occhio all'arte (aprile 2013)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 63 aprile 2013 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: Arte in Giappone 1868-1945 n in mostra: Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti n archeologia: Ritratti di Ritratti www.artemediterranea.org n dedicato a: Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altri Hokusai Katsushika, “Uccello”

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rivista culturale

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 63 aprile 2013

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Arte in Giappone 1868-1945

nin mostra: Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti

narcheologia: Ritratti di Ritratti

www.artemediterranea.org

ndedicato a:Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altri Hokusai Katsushika, “Uccello”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Pina Farina

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Incontri di luceCerise Doucède e gli oggetti sospesi

Impara l’arte e fanne parteUna mostra sulle origini del fumetto italiano

Modigliani, Soutine e gli artisti maledettiUno sguardo inadeguato

Arte in Giappone 1868-1945. 5)Akihiro Furuta

Vespasiano e la scuolaRitratti di Ritratti

Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altri“Walk the line”

Mr GwynShaman King

UKIYOE“Frankenstein junior”

“La casa dei silenzi”, un piccolo capolavoro che ritornaGenesi. Fotografie di Sebastião Salgado

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pittura ad olio

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dall’Associazionen

di Stefania Servillo

Cerise Doucède e gli oggetti sospesiFotografie sorprendenti senza Photoshop

La contemporaneità insieme alla tecnologia ci hanno insegnato ad essere diffidenti: la fotografia non sempre è la fedele riproduzione di ciò che si vede. L’utilizzo del programma Photoshop è ormai

sempre più capillare e si espande anche ai “non addetti ai lavori”, quindi partendo da questo assunto lo stupore di fronte ad una foto si riduce quasi a nulla.Sono molti i fotografi che decidono di utilizzare per vari scopi il programma di cui prima, alcuni con ottimi risultati che denotano un vero spirito artistico, altri con risultati non apprezzabili.Ma la situazione è completamente capovolta con la fotografa Cerise Doucède che sfrutta il preconcetto sull’utilizzo della computer grafica per stupire i suoi spettatori: nelle sue foto non vi è l’utilizzo del pc.Questi piccoli pezzi d’arte, che non possono non lasciare stupiti e con un leggero sorriso, sono una vera e propria opera d’ingegno e soprattutto rappresentano un nuovo sistema d’ancoraggio alla realtà, più labile di quello che siamo portati a desiderare ma indistruttibile e decisamente più piacevole rispetto al triste realismo classicamente inteso.Le foto cui si fa riferimento sono riunite in una serie denominata “égarements” ovvero “smarrimento” e la medesima tecnica viene riproposta in “quotidien” (“quotidiano”). In entrambe le proposte si dà una nuova lettura dell’essere sovrappensiero e dell’estraniamento non

visto in maniera negativa, semplicemente visto e portato ad evidenza attraverso una particolare tecnica di allestimento del set fotografico.I progetti della Doucède sono un continuo work in progress che può essere seguito sul suo blog personale: http://www.cerisedoucede.fr/blog/

Incontri di luce...perché di incontri si tratta tra le due protagoniste di questa mostra che si svolge sino al 16 aprile, presso la Sala Manzù della biblioteca comunale della nostra città. Entrambe

frequentano i corsi di pittura ad olio tenuti dal maestro Antonio De Waure, alla scuola Arte Mediterranea, ma ognuna di loro ha sviluppato un suo stile personale, frutto di esperienze e sensibilità diverse. Due donne, due pittrici, Danila Nasoni e Franca Zaccarin, che si confrontano su una passione comune, quella di aver scelto lo stesso mezzo per esternare le proprie emozioni, il colore.Danila Nasoni è da più tempo che frequenta la scuola, si è iscritta per affinare il suo tratto da figurinista, da una vita è sarta e questo lavoro, che svolge con grande trasporto, l’ha spinta a voler imparare a disegnare e da lì appassionarsi a questo mondo variopinto, fatto di pennelli e tubetti, è stata una rivelazione. Le sue opere sono il risultato di una elaborazione che parte da un piccolo particolare, sì tutto inizia da lì, un sorriso, una variazione di luce, od un’espressione più o meno esplicita nello sguardo, questi possono essere gli input

creativi che spingono l’autrice a trasporli sulla tela, e con pennellate sicure trasmette sentimenti lievi che sfiorano l’anima.Franca Zaccarin ha una facilità esecutiva che rende i suoi dipinti immediatamente identificabili dai significati impliciti. Pur essendo realistici i soggetti effigiati sono intrisi di pathos, anche quando non c’è la presenza dell’uomo è manifesta, nei panni stesi nelle calli di Burano, nei gerani fioriti sulle antiche pietre di un borgo medioevale, o nelle barchette di carta abbandonate sul bagnasciuga lambito dal mare. Le sue non sono nature morte, ma a chi sa coglierne l’intima essenza, raccontano fiabe senza tempo, costituite da molteplici sfumature colorate, come le conchiglie fossili incastonate come pietre preziose in un mosaico bizantino, o come quell’unico tulipano dal cuore vermiglio che si staglia silenzioso nella massa dei suoi simili. Misteriose le sue donne guardano immote un mondo interiore, mascherate o meno guardano senza vedere.Sono piccoli frammenti di emozioni, quelli in esposizione, dove ognuno può rispecchiarsi oppure no, ma di certo non lasciano indifferenti.

