occhio all'arte (marzo 2016)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 92 marzo 2016 Mensile d’informazione d’arte n occhio al cinema: Ex machina n curiosART: Bolt poetry www.artemediterranea.org n in mostra: L’arte del fumetto n dedicato a:Fattori Giovanni Fattori, “La boscaiola - Costume toscano”, 1861

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Occhio all'Arte (Marzo 2016)

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Page 1: Occhio all'Arte (Marzo 2016)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 92 marzo 2016

Mensile d’informazione d’arte

nocchio al cinema: Ex machina

ncuriosART: Bolt poetry

www.artemediterranea.org

nin mostra: L’arte del fumetto

ndedicato a:FattoriGiovanni Fattori, “La boscaiola - Costume toscano”, 1861

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Stefania Servillo

CollaboratoriLuigia Piacentini,Patrizia Vaccaro,

Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Maria Centamore, Giuseppe ChitarriniTiziano Anderlini

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Perfetti sconosciutiVilla Farnesina: tra il trionfo di Galatea

e le nozze di Amore e PsicheElio FranziniEx Machina

Fattori “L’avversario”

Arthur C. DantoMW

L’Arte del fumettoBrian M. Viveros

Bolt PoetryTeatro Marconi a Roma

Le bucce della frutta: risorsa sostenibile dagli impensabili utilizzi

sul filo di china

n

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 347.1748542

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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occhio al cinemanPerfetti sconosciutiOgnuno di noi ha tre vite, e gli smartphone lo sanno di Greta Marchese

L o scr iveva Gabrie l García Márquez e lo r ibadisce, in pel l icola, Paolo Genovese: ognuno di noi ha tre vi te. Una pubbl ica, una

pr ivata e una segreta. È questo i l tema centrale del suo ult imo f i lm, uscito nel le sale i ta l iane a febbraio 2016. Giuseppe Batt iston, Anna Fogl ietta, Marco Gial l in i , Edoardo Leo, Valer io Mastandrea, Alba Rohrwacher e Kasia Smutniak, sono lo splendido cast che interpreta le stor ie di Peppe, Car lotta, Rocco, Cosimo, Lele, B ianca ed Eva: un gruppo di amici di vecchia data. Perché i perfett i sconosciut i d i Genovese, in realtà, s i conoscono da una vita intera. Di fronte a una trama incredibi lmente sempl ice: durante una cena, gl i amici decidono di fare un gioco per cui , per tutta la durata del la serata, ogni sms, whatSapp o telefonata r icevuta viene ascoltata da tutt i i present i , i l r isultato f inale è davvero sorprendente. Per 97 minut i s iamo ospit i gradit i e compl ic i s i lenziosi di una cena che s i trasforma ben presto in un tragicomico massacro, compiuto proprio dai nostr i smartphone. Perché gl i oggett i apparentemente innocui che port iamo a spasso ogni giorno, chiusi a l s icuro nel le nostre tasche, sono ormai la scatola nera del la nostra esistenza; una scatola che, se interrogata, è in grado letteralmente di par lare. Sul tavolo dunque non ci sono più solo piatt i : segret i , tradimenti , superf ic ia l i tà, amiciz ia,

omofobia e ipocr is ia sono sent imenti real i e tangibi l i quanto le portate del la cena; sent imenti davant i a i qual i g l i amici potrebbero scoprire di conoscersi ben poco. “Finalmente un f i lm che c i r iguarda tutt i” verrebbe da dire, uno spaccato di v i ta nuda e cruda annaff iata dal la giusta dose di comici tà. Un f i lm che respira, malgrado la quasi totale assenza di ambientazioni esterne al la sala da pranzo in cui s i svolge i l tutto; una commedia al l ’ i ta l iana, ma di quel le bel le. Meri to soprattutto dei dia loghi, in cui ognuno ha i l g iusto spazio per colt ivare la sua stor ia, se al la f ine del f i lm avremo la sempl ice consapevolezza di voler lo r ivedere.

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Villa Farnesina: tra il trionfo di Galatea e le nozze di Amore e PsicheMusei Romani, 17° articolo di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Nobile e armoniosa, Villa Farnesina, con le sue dimensioni contenute e accoglienti, si trova di fronte all’austero Palazzo Corsini, in via della Lungara, nel cuore di Trastevere. Tipica

dimora rinascimentale, fu commissionata da Agostino Chigi a Baldassarre Peruzzi, architetto e pittore, che la realizzò tra il 1506 e il 1512. Prototipo della villa suburbana, una volta terminata, venne affrescata con dipinti ispirati ai miti classici, oltre che dal Peruzzi, da artisti di rilievo quali Raffaello Sanzio, Sebastiano del Piombo, Giovanni Bazzi detto il Sodoma, Giuliano Romano. Alla morte del banchiere senese, dopo un lungo periodo di abbandono e di spoliazione degli arredi e delle opere d’arte, la villa venne acquistata dal cardinale Alessandro Farnese che le diede il nome. Nel 1884, la costruzione

