voltana on line n.9-2013
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News, politicsTRANSCRIPT
9
2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it
Marzo 2013. Deserto di Giuda.
Don Felice assortof in meditazione.
Immagine di Sergio Melandri.
"Dopo tanti anni di lavoro in Paesi
in guerra, mai ci saremmo aspettati
di dover intervenire nel nostro Pae-
se. Eppure anche in Italia c'è una
guerra, continua, spietata e atroce
contro i poveri".
Gino Strada - EMERGENCY
Un calendario, aggiornato, degli eventi
pubblici a Voltana ?
Lo trovi nel sito www.voltanaonline.it
facendo click in AGENDA !
Il deserto di Giuda, in Terra Santa
(per inciso, noto che è un brutto e
poco libero mondo quello nel quale
usando una parola, anziché un’altra,
si può essere etichettati come pro o
contro un popolo, quello Israeliano
o quello Palestinese...) molti lo im-
maginano con dune e una sabbia
simile a quella delle nostre spiagge
di Romagna.
Per me, invece, assomigli tanto ad
alcune zone brulle e con calanchi
del nostro Appennino, dove, però,
al posto della sabbia, ci sono colline
di stabilizzato, una mescola, divenu-
ta di uso comune in molti piazzali e,
quindi, ora a tutti nota.
Se il Creatore è anche misericor-
dia, non lo è di certo tutto ciò che è
stato da Lui creato. Il deserto è l’e-
saltazione della perfezione. Nel de-
serto qualsiasi piccolo errore od inefficienza si … paga sempre a ca-
ro prezzo. Fortunatamente, con i
mezzi moderni e le strade ben tenu-
te, è possibile addentrarsi ed uscire
dai deserti velocemente e, nello
specifico per quel deserto, in poche
ore.
Nel deserto di Giuda c’è vita. Biso-
gna saperla scorgere, volerla vede-
re. Notte tempo il vento aveva por-
tato gocce di pioggia. Quell’umidità
era sufficiente ad alcune piccole
piante per tentare l’avventura. Poi,
tra le piante e le pietre, molti insetti
passavano veloci. Na-
Il silenzio, il cuore e l’eterno di Mario Paganini
( Segue a pag. 2 )
"Sorridi... Forse nessuno se ne accorgerà, ma tu sorridi ancora. Anche a chi tu hai già sorriso. Ascolta... Forse nessuno parlerà, ma tu ascolta ancora pur nel silenzio che ti sembrerà. E guarda ad occhi aperti, ad occhi chiusi. Anche laddove intravedi deserti. E correndo con la speranza arriverai laddove nessuno è mai arrivato.”
F.C.
“La cosa che tollero meno al mon-do, anche meno dell'ignoranza, è la maleducazione. Perché se avere il cervello picco-lo è una disgrazia, essere cafoni è una scelta.”
Frase segnalata da Meri
Ti piace?! Ma quanto ti piace… E sai anche quanto ti costa? di Mario Paganini
A me personalmente non piace.
Quello posizionato di fronte alla Sta-
zione dei Carabinieri di Lugo è un
monumento decisamente bruttino,
che non catalizza attenzione alcuna.
Il David di Michelangelo è spro-
porzionato, eppure frotte di turisti e
di studenti accorrono a vederlo.
Prevedo che, neanche in occasio-
ne delle festività civili, zelanti perso-
ne riusciranno a portavi ammiratori
o semplici curiosi. Pochi renderanno
omaggio a “La Meridiana dei popo-
li” di Mario Nanni !
Trovo poi intempestivo e inop-
portuno, in un momento di grave
crisi economica, accrescere il
debito pubblico. Perché, sia chiaro, esiste un costo. E quei 125.000 euro
(Lugo ha 32 mila abitanti), per me,
potevano essere spesi diversamente.
Oppure semplicemente non spesi. Sarebbe stato un segno - positivo - di
un cambiamento che tutti auspicano,
che tutti dichiarano di voler pratica-
re, ma che tarda a concretizzarsi.
Dal sito www.italiaora.org
Popolazione: 61,350 milioni.
Debito Pubblico : 2.055. 293 milioni.
Debito pro capite 33.501 euro.
La Meridiana dei popoli.
Prima decade di Luglio 2013
I lavori procedono.
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Ripristinare nuovi equilibri di Mario Paganini Indietro non si torna. Non è possibi-
le. Mi soffermo su alcuni argomenti, in
apparenza slegati tra loro.
È un dato di fatto che l’emancipazio-
ne femminile ci sia stata. Ora le don-
ne, in Occidente, si scelgono “se”,
“quando” e “chi” sposare. Poi le don-
ne, se già non lo sono, hanno sovente
una discreta autonomia economica.
Infine sono libere di decidere tutto
relativamente alla procreazione.
Giusto un secolo fa una simile situa-
zione sarebbe stata … pura fanta-
scienza. E cento anni sono una parte
modestissima degli ultimi 20.000 anni
di civiltà!
Si può discutere su alcuni aspetti. Da
cattolico ritengo irrinunciabile il dirit-
to alla vita, sempre. Quindi, nessun
dubbio: è sacra! Compresa quella del
concepito. L’aborto è una barbarie ed
è una sconfitta di tutta una società.
Come impegnato nel sociale, poi,
ritengo non si possa far finta di non
vedere l’evoluzione dei costumi ed
interrogarsi. Ad esempio è di tutta
evidenza l’avvenuta disgiunzione tra
sessualità e procreazione.
Anche l’indissolubilità del sacra-
mento/vincolo matrimoniale, a mio
avviso, richiede un’accorta rivisitazio-
ne. Quanto sono realmente responsa-
bili e consapevoli del gesto che stan-
no per compiere i due promessi spo-
si? Penso che in una società in cui
sovrabbonda la conoscenza e l’infor-
mazione sia evaporata la sapienza del
cuore e la saggezza popolare.
