voltana on line n.8-2012

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www.voltanaonline.it Voltana On Line 8 2012 Rimarrai nel ricordo di quanti ti vollero bene In questo giorno, a nome del Cir- colo di Voltana del Partito Democra- tico, porgo un saluto alla compagna di una vita. Di quel gruppo di giova- ni che quarant’anni fa decise di far qualcosa per il proprio paese e che non ha mai smesso. In questi anni, il ruolo di Nara, se- gretaria del partito, consigliera co- munale, vice presidente della con- sulta, ma soprattutto volontaria infati- cabile, dinamica, preparata, attenta, disponibile nel suo impegno politico e civile dimostrando equilibrio, de- terminazione, saggezza e altruismo. Quel tipo di persona, di donna che resterà patrimonio di una comunità. Nara, Voltana intera ti è riconoscente, tu sempre disponibile per gli antri, sempre in prima fila. Esempio per tutti noi, ci hai insegnato a non ar- rendersi mai... Il tuo esempio di vita non sarà stato vano, ciò che hai seminato produrrà i frutti che hai sempre desiderato: solidarietà e amicizia. I compagni di una vita che oggi ti salutano, tutti i tuoi concittadini e gli amici presenti in questo mo- mento, sapranno continuare la tua opera. Gianni, Lorella, Silvia, siate sempre orgogliose della nostra, vostra Nara. Ciao Nara. Carlo Monti 26-03-2012 Era ora! E, parere personale, biso- gnerebbe anche intraprendere la via referendaria per liberarci delle tre mele avvelenate di questo gover- no (tre mele avvelenate che erano anche nel programma di quello che lo precedeva) e cioè: 1) aumento dell'età pensionabile e abolizione di fatto delle pensioni di anzianità; 2) scomparsa di buona parte degli ammortizzatori sociali, sostituiti da una finta indennità di disoccupazio- ne, da cui sarebbero comunque e- sclusi molti lavoratori e in particola- re proprio i giovani; 3) manomissione dell'art. 18 che vuol dire: libertà di licenziare. La CGIL prenda la testa di questo movimento per la difesa dei lavora- tori! Tiziano Bordoni di sciopero generale. La CGIL ha proclamato 16 ore Scuola di ballo “SalsArribaInfo: Mascia 338 - 4098409 Mila 338 - 9643747 Collaboratori: Milena e Rinaldo Lunedì 2 aprile ore 20,45 Teatro Goldoni di Bagnacavallo Tango con gli allievi Damiana e Stefano “È un ben strano sistema sociale il nostro. Mancano i soldi per ospeda- li, pensioni, ricerca, ecc. ma ci sono per le spese militari !” “La vita non è … aspettare che passi la tempesta, ma è … imparare a ballare sotto la pioggia !” “Sii sempre come il mare che infrangendosi contro le rocce trova sempre la forza di riprovarci .” Nara Grazie ! 25/03/1950 24/03/2012 info: [email protected] Regala un libro alla Biblioteca. Regala al Centro Sociale “Ca’ Vec- chia” di Voltana l’abbonamento, ad un giornale o ad un periodico. Sono ...beni strumentali per un punto di incontro di persone (e di idee) capa- ci di dialogare e di lavorare insieme.

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Page 1: Voltana On Line n.8-2012

www.voltanaonline.it

Voltana On Line 8

2012

Rimarrai nel ricordo di quanti ti vollero bene In questo giorno, a nome del Cir-

colo di Voltana del Partito Democra-

tico, porgo un saluto alla compagna

di una vita. Di quel gruppo di giova-

ni che quarant’anni fa decise di far

qualcosa per il proprio paese e che

non ha mai smesso.

In questi anni, il ruolo di Nara, se-

gretaria del partito, consigliera co-

munale, vice presidente della con-

sulta, ma soprattutto volontaria infati-

cabile, dinamica, preparata, attenta,

disponibile nel suo impegno politico

e civile dimostrando equilibrio, de-

terminazione, saggezza e altruismo.

Quel tipo di persona, di donna che

resterà patrimonio di una comunità.

Nara,

Voltana intera ti è riconoscente, tu

sempre disponibile per gli antri,

sempre in prima fila. Esempio per

tutti noi, ci hai insegnato a non ar-

rendersi mai...

Il tuo esempio di vita non sarà

stato vano, ciò che hai seminato

produrrà i frutti che hai sempre

desiderato: solidarietà e amicizia.

I compagni di una vita che oggi ti

salutano, tutti i tuoi concittadini e

gli amici presenti in questo mo-

mento, sapranno continuare la tua

opera.

