occhoi all'arte (maggio 2013)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 64 maggio 2013 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: La giornata del libro n in mostra: Urban Art ad Ostiense n archeologia: Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata www.artemediterranea.org n dedicato a: Tiziano Vecellio Tiziano Vecellio, “La bella”, 1536

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rivista culturale

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Page 1: Occhoi all'Arte (maggio 2013)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 64 maggio 2013

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: La giornata del libro

nin mostra: Urban Art ad Ostiense

narcheologia: Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata

www.artemediterranea.org

ndedicato a:Tiziano Vecellio Tiziano Vecellio, “La bella”, 1536

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi,Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Pina Farina

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

La Giornata del LibroMacchie lunari

Urban Art ad Ostiense“Il giardino delle vergini suicide”

Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginataIl cacciatore di aquiloni

Tiziano VecellioExp’Ostia, il nuovo spazio polivalente del litorale romano

Vive lo spirito dell’artista nelle nature morteL’Incal

Paesaggi dipinti“Gli uomini vengono da marte, le donne da venere”

Effetti dei Cambiamenti climatici“Gli amici nella Vucciria”, 2012

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Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

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Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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in mostran

M acchie Lunari non è propriamente un racconto, né una raccolta di poesie; se proprio lo si volesse etichettare, andrebbe chiamato racconto in versi. Queste le premesse quando entriamo in contatto con Daniele Falcioni, esordiente

apriliano di 27 anni, pubblicato su Galassia Arte edizioni. Ci racconta una storia delicata il cui unico modo per sopravvivere intatta nel frenetico contemporaneo è l’esser raccontata in versi armoniosi. Il giovane autore non tergiversa nella sua opera e, se ribadisce quanto i versi gli consentano un ampio raggio d’azione, certamente perché più congeniali della narrativa, allo stesso tempo sottolinea come sia altresì importante l’utilizzazione di un lessico semplice e diretto senza sintassi rocambolesche; lontano da un esercizio di stile Macchie Lunari richiede mente aperta e orecchio pronto all’ascolto della storia.Il libro sarà presentato alla Sala Ragazzi – Biblioteca comunale di Aprilia il 18 maggio, in questa occasione sarà possibile interagire direttamente con Falcioni che darà spiegazioni più ampie sulla genesi dell’opera, le contaminazioni letterarie e i sentimenti che la sottendono.

Macchie lunariLa prima pubblicazione di Daniele Falcioni

di Stefania Servillo

La Giornata del LibroApproda ad Aprilia la terza edizione

L a Giornata del Libro giunge alla terza edizione e si rinnova ancora una volta proponendo ospiti ormai noti ma anche volti nuovi. Il 25 maggio di terrà l’ inaugurazione alle ore

18.00 presso la Sala Manzù (Biblioteca Comunale di Aprilia), gli ospiti potranno godere di opere pittoriche e fotografiche e la visita sarà accompagnata da musica dal vivo; la sala cambierà volto, sarà decorata con rose come da tradizione (l’evento si ispira a “La giornata del libro e delle rose”), sarà allestito un angolo dedicato alla lettura dove poter trovare un luogo tranquillo ed utilizzabile sin dal 26 maggio. L’esposizione sarà visitabile fino al 29 maggio, durante la settimana sarà possibile assistere alle interviste degli artisti e dei fotografi ed avere in dono un libro.Quest’anno sarà possibile ancora una volta avvicinarsi a grandi classici e nuovi autori attraverso le opere d’arte e quelle fotografiche. Tra gli artisti che ricopriranno il ruolo di ciceroni: il Maestro Antonio De Waure con i suoi acquerelli dominati da tinte calde, Roberto Agostini ed i suoi potenti realismi, Paolo Boccardi che ci stupirà con un incontro tra la classicità artistica e la tecnologia, Giuseppe Ciccarello ed i suoi colori densi, Concetta Esposito che propone forme delicate ed evanescenti, Maria Chiara Lorenti che ci introduce tra le righe della storia con decisi tratti di disegno, Eleonora Spataro che non regala un’illustrazione ma un’atmosfera agli spettatori. Tra i fotografi si potranno osservare nuovamente le interpretazioni poetiche e letterali di Simone Turco Liveri e gli scatti di un fotografo per la prima volta in esposizione, Luca Deias, che propone interpretazioni maggiormente introspettive dei testi scelti. Saranno loro ad accompagnarci in un viaggio più che mai variegato di titoli

aiutati da schede esplicative dei testi e personale di sala predisposto a dare quante più informazioni possibili e citazioni dall’opera originale. Per avere maggiori informazioni potete contattare il curatore dell’evento tramite messaggio privato su facebook cercando: La Giornata del Libro o avere un’idea in anteprima di ciò che vedrete attraverso la sezione dedicata del blog lagiornatadellibro.blogspot.it “iniziative – La Giornata del Libro”; se invece volete essere aggiornati in tempo reale sugli sviluppi potete trovare l’evento su twitter.

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in mostranUrban Art ad OstienseRoma come un grande album da disegno di Eleonora Spataro

Ex polo industriale, a due passi dal Tevere, il quartiere Ostiense ospita una mostra a cielo aperto, un esempio d’arte alla portata di tutte le tasche.

