occhio all'arte (giugno)

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1 Tu futuro ¿Qué son las computadoras de la quinta generación? Computación y niños: Riesgos y beneficios. Robótica. Entrevista con Carlos Patrón. Autobiografía

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rivista culturale (arte, cinema, letteratura, fotografia, architettura, fumetto, illustrazione)

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Page 1: occhio all'arte (giugno)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 55 giugno 2012

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Galileo Chini e l’Arte della Ceramica

nmanga: Mushishi ncinema: Juno

Galileo Chini, “Danzatrice Monn”, 1914

ndedicato a:La Russia si apre all’Occidente e svela i suoi tesori

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioParole d’artista

Una storia lunga 20 anniGli scatti 2011-2012

AppiappiediRiprendono le visite agli ipogei del Colosseo

Immagini del Living TheatreAlmagno e Sanna al Museo Carlo Bilotti

Il confine tra reale e surreale è cancellatoGalileo Chini e l’Arte della Ceramica

La Russia si apre all’Occidente e svela i suoi tesoriJuno

Genzano in fioreGenzano in fiore

MushishiBambini lavoranti

“La scienza del male” di Simon Baron-CohenGiappone: fine delle centrali nucleari attive

Sul filo di chinaArturo Ghergo. Fotografie, 1930-1959

n

Parole d’artista

•••

E’ in distribuzione la 1° lezione del DVD sulla pittura ad olio

• L’arte è un frutto che cresce nell’uomo, come un frutto su una pianta, o un bambino nel ventre di sua madre. ~ Jean Arp

• Chi oggigiorno vuole fare carriera dev’essere un po’ cannibale. ~ Salvador Dali • Si impiega tantissimo a diventare giovani. ~ Pablo Picasso• Dipingo le cose come le si vede qui in America: McDonald’s, non Le Corbusier. ~ Roy Lichtenstein• Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa;

essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell’aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima […] mi sembra che anche quando indietreggio avanzo verso un’ampia porta, oltre la porta ci sono ampie distese di pareti, rombi di tuoni smorzati e lampi spezzati riposano. Mia soltanto è la patria della mia anima. ~ Marc Chagall

• Sono per un’arte che prende le sue forme dalla vita, che si contorce e si estende impossibilmente e accumula e sputa e sgocciola, ed è dolce e stupida come la vita stessa. Sono per l’artista che sparisce e rispunta con un berretto da muratore a dipingere insegne e cartelloni. Sono per l’arte che viene fuori come un pennacchio di fumo e si disperde nel cielo. Sono per l’arte su cui ci si può mettere a sedere... Sono per l’arte del vecchio gesso e del nuovo smalto. Sono per l’arte che piega le cose, le prende a calci e le rompe e le tira e le fa cadere. ~ Claes Oldenburg

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

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3La ghiandaia

editorialenUna storia lunga 20 anniTanti auguri Arte Mediterranea di Chiara Lorenti

C’ era una volta... è così che iniziano le favole, e quella dell’Associazione Arte

Mediterranea può esser definita tale; gli elementi ci sono sempre stati tutti: gli eroi, gli ostacoli da superare, gli aiutanti e certamente il lieto fine! Eppure non è una fiaba, è una realtà costruita nel tempo (in ben 20 anni!) e che la forza, la volontà e la passione strordinaria di un manipolo di persone ha radicato sul territorio di Aprilia.Il 19 maggio associazioni, artisti e concittadini si sono ritrovati al teatro della scuola Menotti Garibaldi e come un gruppo di vecchi amici, festeggiando al ritmo di ottima musica, hanno ripercorso gli anni passati ricordando aneddoti e personaggi che hanno fatto grande l’Associazione Arte Mediterranea.La serata, condita dall’ironia e dal brio delle due presentatrici Roberta Angeloni (tra l’altro responsabile del blog di informazione culturale “apriliacultura”) e Maria Ausilia D’Antona (dell’Associaizone Vaso di Pandora), ha visto i tempi scanditi non dai rintocchi d’un orologio ma dalle leggere pennellate di alcune

bambine dell’associazione (Sara De Masi, Aurora Marino, Alessia Mancini) ed è iniziata all’insegna delle parole di grandi pensatori ed artisti declamate da Alessia Mancini, Debora Arena, Olena Shjjko e Francesca de Florentis.A seguire gli invitati hanno goduto delle celestiali melodie dell’orchestra dell’Associazione Kammermusik diretta dalla Maestra Gabriella Vescovi e, della medesima associazione, di un gruppo di chitarre coordinate dal Maestro Massimiliano Romano. Giovani talenti anche in ambito musicale con la performance di Marina Zeppilli al piano. La delicata conclusione è stata affidata, invece, ai Liberi Cantores diretti da Rita Nuti. Ad ogni associaizone intervenuta sono stati donati omaggi floreali o pittorici e, a sorpresa, lo stesso Vaso di Pandora ha omaggiato con degli interventi musicali l’Arte Mediterranea.Dopo una rievocazione della storia dell’associazione attraverso un breve video esplicativo, e la classica torta con candeline, la serata può dirsi conclusa: appuntamento alla prossima festa di compleanno, siete tutti invitati

Gianna Formato

Raggi di luceQuanto si parla con gli occhi,

perché la bocca non può parlare!Occhi, begli occhi, linguaggio del cuore

che sentite palpitare,ridete, parlate, amate,ma quanto comunicate!

La bocca vi ha delegato a tutto ciò che fatelei tace, non osa, non può parlare,

ma il cuore sa ascoltare.Quanti versi vogliono donare

a chi vorrebbero amare,ma poi si limitano a guardare

e a lungo sognareper poi in alto volare...