Gianni, Lorella, Silvia,

siate sempre orgogliose della

nostra, vostra Nara.

Ciao Nara.

Carlo Monti 26-03-2012

Era ora! E, parere personale, biso-

gnerebbe anche intraprendere la

via referendaria per liberarci delle

tre mele avvelenate di questo gover-

no (tre mele avvelenate che erano

anche nel programma di quello che

lo precedeva) e cioè:

1) aumento dell'età pensionabile e

abolizione di fatto delle pensioni di

anzianità;

2) scomparsa di buona parte degli

ammortizzatori sociali, sostituiti da una finta indennità di disoccupazio-

ne, da cui sarebbero comunque e-

sclusi molti lavoratori e in particola-

re proprio i giovani;

3) manomissione dell'art. 18 che

vuol dire: libertà di licenziare.

La CGIL prenda la testa di questo

movimento per la difesa dei lavora-

tori!

Tiziano Bordoni

di sciopero generale. La CGIL ha proclamato 16 ore

Scuola di ballo “SalsArriba”

Info:

Mascia 338 - 4098409 Mila 338 - 9643747

Collaboratori: Milena e Rinaldo

Lunedì 2 aprile ore 20,45

Teatro Goldoni di Bagnacavallo

Tango con gli allievi

Damiana e Stefano

“È un ben strano sistema sociale il

nostro. Mancano i soldi per ospeda-

li, pensioni, ricerca, ecc. ma ci sono

per le spese militari !”

“La vita non è … aspettare che

passi la tempesta, ma è … imparare

a ballare sotto la pioggia !”

“Sii sempre come il mare che

infrangendosi contro le rocce trova

sempre la forza di riprovarci .”

Nara

Grazie !

25/03/1950 24/03/2012

info: [email protected]

Regala un libro alla Biblioteca.

Regala al Centro Sociale “Ca’ Vec-chia” di Voltana l’abbonamento, ad

un giornale o ad un periodico. Sono

...beni strumentali per un punto di

incontro di persone (e di idee) capa-

ci di dialogare e di lavorare insieme.

Page 2: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 2 www.voltanaonline.it

della personalità

(CNN) - È notte fonda in Iran. È una notte buia, senza luna e con nuvole pesanti. Improvvisamente

il silenzio viene rotto dal boato provocato dai jet

quando superano il muro del suono; un istante

dopo il rombo dei jet è già sopra le teste.

Volano in formazione serrata, sono aerei da com-

battimento israeliani che sganciano delle bombe

anti-bunker su un impianto di arricchimento nu-

cleare costruito sul fianco di una montagna.

I piloti iraniani con i loro jet tentano di reagire, ma

quando riescono a decollare è ormai troppo tardi.

I jet israeliani sono già andati via.

Questo, almeno, è quello che Israele vorrebbe

accadesse se decidesse di attaccare l'Iran nel ten-

tativo di impedire che acquisti la capacità di pro-

durre armi nucleari.

Ma sarebbe altrettanto facile per Israele distrug-

gere i siti nucleari iraniani come lo fu per lo stato

ebraico colpire un reattore iracheno nel 1981 o un

sito sospetto in Siria cinque anni fa ?

Gli esperti, dentro e fuori Israele, dicono di no.

Traduzione di Mario Paganini dal sito

http://edition.cnn.com/2012/03/13

STORY HIGHLIGHTS

· An Israeli attack on Iran would involve more

than 100 planes, experts say.

· They would need to hit as many as eight well-

protected Iranian targets.

· Experts: Israel's air force is superior on paper,

but the Iranians train hard.

· Israel has vowed not to let Iran get nuclear

wea pons.

Un attacco israeliano “preventivo” risolverebbe il problema ?

La possibile rotta dei caccia israelianiLa possibile rotta dei caccia israelianiLa possibile rotta dei caccia israeliani

I possibili bersagli dell’attacco preventivo israelianoI possibili bersagli dell’attacco preventivo israelianoI possibili bersagli dell’attacco preventivo israeliano

Militari israeliani assistono al lancio di un missileMilitari israeliani assistono al lancio di un missileMilitari israeliani assistono al lancio di un missile

Nara con i volontari al gastronomi-

co della Festa dell’Unità 2010.

Nara e Gianni, tra i volontari della

Motosalsicciata edizione 2011.

Com'è possibile che tanti uomini

sopportino un tiranno che non ha

forza se non quella che essi gli dan-

no. Da dove prenderebbe i tanti

occhi con cui vi spia se voi non

glieli forniste?