Incontri di luceDanila Nasoni e Franca Zaccarin espongono alla Sala Manzù

Danila Nasoni, “Pagliaccio”Franca Zaccarin, “Tulipani”

di Maria Chiara Lorenti

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di Stefania Servillo

in mostranImpara l’arte e fanne parteUn’iniziativa per far avvicinare i ragazzi all’arte

I l fumetto è un’arte che in Ital ia è apprezzata relativamente da poco tempo, è proprio questo uno dei motivi che rende la mostra “Non solo

nuvolette” (t itolo decisamente inadeguato visto che stiamo parlando di una vera e propria esposizione) un evento importante.A Roma ed in tutta Ital ia sono molte le f iere dedicate ai fumetti e meno le occasioni per indagarne la

storia, ma fino al l ’11 maggio possiamo colmare le nostre lacune.Al la Bibl ioteca Nazionale Centrale possiamo assaggiare un pezzetto di quest ’arte del periodo del dopo guerra con tratt i a volte del icati ed altre più duri potremo passare da una tavola di Guido Crepax ad una di Hugo Pratt osservando anche i l lavoro di Andrea Pazienza (sempre tagl iente), Francesco Tul l io Altan e Tiziano Sclavi. L’occasione è più unica che rara, le str isce esposte fanno parte del patrimonio del la Bibl ioteca, nel settore riviste degli anni ’60-’80, ed è la prima volta che vengono esposte al pubblico.Oggi le chiamiamo graphic novel, negli anni Settanta erano ancora chiamate str isce a fumetti, sono un mondo complicato popolato da sceneggiatori, disegnatori e autori di testo, per citare alcuni tra i ruol i principal i , e sono uno spazio importantissimo e spesso inesplorato che merita maggior valorizzazione.L’ ingresso è gratuito e l ’entrata segue gl i orari: 10.00-18.00 dal lunedì al venerdì; 10.00-13.00 i l sabato.La sede è in via Castro Pretorio, 105. Per maggiori informazioni: 06 4989344 o http://www.benicultural i . i t/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visual izza_asset.html_232944111.html

Una mostra sulle origini del fumetto italianoNon sono solo nuvolette

L’ arte è una materia che andrebbe studiata con passione e per far sì che questo accada è indispensabile un approccio che riesca a

coinvolgere i ragazzi.Il quotidiano in classe, progetto didattico che si pone come obiettivo l’avvicinamento delle scuole superiori alla realtà del giornalismo e alla lettura, propone un’iniziativa fantasiosa, di semplice realizzazione e divertente che andrebbe presa davvero in considerazione per educare all’arte.Agli studenti è stato chiesto di scegliere un’opera d’arte, quella che preferivano tra tutte quelle di loro conoscenza e di ricrearla. La fantasia dei ragazzi non conosce limiti e le fotografie scattate e proposte sulla pagina facebook https://www.facebook.com/media/set/?set=a.549147021785123.1073741825.181488935217602&type=3ne sono un esempio lampante. È un modo per avvicinarsi alla materia e allo stesso tempo è uno strumento per capire i gusti delle nuove generazione; tra i più gettonati abbiamo Andy Warhol e Jan Vermeer ma non mancano scelte sorprendenti (considerando che andavano ricreate le opere mettendole in scena) come René Magritte o

Giuseppe Arcimboldo. Le foto sono state inserite nel relativo album della pagina facebook: https://www.facebook.com/ilquotidianoinclasse ed è in corso il contest per decretare il vincitore con il maggior numero di “mi piace”.

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M odì, nella forma contratta del suo cognome si concentra tutto il dolore che ha caratterizzato la

sua vita e la sua arte. Una vita costruita sulla miseria, sugli abusi e le dipendenze dall’alcol e dalle droghe, travagliata dalla malattia, un mix devastante che lo porterà ad una morte prematura all’età di trentasette anni. Un’esistenza vissuta al limite della sopravvivenza, condivisa da altri artisti “maledetti” come lui, Utrillo, Soutine, Kisling, compagni di bisbocce si, ma soprattutto d’arte, che insieme condivisero quello straordinario fermento creativo che permeava Parigi, o meglio il quartiere di Montparnasse, in quegli anni di fine ottocento.L’Arte con la A maiuscola si manifestò attraverso l’estro di questo pittore toscano, formatosi con il movimento dei Macchiaioli, che, spinto dalla necessità di diversi e nuovi stimoli, si trasferì nella capitale francese dove fu preso dalla frenesia di una ricerca spasmodica del proprio modo di dipingere, prettamente originale.Suo mecenate, ma anche degli altri che orbitavano in quel micro cosmo, fu il collezionista Jonas Netter, che, guidato da un intuito eccezionale, acquistò numerose opere di questi grandi artisti allora sconosciuti, contribuendo attivamente alla loro scoperta ed alla loro notorietà.Milano, dopo il successo ottenuto con la mostra su Pablo Picasso, ne dedica un’altra, più articolata, a coloro che furono con lui i protagonisti di quella vitalità culturale che si sviluppò in quel luogo, ed in quel tempo; Palazzo Reale, con la rassegna “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti”, è di nuovo il contenitore di una esposizione unica, quella della ricostituita collezione Netter, che sarà visitabile sino all’8 settembre.Modigliani, Derain, Suzanne Valadon, solo per citarne alcuni, con i loro ritratti, con i paesaggi, e con tutte le opere esposte, ricreano quell’atmosfera bohémien che fu il loro input creativo, quindi questa è un’occasione imperdibile per fare una passeggiata nel passato, e respirarne la stessa aria, a rue de Montparnasse.

in mostran

di Maria Chiara Lorenti

Modigliani, Soutine e gli artisti maledettiLa collezione Netter a Milano

Amedeo Modigliani, “Bambina in azzurro”, 1918

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di Eleonora Spataro

I l Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 aprile 2013, ospiterà la mostra “Uno sguardo inadeguato. Fotografie di Francesco Zizola”.

