strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. l...

30
Dipartimento di Politiche Pubbliche e Scelte Collettive – POLIS Department of Public Policy and Public Choice – POLIS Working paper n. 137 March 2009 Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L’esperienza dell’Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione Noemi Podestà UNIVERSITA’ DEL PIEMONTE ORIENTALE “Amedeo AvogadroALESSANDRIA Periodico mensile on-line "POLIS Working Papers" - Iscrizione n.591 del 12/05/2006 - Tribunale di Alessandria

Upload: nguyendan

Post on 17-Feb-2019

215 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

Dipartimento di Politiche Pubbliche e Scelte Collettive – POLIS Department of Public Policy and Public Choice – POLIS

Working paper n. 137

March 2009

Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti.

L’esperienza dell’Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione

Noemi Podestà

UNIVERSITA’ DEL PIEMONTE ORIENTALE “Amedeo Avogadro” ALESSANDRIA

Periodico mensile on-line "POLIS Working Papers" - Iscrizione n.591 del 12/05/2006 - Tribunale di Alessandria

Page 2: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

1

Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L’esperienza dell'Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione 1

Noemi Podestà

Abstract

Sempre più di frequente si assiste a episodi conflittuali locali conseguentemente alla progettazione di una grande infrastruttura su un territorio. Mentre nel resto del mondo sono state elaborate una serie di tecniche e metodi per risolvere (ma anche per prevenire) situazioni conflittuali, in Italia di fronte a questi casi si assiste a provvedimenti ex post, ad interventi emergenziali e poco efficaci.

Nella prima parte dell’articolo verrà proposta una breve rassegna degli strumenti disponibili per affrontare in diversi modi tali situazioni: dalle tecniche di mediazione vere e proprie adottate allo scopo di costruire il consenso intorno ad un determinato progetto (dal débat public in Francia alla sperimentazione della negoziazione integrata negli Stati Uniti) alle forme di democrazia partecipativa potenzialmente utilizzabili come supporto alle decisioni pubbliche.

Nella seconda parte dell’articolo si propone un primo bilancio dell’esperienza dell’Osservatorio della Valle di Susa, un organismo tecnico di confronto nato a seguito delle proteste sorte riguardo al collegamento ferroviario Torino-Lione. Per elaborare il percorso analitico proposto si agirà parallelamente su due fronti: da un lato verrà presentata una breve descrizione delle attività svolte e dei risultati raggiunti dall’Osservatorio a partire dal suo insediamento fino ad oggi, dall’altro lato verrà fornita, sulla base dell’analisi del materiale empirico rilevato nel corso dell’osservazione partecipante, un’ipotesi esplicativa di quali siano stati i meccanismi attivati all’interno dell’osservatorio che hanno permesso il superamento del conflitto.

1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla tesi di Dottorato di Scienza Politica svolta presso il Dipartimento di Studi Politici dell’Università degli Studi di Torino ed è stato presentato al convegno annuale Sisp 2008

Page 3: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

2

1 I conflitti territoriali: attori e processi La sfera delle politiche per l’ambiente e il territorio sembra negli ultimi anni soffrire di un

notevole incremento delle proteste da parte delle comunità interessate da tali politiche (Lewansky

1997, Bobbio 1997). Queste proteste spesso danno vita a vere e proprie mobilitazioni in cui sono

coinvolti gruppi organizzati di cittadini che dimostrano notevoli capacità sia nel mettere in atto

strategie di azione particolarmente flessibili sia nell’espandere il rancore e coinvolgere ampi gruppi

nella protesta intercettando così le risorse e il supporto necessario alla propria azione (Gordon,

Jasper 1996). La forza di queste mobilitazioni non è tanto da imputare alla vitalità del movimento

ecologista quanto piuttosto alla forza delle comunità locali che attraverso la propria azione

evidenziano la spaccatura che si è creata “tra il generale ed il particolare, tra il nazionale ed il

locale, tra il benessere dei più ed il sacrificio dei meno” (Bobbio 1999 p.187).

Con il termine mobilitazione locale si intende una “precisa classe di azioni collettive,

organizzate da ‘imprenditori’, in cui gli attori coinvolti sollevano dei problemi locali e li rendono

pubblici, interagendo con autorità politiche pubbliche e perseguendo uno o più obiettivi condivisi”

(Vitale 2007 p. 10). Le mobilitazioni locali si presentano sotto tre differenti forme: contestazione di

decisioni da parte di attori pubblici o privati; rivendicazioni di diritti o di beni e servizi collettivi;

produzione di beni pubblici. Nei primi due casi le mobilitazioni assumono un carattere conflittuale.

Questo tipo di conflitti, che noi definiremo territoriali (il territorio infatti rappresenta la “posta

in gioco’), tendono a presentarsi in casi di costruzioni di grandi infrastrutture a forte impatto

ambientale (costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità o di autostrade, insediamenti di

inceneritori o rigassificatori ecc.) oppure in ambito sociale (insediamenti di campi nomadi, carceri e

centri di accoglienza per immigrati); in questo lavoro ci occuperemo solo dei conflitti territoriali

sorti a seguito di costruzioni di grandi infrastrutture seppur la maggior parte delle questioni sia

compatibile anche con il secondo tipo di protesta (Bobbio 1994).

Alle forme di mobilitazione messe in atto dai gruppi che si oppongono alla realizzazione di

grandi infrastrutture o alla localizzazione di impianti indesiderati è stata attribuita la definizione di

“sindrome Nimby” (Not in my back yard, Non nel mio giardino), termine ormai diffusamente

utilizzato sia da parte degli amministratori sia dall’opinione pubblica in generale. A tale fenomeno

sono state ormai attribuite molte interpretazioni ed è stato studiato da diverse angolature sia dalla

letteratura scientifica italiana che da quella internazionale. Da un certo punto di vista può essere

interpretato come uno dei risultati della competizione tra luoghi a cui, da un lato segue l’esasperata

tensione delle istituzioni pubbliche ad accaparrarsi un evento (ricordiamo a tal proposito per

esempio la discussione sorta tra i Sindaci di Roma e Venezia a seguito dell’organizzazione di un

Festival del Cinema a Roma che rischiava di “oscurare” la ormai consolidata rassegna di Cinema

che si tiene ogni anno a Venezia) o una costruzione di pregio e dall’altro lato la lotta per non venire

Page 4: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

3

invasi da costruzioni (autostrade, inceneritori ecc.) o localizzazioni sgradite (Centri di accoglienza

ecc) (Bobbio 1999).

2. Oltre l’empasse: tra pratiche deliberative e costruzione del consenso Di fronte alle situazioni di empasse decisionale che si presentano a seguito delle

manifestazioni di opposizione alla localizzazione di impianti e opere indesiderati, in tutto il mondo

state elaborate una serie di tecniche per risolvere (ma anche per prevenire) situazioni conflittuali,

tali metodi si fondano principalmente sulla volontà di favorire un coinvolgimento più diretto dei

cittadini nelle decisioni pubbliche e soprattutto in quelle che tipicamente possono destare fenomeni

di protesta a livello locale. Possiamo definire l’ampia famiglia di metodi e tecniche che si rifanno a

questo principio, approcci consensuali. La volontà di coinvolgere in modo diretto i cittadini nelle

decisioni pubbliche non rappresenta una forma di populismo o antipolitica, al contrario questi

approcci favoriscono la discussione costruttiva e possono rappresentare un utile supporto alle

normali forme di rappresentanza senza quindi togliere la propria ragion d’essere alle classiche

forme e istituzioni di rappresentanza degli interessi (Bobbio 2008). In generale il fatto di ricorrere a

processi di tipo consensuale risponde a due necessità: equità ed efficacia. Inoltre tali approcci

presentano almeno due vantaggi: favoriscono l’incremento capitale sociale (Fung e Wrigth 2003) e

producono decisioni migliori (Bobbio 2004).

In Italia di fronte a casi di conflittualità si assiste a provvedimenti ex post, ad interventi

emergenziali e poco efficaci in particolare le amministrazioni tendono ad assumere tre differenti

(anche se spesso egualmente fallimentari) atteggiamenti nei confronti delle comunità locali

“oppositrici”. Tali comportamenti non sono mutuamente esclusivi e in alcuni casi gli amministratori

tendono ad alternarli a seconda sia del livello di conflitto raggiunto sia dell’interlocutore a cui si

rivolgono. In qualche caso tendono ad affidare la responsabilità ad un livello amministrativo più

elevato, in altri si tende a costruire il consenso attraverso una lunga catena di pareri territoriali e

infine altre volte si tende ad offrire le massime garanzie sul piano tecnico scientifico (Bobbio,

1994). A questo proposito ricordiamo, per quanto riguarda la realizzazione della nuova linea

ferroviaria Torino Lione, i numerosi “appelli” che la classe politica dirigente ha rivolto agli abitanti

della Val di Susa affinché acconsentissero alla realizzazione della linea in nome di richieste

pervenute dall’Unione Europea. Il 14 giugno del 2006 Antonio Di Pietro si esprimeva così: “ Sulla

Tav non ci sono decisioni di fondo da prendere: esiste un impegno del governo italiano, quale che

sia di destra o di sinistra, per attuare una rete infrastrutturale europea e quindi questo impegno va

onorato” (La Stampa, 14 giugno 2006 pag. 8). Ancora più dirette le parole del Ministro Padoa-

Schioppa: “l’Europa non può aspettare, dal momento che Prodi ha promesso di definire il tracciato a

breve termine” (La Stampa, 19 Febbraio 2007 pag.1).