degli argini su cui oggi corre il Lungotevere, comportò la distruzione di una parte del giardino e della loggia sul fiume, che accoglieva gli ospiti blasonati, durante le feste e le rappresentazioni teatrali. Attualmente è sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei ed è ancora circondata da un delizioso giardino all’italiana, in cui sculture vegetali di varia forma, filari alberati e siepi delimitano la suddivisione geometrica degli spazi; specchi d’acqua, piccole fontane e statue rimandano alle atmosfere romantiche che accompagnano i visitatori mentre percorrono cinque sale affrescate, all’interno della villa. Immagini mitologiche che si alternano a quelle che rappresentano l’oroscopo di Agostino Chigi, dipinte con toni particolarmente ariosi, tipici del colorismo veneto, nella prima sala che prende il nome

Raffaello, “Galatea”, 1511

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Villa Farnesina: tra il trionfo di Galatea e le nozze di Amore e PsicheMusei Romani, 17° articolo

musein

dall’affresco di Raffaello ”Il trionfo di Galatea” che rappresenta l’apoteosi della ninfa ”dalla pelle bianca come il latte”. La scena, nel suo insieme, vivace e composita, segue un ritmo danzante e vorticoso intorno alla figura di Galatea che, statuaria e avvolta in una veste di colore rosso pompeiano, spicca sul verde marmoreo della superficie del mare. Circondata da un festoso corteo di divinità, rivolge lo sguardo al putto che si nasconde, con il suo fascio di frecce, in una nuvola e che simboleggia la castità. Colori caldi e sfumati nei drappi dipinti sulle pareti, freddi e quasi monocromi per le piccole scene mitologiche del fregio, che dà il nome alla seconda sala, intima e raccolta tanto quanto appare gioiosa e festosa, la successiva, la bellissima Loggia di Amore e Psiche, affrescata da Raffaello e i suoi allievi. Le scene che s’ispirano al mito tratto da Apuleio, sono inserite in un intreccio di festoni vegetali che accresce il senso di continuità della loggia con il giardino. Sono state dipinte ben duecento specie botaniche, alcune provenienti dall’America. Al centro del soffitto si stagliano i corpi possenti o

sinuosi delle divinità che partecipano al Convito nuziale e al Concilio degli dei. Nelle lunette sono state effigiate le peripezie di Psiche: ”Che ripercorrono la medesima travagliata salita sociale di Francesca Odescalchi, che fu prima amante e poi moglie di Agostino Chigi”. Una scala molto luminosa e pretenziosa, nonostante il finto marmo, introduce agli affreschi di due ambienti, nel piano superiore. Dipinto come se avesse delle grandi vetrate con vista su Roma, il primo salone ”Delle Prospettive” appunto, è decorato sui due lati contrapposti, con finte logge con colonne e archi attraverso le quali si può ”spaziare” su suggestivi angoli trasteverini o agresti. Durante il Sacco di Roma del 1527, i Lanzichenecchi bivaccarono nella villa compiendo atti vandalici e scrivendo, come alunni discoli in gita scolastica, frasi dileggianti o sarcastiche tipo “1528 perché io scrittore non dovrei ridere, i Lanzichenecchi hanno fatto correre il Papa”. Per ultima, la camera da letto del banchiere senese e della moglie, decorata con scene tratte dalla vita di Alessandro Magno, dal Sodoma.

Piero della Francesca, “Storia di re Salomone e della regina di Saba”, 1452-66 - Particolare

Bottega di Raffaello, “Amore e Psiche”, 1518

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occhio al libron

di Giuseppe Chitarrini

Questo volume è fondamentale per chi voglia iniziare a conoscere, ma anche voglia ri-conoscere, rivedere e ‘ripassare’ i fondamentali paradigmi teorici e le tappe storico-concettuali che caratterizzano e hanno caratterizzato l’Estetica, dalla definizione del suo statuto disciplinare nel settecento a oggi. Partendo proprio da A. G. Baumgarten, filosofo di scuola leibniziana che circostanziò l’ambito disciplinare della materia, rendendola autonoma rispetto alla Filosofia, attualizzando le concezioni metafisiche sul bello espresse nei canoni umanistico-rinascimentali, nella scolastica d’età medioevale, e, prima ancora, i concetti classici platonico-aristotelici di eidòs, mimesis, aistheté, dando autorevolezza e sistematicità ‘scientifica’ a un corpus dottrinario aspirava ad avere anche una finalità conoscitiva. Un saper anche finalizzato alla conoscenza non facile densa di contraddizioni e nodi aporetici e tensioni argomentative che faceva appello all’empirìa, ma anche alla ‘potenza simbolica’ del non detto e dell’intangibile non rappresentato, fra espressione ed esposizione; mettendo ordine a ciò che, da un lato, veniva percepito dal cuore –come diceva Pascal- anziché dal raziocinio, dalla realtà dell’esperienza immaginifica e dalla realtà del giudizio dall’altra. Saranno poi Kant (estetica dell’esperienza sensibile ed estetica del giudizio estetico) ed Hegel (estetica come esperienza storico-spirituale), a dare vigorose gambe a questo ambito disciplinare; almeno nell’area germanica: in Italia, a posteriori –nel novecento- B. Croce attribuirà la definizione dell’Estetica al filosofo del seicento napoletano G. B. Vico. In Francia saranno i filosofi dell’Enciclopedie D’Alambert e Diderot, prima di loro J.J. Rousseau, in Inghilterra l’indirizzo empirista con Berkeley, Hume e Locke, oltre a Burke. Comunque, al di là delle attribuzioni delle definizioni originarie, dei riconoscimenti di paternità, il libro sviluppa egregiamente la ‘questione’ dell’Estetica come disciplina sistematicamente definita e scientificamente orientata, illustrando, capitolo per capitolo le implicazioni nel campo delle conoscenze e negli ambiti disciplinari che in essa convergono, essendo la sua natura di tipo interdisciplinare: dalla filosofia alla storia dell’arte, dalla semiotica alla psicoanalisi, dall’antropologia alla