Quanto “pesano” nella vita di una
coppia il decisionismo, l’arrivismo, lo
stress? Quando la famiglia si riunisce
i suoi componenti che atteggiamento
hanno e quali energie positive sono
in grado di condividere? Il modello
proposto dai genitori come si pone
nei confronti di quello imposto dai
mass-media? Ed i figli come fanno a
destreggiarsi tra il “buonismo” insul-
so di tanta cultura ed il rigore, la ne-
cessità di regole certe e il senso del
giusto che in qualche modo padri e
madri debbono trasmettere? Che ne
sarà, poi, del senso di un impegno
costante nel quotidiano e verso tutti?
Un altro argomento è il ruolo dei
cattolici. Indubbiamente debbono
essere sia Marta (azione) che Maria
(preghiera), ossia vivere nella società
dando una coerente testimonianza.
Occorre prepararsi adeguatamente.
Diventare portatori di “luce”. Essere
tetragonali di fronte alle inevitabili
“tentazioni”. Quando arriverà quel
giorno dovremo rendere conto sia
della quantità di preghiere che abbia-
mo innalzato al Signore, sia di quanti
fratelli e sorelle abbiamo concreta-
mente aiutato.
Guardandomi attorno vedo pochi
pastori impegnati con l’unica pecora
rimasta nell’ovile. Invece osservo mol-
ti laici incapaci di incontrare l’altro, di
riconoscere in lui un fratello
(ovviamente, anche una sorella), di
rapportarsi, di essere capaci di una
condivisione dell’esperienza e, se
necessario, della croce.
Ma se sapremo tornare ad essere
come “il sale” allora anche sugli altri
argomento potremo essere ottimisti.
turalmente pecore e
capre con gli immancabili pastori,
sulle cime circostanti. Anche i soma-
relli ed i cammelli attendevano ras-
segnati, sotto il sole cocente, qual-
che intrepido turista.
Nel deserto senti il vento. Magari
non lo avevi mai notato, ma anche il
vento fa un suo rumore. Anche
quanto sembra non esserci alcuna
bava o brezza “senti” qualche cosa.
Il deserto porta alla riflessione,
alla meditazione. All’ascoltare quel-
lo che hai dentro. Più che la mente,
dopo poco, ti accorgi che a parlare
è anche il tuo cuore. È una esperien-
za nuova soprattutto per chi ha sem-
pre avuto una cieca fiducia nel pro-
prio raziocinio e verso tutto ciò che
è stato prodotto dalla “ragione”. È
una sensazione stranissima. Hai la
testa piena di passaggi logici, di
formule. Poi, all’improvviso, ti ac-
corgi che ne esisteva ancora una a
te sconosciuta: occorre credere per
comprendere ed occorre compren-
dere per credere.
Gli altri pellegrini sono assorti. È
una esperienza, la meditazione nel
deserto, che per ovvie ragioni di
sicurezza è fatta in gruppo, ma in
quei momenti si diventa capaci di
isolarsi da tutto e da tutti.
Ciascuno si rende conto di essere
una parte infinitesimale di un tutto.
Eppure quel tutto, quel deserto
attorno a noi, esiste ed ha un signifi-
cato, proprio perché lì, in quel mo-
mento, ci sono uomini e donne che
si interrogano.
Il deserto dà l’idea dell’eterno.
Cogli qualche smottamento, ma -
nella sostanza - è insignificante. Tut-
to è rimasto uguale a prima. Sembra
che il tempo scorra, ma inutilmente.
Comunque non per questo rinnego
il mio “evoluzionismo”... Papa Leo-ne XIII colse nel “Big Bang” la prova
dell’esistenza di Dio. Sbagliò. Come
oggi sbaglia chi pensa si possa di-
mostrare che Dio non esiste, ricor-
rendo alla Scienza o alla Fisica.
Queste ultime coesistono con la Fe-
de, ma sono autonome.
Quegli uomini, dalla lunga tunica,
a fianco dei somarelli o dei cammel-
li, da almeno due mila anni, sono
sempre uguali. Così come quel mo-
nastero, dalle pareti bianche, sfida
da secoli uno scosceso dirupo.
Per scuoterti dal disagio, per re-
cuperare la dimensione del tuo
tempo, del tempo a cui tu appartieni
e in cui vivi, devi affannarti a cerca-
re qualche cosa che possa tranquil-
lizzarti, che possa farti riportare con
i piedi per terra.
Evidentemente la meditazione, il
misticismo non sono per tutti. Quasi
con un sospiro noti, sul tetto del mo-
nastero, una pannello fotovoltaico.
Così come i mercanti, i pastori ed i
mandriani usano con disinvoltura il
cellulare che hanno in mano e ti dan-
no la quotazione delle loro mercan-
zie nella valuta che ancora tieni, dif-
fidente, ben stretta.
Don Felice Marchi ora non ha il
berretto giallo, dell’Azione Cattolica,
che si era rivelato un “comodo” pun-
to di riferimento per molti, ma la
“kafia” arabo-palestinese. È vicino alla sommità di un cucuzzolo.
Sergio Melandri è molti metri più
sotto. Volge lo sguardo attorno a sé.
Osserva gli altri in meditazione, poi
la sua macchina fotografica. Meno
male che c’è qualcuno che si premu-
ra di “fissare” certi ricordi !
( Segue da pag. 1 )
Il silenzio, il cuore e l’eterno di Mario Paganini
A M., pellegrino come me in que-
sta “Terra Santa” sulle orme di no-
stro Signore. Queste foto richiamano
ricordi indelebili, momenti vissuti
con la consapevolezza di camminare
con i fratelli e con il Fratello.
Il cammino non si è fermato a Ge-
rusalemme, ma prosegue ogni gior-
no. E Gesù è sempre con noi e gui-
da i nostri passi.
P.
Alcune immagine del pellegrinaggio
sono disponibili anche nel sito
www.mariopaganini.it
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Spero che vi prepariate anche voi di Tyler Durden Fonte: http://www.zerohedge.com 16. Un sondaggio ha chiesto agli
americani quanto tempo quanto pen-
savano di sopravvivere se mancasse
la corrente elettrica per un lungo
periodo di tempo. Incredibilmente,
il 21% ha detto che sopravviverebbe
per meno di una settimana, il 28%
per meno di due settimane, ma quasi
il 75% ha risposto che morirebbe
entro due mesi.
