voltana on line n.30-2011

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www.voltanaonline.it Voltana On Line 30 2011 gue”, nascosti e quasi occultati, co- me certe procure estorte ai parenti con firma tremante sul letto di mor- te. Di tutta la sterminata collezione di prodigiosi rancori prodotta dal berlusconismo, quello degli ex so- cialisti alla Sacconi è il distillato più pericoloso, perché in buona fede. E il contrabbando, dunque, è l’unico strumento possibile per attuare la vendetta, la guerra contro i mulini a vento che gli ex sessantottini spre- tati del garofano pensano di essere chiamati a celebrare. Per gente co- me loro Sacconi, Brunetta, la Boni- ver una riforma così si sarebbe dovuta offrire al Paese con una messa giuslavorista, un coro ege- monico, una kultur kampf da cele- brare nel punto massimo del con- senso. Invece, a loro eterna vergo- gna, quando erano al massimo del consenso non hanno avuto il corag- gio di sporcarsi le mani e di mette- re in gioco i loro frivoli indici di popolarità. Così, dove la vanità ha Sacconi, vendetta socialista sui lavoratori di Luca Telese fallito, ecco il colpo di coda del ran- core. I ragazzi che si vantarono di esse- re discepoli dei grandi giuslavoristi socialisti progressisti, dei Giugni e dei Brodolini, fanno a pezzi lo Statu- to dei Lavoratori nel crepuscolo della ritirata e della sconfitta, come i gauleiter nazisti che provavano a smontare le fabbriche del nord. C’é un aneddoto che mi raccontò lo stesso Sacconi persona peraltro squisita, sul piano personale quel- lo per cui, nella stagione dei golpe degli anni settanta lui e Brunetta una notte di paura si erano precipi- tosamente ritirati in una baita, te- mendo di essere arrestati nel corso di un colpo di stato. Ecco, quella allucinazione iperdemocratica di allora, si riverbera nell’ allucinazio- ne iperpadronale di oggi, nel rega- lino osceno alla Fiat, la legge ad aziendam gentilmente concessa, per evitare una condanna certa. Come allora Brunetta e Sacconi pensano di essere gli esecutori di una vendetta contro l’egemonia culturale degli odiati comunisti, contro i lavoratori e i precari che li hanno (giustamente) spernacchiati ovunque, e che loro hanno (giustamente) combattuto senza tregua, considerandoli al pari di nemici di classe. Il sacconismo, che è per definizio- ne in buona fede perché è l’ ideolo- gia del neocatecumeno, e del con- vertito zelante che deve farsi per- donare il suo passato, é molto peg- gio del berlusconismo cialtrone dei ladri, degli avvocaticchi, e dei pa- taccari di corte del cavaliere. È il frutto più ideologico della destra italiana. Ma proprio per questo è quello che negli ultimi giorni del Reich innescherà la rivolta sociale dei nuovi indignados italiani, che non ne vogliono sapere di farsi mettere sul lastrico nel tempo fero- ce della crisi. LUCA TELESE dal sito www.lucatelese.it E venne il giorno della riforma clandestina, la riforma di contrab- bando, la libera licenziabilitá so- gnata ed invocata dai tanti Strana- more del liberismo italiano come la panacea di tutti i mali, finalmente imposta con un piccolo e miserabile golpe di ferragosto. C’è qualcosa di grottesco e beffar- do nel fatto che il ministro del Lavo- ro Maurizio Sacconi abbia partorito questo prodigio di controriforma quasi in segreto, di soppiatto, con un apparato di codicilli infilati ad arte nella finanziaria “lacrime e san- La manovra economica dei cittadini I sacrifici li devono fare i cittadini. I sacrifici li decidono i parlamentari. I Parlamentari non fanno sacrifici. È il teatro dell'assurdo. Forse abbiamo perso il senso della realtà. I media usano la tecnica della confusione e ci becchiamo come i polli di Renzo pri- ma che sia loro tirato il collo. Provia- mo a ridefinire le regole. I sacrifici li devono fare tutti. I sacrifici li deci- dono e votano i cittadini. I parlamen- tari fanno i sacrifici. Così va meglio! Dove andare a prendere i soldi? Questa domanda è ridicola, perché la risposta la sanno tutti: si vanno a prendere dove ci sono! E allora ini- ziamo. Taglio delle spese militari e rientro delle missioni di guerra in Libia e in Afghanistan. Abolizione di tutte le pensioni parlamentari in as- senza di un periodo di contribuzione pari a quello di tutti gli altri cittadini. Abolizione immediata dei finanzia- menti pubblici ai partiti iniziando dal prossimo settembre. Abolizione dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali, con effetto retroattivo al primo gennaio 2011. Contribuzione del 60% dei capitali regolarizzati con lo Scudo Fiscale. Statalizzazione di tutte le concessioni in mano ai privati. Abolizione immediata di tutte le province. Riduzione del 50% del numero dei parlamentari. Abolizione delle doppie e triple pensioni. Tetto massimo per ogni pensione di 4.000 euro al mese. Cancellazione delle Grandi Opere Inutili (Tav Val di Susa 22 miliardi, Ponte Messina 4, Gronda Genova 6, ecc.). Eliminazione delle Authority e degli stipendi dei trombati dalla politica lì collocati. Chi vuole aggiunga i suoi suggeri- menti per la manovra, può inviare una e-mail ... visita il sito www.beppegrillo.it/