sociologia. Vengono illustrate da un lato le diverse modalità percettive e di esercizio del gusto e dell’espressione, del bello e del brutto, del grottesco e del sublime (Cfr. p. 24), d’altro lato la questione della rappresentatività e dei sentimenti, del simbolico e dell’intuizione-sensazione. L’autore si interroga poi sulle possibilità analitiche, esplicative e descrittive di questa disciplina; possibilità che si realizzano attraverso la perenne e paradossale tensione fra la dimensione dell’immediatezza e quella del giudizio a posteriori, vale a dire della dialettica (Cfr. p 110 e 111) fra sensibilità e razionalità, tra ‘il così come viene percepito’ e la spiegazione mediata dall’esperienza intellettiva della determinazione fattuale e “le categorie che ne derivano, nell’arte, nelle arti, le loro tecniche, la rappresentazione,

l’immaginazione, l’espressività, i sentimenti, la sensibilità”(p.21).Di particolare interesse per lo studioso di comunicazione è l’ultimo capitolo: “Oltre l’estetica”(da p. 166 a 224), dove viene fatto il punto sulla situazione odierna della materia estetica, del suo ‘ondeggiare’ tra l’essere al centro di un nuova concezione di scientificità che si rivolge sia alle scienze dello spirito, e dell’uomo, sia alle scienze della natura verso la cibernetica, la biologia e le neuroscienze (Cfr. p. 184), del loro rapportarsi alle nuove scienze cognitive e psiconeurofisiologiche, oltre agli apporti della matematica, della geometria, dell’ottica….Non si tratta più di una interdisciplinarietà, ma di una tendenza al ‘liquefarsi’ dell’estetica, uno ‘scivolamento’ dello statuto epistemologico verso quella che in sintesi l’autore definisce ‘neuroestetica(Cfr. p. 177) che tiene anche in debito conto gli insegnamenti della cosiddetta ‘svolta linguistica’ (la commistione fra ermeneutica e

analisi del linguaggio (cfr. da p. 187 a 190). Una sorta di rifondazione della disciplina che dimostra come la presenza del passato, soprattutto riguardo quell’estetica che si occupa dì arte, sia ineliminabile non solo da un punto di vista storico-residuale ma generativo e di rinnovamento di quel legame con il mondo della vita le strutture identitarie che presiedono l’essere stesso di ciascun individuo o entità sociale e collettiva (società, nazione, stato, etnìa, gruppo ecc).

Elio Franzini“Introduzione all’Estetica”

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occhio al cinemanEx Machina Il grande snobbato degli Oscar 2016

S i sa, il premio dell’Academy non è sicuramente il riconoscimento più meritocratico nel panorama mondiale di festival e concorsi cinematografici,

anche se il più famoso e un ottimo trampolino di lancio per artisti ancora poco conosciuti.È inevitabile, quindi, che ogni anno alcuni titoli siano in lizza più grazie alla risonanza mediatica o alla celebrità di riflesso dovuta a qualche divo, che alla vera qualità del prodotto.Quest’anno il caso più eclatante è quello di “Ex Machina”, pellicola fantascientifica a budget ridotto che tratta il rapporto tra intelligenza artificiale e non, interrogandosi sulle implicazioni morali e filosofiche che per forza di cose affiorano quando, come succede nel film, un essere umano viene incaricato di stabilire se un’unità robotica con sembianze umane possa arrivare a sviluppare coscienza di sé stessa in quanto macchina pensante. Lo scrittore e sceneggiatore Alex Garland (suoi “28 giorni dopo” e “Sunshine”), qui alle prese con il suo debutto dietro la macchina da presa (e ciò fa ben sperare nelle opere future, visti i risultati), libera la regia da più di un peso, facilitandosi in partenza il lavoro: grazie a una sceneggiatura calibrata nei minimi dettagli e capace di ribaltare le situazioni, con la semplice ripetizione di frasi che condensano l’intero senso del film; grazie ad una scenografia pensata in virtù della trama, ma anche per immergere gli amanti del genere in ambienti familiari, unione di elementi presi dai grandi classici della fantascienza; e per finire, grazie a

