ungaretti

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UNGARETTI Veglia Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita Fratelli Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimante involontaria rivolta dell'uomo presente alla sua fragilità Fratelli San Martino del Carso Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto Ma nel cuore nessuna croce manca E' il mio cuore il paese più straziato Soldati Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. IL PORTO SEPOLTO Vi arriva il poeta

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Page 1: Ungaretti

UNGARETTI

Veglia Un'intera nottatabuttato vicinoa un compagnomassacratocon la sua boccadigrignatavolta al pleniluniocon la congestionedelle sue manipenetratanel mio silenzioho scrittolettere piene d'amore Non sono mai statotantoattaccato alla vita

  

  Fratelli Di che reggimento sietefratelli? Parola tremantenella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimanteinvolontaria rivoltadell'uomo presente alla suafragilità

Fratelli 

 

  

 

San Martino del Carso Di queste casenon è rimastoche qualchebrandello di muro Di tantiche mi corrispondevanonon è rimastoneppure tanto Ma nel cuorenessuna croce manca E' il mio cuoreil paese più straziato

 Soldati Si sta comed'autunnosugli alberile foglie.

IL PORTO SEPOLTO

Vi arriva il poetae poi torna alla luce con i suoi cantie li disperdeDi questa poesiami restaquel nullad’inesauribile segreto

Page 2: Ungaretti

I fiumi

Mi tengo a quest’albero mutilatoabbandonato in questa dolinache ha il languoredi un circoprima o dopo lo spettacoloe guardoil passaggio quietodelle nuvole sulla luna

Stamani mi sono distesoin un’urna d’acquae come una reliquiaho riposato

L’Isonzo scorrendomi levigavacome un suo sasso

Ho tirato sule mie quattr’ossae me ne sono andatocome un acrobatasull’acqua

Mi sono accoccolatovicino ai miei pannisudici di guerrae come un beduinomi sono chinato a ricevereil sole

Questo è l’Isonzoe qui megliomi sono riconosciutouna docile fibradell’universo

Il mio supplizioè quandonon mi credoin armonia

Ma quelle occultemaniche m’intridonomi regalanola rarafelicità

Ho ripassatole epochedella mia vita

Questi sonoi miei fiumi

Questo è il Serchioal quale hanno attintoduemil’anni forsedi gente mia campagnolae mio padre e mia madre

Questo è il Niloche mi ha vistonascere e cresceree ardere d’inconsapevolezzanelle estese pianure

Questa è la Sennae in quel suo torbidomi sono rimescolatoe mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumicontati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgiache in ognunomi traspareora ch’è notteche la mia vita mi pareuna corolladi tenebre

Mattina M'illuminod'immenso.

 

Page 3: Ungaretti

LA PIOGGIA NEL PINETO ( D’ Annunzio)

Taci. Su le sogliedel bosco non odoparole che diciumane; ma odoparole più nuoveche parlano gocciole e foglielontane.Ascolta. Piovedalle nuvole sparse.Piove su le tamericisalmastre ed arse,piove su i piniscagliosi ed irti,piove su i mirtidivini,su le ginestre fulgentidi fiori accolti,su i ginepri foltidi coccole aulenti,piove su i nostri voltisilvani,piove su le nostre maniignude,su i nostri vestimentileggieri,su i freschi pensieriche l'anima schiudenovella,su la favola bellache ierit'illuse, che oggi m'illude,o Ermione.

Odi? La pioggia cadesu la solitariaverduracon un crepitío che durae varia nell'ariasecondo le frondepiù rade, men rade.Ascolta. Rispondeal pianto il cantodelle cicaleche il pianto australenon impaura,nè il ciel cinerino.E il pinoha un suono, e il mirtoaltro suono, e il gineproaltro ancóra, stromentidiversisotto innumerevoli dita.E immersi

noi siam nello spirtosilvestre,d'arborea vita viventi;e il tuo volto ebroè molle di pioggiacome una foglia,e le tue chiomeauliscono comele chiare ginestre,o creatura terrestreche hai nomeErmione.

Ascolta, ascolta. L'accordodelle aeree cicalea poco a pocopiù sordosi fa sotto il piantoche cresce;ma un canto vi si mescepiù rocoche di laggiù sale,dall'umida ombra remota.Più sordo e più fiocos'allenta, si spegne.Sola una notaancor trema, si spegne,risorge, trema, si spegne.Non s'ode voce del mare.Or s'ode su tutta la frondacrosciarel'argentea pioggiache monda,il croscio che variasecondo la frondapiù folta, men folta.Ascolta.La figlia dell'ariaè muta; ma la figliadel limo lontana,la rana,canta nell'ombra più fonda,chi sa dove, chi sa dove!E piove su le tue ciglia,Ermione.

Piove su le tue ciglia neresìche par tu piangama di piacere; non biancama quasi fatta virente,par da scorza tu esca.E tutta la vita è in noi frescaaulente,il cuor nel petto è come

pescaintatta,tra le pàlpebre gli occhison come polle tra l'erbe,i denti negli alvèolicon come mandorle acerbe.E andiam di fratta in fratta,or congiunti or disciolti(e il verde vigor rudeci allaccia i mallèolic'intrica i ginocchi)chi sa dove, chi sa dove!E piove su i nostri vóltisilvani,piove su le nostre maniignude,su i nostri vestimentileggieri,su i freschi pensieriche l'anima schiudenovella,su la favola bellache ierim'illuse, che oggi t'illude,o Ermione.