Page 5: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

4

In sostanza il conflitto non viene riconosciuto e affrontato al fine di procedere ad una

ricomposizione ma piuttosto si tende a svuotarlo. Questo atteggiamento spesso porta solo ad una

radicalizzazione degli atteggiamenti. Esistono alternative possibili e praticabili?

Negli Stati Uniti ad esempio sono state elaborate numerose strategie di risoluzione dei

conflitti riconducibili alla vasta famiglia dell’Alternative Dispute Resolution (ADR). Il termine

“alternative” si riferisce al fatto che seppur il ricorso alle vie giudiziarie per risolvere i conflitti

localizzativi sia diffuso risulta spesso insoddisfacente, infatti la magistratura, limitandosi

all’applicazione delle normative, non può tenere conto di tutti i risvolti sociali ed ambientali che i

processi localizzativi comportano (Lewansky 2007, Weidner 1998). L’ADR è un approccio che si

propone di “affrontare i conflitti attraverso processi negoziali a cui tutte le parti interessate

partecipino in modo volontario e informale (ossia al di fuori di qualsiasi costrizione giuridico-

legale) attraverso relazioni faccia a faccia, che mirino a produrre, come risultato finale, un accordo

liberamente sottoscritto” (Bobbio 1994, p13).

La negoziazione, a seconda della presenza o meno di un soggetto neutrale che guidi il

processo, può essere definita assistita o non assistita (Susskind e Cruikshank, 1987). A seconda del

grado di coinvolgimento la terza persona può assumere i caratteri del facilitatore (quando le parti

hanno bisogno di un’assistenza per ripristinare i canali comunicativi) o del mediatore (quando le

circostanze richiedono un intervento più attivo della terza persona), “mentre i facilitatori compiono

la maggior parte del loro lavoro “al tavolo” quando le parti sono faccia a faccia, i mediatori sono

spesso chiamati a lavorare con le parti prima, durante e dopo gli incontri faccia a faccia. Mentre la

maggior parte di mediatori hanno le competenze di facilitatori, non tutti i facilitatori hanno lavorato

come mediatori” (Susskind et al. 1999 p. 8). La figura del facilitatore può essere interpretata come

un “consulente di processo” (De Sario, 2006) che favorisce il dialogo e l’instaurazione di una

relazione tra gli stakeholder. Può assumere due differenti connotazioni a seconda del tipo di ruolo

che gioca all’interno del processo: da presenza neutra (quando assume una posizione di sfondo nel

gruppo) a ruolo di evidenza (quando assume le sembianza di un regista interazionale).

Nel primo caso avrà i seguenti compiti: presidiare i tematismi e decidere l’ordine in cui

verranno affrontati, porsi tra le parti e contemporaneamente super partes. Nel secondo caso invece

in aggiunta a quelli appena elencati si assumerà la responsabilità di regolare i turni di parola,

attiverà e strutturerà la riunione, condurrà la riunione, favorirà una comunicazione interpersonale di

tipo partecipato (favorisce l’interazione tra le parti e l’ascolto attivo; garantisce l’alternanza di voci;

crea un senso di fiducia che favorisce la libera espressione dei pensieri; spinge le parti ad accogliere

e riconoscere le prospettive dell’altro; schematizza anche attraverso l’utilizzo di supporti visivi i

temi affrontati e i risultati raggiunti), aiuterà il gruppo a trovare uno spazio di condivisione

avanzando in prima persona proposte.

Page 6: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

5

Sempre a proposito del ruolo del facilitatore Marianella Sclavi ha elaborato (Sclavi 2000) le

“sette regole dell’Arte di Ascoltare”:

Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera

delle ricerca

Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista

devi cambiare il tuo punto di vista

Se vuoi comprendere quello che l’altro sta dicendo, devi assumere che abbia ragione e

chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva

Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro

linguaggio. Non ti informano su cosa vedi ma su come guardi

Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui

sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi,

marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.

Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione

interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona:

la gestione creativa dei conflitti

Per diventare esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma

quando hai imparato ad ascoltare l’umorismo viene da sé.

La mediazione in sintesi consiste in un processo di costruzione del consenso attraverso

l’intervento di una persona neutrale accettata dalle parti che cerca di gestire il processo e assiste i

partecipanti allo scopo di trovare un accordo soddisfacente.

La negoziazione tradizionalmente è caratterizzata dalla persistenza delle preferenze degli

attori coinvolti, i quali, al fine di trovare una soluzione condivisa rinunciano a qualcosa e si

incontrano a metà strada. “La gente si impegna nei negoziati per soddisfare i propri interessi, ma

quasi sempre esprime ciò che vuole sotto forma di una rivendicazione o presa di posizione”, “i

negoziati incentrati sulle rispettive posizioni riducono le possibilità di giungere ad accordi

mutamente soddisfacenti” (Podziba 2006, p28). Al fine di superare questo limite è stato elaborato il

concetto di negoziazione integrativa (Susskind e Cruikshank, 1987, Susskind et al. 1999), che vede

nel concetto di creatività il suo principio fondante. Secondo tale idea la fase negoziale deve essere

incentrata sulla costruzione di un’atmosfera cooperativa, caratterizzata dall’ascolto attivo tra le parti

(Sclavi 2002) e dalla trasparenza delle procedure , attraverso cui creare un terreno comune come

base per la individuazione di soluzioni vantaggiose per tutti i soggetti coinvolti.

In questa fase lo strumento più idoneo a cui fare riferimento è il brainstorming, una tecnica

creativa che stimola i partecipanti a dar vita liberamente alle proprie idee la cui validità sarà valutata

solo in un secondo momento. A tal fine può rivelarsi utile l’ausilio di testimonianze di esperti che

Page 7: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

6

aiutino a costruire una base condivisa di informazioni tecniche sulla base della quali arrivare alla

soluzione condivisa.

Al termine della vera e propria fase negoziale, al fine di non incorrere in trasgressioni

dell’accordo da parte dei soggetti coinvolti, possono essere stabiliti una serie di vincoli che

prevedano sanzioni per le eventuali inadempienze.

La negoziazione integrativa comporta una serie di vantaggi tra i quali ricordiamo; l’equità,

l’efficienza, la fondatezza tecnico scientifica e la stabilità delle soluzioni a fronte dei quali però è

stato più volte evidenziato che sussistono anche degli elementi di criticità come per esempio la

difficile applicabilità di tali processi alle questioni di principio, il rischio di produzione di accordi

privati in frode alle leggi, il pericolo della supremazia degli attori più forti ed infine la questione

degli elevati costi di transazione (Bobbio 1994).

Un'altra famiglia di strumenti che può essere utilizzabile nei processi di localizzazione, fa

riferimento alle teorie deliberative. Si tratta di un approccio molto più ambizioso rispetto a quello

negoziale, infatti mentre attraverso la deliberazione si mira a trovare una soluzione condivisa basata

su posizioni informate, la negoziazione si pone in un’ottica decisamente più pragmatica e si pone

come obiettivo il raggiungimento di una soluzione soddisfacente attraverso il coinvolgimento delle

parti. “I processi deliberativi mirano non semplicemente ad aiutare le parti in conflitto a trovare un

accordo soddisfacente, ma a produrre una trasformazione nel modo in cui una questione viene

considerata per giungere a un consenso informato” (Lewanski 2007 p 65) e ancora “Si ha

democrazia deliberativa quando, in condizioni di inclusività, eguaglianza e trasparenza, un processo

comunicativo basato sulla ragione trasforma le preferenze individuali portando a decisioni orientate

al bene pubblico” (Della Porta 2005 p. 310). Attualmente si sta tentando di adottare progettare

percorsi che tengano insieme più tecniche (dalle negoziali alle deliberative) contemporaneamente

(Podziba 2006).

3. L’istituzionalizzazione della discussione pubblica: il débat public in

Francia Il Dèbat Public è una procedura di democrazia partecipativa adottata in Francia a seguito della

Legge Barnier del 2 febbraio 1995, relativa al potenziamento della protezione ambientale, che ha

creato la Commission Natonale dù Dèbat Public (CNDP). Secondo la Legge del 1995 la CNDP è

chiamata ad organizzare i dibattiti sulle “grandi opere pubbliche di interesse nazionale che

presentano forti sfide socioeconomiche o hanno impatti significativi sull’ambiente e l’assetto del

territorio”.

Page 8: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

7

Sono principalmente di due ordini le ragioni che stanno alla base del’istituzione del “dèbat

public” (Mansillon 2006).

• Abbiamo innanzi tutto le ragioni di carattere sociologico. L’evoluzione della società

in termini di livello di istruzione e le crescenti esigenze democratiche hanno fatto si che la

cittadinanza sia sempre più refrattaria ad accettare passivamente decisioni impartite dall’alto

e sulle quali non ha avuto occasione di esprimere il proprio parere. La stessa nozione di

interesse generale ha subito un profondo cambiamento: “in passato l’interesse generale,

distinto dalla somma degli interessi individuali e definito dallo Stato, rappresentava una

nozione solenne e incontestata. Oggi questa nozione si è diversificata: non esiste più un

interesse generale incontestabile, ma parecchi tipi di interessi generali, che vanno combinati

e conciliati tra loro” (Mansillon 2006 p. 102)

• In secondo luogo si è verificata una profonda evoluzione di carattere giuridico. La

legge che istituisce il “dèbat public” vede il suo punto di partenza nella legge del 1983 sulla

democratizzazione delle inchieste pubbliche. La tappa di arrivo del processo normativo

risale al 2002 con l’emanazione della legge sulla prossimità grazie alla quale innanzi tutto

viene previsto il coinvolgimento pubblico nei processi di elaborazione di progetti aventi un

impatto rilevante sull’ambiente e sull’assetto del territorio, in secondo luogo la Commission

National du Dèbat Public (CNDP) viene trasformata in una unità amministrativa

indipendente. A partire dal 1 marzo 2005 la Carta dell’ambiente viene incorporata nella

costituzione, con questa iniziativa il principio di partecipazione assume a pieno titolo valore

costituzionale.