Siate risoluti a non servire più, ed

eccovi liberi.

di Etienne de La Boëtie

Instant Book Chiarelettere

Edizione cartacea euro 7,00

Formato Kindle euro 4,99

Discorso sulla servitù volontaria Nara e gli altri, un esempio e una testimonianza...

Page 3: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 3 www.voltanaonline.it

Un attacco iraniano “preventivo” risolverebbe il problema ? Dopo anni vissuti nel timore di un

attacco militare israeliano, Teheran

sta adesso contemplando l’idea di

un attacco preventivo, considerati i

preparativi israeliani per un raid

aereo contro le istallazioni nucleari

iraniane. Citando il diritto a una au-

todifesa preventiva […] l’Iran do-

vrebbe muoversi prima e mutilare

la capacità di Israele di dare vita al

minacciato attacco. [Questi] gli ar-

gomenti legali di Teheran: […]

Primo: [per] l’articolo 51 della

Carta delle Nazioni Unite, l’Iran ha il

diritto di attaccare Israele in quanto

quest’ultimo si è già prodigato in

una serie di atti ostili che includono

gli assassinii di scienziati nucleari

iraniani, vari sabotaggi e cyber-

guerra con conseguenze letali, per

non menzionare le dichiarazioni di

intenti di un attacco all’Iran

nell’immediato futuro da parte di

suoi capi politici e militari.

Secondo, questi atti illegali, unita-

mente alle dichiarazioni di intenti,

costituiscono un’imminente minac-

cia alla sicurezza nazionale iraniana,

definita in base al diritto consuetu-

dinario internazionale nei termini di

atti ostili di offesa da parte di uno

stato contro un altro.

Terzo, l’Iran ha già esaurito tutti i

suoi mezzi diplomatici per evitare

un attacco israeliano, e protestare a

più riprese presso il Consiglio di

Sicurezza dell’ONU è stato inutile in

quanto non è mai stato ascoltato.

Quarto, la dichiarata intenzione da

parte di Israele di attaccare l’Iran

viola la legge internazionale per

una serie di altre ragioni:

- l’Iran non ha mai minacciato di u-

sare la sua capacità nucleare per

attaccare Israele;

- esiste un impedimento legale con-

tro qualsivoglia attacco ai siti nucle-

ari iraniani, alla luce della risoluzio-

ne 533 della Agenzia Internazionale

per l’Energia Atomica che proibi-

sce attacchi simili e li considera

violazioni della legge internaziona-

le;

- l’Iran è uno dei firmatari del Trat-

tato di Non-Proliferazione, la sua

dirigenza ha rinunciato formalmen-

te agli armamenti nucleari, c’è as-

senza di qualsivoglia trattato che

impedisca all’Iran di dotarsi di un

suo ciclo del combustibile nucleare

e ancora oggi, dopo approfondite

ispezioni alle sue istallazioni, l’AIEA

non ha mai rilevato deviazioni di

materiale nucleare verso fini milita-

ri […]

Dall’articolo di KAVEH L. AFRASIABI

Asia Times Online

Fonte: Iran's legal right to attack Israel

Scelto e tradotto per

www.comedonchisciotte.org

da Mauro Morellini

www.voltanaonline.it è un prodotto a-

matoriale al quale non può essere appli-

cato l'art. 5 della legge 8 Febbraio 1948 n.

47, poiché l'aggiornamento delle notizie

in esso contenute non ha periodicità rego-

lare (art. 1 comma 3, legge 7 Marzo 2001

n. 62).

www.voltanaonline.it non rappresenta

una testata giornalistica e i post editi han-

no lo scopo di stimolare la discussione e

l’approfondimento politico, la critica e la

libertà di espressione del pensiero, nei

modi e nei termini consentiti dalla legisla-

zione vigente.

www.voltanaonline.it non persegue

alcuno scopo di lucro. Tutto il materiale

pubblicato su Internet è di dominio pub-

blico. Tuttavia, se qualcuno riconoscesse

proprio materiale e non voleva che fosse

pubblicato, non ha che da darne avviso al

gestore e sarà immediatamente rimosso.

www.voltanaonline.it verificherà, per

quanto possibile, che tutto il materiale

inviato e riprodotto nel sito e nel PDF sia

conforme alle licenze Creative Commons

o non coperto da copyright.

Ogni italiano "spende" mille

"Il debito greco, i ritardi

dell’azione europea, la specula-

zione pesano in maniera diretta sulle spalle dei contribuenti e dei

consumatori italiani rendendo im-

pervia la ripresa dell’economia rea-

le" scrive Alessandro Volpi, autore

di "Sommersi dal debito" per Altreconomia edizioni .

euro per salvare la Grecia.