Dieci anni di carriera, venti paesi differenti e un obiettivo quello di proporre una rilettura interiore del proprio sguardo: “La peculiarità della mia posizione sta nell’essermi trovato a percorrere il crinale che separa due mondi: quello che divide il mondo di chi guarda da quello di chi è guardato. Se davvero l’obiettivo della mia macchina è stato gli occhi di coloro che hanno poi visto le mie foto […] la mia responsabilità consiste anche nell’esercitare un costante ripensamento critico della mia posizione di testimone, […] alla continua ricerca di un possibile equilibro sul crinale tra quei due mondi. “

Uno sguardo inadeguatoFrancesco Zizola al Museo di Roma in Trastevere

in mostran

Arte in Giappone 1868-1945. 5)Fino al 25 maggio alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Akihiro FurutaMondo Bizzarro Gallery presenta “Love Song”

T ra il 6 e il 30 aprile 2013 Mondo Bizzarro Gallery ospiterà “Love Song”, la mostra del fotografo giapponese Akihiro Furuta. Recentemente selezionato

a Venezia per il Premio Artelaguna ci propone il suo ultimo lavoro “le sue immagini sembrano sorgere da un universo immobile e paradisiaco, venato da inquietudini tutt’altro che lugubri, imparentate più con il mondo dell’onirico e con certe mitologiche figure del sol levante che con i nostri neri pensieri”. L’universo poetico di Furuta si alimenta della quotidianità familiare; troveremo nei suoi scatti la moglie e il figlio come modelli ed è proprio la delicatezza, l’innocenza e la purezza di questi scatti che ne caratterizza l’essenza.

I n occasione dei 50 anni della fondazione dell’Istituto Giapponese di Cultura/Japan Foundation a Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna ospiterà fino al 5

maggio 2013 una mostra dedicata all’arte giapponese del Novecento. Nel XIX secolo in contrapposizione col rapido processo di modernizzazione si assiste ad un movimento di rinascita dell’arte tradizionale; proprio alla pittura nihonga e alle arti applicate è dedicata l’esposizione di opere che reinterpretano lo spirito della tradizione: i kakemono, tipici dipinti su rotoli verticali di carta o di seta, i paraventi che decoravano gli interni delle case giapponesi e lacche, ceramiche, tessuti, kimono, vasi, intagli in legno, capolavori di una lunga tradizione. Altrettanto tipici i soggetti affrontati: raffigurazioni di animali e immagini femminili, fiori, rami d’albero, paesaggi, evocazioni.

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archeologia

Vespasiano e la scuolaMostra didattica multimediale di Luigia Piacentini

Il Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano ospita, fino al 26 maggio, la mostra didattica multimediale “Vespasiano e la scuola”, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università

e della Ricerca. Il progetto ha cercato di legare, nel miglior modo possibile, il mondo scolastico (10 istituti del Lazio e dell’Umbria), l’Università (Università di Roma “La Sapienza”) e gli enti pubblici per la valorizzazione del patrimonio archeologico di Roma e per far entrare nella scuola la storia e l’archeologia del proprio territorio. Gli studenti, aiutati dai propri insegnanti, hanno realizzato diversi progetti: progettazione di mosaici, realizzazione di fumetti sulla storia del Colosseo e dell’Arco di Tito e interviste immaginarie agli imperatori Galba e Vespasiano, creazione di una rivista on-line con le leggi e gli eventi che hanno caratterizzato l’epoca flavia (69–96 d.C.). Questo progetto, durato due anni, ha previsto anche diverse lezioni di storia, archeologia e metodologie della ricerca che hanno appassionato sia gli studenti che gli insegnanti. Eccezionale novità è che questa mostra sarà itinerante, cioè negli anni 2013 e 2014 verrà ospitata nei musei delle diverse città che hanno contribuito al progetto stesso. Nei mesi di giugno-luglio la mostra sarà visitabile a Spoleto nel periodo di svolgimento del Festival dei Due Mondi 2013, e raggiungerà infine il Museo Civico di Rieti a partire dalla metà del mese di settembre. Dal mese di novembre, i materiali didattici saranno esposti in alcune strutture ospedaliere pediatriche (Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e Ospedale pediatrico Joan de Deu di Barcellona). Gran parte dei lavori presentati in mostra sono consultabili sui due siti dedicati e curati, rispettivamente, dal MIUR e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del bimillenario della nascita di Vespasiano nella sezione appositamente dedicata alla scuola:http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/argomenti/vespasiano e www.vespasianoelascuola.com.