una scelta del cast e una direzione degli attori accurate, lasciando il giusto spazio a ciascun personaggio (ognuno caratterizzato magistralmente, anche senza una singola linea di dialogo).Note di merito soprattutto ad Oscar Isaac, folle e irriconoscibile, e ad Alicia Vikander che inscena un’entità robotica come non se ne vedevano da tanto, in un film che si sarebbe meritato molto più di due misere candidature (per esempio scenografia e attore non protagonista) e che probabilmente non vedrà neanche una statuetta.Indimenticabile l’ultima sequenza, con fotografia e regia poetiche ai massimi livelli.

di Valerio Lucantonio

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Fattori Cronache dal Risorgimento di Maria Chiara Lorenti

“Cos’era la macchia? Era la solidità dei corpi di fronte alla luce.” Così Giovanni Fattori sintetizzava la teoria alla base del movimento che rivoluzionò la pittura nella seconda metà

dell’ottocento. I macchiaioli, appunto, gruppo di artisti che si riunivano nelle sale del Caffè Michelangiolo di Firenze avendolo eletto come loro ritrovo, avevano sfidato il mondo artistico dell’epoca per affermare una visione più libera della realtà, che fedelmente veniva riprodotta dagli accademici. “Fattori” è la mostra che Giuliano Matteucci, Fernando Mazzocca e Francesca Dini, grandi esperti delle opere del pittore livornese e curatori dell’esposizione, hanno allestito a Palazzo Zabarella a Padova, dove sarà visitabile sino al 28 marzo. Oltre cento dipinti tra oli e incisioni rendono completa questa rassegna antologica che sviscera le varie fasi della sua carriera artistica. Paesaggi, ritratti, momenti immortalati della vita contadina, la transumanza dei buoi guidata dai butteri, la campagna di Castiglioncello, residenza estiva di Diego Martelli, sempre aperta e pronta ad ospitare i pittori macchiaioli, ma soprattutto testimone dei cambiamenti storici che travolgevano l’Italia.Cronista attento degli eventi che caratterizzavano quegli anni difficili,

Fattori ci ha tramandato tutta la drammaticità delle grandi battaglie che hanno segnato il Risorgimento. La “carica di cavalleria”, per esempio, così coinvolgente e travolgente, resa più incisiva dal monocromo che da slancio alla composizione pittorica, è una rappresentazione realistica o un’impressione? Ciò che gli scriveva anche Diego Martelli, avvicinandolo agli impressionisti per il suo modo di approcciarsi alle variazioni di luce, che rendono vibranti e ricchi di pathos i soggetti effigiati. Ma la sua arte non si esauriva nella corrispondenza di guerra, egli passava con facilità dalle enormi tele di ispirazione militare, basta andare allo GNAM di Roma per poterne ammirare la grandiosità, ai più intimi ritratti delle persone di famiglia, come “la cugina Argia”, posata ed austera, dai grandi occhi profondi che fissano con serietà l’eventuale astante; o come i ritratti delle sue tre mogli che lo hanno accompagnato nell’arco della vita. Prove della sua capacità di cogliere appieno il carattere psicologico delle persone, con acuta accuratezza, con fotografica precisione, contrapposte a queste opere così veritiere i dipinti di più libera interpretazione, i paesaggi e le scene di vita di chiara impostazione macchiaiola. Ma cercare di racchiudere l’estro pittorico di Fattori nella sola cerchia dei macchiaioli è riduttivo e senz’altro sbagliato, il maestro durante l’iter formativo si è evoluto per arrivare in vecchiaia

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dedicato a:n

Giovanni Fatttori, “Piantoni. Il muro bianco (in vedetta)”, 1874

ad uno stile tutto suo, come fece Cezanne. Bellissimi i suoi ritratti, meravigliose le piccole tavole dove il mare di Livorno e di Castiglioncello accende di un blu astratto la campagna circostante, paesaggi estivi, solari, ove l’ocra si stempera nel verde del pascolo ormai secco, ma ancora solcato dai bianchi buoi toscani, che placidi sfidano la calura mentre assonnati braccianti si riposano all’ombra. E in ultimo ancora i soggetti militari, visti con l’occhio disincantato di un uomo deluso negli ideali del Risorgimento, non più eroi, ma poveri diavoli che concimano i campi di battaglia, e così diventano soggetti di denuncia, come ne “lo staffato”, dove un cavallo imbizzarrito tutto travolge, trascinandosi nella folle corsa il corpo straziato del milite rimasto impigliato nella staffa. Temi forti, non più epici, aulici, ma in ogni modo velati da una pennellata pietosa, che mostra l’altra faccia della guerra, quella che i salotti bene tacevano.