Si tratta di gigantesche opere dipinte sui muri di ex fabbriche ed edifici dedicati alla cultura; stiamo parlando di street art, i cosiddetti murales dei quali gli abitanti della zona vanno particolarmente fieri. Molti di questi lavori sono opera di artisti nazionali ed internazionali intervenuti sul territorio in occasione delle due edizioni dell’ OUTDOOR Urban Festival, nel 2011 e nel 2012. Alla base di entrambi i festival si trova il concetto di riappropriazione identitaria del territorio e la possibilità di rendere l’arte più accessibile ed ecosostenibile, infatti le opere sono realizzate con colori a basso impatto. Passeggiando in via del Porto Fluviale si incontra il murales, dipinto da Agostino Iacurci, sulla facciata della Pescheria Ostiense, il tema è quello marino, un gigantesco uomo nuota tra i pesci. In via dei Magazzini Generali troneggia il Wall of Fame, un murales di circa sessanta metri, realizzato da dall’artista JB Rock, il quale rappresenta i volti dei personaggi più o meno celebri che hanno segnato la sua vita. Dall’altra parte della strada dialoga un’altra galleria di ritratti intitolata Black and White Power di Lex&Sten che propone invece i volti di persone comuni. In via del Commercio davanti la centrale del gas c’è l’opera di Kid Acne, “Paint over the cracks; l’allestimento di Chiara Fazi, si trova in via del Gazometro. Sei tavole formato maxi rappresentano le scene di alcuni film, tre italiani, Blow

Up, Nuovo Cinema Paradiso e Marrakesh Express, tre stranieri, Ritorno al Futuro, Matrix e Il laureato. In via delle Conce si trova il murale realizzato dal brasiliano Herbert Baglione; figure in bianco e nero simboleggiano i temi della vita e della morte, dell’ordine e del caos. Da non perdere le opere che si trovano nel sottopasso di via Ostiense realizzate da Ozmo, 2501, Andreco, Gaia, Martina Merlini, Moneyless e Tellas in un intervento collettivo di riqualificazione

AAgostino Iacurci, “Fish’n’kids”, via del Porto Fluviale, Roma

JB Rock, “Wall of Fame”, via dei Magazzini Generali

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cineman

di Greta Marchese

U n film del 1999 (‘’The Virgin Suicides’’) diretto da Sofia Coppola con James Woods, Kathleen Turner, Josh Hartnett, Scott Glenn, Danny DeVito, A.J.

Cook, Jonathan Tucker e una giovanissima Kirsten Dunst. Michigan, anni ‘70: “Cecilia fu la prima ad andarsene..’’ esordisce una voce fuori campo.“..La gente considerò il nostro vicinato morto dopo il suicidio delle sorelle Lisbon. Vedevano come un presagio la malattia che aveva colpito gli olmi, la luce del sole accecante e la crescente crisi della nostra fabbrica di automobili. Anche allora da ragazzi cercavamo di capire cosa stesse accadendo... e ancora non ci siamo riusciti. Oggi quando ci incrociamo a qualche pranzo d’affari o a qualche cocktail party, finiamo sempre in un angolo... per ripercorrere i fatti di quella storia. Solo per capire quelle cinque ragazze... che dopo tutti questi anni ancora non siamo riusciti a toglierci dalla testa’’.Belle e affascinanti, Cecilia la più giovane di 13 anni, la sensuale e ribelle Lux di 14, la saggia Mary di 16 e le accondiscendenti Bonnie e Therese di 15 e 17 anni, esercitano sui ragazzi del vicinato un fascino irresistibile.Apparentemente allegre e spensierate, le sorelle vivono in realtà quotidianamente tormentate dall’estremo rigore della madre, la signora Lisbon, integralista cattolica severa e irremovibile. Debole e perlopiù inconsistente la sbiadita figura del signor Lisbon, professore di matematica, con la passione per il modellismo, più che padre.“Non hai ancora l’età per capire quanto diventi complicata la vita. - Evidentemente lei, dottore, non è mai stato una ragazzina di tredici anni.”Forse la prima a comprendere la pericolosità di quella dimensione angusta e soffocante, Cecilia è anche la prima a scomparire dalla storia.E se una delle innumerevoli regole per una sera venisse dimenticata?In una casa in cui la gioventù è un crimine, più che il tempo sono gli stati d’animo a susseguirsi. Una sottile ma crescente tensione ci tiene sospesi quel tanto che

occorre per avvertire l’arrivo di qualcosa di terribile e inesorabile.Private delle poche, sporadiche visite che venivano loro concesse, del contatto con chiunque sia estraneo alla famiglia e persino della musica alle sorelle, legate da un tacito accordo, non resta che abbracciare silenziosamente l’autodistruzione.“Erano cinque, ora erano quattro. E stavano tutte, quelle vive e quelle morte, diventando delle ombre’’.Pregevole dal punto di vista estetico, la fortunata pellicola rappresenta un riuscito esordio per Sofia Coppola, abile sia nella sceneggiatura, sia nell’approccio più che disinvolto con la macchina da presa. Sebbene questa sia soltanto la sua opera prima, la Coppola svela immediatamente il suo punto di forza: una sorprendente freschezza delle immagini che si rincorrono tra gesti nascosti, impercettibili sguardi e frasi spezzate. A volte più simile a un gioco, altre a un vero e proprio enigma, alla regista in erba va il merito di aver trattato con sensibilità il non facile tema dell’adolescenza. Un momento delicato si sa, fatto di fragilità, prime esperienze e voglia di libertà. Lo sguardo spiccatamente analitico mediato da una leggerezza che ben si adatta alle atmosfere giovanili, le consente di affrontare agevolmente tutta la drammaticità di un tema come la morte seppur con una leggera, ma non invisibile, dose d’ironia.L’atmosfera complessivamente ovattata, surreale e a tratti onirica si fonde perfettamente con la soundtrack evanescente degli Air che ne aumenta di gran lunga la forza suggestiva. Suoni lunghi, dilatati, come un lamento che si affievolisce nel tempo; suoni che si fanno carico di cinque vite costrette al silenzio.Un silenzio che nasconde dei ricordi troppo vivi per i ragazzi che le avevano conosciute, anche dopo vent’anni.“Nel corso degli anni sono state dette tante cose sulle ragazze, ma non abbiamo mai trovato una risposta. In fondo non importava la loro età, né che fossero ragazze. La sola cosa che contava è che le avevamo amate, e che non ci hanno sentito chiamarle, e ancora non ci sentono che le chiamiamo perchè escano dalle loro stanze; dove sono entrate per restare sole per sempre e dove non troveremo mai i pezzi per rimetterle insieme”.Oscurate le vicende delle sorelle, dal nulla, o forse dagli olmi della loro vecchia casa si diffondono lentamente le malinconiche note dell’ultimo splendido omaggio degli Air..“I’m a high school lover, and you’re my favorite flavor

