isola dei cani - aprile 2014

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GRATIS ET AMORE DEI ESCE QUANDO PUÒ SIRACUSA - ANNO XXX - NUMERO 241 - APRILE 2014 Segue in ultima Concetto La Bianca, ex assessore ai Lavori Pubblici di lungo corso (corso Umberto, in particolare, per ricordare uno dei rifacimenti stradali chiù scaccagnàti della storia siracu- sana) ha raccontato che l’anno scorso, poco prima del ballottaggio per l’elezione a sin- daco tra Giancarlo Garozzo e Paolo Ezechia Reale, sarebbe stato presente a un incontro avvenuto a casa di Pippo Gianni tra questi e Garozzo, il quale era accompagnato dal ve- nerabile Gino Foti e dal badante ed ex segre- tario provinciale del Pd Cafeo. Motivo della riunione non era di giocare a briscola in cinque o a rubamazzetto, ma fare un gentlemen’s agreement – ossia un accordo tra gentiluomini; per dirla alla La Bianca: mittìrisi r’accòddu. Gianni avrebbe assicura- to un po’ di voti a Garozzo in cambio di qual- cosa, tipo un assessorato e poltroncine varie. In effetti, quando in seguito venne eletto pre- sidente del nuovo consiglio comunale Leone Sullo (Carneade chi era costui?) del Centro Democratico, si disse e si scrisse che era la dimostrazione dell’esistenza di un asse tra il gruppo di Pippo Gianni e il sindaco. Garozzo, che già in quell’occasione ave- va replicato di non aver stretto alcun patto con Gianni, adesso ha negato con nettezza l’episodio ricordato da La Bianca, al quale ha consigliato di godersi la pensione. Della serie-con dolcezza: “Cuncettu, ma o viri cu ta sbrinzìa”. Al ché Pippo Gianni – al suono di “Cerco un Centro-Democratico di gravità permanente” ha deciso di rompere con la giunta comuna- le e di ritirare il proprio assessore Silvana Gambuzza. La quale, però, a stretto giro ha dichiarato che l’unico legittimato a chiedere le sue dimissioni è il sindaco. Se ne deduce che, pur essendo assessore alla Mobilità (e alla Polizia municipale) Gambuzza non si ri- tiene una donna-mobile-qual piuma-al-vento e, strafottendosene alla grandissima di Gian- ni, ha pensato bene di tenersi l’assessorato e forse di passare ufficialmente nell’accoglien- te area garozziana del Pd. Ma è mai possibile una storia del genere? Di un giovane sindaco renziano a guida di un’amministrazione di centrosinistra che tie- ne conto di vecchi filibustieri democristiani, di ex esponenti e comparse del centrodestra e di ogni dove, non disdegnando di reclu- tarne? Ovviamente no, che non è possibile! Perché la vicenda in questione è una delle tante che giornalmente avvengono in un mondo pa- rallelo a quello in cui viviamo, caratterizzato da cosiddette storie alternative. Ma la barriera che separava il nostro mondo da quello parallelo si è rotta e le storie “vere” e “alternative” hanno cominciato a confondersi. Ad esempio: nel mondo parallelo c’è un Paolo Ezechia Reale che, a differenza di quello che vola alto, fa l’assessore volando basso dopo ave- re aderito al gruppo di “Articolo 4” fondato da Leanza, un siculo fuoriclasse olimpionico del saltafossismo triplo-lungo-in alto. Della serie: “Saltiamo alto, saltiamo altro”. In consiglio comunale il gruppo di Progetto Si- racusa di Salvo Bubù Sorbello e amici fa l’op- posizione alla giunta di centrosinistra-allargato guidata da Garozzo – si può – mentre a Palermo il leader di “Progetto Siracusa” fa l’assessore re- gionale nella giunta di centrosinistra-allargato guidata dal rivoluzionario-cincillà Rosario Cro- cetta – si può!!! Della serie - grazie Giorgio Ga- ber - : “ Si può/ siamo liberi come l’aria/ si può/ siamo noi che facciam la storia/ si può….”. Se per il presidente cinese Mao la rivoluzione non era un pranzo di gala, nel mondo paralle- lo la rivoluzione è un happy hour a Palazzo dei Normanni e in altri locali a la page. Blues Brothers Pippo Gennuso potrebbe incatenarsi di fronte alla villetta intestata alla moglie e da poco se- questrata. L’immobile, situato in contrada Fal- conara dalle parti del Lido di Noto, avrebbe occupato abusivamente uno spazio demaniale, e sarebbe stato inoltre ristrutturato non rispettan- do le autorizzazioni indicate nella concessione edilizia. Se l’autorità giudiziaria dovesse confer- mare i reati contestati, irregolarità e violazioni sarebbero certo avvenute a insaputa di Gennuso, come spesso succede in Italia. Da qui – secon- do noi – la possibile nuova clamorosa azione del politico rosolinese che, in mancanza d’altro, po- trebbe protestare contro il destino cinico e baro che si accanisce con lui. Sembra infatti che non si ritornerà a votare per le Regionali del 2012 in 6 sezioni di Pachino e in 3 di Rosolini, come in- vece aveva stabilito a febbraio una sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa (Cga) ac- cogliendo il ricorso di Gennuso, il quale aveva denunciato dei brogli che secondo lui avrebbero impedito la sua rielezione a deputato regionale. Mondi paralleli e storie alternative Na passione cchiù forte ‘e na catena casual food Pizze a lenta lievitazione (fino a 72 ore) Birre artigianali italiane Carni cotte sulla vera brace Via Cairoli, 18 - Siracusa - Tel. 0931 66851 www.pianobsiracusa.com [email protected] - [email protected]