Gianna Formato, una bella signora, dagli occhi grandi, verde smeraldo, trasparenti che esprimono e comunicano vitalità.Gianna a settembre compirà 70 anni ed è un’icona semplice ma straordinariamente efficace di come oggi il concetto di terza età vada ridefinito e per nulla associabile alla parola “declino”.La sua vita è stata in salita, ma potremmo dire anche in... ascesa! Quell’ascesa che non significa popolarità, o soldi, o quello che normalmente lo nostra società, questa sì in declino, intende con la parola successo.L’ascesa di Gianna è tutta nella sua realizzazione personale, non solo di madre, avendo generato e tirato su tre figli, in uno vita dedicato quasi totalmente alla famiglia, ma anche e soprattutto di donna, nel momento in cui, con i capelli che si cominciavano a tingere di bianco, ha potuto dare spazio a ciò che veramente potremmo definire il “telos” della sua vita: esternare la propria creatività attraverso polimorfe manifestazioni artistiche.Gianna scrive poesie, e fin qui potremmo dire che è in buona compagnia, ma soprattutto dipinge, crea mosaici, si interessa di ogni cosa che possa riempire di emozioni le proprie giornate, senza trascurare le sue storiche passioni per la cura dei propri fiori e la preparazione di dolci che farebbero invidia alla migliore delle pasticcerie.Personaggi come lei andrebbero indagati, socialmente ed antropologicamente, perché rappresentano non soltanto un esempio felice di come si possa vivere per intero la proprio vita, con gioia e pienezza, ma anche come questa possa conoscere nuove primavere, anche quando si sta vivendo la stagione che normalmente ha i colori, certamente belli e caldi, ma spesso anche un po’ crepuscolari, dell’autunno.Per Gianna, l’autunno ha soltanto le tinte gialle e rosse delle piante del suo meraviglioso giardino...

Gli scatti 2011-2012Alla Sala Manzù collettiva fotografica presentata dall’Associazione Arte Mediterranea

D urante il mese di settembre 2011 iniziava all’Associazione Arte Mediterranea un corso

di fotografia digitale, nelle vesti di docente Valter Corizia; un fotografo con esperienza decennale, che ha deciso di ampliare gli orizzonti di una passione che, a tutt’oggi, gli fa provare nuove emozioni cimentandosi nella nobile arte dell’insegnamento (che pratica, che coltiva anche presso l’Università Civica Andrea Sacchi di Nettuno e alla Pro Loco di Tor San Lorenzo).A giugno arrivano i frutti di tutto il lavoro di questi appassionati dello

scatto: verrà inaugurata la mostra fotografica collettiva degli allievi del corso di fotografia 2011-2012, il 9 giugno alle ore 18.00 nella nota Sala Manzù (biblioteca comunale) di Aprilia, l’esposizione sarà visitabile sino al 18 giugno e farà ulteriore tappa ad Ardea e Nettuno.La visita è consigliata a tutti, ma in modo particolare agli amanti di quest’arte e a chi volesse effettivamente rendersi conto della validità dei corsi proposti attraverso i risultati tangibili ottenuti dagli allievi di quest’anno nelle date su citate.

di Stefania Servillo

Gianna FormatoStudio: via del Giglio 5 - Aprilia (LT)Tel.: 339.3445600

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di Luigia Piacentini

archeologianAppiappiediVia Appia antica: escursioni per gli amanti delle passeggiate

Riprendono le visite agli ipogei del Colosseo

Torna anche quest’anno un’iniziativa davvero piacevole per tutti ma soprattutto per coloro che adorano fare lungo passeggiate anche in città: l’Appiappiedi. Il

percorso è nuovo nelle sue diverse sfaccettature e per le nuove scoperte in campo archeologico avute nell’ultimo periodo. L’Appia è una delle strade più antiche di Roma, costruita per opera del censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.C., inizialmente arrivava fino a Capua, in Campania e solo in un secondo momento raggiunse Brindisi, il porto per eccellenza per collegare Roma al ricco Oriente. Il percorso extraurbano, come tutte le vie consolari antiche, era una vera necropoli a cielo aperto dove si potevano ammirare le sepolture dei ricchi romani, segno della grande potenza della città. La visita parte dalla Villa dei Quintili (Via Appia Nuova, 1092) e raggiunge Villa Capo di Bove, passando per la tomba di Cecilia Metella e il luogo dove avvenne lo scontro tra gli Orazi ed i Curazi nel VII a.C.. A Villa Capo di Bove sarà possibile anche gustare un brunch con prodotti e ricette tipiche della campagna romana. Biglietto d’ingresso: 6 euro, ridotto e gratuito secondi i decreti statali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La visita Appiappiedi costa 10 Euro. L’utilizzo degli spazi per il pic nic è gratuito ed è consentito ai partecipanti al termine della visita.

Appiappiedi : 15, 22, 29 Aprile; 1, 6, 13, 20, 27 Maggio, in primavera. 16, 23, 30 Settembre; 7, 14, 21 Ottobre, in autunno.Appuntamento ore 10.30 Villa dei Quintili.Utile la prenotazione. Per informazioni e prenotazioni tel. 0639967700, www.pierreci.it

D opo la pausa invernale, riprendono le visite agli ipogei del monumento più famoso del mondo che nella scorsa edizione ha attratto milioni di

visitatori. Questi spazi si conservano come apparivano nel V d.C. quando vennero interrati e così non subirono mai modifiche come invece avvenne per le altre parti dell’anfiteatro. La visita però tocca varie parti del monumento come l’unica galleria rimasta ancora intatta, con gli intonaci di rivestimento e i lucernai originali e il terzo anello da dove è possibile godere di una splendida vista sui Fori Imperiali. Le visite guidate, in italiano, inglese e spagnolo avranno una durata complessiva di 90 minuti.