La CNDP, in qualità di autorità amministrativa indipendente ha il compito di vigilare sul

processo di elaborazione dei progetti infrastrutturali affinchè venga rispettato il principio di

partecipazione pubblica. Lo stato di autorità indipendente conferisce alla CNDP la piena autonomia

organizzativa nei confronti dell’amministrazione statale pur agendo in nome di essa. E’ composta di

21 membri così suddivisi:

• un presidente e un vice presidente in qualità di direttivo permanente;

• otto membri eletti da parlamento, regioni, dipartimenti e comuni;

• quattro magistrati di grado elevato;

• quattro rappresentanti della società civile (provenienti da associazioni d difesa

dell’ambiente o da gruppi di personalità qualificate).

I compiti ad essa attribuiti possono essere schematizzati come segue:

ha il compito di organizzare dibattiti pubblici su progetti infrastrutturali;

Page 9: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

8

su richiesta del Governo può organizzare un dibattito pubblico su opzioni

generali in materia ambientale o di assetto del territorio o su qualsiasi altro progetto;

di sua iniziativa o su richiesta di un committente può “formulare pareri o

raccomandazioni di ordine metodologico, suscettibili di incentivare la partecipazione del

pubblico all’elaborazione dei progetti infrastrutturali (Mansillon 2006 p.104).

Sono obbligatoriamente sottoposti alla CNDP i progetti il cui costo è al disopra di una certa

soglia, per gli altri l’intervento della CNDP può essere previsto per volontà del committente, su

richiesta di 10 parlamentari, di una comunità locale interessata o di un’associazione di tutela

ambientale riconosciuta a livello nazionale.

Una volta che la CNDP è chiamata ad intervenire deve valutare se il progetto richieda o meno

la convocazione del dibattito pubblico, in caso affermativo potrà decidere di organizzarlo

(affidandolo ad una commissione ad hoc) oppure potrà incaricare il committente, che comunque

sarà obbligato a seguire le indicazioni della CNDP. Nel caso in cui la Commissione non reputi

necessario indire un dibattito pubblico il progetto potrà seguire il suo normale iter oppure la CNDP

potrà raccomandare al committente di avviare una concertazione.

I criteri sulla base dei quali la CNDP decide la necessità di indire un dibattito pubblico sono:

l’interesse nazionale del progetto, l’incidenza territoriale, la portata socio economica dei problemi

da esso sollevati e l’impatto sull’ambiente e sul territorio.

Il dèbat public è destinato a tutta la popolazione interessata senza alcuna limitazione, deve

essere avviato il prima possibile in modo che la discussione possa essere avviata a partire

dall’opportunità del progetto e non solo dalle modalità di realizzazione.

Gli obiettivi che si prefigge sono i seguenti: informare la popolazione attraverso la diffusone

di materiale, permettere a tutti di esprimere perplessità, formulare domande, osservazioni e critiche,

accompagnare il committente nella progettazione presentandogli tutte le osservazioni e i contributi

pervenuti dai partecipanti. Al termine del processo la Commissione redige un rapporto che però non

si esprime in alcun modo circa l’opportunità o meno di realizzare l’opera, ha quindi un ruolo

puramente consultivo.

“La finalità del dibattito pubblico è quella di democratizzare e legittimare la decisione a

venire, in modo che, seppure non accettata da tutti, risulti accettabile, precisamente perché tutti sono

stati ascoltati” (Mansillon 2006, p.107)

Il costo di un Debat Public non supera una percentuale che va dallo 0,3% allo 0,3‰ del costo

del relativo progetto. “Il dèbat public non è una procedura formale e rigida, ma un processo vivo,

attraverso il quale si rivelano le aspettative, le preoccupazioni e le resistenze della popolazione, così

come le situazioni, i problemi e spesso anche le contraddizioni della società francese” Mansillon

2006 p. 114.

Page 10: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

9

La grande innovazione del Debàt pulic sta nel concetto di partecipazione di cittadini comuni

alle discussioni su scelte che riguardano l’intera collettività, in senso più ampio però può essere

considerato importante in quanto strumento attraverso il quale possono emergere fondamentali

questioni circa il processo di evoluzione che sta vivendo la democrazia contemporanea (Revel e

altri 2007).

L’indipendenza di cui gode la CNDP è il tratto caratterizzante e il ruolo consultivo dell’intero

processo non rappresenta, come potrebbe a prima vista apparire, una debolezza ma al contrario è il

vero punto di forza. La finalità di “interposition” tra società civile e istituzioni pubbliche che

assume il Dèbat Public è l’elemento che gli conferisce la possibilità di rappresentare un vero e

proprio stimolo per la formazione di spazi pubblici dedicati al confronto e alla discussione su temi

di interesse collettivo.

4. L’Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione:

funzionamento e attività svolte In Valle di Susa a seguito della decisione da parte del Governo Nazionale di avviare i lavori

per la realizzazione di una nuova linea di collegamento ad Alta Capacità tra Torino e Lione si è

verificata una decisa opposizione che ha visto coinvolti i Sindaci dei Comuni interessati dall’opera e

gran parte della società civile. Tale movimento di protesta è riuscito a bloccare i lavori creando un

lungo periodo di stallo decisionale. A seguito di tali eventi è stato istituito l’Osservatorio per il

collegamento ferroviario Torino Lione. Tale organismo è stato istituito con il decreto del

Presidente del Consiglio dei Ministri del 1 marzo 2006 a seguito della decisione assunta dal

“Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi” del 10 dicembre 2005, confermato successivamente nel

corso della riunione del “Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi” del 29 giugno 2006. “E’ la sede

tecnica di confronto di tutte le istanze interessate, con l’analisi delle criticità e l’istruzione di

soluzioni per i decisori politico-istituzionali” (Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-

Lione 2007a, p. 4). E’ presieduto dal Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento

delle attività finalizzate agli approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico

relativi all’asse ferroviario Torino-Lione, Mario Virano, nominato con decreto del Presidente della

Repubblica del 16 agosto 2006 e supportato operativamente dalla Struttura di Missione per l’asse

ferroviario Torino-Lione, della quale è responsabile Saverio Palchetti. L’Osservatorio è composto

dai rappresentanti dei seguenti enti: Ministeri (Infrastrutture, Trasporti,Interno, Ambiente e Tutela

del Territorio e del Mare, Salute, Commercio Internazionale e Politiche Europee), Regione

Piemonte, Provincia e Comune di Torino, altri Enti locali interessati (Valle di Susa, Area

metropolitana), Delegazione italiana della Commissione intergovernativa italo-francese per la

Page 11: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

10

nuova linea ferroviaria Torino-Lione (CIG), RFI ed LTF. L’Osservatorio è diventato operativo dal

12 dicembre 2006, a seguito della riunione del “Tavolo istituzionale” del 9 novembre 2006 e della

riunione di concertazione con i Sindaci della Valle di Susa del 23 novembre 2006. L’Osservatorio

dovrebbe rappresentare lo strumento di consultazione tecnica su cui si basa il Tavolo istituzionale

per prendere le decisioni. L’Osservatorio è un organo tecnico “in cui sono rappresentate tutte le

istanze interessate dai diversi livelli, da quello nazionale a internazionale, a cui è affidato il compito

di istruire i problemi, cercando i più ampi punti di condivisione, da sottoporre per le indispensabili

intese politiche al “Tavolo Istituzionale di Palazzo Chigi” (Osservatorio collegamento ferroviario

Torino-Lione, 2007a p.9).

L’istituzione del tavolo politico è unica nella storia istituzionale italiana, l’idea di formare tale

organo è direttamente legata alla rilevanza e alla delicatezza che ha assunto la questione dopo le

manifestazioni avvenute nel dicembre 2005. Il Tavolo istituzionale composto dai seguenti organi:

Presidente del Consiglio dei Ministri (che lo Presiede), Sottosegretario alla presidenza del Consiglio

dei Ministri (che lo gestisce), Ministro degli Esteri, Ministro dell’Economia, Ministro della Salute,

Ministro dei Trasporti, Ministro delle Infrastrutture, Ministro dell’Ambiente, Regione Piemonte,

Provincia e Comune di Torino, Comunità Alta e Bassa Balle di Susa, Area Metropolitana, Ferrovie,

Commissione Intergovernativa ed infine il Coordinatore Europeo, è infatti un organo molto

complesso. In una logica normale sarebbe considerato sovradimensionato rispetto al problema che

deve affrontare. Infatti il collegamento ferroviario Torino-Lione, benché si tratti di una questione

molto importante è comunque territorialmente definita.

L’obiettivo dell’Osservatorio è quindi quello di “ricercare risposte tecniche a domande

politiche, cercando di riannodare i fili di un dialogo interrotto e ristabilendo il mutuo

riconoscimento dei soggetti a vario titolo interessati al tema (Osservatorio collegamento ferroviario

Torino-Lione 2007a p. 9).