Page 4: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 4 www.voltanaonline.it

Indirizzo - Località - Comune:

via della stazione - Voltana - Comu-

ne di LUGO

Gestore: RFI (ferrovie) Data di attivazione: 31/10/2011

Tecnologie autorizzate:

GSM 900

Le ANTENNE telefoniche poste a Voltana e dintorni La ricostruzione planimetrica e le immagini sono di Carlo Monti

? Perché la Ericsson Teleco-

municazioni Spa vuole in-

stallare una nuova antenna

nel centro del paese ?

Planimetria rilevata dalla carta tecnica regionale aggiornata 1989.

Indirizzo - Località - Comune:

via Pastorelli (area RFI) - Voltana -

Comune di LUGO

Gestore: TIM

Data di attivazione: 12/02/2008

Tecnologie autorizzate:

GSM 900 - UMTS 2100

Indirizzo - Località - Comune:

via Pastorelli (area RFI) - Voltana -

Comune di LUGO

Gestore: VODAFONE

Data di attivazione: 14/12/2007

Tecnologie autorizzate:

GSM 900 - UMTS 2100

Indirizzo - Località - Comune:

via Boschetto c/o depuratore

S.E.D.A.R.C.O. - Voltana - Comune

di LUGO

Gestore: VODAFONE

Data di attivazione: 06/09/2004

Tecnologie autorizzate:

GSM 900 - UMTS 2100

Indirizzo - Località - Comune:

via S.S. Reale - Voltana - Comune di

LUGO

Gestore: WIND

Data di attivazione: 30/12/2000

Tecnologie autorizzate:

GSM 900 - UMTS 2100

Fonte: AGENZIA REGIONALE PREVENZIONE

E AMBIENTE DELL’EMILIA-ROMAGNA Arpa Emilia-Romagna. Nel sito vai alla pagina:

http://www.arpa.emr.it/cem/webcem/ra

venna/#

Page 5: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 5 www.voltanaonline.it

VODAFONE Voltana loc. Depuratore Particolare dell’antenna VODAFONE

WIND Voltana Via Reale Particolare dell’antenna WIND

Antenna

FERROVIE

Voltana

Stazione.

Sotto

Particolare

N.B. antenna

monodirezionale

a servizio FF.SS.

Antenna

TIM e

antenna

VODAFONE

Voltana

loc. Casello FFSS.

Sotto

Particolare

Page 6: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 6 www.voltanaonline.it

non sarebbe stato possibile se la

“stampa gialla” di Hearts non aves-

se fatto bene il suo compito. L’ indi-

gnazione popolare per l’accaduto,

fomentata oltre misura dagli

“yellow papers”, fu necessaria per far approvare dal Congresso la

guerra. Il 20 aprile 1898 il presiden-

te McKinley approvò così una riso-

luzione che imponeva l’immediato

ritiro dell’esercito spagnolo da Cu-

ba. In 4 giorni, subito dopo lo scon-

tato rifiuto di Madrid alla firma della

resa incondizionata, l’intera flotta

spagnola colò a picco sotto i colpi

della più forte e numerosa compagi-ne dei Marines.

La Spagna dovette arrendersi e

firmare il trattato di Parigi, che san-

civa la completa perdita della pro-

pria sovranità sui territori cubani.

Fu la stessa stampa della propagan-

da bellica a dipingere poi come eroe di guerra il cospiratore Theo-

dore Roosevelt, il Ministro della Ma-

rina che mise in piedi la grande bu-

gia dell’ U.S.S. Maine, favorendolo

così nelle successive elezioni presi-

denziali. Solo nel 1987, ben cento

anni più tardi, fu messa in piedi una

vera ed imparziale commissione

d’inchiesta (dopo l’inconcludente

commissione del 1911 e seguita da quella del 2000 che ne confermò la

validità) che stabilì che gli spagnoli

non ebbero alcuna responsabilità

nell’attentato. I commissari dichia-

rarono che l’esplosione sarebbe

avvenuta “a causa di esplosivi fatti

collocare troppo vicino alle caldaie

dal capitano della nave” e che “tutti

i fori nello scafo erano orientati

dall’interno all’esterno, compatibil-mente con una esplosione interna”.

Solo 17 anni dopo il Maine un altro

naufragio riportò l’America in guer-

ra. Anche nel caso della Prima

Guerra Mondiale la false flag per

l’entrata in guerra fu l’affondamento

di una nave, in questo caso un tran-satlantico britannico con a bordo

migliaia di civili americani.

1915 - Prima Guerra Mondiale, il

Naufragio del Lusitania.

Sono le 14:10 del 7 maggio 1915.