“Vespasiano e la scuola”Orari dalle 9.00 alle 19.45, chiuso il lunedìIngresso Intero € 10, ridotto € 6,50, valido 3 giorni per le 4 sedi del Museo Nazionale Romano: Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Crypta Balbi, Palazzo Altemps.

n

Ritratti di RitrattiIl fotografo Marco Delogu al Foro Romano

“R itratti di ritratti” è il titolo della mostra che si svolge al Tempio di Romolo, presso il Foro romano, fino al 5 maggio. Il famoso fotografo romano, autore di più di venti libri e conosciuto a

livello internazionale, già protagonista di ritratti romani, ha cercato di imprimere nelle fotografie gli sguardi degli antichi imperatori, letterati e filosofi di età romana, facendo parlare i loro volti: da Cicerone ad Epicuro, da Ganimede a Pitagora, da Caracalla ad Alessandro Severo. La mostra è allestita nel Tempio di Romolo, edificio realizzato da Massenzio nel Foro romano in onore del proprio figlio morto in giovane età. Di quest’epoca mantiene intatta la struttura circolare e i preziosi battenti di bronzo. Tra le decorazioni pittoriche all’interno spicca l’altare duecentesco con nicchia affrescata e altare in marmi policromi.

“Ritratti di ritratti” / Marco Delogu Orari: dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto Ingresso: Roma, Largo della Salara Vecchia (via dei Fori imperiali) Intero € 12,00; ridotto € 7,50 Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Foro romano e al Palatino.Contatti e Prenotazioni: 06 39967700Imperatore Alessandro Severo

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Complesso del Vittoriano, fine del percorso espositivo, secondo piano: le sezioni qui riunite di moda, architettura, design, teatro, cinema, dimostrano l’estensione dell’estetica

cubista a tutte le arti applicate. Immagini fotografiche di giovani donne dallo sguardo altero, quasi sprezzante, modellate da abiti setosi, di taglio moderno, realizzati con tessuti in cui, accostamenti di colori inconsueti e accentuati contrasti chiaroscurali, creano figure geometriche che s’intersecano e che si sovrappongono. Sono i famosi “Tessuti Simultanei” (1913) realizzati dalla pittrice cubista Sonia Delaunay che aveva trasferito il suo stile pittorico nel campo della moda, fondando successivamente, nel 1922, l’Ateliér Simultané, laboratorio di moda, grafica e decorazione d’interni, in cui, come nelle sue tele, la ricomposizione delle forme geometriche avveniva per campiture di colore. Accanto alle foto ed ai pochi ritagli di stoffe ”simultanee”, c è una significativa presenza di bozzetti per costumi teatrali, disegni di scene per balletti e opere teatrali che testimoniano il clima di fervida collaborazione tra pittori, musicisti e scrittori cubisti. Spiccano, sia per le notevoli proporzioni sia per il tocco di ironica allegria che li caratterizza, i personaggi realizzati da Picasso per la messa in scena di “Parade” (1917), spettacolo teatrale che fonde balletto e

Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altriCubismo, una rivoluzione che divenne sistema ed origine di innumerevoli esperienze artistiche

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

recitazione: il ”Manager in abito da sera”, il “Manager americano” … . L’artista crea e quindi aggiunge al testo originale i due personaggi che, per la scomposizione e sovrapposizione di elementi architettonici, appaiono come dei veri e propri abiti-scultura. Dalle “luci del palcoscenico“ si passa al ” formalismo borghese” (continuando a ritroso il percorso espositivo), per la presenza di oggetti di arredo e di design che sembrano sculture o quadri, non oggetti funzionali, in cui i contrasti cromatici creano scomposizioni e ricomposizioni formali. Volumi scomposti, sfaccettati, deformati, modanature pronunciate con forme schematiche e frammentate: tutto questo si evince osservando i progetti architettonici, i disegni, gli schizzi e le foto di edifici, presenti nella mostra nella sezione architettura. La maggior parte delle immagini riportate fa riferimento a Praga, dove ci fu il massimo sviluppo dell‘architettura cubista, sviluppo dovuto soprattutto al coordinamento tra vari artisti, dai pittori agli architetti provenienti dalle più svariate aree geografiche. La settima arte, con la presenza di tre filmati d’epoca emblematici per comprendere che ci fu sinergia tra gli artisti, anche nella realizzazione di pellicole, chiude un percorso espositivo sorprendentemente interessante. Il più originale è il film girato dal cineasta e pittore Léger nel 1924, ”Ballet mécanique”, in cui non c’è una narrazione, ma solo forme geometriche, silhouette, figure

Albert Gleizes, “Ritratto di medico militare”, 1914-1915

Pablo Picasso, “Chitarra e violino”, 1912-1913

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n dedicato a

Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altriCubismo, una rivoluzione che divenne sistema ed origine di innumerevoli esperienze artistiche

che si scompongono, si aprono, si chiudono mentre danzano liberamente, interessate solo al ritmo “spezzato” della musica. Il cinema non voleva più raccontare delle storie così come la pittura si era ”liberata” dalla riproduzione degli oggetti reali. Il percorso espositivo realizzato dai curatori della mostra prevede, però, un iter conoscitivo più lineare e, forse più giusto perché, senza trascurare le implicazioni che il Cubismo ha avuto nella poesia e nella letteratura, focalizza l’attenzione del visitatore innanzitutto sulla produzione pittorica internazionale, che caratterizzò tale movimento di rottura. In buona parte degli spazi che costituiscono il primo piano, infatti, sono state collocate delle tele che, nel loro insieme, sono fonte di pura godibilità estetica, singolarmente, evidenziano la specificità e la sensibilità degli artisti che le hanno create, utilizzando le tecniche più varie, dall’olio al collage. In un’esposizione abbastanza esaustiva dei vari “cubismi”, non potevano mancare opere di Picasso e Braque che, del movimento nato a Parigi all’inizio del secolo scorso, vengono considerati gli ideatori. “Il cubismo ha scomposto forme esistite per secoli e ne ha utilizzato i frammenti per creare nuovi oggetti, nuovi modelli e, in definitiva, nuovi mondi” affermò il muralista Diego Rivera, affascinato dalle intuizioni dei due geniali artisti. Numerose sono