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di Maria Centamore

occhio al libron

I l 9 genna io 1993 uno s t imato med ico f rancese J .C Romand ucc ide la mog l ie

e i due f ig l i e tenta invano i l su ic id io . L’ inch ies ta r ive la che da o l t re 18 ann i ment iva . Non s i e ra ma i laureato, non lavorava ne l pres t ig ioso ente d i r i cerca f rancese come af fermava, conduceva una v i ta lussuosa graz ie a l denaro che g l i ven iva a f f idato da parent i ed amic i per fa l s i invest iment i cu i vantava d i poter accedere graz ie a l le conoscenze pro fess iona l i . Ver rà condannato a l l ’ e rgasto lo. Lo scr i t to re Car rère ent ra in contat to con lu i e r imane turbato da l la v i ta d i so l i tud ine e d i menzogna de l l ’ assass ino. Uno s t i l e asc iu t to e rap ido per una s tor ia eccez iona le ed a l lo s tesso tempo l im i t ro fa

ad ognuno d i no i , perché ch i d i no i può d i re d i non essers i ma i avv ic inato a l la “ bana l i tà de l ma le“? Ch i può negare d i essers i spor to su l barat ro e d i non averne sent i to i l fasc ino? Poss iamo af fermare d i non aver ma i avver t i to la f rag i l i tà d i que l la l inea che separa ver i tà e menzogna, onestà e brog l io , de l i r io omic ida e san i tà? Un l ib ro ter r ib i le , p iù spaventoso d i un c ruento no i r perché c i in t roduce ad una s tor ia vera che tocca le corde recond i te de l le nost re f rag i l i tà tu t te umane. “ I vecch i Romand avrebbero dovuto vedere D io e a l suo posto avevano v i s to, sot to le sembianze de l l ’ amato f ig l io, co lu i che la B ibb ia ch iama Satana: l ’Avversar io . “ Be l l i ss imo.

“L’avversario”di Emmanuel Carrère

di Giuseppe Chitarrini

Lo statunitense A. C. Danto, scomparso novantenne alla fine del 2013, è stato uno dei maggiori

critici, filosofi e storici dell’arte a livello mondiale. Questo volume contiene la raccolta degli ultimi suoi scritti dedicati a quelli che sono gli aspetti fondanti dell’esperienza artistica ed estetica. Esiste una definizione comune di Arte? C’è un filo conduttore che lega l’espressione e il tipo di creatività degli affreschi neolitici nelle grotte di Altamira con gli affreschi della Cappella Sistina, da Giotto a Duchamp, da Michelangelo a Pollock? I nostri predecessori ed antenati riuscirebbero a comprendere una istallazione di David Hammonds? I. Kant capirebbe una composizione di Jeff Koons, e soprattutto, lo considererebbe ancora arte, o un’altra cosa? Cosa penserebbe e quale definizione darebbe F.W. Hegel a proposito dell’attività di A. Warhol?

L’autore ci offre in maniera chiara e diretta molto materiale di riflessione, ripercorrendo alcuni aspetti decisivi che hanno costituito le principali tematiche della sua lunga e prolifica attività di storico e critico d’arte; la sua opera è apprezzata anche in Italia dove sono stati tradotti altri suoi testi e dove, nel 2007, l’Università di Torino gli conferì la Laurea Honoris Causa. Questa sua raccolta uscita postuma in Italia costituisce un libro di piacevole lettura, denso di osservazioni originali, lucide e, soprattutto, capaci di suscitare la curiosità r l’attenzione sia dell’esperto sia di chi intende iniziare un percorso introduttivo nel mondo della critica e della storia dell’arte.Il volumetto, si avvale di una traduzione competente e dotata di sensibilità artistica, della critica italiana Nicoletta Poo“Che cosa è l’arte”, Johan & Levi, Milano 2014, pp 128, Euro 14,00

Arthur C. Danto“Che cosa è l’arte”

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Q uesta storia breve in tre volumi, pubblicata su Shogakukan dal ‘76 al ‘78, può essere vista come la volontà del dio dei manga di cimentarsi in storie

più grette e amorali per seguire e arrivare a dominare tale tendenza, nata negli anni ‘60, e per prendere le distanze dai fumetti per bambini (come Astroboy o Kimba); e il bello è che questo autore così poliedrico e prolifico riuscirà anche in questo caso a reinventare, portando ironicamente agli eccessi situazioni tragiche e di violenza, e ad innovare trattando temi (per esempio l’esplicita e dichiarata omosessualità dei protagonisti) mai affrontati con tanto coraggio e sfrontatezza.Il thriller si dipana attorno al legame, nato dal segreto comune riguardo una strage causata da un’arma chimica, chiamata MW, tra il prete Garai e Michio Yuki, antieroe perverso e maligno che dentro di sé riunisce due ruoli chiave (il genio del male e la femme fatale), dando vita ad uno dei personaggi più unici e indimenticabili del fumetto giapponese. La struttura narrativa ingarbugliata e ricca di tensione è contaminata da tratti caratteristici comuni all’ intera opera tezukiana, come i numerosi personaggi che si alternano

