazionale per la “Tre giorni della salute”. Nelle vesti di presentatrice ha condotto anche programmi sulle reti Sky, eventi e manifestazioni. Laureata in Scienze della Comunicazione con specializzazione in Psicologia, fa combaciare la sua passione per le passerelle nel panorama delle taglie comode con la sua attività di Ufficio Stampa per un’agenzia di comunicazione, della quale è socia. Gestisce un proprio blog personale e dal 2010 è fashion-blogger per Vogue Curvy.

Michela Marzano / Docente universitariaUno dei personaggi più applauditi nell’arco della prima giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, ideata ed organizzata dall’associazione Aics Mi Nutro di Vita. La Marzano è un’autorità per chi segue le vicende della lotta ai disturbi alimentari, avendo sofferto in passato di questo tipo di patologia e rappresentando oggi un importantissimo punto di riferimento per chi combatte contro il demone di bulimia, anoressia, amenorrea e malattie simili. La Marzano, nata a Roma nel 1970, ha studiato filosofia all’Università di Pisa e, in seguito ai numerosi saggi e all’impegno costante, è diventata docente ordinario della René Descartes di Parigi. Il tema principale dei saggi della Marzano è basato su Filosofia Morale e Politica, centrata sul ruolo che l’essere umano occupa nella società attuale, ma anche e soprattutto sul corpo umano ed il suo statuto etico. Da qui la concentrazione - anche e soprattutto autobiografica -, sui disturbi alimentari, ai quali la Marzano ha dedicato l’anno scorso il volume Volevo essere una farfalla.

Maria Francesca Garritano / BallerinaMaria Francesca Garritano, in arte Marygarret, nasce a Cosenza il 7 novembre 1978 e all’età di tre anni circa inizia a studiare danza classica con gli insegnanti Antonella Monaco e Stefano De Gaetano. Poi è la volta di recitazione e dizione con Franco Monaco e di tip-tap con Silvia Surdu, presso il Cid diretto da Isabella Sisca. Nel 1994 partecipa al Concorso Internazionale di Varna nella sezione Juniores. Nello stesso anno vince il premio Scarpetta d’oro di Montecarlo, danzando una coreografia dei suoi insegnanti De Gaetano e Monaco. Nel 1996 si diploma al Cid, la scuola di danza di Cosenza, per poi frequentare il corso della Scuola di Danza del Teatro della Scala. Entra a far parte del Corpo di Ballo del Teatro della Scala nel 1998. Partecipa a tutte le promozioni in sede e all’estero come Solista e Prima Ballerina. Nel 2001 è invitata al Miami Festival Ballet come danzatrice ospite del Teatro alla Scala. Dal 2003 partecipa ai Galà di danza Grazie Rudy, omaggio al grande ballerino e coreografo Rudolf Nureyev. Partecipa a Varna 2008 come partner di Massimo Garon, studiando il repertorio classico con il maestro Michele Villanova. Nel 2008 è Ospite al Galà Notte con le stelle presso il Teatro Arena di Verona. Scrive il suo primo libro: La verità, vi prego sulla danza! Nel gennaio 2011 interpreta il ruolo di Odette/Odile nel Lago dei cigni, con coreografia di Rudolf Nureyev. Nel giugno 2011 è infine nominata ballerina solista del prestigioso teatro milanese. Una carriera in rampa di lancio, fino ai problemi che nascono col Teatro della Scala, proprio tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, a causa di alcune interviste rilasciate dalla Garritano a mezzo stampa, in cui la ballerina denuncia chiaramente l’estensione della piaga dei disturbi del comportamento alimentare all’interno del mondo della danza professionistica. Dichiarazioni che la direzione del Teatro milanese ritiene lesive nei proprio confronti, dichiarazioni che costano immediatamente il posto alla cosentina. Licenziata quindi dalla Scala con una lettera unilaterale. Da qui nascono i successivi servizi televisivi, tra cui quello de Le Iene, che portano il caso della Garritano alla luce dell’interesse nazionale.

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GENOVA | 15 mar 2012 Un momento della giornata organizzata a Palazzo Ducale:

Michela Marzano, docente universitaria, al fiancodella ballerina professionista Maria Francesca Garritano;sotto, la modella internazionale Elisa D’Ospina

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SANTA CRUZ (California, Usa) | 18 mar 2012 Una spettacolare virata tra le onde

di Stefano Bellotti, della Surfactivity SA:negli States è arrivato il titolo mondiale

Cosìconquistoil mondo

Stefano bellotti,da recco agli StateS

testo di Federico Pastore foto di Chris Bensch

Onde alte 15 piedi,ma non abbastanza

per il nuovo campionedel mondo

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Sabato 3 marzo, al box 10 della passeggiata Sant’Anna di Recco, ha aperto ufficialmente la Surfactivity Sport Association, nuovo luogo di ritrovo per tutti glli amanti degli sport acquatici, siano essi praticati sull’acqua... liquida, che su quella... solida. Già, perché i ragazzi di Recco le tavole non le usano solo per andar per mare o fiumi, ma pure sulla neve. Non disdegnando il

terrestre skate e la sorpresa a quattro ruote, che teoricamente uscirebbe un po’ dal seminato, ma se si prova a capire la mentalità dell’associazione, ci sta

bene pure lei.