le opere di Picasso che testimoniano il suo cammino attraverso differenti momenti del movimento, partendo da scomposizioni di piani esasperate nelle severe tonalità del grigio, arrivando a scelte meno drastiche, supportate da una gamma cromatica più varia ed incisiva. In “Chitarra e violino” prevalgono l’ocra e il blu oltremare che, nel loro alternarsi, evidenziano i piani che s’intersecano; i riferimenti ai due strumenti musicali sono ben visibili con la silhouette della chitarra, la chiave di violino, il riccio del manico. Accanto è collocato “Il violinista” di Braque dipinto su tela ovale per accentuare la visione della scomposizione dei piani sui toni del grigio; la presenza di simboli musicali ed un’accentuata luminosità centrale fanno scorgere la sagoma di un violino. Nei dipinti cubisti, a differenza di quelli astratti, ci sono sempre dei riferimenti alla realtà, oggetti, persone, paesaggi o il semplice inserimento di numeri, lettere dell’alfabeto o note musicali ed i quadri in mostra, di artisti noti o meno noti, ne sono un valido esempio. La retrospettiva, molto curata anche nei pannelli esplicativi numerosi ed esaurienti, merita di essere vista anche per ricevere del Cubismo una visione inedita. L’unico appunto che si può riguarda la scelta del dipinto riportato sulle brochure e sui manifesti pubblicitari, affissi in città, poco accattivante e poco rappresentativa dell’intera esposizione. (Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 23 giugno 2013)

Fernand Léger, “Il ferito II”, 1920

Albert Gleizes, “Ritratto di Jacques Nayral”, 1911

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cineman

di Greta Marchese

U n film diretto da James Mangold con Joaquin Phoenix, Ginnifer Goodwin, Robert Patrick, Shelby Lynne e Reese Witherspoon che riceverà

l’Academy Award come miglior attrice protagonista un anno dopo l’uscita, nel 2006.Tratto dall’autobiografia dello stesso Cash, il film procede attraversando le tappe più importanti della vita del re del country e del suo amore per la musica. Dalle origini nella polverosa countryside segnate dal pessimo rapporto col padre e dalla prematura perdita di un fratello, passando per gli interminabili tour degli esordi cui seguiranno l’apice del successo e degli eccessi, al celeberrimo concerto del ‘68 nel carcere di massima sicurezza di Folsom. Ma non è abbastanza. Il tutto s’intreccia infatti con la difficile e controversa passione per June Carter (Reese Witherspoon), una costante che accompagnerà il protagonista per tutta la vita e che culminerà infine con l’agognato matrimonio.

Dunque spetta a Joaquin Phoenix calarsi nei panni del misterioso man in black, e lo fa con una performance intensa, sofferta, magistrale. Ecco a voi il leggendario, solitario e tenebroso Johnny Cash: molto più di una voce profonda capace di toccare intimamente i punti più deboli dell’animo umano.Sempre pronto a cominciare da zero e a sbagliare di nuovo per poi ricominciare, la pellicola segue fedelmente i suoi passi fino al raggiungimento dell’apice della carriera e della storia con June. Qualcuno dice che non esiste la storia di Johnny Cash senza June Carter, e viceversa. “Ti vesti di nero perchè non hai trovato nient’altro da mettere, hai scoperto il tuo sound perchè non suoni bene e hai cercato di baciarmi perchè non volevi.. Dovresti prenderti qualche responsabilità una volta ogni tanto John’’.Quel qualcuno aveva ragione.‘’Walk the line’’ riassume così già nel titolo, l’intenzione di restare lungo il sentiero,di rigare dritto. Quello che un uomo in fondo come tanti altri ha cercato di fare più o meno per tutta la vita.Lasciando da parte una maggiore grinta che certo non avrebbe guastato, il film sceglie di calare il sipario in un momento di assoluta stabilità lasciando ai più nostalgici il compito di immaginare il seguito: la rivelazione della vecchiaia, la fine della sua vita. Raccontata forse in modo troppo usuale, la pellicola non toglie quel qualcosa in più al protagonista ma allo stesso tempo dimentica velatamente di metterlo in evidenza. Insomma, la storia ci tiene a debita distanza dai pensieri più profondi di Cash, dimenticando a tratti, di soffermarsi sul suo percorso emotivo, e non soltanto biografico.Insomma manca qualcosa?Per niente.Sebbene infatti il rischio maggiore per i film prettamente biografici incentrati sui personaggi indimenticabili della storia sia notoriamente quello di non soddisfare appieno le aspettative del pubblico, ‘’Walk the line’’ rappresenta un esempio riuscito, o forse riuscitissimo del genere in questione. Con una splendida cura della colonna sonora e della fotografia, la brillante intuizione di far interpretare i pezzi dal vivo agli attori e le più che credibili interpretazioni dei due protagonisti; Mangold si aggiudica nel complesso due fortune immense: la regia di un ottimo film-tributo alla leggenda della musica statunitense e la possibilità di averlo conosciuto nel 2003, poco prima che morisse.