Love is all, all my soul You’re my Playground Love”

Mentre ancora attonito davanti allo schermo nero qualcuno resta a chiedersi... Perchè?

“Il giardino delle vergini suicide”“Erano cinque, ora erano quattro”

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archeologia

Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginataUna mostra dedicata alla scrittrice dell’Imperatore di Luigia Piacentini

I Marguerite Yourcenar, pseudonimo di Marguerite Cleenewerck de Crayencour, è la scrittrice franco-belga che ha fatto rivivere l’imperatore romano

Adriano, in tutti i suoi lati intimistici e personali. Il suo romanzo, “Memorie di Adriano”, nonostante sia stato pubblicato nel lontano 1951, è ancora uno dei testi più letti e venduti in tutto il mondo. Questo sottolinea, ancora oggi, la sua attualità storica e la scelta di un tema che appassiona e ha appassionato negli anni. Per questi motivi la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha allestito a Villa Adriana una mostra interamente dedicata alla scrittrice, scomparsa nel 1987 all’età di 84 anni: “Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata”. L’amore per l’Italia e per questo sito archeologico ubicato a Tivoli l’hanno subito contagiata, già quando nel 1924 visita per la prima volta la Villa e inizia la stesura dei primi Carnets de notes de Mémoires d’Hadrien (Taccuini di note delle Memorie di Adriano). La mostra, inaugurata il 28 marzo e che si concluderà il 3 novembre 2013, riporta all’amore e agli studi sull’antichità classica della Yourcenar e nelle sale dell’Antiquarium, all’interno dell’area archeologica, sono visibili carteggi, fotografie d’epoca, sculture e incisioni. Marguerite è stata sempre appassionata di storia e antichità classica ed ebbe come consulente la famosa Raissa Calza, ex ballerina ucraina e moglie di Guido Calza, soprintendente alle antichità di Ostia. Ovviamente la mostra non ricorda

solo il celebre libro ispirato ad Adriano, ma tutta la sua carriera letteraria con interviste, appunti, documenti e fotografie che hanno fatto grande la scrittrice franco-belga. Nell’ultima parte dell’esposizione viene offerta ai visitatori un’analisi della genesi e della fortuna del suo celebre romanzo, con uno studio in più sugli adattamenti teatrali, tra i quali la fortunata riduzione di Jean Launay per la regia di Maurizio Scaparro e l’interpretazione di Giorgio Albertazzi. In questo volume si racconta la storia dell’Imperatore Adriano (76 – 138 d.C.): la scrittrice immagina il grande imperatore impegnato a scrivere all’amico Marco Aurelio una lunga lettera nella quale parla della sua vita, dei suoi amori, del suo modo di governare. Struggente è la parte in cui viene narrata la morte del giovane amante di Adriano, Antinoo. Ventenne della Bitinia, l’attuale Turchia, si unì al seguito dell’imperatore quando passò per il suo paese (un’altra versione narra che Adriano fece cercare in tutto l’impero il giovane più bello e venne scelto Antinoo) e passò gli ultimi anni della sua vita, accompagnandolo nei suoi viaggi. Nell’ottobre del 130 d.C. Antinoo affogò nel Nilo: tutt’oggi non si sa se la sua morte sia frutto di un incidente, un suicidio, un assassinio o, più probabilmente, una sorta di sacrificio all’imperatore. Nel suo romanzo la Yournecar riesce davvero a trasmettere lo stato d’animo e la distruzione interiore dell’imperatore. Insomma un libro di una grande scrittrice che ha fatto storia e che, ancora, si vede nelle mani dei visitatori di Villa Adriana.“Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata”Villa Adriana Largo Marguerite Yourcenar,1 Tivolibiglietto: € 11,00 intero/ € 7,00 ridotto

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Il cacciatore di aquiloniIl primo romanzo di Khaled Hosseini, scala la vetta delle classifiche

Un filo lungo e tagliente avvolto attorno ad un rocchetto guida, esperto, un lucente aquilone rosso fuoco che sembra sfrecciare tra le nuvole, e fiero si distingue imponendosi su tutti gli altri,