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Page 1: Voltana On Line n.30-2011

www.voltanaonline.it

Voltana On Line 30

2011

gue”, nascosti e quasi occultati, co-

me certe procure estorte ai parenti

con firma tremante sul letto di mor-

te. Di tutta la sterminata collezione

di prodigiosi rancori prodotta dal

berlusconismo, quello degli ex so-cialisti alla Sacconi è il distillato più

pericoloso, perché in buona fede. E

il contrabbando, dunque, è l’unico

strumento possibile per attuare la

vendetta, la guerra contro i mulini a

vento che gli ex sessantottini spre-

tati del garofano pensano di essere

chiamati a celebrare. Per gente co-

me loro – Sacconi, Brunetta, la Boni-

ver – una riforma così si sarebbe dovuta offrire al Paese con una

messa giuslavorista, un coro ege-

monico, una kultur kampf da cele-

brare nel punto massimo del con-

senso. Invece, a loro eterna vergo-

gna, quando erano al massimo del

consenso non hanno avuto il corag-

gio di sporcarsi le mani e di mette-

re in gioco i loro frivoli indici di

popolarità. Così, dove la vanità ha

Sacconi, vendetta socialista sui lavoratori di Luca Telese fallito, ecco il colpo di coda del ran-

core.

I ragazzi che si vantarono di esse-

re discepoli dei grandi giuslavoristi

socialisti progressisti, dei Giugni e

dei Brodolini, fanno a pezzi lo Statu-

to dei Lavoratori nel crepuscolo

della ritirata e della sconfitta, come

i gauleiter nazisti che provavano a

smontare le fabbriche del nord. C’é

un aneddoto che mi raccontò lo

stesso Sacconi – persona peraltro squisita, sul piano personale – quel-

lo per cui, nella stagione dei golpe

degli anni settanta lui e Brunetta

una notte di paura si erano precipi-

tosamente ritirati in una baita, te-

mendo di essere arrestati nel corso

di un colpo di stato. Ecco, quella

allucinazione iperdemocratica di

allora, si riverbera nell’ allucinazio-

ne iperpadronale di oggi, nel rega-

lino osceno alla Fiat, la legge ad

aziendam gentilmente concessa,

per evitare una condanna certa.

Come allora Brunetta e Sacconi

pensano di essere gli esecutori di

una vendetta contro l’egemonia

culturale degli odiati comunisti,

contro i lavoratori e i precari che li

hanno (giustamente) spernacchiati

ovunque, e che loro hanno

(giustamente) combattuto senza tregua, considerandoli al pari di

nemici di classe.

Il sacconismo, che è per definizio-

ne in buona fede perché è l’ ideolo-

gia del neocatecumeno, e del con-

vertito zelante che deve farsi per-

donare il suo passato, é molto peg-gio del berlusconismo cialtrone dei

ladri, degli avvocaticchi, e dei pa-

taccari di corte del cavaliere. È il

frutto più ideologico della destra

italiana. Ma proprio per questo è

quello che negli ultimi giorni del

Reich innescherà la rivolta sociale

dei nuovi indignados italiani, che

non ne vogliono sapere di farsi

mettere sul lastrico nel tempo fero-ce della crisi.

LUCA TELESE

dal sito www.lucatelese.it

E venne il giorno della riforma

clandestina, la riforma di contrab-

bando, la libera licenziabilitá so-

gnata ed invocata dai tanti Strana-

more del liberismo italiano come la

panacea di tutti i mali, finalmente

imposta con un piccolo e miserabile

golpe di ferragosto.

C’è qualcosa di grottesco e beffar-

do nel fatto che il ministro del Lavo-

ro Maurizio Sacconi abbia partorito

questo prodigio di controriforma

quasi in segreto, di soppiatto, con

un apparato di codicilli infilati ad

arte nella finanziaria “lacrime e san-

La manovra economica dei cittadini I sacrifici li devono fare i cittadini. I sacrifici li decidono i parlamentari.

I Parlamentari non fanno sacrifici. È

il teatro dell'assurdo. Forse abbiamo

perso il senso della realtà. I media

usano la tecnica della confusione e ci

becchiamo come i polli di Renzo pri-

ma che sia loro tirato il collo. Provia-

mo a ridefinire le regole. I sacrifici li devono fare tutti. I sacrifici li deci-

dono e votano i cittadini. I parlamen-

tari fanno i sacrifici. Così va meglio!

Dove andare a prendere i soldi?

Questa domanda è ridicola, perché

la risposta la sanno tutti: si vanno a

prendere dove ci sono! E allora ini-ziamo. Taglio delle spese militari e

rientro delle missioni di guerra in

Libia e in Afghanistan. Abolizione di

tutte le pensioni parlamentari in as-

senza di un periodo di contribuzione

pari a quello di tutti gli altri cittadini.

Abolizione immediata dei finanzia-

menti pubblici ai partiti iniziando dal

prossimo settembre. Abolizione dei

finanziamenti diretti e indiretti ai

giornali, con effetto retroattivo al

primo gennaio 2011. Contribuzione

del 60% dei capitali regolarizzati

con lo Scudo Fiscale. Statalizzazione di tutte le concessioni in mano ai

privati. Abolizione immediata di

tutte le province. Riduzione del

50% del numero dei parlamentari.

Abolizione delle doppie e triple

pensioni. Tetto massimo per ogni

pensione di 4.000 euro al mese.

Cancellazione delle Grandi Opere

Inutili (Tav Val di Susa 22 miliardi,

Ponte Messina 4, Gronda Genova 6, ecc.). Eliminazione delle Authority

e degli stipendi dei trombati dalla

politica lì collocati.

Chi vuole aggiunga i suoi suggeri-

menti per la manovra, può inviare

una e-mail ...

visita il sito www.beppegrillo.it/

Page 2: Voltana On Line n.30-2011

Pagina 2 www.voltanaonline.it

Dopo il desolante comizio di Um-

berto Bossi a Ponte di Legno, nel quale il senatur ci ha informati che

prima vengono i poveracci, quelli

che rubano bistecche nei “grandi

magazzeni” (sic), mostrando così di

essersi incamminato verso una nar-

rativa stralunata che credevamo

esclusiva del Grande Venditore di

Arcore, vediamo che ci aspetta, sia

in termini di eventuale correzione

della manovra che di contesto con-

giunturale più ampio del maleodo-

rante stagno italiano.