Biglietto intero € 12,00; ridotto € 7,50 (l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano)Visita guidata € 8 a persona; tel. +39.06.39967700; www.pierreci.it

ORARI partenze visite guidate ai sotterranei del Colosseo:Lun-dom 9.40 visita in ingleseSab-dom (e festivi)10.20 visita in italiano lun-dom 12.40 visita in ingleselun-dom 13.00 visita in ingleselun-dom 13.20 visita in spagnololun-dom 14.20 visita in ingleselun-dom 14.40 visita in inglesesab-dom (e festivi) 16.00 visita in italiano lun-dom 16.20 visita in inglese

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in mostran

di Eleonora Spataro

Immagini del Living TheatreIl segno di Julian Beck alla Casa dei Teatri

F ino al 24 giugno la Casa dei Teatri di Roma racconterà, attraverso un itinerario multimediale, la mostra “Immagini del

Living Theatre. Il segno di Julian Beck a Roma”. “Un teatro”, quello pensato e messo in atto da Beck “volto non ad erudire o distrarre ma ad aggredire e provocare lo spettatore, eliminando ogni soluzione di continuità fra palcoscenico e platea”. Si tratta di un’esposizione a ingresso libero che attraverso suoni, immagini e video, conduce il pubblico nel laboratorio creativo, quello del Living, dove nacquero spettacoli straordinari tali da stabilire un punto di svolta nella sperimentazione scenica del Novecento. I disegni presenti sono la testimonianza delle capacità straordinarie dell’artista e dell’impresa che intraprese a Roma dipingendo un fondale lungo ottanta metri per il quale seguì una personale interpretazione di Kandinskij. Il pittore russo era stato tra gli ispiratori dell’avventura del Living e soprattutto del suo ideatore, che aveva iniziato la sua vita di artista proprio come pittore, attività che non abbandonò mai completamente. Per la prima volta saranno in mostra anche i bozzetti dei costumi dello stesso Beck pensati per lo spettacolo The Yellow Methuselah presenti insieme alla locandina e ad articoli dell’epoca nella prima sala. Nella seconda invece ci sono i contributi video di spettacoli e prove. Suggestioni sonore e visive, un montaggio di foto e di testi nella terza e nella quarta sala.

Almagno e Sanna al Museo Carlo BilottiLa luce oscura della materia

L e opere site specific, della mostra “La luce oscura della materia” raccontano le nuove coordinate percettive indagate da Roberto Almagno e Sandro

Sanna, al Museo Carlo Bilotti, dal 19 maggio fino all’8 luglio. Due artisti contemporanei, della stessa generazione riflettono attorno allo spazio, al dinamismo e alla luce. “Nel viaggio notturno che idealmente dà forma a questa mostra, Sanna e Almagno lavorano sulla trasmutazione di una materia che, con un’antica immagine alchemica, parte dall’oscurità per raggiungere lo splendore di un metaforico sole nero dove i contrari della notte e delle tenebre si uniscono simbolicamente e dove la pesantezza del mondo si sublima in una leggerezza fondata sul rigore del progetto e dell’esecuzione tecnica, in cui l’antica e archetipa manualità viene riletta in una nuova chiave contemporanea.”

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fotografianIl confine tra reale e surreale è cancellatoAd eliminarlo è stato un promettente surrealista svedese di Luca Deias

È un surrealismo che fa riflettere, quello del giovane Erik Johansson, non sono foto che se ne stanno lì per conto loro, le immagini che crea piuttosto sono visioni

che stimolano al tempo stesso la fantasia e il raziocinio dell’osservatore. Spesso in un’opera surrealista il significato resta celato, incompreso, viene mutato, distorto da chi dice la sua a riguardo perdendo completamente di vista ciò che l’artista voleva esprimere. Il giovane svedese invece in molte delle sue opere mette semplicemente in discussione il confine tra reale e surreale, facendo sfociare quest’ultimo in scene di vita quotidiana che tanto realistiche paiono ai nostri occhi. Il suo lavoro consiste nell’immaginare una scena molto particolare (ci vuole una certa fantasia), quindi fare diverse foto cercando di trovare l’ambientazione e i personaggi, o gli oggetti, giusti da inserire nella scena immaginata e infine unire le varie realtà in una sola foto, andando a ritoccare i particolari con il computer dove necessario. A questo proposito Erik afferma che “tutti noi abbiamo a disposizione i mezzi necessari per realizzare questo lavoro, l’unico limite è la nostra immaginazione”. La particolarità del surrealismo di questo artista, che tale appellativo se lo merita tutto, è che non è fine a se stesso ma porta a porci delle domande, talvolta piuttosto profonde, su quella che è la nostra realtà riuscendo così nel suo intento primario, quello di metterla in discussione. Vedendo alcune delle sue opere viene voglia di credere che certe realtà possano esistere, forse per questo in una piazza di Stoccolma ha avuto la possibilità di dipingere per terra un enorme burrone che, visto dalla prospettiva giusta, dava la percezione di essere sull’orlo del baratro: era lì ed era reale agli occhi dei passanti, finché qualcuno non interrompeva l’illusione camminandoci sopra senza cadere. Ammirevole infine la chiarezza con la quale Erik parla allo spettatore, sia che voglia farci fare una risata con situazioni improbabili sia che ci mostri una libertà troppo spinta per appartenere a questo mondo il giovane scandinavo ha un dialogo diretto e sincero col pubblico, cosa che la gran parte degli artisti contemporanei non vuole, o non sa, avere.