17. Secondo un sondaggio condot-
to dalla Adelphi University Center
for Health Innovation, il 55% degli
americani crede che sarà il Governo
a soccorrerli quando arriverà il disa-
stro.
Solo perché oggi esiste una classe
media che ha un comodo stile di vita
questo non significa che sarà sempre
così.
Se dubitate di questa affermazione,
dovreste dare un'occhiata a quanto
che sta accadendo in Grecia. Molti
genitori che appartenevano alla clas-
se media oggi sono diventati tanto
poveri da dover abbandonare i figli in un orfanotrofio per non farli mori-
re di fame …
Decine di bambini sono stati messi
in orfanotrofi e case di cura per moti-
vi economici; una organizzazione di
carità ha detto che l’80% dei bambi-
ni che vivono nei suoi centri residen-
ziali erano lì solo perché le loro fami-
glie non potevano più provvedere a
loro.
Il 10 % dei bambini greci rischiano
di morire di fame. Gli insegnanti
pensano di annullare le lezioni di
educazione fisica, perché i bambini
sono denutriti e vedono i loro alunni
raccogliere cibo dai cassonetti.
Se crollerà l'economia americana e
perderai il tuo lavoro, come farai a
sopravvivere, tu e la tua famiglia?
Tu nella tua famiglia resterete sen-
za casa e dovrete aspettare i sussidi
del Governo per mangiare? Bisogna
prepararsi finché c'è ancora tempo.
Se non sapete come per prepararvi,
il mio articolo intitolato "25 cose che
si dovrebbero fare per prepararsi al
prossimo collasso economico" dà qualche suggerimento di base, indi-
ca decine di ottimi siti web che inse-
gnano gratis tecniche avanzate per
prepararsi.
Quindi non ci sono scuse. Voi vi
potete fidare che Ben Bernanke e Ba-
rack Obama abbiano tutto sotto con-
trollo, ma per quanto riguarda me e la mia famiglia ci stiamo preparando
per affrontare la gigantesca tempe-
sta economica che sta arrivando.
Sembra che la stragrande mag-
gioranza degli americani sia acce-
cata e non veda quello che sta arri-
vando.
Non capisce come funziona il no-
stro sistema finanziario, non capisce
quanto sia vulnerabile, e la maggior
parte ha una fiducia cieca, come se i
nostri leader sapessero esattamente
cosa stanno facendo e se fossero in
grado di risolvere i nostri problemi.
Come risultato, la maggior parte de-
gli americani non sono assolutamen-
te preparati per affrontare la terribi-
le tempesta che ci sta per colpire.
La maggior parte delle famiglie
americane sta vivendo alla giornata,
spendendo tutto il proprio stipendio,
la maggior parte non sta facendo
scorte di emergenza e solo una pic-
cola percentuale sta comprando oro
e argento come investimento.
Sembra che tutti abbiano già di-
menticato quello che è successo
nel 2008.
Allora, quando si schiantò il merca-
to finanziario, milioni di americani
persero il lavoro e dato che la mag-
gior parte di loro viveva spendendo
tutto quello che guadagnava, in mi-
lioni persero anche le loro case. Pur-
troppo, la maggior parte degli ame-
ricani sembra convinta che questo
non succederà più. In questo mo-
mento ci sembra di vivere in una
"bolla di speranza" e la gente è diventata molto tollerante. Per un
certo periodo andava molto di moda
mostrarsi "prepper", ma ora la preoccupazione per l'arrivo di un'al-
tra crisi economica sembra essersi
placata. Tragico errore.
Come ho già detto, tutto il nostro
sistema finanziario è un gigante-
sco”Ponzi-scheme”, e ci sono già segnali che i mercati finanziari siano
in procinto di implodere un'altra vol-
ta.
Tutti quelli che non si saranno pre-
parati ad affrontare quello che suc-
cederà se ne pentiranno amaramen-
te. Ecco 17 segnali che fanno pre-
vedere che la maggior parte degli americani saranno spazzati via se si
dovesse arrivare un crollo dell'eco-
nomia:
1. Secondo un recente sondaggio, il
76% di tutti gli americani sta vivendo
solo dello stipendio . Ma la maggior parte degli americani si comporta
come se il loro posto di lavoro fosse
eterno. La verità è che i licenziamen-
ti di massa possono verificarsi in
qualsiasi momento. È appena suc-
cesso a uno dei più importanti studi
legali di New York City.
2. Il 27% di tutti gli americani non ha
un centesimo di risparmi.
3. Il 46% di tutti gli americani dispo-
ne di risparmi inferiori a US$ 800.
4. Meno di uno su ogni quattro
americani ha abbastanza soldi per
coprire sei mesi di spese.
5. I salari continuano a scendere
anche se il costo della vita continua a
salire. Oggi, il reddito medio del
90% di chi ha un reddito in America
è di solo $ 31.244 e sempre più fami-glie americane stanno cercando co-
me arrivare a fine mese.
6. Il 62% di tutti gli americani della
classe media dice che ha dovuto ri-
durre le spese della famiglia nel cor-
so dell'anno passato.
7. Le piccole imprese stanno diven-
tando una specie in via di estinzione
in America. In realtà, ormai solo il
7% di tutti i lavoratori non agricoli negli Stati Uniti sono lavoratori auto-
nomi. Questo significa che la stra-
grande maggioranza degli americani
dipende da qualcun altro per procu-
rarsi un reddito. Ma che succederà
quando quei posti di lavoro scompa-
riranno ?
8. Nel 1989, il rapporto tra debito e
reddito della famiglia media ameri-
cana era di circa il 58%, oggi arriva
al 154%.