(…) Berlusconi ha parlato della

possibilità di emendare la mano-

vra, ovviamente a saldi invariati. Ma ha messo anche alcuni paletti,

conficcandoli su un terreno di sab-

bie mobili, dove la logica affonda

invariabilmente. Ad esempio, no

alla eliminazione del cosiddetto

“contributo di solidarietà” (già il

nome fa prudere le mani), per que-

ste motivazioni:

«È stato introdotto non perché dia

un grande introito, visto che secondo

i nostri calcoli darà un gettito di mol-

to meno di un miliardo di euro, ma

perché non fossero le classi più disa-

giate, attraverso magari minor servi-

zi da parte degli enti locali, a dover

pagare maggiormente il costo della

manovra: è stato quindi introdotto

per un fattore di giustizia, per equili-

brare i sacrifici. Credo che sia qual-

cosa che sia giusto avere in questa

manovra»

A ben vedere, questa è una con-

siderazione massimamente sini-

stra, quasi bertinottiana o ferre-

riana. Che tradotta, diviene: «sappiamo che il gettito è risibile,

quindi non serve allo scopo, ma lo

mettiamo lo stesso, per lenire l’ in-

vidia sociale e non certo per pagare

i servizi. In questo modo, potremo

massimizzare la distorsione all’ of-

ferta di lavoro qualificato, potenzie-

remo l’incentivo ad espatriare e,

dulcis in fundo, per massimo di

“giustizia sociale”, non toccheremo

gli autonomi, tranne quelli che de-

vono fatturare tutto per legge, non

certo il grosso, quello che dichiara

imponibili medi di 30.000 euro an-

nui». Vai Silvio, la Giustizia sia con

te ! Ma per ridurre l’arrabbiatura

dei contribuenti forzati e mostrare

tutta la collegiale coesione del no-

stro prestigioso esecutivo, Berlu-

sconi precisa, poi, che il contributo

era previsto per due anni, e non per

tre. Pensate che immagine di com-

pattezza riusciamo a fornire ai nostri

partner ed ai mercati, davanti ad un

Premier che, con questa precisazio-

ne, ci significa delle due l’una: o ha

un ministro dell’Economia furba-

stro, oppure lui è rintronato e non

controlla più alcunché del processo

esecutivo. Grande !

Il nostro Venditore in chief si è

poi detto contrario a manovre

sull’Iva. Qui occorre precisare: se si trattasse di aumentare le imposte

indirette (e magari eliminare le

pensioni di anzianità) non solo per

fare cassa ma per finanziare una

riduzione del costo del lavoro, sia

direttamente nelle tasche dei lavo-

ratori che attraverso riduzioni

dell’Irap a carico delle imprese, la

manovra avrebbe una sua razionali-

tà. Ma alzare l’Iva solo per fare cas-

sa sarebbe del tutto controprodu-

cente, in un Paese che ha peraltro

un’altissima evasione di questa im-

posta. E Berlusconi infatti segnala il

problema, ma con i suoi standard:

«Un punto in più di Iva cambiereb-

be molto le cose perché sarebbero

almeno 5 miliardi in più. l’Iva au-

mentata determina una contrazione

dei consumi magari non rilevante,

ma comunque ci sarebbe una contra-

zione certa dei consumi; inoltre vi

sarebbe una maggiore tendenza

all’evasione che purtroppo si raffor-

zerebbe con l’aumento dell’Iva»

Ottimo. Ma allora perché non agi-

re per recuperare l’evasione Iva? E

perché essere così sensibili all’ eva-

sione sulle imposte indirette e fre-

garsene su quelle dirette, con il di-

scorso sulla “giustizia sociale” solo

sui dipendenti a reddito medio-

alto? Mistero.

Nel frattempo, il Pil tedesco del

secondo trimestre cresce di solo

lo 0,1 per cento, contro attese per un più 0,4-0,5 , a conferma del ral-

lentamento vistoso in atto in Euro-

pa, e non solo. Il dato tedesco se-

gue la crescita zero francese dello

stesso periodo (con spesa dei con-

sumatori in calo dello 0,7 per cento

trimestrale), che mette a rischio il

target di crescita fissato dal gover-

no di Parigi, il 2 per cento. Per rag-

giungere il quale servirebbe una

crescita dello 0,7 per cento negli

ultimi due trimestri dell’anno, che

allo stato attuale non appare rag-

giungibile. Meno male che il Go-

verno italiano ha cifrato la manovra

correttiva con una crescita di Pil di

ben l’1 per cento nel 2011 e 1,3 per

cento nel 2012, mentre saremo for-

tunati se riusciremo a tenere la te-

sta ed il naso sopra lo 0,5 per cento,

vista la ovvia natura recessiva di

questa manovra, malgrado l’ enor-

me spinta alla crescita che verrà

dalla abolizione dei ponti non reli-

giosi.

Ultima considerazione sul Pil

italiano del secondo trimestre, a più 0,3 per cento congiunturale,

quindi migliore di quelli tedesco e

francese: prima che qualche casa-

linga disperata e qualche editoriali-

sta del Giornale vi vengano a dire

che andiamo meglio di tutti, sappia-

te che ci sono elevate probabilità

che quel dato sia figlio di un accu-

mulo involontario di scorte, che quindi dovranno essere riassorbite

con tagli alla produzione, che pe-

raltro sono già ampiamente visibili.

Attendiamo il dato definitivo.