Stile easyLa loro pagina di facebook, d’altra parte, la mette giù bella schietta appena

ci si capita sopra. Manifesto in tipico stile easy, alla maniera surfista, con il simbolone del circolo in testa, seguito da una serie di fotografie tenute su da puntine rosse, che pungono una parete di legno a tasselli. Di colore chiaro. Le foto rendono l’idea di quanto ci sia da non annoiarsi. Surfing, windsurfing, wave-skiing, kayak surfing, kayaking, snowboarding, skateboarding

ed, infine, l’inatteso car-racing, a completare il quadretto di un’attività fatta su misura per chi ama le emozioni forti. Come Stefano Bellotti, presidente

della Surfactivity SA, ragazzone col sorriso stampato sulla faccia, la camicia a quadri sopra la maglietta bianca, che fa intravvedere il fisicaccio di uno

sportivo da sempre.

L’inaugurazione e la scuolaÈ lui ad aprire ufficialmente il club, sabato verso l’una, con gli amici a

spruzzargli champagne e bravo, bravissimo. Poi, Bellotti invita ad entrare e l’ambiente soppalcato fa subito effetto. Sembra un magazzino, però moderno,

con l’odore del legno difficile da non amare, che entra nelle narici e rende la percezione della giornata ancora più festosa. Al piano terra, l’architettura

che sostiene il soppalco, dipinta di nero, crea il rimessaggio per kayak, canoe e tavole. Poco più avanti c’è lo spogliatoio, ricavato a fianco al bagno, con

vano doccia e il normale servizio. Si sale. Pochi gradini, nemmeno ripidissimi. Apertura del piano superiore con boiler subito lì, poi un pc, un divano giallo assai azzeccato, tv, playstation, un azzeccatissimo - pure questo - frigorifero vintage e oltre una sbarra portante, la palestra con attrezzi di ogni genere per l’allenamento. Champagne, ancora, qualche chiacchiera e i complimenti

un po’ di tutti.

In spiaggiaE ci si sposta sulla spiaggia di Recco, direzione ponente, quella oltre il ponti-cello alla foce del fiume. Lì, inizia la festa vera e propria. Gli sponsor Exo e

Surfactivity hanno allestito un paio di box, con musica e dall’altra parte c’è il mastro distributore di birra, per gli ospiti. Si pranza pure, tra canoe e tavole, in

esposizione. Naturalmente, musica.

Un luogo di ritrovoÈ in questo clima che Bellotti racconta l’idea di Surfactivity SA. «Siamo tutti ragazzi che praticano sport all’aria aperta - comincia -, qui a Recco, a

Levanto, oppure sui fiumi, in giro per l’Italia. Avevamo bisogno di un luogo dove ritrovarci, cambiarci, raccontare le nostre diciamo avventure... E per poter

ospitare la gente che magari si avvicina a questi sport e poterla aiutare ad inserirsi correttamente. Noi ci divertiamo con surf, kayak, kayak surf, kayak river e snowboard, principalmente. Abbiamo istruttori per tutte le discipline

ed organizziamo anche giornate sulla neve, con personale qualificato che accompagna chi lo desidera e lo segue».

La scia dei paesi esteriBellotti il box 10 lo ha immaginato da un paio di anni, ricalcando ciò che

accade già da tempo in paesi come Francia, Spagna e Portogallo, molto attivi in questo senso. Con parecchi gruppi di ragazzi che si riuniscono in una sede per scambiarsi commenti, avere una base dove tenere il materiale, creare

un circolo di partenza per poi coinvolgere altri elementi. Qui in Italia però, non è così immediata la situazione. Gli sport cosiddetti estremi, non hanno ancora preso, serve qualche anno, sebbene la tendenza pare stia

nasce la surfactivity sport associationa recco un luogo di ritrovo tra l’odore del legno e il Sale del mare

per incontrarSi, raccontare e vivere la voglia di avventura

nettamente cambiando.

Thanks toInsomma, per sostenere il carico di un progetto simile ci vogliono princi-palmente due cose: investimento su se stessi ed investimento in denaro.