fino a vincere la gara. Per Amir ed Hassan quel giorno non ci fu gioia più grande: vincere, insieme, la gara degli aquiloni con il solo frutto della loro fatica, il loro ingegno e il sangue delle loro mani. La loro storia è ambientata nell’Afghanistan degli ultimi trent’anni, dalla fine della monarchia all’invasione russa, dal regime dei Talebani fino ai giorni nostri, un periodo di forti e significativi sconvolgimenti che cambiarono radicalmente la loro vita. Nati e cresciuti insieme a Kabul, i due giovani condivisero la loro infanzia tra corse in campi sconfinati, tiri con la fionda e storie raccontate sotto l’ombra di un melograno, sempre il solito, il loro melograno in cima alla collinetta dietro casa. Se pur molto diversi, la vita li aveva fin da subito accumunati per forza di cose che ancora non conoscevano: Amir, figlio di Baba, un noto personaggio della città degno di un certo rispetto, era come tutti gli altri, andava a scuola, sapeva leggere e scrivere e viveva sotto l’ala protettiva del padre e della nomina che lo caratterizzava; Hassan, un ragazzino hazara e analfabeta dal labbro leporino, viveva da Amir come servo, e nonostante una simile diversità, provava per lui un affetto sconfinato ed incondizionato. I due passavano insieme la maggior parte del tempo e il trascorrere delle stagioni porta con sé momenti ed abitudini nelle quali Amir ed Hassan si confortavano e crescevano, l’uno accanto all’altro. Un giorno però, paradossalmente il più felice che Hassan ricorda, un triste e crudele evento violò l’innocenza e la spensieratezza di ques’ultimo, privandolo del sorriso e della comprensione del suo migliore amico che, avendo assistito come primo spettatore all’atto, restò paralizzato dalla vigliaccheria. Da quel giorno nulla restò uguale a prima: le parole, gli sguardi, i piccoli gesti … persino i racconti sotto

il melograno mutarono, fino a mancare totalmente. Tutto si spense e restò immobile lì, fino a quando Hassan non lasciò per sempre la casa di Amir, provocando una profonda e singolare voragine nella vita di Baba, che da sempre aveva mostrato un enorme affetto per quel ragazzino hazara, un affetto nei confronti del quali Amir nutriva una forte gelosia. Da lì a poco tempo, la vita di Amir cambiò radicalmente, rifiorendo a San Francisco, lontano dai campi, sotto ad un cielo dove gli aquiloni non volano più; gli anni che passavano buttavano la polvere dei suoi ricordi e della sua terribile colpa sotto ad un tappeto che però, inaspettatamente, sarà presto costretto a rialzare. “Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a inseguirlo e a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta”.Un tomo che si aggira intorno alle 390 pagine, scolpito da frasi brevi, comprensibili e testimoni di una cruda realtà. Nessun periodo eccessivamente lungo nella composizione, nessun rigiro di parole. Solo tanta semplicità, e tanto contenuto informativo ed emotivo che rende il libro incredibilmente appassionante. L’autore Khaled Hosseini, infatti, è riuscito completamente a far capire quanto siano sbagliati gli stereotipi attuali che i media ci forniscono in merito all’Afghanistan; l’attenzione e l’amore trasmessi dalle descrizioni di paesaggi, momenti e culture, ti accompagnano tra le pagine, permettendoti di essere il protagonista di questa meravigliosa e altrettanto triste storia che ha travolto l’animo di milioni di lettori. Tradotto in più di 30 Paesi con oltre 2.000.000 di copie vendute in Italia, Il cacciatore di aquiloni (dal quale fu tratto il fortunato film della Dreamworks diretto da Marc Forster) fu nominato uno straordinario caso editoriale che mantenne per oltre cento settimane il 1° posto nella classifica italiana.

di Martina Tedeschi

occhio al libron

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Tiziano VecellioL’ultimo grande rivoluzionario del Rinascimento

di Maria Chiara Lorenti

Allievo di Giovanni Bellini, contemporaneo di Giorgione, nato e cresciuto tra le maestose montagne del Cadore, circondato da un meraviglioso paesaggio punto di riferimento nella sua

arte, tanto da immortalarlo spesso nelle sue opere, chi meglio di lui per concludere un ciclo dedicato ai grandi pittori veneti? “Tiziano” è in mostra a Roma, in una importante retrospettiva allestita presso le Scuderie del Quirinale, fino al 16 giugno. Dopo Lorenzo Lotto, Jacopo Robusti meglio noto come il Tintoretto, Giovanni Bellini, con un approfondimento su Antonello da Messina, solo lui, Tiziano Vecellio, maestro del colore, poteva chiudere idealmente il progetto che ha impegnato il polo museale in una rilettura dell’importanza della pittura veneziana nell’ambito della rivoluzione culturale che cambiò, rinnovandola, la concezione della stessa in Italia ed in Europa. L’allestimento della rassegna segue un iter cronologico, partendo dalle committenze religiose; un imponente telero raffigurante il martirio

di San Lorenzo accoglie il visitatore sovrastandolo con un impatto teatrale, ove la drammaticità dell’evento è resa ancor più sofferta dalla composizione a sviluppo verticale, al cui vertice la potenza divina squarcia le tenebre per illuminare e supportare il santo che, sopraffatto dalle atroci torture, ad essa si rivolge. Tra un piano e l’altro, è stata approntata una sala video dove assistere ad un filmato esplicativo sulla vita e le opere del pittore veneto, ricostruendo il suo iter formativo e professionale, con apporti da parte di alcuni critici d’arte e del curatore stesso della mostra Giovanni Carlo Federico Villa.Al secondo piano delle Scuderie è possibile ammirare i ritratti, verosimiglianti ed a forte connotazione psicologica, che i grandi d’Europa hanno commissionato al maestro: da papa Paolo III, dallo sguardo arguto e stanco, all’imperatore Carlo V, imponente e regale, seppur effigiato in compagnia del proprio cane in una posa