Meno male che abbiamo il meta-

done della Bce, che compra a mani

basse, almeno per ora. Non chiede-

tevi che accadrà quando Trichet si

farà prendere dalle vertigini e ral-

lenterà o cesserà gli acquisti, però.

Addavenì, l’eurobond.

Dal sito http://phastidio.net

Andrà molto peggio, prima di andare meglio

Silvio, il Grande Manovratore Andrà molto peggio, prima di andare meglio

dal sito http://phastidio.net

info: [email protected]

Page 3: Voltana On Line n.30-2011

Pagina 3 www.voltanaonline.it

150

J èn i pasa

e i dè seinza mutiv j è tot precis.

U j è dal vólt ch’a m’avreb lasé

dri dal spal i pinsir catìv

e tnì d’asté ch’u s’fëga séra

par fé ciapér e’ vól a la mi anma.

L’è un pëz ormai ch’a m’in so ’dé

che stér a e’ mond sól par campé

u n’um basta piò.

Gli anni passano

e i giorni senza scopo sono tutti uguali.

Ci sono volte in cui vorrei lasciarmi

dietro le spalle i cattivi pensieri

ed aspettare che arrivi la sera

per far prendere il volo alla mia anima.

È un pezzo ormai che mi sono accorto

che stare al mondo solo per campare

non mi basta più.

U J E' DAL VOLTNTÉ CI SONO VOLTEUNTÉ

Immagine e poesia

di Paolo Gagliardi

Perché questo Governo

non mette le mani nelle

tasche degli italiani ?

Perché li ha già messi in

mutande !

Ma qualcuno sano di mente pen-

sa realmente che con 19 milioni di

pensionati e 4 milioni di dipen-

denti pubblici possiamo farcela? Per mantenerli vengono spalati ogni

anno nelle caldaie della locomotiva

Italia, sempre più lenta, in affanno,

con salite ormai proibitive, altri 100

miliardi di debito pubblico, come fossero carbone, che corrispondono

almeno a 5 miliardi di interessi an-

nui in più. Pagati dai sempre più

rari contribuenti, le aziende chiudo-

no e ci sono 4 milioni di disoccupati.

Il tasso sul nostro debito sale e gli

interessi non possono che aumenta-

re. Nel 2011, se va bene, paghere-

mo 100 miliardi di interessi. L'Ita-lia non ha alcuna possibilità di far-cela con questa zavorra.

Il numero di dipendenti pubblici è

pari alla popolazione dell'Irlanda e noi stiamo a fare il tricchetracche

sulle Province. Vanno chiuse tutte,

che altro c'è da discutere? Le pen-

sioni vanno riviste nel loro insieme. Non ha senso che ci siano doppie e

triple pensioni, una basta e avanza.

Le pensioni in essere vanno erogate

con il metodo contributivo, tanto

hai dato, tanto prendi (esattamente il contrario delle pen-

sioni dei Parlamentari) e comunque

le pensioni devono avere un tetto

non superabile, 3.000 euro mi sem-brano equi e di un minimo per chi non dispone di redditi sufficienti

per vivere. I manager che hanno

guadagnato milioni di euro nella

loro vita non hanno bisogno di una

pensione di 10/20.000 euro al mese,

lo stipendio annuo di un impiegato.

Non è possibile dividere l'Italia in

due sulle pensioni con la strategia

del "Chi ha dato, ha dato. Chi ha

avuto, ha avuto". È pericoloso. I

giovani, ma anche molti quaranten-

ni e cinquantenni, in pensione non ci andranno mai. Perché devono

pagare con tasse e contributi la

pensione a Mastella, a Amato o a un

Consigliere Regionale della Lom-

bardia o della Sicilia? Questo non

ha senso. La riforma delle pensioni

deve iniziare da chi in pensione c'è

già senza alzare continuamente l'a-

sticella dell'età pensionabile ac-

campando la scusa risibile dell'a-spettativa di vita. Non me frega un

cazzo delle statistiche. Dopo 35 an-

ni di contributi ho il diritto di ripo-

sarmi. Un operaio non andrà in pensione a 70 anni, sarà morto pri-

ma!

I giovani non hanno più nulla da

perdere, non il lavoro, non la pen-

sione, non i servizi sociali, non la

speranza di un futuro migliore. Nel-

la manovra economica non è stata

spesa una parola per loro. Attenti

alla loro rabbia. Quando le nuove

generazioni capiranno che oggi sono soprattutto loro a pagare la

crisi e che in futuro erediteranno il

debito pubblico, non sarà più pos-sibile alcuna mediazione. L'aria che

tira è sempre più brutta.

dal sito www.beppegrillo.it

www.beppegrillo.it

"Io non sono affatto d'accordo con

un nuovo innalzamento dell'età pen-

sionabile, sono 39 anni che lavoro,

sarei potuta andare in pensione con

35anni, ma la legge Dini/Prodi me

ne ha aggiunti altri 5, poi c'è la fine-

stra che si apre dopo 13 mesi e a-

desso sono stati aggiunti altri mesi a

partire dal prossimo anno, 2012, un

mese in più, dal 2013, due mesi in

più. Ora basta! Basta! Piuttosto pro-

pongo di portare le quote delle pen-

sioni a non più di 1.500 euro al me-

se; non oltre, un pensionato con

massimo 1.500 euro può vivere be-

ne, chi invece ora prende già di più,

significa che ha anche di più ed è

giusto che consumi quello che ha

messo da parte; invece di distribuir-

lo tra parenti ed eredi e lasciti, co-

minci a lasciare fin da subito.

Inoltre il problema si proporrà di

più in futuro perché se i giovani og-

gi a 30 anni ancora non hanno un

lavoro è ovvio che a 60/ 65 anni non avranno 40 anni di contributi !

Quindi bisogna andare noi in pen-

sione e far lavorare i giovani: Mi

sembra talmente ovvio..."