“Walk the line”Quando l’amore brucia l’anima

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Mr GwynSiamo storie, non solo personaggi

“Mentre camminava per Regent’s Park – lungo un viale che sempre sceglieva, tra i tanti – Jasper Gwyn ebbe d’un tratto la limpida sensazione che

quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui. Già altre volte lo aveva sfiorato quel pensiero, ma mai con simile pulizia e tanto garbo. “Jasper Gwyn è uno scrittore di successo. Vive a Londra, si dedica alla stesura dei suoi romanzi e ama la vita. Un giorno però, sulla soglia dei suoi quarantatré anni, decide di smettere di scrivere. Non è la solita crisi da mancanza d’ispirazione che spesso affligge gli scrittori, Jasper Gwyn si sente irrealizzato e spento; vuole cambiare del tutto prospettiva.“Così finì per capire che si trovava in una situazione nota a molti umani, ma non per questo meno dolorosa: ciò che, solo, li fa sentire vivi, è qualcosa che però, lentamente, è destinato ad ammazzarli. “ Così, dopo momenti di intensa riflessione, in una notte di pioggia, trovando riparo in una galleria d’arte, la sua lampadina

si accende. Da romanziere disincantato diventa un “pittore di anime”, cioè scrittore di ritratti. Proprio così, ritratti non dipinti ma scritti... ritratti di personaggi che gli fanno da modelli, nudi nello stanzone adibito a “laboratorio letterario”. Nudi non solo nel senso reale del termine, ma anche e soprattutto privi di qualsiasi filtro tra se stessi e mister Gwyn, autore dei loro ritratti.Per far sì che, scrutando gli atteggiamenti, gli sguardi e i pensieri silenziosi dei suoi modelli, qualche verità venga a galla c’è bisogno di una meticolosa preparazione: un morbido tappeto di suoni che coprano il silenzio del luogo e un singolare piano d’illuminazione dalla tonalità infantile che dovrà durare un tempo determinato: diciotto lampadine che durino trentadue giorni, e che inizino a spegnersi ad una ad una, a caso, ma tutte in un lasso di tempo non inferiore a due giorni e non superiore ad una settimana. Atmosfera tutt’altro che scontata, Jasper Gwyn è pronto per l’avventura, armato solo di una penna ed un taccuino.Inizia dunque, per il nostro protagonista, una nuova vita colorata di particolari strani ed inaspettati, approcci significativi ma fuori da ogni logica e da ogni realtà. Un nuovo “lavoro” che lo porterà ad arricchirsi come scrittore, ma soprattutto come uomo e lasciare un segno visibile nell’animo dei suoi modelli. Dietro le quinte di tutta questa scena suggestiva si nasconde, però, un sottile mistero e sarà compito di Rebecca, giovane stagista e amante della lettura che diventerà complice e spalla di Mr Gwyn, ricomporre i pezzi mancanti del puzzle e svelarne l’immagine.Con Mr Gwyn Baricco aggiunge un tassello a quella grande storia che ha iniziato a raccontare con il suo primo romanzo, Castelli di rabbia. Non c’è dubbio sul fatto che lui sia sempre il solito: stile armonico e diretto, presente all’appello per farsi riconoscere, toni ironici e quotidiani che prendono confidenza con la storia ed il lettore che vi si addentra, ma ciò non toglie nulla alla freschezza e alla singolarità della storia che, soprattutto in questo suo ottavo romanzo, tiene accesa l’attenzione e la curiosità fino all’ultima frase e lascerà, in un secondo momento, in ognuno, un bizzarro desiderio di posare come modelli e far ritrarre la propria storia.

di Martina Tedeschi

occhio al libron

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architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucantonio

manga

Shaman KingShaman Fight nel ventesimo secolo!

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Yoh Asakura è un giovane ragazzo giapponese un po’ svogliato e sempre assente, trasferitosi a Tokyo per allenarsi per l’imminente Shaman Fight, competizione

atta a eleggere lo Shaman King, entità divina che comanderà su tutto il creato. Yoh è infatti uno sciamano in grado di vedere e assimilare gli spiriti degli esseri defunti, arte tramandata nella sua famiglia e diffusa in ogni paese a seconda delle tradizioni esoteriche e spiritiche. Dopo aver conosciuto il piccolo Manta e lo spirito del samurai Amidamaru, Yoh comincerà a crescere sia in potenza che in maturità, circondandosi di amici e rivali con i quali intraprenderà il viaggio verso lo Shaman Fight, indetto ogni 500 anni dalla tribù dei Pache, versione ipertecnologica degli indiani d’America.Shonen manga di Hiroyuki Takei(Shueisha, 1998), Shaman King è conosciuto in Italia principalmente per la versione animata e fino a qualche anno fa era ritenuto un prodotto scadente in quanto privo di un finale vero e proprio, essendo stato interroto in patria a causa dello scarso seguito dei fan giapponesi. I detrattori però ora avranno il motivo di ricredersi grazie alla Star Comics che ha da poco concluso la pubblicazione della Perfect Edition dell’opera, contenente trecento e passa tavole inedite