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GRATIS ET AMORE DEI

ESCEQUANDO PUÒ

SIRACUSA - ANNO XXX - NUMERO 241 - APRILE 2014

Segue in ultima

Concetto La Bianca, ex assessore ai Lavori Pubblici di lungo corso (corso Umberto, in particolare, per ricordare uno dei rifacimenti stradali chiù scaccagnàti della storia siracu-sana) ha raccontato che l’anno scorso, poco prima del ballottaggio per l’elezione a sin-daco tra Giancarlo Garozzo e Paolo Ezechia Reale, sarebbe stato presente a un incontro avvenuto a casa di Pippo Gianni tra questi e Garozzo, il quale era accompagnato dal ve-nerabile Gino Foti e dal badante ed ex segre-tario provinciale del Pd Cafeo. Motivo della riunione non era di giocare a briscola in cinque o a rubamazzetto, ma fare un gentlemen’s agreement – ossia un accordo tra gentiluomini; per dirla alla La Bianca: pì mittìrisi r’accòddu. Gianni avrebbe assicura-to un po’ di voti a Garozzo in cambio di qual-cosa, tipo un assessorato e poltroncine varie. In effetti, quando in seguito venne eletto pre-sidente del nuovo consiglio comunale Leone Sullo (Carneade chi era costui?) del Centro Democratico, si disse e si scrisse che era la dimostrazione dell’esistenza di un asse tra il gruppo di Pippo Gianni e il sindaco.Garozzo, che già in quell’occasione ave-va replicato di non aver stretto alcun patto con Gianni, adesso ha negato con nettezza l’episodio ricordato da La Bianca, al quale ha consigliato di godersi la pensione. Della serie-con dolcezza: “Cuncettu, ma o viri cu ta sbrinzìa”. Al ché Pippo Gianni – al suono di “Cerco un Centro-Democratico di gravità permanente” ha deciso di rompere con la giunta comuna-le e di ritirare il proprio assessore Silvana Gambuzza. La quale, però, a stretto giro ha dichiarato che l’unico legittimato a chiedere le sue dimissioni è il sindaco. Se ne deduce che, pur essendo assessore alla Mobilità (e alla Polizia municipale) Gambuzza non si ri-tiene una donna-mobile-qual piuma-al-vento e, strafottendosene alla grandissima di Gian-ni, ha pensato bene di tenersi l’assessorato e forse di passare ufficialmente nell’accoglien-te area garozziana del Pd. Ma è mai possibile una storia del genere? Di un giovane sindaco renziano a guida di un’amministrazione di centrosinistra che tie-ne conto di vecchi filibustieri democristiani, di ex esponenti e comparse del centrodestra e di ogni dove, non disdegnando di reclu-tarne? Ovviamente no, che non è possibile!