9. Oggi, si è arrivati alla più alta
percentuale di americani che vive
con i sussidi del Governo. In effetti,
secondo l'US Census Bureau il 49%
di tutti gli americani vive in una casa
che gode di benefici monetari diretti
concessi dal Governo federale. E
allora che succederà quando il treno
del Governo, che passando tira cara-
melle a tutti, arriverà in stazione?
10. Negli anni ‘70 , un americano ogni
50 chiedeva dei buoni pasto. Oggi, circa un americano su 6,5 .
11. Si stima che meno del 10% del-
la popolazione degli Stati Uniti abbia
investito in oro o argento.
12. Si stima che ci siano 3 milioni di
"preppers" negli Stati Uniti. Ma que-sto significa che quasi tutti gli altri
non sono preparati.
13. Il 44% di tutti gli americani non
hanno kit di pronto soccorso in casa.
14. Il 48% di tutti gli americani non
ha scorte di emergenza
15. Il 53% di tutti gli americani non
ha in casa approvvigionamenti di
acqua e cibo non deperibile per tre
giorni.
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“Io penso che le persone non si dimenticano. Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva
battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere. Le persone non si dimenticano. Cambia il modo in cui noi le
vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita. Ci sono persone che
hanno tirato fuori il meglio di me, eppure adesso tra noi, c’è solamente un semplice “ciao”. Ci sono persone che
hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte. Ci sono persone
che sono entrate nella mia vita in punta di piedi…e ne sono uscite esattamente nello stesso modo. Ci sono persone
che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee. Ci sono persone
che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita. Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate
via. Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state. E poi…ci sono persone che non
fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me. Ci so-
no persone che: nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita…mi hanno insegnato a
vivere. Mi hanno insegnato a diventare quello che sono. E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un
semplice ciao, faranno per sempre parte della mia vita. Io non dimentico NESSUNO. Non dimentico chi ha toccato
con mano, almeno per una volta la mia vita. Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scon-
trassi anche con loro prima di andare avanti." Luciano Ligabue
Il fatto del giorno (o meglio della
settimana e forse dei prossimi mesi)
è il caso Snowden. Inutile ripercor-
rerlo perché, credo, sia sufficiente-
mente noto. Potremmo riassumerlo
rozzamente con il concetto che l’A-
merica ci spia. Viene subito da dire
“ma è una novità?”. Molti anni fa
Eugenio Finardi cantava una canzo-
ne che si intitolava “La CIA” ed una
strofa con una rima più spericolata
che baciata diceva “… la CIA ci spia
sotto gli occhi della polizia”. Era il
1976. Probabilmente per una buona
parte dei miei lettori si tratterà di
una canzone sconosciuta, anche
perché Finardi, ormai imbolsito da-
gli anni da tempo non la canta più.
Dunque che novità è mai avere la
certezza che gli USA si fanno i fatti
nostri. Semmai suonerebbe una con-
ferma che negli ultimi trentasette
anni ben poco è cambiato. In realtà
è cambiato tutto.
Mentre nel 1976 la dottrina ameri-
cana mirava ad esercitare un con-
trollo politico in funzione antisovieti-
ca sull’Europa occidentale, oggi che
lo spauracchio dei bolscevichi è
tramontato le ragioni sono altre. Ba-
sta vedere la mappa delle intercet-
tazioni. I più spiati sono i tedeschi e
soprattutto le attività bancarie a
Francoforte. Seguono poi le istitu-
zioni europee e, a grande distanza,
nazioni alleate ma poco affidabili
come Francia, Italia e Spagna. La
reazione statunitense sta seguendo
la linea della minimizzazione. Se-
condo il Washington Post un non
meglio identificato portavoce della
NSA avrebbe dichiarato che “Anche
se non abbiamo intenzione di com-
mentare pubblicamente le attività
specifiche di spionaggio, riguardo
alla politica seguita abbiamo chiari-
to che gli Stati Uniti svolgono attività
di raccolta d’informazioni all’estero
nello stesso modo usato da tutte le
nazioni”. Insomma: tutti spiano tutti
e c’è poco di cui lamentarsi, stupirsi
e indignarsi. Ed io mi guardo bene
dall’indignarmi. Non per il motivo –
risibile – che assomiglia al titolo
dell’opera mozartiana “così fan tut-
te” – ma perché il caso Datagate o
Snowden come volte chiamarlo ci
dice qualcosa in più.
Ci dice – a mio avviso – che l’inte-
resse della NSA si rivolge soprattut-
to verso l’economia che verso la
politica. Ad essere spiato è il cuore
del sistema economico-finanziario
europeo. E da questa – quasi ovvia –
deduzione ne consegue che il pro-
blema americano non è il timore che
gli europei diventino comunisti o
amici del terrorismo internazionale.
Il problema americano è sapere pri-
ma quali saranno le decisioni euro-
pee in materia economico-
finanziaria. E queste informazioni
sono utili nell’ambito di una guerra
che va avanti da anni: la guerra tra il
dollaro e l’euro. Qualche tempo fa
Sonja Ebron, presidente di Parindi-
gene una impresa del non profit con
sede in Florida, scrisse che “se i
Paesi OPEC decidessero di richie-
dere il pagamento del loro petrolio
in euro anziché dollari il risultato
sarebbe un tonfo devastante per il
dollaro e Wall Street. Un crollo che
farebbe apparire la crisi del 1929
come una scommessa da cinquanta
dollari ad un casinò”. L’amministra-
zione americana da Clinton, a Bush,
a Barack Obama sa benissimo che il
pericolo più grande per l’economia
USA non è il terrorismo internazio-
nale ma l’euro. L’euro in quanto va-
luta alternativa minaccia un sistema
economico che si basa essenzial-
mente sul petrolio di cui il dollaro è
dal 1945 la moneta di esclusivo rife-
rimento. Per questo motivo tutti i
paesi del mondo hanno accumulato
riserve in dollari e rafforzato l’ege-
monia della valuta americana. Per
questo motivo gli Stati Uniti hanno
potuto e possono vivere al di sopra
dei propri mezzi facendo pagare il
proprio debito ai Paesi esteri. Il
mercato del petrolio è nelle mani
americane e su questo controllo gli
americani hanno costruito da sem-
pre il proprio debito.