spesso tra i ruoli di comprimari e protagonisti, quasi sempre rappresentati dalle solite ‘maschere’ utilizzate dal padre dello story-manga, approfonditi e sfaccettati minuziosamente dal punto di vista psicologico; in questa storia che attacca ferocemente la società e il governo giapponese ad appena trent’anni da Hiroshima, tragedia dalla quale gli uomini non sembrano aver capito i propri sbagli (l’MW viene testato e analizzato in segreto, in attesa del momento per usarlo), Tezuka riesce contemporaneamente ad eccellere sia nel disegno, con una regia delle tavole dinamica per l’epoca, sia nella sceneggiatura, che ci dipinge una serie di personaggi in cui nessuno si può veramente definire portatore del bene e riferimento positivo per il lettore.Peccato per il finale leggermente affrettato, unico difetto di un manga che ogni appassionato in cerca di qualcosa di diverso (sia per genere che per periodo di pubblicazione) dovrebbe leggere.

di Valerio Lucantonio

MWUno dei Tezuka più crudi

mangan

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in mostranL’Arte del fumettoCinquant’anni di fumetto italiano di Stefania Servillo

I Il fumetto è chiamato la nona arte e, sebbene per lungo tempo sia stato trascurato, stiamo assistendo già da diversi anni a una piena

rivalutazione della sua importanza come opera culturale che, in sé, (volendo semplificare) riunisce le caratteristiche del romanzo e quelle dell’opera d’arte. Parlare di quando e come sia nato, dell’evoluzione, del ruolo fondamentale della sceneggiatura e di tutto quel che riguarda l’argomento, è certamente un’impresa titanica; proprio per questo il Museo di Roma in Trastevere propone un percorso oculato e specifico: raccontare, attraverso opere e autori con stili molto diversi tra loro, la storia del fumetto italiano a partire dal 1967. L’anno scelto è particolarmente significativo, è anno d’uscita di “Una ballata del mare salato” in cui ci viene presentato l’affascinante Corto Maltese firmato da Hugo Pratt. L’esposizione prosegue attraverso vari autori celebri: Sergio Toppi, Andrea Pazienza, Lorenzo Mattotti fino ad arrivare a Zero Calcare. La proposta è più che varia ed attraversa sia il romanzo sia la graphic novel. “Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” è curata da Paolo Barcucci e da Silvano Mezzavilla e proseguirà fino al 24 aprile 2016.Per i cultori del genere è certamente un’occasione imperdibile. Maggiori informazini:Museo di Roma in Trastevere – Piazza S. Egidio, 1B – Roma Da martedì a domenica 10.00 – 20.00 (la biglietteria chiude alle 19.00)

Lunedì chiusoBiglietti € 7,50 intero, € 6,50 ridotto residenti€ 8,50 intero, € 7,50 ridotto non residenti.www.romanzidisegnati.it ; www.museodiromaintrastevere.it tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)

B rian M. Viveros ha iniziato “ufficialmente” la sua carriera nel 1997 partecipando all’esposizione “The art of porn exhibition” in Svizzara. Da

allora ha esposto in varie mostre in America ed in Europa ed è apparso in molte riviste settoriali. Le sue opere sono seduzione allo stato puro, non è un elemento specifico a scatenare forti sensazioni, ma l’insieme dei colori, delle linee e dei dettagli. La donna è protagonista indiscussa dei suoi dipinti e delle sue illustrazioni, proposta come forte e reduce da battaglie, è generalmente fornita di dettagli e accessori riconducibili alla “tradizione” del pulp e del cyber punk. Per la realizzazione utilizza nella creazione una tecnica che vede lo sposarsi dell’olio, acrilico e areografo.Le sue opere sono spesso adattate per vari tipi di merchandising dalle magliette alla cover per cellulari.

Per maggiori informazioni: http://brianmviveros.com/

Brian M. ViverosReinterpretando la sensualità

dedicato an

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di Cristina Simoncini

curiosARTn

P robabi lmente non avete mai provato, f in ’ora, for t i emozioni ne i confront i d i un bul lone, a meno che, natura lmente, non tenesse