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n dedicato a

Tiziano VecellioL’ultimo grande rivoluzionario del Rinascimento

Tiziano Vecellio “Danae e la pioggia di monete d’oro”, 1490

più privata che guerriera, diversamente da quello di Francesco Maria della Rovere, un fiero condottiero armato abituato a stare alla testa delle sue tuppe, a Ranuccio Farnese, un adolescente imberbe ma già conscio del proprio ruolo. Tra le opere a carattere mitologico spettacolare è l’opera “Danae e la pioggia di monete d’oro”, attrae lo sguardo del visitatore e lo cattura, affascinato da quell’aura sensuale che avvolge la fanciulla predestinata che, sotto lo sguardo pavido di Amore, soggiace alle bramosie di Giove. Un aneddoto racconta che, a Roma, Tiziano porta con se “Danae”, riferendosi alla quale Monsignor della Casa preannuncerà al cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III, intenditore e frequentatore di belle donne, che si tratta di una “...nuda che faria venir il diavol addosso al cardinale San Silvestro...” (ovvero il domenicano Tommaso Badiani, rigoroso censore della curia) e che a confronto la “Venere di Urbino”, tanto ammirata dal Farnese, ha l’aspetto pudico di una

monaca “teatina”. In quella occasione anche Michelangelo Buonarroti ha l’opportunità di visionarla e, pur ammirandone la stesura del colore, come descritto dal Vasari “...il Buonarroto lo commendò assai, dicendo che era un peccato che a Vinezia non s’imparasse da principio a disegnare bene, e che non avessono que’ pittori miglior modo nello studio”, avvenendosi che non vi era alcun disegno preparatorio, in quanto il maestro veneto realizzò questo quadro distribuendo i colori ad olio direttamente sulla tela.A concludere l’esposizione i lavori, ancora più sperimentali, dell’ultimo Tiziano che sul finire della propria esistenza, si lascia andare più alle sensazioni che alla fedele riproduzione, in una frenesia di colori, dalle pennellate dense e non solo quelle, visto che sono ancora visibili le tracce lasciate delle sue dita. Perché Tiziano, come scrisse Ludovico Dole nel 1557, “fu non solo divino come il mondo lo reputava, ma come un dio e senza pari”.

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Exp’Ostia, il nuovo spazio polivalente del litorale romanoStructura Srl

di Marilena Parrino

A poca distanza dal sito archeologico di Ostia Antica, in un ex deposito Atac, è nato questo spazio culturale polivalente che restituisce ai cittadini l’area in pieno

centro che era stata utilizzata dagli anni Trenta come deposito e officina per gli autobus pubblici. Il progetto è stato realizzato grazie a un project finance con il Comune, con un investimento privato di 9,5 milioni di euro dalla Società Sa. Pro. Edilrestauri 85 Srl, su progetto dello studio di architettura Structura. Il progetto è stato portato a termine dopo un complesso iter amministrativo e una notevole opera di bonifica ambientale che si è resa necessaria a causa del forte inquinamento da idrocarburi presente nell’area e con la realizzazione di box auto ad uso privato, finalizzati a liberare il soprasuolo da veicoli, si è favorita una maggiore fruizione pedonale dell’area e delle sue adiacenze.Il colore verde predominante e la forma con i costoni lineari della struttura, ricordano la poseidonia, la pianta marina che mantiene vivo il nostro mare producendo l’ossigeno necessario ai pesci e alle altre piante acquatiche. Il riferimento non è casuale. Nell’intento dei progettisti c’è la volontà di esprimere visivamente la “missione” di questo centro, fare cultura. Come la poseidonia che contrasta il depauperamento dell’ambiente marino e l’erosione, così il centro vuole “creare un baluardo contro l’erosione culturale della società”.Fare cultura in periferia contrastando il degrado, questo è lo scopo del centro che è finalizzato al recupero e allo sviluppo socio-economico e culturale del quartiere e delle zone del litorale.L’involucro “verde” si stacca dall’ambiente circostante. La struttura contemporanea è caratterizzata da una copertura

metallica lineare che, “curvandosi”, avvolge e abbraccia completamente l’edificio.Le lastre metalliche del tetto sono della Riverclak che realizza queste curvature e le pareti esterne sono di lamiera colore grigio.La struttura si sviluppa su due livelli per 8.000 mq, una piazzetta coperta centrale congiunge: il bookshop con annessa caffetteria, la sala da the, la terrazza vista mare, lo spazio ristorante e il centro culturale. L’edificio ospita inoltre un drugstore, un parcheggio pubblico sul piano strada completamente automatizzato e video sorvegliato, 60 box auto privati sul piano interrato, negozi e aree ristoro. Il primo piano della struttura è adibito a polo espositivo e culturale interamente dedicato alle arti e consente di utilizzare gli spazi in modo modulare per espandere le aree espositive. A questo scopo tutte le aree sono state progettate con altezza di 3 m, in modo appunto da poterle utilizzare per eventi. Questo agglomerato accoglierà le più importanti tendenze artistiche contemporanee entrando così a far parte, come polo del litorale laziale, del circuito espositivo capitolino.

architetturan

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C entocinquanta sono le “Nature Morte” inedite, anche se eseguite nei primi anni del ’900, che la retrospettiva (“Il fascino discreto dell’oggetto”)

allestita alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, fino al 2 giugno, presenta ad un pubblico capace di abbandonarsi al flusso delle emozioni veicolate esclusivamente dalla sensibilità dei singoli fruitori. Le tele, quasi esclusivamente di artisti sconosciuti, ignorate da critici e galleristi perché il soggetto ispiratore, la natura morta appunto, è stato, a lungo, ritenuto di scarso valore artistico, “femmineo”, provengono dai depositi esterni della GNAM, dagli arredamenti di banche, uffici, sedi istituzionali, ambasciate. In realtà tutti gli artisti del ‘900 si sono cimentati nella rappresentazione di oggetti “simbolo”, a volte, di una quotidianità umile se non dimessa e, nello stesso tempo, evocativi di un mondo che forse non c’è più, amato e rimpianto, di sogni svaniti, di desideri irrealizzati, ma, anche, del dinamismo della contemporaneità, della voglia di osservare e quindi rappresentare da varie angolazioni e sfaccettature, superando le limitazioni prospettiche, una realtà non più univoca. Spesso la composizione è più articolata, non solo oggetti, ma, anche, fiori e frutti metafore dei sentimenti, delle stagioni della vita, del ciclo delle morti e delle rinascite che “tessono” drappi setosi cangianti e misteriosi, per accogliere un triste girasole ripiegato su se stesso o un fascio di vivificanti margherite. Alcune testimonianze significative di quanto fin qui affermato, sono, appunto, i dipinti esposti in