Da quando è stato costituito l’Osservatorio si riunisce ogni settimana, di norma il martedì,

presso la Prefettura di Torino ed ha condiviso una linea di programma, concordata il 12 novembre

2006 a Bussoleno con i Sindaci dei Comuni dei territori interessati. Il programma prevede l’analisi

congiunta dei seguenti quattro temi di approfondimento:

• il potenziale della Linea Storica;

• il traffico merci sull’arco alpino;

• il nodo ferroviario di Torino;

• le alternative di tracciato.

Mediamente per ciascun tema sono state impiegate una quindicina di settimane coinvolgendo

anche alcuni esperti internazionali (complessivamente le audizioni degli esperti sono state un

centinaio).

Page 12: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

11

Sempre in occasione dell’incontro tenutosi a Bussoleno Mario Virano ha concordato con i

Sindaci di procedere con i lavori dell’Osservatorio tutelandolo dalle pressioni esterne e procedere

quindi come se non esistessero scadenze ma a due condizioni:

• lavorare ad un ritmo tale che nessuno possa dire che si poteva fare di più , da qui

l’idea di lavorare tutte le settimane festività comprese (tale impegno ha comportato per tutti i

componenti dell’osservatorio un ritmo di lavoro di sei giorni alla settimana);

• nel corso di ogni appuntamento settimanale deve essere presa una decisione, seppur

piccola e le decisioni già prese non devono mai essere messe in discussione a meno che, chi

lo fa, se ne assuma la piena responsabilità ammettendo di aver cambiato idea.

Questi due assunti costituiscono le “regole del gioco” che nel corso dei lavori

dell’Osservatorio, come del resto accade in tutti i processi negoziali, rappresentano i punti di forza

sui quali il mediatore potrà contare nell’eventualità in cui si presentino momenti di difficoltà causati

dalla “reticenza” di uno dei partecipanti ad assumersi le proprie responsabilità.

Allo scopo di raccogliere e rendere pubbliche le risultanze condivise e tutto il lavoro

effettuato (audizioni, riunioni, visite) al fine di analizzare ognuno dei temi appena evidenziati è

stato redatto un quaderno al termine del periodo dedicato alla discussione di ogni tema (in totale i

quaderni prodotti al 30 giugno del 2008 sono stati 5 e 2 in fase di elaborazione2).

Il processo di costruzione del consenso che ha intrapreso l’Osservatorio si è basato su alcuni

capisaldi comuni alle procedure di questo tipo. Innanzi tutto si è posta l’attenzione al

coinvolgimento di tutte le parti interessate al problema sul tappeto attraverso un processo di

confronto trasparente in cui tutte le posizioni hanno trovato riconoscimento. Attraverso il confronto

e la condivisione di saperi si è generato all’interno dell’Osservatorio un apprendimento cognitivo

che ha contribuito a gettare le basi per riformulare il problema in discussione creando così la

possibilità di elaborare un progetto nuovo e condiviso.

2 Gli argomenti trattati nei singoli quaderni sono i seguenti: a) Le risultanze dell’esame della Linea storica; b) Le risultanze dell’analisi degli scenari di traffico nell’arco alpino; c) Le risultanze dell’analisi della tratta di valle della linea storica e sul nodo di Torino; d) Le riunioni dedicate alla riflessione sul tema logistico; e) Il quaderno 5 e le riunioni sul tema della valutazione dei progetti esternalità e ricadute territoriali, costi e benefici, finanza di progetto; f) Territorio. Basi conoscitive; g) Seminario di Pracatinat.

Page 13: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

12

5. Il metodo adottato3 Lo spirito di fondo che guida tutto il percorso dell’Osservatorio è che “L’unanime

condivisione del percorso metodologico seguito è un risultato forse ancora più importante di quelli,

pur significativi, relativi alle valutazioni dei contenuti prestazionali della Linea Storica.”

(Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione 2007a, p. 7).

Il primo quaderno dell’osservatorio propone la sintesi degli elementi valutativi del potenziale

della linea storica del collegamento ferroviario Torino Lione relativamente alla sola tratta di valico.

Questo traguardo rappresenta il primo grande successo per l’Osservatorio sia dal punto di vista

sostanziale sia per il riconoscimento del metodo adottato. Dal punto di vista contenutistico infatti

costituisce il primo insieme di conoscenze condivise dopo che i numerosissimi anni di

contrapposizioni sembravano aver reso impossibile trovare alcun punto di condivisione. Per quanto

riguarda il metodo, “si tratta del primo momento di attività comune dopo la rottura del dicembre

2005, momento nel quale si erano verificate le incomprensioni e le contrapposizioni che avevano

impedito a tutte le parti interessate di operare in modo costruttivo. Il metodo del confronto di tutte le

posizioni senza preclusioni, dello sforzo di oggettivazione dei dati e delle audizioni di esponenti di

comprovata capacità ed autorevolezza, ha dimostrato che si possono valutare posizioni diverse fuori

da schematismi precostituiti; inoltre, la discussione ha dimostrato che si può pervenire ad un ampio

perimetro di valutazioni condivise da parte dei diversi legittimi portatori di interesse rispetto alle

opzioni politiche sottese all’analisi, circoscrivendo e approfondendo i punti di dissenso che

permangono a valle della discussione, ed esplicitandone le rispettive motivazioni” (Osservatorio per

il collegamento ferroviario Torino-Lione 2007a, p. 7).

Vediamo ora però in quali comportamenti concreti si traduce la strategia che ha permesso di

intraprendere questo percorso di condivisione.

a) Come trattare gli elementi non condivisi

Il metodo adottato dall’Osservatorio prevede non solo di riportare nei quaderni tutti gli aspetti

sui quali si è trovata una condivisione ma al contempo di evidenziare gli elementi sui quali non è

stato possibile trovare l’accordo sia per rintracciare i motivi della divergenza sia per non vanificare

tutto il lavoro sul quale invece l’intesa è stata raggiunta. Questo approccio ha permesso di

cominciare a dare per assodate le informazioni acquisite, rendere indiscutibili tutti i risultati

condivisi e identificare con precisione i punti di criticità fornendo alle parti contrapposte le 3 Questa parte di lavoro è frutto della trascrizione manuale effettuata dalla sottoscritta durante le riunioni dell’Osservatorio e successivamente sistematizzate in appunti di ricerca. La metodologia utilizzata è stata l’Osservazione partecipante alle riunioni dell’Osservatorio avvenute tra il mese di settembre del 2007 e giugno 2008

Page 14: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

13

rispettive ragioni. Per risolvere i residui spazi di disaccordo spesso sono stati utilizzati i contributi

di esperti a cui fosse unanimemente riconosciuta competenza tecnica, esperienza professionale,

autorevolezza scientifica e indipendenza valutativa.

b) Come trovare l’intesa sulle questioni eccessivamente complesse

Un momento particolarmente complesso è stato affrontato in occasione della discussione sui

contenuti del 3° quaderno, in particolare per quanto riguarda la parte relativa alla capacità delle

Bassa Valle non si sono incontrati problemi, invece per la parte che riguarda la capacità del nodo di

Torino sorgono alcune questioni a fronte delle quali il tavolo conviene di adottare una procedura

semplificata, in analogia a quello che era stato fatto per la linea di Alta Valle e per quella di Bassa

Valle. Ma per quello che riguarda la valutazione del nodo se si fosse applicato il metodo

semplificato, trattandosi di un contesto complesso, non si sarebbe raggiunto un risultato

significativo. Quindi è stato deciso di semplificare la struttura generale dell’oggetto di analisi al

punto tale da poter successivamente prevedere un approfondimento completo. A differenza di ciò

che è stato fatto per la valutazione della linea di alta valle e di bassa valle, nel caso del nodo di

Torino la semplificazione ha riguardato la struttura del nodo stesso e non il metodo di analisi del

funzionamento dell’infrastruttura (procedura che invece è stata avviata per realizzare la valutazione

delle tratte di alta valle e bassa valle).

c) Stabilire alcuni punti condivisi da cui partire

Per riuscire ad avviare la discussione in contesti di forte conflittualità può rivelarsi risolutivo

cercare di partire da questioni condivise sia pur di carattere generale. Spesso infatti gli individui

tendono a trovarsi più facilmente d’accordo su temi generali. L’individuazione di questi spazi di

condivisione permette di creare le basi per la costruzione di un clima rilassato, fiducioso e

favorevole per la prosecuzione del lavoro. Nel caso dell’osservatorio tecnico della Valle di Susa i

punti di partenza condivisi sono stati i seguenti (Osservatorio per il collegamento Torino-Lione

2007a p.8):

• l’importanza del Corridoio 5 in qualità di asse di trasporto e di sviluppo importante

per l’Europa e per l’Italia;

• passaggio del Corridoio 5, nella parte di connessione tra l’Italia e la Francia, nella

Valli della Maurienne e di Susa (le divergenze su questo punto infatti riguardavano il fatto

che secondo alcuni, la linea storica, una volta apportate le dovute modifiche, potrà

sopportare la domanda di traffico);

Page 15: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

14

• la consapevolezza che l’oggetto di analisi debba essere rappresentato dall’intera linea

Torino Lione e che le opzioni di tracciato (almeno per la sezione transnazionale) debbano

essere comuni ad Italia e Francia;