“Speglar”

“Snow cover”“Mind your step”

“Mind your step”

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Galileo Chini e l’Arte della CeramicaIl talento del maestro del Liberty in due grandi appuntamenti di Maria Chiara Lorenti

in mostran

P erdere la luce è certamente un dramma per chiunque, ma divenire cieco per chi si esprime attraverso il segno ed il colore ed ha vissuto

dedicando la propria vita allo studio ed all’osservazione

del reale per reinterpretarlo con un suo stile, è una condanna che molti grandi artisti hanno sperimentato sulla loro pelle, verso la fine della loro carriera, da Monet a Chini. Già Galileo Chini, ma chi è costui? Il nome è ancora poco noto ai più, ma in crescente rivalutazione per tutti coloro che hanno una passione per quel movimento artistico che, a cavallo tra due secoli, il diciannovesimo ed il ventesimo, nonostante a lungo liquidato dai critici come un diletto puramente decorativo, fu lo stile Liberty italiano.Valente ceramista s’impossessò degli stilemi di quel periodo adattandoli alle proprie esperienze artistiche, arricchendoli e reinventandoli in una concezione assolutamente personale.Agli inizi del ‘900 il tratto perde quel gusto rinascimentale che caratterizzò la sua prima produzione nel campo della ceramica, i volti botticelliani lasciano il posto ad uno stile più geometrico, le figure zoomorfe si allungano, si attorcigliano a viluppi vegetali, perdendo quella connotazione reale, bidimensionale, avvicinandosi all’Art Déco, anticipandolo di diversi anni nel nostro Paese. I colori primari tendono a metallizzarsi per assumere cromie nuove, più innovative, indirizzandosi poi, verso gli anni ‘20, ad un gusto più orientale, influenzato dalla sua lunga permanenza in Siam, alla reggia reale dove alloggiò per tre anni per realizzare la Sala del Trono, invitato dal re in persona che rimase affascinato dai suoi affreschi per la cupola del Padiglione Italia, realizzati nel 1909 per la Biennale di Venezia.Ceramista, pittore, scenografo, illustratore, grafico e architetto, Galileo Chini fu senz’altro un artista poliedrico che si prodigò in molti campi, ottenendo committenze e favore del pubblico, ma la sua grande passione e le sue ricerche s’incentrarono principalmente nella decorazione applicata alla ceramica, tanto da fondare dapprima la fabbrica Arte della Ceramica ed in un secondo tempo le Fornaci di San Lorenzo, ottenendo prestigiosi riconoscimenti.In questi giorni il suo eccezionale talento è possibile ammirarlo in due differenti mostre, una monografica come ceramista presso la Villa Badoer a Fratta Polesine, curata da Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, mentre l’altra, “Spirito klimtiano: Vittorio Zecchin e Galileo Chini e la grande decorazione a Venezia” a Ca’ Pesaro naturalmente a Venezia, dove farà ammirare il ciclo decorativo de La Primavera, una serie di pannelli di grande impatto eseguiti per adornare il Salone centrale del Palazzo dell’Esposizione della Biennale.Considerata perlopiù un’arte minore, la ceramica ha una tradizione millenaria in Italia che è stata riconsiderata in questi ultimi anni, raggiungendo, in fase d’asta, cifre ragguardevoli, tanto che a fine anno un cachepot di Chini è stato pagato ben 25mila euro.

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di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

La Russia si apre all’Occidente e svela i suoi tesoriLa tradizionale anima russa rappresentata con lo spirito del ‘900

I primi anni del ‘900 sono caratterizzati da novità rivoluzionarie nel settore dell’arte. Il linguaggio

rinascimentale ha compiuto ben 500 anni e gli artisti decidono di abbandonare la rappresentazione prospettica, per indagare le forme e i colori dell’interiorità e della natura. In città come Parigi, Roma, New York, pittori, scultori, architetti ed intellettuali si riuniscono in gruppi con intenti innovativi che hanno la possibilità di esporre le loro opere nei Salon. Particolarmente penalizzati, a causa dalla situazione socio-economica del proprio Paese, sono, invece, gli artisti russi scarsamente supportati dalle istituzioni pubbliche preposte all’arte. In città come Mosca e San Pietroburgo, ad esempio, sono i collezionisti privati a raccogliere le opere delle avanguardie europee nelle proprie dimore aperte al pubblico, che divengono delle autentiche

scuole per molti giovani pittori. Proprio dal confronto continuo tra la tradizione popolare, quella delle icone per intenderci e le esperienze europee più moderne, ha origine la nuova arte russa, che Roma ha voluto omaggiare nel nuovo spazio espositivo dell’Ara Pacis (fino al 2-9-2012), accogliendo settanta capolavori, esposti in otto sezioni monotematiche. L’immersione in un’esperienza pittorica che a volte evoca reminiscenze e suscita confronti, altre stupisce per l’originalità assoluta del linguaggio non più supportato da una rappresentazione oggettiva, ma da un’idea, un’emozione, una sensazione, inizia con la presentazione di alcune tele di K. Malevich. Nelle prime due, giganteggiano soggetti tratti dall’ambiente contadino, consapevoli del loro ruolo insostituibile, della loro superiorità morale; i colori sono intensi, brillanti, i contrasti forti.