La grande nave da crociera Lusita-

nia con a bordo un migliaio di citta-

dini americani, salpata da New York

La costituzione americana vieta di

attaccare uno stato estero per primi.

Un bel problema per l’aggressiva

politica a stelle e strisce... Ma nel

corso della storia i governi degli

Stati Uniti hanno risolto il problema

creando ad arte dei falsi attacchi e

facendo così passare ogni operazio-

ne di guerra come una contromossa dovuta. Il falso “casus belli” poi, con

l’aiuto dei compiacenti strilli della

stampa filo-governativa, veniva uti-

lizzato per convincere l’opinione

pubblica planetaria a sostenere

l’intervento.

La pratica di creare finti attacchi

nemici, per raggirare la costituzione

e poter liberamente dichiarare

guerra ai fantomatici aggressori, ha

un nome ben preciso: false flag.

Lo stile sensazionalistico, con il

quale i media americani trattarono i

casus belli creati ad hoc, convincen-do ogni singolo americano che

l’America fosse stata attaccata per

prima, ha invece assunto il nome di

Yellow Journalism, ovvero “Stampa

Gialla”. Il primo grande convinci-

mento mediatico di una ipotetica

aggressione agli Stati Uniti fu archi-

tettato da William Randolph Hearts,

il grande magnate della stampa a-

mericana, che sul suo “New York Journal” convinse l’intera nazione

ad entrare in guerra contro gli spa-

gnoli. Era il 1898.

1898 - Conflitto ispanico - america-

no, il naufragio del Maine.

Con questa guerra gli Stati Uniti

tolsero alla Spagna il controllo su

Cuba e Portorico, nell’Atlantico e su

Guam e le Filippine, nel Pacifico. Il

naufragio dell’incrociatore della

Marina Americana U.S.S. Maine fu la

causa scatenante del conflitto. Anni

dopo si scoprì che non furono gli

spagnoli a far colar a picco il Maine, ma fu un incendio, avvenuto nei lo-

cali delle caldaie a carbone, a cau-

sare l’affondamento che uccise 266

Marines.

Nonostante la Spagna smentisse

fin da subito ogni coinvolgimento, fino a chiedere l’istituzione di una

commissione internazionale per in-

dagare sulle vere cause del naufra-

gio, gli USA dichiararono sbrigati-

vamente guerra alla Spagna. Ciò

Solo un popolo attivo, che indaga su ciò che gli

il primo maggio, si trovava a circa

30 miglia al largo delle coste irlan-

desi. Il comandante Turner decise

di ridurre la velocità a 18 nodi a

causa della forte nebbia. 18 minuti

dopo la nave era già sul fondo ma-re, silurata da un sommergibile te-

desco U-20.

L’America intera si indignò. Qua-

lunque americano ignaro d’essere

manipolato, gridò alla vendetta

contro la Germania. Ennesimo nau-fragio, ennesima messinscena, en-

nesima guerra.

Il transatlantico affondato, fatto

passare dalla stampa americana

come una nave da crociera carica

di soli civili, in realtà trasportava

1248 casse di granate Shrapnel da 3 pollici e 4927 cassette di cartucce

dal peso complessivo di 173 tonnel-

late; altre 2000 casse di munizioni

furono trasbordate dalla nave Que-

en Margaret al Lusitania, all’ultimo

momento, poco prima della parten-

za.

La nave era inoltre dotata, per

ogni ponte, di 12 cannoni girevoli

da 6 pollici a tiro rapido, equipag-

giati con proiettili ad alto esplosivo.

(La Cunard, società di trasporti pro-

prietaria del Lusitania, aveva infatti

accettato di mettere le sue navi a

disposizione della Marina Militare

inglese dell’ammiraglio Winston

Churchill).

La Germania non avrebbe mai

voluto che l’America entrasse in

guerra. Sapeva, però, che diverse

navi passeggeri americane riforni-

vano costantemente di materie pri-

me l’Inghilterra. Per impedire ciò

impose il divieto di navigazione intorno alle coste del Regno Unito

e, tramite la propria ambasciata in

America, il capo dei servizi segreti

tedeschi Franz Von Papen fece

pubblicare, su tutte le principali

testate giornalistiche, il seguente

avviso: "Ai viaggiatori che intendo-

no intraprendere la traversata atlan-

tica si ricorda che tra la Germania e

la Gran Bretagna esiste uno Stato di

guerra. Si ricorda che la zona di

guerra comprende le acque adia-

centi alla Gran Bretagna e che, in

conformità di un preavviso formale

da parte del Governo (Segue a pag. 7 )

Page 7: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 7 www.voltanaonline.it

con la posizione identificata delle

portaerei giapponesi, che quindi era

conosciuta dagli statunitensi prima di

Pearl Harbor;

- le navi della forza d’attacco

dell’ammiraglio Nagumo non man-

tennero il silenzio radio, ma rilascia-

rono una serie di messaggi che furo-

no intercettati dalle stazioni di ascol-

to alleate, per tutto il tempo della

preparazione dell’attacco.