• l’idea che il trasferimento modale costituisca un fattore essenziale al fine di

giustificare alcune scelte piuttosto di altre

d) Riunioni periodiche

Le riunioni dell’Osservatorio si sono sempre svolte con almeno frequenza settimanale. Il

contenuto di ogni riunione è sempre stato verbalizzato, il contenuto dei verbali è stato

successivamente approvato da tutti i componenti. Un ritmo di incontri così serrato produce una serie

di effetti sia verso l’interno sia verso l’esterno. Si potrebbe dire, mutuando alcuni concetti

dall’analisi delle politiche pubbliche, che tale modo di procedere produce un doppio impatto, sia in

avanti (cioè verso l’esterno) sia indietro (cioè nei confronti dell’Osservatorio stesso). Innanzi tutto

garantisce una legittimazione da parte dei soggetti esterni che, a fronte della considerevole mole di

attività svolte non possono far altro che riconoscere l’impegno e la serietà dei componenti

dell’Osservatorio, in seconda battuta favorisce l’instaurazione tra i componenti di relazioni più

fluida e una maggiore facilità nel ricordare le questioni trattate la volta precedente.

e) Autorevolezza dei soggetti interpellati

“L’autorevolezza dei soggetti interpellati ha fatto si che il loro rapporto travalicasse i limiti

del tema specifico allargandosi a tematiche più generali e allontanando così il pensiero dai

partecipanti da temi troppo contingenti e sui quali non era ancora possibile stabilire un accordo”

(Osservatorio per il collegamento Torino-Lione 2007a p.9). Le testimonianze hanno, in primo

luogo, arricchito il discorso e favorito la formazione di conoscenza condivisa. In secondo luogo

hanno aiutato l’Osservatorio a farsi conoscere garantendosi così una legittimazione da parte dei

maggiori esperti a livello nazionale ed internazionale in tema di grandi opere infrastrutturali.

f) L‘utilizzo di riunioni itineranti

Le riunioni itineranti sono state realizzate al fine di consentire ai membri dell’Osservatorio di

prendere completa visione delle problematiche che sono state oggetto di discussione sulla base di

sole illustrazioni grafiche o rapporti tecnici. Inoltre tali iniziative hanno spesso costituito momenti

di convivialità che hanno favorito la dissoluzione di alcune lievi tensioni che erano presenti tra i

membri dell’Osservatorio specialmente nel corso dei primi mesi di lavoro.

Page 16: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

15

g) Il cambio della posta in gioco come componente del metodo

Il cambio della posta in gioco costituisce al contempo una componente del metodo, un esito

del processo di condivisione ed il valore aggiunto dell’intero percorso dell’Osservatorio. Fin

dall’inizio dei lavori dell’Osservatorio il Presidente ha impostato il suo lavoro partendo dalla

ridefinizione del problema e dal cambio della posta in gioco come fondamento per riuscire a trovare

un accordo condiviso. Se tale atteggiamento ha quindi costituito un “ingrediente” fondamentale del

processo dialogico messo in atto ha finito per rappresentarne anche l’esito più importante.

6. Il percorso per arrivare al documento condiviso Il 22 aprile del 2008 si è avviata la fase finale dei lavori dell’Osservatorio: circa due mesi di

tempo per giungere ad elaborare un documento condiviso.

L’Osservatorio come abbiamo visto all’inizio ha assunto una effettiva operatività a seguito del

tavolo politico del 9 novembre del 2006. Il successivo tavolo politico si è tenuto il 13/6/2007 in

quell’occasione il Governo nella persona del Ministro Antonio di Pietro ha annunciato

l’estrapolazione della Torino Lione dalla legge obiettivo e l’abbandono del progetto fin ad allora

considerato come definitivo, ovvero la soluzione in sponda sinistra della Dora da Venaus a Settimo,

alla ricerca di nuove soluzioni.

L’ultimo tavolo politico si è tenuto il 13 febbraio 2008 dopo precedente convocazione il 30

gennaio a seguito della crisi di Governo. Questo tavolo ha dato mandato all’Osservatorio di

completare, entro il 30 giugno del 2008, le valutazioni relative al nodo di Torino e di portare al

prossimo tavolo politico una configurazione di assetto territoriale comprensivo delle nuove ipotesi

di tracciato confrontato con lo status quo territoriale basato esclusivamente con la linea storica.

Nella riunione del 29 aprile tutti i partecipanti, dopo aver consultato i propri danti causa,

approvano la proposta del Presidente e l’Osservatorio decide di proseguire i propri lavori in vista di

un accordo da elaborare entro il 30 giugno. Per giungere alla formulazione di tale documento si

decide di procedere con una serie di audizioni dei Sindaci di tutti i territori interessati dall'opera in

modo da far emergere tutte le specificità territoriali presenti. A partire dalla 64esima riunione

dell’Osservatorio il 12 maggio viene dato inizio alle audizioni dei Sindaci.

La fase finale dei lavori, volta alla stesura di un documento condiviso, è stata realizzata

attraverso un incontro a carattere residenziale in una località di montagna confinante con la Valle di

Susa, Prà Catinat. Tale scelta è stata effettuata alla luce dell’ imminente termine di mandato

dell’Osservatorio (30 giugno 2008). Il seminario residenziale di Prà Catinat si è svolto in due

giornate consecutive di lavoro (27 e 28 giugno 2008). Dopo un lungo lavoro di concertazione nel

tardo pomeriggio del 28 giugno viene approvato un documento condiviso che verrà presentato il

Page 17: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

16

giorno successivo presso la Prefettura di Torino alla presenza dei Sindaci e dei rappresentati degli

Enti territoriali.

Il documento è composto da una premessa; 4 punti, che rappresentano principi e criteri di

base per la progettazione della Torino-Lione, elaborati nel corso delle riunioni e condivisi da tutti i

membri; le conclusioni.

Nella premessa, oltre a presentare brevemente il percorso dell’Osservatorio viene riportata la

seguente raccomandazione in tema di progettazione di infrastrutture. “Per questo l’Osservatorio

ritiene, in conclusione della sua attività, in forza del presente accordo e nel rispetto e nei limiti delle

attribuzioni istituzionalmente assegnate a ciascun Ente rappresentato, di prospettare al Governo

l’opportunità di inserire nell’ordinamento giuridico italiano, procedure idonee a garantire per la

realizzazione delle infrastrutture più rilevanti il confronto “ex-ante” con le Comunità locali (e con le

molteplici articolazioni della società), anziché “ex-post” come è avvenuto nel caso della Torino-

Lione” (Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione 2008c p.1).

Il punto 1 formalizza la necessità che le politiche per le infrastrutture debbano essere

strettamente legate alle politiche dei trasporti e del territorio.

Il punto 2 stabilisce che tutte le azioni in territorio italiano relative al collegamento Torino-

Lione debbano essere ricondotte a una unitarietà di impostazione, responsabilità, finanziamento e

gestione del progetto. Il punto 3 sottolinea “l’importanza di una corretta individuazione delle

sequenze temporali che legano gli interventi trasportistici e infrastrutturali” (Osservatorio

collegamento ferroviario Torino-Lione 2008c pag.4). Il punto 4 auspica una integrazione efficiente

tra esigenze territoriali locali, pianificazione strategica provinciale e Linee di sviluppo delle reti

Europee TEN. Nelle conclusioni si auspica che, “come peraltro sostenuto dal Ministro delle

Infrastrutture e Trasporti, l’esperienza concertativa continui con il salto di qualità che può essere

rappresentato dal partire da capisaldi oggi condivisi anziché, come è avvenuto ieri, dal conflitto

aperto che anche il lavoro dell’Osservatorio ha contribuito in 18 mesi a superare” (Osservatorio

collegamento ferroviario Torino-Lione 2008c, pag 6).

L’elaborazione di questo documento condiviso rappresenta la prova concreta che utilizzando

un metodo concertativo e di ascolto attivo è possibile raggiungere un accordo anche partendo da

una situazione iniziale caratterizzata da un forte conflitto.

Page 18: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

17

7. L’approccio concertativo e dialogico come metodo per progettare

grandi infrastrutture in Italia? Riflessioni conclusive a partire

dall’esperienza dell’Osservatorio

Quali sono i meccanismi che si innescano che permetto di raggiungere una decisione

condivisa all’interno di un contesto concertativo come l’Osservatorio? Sarebbe troppo semplicistico

pensare ad un’omologazione delle posizioni.

Innanzi tutto il solo fatto di arrivare a dei risultati condivisi non vuol dire condividere

necessariamente l’uso che di quei risultati si vuole fare. La valutazioni condivise a cui

l’Osservatorio è pervenuto lasciano comunque aperte due strategie entrambe giustificabili e

attuabili. La prima che possiamo definire progettuale basata sull’idea che è necessario partire fin da

subito con i lavori per la realizzazione del nuovo collegamento Torino Lione e

contemporaneamente attuare politiche finalizzate all’incentivazione del trasporto merci su rotaia, la

seconda più attendista prevede invece la realizzazione dell’opera per fasi a partire dai tratti più

saturi e proseguire in base alla crescita della domanda di trasporti effettiva. Secondo questa

impostazione nell’immediato la Linea Storica rappresenta l’alternativa assolutamente in grado di

sopportare il traffico merci previsto per i prossimi anni, solo un incremento sostanziale del traffico

merci, che avverrà a seguito di politiche coerenti, giustificherebbe la realizzazione di una linea

totalmente nuova.

Ma se le posizioni permangono allora cosa succede? La condivisione rappresenta solo una

soluzione di comodo?

C’è qualcosa di più, e per comprendere il meccanismo che si instaura dobbiamo costruire una

possibile mappatura tipologica degli attori coinvolti nella vicenda della Torino-Lione (Tab 1) a

partire dalle risorse in loro possesso.

Ogni attore possiede risorse proprie spendibili in un processo di policy ma nello stesso tempo

è in possesso di risorse latenti che potrebbero essere attivate se si innescasse un processo virtuoso di

interazione tra tutti gli stakeholder favorendo così la ridefinizione della posta in gioco e la

trasformazione del gioco da somma zero a somma positiva. L’Osservatorio è il luogo che ha reso

possibile il processo virtuoso.