Nel 2000 Saddam Hussein decise
di convertire le sue vendite di pe-
trolio dal dollaro all’euro. Si trattava
di quel programma chiamato
“petrolio in cambio di cibo”. Il ditta-
tore iracheno – sconfitto nella prima
guerra del Golfo – poteva commer-
cializzare petrolio sotto l’attento
controllo delle Nazioni Unite. Nel
2003 – con la seconda guerra del
Golfo e la relativa occupazione
dell’Irak – le autorità del nuovo re-
gime instauratosi al posto di Sad-
dam Hussein ritornarono sui propri
passi e ricominciarono a chiedere
dollari in cambio del proprio (si fa
per dire) petrolio. Ora è abbastanza
evidente che questo sistema econo-
m i c o f i n a n z i a r i o c h i a m a t o
“petrodollar warfare” è minacciato
dall’euro. A dirlo non sono pericolo-
si comunisti o nazionalisti ma un
certo William Clarck che ci ha scrit-
to un libro e un tal David Spiro che,
a sua volta ha pubblicato “The hid-
den hand of american egemony”. E
se proprio volete approfondire gli
aspetti della questio-
“Datagate”, petrolio ed euro
( Segue a pag. 5 )
Trovata su Internet e segnalata da Rita
Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013
“Il più grande nemico della cono-scenza non è l’ignoranza, è l’illusio-ne di sapere.”
Frase segnalata da Mario
Immagine
trovata su
Internet
e segnalata
da
Adriano
Schermi video, dischi CD e DVD, balzelli vari. di Mario Paganini chiedersi: perché mai si debba pa-
gare la S.I.A.E. per masterizzare su
un proprio DVD, le proprie foto del-
le quali si è i soli ed unici autori ?!
Non solo. In tempi recenti sono
stati approvati provvedimenti che
rendono difficile poter usufruire
delle deduzioni o delle detrazioni
fiscali. A titolo d’esempio, la conser-
vazione delle confezioni degli ausili
sanitari. Oppure la possibilità di
prendere in considerazione, ai fini
fiscali, premi pagati solamente se
felici possessori di auto di grossa
cilindrata.
A completare i quadro, l’eccessiva
onerosità di interessi e pene acces-
sorie. Ad esempio: per l’omesso
pagamento di un bollo auto di euro
180,00 circa, si possono dover ver-
sare, a vario titolo, altri 60,00 euro!
Se già non lo siamo, noi italiani
diventeremo famosi per la creatività
dimostrata dal Legislatore nel con-
cepire un sistema impositivo quanto
mai ricco di tasse, dazi e balzelli
quanto farraginoso e complesso.
Qualche esempio. Chi acquista
uno schermo per il proprio compu-
ter deve preventivare che, quanto
prima, riceverà una richiesta peren-
toria e dovrà dimostrare che già
paga un canone radiotelevisivo.
Similmente è stata pensata una
tassa per i computer, i lettori mp3,
le chiavette USB, i cellulari e gli
hard disk esterni, con ovvie levita-
zioni di prezzo, visto che la tassa
viene calcolata sulla capacità di me-
morizzazione.
Tutto ciò è un modo abbastanza
discutibile per recuperare gli in-
troiti persi dalla circolazione di
materiale pirata e privo dei diritto
d’autore. Anche chi non hai mai
scaricato un brano illegale, deve
pagare. Legittimamente viene da
info: [email protected]
Datagate, petrolio ed euro
ne vi consiglio di
leggervi “Currency Wars: The Ma-
king of the Next Global Crisis” di
James Rickards, uscito nel 2011.
Tornando al caso Snowden-
Datagate, non può stupirci che la
NSA sia interessata alle banche eu-
ropee e a quel che si decide nella
BCE.
Io non sono un apologeta dell’Eu-
ro. Scorretevi i miei posti di un paio
di anni fa. Ero e rimango convinto
che la Grecia non sarebbe dovuta
entrare nell’eurozona e che sarebbe
dovuta uscirne. Ero e sono convinto
che le politiche neoliberiste dell’UE
siano stupide e dannose ed il rifiuto
di affrontare la crisi in termini key-
nesiani sia un suicidio. Ma sono al-
trettanto convinto che questa crisi
debba portare non alla abolizione
dell’euro ma ad una sua radicale
riforma. Perché la battaglia si com-
batte su questo terreno. Il guru di
Pescara che da tempo si sforza di
dimostrare che uscire dall’Euro
significherebbe riacquistare sovra-
nità monetaria può far fessi i suoi
pretoriani che popolano acritica-
mente il suo blog (e forse l’aiute-
ranno ad ottenere il tanto agognato
titolo di professore ordinario). Pen-
sare che tornare alla lira ci restitui-
rebbe sovranità all’interno di un
conflitto globale tra dollaro ed euro
è la più gigantesca idiozia che si
possa partorire di questi tempi. E
non è un caso che si invochino alcu-
ni personaggi che in passato disse-
ro che l’Euro era una cattiva idea.
Non a caso per la maggior parte
americani. Il problema non è che
l’euro è cosa buona e giusta perché
rappresenta (rappresenterebbe) la
sommatoria delle economie euro-
pee e quindi sarebbe in grado di
proteggerci dalla forza del mercato
globale. Il problema non è moneta-
rio ma, semmai, politico. Si tratta di
un problema di egemonie. Sino a
quando il petrolio si comprerà in dol-
lari la sovranità monetaria varrà esat-
tamente come la carta sulla quale si
stampano certi congressi internazio-
nali di economia. Perché nessun Pae-
se al mondo oltre gli Stati Uniti
(neppure la Cina) ha una vera sovra-
nità monetaria. L’euro è stato fatto
male, la visione economicista ha pre-
valso su quella socio-politica, l’illu-
sione che fatta la moneta il resto sa-
rebbe venuto da sé come le salmerie
delle armate napoleoniche è stata
disastrosa. Ma nonostante tutto quel-
lo che possiamo dire dell’Euro, tutte
le critiche sacrosante che possiamo
fare, l’euro è l’unico atto di indipen-
denza del Vecchio Continente all’e-
gemonia economica statunitense. A
Washington lo sanno e per questo ci
spiano ansiosamente.