UNA SIGNORA MOLTO

...“ARRABBIATA”

Page 4: Voltana On Line n.30-2011

Pagina 4 www.voltanaonline.it

sociale.

I giovani si interrogano, i giovani

domandano, questi giovani, sottoli-

nea il presidente della Cei,

«cercano un punto di riferimento ne-

gli adulti, nelle Istituzioni, nella Chie-

sa, orientano la propria attenzione ai

valori», offrendo un esempio di co-

me si possano prendere sul serio le

domande più vere, quelle che più

contano per le nuove generazioni.

Anche nell’urgenza e nella neces-

sità dei tagli economici, è necessa-

rio che la politica offra maggiore

attenzione alla famiglia, che in que-

sta crisi, soprattutto in Italia, è stata

ed è «una valvola di sicurezza enor-

me e sarebbe miope e dannoso non

considerarla un ganglio vitale». A questo proposito il cardinale sottoli-

nea che non sarebbe utile per nes-

suno «perdere questo patrimonio,

questo punto fermo: se la famiglia, la

vita, la libertà educativa non sono al

centro della politica, la società non

va da nessuna parte».

Dai tagli, sempre da un punto di

vista etico, secondo il cardinal Ba-

gnasco, andrebbero salvaguardate

anche le missioni all’estero nella

porzione in cui «non riguardano tan-

to i bilanci, ma i diritti fondamentali

che in certe parti del mondo non so-

no rispettati».

Nel medesimo contesto «è neces-

sario rivedere gli stili di vita». Affer-

mazione che è un naturale riferi-

mento ai valori proposti dai giovani

a Madrid (anche in contrapposizio-

ne a quelli propagandati dalla con-

testazione laicista) e che l’ arcive-

scovo di Genova non lascia galleg-

giare nel vuoto, ma concretizza nei particolari riferiti alla realtà italiana,

quale risposta etica al difficile mo-

mento: «Tutti facciano la loro parte,

rinunciando a benefici eccessivi e

privilegi».

Di fronte alle deformazioni

dell’economia, dello «statalismo» e del «capitalismo selvaggio» si tratta

di «individuare correttivi da una sin-

tesi superiore, che insieme accresca

il senso dell’uomo. Abbiamo vissuto

al di sopra delle nostre possibilità,

laddove c’è ancora un livello troppo

alto, ci si ricomponga».

Il Cardinale Angelo Bagnasco sulla manovra: «Tutti paghino le tasse»

sollevati dalla crisi economica, con

un occhio alla Gmg e uno sguardo

attento all’Italia, ai suoi sbanda-

menti politici, al dovere morale di

partecipare, ognuno per la sua par-

te, al bene della società, comin-ciando col pagare le tasse.

In questo la Chiesa, i pastori, sen-

za porsi «dentro alle questioni tecni-

che», devono essere di «richiamo

spirituale ed etico», facendo

«appello alla coscienza di ciascuno»,

perché «sono impressionanti le

cifre sull’evasione in Italia» e pa-

gare le tasse «è un dovere di tutti»,

per contribuire alla vita pubblica e

La politica deve «ritrovare e colti-

vare» il rapporto con la gente, sui

problemi che contano, sui valori

autentici, a cominciare dalla centra-

lità della persona. La gente «sente di

essere abbandonata dal mondo poli-

tico», troppo attento a «interessi per-

sonali», ha bisogno di una nuova

iniezione di fiducia. I cattolici vo-gliono partecipare, «senza nostalgia

del passato vogliono esserci e ci sa-

ranno».

Da Madrid, intervistato dalla tra-

smissione di Raiuno Radioanch’io, il

cardinale Angelo Bagnasco intervie-

ne sui grandi interrogativi sociali

Vi avevano detto che l’Italia sarebbe uscita dalla crisi prima e meglio di

altri. Vi hanno dato “il malato d’Europa”, ed il commissariamento da

parte dell’Unione europea e della Bce;

Vi avevano promesso (nel 1994) due aliquote Irpef, al 23 ed al 33 per cen-

to. Non le avete avute;

Vi avevano promesso (pochi mesi addietro) tre aliquote Irpef, al 20, 30 e

40 per cento, finanziate con l’eliminazione parziale di alcune agevola-

zioni fiscali, per allargare le basi imponibili ed aumentare il gettito.

Avrete l’eliminazione delle agevolazioni fiscali ed assistenziali per

fare cassa, ma non le tre aliquote;

Vi avevano promesso quozienti familiari ed asili nido. Rischiate di avere

un taglio lineare del 20 per cento sulle detrazioni per carichi familiari

ed asili nido;

Vi avevano promesso liberalizzazioni, semplificazioni burocratiche e

spinta alla crescita della produttività. Rischiate di avere lo spostamen-

to sulle domeniche delle festività “non religiose”;

Vi avevano promesso l’”anarchia etica”. Vi hanno dato il sondino di Stato;

Vi avevano promesso liberalizzazioni e libero mercato incastonati

nell’articolo 41 della Costituzione. Avrete limiti agli sconti praticabili

sui libri;

Vi avevano promesso l’eliminazione degli ordini professionali. Avete avu-

to la controriforma dell’Ordine forense;

Vi avevano detto che il problema d’Italia era l’Unione europea. Oggi nei

giorni pari vi dicono che è fondamentale che “La Bce compri i nostri

titoli di stato“, in quelli dispari che la Bce e Draghi complottano per

commissariare il governo italiano;

Vi avevano detto che l’evasione fiscale era giustificata dall’eccessiva

pressione fiscale. Irridevano chi diceva che le “tasse sono bellissi-

me”, perché servono a pagare servizi pubblici. Oggi si sono inventati

il solve et repete e le campagne di pubblica gogna contro l’evasione

fiscale;

Dicevano che Prodi era un gabelliere, per essersi inventato l’Eurotassa.