Page 19: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

18

Tabella 1 - Attori e risorse (tipiche e aggiuntive) ATTORI RISORSE (TIPICHE) RISORSE

(AGGIUNTIVE)

Comunità Bassa Valle Politiche, giuridiche e conoscitive

(sapere)

Conoscitive (saper fare)

Comunità Alta Valle Politiche, giuridiche e conoscitive

(sapere)

Conoscitive (saper fare)

Associazione Habitat Conoscitive (sapere), politiche Conoscitive (saper fare)

Movimento no tav Conoscitive (sapere), politiche Conoscitive (saper fare)

No Global Politiche Conoscitive (saper fare)

Unione Europea Finanziarie Politiche

Governo Nazionale Finanziarie, giuridiche Conoscitive (sapere)

Regione Piemonte Finanziarie, giuridiche, politiche Conoscitive (sapere)

Provincia di Torino Finanziarie, giuridiche, politiche Conoscitive (sapere)

Comune di Torino Finanziarie, giuridiche, politiche Conoscitive (sapere)

Associazione

Transpadana

Politiche, conoscitive (sapere) Conoscitive (saper fare)

RFI Conoscitive (saper fare) Conoscitive (sapere)

LTF Conoscitive (saper fare) Conoscitive (sapere)

Fonte: nostra elaborazione

Per intenderci seppur non sia avvenuta una omologazione delle posizioni si è verificata una

condivisione delle risorse che ha innescato un processo di riconoscimento reciproco che a sua volta

ha favorito il raggiungimento di una soluzione condivisa. I soggetti che detengono tipicamente, o

potrebbero attivare, risorse giuridiche, politiche e finanziarie ( in modo preponderante governo

nazionale e unione europea, solo in parte gli enti locali ) e che quindi potrebbero dar vita ad un

progetto strategico di sviluppo territoriale, nell’ambito del quale inserire il progetto della Torino

Lione pur non controllando le risorse conoscitive (che sono prerogativa da un lato degli attori

tecnici e dall’altro dell’associazionismo ambientalista e delle Comunità Montane), collaborando per

un lungo periodo di tempo con i soggetti che le detengono, ne hanno acquisito una parte. Lo stesso

meccanismo si è verificato tra coloro che tipicamente detengono risorse conoscitive. Nessuna

risorsa è dominante ma è fondamentale il loro assemblaggio: non si tratta solo di coinvolgere gli

attori che detengono le risorse “giuste” ma collegare in modo appropriato gli attori al fine di

valorizzarne al meglio le potenzialità. L’Osservatorio ha innescato questo meccanismo. La

rilevazione empirica di questo effetto virtuoso non è solo rappresentata dalla elaborazione del

documento condiviso finale o dalla pubblicazione di una considerevole quantità di risultanze

Page 20: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

19

tecniche ma è ancor di più rintracciabile nella realizzazione del Piano Strategico per il Territorio

Interessato dalla Direttrice Ferroviaria Torino-Lione che rappresenta il risultato concreto di questo

processo virtuoso.

Questi in sintesi, a nostro avviso, gli elementi salienti del “circolo virtuoso di attivazione delle

risorse latenti” attuatosi grazie al confronto avvenuto all’interno dell’Osservatorio:

• l’instaurarsi di consistenti legami sociali (oltre che funzionali-strumentali) tra attori

pubblici locali, sovra locali, nazionali e attori economici privati (RFI ed LTF) sia nella loro

componente istituzionale sia sotto il profilo dell’attivazione del “territorio sociale” che

dovrebbe rappresentare il vero destinatario finale degli interventi;

• l’attivazione di un processo di apprendimento utile ad innescare un cambiamento nei

comportamenti degli attori pubblici e privati e nelle loro relazioni formali e sostanziali nel

corso di processi “localizzati” di interazione strategica;

• la possibilità da parte di RFI di candidarsi come “pivot” (e non semplice supporter

tecnico ) per lo sviluppo di una progettualità innovativa e condivisa delle opere

infrastrutturali all’interno di territori che scelgono di essere protagonisti (soggetti, non

oggetti) dei processi socio-economici;

• la trasformazione del network che descrive le attuali relazioni tra gli attori

caratterizzato da ruoli statici, chiusi ed in qualche caso gerarchici, in una rete di connessione

più equilibrata, caratterizzata da scambi paritari e biunivoci: una sorta di “circolo virtuoso”

fatto di cooperazione consapevole e responsabilità condivisa verso la comunità, al di là del

vincolo normativo e procedurale.

Page 21: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

20

Bibliografia

AA.VV. (2006), No tav . La valle che resiste, Akatasuna, Torino

Allegretti G. (2003), Porto Alegre: una biografia territoriale. Ricercando la qualità urbana, a

partire dal patrimonio sociale, Firenze University Press, Firenze, disponibile su

www.epress.unifi.it,

Almond G.A., Powell G.B. (1970), Politica comparata, Il Mulino, Bologna

Ambiente Italia (2007), La gestione dei conflitti ambientali, Edizioni Ambiente, Milano

Andriolo G., Pomatto G., Saroglia P., Vino A. (2007), Per fare sviluppo, Meridiana Libri e

Donzelli Editore, Roma

Arielli E., Scotto G., (2003) Conflitti e Mediazioni, Bruno Mondadori, Milano

Bagnasco A. (2003), Società fuori squadra, Il Mulino Bologna

Bartolomeo M. e Pacchi C., Conflittualità locale nei processi di localizzazione: un caso

emblematico di (non) coinvolgimento degli stakeholder", Politeia, anno XX, n.74-2004

Bobbio L. (2007a), L’alta velocità in Val di Susa. Troppo decisionismo o troppo poco?, in L.

Briquet e A. Mastropaolo ( a cura di), Politica in Italia. Edizione 2007. Il Mulino, Bologna

Bobbio L. (2007b), "Dilemmi della democrazia partecipativa", in Democrazia e diritto, vol.

44, n. 4, pp. 11-26.

Bobbio L. (2007c), Tipi di deliberazione, Rivista Italiana di Scienza Politica, 3/2007 pp.359-

384

Bobbio L. (2006), “Discutibile e indiscussa. L’Alta Velocità alla prova della democrazia”, in

Il Mulino, vo. 55, n. 423, pp.124-132.

Bobbio L. (2004 a cura di), A più voci. Amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e

cittadini nei processi decisionali inclusivi, Napoli, ESI.

Bobbio L. (2002c), "Le arene deliberative", in Rivista italiana di politiche pubbliche, n. 3, pp.

5-29.

Bobbio L. (2002b), I governi locali nelle democrazie contemporanee, Editori Laterza,

Bari,

Bobbio L. (2002a), Come smaltire i rifiuti. Un esperimento di democrazia deliberativa, in

Stato e Mercato, n. 64, aprile 2002, pp.101-141.

Bobbio L. (2000), Produzione di politiche a mezzo di contratti nella pubblica

amministrazione italiana, in “Stato e mercato”, n. 58

Bobio L. (1999), Un processo equo per una localizzazione equa, in Bobbio L. e

Zeppetella A. (1999 a cura di)

Page 22: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

21

Bobbio L. (1997), I processi decisionali nei comuni italiani, in “Stato e mercato”, n. 49

Bobbio L. (1996) , La democrazia non abita a Gordio, Franco Angeli, Milano.

Bobbio L. (1994 a cura di), Di questo accordo lieto. Sulla risoluzione negoziale dei conflitti

ambientali, Rosenberg & Sellier, Torino

Bobbio L., Dansero E., (2008), The TAV competing geographies and the Valle Susa,

Umberto Allemandi & Co., Torino

Bobbio L. Pomatto G., (2007), Modelli di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte pubbliche,

Rapporto elaborato per la provincia autonoma di Trento

Bobbio L. e Zeppetella A. (1999 a cura di), Perché proprio qui? Grandi opere ed opposizioni

locali, Franco Angeli, Milano

Bohman J., Rehg W. (1997), Deliberative democracy: essays on reason and politics, MIT

press, Cambridge-London

Bohman J. (1996), Public Deliberation: Pluralism, Complexity, and Democracy , MIT press,

Cambridge-London

Bonjean M. (1994), L’elettrodotto della Valle di Susa, in Bobbio (1994 a cura di)

Bonjean M. (1999), Sbagliando s’impara? L’elettrodotto della Valle di Susa, in Bobbio L. e

Zeppetella A. (1999 a cura di)

Bosetti G., Maffettone S. (2004 (a cura di), Democrazia deliberativa: cos’è, Luiss University

Press, Roma

Breslin J.W. and Rubin J.Z., Negotiation Theory and Practice, PON Books, Cambridge, 1991

Bucchi M., (2006), Scegliere il mondo che vogliamo, il Mulino Bologna

Bulsei G.L. (2005), Ambiente e politiche pubbliche: dai concetti ai percorsi di ricerca,

Carocci, Roma

Bulsei G.L. (2006 a cura di), Cooperazione, servizi, territorio: un’indagine empirica,

Stampatori, Torino

Bulsei G.L. (2008 a cura di), Investire in coesione sociale. Organizzazioni volontarie e

politiche pubbliche, Stampatori, Torino

Calafati A.G. (2006), Dove sono le ragioni del si, Stampatre Torino

Capano G. (1996), Attori, in Capano G. e Giuliani M. (1996 a cura di)