Nello stesso ambiente e dello stesso autore sono in mostra anche due delle sue famose rappresentazioni dei “Quadrati”, a testimonianza del personalissimo percorso artistico che lo portò a definire la pittura “pura sensibilità” e ad affermare che l’arte non ha bisogno della realtà esterna per esistere. A seguire, il lirismo cromatico di Kandinskij: accanto ai meravigliosi quadri caratterizzati da un fitto tessuto di forme astratte, che sembrano fluttuare in uno spazio impreciso, è possibile ammirare uno straordinario paesaggio urbano “Mosca, la Piazza Rossa”. Nell’opera, molto dinamica, confluiscono elementi romantici e fiabeschi quale le chiese a cupola, immagini quasi ingenue come la coppia al centro del quadro, il tutto inserito nel vortice esplosivo della vita moderna, i cui simboli sono gli anonimi palazzi e le fabbriche. I colori fondamentali nelle diverse valenze cromatiche supportano la grandiosa armonia dei vari elementi. Altro ambiente, altra poetica, altra leggerezza: un inedito Chagall; mentre la dolcezza e la delicatezza nella

Malevich, “Falciatore”

Kandinskij, “Piazza Rossa”

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dedicato an

scelta dei luoghi e dei soggetti sono inconfondibilmente suoi. Le tele presenti nella mostra sono solo tre, ma l’atmosfera di sobria pacatezza meditativa che emanano avvolge lo spettatore. Il protagonista di “lo spazzino e gli uccelli” del 1914, periodo parigino, è un umile personaggio con la sua compagna di lavoro, in posizione centrale, di spalle, avvolto da una polvere “stellare” che sembra farlo levitare verso mondi luminosi e maternamente accoglienti, mentre una morbida e flessuosa “corona” di rondini prosegue il suo inconsapevole libero volo. Nelle tele successive, appaiono evidenti le influenze espressive delle avanguardie europee nella scomposizione e

ricomposizione dei volumi secondo principi geometrici, nell’abolizione della prospettiva, nell’uso di colori contrastanti, di linee convergenti e divergenti, mentre la civiltà rappresentata nella realtà del momento o in quella fiabesca di un modo che fu, è tutta russa. Ancora una suggestiva interazione tra i Fauves ed il mondo del lavoro, la religiosità del lavoro, nel quadro di Natalia Goncharova. Esaltazione di colori saturi, accostamenti di toni violenti di colori primari e secondari, poco sfumati, per rappresentare due contadine che, con i tipici costumi tradizionali, vigorose nei corpi, fiere negli sguardi, sembrano mostrare con orgoglio la rigogliosa vegetazione che le circonda, frutto

essenzialmente della loro dura fatica. Stupore ed ammirazione suscita “Testa di toro” di Larionov, poiché permette di “entrare” in un piano pittorico composto da fasci di luce in movimento che attraversano la superficie della tela in perfetta sintonia con il “Raggismo”, movimento avanguardistico autoctono come il “Costruttivismo” al quale s’ispirarono gli autori delle ultime opere in mostra. In piena Rivoluzione d’Ottobre, gli artisti costruttivisti dichiararono che l’arte doveva necessariamente essere utile alla società e che, quindi, pur mantenendo la propria autonomia linguistica, doveva assumere un ruolo sociale capace di spiegare al popolo i valori della rivoluzione. Uno dei maggiori ideatori di tale movimento, Tatlin, auspicò l’abolizione dell’arte in quanto tale, perché emblema dell’estetismo borghese, ritenendo utile alla società solo l’arte applicata all’architettura, al disign, alla grafica.Chiude il percorso espositivo il celeberrimo “Modello del monumento alla Terza Internazionale” di Tatlin di legno e cartone, rimasto al livello di progetto tridimensionale, costituito da una spirale inclinata ed asimmetrica da realizzare in metallo, contenente ambienti di cristallo per accogliere le riunioni del Soviet Supremo.Goncharova, “Donne col rastrello”

Chagall, “Lo spazzino e gli uccelli”

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cinema

Un’esilarante pellicola di Jason Reitman con la splendida partecipazione di una giovanissima Ellen Page e con Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Olivia Thirlby e Allison

Janney; Juno è una commedia indipendente nordamericana del 2007. Un tema scottante, forse poco discusso dalla critica di un tempo, acquista ora una leggerezza e un brio tali da fruttare al film il titolo di vincitore al Festival Internazionale del Film di Roma, e quello di pluricandidato al Golden Globes e all’Oscar.“Tutto è cominciato con una poltrona..” Si. Juno MacGuff, una poltrona e Paulie Bleeker. Non è una situazione facile quella di Juno (Ellen Page): sedicenne sicura, testarda e ancora al liceo, rimasta incinta al primo rapporto sessuale. Un gesto impacciato, quasi casuale, nato forse più per la curiosità di scoprire un lato nuovo dell’adolescenza che per altro. E’ così che i due giovani approdano in un inverso complicato, un mondo “altro” che non perdona l’ignoranza. L’ingenuità con cui la protagonista affronta la vicenda è sorprendente e non manca di strapparci qualche sorriso nelle situazioni più tragicomiche: “Ah, odio gli adulti che usano l’espressione ‘sessualmente attiva’. Che significa!?! Che un giorno mi disattiverò o è uno stato permanente?” Il biondo, atletico e introverso Bleeker, forse ancora troppo immaturo, non può capire. E i genitori, come fare per dirglielo? La situazione è complicata, le possibili strade tante; ma la decisione sembra essere una sola: Juno non è pronta a fare da madre, “il fagiolo” deve essere adottato. Prendono il via le ricerche e non senza frutti: una coppia agiata e