quattro sale della GNAM, di dimensioni piccole o medie, distanziati tra di loro in maniera tale da rispettare ed esaltare la sensibilità degli autori che si sono misurati con la “messa in posa degli oggetti”, utilizzando un linguaggio più classico o tipico della sperimentazione più innovativa. Il percorso espositivo è inoltre accompagnato da una scelta di brevi componimenti poetici giapponesi, gli Haiku, sia perché come i dipinti “fissano uno stato d’animo attraverso un’immagine”, sia per omaggiare la splendida mostra sull’arte giapponese allestita nelle sale attigue. Si può, quindi, effettuare una lettura profonda di poesie e di dipinti solo apparentemente di semplice comprensione, cercando di cogliere il dialogo dell’artista con la propria interiorità, ad esempio, prima nei versi della poetessa S. Hisajo <i gigli sul tavolo / profumano molto forte / sono stanca>, poi nei candidi fiori adagiati su di un tavolo blu, forse da una mano stanca, nel dipinto ad olio “Composizione con calle” del pittore G. Guzzi. Tanta poesia si percepisce anche nel morbido drappo setoso, magistralmente sfumato nei toni del grigio e del verde, che accoglie tre frutti nel loro turgore solare nell’olio “Natura morta” del ‘54, della pittrice Sandra; altrettanta in “Dalie” di J. Veszani, dove pennellate lunghe e dinamiche sembrano ridare vita ai fiori che si “intravedono” tra campiture di colori caldi, mentre si stagliano su un fondo blu sfumato; ancora lirismo, nonostante un’angolazione prospettica assolutamente irreale, nelle eteree sfumature di azzurro e ocra dell’ impalpabile composizione di F. Gentilini “Tavolo con natura morta”.

in mostran

di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Vive lo spirito dell’artista nelle nature morteCome documentare l’umanità con le immagini dei suoi oggetti

Giuseppe Guzzi, “Composizione con calle”, 1953

Sandra, “Natura morta”, 1954

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architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucantonio

manga

L’IncalUna saga futuristica a metà tra l’epico e il satirico

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Dopo mesi di supremazia giapponese su questa rubrica, finalmente fa di nuovo capolino un prodotto non solo occidentale, ma proveniente direttamente dal nostro

continente, più precisamente dall’editoria francese: sto parlando del “L’Incal” (1981-1988), primo romanzo grafico di una saga diventata colonna portante del genere fanta-scientifico partorito dal duo composto da Jodorowsky (sceneggiatore oltre che regista, scrittore, poeta e tanto altro) alla storia e Moebius (uno dei fumettisti più apprezzati del panorama mondiale) ai disegni.Il lettore viene catapultato in un mondo millenni più avanti di quello che conosciamo, nel quale i viaggi intergalattici, i poteri psichici e ogni tipo di servizio tecnologico sono cose di tutti i giorni, come il vedere per strada un mutante o un uomo dalla testa di cane. John Difool è un investigatore di quart’ordine che si trova invischiato in un colpo di stato prima e in una missione per salvare l’universo poi, il tutto dopo essere entrato in possesso(apparentemente per caso) di un piccolo prisma bianco chiamato Incal che da subito si rivelerà possedere un’intelligenza propria addirittura superiore a quella umana.John quindi, suo malgrado, sarà costretto a uscire dalla sua

tranquilla ma insulsa vita per adempiere ai doveri impostigli dal miracoloso oggetto, che lo porterà a incontrare i più diversi tipi di alleati e nemici, e a visitare i luoghi più fantastici della galassia(come il Pianeta d’Oro o Aquaend, immenso mondo sottomarino).Quella che però sembra una storia atta solo a intrattrenere nasconde molteplici chiavi di lettura, dal semplice racconto di formazione alla denuncia all’assolutarismo, al consumismo e alla televisione, e Jodorowsky lascia parecchi spunti di riflessioni su temi comuni a tutti come la religione, la guerra, l’amore, la politica. Moebius da parte sua esprime tutta la componente sci-fi della trama rappresentando astronavi e complessi architettonici futuristici, senza trascurare la resa fantasiosa delle svariate specie aliene e i momenti di dinamicità altamente realistici.Questa storia è solo il trampolino di lancio per il lettore verso un’universo immaginario ben più vasto, avendo lo sceneggiatore scritto non solo vari prequel e sequel delle avventure di John Difool, ma una vera e propria mitologia del mondo del L’Incal (“La casta dei Meta-Baroni”), perciò sarà difficile anche per i cultori più accaniti ritenersi insoddisfatti da una saga tale da essere rimasta indelebile nello scenario fumettistico.