Capano G. e Giuliani M. (1996 a cura di), Dizionario di politiche pubbliche, Roma, NIS

Carson L. (2006), Improving Deliberative Practice: International Reflections on Italy’s

Citizen Juries, in Journal of Public Deliberation, Journal of public deliberation, vol.2, Issue 1,

art.12, p. 9

Page 23: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

22

Caruso L. e Fedi A., (2008), L’opposizione locale alle opere sgradite, in Fedi e Mannarini

(2008 a cura di)

Cellini E., (2008), L’osservazione nelle scienze umane, Franco Angeli Milano

Cersosimo D. (2007), Un paradigma obsoleto? Senso, mete e irriducibilità dello sviluppo

locale, in Andriolo, Pomatto, Saroglia, Vino (2007)

Commissione Europea (2007), Relazione intermedia relativa al progetto prioritario n° 6

Lione-Torino-Milano-Trieste/Koper-Lubiana-Budapest, Bruxelles 19 luglio 2007

Chiari A., Podestà N., (2007), Deliberare nella pratica: un modello per l'analisi della

formazione del consenso, Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, n.2 2007, il mulino, Bologna

Corbetta P. (1999), Metodologia e tecniche per la ricerca sociale, il Mulino, Bologna

Curini S. (2003), Sulla democrazia deliberativa: giochi, preferenze, consenso, Working paper

del Dipartimento di studi politici e sociali dell’Università degli Studi di Milano

Daharendorf R. (1963), Classe e conflitto di classe nella società industriale, Roma-Bari,

Laterza

Daharendorf R. (1989), Il conflitto sociale nella modernità, , Roma-Bari, Laterza

Dal Lago A., De Biasi R. (2002), Un certo sguardo. Introduzione all’etnografia sociale,

Roma-Bari, Laterza.

Debernardi A., Tartaglia A. (2008), FARE-Ferrovie Alpine Ragionevoli ed Efficienti, 17

giugno 2008.

della Porta D. (2004 a cura di ), Comitati di cittadini e democrazia urbana, Rubettino, Soveria

Mannelli

della Porta D. (2005), Democrazia in movimento: partecipazione e deliberazione nel

“movimento per la globalizzazione dal basso”, Rassegna Italiana di Sociologia n°2 pp.307-341

della Porta D., Piazza G. (2007), Le ragioni del no. Le campagne contro la Tav in Val di Susa

e il Ponte sullo Stretto, Feltrinelli, Milano

Dematteis G., Governa F (2001 a cura di), Contesti locali e grandi infrastrutture, Franco

Angeli, Milano

Dematteis G., Governa F (2005 a cura di), Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il

modello SLoT, Franco Angeli, Milano

De Sario P. (2006), Il facilitatore dei gruppi, Franco Angeli, Milano

Donolo ( a cura di 2006), Il futuro delle politiche pubbliche, Mondatori, Milano

Elster J. (1993a), Argomentare e negoziare, Anabasi, Milano

Elster J. (1993b), Come si studia la società, Il mulino, Bologna

Elster J. (1995), Il cemento della società, Il mulino, Bologna

Elster J., (1998 a cura di ), Deliberative Democracy, Cambridge University Press

Page 24: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

23

Elster J., (1986), The market and the forum: Three varieties of political theory. In Elster J.

Hylland A., Foundation of social theory (pp.103-132), Cambridge University press, England

Faggi P., Turco A. (1999 a cura di), Conflitti ambientali. Genesi, sviluppo, gestione,

UNICOPLI, Roma

Fedi A., Mannarini T. (2008), Oltre il Nimby. La dimensione psico-sociale della protesta

contro le opere sgradite, Franco Angeli, Milano

Fishkin J. (1991), Democracy and deliberation, Yale University Press.

Fishkin J.(2003), La nostra voce. Opinione pubblica e democrazia, una proposta, Marsilio

editori, Venezia

Fishkin J. (2004), Il sondaggio deliberativo, perché e come funziona, in Bosetti G.,

Maffettone S. ( a cura di 2004)

Fishkin. J. S. e Luskin, R.C. (1999). “Bringing Deliberation to the Democratic Dialogue.” In

Maxwell McCombs e Amy Reynold (a cura di). The Poll with a Human Face. The National Issue

Convention Experiment in Political Communication. Mahway, NJ, Lawrence Erlbaum Associates,

pp.3-38.

Fishkin J., Farrar C. (2005), Deliberative Polling. From experiment to community resource, in

Gastil e Levine (2005)

Fishkin J., Ackerman B. (2004), Deliberation Day, Yale University Press, New Haven e

Londra

Fisher R. e W. Ury (1983), Getting to Yes. Negotiating Agreement Without Giving In, Pengui

Books

Forester J.(1999), Deliberative pratictioner: Encouraging Participatory Planning Processes,

MIT Press, Cambridge (MA)

Forester J. and Stitzel D.,(1989), Beyond Neutrality: the Possibilities of Activist Mediation in

Public Sector Conflicts, Negotiation Journal, vol. 5, n. 3, 1989, pp.251-264

Forester J.,(1994) Lawrence Susskind. Activist Mediation and Public Disputes, in D. Kolb and

Associates, When Talk works. Profiles of Mediators, Jossey-Bass, San Francisco

Forester J.(1987), Planning in the Face of Conflict, APA Journal, 53, 1987, pp. 303-314

Forester J- (1999) The deliberative practitioner: encouraging participatory planning

processes dcrp.ced.berkeley.edu Cambrige MA Mit press

Fung A., Wright E.O. (2003), Deepening Democracy, Verso, Londra

Gallimbeni R., Piani L. , Zeppetella A. (1999), La concertazione dimezzata. Il terminale di

rigassificazione del metano liquido di Monfalcone, in Bobbio L. e Zeppetella A. (1999 a cura di)

Gambetta D. (1989 a cura di), Le strategie della fiducia. Indagini sulla razionalità della

cooperazione, Einaudi, Torino

Page 25: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

24

Gastil J., Levine P. (2005), The deliberative democracy handbook, Josey-Bass, San Francisco

Giliberto J., Giudice E., 2006, No tav. Cronache di una valle dura, Tipolito Subalpina, Rivoli

(TO)

Gobo G, (2004), Generalizzare da un solo caso?, Rassegna Italiana di Sociologia, XLV n.1

gennaio-marzo 2004, il Mulino, Bologna

Gordon C., Jasper J.M.,(1996), Overcoming the Nimby Label: Rethotrical and organizational

links for local protestor, Research in social movements, Volume 19, pp. 159-181

Gutman A., Thompson D. (2004), Why deliberative democracy?, Pinceton University Press

Holzinger K., (2004), Bargaining Through Arguing: An Empirical Analysis Based on Speech

Act Theory, Political Communication, n.21 pp. 195-222

Hunold C., Young I.M. (1998), Justice, democracy and hazardous siting, Political Studies 46

(1) pp.82-95

Isernia P., Bobbio L., Manca A., Fiket I., Podestà N. , (2007) Un sondaggio deliberativo in

Italia: il caso della TAV e del diritto di voto a Torino, Paper presentato al XXI Congresso della

Società Italiana di Scienza Politica , 21 settembre 2007 Catania

Isernia P., Bobbio L., Manca A., Fiket I., Podestà N. , (2008) La democrazia in un ambiente

ostile: un quasi esperimento deliberativo sul caso della TAV e del diritto di voto a Torino, in corso

di pubblicazione

Lanzara G.F., Perché è difficile costruire le istituzioni, Rivista Italiana di Scienza Politica,

n°1/2007

Lewanski R.(1997), Governare l’ambiente. Attori e processi della politica ambientale, Il

Mulino, Bologna,

Lewansky R. (1998), Environmental dispute resolution in Italy, in Weidner (1998)

Lewanski R. (2004), Il discorso della protesta, in della Porta (2004 a cura di)

Lewansky R. (2007), Democrazia delle infrastrutture, infrastrutture per la democrazia, in

Ambiente Italia

List Ch., Luskin R.C., Fishkin. J. S., McLean I. (2007), Deliberation, Single-Peakedness, and

the Possibility of Meaningful Democracy: Evidence from Deliberative Polls, Center for Deliberative

Democracy, Stanford University

Longo E. e Bartolomeo M. (1998 a cura di), Ambiente, comunicazioni, società. Negoziare il

futuro sostenibile, Milano, Il Sole 24 Ore

Luskin R.C., Fishkin J. S., Jowell R. (2002). Considered Opinions: Deliberative Polling in

Britain British Journal of Political Science. 32: 455-487

Madigan D., McMahon G., Susskind L., Rolley S.(1990), New Approaches to Resolving

Local Public Disputes, National Institute for Dispute Resolution, Washington

Page 26: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

25

Manwaring M (2006) The cognitive demands of a Negotiation Curriculum:What does it mean

to “get” Getting to yes? “ Negotiatyion Journal , 22 ( January) pp 67-88

Moscovici S. and W. Doise (1994), Conflict and Consensus. A General Theory of Collective

Decision, Sage, London

Naurin D., (2007), Why Give Reason?, Measuring arguing and bargaining in survey

research, Swiss Political Science Revieu, n.13(4) pp.559-575

Koestler A (1964), The Act of Creation, New York, The Macmillan Company,

Kolb D.M. (1983), The Mediators, The MIT Press, Cambridge

Kramer R.M. and Messick D.M (1995), Negotiation as a Social Process, Thousand Oaks,

Sage

Nimby Forum 05/06, a cura di Blanchetti E., Conti E., (2006), Infrastrutture, energia, rifiuti,

l’Italia dei sì e l’Italia dei no, II Edizione

Nimby Forum 04/05, a cura di Blanchetti E., Conti E., (2006), La comunicazione, la

negoziazionee il consenso territoriale come fattori strategici nella realizzazione di impianti

industriali e grandi opere civili per lo sviluppo del Paese, I Edizione

Nonaka I., Takeuchi H. (1995), The Knowledge Creating Company, Oxford University Press.