o rieditate dall’autore, che è riuscito a mettere liberamente la parola “fine” al suo prodotto più famoso.Questa edizione in 27 volumi da 5,90 euro personalmente ha dato nuova gloria a questo fumetto che ha come punti di forza l’introspezione dei personaggi primari e secondari mai lasciati in secondo piano e la trama mai lineare e scontata che non si arena sul semplice torneo ad eliminazione tipico del genere.Il maestro Takei si riscatta con un finale a dir poco lirico e corale e dei disegni che risultano il perfetto mix tra caricatura e dinamismo realistico, che ci permettono di distinguere al volo i personaggi e i poteri più vari.Oltretutto il sensei riesce a trattare praticamente tutti gli aspetti paranormali e religiosi dell’immaginario collettivo mondiale, infatti vedremo sia squadre composte dagli Angeli della Cabala sia personaggi provenienti dalle più disparate parti del mondo(come gli eredi della famiglia reale egiziana che combatteranno con sfingi, piramidi e divinità egizie), in modo da soddisfare i gusti di ogni fan delle ghost story.Un ulteriore motivo per leggere Shaman King(oltre a questa nuova versione definitiva) è il protagonista Yoh, che si discosta dai clichè degli eroi dei vari shonen contemporanei e che non può non soddisfare chi cerca un novità e originalità.

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UKIYOEPittura del mondo fluttuante

di Cristina Simoncini

Con il termine Ukiyoe s’intende l’intera produzione artistica giapponese di dipinti, silografie, libri illustrati, atti a soddisfare il gusto della nuova classe borghese nel

periodo di Edo, che va dal 1615 al 1868; gli Ukiyoe rappresentano infatti un mondo leggero che esalta le mode, il trascorrere delle stagioni, la bellezza femminile e delle case di piacere. Le geishe e gli attori di Kabuki erano le grandi star, i più rappresentati dai pittori di Ukiyoe della metà del Seicento, ma, con il trascorrere del tempo, divennero molto apprezzate anche le stampe con animali, paesaggi, fiori e guerrieri. Di grande interesse per i pittori giapponesi furono anche le poetesse e i motivi legati al mondo della letteratura, dove poterono esprimere tutta la loro immaginazione interpretando leggende e poesie d’amore. Una delle caratteristiche principali dell’Ukiyoe è la grande cura del dettaglio senza tralasciare neanche il più piccolo particolare; i disegni dei kimono, le abitazioni, le architetture e ogni aspetto della natura sono visti e interpretati con assoluta precisione. Il fascino di queste opere consiste nell’immediata sensazione che provocano nello spettatore, l’attimo impresso e fugace che subito svanisce, rendendo l’Ukiyoe l’arte che forse meglio esprime il carattere del Giappone.Fonti:www.falsodautoregiulioromano.it, www.pitturaomnia.com

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Hokusai Katsushika

Hokusai Katsushika

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occhio al palcoscenicondi Rossana Gabrieli

“Frankenstein junior”

Il Teatro Brancaccio, a Roma, ospita ormai da tempo il musical, come “piatto forte” per gli appassionati del genere.

Non tutti apprezzano questo tipo di rappresentazione, che ha visto la luce e si é decisamente affermato negli Stati Uniti tra l’Ottocento ed il Novecento, prediligendo, per l’appunto, ambientazioni statunitensi.Ereditando, in parte, le caratteristiche dell’operetta e, d’altra parte, quelle della commedia musicale, il musical accosta sapientemente e con naturalezza, recitazione, musica e canto: i diversi generi artistici convivono con armonia, pur senza fondersi.La carta vincente del cartellone del Teatro Brancaccio é stata quella di introdurre nuovi autori e nuove trame nel suo repertorio: la scelta risulta evidentemente azzeccata, se é vero com’é vero che ogni spettacolo fa il tutto esaurito.Così é stato, per esempio, con Frankenstein jr., tratto dall’omonimo film dell’inossidabile Mel Brooks e che, al Brancaccio, rompe una tradizione che vorrebbe che le trasposizioni dal video al palcoscenico si rivelino sempre, poco o molto, inefficaci o inadeguate Invece, il regista, Giampiero Ingrassia, che ne é anche interprete principale, nei panni del dr. Frankestein, e gli attori (Giulia Ottonello, Mauro Simone, Altea Russo, Valentina Gullace, Fabrizio Corucci, Felice Casciano) riescono a restare fedeli allo spirito irriverente ed esilarante del film, pur introducendo sapienti ed interessanti “variazioni sul tema”. Straordinaria la scenografia.In questi giorni si sta recitando “Priscilla, la regina del deserto”, ennesima conferma che il musical, ormai, vola alto anche allontanandosi dalle ambientazioni made in USA.

“La casa dei silenzi”, un piccolo capolavoro che ritorna

All’ex Stabilimento Claudia di Aprilia la Compagnia Teatro Finestra mette in scena il nuovo, fantasioso e intenso spettacolo di Gianni Bernardo, liberamente ispirato a

“L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello.Lo spettacolo già nel 2011, in una versione abbreviata, aveva guadagnato un grande successo di critica e di pubblico. Questo è però un allestimento nuovo: nella dimensione, non solo quella fisico-logistica ma anche e sopratutto in quella scenica (ambientazione di Claudio Cottiga) e drammaturgica.