Stinnet venne immediatamente

criticato da diversi storici contem-

poranei. La versione “ufficiale”,

quella che leggiamo oggi sui libri di

storia, parla ancora dell’attacco di

Pearl Harbour come un’incursione

totalmente inaspettata dall’esercito

americano. Alla luce di tutti questi indizi, del clamore con cui la stampa

americana ha aizzato l’intero popo-

lazione contro gli odiati giapponesi

e, soprattutto, consci delle macchi-

nazioni passate, sembra davvero

improbabile che Roosvelt fosse

all’oscuro di tutto. Lui sapeva, ma

non poté rifiutare un così perfetto

pretesto per entrare in guerra. Una

guerra con un’altissima posta in pa-

lio: lo status di più grande potenza

del Mondo.

Il giorno dopo l’attacco, l’intero

Congresso, con un solo voto contra-

rio, decretò l’entrata in guerra

dell’America. Fu lo stesso presiden-

te Roosvelt a dare il via alla grande propaganda bellica della stampa

statunitense, rivolgendo alla nazio-

ne le famose parole: “Ieri, 7 dicem-

bre 1941, una data che entrerà nella

storia come il giorno dell’infamia, gli

Stati Uniti sono stati improvvisamente

e deliberatamente attaccati dalle for-

ze aeree e navali dell’ impero del

Giappone”.

Ovviamente anche la guerra del

Vietnam ebbe la sua false flag, il suo

pretesto creato ad hoc per convin-

cere gli americani ad appoggiare il

conflitto. Siamo nel 1964.

1964 - Guerra del Vietnam, inci-

dente nel Golfo del Tonchino.

Il Congresso votò la risoluzione

per l’ufficiale entrata in guerra il 7

agosto 1964. La causa che scatenò

l’ingresso dell’America in guerra fu

l’attacco di quattro motosiluranti nord-vietnamiti al cac- (Segue a pag. 8 )

viene detto, é un popolo veramente libero. hawaiano quel giorno. Il giornale

locale“Honolulu Advertiser” aveva

previsto l’attacco diversi giorni pri-

ma; da mesi tutti i codici segreti

giapponesi erano stati decifrati; Ro-

osvelt venne informato, dell’ immi-nente attacco nelle Hawaii, il 4 di-

cembre, ma non fece nulla per evi-

tarlo.

Il Segretario di Guerra Henry

Stimson, scrisse nel suo diario in

data 1 dicembre 1941: “Abbiamo

trovato (con Roosvelt) la maniera di

manovrare i giapponesi in maniera

che sparino per primi, contenendo le

perdite (alla sola flotta d’ormeggio a

Pearl Harbour)”.

Nel 2000 lo storico Robert Stinnett,

dopo un approfondito studio sui te-sti delle intercettazioni della marina

nipponica, grazie all’autorizzazione

che gli concesse il Presidente Car-

ter nel 1979, giunse alla conclusione

che:

- il 7 ottobre 1940 il capitano di cor-

vetta Arthur McCallum, capo

dell’ONI (Office of Naval

Intelligence) per l’Estremo Oriente,

presentò a Roosevelt un piano in otto

punti per provocare l’attacco giap-

ponese, contro gli Stati Uniti, che sa-

rebbe stato fedelmente applicato dal

presidente nei mesi seguenti;

- i servizi statunitensi avevano deci-

frato fin dall’autunno 1940, oltre al

codice Purple (diplomatico), anche

quattro varianti del codice della ma-

rina giapponese (Kaigun Ango) che

avrebbe dovuto permettere, oltre

ogni ragionevole dubbio, l’ identifi-

cazione dei movimenti delle navi da

guerra e di tutti i segnali di chiamata

radio nipponici;

- il 27 gennaio 1941 l’ambasciatore

Grew comunicò a Washington che un

suo funzionario aveva saputo, da un

diplomatico peruviano in Giappone,

che i nipponici preparavano un at-

tacco alle Hawaii;

- l’ammiraglio Kimmel non venne

informato dei successi dei decifratori

statunitensi e venne escluso dalle

comunicazioni segrete basate sulla

decrittazione;

- il 2 e il 6 dicembre 1941 l’addetto

navale dell’ ambasciata olandese,

Johan Ranneft, testimoniò di aver vi-

sto all’ONI, a Washington, le carte

Tedesco, le imbarca-

zioni battenti la bandiera della Gran

Bretagna o di uno qualsiasi dei suoi

alleati sono passibili di distruzione

una volta entrati in quelle stesse ac-

que".