Oggi parlano anch’essi di eurotassa e di “contributi di solidarietà”;

Vi avevano promesso il federalismo fiscale. Avrete maggiori tasse locali,

in aggiunta a quelle centrali.

IL PESCATORE DI PERLE dal sito http://phastidio.net

(Segue a pag. 5 )

articolo di Roberto I. Zanini tratto dal sito http://www.avvenire.it

Page 5: Voltana On Line n.30-2011

IL DELIRIO

DELL’ECONOMIA

CENTRO SOCIALE

IL TONDO LUGO

23 SETTEMBRE 2011

Pagina 5 www.voltanaonline.it

Se con gli indigna-

dos deve esserci dialogo, questo è

possibile proprio partendo dal co-

mune «desiderio di giustizia socia-

le».

articolo di Roberto I. Zanini

tratto dal sito http://www.avvenire.it

N.B. Il quotidiano “Avvenire” ha scelto di

mettere il Copyright agli articoli pubblicati.

Il testo è stato qui riprodotto (senza fini di lucro) esclusivamente per finalità di docu-

mentazione e per dare un’informazione

veramente completa e fedele.

Non riprodurre ulteriormente, se non dopo

aver contattato l’editore e l’autore.

I nostri nonni hanno duramente

sofferto, ma in molti si sono rimasti

una casa. I nostri genitori hanno

lavorato sodo, combattuti tra gli

insegnamenti familiari, che invita-

vano al risparmio, e gli assillanti

appelli della pubblicità, che invita-

vano al consumo, ma quasi tutti so-

no riusciti a mettere qualche cosa

da parte. Inoltre uno stretto control-

lo delle nascite ha reso tutto più

facile. Meno bocche da sfamare:

più risorse per chi già c’è. Il massi-

mo del godimento, poi, poteva es-

sere facilmente raggiunto quando

...le bocche da sfamare non esiste-

vano affatto!

Ora i nostri figli o, più in genera-

le, i giovani, ci guardano e ci inter-

rogano. Che cosa gli possiamo di-

re? Quali insegnamenti e testimo-

nianze siamo in grado di dare? E

che cosa lasceremo loro in eredità?

Volendo le risposte potrebbero

essere mutuate da alcune riflessioni

di Dario Olivero (la Repubblica

19/08/2011): “Lo scenario è fin trop-

po evidente a tutti. Il mercato ha vin-

to su ogni cosa, la politica si è ridot-

ta a specchio della finanza. Non si

produce, si scommette. Non si pro-

getta, ci si indebita. Non si assume,

si affitta. Non si costruisce, si riman-

da. Non si spera, si consuma. Tutto

già detto, tutto già scritto. Tutto fini-

to. Il campo di battaglia è vuoto.

Nessun sol dell’avvenir risplende

all’orizzonte. Nessuno spettro si ag-

gira per l’Europa. O no?”

Ancora una volta la famiglia è la

valvola di sfogo, lo stabilizzatore

sociale dei tempi tormentati che

stiamo vivendo.

Ma fino a quando sarà possibile

ciò? Le famiglie avranno energie e

risorse infinite? Purtroppo, no!

Riflettiamo su alcune questioni di

attualità. Lasciare il lavoro a

settant’anni, significa: non dare oc-

cupazione ai giovani e, forse, anche

una riduzione qualitativa e quantita-

tiva dei prodotti o dei servizi offer-

ti. Come direbbero loro signori:

andremo verso “minor efficienza e

minor produttività” del sistema.

Non solo, ma in Italia occorre te-

ner presenti anche altri due feno-

meni o, potremmo chiamarli: due

stili di vita tipici, e cioè: l’arte di arran-

giarsi e uno Stato sociale non partico-

larmente brillante ed efficiente.

Fino ad oggi, un ciclo generazionale

durava venti, più spesso, trent’anni.

Guarda caso coincideva (quasi) con

la durata lavorativa. Una generazione

si prendeva, via via sempre di più,

cura dell’altra. Nonni giovani si prodi-

gavano (moltissimo) per i nipoti. Poi,

un giorno, i figli e (un poco) anche i

nipoti collaboravano ed accudivano i

genitori ed i nonni nelle loro necessità.

Oggi questo meccanismo si è già

parzialmente fermato. E il fenomeno

delle “badanti” lo rende manifesto.

Maggiore lavoro (precarietà, mobili-

tà, flessibilità, ecc.), maggiore stress

(procurato dai ritmi del lavoro e della

vita), minor reddito e maggiori impo-

ste sono tutti, di per se stessi, una gra-

ve minaccia per la famiglia.

Un ciclo generazionale, articolato su

di una normalità pari a quarant’anni,

rappresenta, in assenza di servizi o di

valide alternative, la fine della famiglia

tradizionale. Inoltre forme di conviven-

za, più o meno stravaganti e innaturali,

possono contribuire a non realizzare

immediatamente quanto sta per acca-

dere, distraendo tante persone in buon

fede o fornendo coperture ideologie e

filosofiche indegne.

Altra valvola di sfogo alla crescente

povertà: le ...riscoperte forme di redi-

stribuzione del reddito tra privati. Ne sono esempio: gli scambi di lavoro

prestati nella semi-clandestinità; le

economie occulte e parallele, frutto di

rapporti umani o di relazioni di buon

vicinato, con la cessione (gratuita o

quasi) di capi di abbigliamento, di ge-

neri alimentari, ecc. Poi, come sem-

pre, quando non c’è “la luce del sole”

l’illegalità può trovare un terreno ferti-

le. Le vicissitudini e le traversie per

ottenere un posto di lavoro, i lacci ed i

laccioli del mercato del lavoro, le

“raccomandazioni” per una progres-

sione sul posto di lavoro, queste sono

tutte cose arcinote.