ins ieme qualche cosa d i importante. Ma emozioni int imamente fort i? Forse non mol to. Tobbe Malm, un fabbro e fotografo, ve lo farà tuttav ia r icons iderare.Malm, che v ive in Norvegia, s i è imbattuto in un mucchio d i vecchi bu l lon i arruggin i t i , in un f ien i le d i Berns laden in Svez ia, e immediatamente g l i sono apparse a l la mente forme umane. Ha portato a l lora a casa i bu l lon i e l i ha forg iat i in p icco le scu l ture, t rasformandol i da pezz i d i ferrag l ia in personaggi umani astratt i , ed ha int i to lato questa ser ie d i scu l ture “Bol t Poetry”, c ioè “Poes ia de l bu l lone”.Nonostante la loro sempl ice forma e l ’or ig ine cos ì umi lmente banale, ne l le mani d i Bo l t i bu l lon i sono d ivenut i potent i f igure emozional i . P iegandol i , torcendol i e d isponendol i in modo opportuno, Malm r iesce ad evocare sent iment i d i t r is tezza, tenerezza, so l i tud ine e dolore. Quest i sempl ic i pezz i d i meta l lo d ivengono dolorosamente umaniPer Malm, i personaggi de i bu l lon i sembrano evolvere natura lmente durante i l processo d i forg iatura. “Ho cercato d i creare re laz ion i , incontr i e s i tuaz ion i”, d ice Malm. “Improvv isamente, sono emerse stor ie d i do lore, t r is tezza, e so l i tud ine. S i è creata una sorta d i poes ia, da qui i l t i to lo de l la ser ie”. P iuttosto che dare ad ogni p icco la scu l tura un t i to lo, eg l i lo lasc ia a l la interpretaz ione del l ’osservatore, lasc iando che le loro forme sempl ic i t rasmettano le esper ienze universa l i che possono r iguardare tutt i no i , ind ipendentemente da come le ch iamiamo.Font i : http://www.expressen.sehttp://www.jernmalm.com/bol t-poetry

Bolt PoetryVecchi bulloni divengono profonde sculture dell’esperienza umana

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Teatro Marconi a RomaOcchio al palcoscenicon

di Rossana Gabrieli

“I l teatro non è i l paese del la realtà, ma è i l paese del vero: c i sono cuori umani dietro le quinte, cuor i umani nel la sala, cuor i

umani sul palco”.Uno dei più celebr i afor ismi di Victor Hugo diventa manifesto e bigl ietto da vis i ta del Teatro Marconi di Roma, che prende i l nome dal lungo via le nel la capitale ove è s i tuato. Come per molt i teatr i in Ital ia, i l Marconi aff ianca al l ’offerta art ist ica di intrattenimento una r icca att iv i tà di studio, attraverso stages e workshop, r ivolt i a quant i sentono passione per la reci taz ione.Interessante i l cartel lone 2015/2016, che ha già proposto: “Forza venite gente”, evergreen per appassionat i , e sta portando in scena in quest i

g iorni “I l matr imonio nuoce gravemente al la salute”, r i tratto di una coppia dei nostr i g iorni , con una le i in carr iera, a l lergica al matr imonio ed un lui fe l icemente casal ingo.Sarà poi la volta di “Nudo proprietar io 2.0”, “Taxi a due piazze” e “Ti amo, sei perfetto, ora cambia”, tutt i lavor i che traggono ispirazione dal la di ff ic i le v i ta dei nostr i tempi, cone le sue complesse sfaccettature.I l Teatro Marconi, attento ad accogl iere suggerimenti dal la realtà quot idiana, non r inuncia a def inirs i “teatro integrato”, attento a cogl iere e valor izzare quegl i aspett i del teatro att i a favor ire l ’ inc lusione del le divers i tà s ia f is iche che psichiche, dimostrando di voler recepire le esper ienze di teatroterapia, che oggi vengono guardate con sempre crescente inbteresse da chi s i occupa di disabi l i tà.Informazioni: info@teatromarconi. i t

I n ogni famigl ia che si r ispetti, tra i classici r imedi del la nonna che si tramandano di generazione in generazione, ci sono quel l i che riguardano i l r iuso

del le bucce di frutta e verdura. Usate per profumare ambienti domestici, per r igenerare capi usurati, per lucidare stovigl ie le bucce di frutta e agrumi come l ’arancia, la banana, la mela, i l melograno, solo per nominare le più uti l izzate, r isultano da sempre essere risorse natural i dai moltepl ici impieghi. L’università di Singapore ha sperimentato che le bucce di svariate t ipologie di frutta possono essere impiegate per depurare l ’acqua dal le sostanze inquinanti qual i metal l i pesanti o coloranti usati nel l ’ industria. Lo studio pubblicato sul la r ivista Acs Sustainable Chemistry & Engineering, r ivela che i frutt i più adeguati sono i l melone gial lo, l ’avocado e la pitaya o “frutto del drago”. Inoltre, poichè le bucce hanno la capacità di assorbire sostanze tossiche e batteri e sono maggiormente eff icaci se essiccate, così trattate potrebbero essere usate per contrastare