disposta ad adottare il nascituro sembra fare proprio al caso suo. Ora ci sono anche Mark (Jason Bateman) e sua moglie Vanessa (Jennifer Garner), impaziente di coronare il suo sogno materno e stringere tra le braccia il piccolo che attende da una vita.Il film, gradevole ma privo di particolari pretese, scorre piacevolmente senza l’ombra di tempi morti; tutto sfuma assieme al susseguirsi delle stagioni, al pancione di Juno che cresce sempre più e alle note travolgenti di una colonna sonora allegra e colorata come le ambientazioni. I temi trattati (amore, matrimonio, sesso), presentati senza tensioni e in maniera a volte spregiudicata, non vengono sottoposti a giudizio e si susseguono con un’aderenza che sfiora da vicino la realtà. Merito di Juno: non c’è traccia di finzione nella recitazione di Ellen Page. Spontanea, accattivante ed estremamente versatile dal punto di vista espressivo, col suo linguaggio tagliente cattura l’attenzione e le simpatie dello spettatore curioso di accompagnarla, sin dalle prime scene, nell’emporio ad acquistare l’ennesimo test di gravidanza con aria affranta e successivamente alle soglie di un lieto fine hollywoodiano in cui tutto sembra ormai prossimo alla risoluzione.. ..ma che succede se a pochi mesi dal parto il roseo sogno d’amore di Mark e Vanessa svanisce nel nulla?Juno riuscirà a convincere Vanessa che può farcela anche da sola o dovrà assumersi le sue responsabilità di ragazza madre?“Per Vanessa: se tu ci stai ancora, io ci sto ancora”.

Juno“Sono a rischio suicidio”. “Juno…?” “No, sono Morgan Freeman, per caso hai qualche osso da collezionare?”di Greta Marchese

n

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donne nell’ArteinformART

di Martina Tedeschi

nGenzano in fioreAnche quest’anno la città di Genzano sfoggia la sua arte

Da Sabato 16 a Lunedì 18 Giugno 2012 si svolgerà a Genzano di Roma il famoso evento dell’Infiorata. Gli artisti genzanesi si cimenteranno nella creazione di

questo spettacolo di profumi e colori per mantener viva la tradizione nata già due secoli fa nella medesima cittadina: la Domenica successiva al Corpus Dominis (la solennità dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica che viene celebrata la nona Domenica dopo quella di Pasqua) la lunga via in salita di Genzano che conduce sino alla Chiesa di Santa Maria della Cima, viene totalmente ricoperta da un meraviglioso tappeto delle più belle e ricercate specie di fiori provenienti direttamente dalle rigogliose culture floreali del luogo che, ricoprendo una superficie di 1890 metri quadri, riproducono nel loro insieme opere d’arte d’argomento religioso dei pittori più celebri. Per comporre l’intera l’intero percorso c’è bisogno di oltre 500 quintali di petali di fiori o essenze vegetali e la manodopera per tutto questo lavoro è davvero notevolissima: la sera prima del grande giorno, infatti, gli artefici dell’Infiorata provvedono a disegnare sulla superficie stradale, i contorni dei quadri in base alla loro bozza originale, e data la deperibilità del materiale con cui viene creato questo immenso tappeto, la sistemazione dei fiori avviene addirittura il giorno stesso della festa. Come una gigantesca ghirlanda , l’Infiorata corona

il capo di tutta la cittadina laziale che, accogliente, invita a godere delle ricchezze, dei colori inesauribili della Primavera e ad inebriarsi dei suoi intensi profumi. Nato esclusivamente come sentimento di fede, l’evento è diventato dal 1778 la manifestazione d’arte più affascinante e nota in tutto il mondo.

L a principessa di Babilonia è un racconto di Voltaire (in realtà François-Marie Arouet), ambientato a Babilonia, nella Mesopotamia vicino all’Eufrate, gli

scenari magici e esotici ti cullano durante un viaggio straordinario in una civiltà lontana ma vicinissima a quella contemporanea dell’autore. La storia, i personaggi, l’ambientazione, tutto in questo racconto dà uno spunto per una critica alla civiltà e ai suoi costumi.La maestria con cui è stato scritto questo racconto è incantevole, ti coinvolge totalmente e quando si arriva inevitabilmente alla fine si continuerebbe all’infinito e si resta con la stessa sensazione che si prova quando ci si sveglia da un bel sogno e si vorrebbe continuare a farlo.I personaggi immaginari sembrano realmente esistiti a tal punto che si andrebbe per questa città a cercare tracce di loro e dei fantastici animali irreali.Un libro di fantasia che ti aiuta a capire la filosofia dello scriitore, e che propone dei concetti così universali ed attuali utili anche per capire la società odierna.

La principessa di BabiloniaUn racconto dal sapore puramente orientale

librindi Valeria Nicoletta

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architettura

di Valerio Lucatonio

manga

MushishiLa divina scuola di Hokuto

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Nonostante sia un prodotto di nicchia, Mushishi (di Yuki Urushibara, 1999) è un seinen (manga per un pubblico maturo) che non può non essere recensito in una rivista

d’arte. Sì, perchè quest’opera in 10 volumi è l’esempio lampante di come si possa esprimere la propria vena artistica tramite vignette e baloon.Essendo composto principalmente da episodi autoconclusivi questo manga non ha una vera e propria trama che si dipana di capitolo in capitolo, ma solo punti cardine ricorrenti. Il miglior modo per descrivere Mushishi è forse la prefazione della Star Comics, che lo ha pubblicato in Italia: “I mushi sono creature insolite e misteriose, che abitano una dimensione diversa dalla nostra. Esseri vicini alla sorgente di ogni forma di vita, nonostante abbiano per lo più l’aspetto di insetti possono provocare agli uomini malattie e ferite anche letali. Solo poche persone riescono a vederli, ma la loro natura e le loro origini sono avvolte nel mistero. Ginko è un mushishi, un esperto di mushi che gira il mondo conducendo ricerche e aiutando le persone inconsapevolmente contagiate dalla funesta essenza degli esseri che lui studia con tanta attenzione.[...]” Fin dalla prima storia, in cui ci viene spiegato dallo scanzonato Ginko cosa sono i Mushi (in Italiano “Insetto”), notiamo un approccio con il lettore molto diverso dalla maggior parte degli altri titoli in circolazione. L’autrice dipinge intorno ai personaggi paesaggi mistici, fuori dal mondo moderno, in cui il lettore si trova subito immerso.