Fonte: http://irradiazioni.wordpress.com/
( Segue da pag. 4 )
Caffè letterario di Lugo
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Info: 0545 - 22388 e su Facebook
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2018, anno senza petrolio per l’Italia
Offro ai miei cari lettori il grafico
* del giorno dalle terrificanti pagi-
ne dell'E.I.A.
Solo durante la Seconda Guerra
Mondiale l'Italia ebbe un tale rapi-
do e continuato collasso della forni-
tura petrolifera. Ovviamente questo
crollo non è la causa di nessun pro-
blema, infatti le cose vanno ancora
benissimo: la maggior parte degli italiani non coltiva il proprio cibo
ma mangia ogni giorno, non sa cu-
cire un bottone ma
ha armadi pieni di
vestiti ed inoltre non
sa la differenza fra un
mattone ed una barra
di combustibile nu-
cleare ma vive più
che altro in case ul-tra-moderne di cui è
per altro è proprieta-
ria.
La fine del petrolio
non è e non sarà un
problema per chi
non ha mai voluto sapere o saper
fare nulla. Questi 40, diciamo 50
milioni di incapaci supplementari
che hanno calpestato i suoli italici
nell'ultimo secolo sene andranno
come sono venuti, faranno rumore e scorrerà il sangue, ma poi saran-
no millenni di silenzio.
*link: situazione energetica italiana, http://www.eia.gov/countries/countr
y-data.cfm?fips=It
Fonte: http://petrolitico.blogspot.it/
Una legge per un tetto alle retribuzioni dei top manager:
to come Fisac/Cgil sia la raccolta di
firme hanno pregi; la legge parla-
mentare prevede, con ogni proba-
bilità, un percorso più snello e velo-
ce e, a quanto ci risulta, sarebbero
già numerosi i parlamentari disponi-bili a sottoscrivere il disegno di leg-
ge, mentre la raccolta di firme si
rivolge in modo più diretto alla cit-
tadinanza.
E, quindi, non comprendiamo le
motivazioni che spingono a percorsi solitari la Fiba/Cisl e che rischiano
di trasformare questa importante
iniziativa in una campagna demago-
gica volta solo alla ricerca di una
visibilità come Organizzazione Sin-
dacale, ma con il rischio di risultati
concreti molto limitati.
A questo punto, come Fi-
sac/Cgil proporremo ai nostri as-
sociati, a tutte le lavoratrici e la-
voratori, di sostenere entrambe le
iniziative e continueremo, co-
munque, a lavorare per un coordi-
namento unitario dell’azione sin-
dacale sul tema dello stipendio
dei manager.
Dopo l’avvio, nel marzo scorso, di
un percorso unitario da parte delle
Segreterie Nazionali, con l’invio di
una lettera al Governo che ricom-
prendeva anche il problema etico
degli stipendi dei top- manager, la
Fiba/Cisl ha deciso di iniziare da
sola la raccolta di firme per una
legge di iniziativa popolare sugli stipendi dei top manager.
L'iniziativa è certamente merite-
vole, perché tutti condividiamo che
è giunto il momento di
passare dalla denuncia alla propo-
sta.
Infatti anche come Fisac/Cgil, nel
“Manifesto della buona finanza”,
che è stato approvato nel Direttivo
Nazionale Fisac Cgil nel mese di maggio, abbiamo trattato questo
tema e abbiamo proposto di proce-
dere sull’argomento, attraverso la
presentazione di una legge parla-
mentare con i medesimi contenuti.
Sarebbe stato possibile conver-
gere su una modalità e su un per-corso condivisi e, come Fisac/Cgil,
riteniamo, in ogni caso, che sareb-
be opportuno, su una questione di
tale portata, un impegno unitario di
tutte le Organizzazioni Sindacali del
settore.
Nella lettera al Governo del mar-
zo scorso le Segreterie Nazionali
chiedevano, in coerenza con la do-
manda diffusa di sobrietà “... l’in-
troduzione di un rapporto tra retri-
buzione complessiva del Top Ma-
nagement delle aziende di credito e retribuzione media del restante
personale nella misura di 20 a 1,
da estendere a tutti i settori pro-
duttivi laddove, in alcuni, i diffe-
renziali retributivi sono anche
maggiori...” (nel settore credito,
nel 2012, questo rapporto è stato di
163 a 1 !); si poteva e si doveva an-
dare avanti unitariamente e, inve-
ce, la Fiba/Cisl ha deciso di inter-
rompere unilateralmente questo
percorso, partendo da sola con la raccolta di firme, anziché ragionare
su come procedere insieme nel
migliore dei modi.
Infatti sia la proposta di legge
parlamentare che abbiamo avanza-
perché un obiettivo condiviso non può essere unitario ?
Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013
All’estero la Pubblica Amministra-
zione è al servizio del cittadino .
In Italia, invece, è il cittadino che
deve essere al servizio della Pub-
blica Amministrazione !
Fatti e gente di Voltana e dintorni
GOLDMAN, JP MORGAN e i miliardari finanziano i matrimoni gay. Perché?
stione sociale o politica. Ad esem-
pio sulle guerre in Afganistan, Iraq
che durano da 12 anni e sono costa-
te migliaia di morti e decine di mi-
gliaia di mutilati questi miliardari
da Soros a Bezos a Gates a Gold-
man Sachs non fanno dichiarazioni,
non prendono posizioni e non do-
nano soldi per fermarle, diciamo
che se ne infischiano.
Ma sulle adozioni e matrimonio
gay invece l'élite dei super ricchi e
della finanza si scatena, schiera i
mass media (che controlla) a favore
e finanzia con milioni di dollari la
campagna per farli passare.