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Paesaggi dipintiLa Primavera

di Cristina Simoncini

La ricerca della realtà è sempre esistita nelle espressioni artistiche umane dai tempi dei tempi, ma essa divenne una caratteristica fondamentale nel movimento del Realismo

iniziato in Francia grazie a pittori come Coubert e Manet, i quali vollero denunciare quanto i potenti coprivano per esaltare il proprio governo. Da questo importante movimento artistico, che inaugurerà la società moderna, nacque (sempre in Francia) verso il 1870, il Naturalismo, una corrente pittorica che darà il via alla ricerca di realtà, anche nei dipinti dedicati al paesaggio, in precedenza idealizzati fino all’estremo. Tra i temi più amati dai pittori naturalisti appaiono le stagioni e quella più rappresentata è la Primavera. A dedicarle dei dipinti vi furono, tra gli altri, Otto Max Bruno Moras (1883-1939), suo figlio Walter Moras (1856-1925), Adolf Kaufmann(1848-1916), Heinrich Hartung (1851-1919), artisti che ancora oggi sono quotati molto bene alle aste. Il Naturalismo si propagò ben presto in tutta Europa raggiungendo anche gli Stati Uniti. In tutta la produzione del repertorio paesaggista come potrete notare dai dipinti dedicati alla Primavera qui di sotto, la realtà venne ricercata fino allo spasimo tanto da regalarci immagini simili a quelle rappresentate

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dalle istantanee fotografiche. In questi paesaggi appare però anche quanto la tecnologia non avrebbe mai potuto dare, un velo di malinconia che il pittore ha strappato dalla propria anima e con abilità poi messo nel suo dipinto. La Primavera, rappresentando la rinascita della natura, è per antonomasia la stagione più gioiosa dell’anno, eppure in tutti i quadri naturalisti essa non brilla più di felicità idealizzata come avveniva nell’arte classica (a partire dalla raffigurazione più celebre del Botticelli), ma solo dell’inquietudine del vivere dell’essere umano. Fonti:www.falsodautoregiulioromano.it, www.pitturaomnia.com

Adolf Kaufmann

Otto Max Bruno Moras

Heinrich Hartung

Walter Moras

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occhio al palcoscenicondi Rossana Gabrieli

“Gli uomini vengono da marte, le donne da venere”

T rasposizione fresca e divertente, dall’omonimo libro di John Grey, al palcoscenico del Teatro dei Satiri e non solo. Lo spettacolo, scritto ed

interpretato da Claudio Gnomus, nei panni del Dottor Gnomus, ha registrato il tutto esaurito per l’intera stagione: più di 10.000 presenze in due stagioni solo a Roma. Il nuovo adattamento ha rappresentato un approfondimento dei classici temi dei rapporti tra uomo e donna. Le differenze diventano il punto di partenza per stabilire una nuova e più consapevole relazione. Il messaggio più importante dello spettacolo é che le incomprensioni ed i conflitti possono essere superate.E la lezione del professor Gnomus, coadiuvato dall’assistente Eva (l’attrice Sara Adami) per rappresentare il punto di vista femminile, non resta teorica, ma travalica il palcoscenico e coinvolge gli spettatori presenti, messi alla prova della reale conoscenza reciproca, chiamati sul palcoscenico, tra il divertimento e la sorpresa. Lo spettacolo si tinge di note psicologiche: si propongono test e questionari.Ma in realtà, soprattutto si ride, ci si diverte e si esce dal teatro con la sensazione di aver trascorso la serata in modo simpatico ed originale.

Ne sentiamo parlare spesso, ma non sempre siamo coscienti degli effetti anche macroscopici che i

cambiamenti climatici posso portare alle cose a cui siamo abituati da sempre. Un primo esempio che vogliamo riportare, riguarda le turbolenze sugli aerei che, a causa dell’incremento della CO2 in atmosfera, potrebbero aumentare dal 10% al 40%. Infatti una ricerca condotta dalla Reading University in Gran Bretagna e pubblicata su

Nature, ha riportato che i voli transatlantici, a causa della presenza sempre maggiore di anitride carbonica nell’atmosfera, saranno soggetti a molte più turbolenze. Lo studio, in particolare, tiene conto solo delle turbolenze “in aria limpida” – senza la presenza di perturbazioni – che ancora oggi non possono essere rilevate dai radar di bordo. Attualmente i piloti si informano sulle condizioni di volo in base alle segnalazioni degli aerei che hanno già percorso nella giornata la tratta transatlantica. Le turbolenze atmosferiche, si legge nello studio, sono la causa della maggior parte degli incidenti aerei che si registrano ogni anno, provocando il ferimento di centinaia di passeggeri, oltre che danni strutturali al velivolo che costano alle compagnie aeree milioni di dollari. Senza contare, poi, i ritardi che i voli potrebbero accumulare

e il consumo sempre maggiore di carburante dovuto alla necessità di cambiare rotta per evitare le turbolenze più forti. Un ulteriore effetto dei cambiamenti climatici, colpisce una delle produzioni più pregiate dell’agricoltura, il vino. Un nuovo studio torna a ribadire quello che le aziende vitivinicole stanno constatando ormai da anni: i cambiamenti climatici danneggiano la produzione di vino. Il riscaldamento globale infatti rende sempre più difficile la raccolta dell’uva, la cui produzione necessita di essere spostata per trovare climi più favorevoli. I ricercatori hanno previsto un calo di un terzo della produzione nelle regioni vinicole più importanti del mondo come Bordeaux e la regione del Rodano in Francia passando per la Toscana e la Napa Valley della California e in Cile, diminuzione che dovrebbe verificarsi entro il 2050. Il cambiamento se da una parte danneggia alcune zone dell’Europa che richiederanno maggiore irrigazione e accortezze speciali per farlo funzionare rendendo la coltivazione delle uve sempre più costosa, dall’altra esiste la possibilità che aree geografiche adesso ostili alla crescita delle viti diventino invece ospitali e produttive lasciando quasi invariata la produzione di vino. Un ambiente più secco potrebbe modificare sostanzialmente la qualità delle uve costringendo i coltivatori a dover prendere delle soluzioni che favoriscano l’ombreggiatura. Dall’elaborazione di 17 diversi scenari futuri fino al 2050 ad essere maggiormente colpita dalle conseguenze del cambiamento climatico la produzione europea ma altrettanto preoccupante è la condizione dei vigneti dell’Australia e della California.