«Personalmente - racconta sempre Bellotti -, ringrazio mio padre e gli sponsor, che mi hanno permesso di realizzare un progetto cui tengo tantissimo. Mio padre mi ha indicato come svolgere i lavori all’interno del club, anche se poi li ho fatti tutti da solo. Gli sponsor Exo e Surfactivity invece, ci aiutano con-cretamente fornendo il materiale tecnico e dandoci così il pane per divertirci». Bellotti è dunque legato allo storico negozio di Surfactivity, attivo a Genova dal 1993 e recentemente riaperto, dopo alcuni anni di crisi. Stefano è infatti un kayakista di livello, avendo vinto in passato lo Scudetto con la Proscogli

Chiavari Kajakpolo, ed essendosi classificato 13° assoluto al 24° festival di Kayak Surf di Santa Cruz, California, un evento internazionale che coinvolge tantissimi atleti, provenienti da tutto il mondo. Per lui, anche un prestigioso

9° assoluto all’Oceanspirit Portogallo kayak surf, categoria HP. Prima del trionfo mondiale, di cui parliamo a parte.

Sede e spot«Surfactivity ha riaperto da tre anni - racconta Bellotti -, e stiamo cercando di dar vita ad un Genova un po’ diversa, dove la passione per gli sport che pratichiamo possa essere condivisa da più gente. Credo che il punto dove

abbiamo realizzato la scuola sia il più intelligente vista la conformazione del territorio. Qui dove siamo ora c’è uno spot abbastanza facile, ottimo per chi inizia, mentre più a Levante, dalla baracchetta, è più impegnativo, dunque adatto a surfisti con maggior esperienza. Inoltre, organizziamo trasferte sui

fiumi e sulla neve, come già detto, cercando di rendere il più completo possi-bile questo viaggio».

PacchettiI pacchetti che offre Surfactivity SA. «Ne abbiamo diversi. Si parte dalle 6 ore (ovviamente non consecutive, ndr) con istruttore qualificato a 120 euro,

fino ad arrivare all’abbonamento annuale, che costa 200 euro e comprende l’utilizzo del materiale sociale e della sede. Se si dispone di materiale proprio, con una piccola spesa in più c’è anche il rimessaggio. Per la squadra di canoa

polo, abbiamo anche realizzato una palestra per gli allenamenti, poi c’è il divano, la tv, la playstation, un pc, il frigorifero, la musica. Abbiamo tutto per stare insieme e divertirci». Altro evento importante a calendario, il Sestri Le-vante sul Mare, che quest’anno sarà ospitato proprio dai ragazzi di Bellotti. Il

Sestri sul Mare è una gara di kayak polo, molto seguita e davvero divertente da guardare. Si tratta di una via di mezzo tra polo a cavallo e pallanuoto. Al posto del cavallo c’è il kayak, al posto della calottina un casco, sempre col numerino scritto sopra. Naturalmente, i remi ed il pallone a fasce, stile vol-leyball. «Ospiteremo questa manifestazione e siamo orgogliosi, poi appena abbiamo qualche ragazzo in più, faremo anche la Pro Recco». Per chiudere, i thanks to. «Sicuramente agli sponsor Exo e Surfactivity, poi, come ho già

detto, a mio padre. Do l’appuntamento a tutti a Recco, a chiunque volesse iniziare questi bellissimi sport, oppure a chi già li pratica e desidera trovare un luogo di

aggregazione. Siamo tutti ragazzi attivi ed entusiasti. Vi aspettiamo!».

Obiettivo: centinaia di iscrittiAnche Gabriele Dellacasa è presente, naturalmente, al day-one della Sur-

factivity SA. L’ex vicepresidente del circolo, ora soltanto socio, racconta come è nato un progetto ambizioso. «Sono circa un paio d’anni che ci puntavamo, ma per vari impedimenti con il comune di Recco, con gli spazi e con i soldi,

abbiamo dovuto slittare ad oggi. Pazienza, l’importante è che si sia riusciti a partire!». Ma i ragazzi di Recco non si fermano certo qui. «Assolutamente no.

Attualmente, siamo una decina di iscritti ma, io esagero eh, puntiamo, perché no? a diventare centinaia. In fondo sono parecchi i ragazzi che praticano

queste attività sportive e molti le praticherebbero, se avessero un punto di appoggio. Che stiamo provando a fornire». Auguri e appuntamento a Recco,

passeggiata Sant’Anna, al di là del ponticello, box 10.

Piccolo miracolo in California, dove Stefano Bellotti fa la storia del kayak surf italiano, vincendo il mondiale e mettendosi dietro tutti gli atleti più forti del mondo. A Steamer Lane il genovese vince tutte le heat, da quelle di qualificazione fino

alla finale, dove Bellotti sente il suo nome per ultimo e capisce che il sogno è diventato realtà. «Sì, lì funziona così - racconta Stefano -, la premiazione è a ritroso: prima chiamano il quarto, poi il terzo, poi il secondo ed è allora che il primo capisce di aver vinto. Quando non mi sentivo mai chiamare, ho detto: Veramente? Beh, poi hanno nominato il secondo e lì ho realizzato di essere diventato campione del mondo!». Per primo, in Italia.