È perché nessuno di loro ha figli o
parenti che fanno il soldato e vanno
a crepare in Afganistan e invece
hanno tutti parenti o amici o cono-
scenti nel loro ambiente di New
York, Miami e Los Angeles che so-
no lesbiche e gay ? O ci sono spie-
gazioni più profonde…
Il diritto ad adottare e sposarsi
dei gay riguarda probabilmente
meno di 1/10 della popolazione
gay (la stragrande maggioranza
dei gay non si sogna di sposarsi e
di adottare...) la quale a sua volta è
circa il 3% della popolazione, quin-
di questo problema riguarda alla
fine circa ( 1/10 X 3% =) al massi-
mo lo 0.3% della popolazione ame-
ricana. E non è che se non ti sposi
hai in Municipio hai problemi parti-
colari nell'ambiente dei gay di New
York e delle grandi città che sono
largamente benestanti…
Qui hai un problema che NON
INTERESSA AL 99.7% DELLA PO-
POLAZIONE americana e anche a
quello 0.3% della popolazione co-
stituito da gay che vogliono sposar-
si non gli cambia quasi niente. È
difficile immaginare una questione
meno rilevante per la popolazione
americana, è difficile pensare a
qualcosa di più futile come proble-
ma sociale. E siamo in America, un
Paese che da 12 anni è in guerra
con i suoi soldati che muoiono, che
sta fomentando un'altra guerra in
Siria (con decine di migliaia di
morti) in questi giorni, che parla di
attaccare l'Iran. Senza contare la
disoccupazione e sottoccupazione
cronica, il calo del tenore di vita
della maggioranza dei lavoratori (il
75% dichiara nei sondaggi di non
riuscire a risparmiare niente ogni
Morgan oggi lodano la decisione
della Corte Suprema USA (1), che
ha cancellato la legge, approvata
tramite referendum popolare in
California, che dichiarava il matri-
monio un unione tra uomo e donna.
Queste banche emettono comuni-
cati su tutte le questioni politiche
importanti? No, affatto, in genere
anzi stanno attente a non schierarsi.
I fondi hedge più importanti di
New York hanno finanziato diretta-
mente le campagne per far cancel-
lare questa legge sul matrimonio e
hanno finanziato con milioni i politi-
ci che si dichiarassero pro-gay. A
New York in pratica il matrimonio e
adozioni gay sono passati grazie ai
milioni di dollari pompati da tre
trader di mega hedge funds (Paul
Singer, Dan Loeb e Cliff Asness)
(2), i quali hanno letteralmente
comprato i politici che ancora ave-
vano dubbi.
Inoltre diversi miliardari da Jeff
Bezos di Amazon a Bill Gates hanno
donato milioni di dollari ai comitati
pro-matrimonio gay. Nel partito
repubblicano l'elettorato è al 90%
contro il matrimonio gay, ma i fi-
nanziatori più importanti hanno in-
vece donato milioni di dollari ai
politici repubblicani perché si
schierassero a favore (3) e ovvia-
mente sta funzionando.
In parole povere i miliardari e in
particolare le grandi banche e fon-
di hedge hanno fatto vincere con i
loro milioni la campagna per ado-
zioni e matrimoni gay che invece la
maggioranza della popolazione
respinge, nonostante la martellante
campagna mediatica a favore
(come si è visto quando si va al voto
tramite referendum popolare come
in California dove appunto era pas-
sata la legge sul matrimonio che i
giudici "illuminati" oggi hanno can-
cellato).
Questa élite non si schiera e non
finanzia delle cause su ogni que-
mese) e la grottesca disuguaglianza
sociale per la quale l'80% della ric-
chezza è in mano ora al 2% della
popolazione.
Ma guerre, disuguaglianze socia-
li, disoccupazione (o immigrazione
illegale di massa) non hanno spazio
sui mass media o alla Corte Supre-
ma. Il diritto di sposarsi di una fra-
zione della popolazione gay invece
da due anni è il tema più dibattuto e
per il quale l'élite si impegna...
Fonte: www.cobraf.com
1) "Dimon Joins Goldman Sachs Prai-
sing Court on Gay Marriage" http://
www.bloomberg.com/news/2013-06-
2 6 /d i m o n - jo i n s - g o l dm an - s a c h s -
prais ing - supreme - court - on- gay-
marriage.html.
2) "Hedge Fund Heroes That Helped
Make Gay Marriage Legal In New York.
3 ) h t t p : / / w w w . p o l i c y m i c . c o m /
art ic les/12045/hedge - fund - gop-
billionaires-and-the-people-you-did-
not-expect-to-champion-gay-marriage.
Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013
AAA Italia svendesi di Valerio Lo Monaco. Dal sito www.ilribelle.com
utilizzato, a breve, per venire a fare
spese in casa nostra. A prezzi di rea-
lizzo, ovviamente. E con un allibrato-
re di provata fiducia, visto che Letta
proviene dagli stessi ambienti.
Prima ci hanno "creato" il debito,
poi ci hanno fatto aumentare i tassi di
interesse, quindi ci hanno imposto le
condizioni per ripagarlo, e adesso ci
requisiscono il patrimonio a prezzi da
"monte dei pegni". Una operazione di
strozzinaggio legalizzato insomma.
La lista degli immobili e del patri-
monio in svendita non è ancora com-
pleta. E si tratta, ribadiamo, di una
lista parziale ancora da approvare.
Ma è certo che verso quella direzio-
ne si sta andando e che quella si pro-
seguirà. Come peraltro già avvenuto
in altri Paesi, vedi ad esempio la Gre-
cia e la svendita di aziende pubbli-
che quando di non vere e proprie
isole. Per ora la Banca d'Italia, dalla
quale è necessaria l'autorizzazione
(che ovviamente non mancherà, visto
che è di proprietà delle Banche e
dunque dei banksters stessi) ha in-
viato una prima lista di 350 immobili
per un valore di un miliardo e mezzo.
A fronte di questo, il peggio è però
l'aspetto che riguarda lo scenario nel
suo complesso, cioè europeo e mon-
diale. Che non sta cambiando di un
millimetro se non in peggioramento.