Era il 22 Aprile 1915. Dopo poco

più di una settimana, mille america-

ni ignorarono l’avviso e s’ imbarca-

rono per l’Inghilterra sulla Lusita-

nia.

La Cunard aveva inoltre informato

il Comandante William T. Turner

che il transatlantico, giunto a circa

40 miglia dalle coste irlandesi, sa-

rebbe stato scortato da alcuni ele-

menti della squadra incrociatori

“E” (si trattava in realtà di un solo

incrociatore, il Juno). A Mezzogior-no però il Juno ricevette da Chur-

chill l’ordine di rientrare in porto,

consegnando la Lusitania al suo

inesorabile destino.

Il comandante Kenworthy, mem-

bro della sezione politica del servi-

zio informazioni dell’esercito ingle-se, scrisse in seguito che il transa-

tlantico fu “deliberatamente indi-

rizzato verso un’area in cui era noto

che si celasse un U-boot tedesco in

agguato”.

Il 24 Aprile, Winston Churchill

scrisse al Presidente della Camera di Commercio: “É molto importante

attirare le navi neutrali verso le no-

stre coste, al fine di spingere gli USA

ad entrare in guerra contro la Ger-

mania”.

I giornali americani parlarono di

un inspiegabile attacco, ad opera di un nemico psicopatico, che si

divertiva nel tiro al bersaglio di

inermi civili americani. L’opinione

pubblica venne nuovamente ingan-

nata e convinta ad accettare

un’altra guerra. D’altronde senza

internet e i blog di informazione

indipendente, chi poteva confutare

ciò che dicevano i giornali?

Anche il 7 dicembre 1941 la disin-

formazione propagandistica

dell’America vinse incontrastata.

1941 - Seconda Guerra Mondiale,

attacco a Pearl Harbour.

Nuova guerra, nuova false flag.

Gli americani sapevano benissimo

che i kamikaze si sarebbero abbat-

tuti sulle flotte americane nel porto

(Segue da pag. 6 )

Page 8: Voltana On Line n.8-2012

Pagina 8 www.voltanaonline.it

ciatorpediniere ame-

ricano USS Maddox. Era il 2 Agosto.

In realtà dai P4 del Vietnam del

Nord partì soltanto una silurata a

salve, a scopo d’intimidazione. Gli

americani risposero all’attacco: il motosilurante che sparò a salve

venne affondato, gli altri tre venne-

ro seriamente danneggiati, mentre

scappavano nel senso opposto, cer-

cando rifugio in acque internazio-

nali.

Per di più, qualora i nord-

vietnamiti avessero attaccato vera-

mente, non l’avrebbero fatto per

primi: l’esercito americano infatti

aveva già aperto il fuoco contro i

Viet Cong. Ciò che venne riportato

all’opinione pubblica come un me-

schino attacco ingiustificato in real-

tà era la risposta dell’esercito nord-

vietnamita alle diverse operazioni

militari che il Maddox aveva già compiuto in Vietnam. Il cacciator-

pediniere americano, infatti, era

già stato impiegato in due opera-

zioni militari, fornendo supporto

agli attacchi sud-vietnamiti a Hon

Me e Hon Ngu.

La grande menzogna s’ingigantì il

4 agosto alle 22:36, quando venne

inscenato il secondo attacco al

Maddox. Il cacciatorpediniere ame-

ricano lanciò immediatamente

l’allarme, affermando di aver rice-

vuto dei chiari segnali radar che

fecero presagire un nuovo attacco

nord-vietnamita proveniente da

altre 4 motosiluranti Viet Cong a 36

miglia di distanza dal Maddox. Il comandante dello stormo dei cac-

cia bombardieri che si alzò in volo,

il capitano J.B. Stockdale, riferì in

seguito, in una nota ufficiale, di non

essere riuscito ad ottenere le coor-

dinate d’attacco al Maddox e che

nemmeno i due caccia-

bombardieri Douglas A-4 Skyhawk

decollati dalla portaerei U.S.S. Con-

stellation, che rimasero in zona di operazioni fino a mezzanotte inol-

trata, trovarono un bersaglio da

attaccare. Che il secondo attacco

fosse bellamente inventato é deci-

samente più che un sospetto: nel

2005 una relazione ufficiale della

NASA lo confermò.