O’Hare M. (1977), “Not on my block you don’t”: facility siting and the strategic importance

of compensation, Public Policy Volume 25 n°4

Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione (2007a), Linea Storica, tratta di valico,

System Graphic Srl, Roma

Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione (2007b), Scenari di traffico Arco Alpino,

System Graphic Srl, Roma

Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione (2007c), Linea Storica, tratta di valle.

Torino, valutazioni preliminari sul nodo, System Graphic Srl, Roma

Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione (2008a), Intermodalità. Centri logistici e

autostrade ferroviarie, System Graphic Srl, Roma

Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione (2008b), Valutazione dei progetti.

Esternalità e ricadute territoriali, costi e benefici, finanza di progetto, System Graphic Srl, Roma

Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione (2008c); Punti di accordo per la

progettazione della nuova linea e per le nuove politiche di trasporto per il territorio, Prà Catinat 28

giugno 2008

Osservatorio del Nord Ovest/TNS (2007), Dodicesimo rapporto focalizzato.Val susa, Italia.

Le grandi opere nella percezione dell’opinione pubblica, Torino

Osti G. (2007), Come inquadrare i conflitti ambientali, in Ambiente Italia (2007)

Page 27: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

26

Paba G.(2003), Movimenti urbani. Pratiche di costruzione sociale della città, Franco Angeli,

Milano

Paba G., Perrone C.(2004), Cittadinanza attiva: il coinvolgimento degli abitanti nella

costruzione della città, Alinea, Firenze

Pasqui G. (2005), Territori: progettare lo sviluppo, Carocci, Roma

Pellizzoni L. (2005 a cura di), La deliberazione pubblica, Meltemi , Roma

Perelman C. E., Olbretechts-Tyteca L. (1966), Trattato dell’argomentazione, Einaudi, Torino

Perulli P. (2004), Piani strategici, Franco Angeli, Milano

Piazza G., (2004), Le risorse dei comitati nei processi decisionali, in della Porta (2004 a cura

di)

Piazza G., Mosca L., Lewanski R., Andreatta M. (2003), Protestare e argomentare: la

campagne dei comitati di cittadini contro il traffico in quattro città italiane, Rivista Italiana di

Politiche Pubbliche n° 1 pp 65-99

Podestà N. e Bulsei GL. (2008), Volontariato e territorio: quali politiche pubbliche, in Bulsei

GL. (2008 a cura di)

Podziba S. (2006), Chelsea Story, Mondadori, Milano

Portney (1985), The potential of the theory of compensation for mitigating public opposition

to hazardous waste treatment facility siting: some evidence from five Massachusetts communities,

Policy Studies Journal, Vol. 14, pp. 81-89

Raiffa H. (1982), The art and science of negotiation, Harvad University press, Cambridge

Revelli M. (2006), La politica perduta, Einaudi, Torino

Richards A. (1996), Using co-management to build community support for waste facilities, in

Muton D. (1996 a cura di) Hazzardous waste siting and democratic choice, George Town

University Press, Washington DC

Schelling T. C. (2006), La strategia del conflitto, Mondadori, Milano

Sclavi M (2000), Arte di ascoltare e mondi possibili, Le Vespe, Milano-Pescara

Sclavi M (2002 a cura di), Avventure Urbane. Progettare la città con gli abitanti, Elèuthera,

Milano

Sclavi M (2002)., La signora va nel Bronx, Le Vespe, Milano,

Sclavi M. (2006 ) A una spanna da terra. Una giornata di scuola negli Stati Uniti e in Italia e

i fondamenti di una metodologia umoristica, Milano, Bruno Mondadori

Simon H. A. (1984), La ragione nelle vicende umane, Il Mulino, Bologna

Susskind L. (1985), The Siting Puzzle: Balancing Economic and Environmental Gains and

Losses, The Program On Negotiation, Working Paper Series, Chicago, 1985

Page 28: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

27

Susskind L. e Cruikshank J., (1987) Breaking the impasse. Consensual approaches to

resolving public disputes, New York, Basic Books.

Susskind L. and C. Ozawa (1984), “Mediated Negotiation in the Public Sector. Mediator

Accountability and the Public Interest Problem”, American Behavioural Scientist, n. 27, 2, 1983,

pp. 149-166

Susskind L. and C. Ozawa (1983), “Mediated Negotiation in the Public Sector. The Planner

as Mediator”, Journal of Planning Education and Research, n. 4/1, 1984, pp.5-15

Susskind L., Mc Kearnan S., Tomas-Larmer J., (1998), The consensus building handbook,

Sage Publications, Thousand Oaks-London-New Delhi

Tocqueville A.,(1968), La democrazia in America, Utet Torino

Trigilia C (2002), Sviluppo senza autonomia, Il Mulino, Bologna

Trigilia C. (2005), Sviluppo Locale. Un progetto per l’Italia, Laterza Roma-Bari

Vitale T. (2007 a cura di), In nome di chi. Partecipazione e rappresentanza nelle mobilitazioni locali, Franco Angeli, Milano

Weidner H. (1998), Alternative dispute resolution in environmental conflicts, WZB, Berlino

Page 29: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

Recent working papers The complete list of working papers is can be found at http://polis.unipmn.it/pubbl

*Economics Series **Political Theory Series ε Al.Ex Series TTerritories Series tTransitions Series

2009 n.137** Noemi Podestà: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L’esperienza dell’Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione

2009 n.136** Noemi Podestà and Alberto Chiari: Esperimenti di democrazia deliberativa. Informazioni, preferenze e stili di conduzione in tre giurie di cittadini.

2009 n.135** Andrea Lanza: 1848 comme reconfiguration des discours politiques.

2009 n.134* Rongili Biswas, Nicolas Gravel and Rémy Oddou: The segregative properties of endogenous jurisdictions formation with a welfarist central government

2009 n.133ε Matteo Migheli: Assessing trust through social capital? A possible experimental answer

2009 n.132* Piero Cavaleri, Michael Keren, Giovanni B. Ramello and Vittorio Valli: Publishing an E-journal on a shoe string: is it a sustainable project?

2009 n.130* Alberto Cassone and Pietro Zaccarella: Il bilancio sociale delle universita’. Inventario dei problemi e analisi comparata delle esperienze italiane

2009 n.129ε Matteo Migheli, Guido Ortona and Ferruccio Ponzano: A preliminary simulative assessment of disproportionality indices

2008 n.128* Fabio Privileggi: On the transition dynamics in endogenous recombinant growth models

2008 n.127* Roberto Zanola: Who likes circus animals?

2008 n.126* Michele Giuranno: Regional income disparity and the size of the Public Sector

2008 n.125* Giorgio Brosio and Roberto Zanola: The welfare costs of national standards: a contribution to the debate on the outcomes of de/centralization

2008 n.124ε Guido Ortona, Stefania Ottone, Ferruccio Ponzano and Francesco Scacciati: Some differences in revealed behaviour under different inquiry methods

2008 n.123* J. Stephen Ferris, Soo-Bin Park and Stanley L. Winer: Studying the role of political competition in the evolution of government size over long horizons

2008 n.122** Stefano Parodi: Il funzionalismo di D. Mitrany: Dall’economia alla scienza politica

Page 30: Strumenti di mediazione per la risoluzione di conflitti. L ...polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/podesta137.pdf · 1 Questo paper rappresenta una sintesi del lavoro inerente alla

2008 n.121** Joerg Luther: L’antinegazionismo nell’esperienza giuridica tedesca e comparata

2008 n.120* Roberto Zanola: Consumer preferences for circus: a cluster approach

2008 n.119* Roberto Ippoliti: L’incentivazione economica nei problemi di agenzia: Il caso dell’Azienda Sanitaria Pubblica

2008 n.118* Piermassimo Pavese and Roberto Zanola: Autochthon vs. blended wines: Do objective and sensory characteristics matter?

2008 n.117* Andrea Vindigni: Uncertainty and the politics of employment protection

2008 n.116* Carla Marchese: The limits to growth then and now

2008 n.115** Guido Ortona: Perché in Italia le elezioni violano la legge di Duverger?

2008 n.114* Cinzia Di Novi: From theory to implementation of the best policy instrument to protect human health: a brief overview

2008 n.113* Cinzia Di Novi: Adverse selection in the U.S. health insurance markets: evidence from the MEPS

2008 n.112* Giovanni B. Ramello: Semiotica, diritto e mercato. Economia del marchio nel terzo millenio

2008 n.111ε Stefania Ottone and Ferruccio Ponzano: How people perceive the welfare state. A real effort experiment

2008 n.110* Daron Acemoglu, Davide Ticchi and Andrea Vindigni: A theory of military dictatorships

2008 n.109* Marcello Montefiori and Marina Resta: Social influence and neighbourhood effects in the health care market

2007 n.108* Davide Ticchi and Andrea Vindigni: War and endogenous democracy

2007 n.107* Fabio Privileggi: The cutoff policy of taxation when CRRA taxpayers differ in risk aversion coefficients and income: a proof

2007 n.106* Daniele Bondonio: La valuazione d’impatto della riforma universitaria 3+2: un’analisi empirica sui dati dell’Ufficio Statistica del MIUR