La seconda ondata di crisi, ampia-
mente prevista anche nei tempi, cioè
per il tardo autunno di quest'anno,
inizia ad arrivare. La situazione di
Portogallo e Grecia sta nuovamente
avendo una nuova fase di peggiora-
menti. E anche le notizie in merito a
queste due situazioni sono state na-
scoste dietro i fatti d'Egitto nei giorni
scorsi.
Mario Draghi ha dichiarato che la
Bce continuerà a intervenire e che
non pensa affatto, come invece si
suppone stia facendo la Fed dopo le
parole di Ben Bernanke delle setti-
mane passate, a una exit strategy. Ma
non è una buona notizia: perché se
da un lato la cosa ci evita il tracollo
totale e repentino, dall'altro non fa
che spostare in avanti i termini di una
questione già scritta. Peraltro, pren-
dendo tempo, consente alla deriva
predatoria dei mercati di continuare
ad andare avanti e a percorrere i
propri scopi. La svendita dell'Italia
della quale abbiamo parlato è una
ulteriore tappa di tale percorso.
Valerio Lo Monaco
Quasi oscurata dalle altre notizie
che hanno occupato le prime pagi-
ne dei giornali la settimana scorsa,
la tematica più importante è un'altra:
il nostro Paese si prepara a svende-
re immobili e altri gioielli di fami-
glia, oltre a varare nuove norme,
per un totale, parziale quanto si vuo-
le eppure niente affatto modesto, di
400 miliardi.
Lo scenario è pertanto inequivoca-
bile: come era facile prevedere stia-
mo entrando in una nuova fase dello
smantellamento del nostro Stato.
Dopo l'ondata delle misure di auste-
rità imposte da Monti, una delle ulti-
me importanti cose che il governo
del professore del Bilderberg e di
Goldman Sachs non aveva fatto in
tempo a mettere in pratica è ora
nelle mani di Enrico Letta, anch'egli,
come sappiamo, degli ambienti del
"Gruppo".
Stiamo parlando delle privatizza-
zioni e della messa all'asta di ciò
che è nostro onde far fronte ai debiti
accumulati nel tempo.
Il governo vorrebbe, con questa
operazione, tagliare appunto 400
miliardi di debito pubblico, facendo
fede così al Fiscal Compact in
"partenza" dal 2015. Secondo Bru-
netta, 100 miliardi arriverebbero
dalla vendita dei beni pubblici, 40-
50 dalla costituzione e cessione di
società per le concessioni demaniali
(chi saranno i proprietari di tali so-
cietà?), 25-35 miliardi dalla tassazio-
ne ordinaria delle attività finanziarie
detenute in Svizzera (come se la
cosa fosse facile da applicare…) e
ulteriori 215-235 miliardi da questa
"operazione choc" di svendita. Ap-
punto.
Operazione choc: già la si chiama
nel modo adatto a farla digerire
all'opinione pubblica come una cosa
indispensabile, necessaria, e non
procrastinabile. "L'Europa ce lo
chiede", ricordate?
Questa operazione, a quanto pare,
dovrebbe essere confezionata nel
modo seguente: si vuole individua-
re una porzione di beni patrimoniali
e diritti dello Stato, sia a livello cen-
trale sia a livello strategico, e ven-
derli a una società di diritto privato
di nuova costituzione. Questa - at-
tenzione che si arriva facilmente al
punto - sarebbe costituita e parteci-
pata da Banche, Assicurazioni, fondi
bancari e altri soggetti. Ripetiamo:
banche, assicurazioni e fondi banca-
ri, oltre a qualche soggetto privato
evidentemente facoltoso. Chiaro il
punto?
Ma non solo: tale società emette-
rebbe obbligazioni a 15-20 anni ga-
rantite dai beni. E siccome si tratta
di un soggetto privato, questi titoli
non andrebbero a ingrassare il de-
bito pubblico. Lo Stato incassereb-
be il corrispettivo e lo porterebbe a
riduzione del debito. Ma i beni, ov-
viamente, non sarebbero più
"nostri".
Si tratta, con tutta evidenza, di un
furto in piena regola. Con una ag-
gravante decisiva: chi sarà in grado
di andare a comperare i nostri im-
mobili e i nostri terreni è lo stesso
soggetto che attraverso la specula-
zione e la crisi ci ha indotto a met-
terli in vendita. Anzi in svendita.
Il processo è certamente chiaro a
tutti i lettori del Ribelle. Se dai primi
anni ottanta siamo stati costretti -
per via delle leggi che i politici ita-
liani hanno approvato senza che
nessuno di noi, ipnotizzato negli
anni del boom economico se ne ren-
desse pienamente conto - a offrire
nelle mani della speculazione inter-
nazionale il finanziamento dei nostri
titoli di Stato, è esattamente da allo-
ra che abbiamo iniziato ad accumu-
lare debito pubblico in maniera ab-
norme. Conti alla mano, la cosa non
è in discussione. Sino a un anno ad-
dietro eravamo "appena" al doppio
di allora, cioè a circa il 120 per cen-
to. Complici la crisi indotta dalla
finanza sovranazionale e i governi
che attraverso tale crisi ci hanno
imposto le misure che non hanno
fatto che aggravarla ulteriormente
ai nostri danni, oggi siamo arrivati,
in tema di debito pubblico, a circa il
130 per cento. E probabilmente a
fine anno si andrà ben oltre. Per
risolvere la situazione, visto che con
le misure adottate non si può che
continuare a farla incancrenire,
adesso si arriva dunque alla svendi-
ta di noi stessi. Cioè del nostro pa-
trimonio pubblico.
Chi ha guadagnato da tutta l'ope-
razione mediante i tassi di interesse
crescenti che siamo stati costretti a
pagare e che saremo costretti a pa-
gare anche in futuro si trova dunque
oggi con un gruzzolo cospicuo in
tasca. E questo, sempre da parte
degli stessi soggetti, sarà dunque