Così come le tante forme di condizio-

namento, di estorsione e di ricatto, che

però sfuggono alle statistiche ufficiali.

Tant’è che si finisce con il rassegnarsi

ai furti ed alle rapine, nonostante i pro-

clami di quanti sono chiamati a gestire

la cosa pubblica.

LA FAMIGLIA ED IL PRIVATO di Mario Paganini (Segue da pag. 4 )

Page 6: Voltana On Line n.30-2011

dal sito http://notizie.virgilio.it/gallery/politici-paperoni-

ricchi-berlusconi-bertolaso-redditi.html,zoom=412366.html

Pagina 6 www.voltanaonline.it

di Massimo Gramellini

stanza domanda. Negli ultimi

due/tre anni c’è stato un peggio-

ramento a causa del massiccio

trasferimento di reddito dal la-

voro alla rendita, dai salari al

profitto; il differenziale di reddi-to è cresciuto. La propensione

alla spesa delle famiglie è mag-

giore di quella delle aziende,

poiché le aziende hanno mag-

giore propensione al risparmio del-

le famiglie, pertanto la re-

distribuzione del reddito e della

ricchezza rende il problema della

scarsa domanda ancora peggiore

Karl Marx aveva ragione. Ad un

certo punto, il capitalismo può

auto-distruggersi. Non si può con-tinuare a trasferire reddito dal lavo-

ro al capitale senza causare ecces-

FORSE IL CAPITALISMO SI STA AUTODISTRUGGENDO

Le aziende non stanno facendo

nulla, non sono di aiuto, sono ner-

vose per l’accresciuto rischio. Di-

chiarano che stanno tagliando la

capacità in eccesso poiché non c’è

abbastanza domanda, ma questo

porta ad uno stallo. Se non si impie-

ga personale, non ci sarà abbastan-

za reddito, né fiducia da parte dei consumatori, e quindi non abba-

so di capacità produttiva e calo del-

la domanda aggregata. Questo è

ciò che è accaduto. Pensavamo che

i mercati funzionassero. No, non

stanno funzionando. Il singolo può

essere razionale. L’azienda, per sopravvivere e crescere può abbat-

tere sempre più il costo del lavoro,

ma i costi del lavoro sono il reddito

e quindi il consumo di qualcun al-

tro. È un processo auto-distruttivo

Considerazioni di NOURIEL ROUBINI

fonte Marx Was Right. Capitalism May

Be Destroying Itself

Nouriel Roubini insegna economia

presso la New York University, non è un

marxista; è stato uno dei primi a preve-

dere la crisi del 2008.

Generale contro la manovra di Ferragosto

La CGIL proclama per il 6 settembre lo Sciopero cendo per altro un “irrisorio bene-

ficio economico”. Per questo moti-

vo la CGIL ha deciso di lanciare

una petizione popolare a difesa

delle feste della Liberazione, del

Lavoro e della Repubblica. È possi-

bile firmare la petizione sul sito

della CGIL (www.cgil.it) o diretta-mente presso le diverse sedi delle

Camere del Lavoro dietro le parole

“alziamo insieme la nostra voce

perché l’identità ed il futuro

dell’Italia sono un bene indispo-

nibile ad ogni manipolazione”.

presenta un “nuovo gravissimo ta-

glio ai diritti dei lavoratori”. È pro-

prio sull'articolo 8 del decreto

('misure a sostegno dell' occupa-

zione') che la CGIL si sofferma nella

lettera inviata a CISL e UIL, il 22

agosto scorso. Alle due Confedera-

zioni la CGIL apre una serie di que-

stioni: “L’art. 18 della manovra non

è un attacco alla autonomia delle

parti?”, “Non è forse chiaro che

trasformare l’art. 18 in materia con-

trattabile di non meglio identificate

'rappresentanze sindacali operanti

in azienda', mina l’efficacia

dell’articolo stesso?”, “Non è forse

evidente che una norma che non si

basa sulla rappresentanza, e affida

poteri su tutte le materie fuori dai

contratti, è la proliferazione di qua-

lunque forma di sindacalismo ed un

attacco esplicito al sindacato confe-

derale?”.

Altra scelta contenuta nella mano-

vra e fortemente criticata dalla

CGIL è quella di spostare o accor-

pare alla domenica le festività civili

e laiche, per la CGIL significa

“colpire l'identità e la storia del

nostro Paese, indebolirne la memo-

ria”, rappresenta, prosegue “un

grave limite per il futuro”, produ-

Per la CGIL la manovra è

“depressiva” e “socialmente ini-

qua”, perché non viene destinata alcuna risorsa né alla crescita, né

all'occupazione, mentre i redditi e i

consumi dei cittadini continuano a

ridursi.

Per la CGIL ad essere colpiti dal

provvedimento sono, ancora una

volta, i soggetti sociali più deboli:

lavoratori, pensionati, famiglie ;

mentre si continua ad evitare di in-

tervenire sull'evasione fiscale, sulle

rendite finanziarie e sulle grandi

ricchezze. Il decreto del 13 agosto

oltre ad essere “inefficace” per-ché, come spiega la CGIL, “non af-

fronta in maniera strutturale le cau-

se del deficit, né pone le basi per

ridurre realmente il debito”, possie-

de “caratteri antisindacali” in quanto “pretende di cancellare per

legge uno strumento di regolazione

generale dei diritti dei lavoratori

come il Contratto Nazionale di lavo-

ro”.