le sostanze inquinanti attraverso la real izzazione di f i l tr i natural i . Gl i stessi r isultati del la depurazione del l ’acqua, usando invece bucce di banana e verdura, sono stati ottenuti anche da un giovane ricercatore salentino, Alvaro Maggio. In Alto Adige, la regione ital iana che da sola fornisce i l 10% del la produzione mondiale di mele, sono stati brevettati “cartamela” e “pel lemela” uti l izzando come materia prima industriale ecologica proprio gl i scarti del la lavorazione del le mele. Infatt i, in un laboratorio di anal isi chimiche di Bolzano, Frumat, uti l izzando “cartamela” è stato messo a punto un processo di lavorazione che ha consentito la produzione di rotol i di carta assorbente, carta igienica, quaderni, sacchetti biodegradabil i e scatole per i l packaging. L’altro prodotto, la pel lemela, è dedicato al le real izzazione di calzature, di r ivestimenti di divani, sedie e tutt i i prodotti real izzati con ecopel le. Rimanendo in tema di abbigl iamento ecocompatibi le, non si può dimenticare una invenzione di due imprenditr ici sici l iane, che creano vestit i con le bucce d’arancia. Infatt i la Orange Fiber, innovativa start up del le giovani imprenditr ici Adriana Santanocito e Enrica Arena, attraverso un particolare processo industriale brevettato in col laborazione con i l Pol itecnico di Milano, recupera le bucce di arancia e le trasforma in un f i lato che viene successivamente tessuto. I l processo di lavorazione si basa sia sul recupero del pastazzo, scarto del la spremitura e di diff ic i le smalt imento, che sul le nanotecnologie uti l izzate per f issare sui tessuti l ’ol io essenziale degli agrumi. Una modalità interamente ecologica che può dare una grossa mano al la f i l iera agrumicola nel la gestione degli scarti di produzione.

occhio all’ambienten

di Nicola Fasciano

Le bucce della frutta: risorsa sostenibile dagli impensabili utilizzi

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sul filo di china

Eventin

nRoma“Prototypology, Cy Twombly&Co”Gagosian Gallery, fino al 5 marzo“COBRA in Italia. Asger Jorn e Pinot Gallizio”Palazzo Sciarra, fino al 9 marzo“Parola critica- Ugo Volli. Nessun dogma”MACRO, fino al 12 marzo“Affinità elettive”Galleria d’Arte Moderna di Roma, fino al 13 marzo“Transformers”MAXXI, fino al 28 marzo“Gillo Dorfles: essere nel tempo”MACRO, fino al 30 marzo“Ron English” Dorothy Circus Gallery, dal 20 febbraio fino al 31 marzo “Sicioldr. Sogni, visioni, ombre”Nero gallery, fino al 2 aprile“Pablo Echaurren. Contropittura”GNAM, fino al 3 aprile“CoBrA: una grande avanguardia europea (1948-1951)”Palazzo Cipolla, fino al 3 aprile“Contropittura. Pablo Echaurren”GNAM, fino al 3 aprile“Renzo Arbore. La mostra”MACRO Testaccio, fino al 3 aprile“Pixelpancho. Androidèi”Galleria Varsi, fino al 3 aprileAfarin SajediDorothy Circus Gallery, il 9 aprile“Serpentiform. Arte, gioielleria, design”Museo di Roma, fino al 10 aprile“Bertille Bak. Radice”The gallery Apart, fino al 23 aprile“Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” (articolo a pag. 12)Museo di Roma in Trastevere, fino al 24 aprile“Patrizia dalla Valle. Metamosaico”Musei di Villa Torlonia- Casina delle Civette, fino al 30 aprile“Leonardo Da Vinci. Il genio e le macchine”Palazzo della Cancelleria, 30 aprile“Botero. Via Crucis. La passione di Cristo”Palazzo delle Esposizioni, fino al 1 maggio“Toulouse Lautrec. La collezione del museo di Belle Arti di Budapest” Museo dell’Ara Pacis, fino al 8 maggio

“Egosuperegoalterego. Volto e corpo contemporaneo dell’arte”MACRO, fino al 8 maggio“Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento”Scuderie del Quirinale, fino al 30 giugno“I Macchiaioli”Chiostro del Bramante, fino al 3 luglio

nFirenze“Il mondo che non c’era. Arte precolombiana nella collezione Ligabue”Museo Archeologoco Nazionale, fino al 6 marzo “Un palazzo e la città” Museo Salvatore Ferragamo, fino al 3 aprile

nForlì“Piero della Francesca, indagine su un mito” Musei San Domenico, fino al 26 giugno

nGenova “Dagli impressionisti a Picasso” Palazzo Ducale, fino al 10 aprile

nMilano “Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau” (articolo a pagg. 8-9)Palazzo Reale, fino al 20 marzo“Picasso, Capolavori incisori e litografici”Deodato Arte, fino al 30 marzo

nPadova “Fattori” (articolo a pagg.8-9)Palazzo Zabarella, fino al 28 marzo

nTreviso “El Greco in Italia - Metamorfosi di un genio” Casa dei Carraresi, fino al 10 aprile

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Chuma Hill, “Saucy female”