Anche i problemi causati dai Mushi (che spesso si accompagnano a problemi psicologici delle vittime) fanno sì che chiunque legga quest’opera si immedesimi nelle vicende, entrando in un mondo a parte dove la spiritualità e la tranquillità (che si contrappongono alla tragicità e al caos generato dai Mushi) regnano sovrane.La lettura si rivela piacevole anche grazie alla disposizione libera e non schematica e ordinaria delle vignette, e alle immagini delle ambientazioni alle quali vengono dedicate pagine intere.Anche il protagonista verrà approfondito grazie a un flashback che ne mostrerà i trascorsi, e le prime esperienze con gli spiritelli che lo seguiranno per tutta la sua vita.L’unica pecca riscontrabile sono i capitoli, la maggior parte autoconclusivi, che non danno una vera direzione alla storia, ma chiaramente non era questa l’intenzione dell’autrice. Però la debolezza di Mushishi è anche la sua forza: infatti chiunque può comprare un volume senza tenere conto dell’ordine numerico in quanto non rischia di rovinarsi sviluppi della trama o di non capire gli eventi non avendo letto i numeri precedenti. Anche l’edizione contribuisce a creare la giusta atmosfera: infatti Star Comics ci propone una manciata di pagine a colori e delle copertine particolari: tutte le tonalità sono realizzate in simil-acquerello rendendo ancora di più i volumi in armonia con il lettore e le tematiche trattate da Yuki Urushibara, una fuoriclasse che ha osato uscire dai canoni tipici dei manga dando alla luce un’opera d’eccezione.

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cinema

Solo alla fine del XVI secolo, con il grande Caravaggio, appariranno in pittura le prime immagini della gente comune in forma di denuncia sociale. Dopo il grande

maestro lombardo, a specializzarsi nel ritrarre mendicanti, prostitute, ladri e bari di giovane età, saranno i Bamboccianti (o scuola dei bambocciari), di cui l’artista più importante fu Pieter Van Laer ( detto il Bamboccio) che ebbe molto seguito tra fiamminghi e italiani. Il napoletano Salvator Rosa (1615-1673) allievo di Jusepe Ribera, è invece tra i pittori più conosciuti in italia che si accostarono a questo tipo di pittura. Le sue scene di “orrida bellezza” colpirono molto i contemporanei e, ancora oggi, l’artista viene apprezzato dai critici che lo considerano un precursore del Romanticismo. I bambocciari operarono nella prima metà del XVII secolo e si batterono per salvare la lezione caravaggesca che l’arte Barocca voleva cancellare per propagandare unicamente lo Status sociale dei potenti. Le loro opere erano generalmente di piccolo formato e avevano come protagonisti storpi e infelici di tutti i generi, ma specialmente bambini. Una parte di nobiltà e della buona borghesia, mostrò grande interesse verso i dipinti dei fanciulli al lavoro e commissionando parecchie

opere, permisero un buon sviluppo del genere. Il successo di queste raffigurazioni è dovuto principalmente alla tenerezza che gli artisti seppero ispirare con le loro immagini struggenti. Costretti a fatiche immani per aiutare le proprie famiglie in difficoltà i bambini in tali immagini furono determinanti nel descrivere a fondo una società indifferente a quanto accadeva ai più sfortunati. Tra i pittori più sensibili che nel Seicento immortalarono le tristi situazioni un cui si trovavano i figli dei poveri, vi fu anche Murillo, il quale mostrò d’aver compreso a fondo la lezione caravaggesca (famosissime sono le sue opere: “Venditrice di frutta” e il “Mendicante”). E seppure i capi di Stato proseguirono a lungo nell’usare l’arte solamente per glorificare i loro governi, la realtà, che preferivano non vedere dilagò comunque in pittura. Meno di due secoli dopo la morte di Caravaggio, le sue idee ormai fermentate, crearono un nuovo modo di pensare che sfocerà nella Rivoluzione francese. Lo scrittore Victor Hugo scrisse che il progresso si può misurare solo da come una società tratta le donne e i bambini. Fu questa una frase che stimolò alquanto i pittori ottocenteschi ad aumentare la produzione di quadri con raffigurati i più deboli e di sicuro ciò diede un buon contributo nel migliorare la società.

Fonti: www.pitturaomnia.com

Bambini lavoranti

curiosArtn

di Cristina Simoncini

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librindi Rossana Gabrieli

“La scienza del male” di Simon Baron-Cohen

L’empatia é la capacità di comprendere le sensazioni, gli stati emotivi, i punti di vista altrui. E’ quel che si dice “mettersi nei panni” di qualcun altro.Ma non tutti siamo empatici o, comunque, lo siamo a livelli diversi. Anzi, ci