Il Presidente Johnson, quando si

trovò a dover parlare alla nazione,

per convincere tutti che la Risoluzio-

ne del Congresso fosse cosa giusta,

parlò di due attacchi immotivati del

nemico e negò subdolamente l’ in-

costituzionale supporto militare del

Maddox a Hon Me e Hon Ngu.

Altro che “meschino attacco co-

munista” come titolarono i principa-

li giornali d’America. Anche questa

volta l’intero popolo degli States fu

abbindolato da una false flag.

Le macchinazioni americane, per

creare nuove guerre, con l’avvento

della modernità e dei nuovi media,

non poterono più rifarsi ad uno

scontato attacco navale. Sarebbe

stato troppo facile da confutare e

davvero difficile da architettare nel-

la nuova era dell’informazione, or-mai troppo rapida ed efficiente. Ser-

vivano nuovi pretesti, false flag più

raffinate. Degna di nota fu la propa-

ganda anti-irachena del 1991.

1991 - Prima Guerra del Golfo, le

lacrime di Naiyrah.

La commovente testimonianza di

Naiyrah, una giovane kuwaitiana

testimone delle atrocità irachene in

Kuwait, toccò non solo l’America,

ma l’intero mondo. Disse tra le lacri-

me, con le telecamere di tutto il pia-

neta puntate in faccia: “Ho visto i

soldati iracheni entrare nell’ ospeda-

le armati, hanno preso i bimbi dalle

incubatrici e li hanno lasciati morire

per terra”. L’ aggressione, immedia-

tamente catalogata come crimine

contro l’umanità, in realtà non av-

venne mai. Si scoprì in seguito che

la messinscena fu architettata dal

rinomato studio di relazioni pubbli-

che americano Hill and Knowitown e

che Naiyrah era, in realtà, la figlia dell’ambasciatore del Kuwait.

Saddam Hussein, dopo quel gran-

de attacco mediatico, divenne il dia-

volo agli occhi di qualsiasi cittadino

occidentale. Non per le atrocità che

commetteva quotidianamente con-

tro i kuwaitiani e il suo stesso popo-lo, tra l’altro con le armi che gli stes-

si Stati Uniti gli avevano fornito, ma

per una storiella allegramente in-

ventata: tutta l’America, da quel

giorno, lo voleva morto. L’ operazio-

ne Desert Storm poteva iniziare.

2003 - Seconda Guerra del Golfo,

le armi di distruzione di massa.

Solo un popolo attivo, che indaga su ciò che gli viene detto, é un popolo veramente libero.

12 anni dopo, nel 2003, La Casa

Bianca decise che Saddam Hussein,

che si salvò dalle bombe americane

del 91, andava definitivamente de-

posto. Bush convinse l’intero mondo

che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa e che stesse segretamente

aiutando il terrorismo islamico. In

pochi mesi Saddam venne sconfitto,

ma delle presunte armi chimiche

non fu rinvenuta traccia alcuna.

Il reportage di Judith Miller, sulle

pagine del New York Times, fece da

apripista alla propaganda interven-

tista americana in Iraq. L’America si

fece convincere che Saddam avesse

davvero le armi chimiche dalle fonti

dubbie e fantasiose di quell’ inchie-

sta e, per l’ennesima volta, appog-

giò un’ingiusta guerra.

In nome della “correttezza politi-

ca” evito di fare riferimenti all’11

settembre o alla guerra in Libia, da-

to che ad oggi, non si hanno prove

concrete di nessuna cospirazione e

conseguente propaganda mediatica

di copertura. Forse negli ultimi anni

gli americani hanno imparato ad

essere più “sgamati”… Anche se,

nel caso dei disordini siriani di que-

sti giorni, una nuova false flag é stata

ormai definitivamente smascherata.

[…]

Insomma, la storia é piena di mac-

chinazioni e manipolazioni del go-

verno americano sui media e, quin-

di, indirettamente anche sulla libera

formazione del pensiero nell’ opi-

nione pubblica. Da sempre ci fan-

no credere ciò che vogliono. Ci convincono della giustezza di guer-

re, crimini e massacri. Oggi, però,

con l’avvento dell’informazione in-dipendente nel web, abbiamo final-

mente un’arma per combattere la

disinformazione propagandistica.

Nostra sintesi. Leggi tutto nel sito

http://ilcorsivoquotidiano.net/2012/02/23/

( Segue da pag. 7 )

Il paziente al dottore “Non ne posso

più ! Voglio andare in pensione !”

E lui: “Mi dispiace, ma non può

perché lei respira ancora ! ”

La disinformazione è

l’oppio dei popoli !