di Nicola Fasciano

occhio all’ambientenEffetti dei Cambiamenti climaticiDall’aumento delle turbolenze aeree al vino

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nAprilia“Sensualità” - Mostra pittorica di Graziella Dell’UntoSpazio 47, maggio 2013Presentazione del libro “Una storia da dimenticare” di Angela Maria Tiberi, con mostra pittorica Sala Manzù, Biblioteca Comunale, 5 maggio ore 16.00Presentazione del libro “Macchie lunari” di Daniele Falcioni (articolo a pag. 3)Sala Ragazzi della biblioteca comunale, 18 maggio 2013La giornata del libroSala Manzù della biblioteca comunale, dal 25 al 29 maggio 2013

nRomaSimon d’Exea. Concrete Galleria Doozo, fino al 12 maggioHan Hong Park. Rain Spazio 88, fino al 12 maggioAlessio Deli. Re-cycle RVB Arts, fino al 14 maggioMarco Tirelli. Immaginario Istituto Nazionale per la Grafica - Palazzo Poli, fino al 15 maggioMassimo Giannoni. Tutto in una stanza Galleria Russo, fino al 16 maggioLucilla Catania. Stareeandare Museo Nazionale d’arte Orientale Giuseppe Tucci, fino al 16 maggioAnnette Schreyer. Same but not twins in their adolescence Acta international, fino al 17 maggioGhitta Carell. Il potere del ritratto Fondazione Pastificio Cerere, fino al 17 maggioIl peso della mia luce Operativa arte contemporanea, fino al 18 maggioDaniele Puppi. Blast Magazzino d’Arte Moderna, fino al 18 maggioVespasiano e la scuolaMusero delle Terme di Diocleziano, fino al 26 maggioBrughel, meraviglie dell’arte fiammingaChiostro del Bramante, fino al 2 giugnoSOULAGES XXI SECOLOAccademia di Francia, villa medici, fino al 16 giugno Cubisti. CubismoComplesso del Vittoriano, fino al 23 giugnoLorenzo Palombini. Non è un paese per... fotografie sul disagio ARCH 29, fino al 19 maggioLuigi Scuderi + OpenARTMarket Fonderia delle Arti, fino al 20 maggioGerold Miller. Set Giacomo Guidi Arte Contemporanea, fino al 21 maggioA Theatre Cycle Teatro Valle, fino al 23 maggioVeronica Botticelli. Sotto tutto quello che vedo AnnaMarraContemporanea, fino al 23 maggioElia Cantori. E=mc2 Lu Mi Project Palazzo Montoro, fino al 24 maggioTatsuo Uemon. Avere o non avere

Piazza del Campidoglio, fino al 24 maggioC215 (ChristianGuemy). Mea culpa Wunderkammern - Nuovo Spazio, fino al 24 maggioAntoni Tapies Gallerja, fino al 25 maggioFrancesco Zizola. Black & White Ilex, fino al 25 maggioChristoph Brech. Roma città scattata Casa di Goethe, fino al 26 maggioNowart before the future DAI studio architettura e ingegneria, fino al 26 maggioMemoria obliterata - Anno PalosuoMuseo Hendrik Christian Andersen, fino al 26 maggioAnna Di Prospero. With you Galleria Gallerati, fino al 29 maggioMemoria Corta Comune di Roma, fino al 30 maggioPiort Hanzelewicz. Laborioso laborioso laborioso Istituto Polacco di Roma, fino al 31 maggioArte: affari, lavoro o perditempo Furini Arte Contemporanea, fino al 31 maggioDanilo Bucchi Emmeotto - Palazzo Taverna, fino al 1° giugnoIl fascino discreto dell’oggetto (articolo a pag. 11)Galleria Nazionale di Arte Moderna, fino al 2 giugnoWhite & White nel dialogo tra Corea e Italia Museo Carlo Bilotti, fino al 2 giugnoIl fascino discreto dell’oggetto GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, fino al 2 giugnoBrueghel - Meraviglie dell’arte fiammingaChiostro del Bramante, fino al 3 giugnoIl tempo per il pensiero Il tempo ritrovato, fino al 4 giugnoMarcello Mondazzi. Frammenti del Tempo Mercato di Traiano - Museo dei Fori Imperiali, fino al 9 giugnoL’audace Bonelli Palazzo Incontro, fino al 9 giugno“Tiziano” (articolo a pagg. 8 - 9)Scuderie del Quirinale, fino al 16 giugnoCubisti CubismoComplesso del vittoriano, fino al 23 giugno

nTivoli (Roma)“Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata” (articolo a pag. 6)Villa Adriana, fino al 3 novembre

nFirenzeDa Boldini a De Pisis - Firenze accoglie i capolavori di FerraraPalazzo Pitti, fino al 19 maggioNorma e capriccio - Spagnoli in Italia agli esordi della “Maniera moderna”Galleria degi Uffizi, fino al 19 maggioThe Dalì universe FirenzeLimonaia di Palazzo Medici Riccardi, fino al 25 maggio

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Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), parrucchiera Rina (via di Crollalanza 31), bar L’Orchidea (via dei Garofani 15), bar Pan di Zenzero (via Calabria 17) Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio)Ardea: Pro Loco Ardea (via degli scavi 3)

“Gli amici nella Vucciria”, 2012Libera interpretazione di Annamaria Ricotta del famoso dipinto del maestro Renato Guttuso