sono i cosiddetti soggetti a Quoziente Empatico a “grado zero”, incapaci di qualunque tipo di empatia. Coloro che potremmo definire come “il Male”? Simon Baron-Cohen, autore di questo testo, riporta studi suoi ed altrui per cercare di rispondere a questa domanda. E la risposta ci rivela qualche sorpresa.Infatti, se non sorprende sapere che un quoziente di empatia pari a zero comprenda individui narcisisti, borderline e psicopatici, non ci saremmo probabilmente aspettati, o non avremmo pensato, di ritrovarci anche soggetti affetti da Sindrome di Asperger e da autismo classico. Ma, a ben pensarci, l’autore ha pienamente ragione: si tratta in tutti i casi di persone incapaci di comprendere le emozioni ed i pensieri altrui, ma con notevoli differenze intercategoriali. Mentre i narcisisti sono presi esclusivamente da se stessi, i borderline vedono tutto assolutamente buono o cattivo e gli psicopatici spesso manifestano comportamenti antisociali che possono sfociare nel crimine vero e proprio, per tutte le categorie dell’autismo, la mancanza di empatia non solo non comporta comportamenti lesivi nei confronti di altri, ma spessissimo implica capacità alternative al limite se non nel pieno campo della genialità: sorprendenti abilità mnemoniche, artistiche ed un codice “supermorale” dovuto alla necessità di darsi regole. Chi non ricorda il personaggio reso famoso da Dustin Hoffman in “Rain Man”? Anche al film fa riferimento l’autore, che però conclude il suo studio in modo prettamente scientifico. Infatti, su uno studio condotto su sessantotto geni, ben quattro risultano determinare un Quoziente Empatico di tipo zero. Certo, sottolinea doverosamente l’autore, anche le influenze ambientali giocano il loro ruolo. Ma di certo la genetica riveste una notevole importanza nel determinare la nostra capacità empatica.Testo scientifico che si legge con lo stesso piacere con cui si sfoglierebbe un bel libro di narrativa.

di Nicola Fasciano

I l Giappone ha ufficialmente spento (per il momento solo temporaneamente per manutenzione) l’ultima centrale nucleare, Tomori. Prima del disastro di Fukushima

erano ben 54 i reattori nucleari che da 42 anni fornivano circa un terzo della energia necessaria al paese e quello che è successo negli ultimi 14 mesi ha dell’incredibile e ha modificato lo stile di vita e di lavoro di milioni di giapponesi. Si tende a fare a meno dell’aria condizionata e le fabbriche hanno modificato gli orari di produzione nell’arco completo delle 24 ore, weekend compreso, adottando pertanto diffusi criteri di risparmio energetico che a Tokio, nell’agosto scorso, hanno fatto diminuire la domanda di picco di energia del 18% in meno rispetto all’anno precedente, facendo calare il totale dei consumi di elettricità casalinghi del 17%. Per sopperire comunque alla relativa mancanza di energia, il risparmio energetico non può essere sufficiente e si è dovuto purtroppo aumentare il consumo dei combustibili fossili, anche se nel 2011 si sono installati ben 1000 megawatt di impianti fotovoltaici e si sta introducendo una normativa di incentivazione della produzione di energia da tale tecnologia che dovrebbe rapidamente far raddoppiare tali risultati. Insieme al Giappone, anche la Germania nel 2011 ha chiuso 8 reattori avviandosi alla cessazione completa di tutti i reattori entro il 2022. La chiusura di centrali nucleari deve essere, ovviamente, compensata con altre modalità di produzione di energia elettrica e la Germania deve ancora risolvere il problema delle carenze infrastrutturali che non consentono di far confluire nella rete nazionale, l’energia prodotta dagli impianti eolici del mar del Nord che consentirebbero di sopperire alla necessità

di 10 gigawatt che le chiusure dei reattori nucleari hanno lasciato scoperto. Per due grandi Paesi che decidono di far a meno della tecnologia dell’atomo, ci sono paesi come la Gran Bretagna, che difendono tale tecnologia assicurando i cittadini sull’impossibilità che un incidente simile a quello di Fukushima si possa mai verificare nelle centrali del Regno Unito poiché garantiscono che i nuovi reattori sono più avanzati e sicuri, dimenticando che l’assoluta sicurezza e la gestione delle scorie sono problematiche ancora non del tutto risolte.

Giappone: fine delle centrali nucleari attiveocchio all’ambienten

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nApriliaMostra di pittura collettiva di fine corso “Associazione Arte Mediterranea” fine giugno 2012

Mostra fotografica collettiva di fine corso “Associazione Arte Mediterranea” Sala Manzù, dal 9 giugno 2012 al 18 giugno 2012

nRomaArtisti di villa Strohl-Fern. Un luogo di arte e di incontri a Roma tra il 1880 e il 1956Musei di villa Torlonia, Casino dei principi, fino al 17 giugno 2012Salcedo. Plegaria Muda MAXXI, dal 15 marzo al 24 giugno 2012Salvator Dalì, un artista, un genio Complesso del Vittoriano, fino al 1 luglio 2012Sculture dalle collezioni Santarelli e ZeriFondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra, fino al 1 luglio 2012Kaarina Kaikkonen. Towards Tomorrow MAXXI, dal 14 aprile al 15 luglio 2012Lux in arcana - L’Archivio Segreto Vaticano si rivela Musei Capitolini, fino al 9 settembre 2012Vetri a RomaCuria Iulia, nel Foro romano , fino al 16 settembre 2012Ritratti di attori italiani del XX secolo. Fotografie di Manlio Villoresi dal 1930 al 1960Museo di Roma, dal 26 giugno al 14 ottobre 2012Concorso MACRO 2% - Arthur Duff / Nathalie Junod Ponsard MACRO, fino al 31 dicembre 2012D’apres GiorgioCasa museo di Giorgio De Chirico, p.zza di Spagna, fino al 27 gennaio 2013, Palazzo Strozzi, fino al 15 luglio 2012

nFirenzeAmericani a Firenze. Sargent e gli impressionisti del nuovo mondoPalazzo Strozzi, fino al 15 luglio 2012

nVeneziaGustav Klimt nel segno di Hoffmann e della secessione (articolo a pag. 7)Museo Correr, fino al 8 luglio 2012

Eventin

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Arturo Ghergo. Fotografie, 1930-1959 a Palazzo delle Esposizioni, Romafino all’ 8 luglio 2012