Onde grosse e canoa nuovaCome anche Bellotti è stato il primo iscritto del nostro paese, ormai tre anni fa. «È la terza volta che io e Gabriele Dellacasa partecipiamo all’evento, ci eravamo sempre piazzati bene, ma stavolta è stato davvero fantastico. C’era la gente più forte al mondo, poi è stato un festival da ricordare anche per le condizioni meteo. Era brutto, ci sono state onde fino ai 15 piedi in finale, roba veramente grossa...». Come conferma Galen Licht, vincitore degli ultimi due Fests Paddle: «Le condizioni della gara sono state epiche - dice l’ex campione -: mare agitato, vento forte, difficilissimo remare. Si potevano prendere solo tre onde per ogni heat e credo che le condizioni fossero davvero al limite del possibile». Una gioia in più per Bellotti, che non è andato a vincere in America per combinazioni fortunose. In più, su una canoa che non aveva mai provato. «L’ho provata direttamente in gara - spiega il campione genovese -, era quella del nuovo sponsor e non avevo avuto tempo per testarla. Credo che anche questo sia un motivo di orgoglio ulteriore, se ce ne fosse bisogno, perchè sono già davvero felice così».

Primo tra i campioniIl racconto della scalata al titolo, per bocca di Bellotti. «Ho vinto tutte le heat, dalla qualifica, fino ai quarti di finale, alla semifinale e poi l’ultima, la finalissima. Sono arrivato sempre primo e dunque credo che meglio di così non potessi sperare. Ho battuto credo i migliori al mondo nella categoria International Class, che è la più importante a livello internazionale: Buck Johnson, il campione Master, Darren Benson, il vicecampione Open. Atleti fortissimi. In tutto, a Santa Cruz c’erano 100 partecipanti provenienti da ogni zona del mondo, mentre la fase finale l’abbiamo affrontata in 32. Ancora non mi rendo bene conto di ciò che ho fatto, ma piano piano credo realizzerò». Beh, anche perchè gli americani e gli australiani, che nel kayak sono maestri, non si aspettavano il successo di un italiano. Giunto davvero contro ogni pronostico ed entrato così nella leggenda di questa disciplina, andando ad inorgoglire ed impreziosire il movimento sportivo del nostro paese.

Con l’Aics in cima al mondoE di Surfactivity Sport Association, circolo Aics che Bellotti presiede. «Beh, è una bella pubblicità per la nostra associazione: chi fa kayak a livello internazionale ora ci conosce meglio! Bene, perché stiamo partendo con nuove attività, tra cui spicca la scuola di canoa polo. Abbiamo montato il campo fisso a Recco, con la prima porta in mare. Sto cercando di creare una squadra per partecipare l’anno prossimo al campionato. Il pacchetto che proponiamo ai ragazzi che volessero partecipare è questo: 390 euro di quota sociale con l’utilizzo della sede e delle attrezzature compresi, l’assicurazione, 5 ore di lezione con istruttori qualificati e due allenamenti alla settimana per il periodo che sarà di circa 6-7 mesi».

SANTA CRUZ (California, Usa) | 18 mar 2012 Stefano Bellotti tra le onde di Steamer Lane durante le gare del mondiale

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la foto del mese

di Simone Arveda

piacere, sono lo specchiouna SenSazione Strana

e un confronto da affrontare a teSta alta

C’è qualcosa che colpisce, in quella parete di specchi che non lascia spazio al muro e amplifica spazi e sensazioni. È una sensazione indefinita, quasi di disagio. La casa degli specchi, in quei vecchi luna-park, luogo dove perdersi e perdere contatto con tutto quel che rimaneva fuori. Non con

se stessi: lo specchio isola, inchioda, obbliga ad un confronto complicato. Tu e lui, che poi sei tu e ancora tu. Fuori tutti gli altri. E se conoscersi, capirsi, è un percorso che dura una vita, guardarsi è cosa di un attimo. Superficiale, certo, ma diretta, immediata, spesso spietata. E allora tocca accettarsi, comprendersi, arrivare persino a volersi bene, ma questo è nuovamente un cammino che si srotola nel tempo. La colpa non è dello specchio, certo, non di quegli specchi che coprono i muri nelle palestre né di altri. Perché sfuggire al confronto, a qualunque età, in qualunque modo, è il contrario di crescere. Non dare l’aiuto che serve per affrontarlo, quel confronto, è però il contrario di educare.

A pagina 14il serviziosul mondodella danza

GENOVA | 22 mar 2012 Lo specchio riflette, e la ballerina corregge: un rapporto complicato