Dal 16 marzo, tutte le sere alle ore 21.Prevendita biglietti presso Teatro Europa (06.9271965 - 339.2742389)Info 347.8561181Ingresso 10 euroPer vedere il video: http://youtube/pRMCFUWmknI

di Gianni Bernardo

nApriliaIncontri di luce...” - Mostra delle opere di Danila Nasoni e Franca Zaccarin (articolo a pag. 3) Sala Manzù, dal 6 aprile al 14 aprile 2013La casa dei silenzi (articolo a pag. 14)Cineteatro Aurora, l’Ex Stabilimento Acqua Claudia

nRomaAlessandra Zorzi. Il matto, la morte e il diavolo Complesso del Vittoriano, fino al 14 aprile 2013Marco TirelliIstituto Nazionale per la Grafica – Palazzo Poli, fino al 15 aprile Gianfranco Gallucci. RomaCONTRO – immagini della cittàGalleria Gallarati, fino al 16 aprileMassimo Catalani. La casa dei pesciMuseo del Casino dei Principi – Villa Torlonia, fino al 17 aprileMarilù Eustachio. Di luogo in luogo – TrasferimentiLa Nuova Pesa, fino al 19 aprileTulay Gurses. I colori dell’opera Mesnevi di Rumi su telaUff. Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia, fino al 19 aprileAldo Tromba Scuola universitaria europea per il turismo, fino al 19 aprileNina Fischer & Maroan el Sani. Spirit closing thier eyesGallerie Marie-Laure Fleisch, fino al 20 aprileAlfonso Fratteggiani Bianchi. Qua coloris naturam declaratMontoro12 Contamporary Art, fino al 20 aprileRahul Mehrotra. The kinetic cityThe Britush School, fino al 23 aprileGuido van der Werve. Nummer veertien, homeFondazione Giuliani, fino al 23 aprileSusan Harbage Page. Lo strappo della storiaCasa della memoria e della storia, fino al 26 aprileAntonio Nocera. PinocchioChance Art Gallery, fino al 27 aprileCamere XVIII. Intese: Alvin Curran, Maurizio Mochetti, Alfredo PirriRAM Radioartemobile, fino al 27 aprileFrancesco Zizola. Uno sguardo inadeguato (articolo a pag.6) Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 aprileGiuliano Giuman. Virus VitreumMuseo del Casino dei Principi - Villa Torlonia, fino al 28 aprileValerio Rocco Orlando. The Reverse Grand TourGNAM, fino al 28 aprile

Tiffany & Gallé e i maestri dell’Art Nouveau nella collezione del Museo di Arti Applicate di Budapest Musei Capitolini, fino al 28 aprileGianni Politi. From the studioCO2 Gallery, fino al 29 aprileArdea e Manzù Raccolta Giacomo Manzù, fino al 30 aprileLove song - Akihiro Furuta (articolo a pag. 6)Mondo Bizzarro, fino al 30 aprileIl Cammino di PietroCastel Sant’Angelo, fino al 1° maggioHoward Hodgkin. New paintingsGagosin Gallery , fino al 4 maggioArte in Giappone 1868-1945 (articolo a pag. 6)GNAM, fino al 5 maggioMarco Delogu. Ritratti di ritratti (articolo a pag. 7)Tempio di Romolo - Foro Romano, fino al 5 maggioI giorni di Roma: L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Antonio Pio, Marco AurelioMusei Capitolini, fino al 5 maggio Villa Aldini a Montmorency nelle vedute di Felice Giani Museo Napoleonico, fino al 5 maggio Vasco Bendini 1966-1967 Macro, fino al 5 maggio L’età dell’equilibrio. L’arte romana durante il principato di Traiano e AdrianoMusei Capitolini, fino al 5 maggio Ritratti di ritratti (articolo a pag. 7)Tempio di Romolo, Foro Romano, fino al 5 maggioNon sono solo nuvolette (articolo a pag 4)Biblioteca Nazionale Centrale, fino all’11 maggioLucilla Catania. Stareeandare Museo Nazionale d’arte Orientale Giuseppe Tucci, fino al 16 maggioVespasiano e la scuola (articolo a pag. 7)Musero delle Terme di Diocleziano, fino al 26 maggioSOULAGES XXI SECOLOAccademia di Francia, villa medici, fino al 16 giugno Brughel, meraviglie dell’arte fiammingaChiostro del Bramante, fino al 2 giugno Cubisti. Cubismo (articolo a pagg. 8-9)Complesso del Vittoriano, fino al 23 giugno

nMilanoModigliani, Soutine e gli artisti maledetti (articolo a pag.5)Palazzo Reale, fino al 8 settembre

Eventin

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L’ ultimo progetto di Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentario del nostro tempo, sarà ospitato dal Museo

dell’Ara Pacis dal 15 maggio al 15 settembre (e in contemporanea a Londra, Toronto e Rio De Janeiro). Un viaggio fotografico nei cinque continenti per documentare le bellezze più rare del nostro pianeta; uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la

necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. “Il mondo come era, il mondo come è; la terra come risorsa magnifica da contemplare, conoscere, amare. Questo è lo scopo e il valore dell’ultimo straordinario progetto di Sebastião Salgado.”

Genesi. Fotografie di Sebastião SalgadoL’Ara Pacis ospita la mostra internazionale del fotografo brasiliano

© Sebastião Salgado/Amazonas Images; Brasile, 2005

Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Giornalaio di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), Giornalaio di Largo dello Sport, Giornalaio di p.zza della Repubblica, Studio dott. Pasore (via G. Di Vittorio 33/A), Studiuo dott. Genco (via De Gasperi 72), Studio Medico di via Nerva 36, Spazio 47 (via Pontina km 47), Palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), Parrucchiera Rina (via di Crollalanza 31). Il Quadrato (p.zza dei Bersaglieri), L’Orchidea (via dei Garofani 15), Pan di Zenzero (via Calabria 17) Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1)