La manovra di Ferragosto preve-

de, infatti, che gli accordi aziendali

possano regolare le condizioni di

lavoro in deroga al CCNL e alle leg-

gi anche in materia di licenziamen-

to. Per la CGIL questa norma rap-

Page 7: Voltana On Line n.30-2011

Pagina 7 www.voltanaonline.it

La manovra finanziaria progettata

dal governo Berlusconi è iniqua,

sbagliata e ferocemente classista.

Non risolve nessuno dei problemi

del nostro Paese ed innescherà

un’altra spirale recessiva e depres-

siva anticipata da una contrazione

dei consumi e da un peggioramento

delle condizioni di vita delle classi

lavoratrici. Questa manovra si salda

alla cronica assenza di una politica

economica di rilancio produttivo,

all’ossessione alla “privatizzazione”

di quanto resta del patrimonio di

beni pubblici e comuni che è sola

garanzia contro il baratro della de-

flagrazione sociale di questo paese

e alla volontà reazionaria di compri-

mere oltre il sopportabili i livelli

retributivi trasferendo ulteriori quo-

te di produttività dal lavoro (sia esso

dipendente, autonomo, precario o

stabile) alla rendita e al capitale.

Durante le più o meno lunghe pau-

se balneari si cerca di modificare

drasticamente l’equilibrio di poteri

e garanzie su cui si regge la nostra

Costituzione e la Repubblica Italiana

come noi la conosciamo.

La brutalità e la cesura passa an-

che attraverso operazioni simboli-

che come la proposta di “spostare”

alla domenica le feste laiche e civili

che rappresentano guarda caso,

moniti e pilastri fondanti di questa

Nazione:

- Il 25 Aprile, data della Liberazione di questo Paese da una lunga e bru-

tale dittatura fascista.

- Il 1° Maggio festa dei lavoratori (dobbiamo rammentare l’articolo

della Costituzione che fa del lavoro

il valore fondante di questa Repub-

blica?)

- Il 2 Giugno, con cui si conchiude la lunga stagione di una compro-

messa monarchia e s’inaugura per

l’Italia una nuova stagione di spe-

ranza.

Quei giorni rappresentano ogni

anno l’occasione non per stanchi

riti, ma per sottoporre a verifica

l’attuazione di quanto rappresenta-

no: il rinnovare l’insegnamento e

l’analisi delle ragioni che portaro-

no alla soppressione delle libertà

civili e sociali in questo Paese per

più di vent’anni, l’effettiva applica-

zione del diritto al lavoro per tutti,

il funzionamento trasparente e

partecipato degli strumenti demo-

cratici della Repubblica.

La proposta delle forze politiche

che sono al Governo rappresenta

l’esatto contrario: un ulteriore scip-

po per i lavoratori, una caduta ulte-

riore della laicità dello Stato

(perché una misura del genere non

viene proposta anche per le festivi-

tà religiose? Nemmeno negli anni

’50 quando Paese era ben più con-

fessionale, la Democrazia Cristiana

avrebbe osato proporre una misura

come quella oggi in discussione).

Abbiamo vissuto un periodo di

festeggiamenti per il 150 esimo

dell’Unità d’Italia. Un tripudio di

discorsi e iniziative a volte anche

retoriche e una festa istituita ma

pagata anche questa dai lavoratori

perché la sua attuazione “non dove-

va provocare oneri aggiuntivi per

la finanza pubblica e per le impre-

se private”.

Non vogliamo che questa propo-

sta di sostanziale cancellazione del-

le festività laiche sia invece accom-

pagnata dal silenzio e chiediamo il

più alto pronunciamento di forze

politiche, associazioni e società ci-

vile.

La soppressione proposta va

semplicemente rigettata, senza

mediazioni.

Abbiamo avuto sentore che i pri-

mi pronunciamenti contrari a livello

locale si basano anche su questioni

di “opportunità” commerciale: una

soppressione delle festività interfe-

rirebbe con i flussi turistici legati

ad esse e per questo andrebbe riti-

rata.

Giusta la richiesta, insufficiente la

motivazione.

Va ritirata perché se si vuole ri-

costruire un’etica pubblica in que-

sto Paese, bisogna farlo ricomin-

ciando a dire che non tutto è in

vendita, non tutto può essere pie-

gato a logiche di mercato.

Con i valori non si può e non si

deve fare. Siano essi religiosi o lai-

ci.

Tiziano Bordoni

Capogruppo Federazione della Sinistra

Provincia di Ravenna

I VALORI NON SONO IN VENDITA, TANTO MENO IN SALDO ! di Tiziano Bordoni

1 - C'è un sistema per incassare le imposte sui capitali fuggiti all'este-

ro, in particolare nelle banche sviz-

zere. Sarebbe sufficiente mettere in

moto la diplomazia e concludere

degli accordi fiscali bilaterali, sulla

scia di quello concluso tra la Svizze-

ra e la Germania o in fase di conclu-

sione con la Gran Bretagna. Poi toc-cherà alla Francia. In buona sostan-

za si tratta di accordarsi sul cosid-

detto modello Rubik, per cui la Sviz-

zera farebbe da esattore dello Stato

italiano sui redditi da capitale italia-

no in Svizzera. Se volete saperne di

più, interpellate Claudio Generali,

presidente dell'ABT (Associazione

Bancaria Ticinese) ...

2 - (dal sito www.repubblica.it) E se una volta tanto a pagare fossero le emit-

tenti TV ? Ora che la manovra di

Tremonti chiede sacrifici ai pensio-

nati, agli insegnanti e alle piccole

imprese, viene in mente una strada

alternativa che il Governo può per-

correre: mettere all'asta le restanti

frequenze che ha ancora in mano e

incassare molti milioni di euro dalle emittenti che se le aggiudicheran-

no. Invece le frequenze stanno per

essere regalate alle TV senza il mi-

nimo corrispettivo in cambio ...

Opss. Scusate mi sono perso alcuni miliardi di euro...

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