Perché la vicenda in questione è una delle tante che giornalmente avvengono in un mondo pa-rallelo a quello in cui viviamo, caratterizzato da cosiddette storie alternative. Ma la barriera che separava il nostro mondo da quello parallelo si è rotta e le storie “vere” e “alternative” hanno cominciato a confondersi. Ad esempio: nel mondo parallelo c’è un Paolo Ezechia Reale che, a differenza di quello che vola alto, fa l’assessore volando basso dopo ave-re aderito al gruppo di “Articolo 4” fondato da Leanza, un siculo fuoriclasse olimpionico del saltafossismo triplo-lungo-in alto. Della serie: “Saltiamo alto, saltiamo altro”. In consiglio comunale il gruppo di Progetto Si-racusa di Salvo Bubù Sorbello e amici fa l’op-posizione alla giunta di centrosinistra-allargato guidata da Garozzo – si può – mentre a Palermo il leader di “Progetto Siracusa” fa l’assessore re-gionale nella giunta di centrosinistra-allargato guidata dal rivoluzionario-cincillà Rosario Cro-cetta – si può!!! Della serie - grazie Giorgio Ga-ber - : “ Si può/ siamo liberi come l’aria/ si può/ siamo noi che facciam la storia/ si può….”.Se per il presidente cinese Mao la rivoluzione non era un pranzo di gala, nel mondo paralle-lo la rivoluzione è un happy hour a Palazzo dei Normanni e in altri locali a la page.

Blues Brothers

Pippo Gennuso potrebbe incatenarsi di fronte alla villetta intestata alla moglie e da poco se-questrata. L’immobile, situato in contrada Fal-conara dalle parti del Lido di Noto, avrebbe occupato abusivamente uno spazio demaniale, e sarebbe stato inoltre ristrutturato non rispettan-do le autorizzazioni indicate nella concessione edilizia. Se l’autorità giudiziaria dovesse confer-mare i reati contestati, irregolarità e violazioni sarebbero certo avvenute a insaputa di Gennuso, come spesso succede in Italia. Da qui – secon-do noi – la possibile nuova clamorosa azione del politico rosolinese che, in mancanza d’altro, po-trebbe protestare contro il destino cinico e baro che si accanisce con lui. Sembra infatti che non si ritornerà a votare per le Regionali del 2012 in 6 sezioni di Pachino e in 3 di Rosolini, come in-vece aveva stabilito a febbraio una sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa (Cga) ac-cogliendo il ricorso di Gennuso, il quale aveva denunciato dei brogli che secondo lui avrebbero impedito la sua rielezione a deputato regionale.

Mondi paralleli e storie alternative

Na passione cchiùforte ‘e na catena

casual food

Pizze a lenta lievitazione (fino a 72 ore)Birre artigianali italianeCarni cotte sulla vera brace

Via Cairoli, 18 - Siracusa - Tel. 0931 [email protected] - [email protected]

PAGINA 2 APRILE 2014

La Pillirina nel mirino di Bum Bum Impallomeni

Cronachetta di un’apertura annunciataCi siamo. Così viene pubblicizzato il prossimo (??) avvio del Centro Commerciale della Fiera del Sud. Ma è dalla primavera del 2012 che si rincorrono le imminenti aperture.Quasi una farsa come nell’esilarante film comi-co in cui Stanlio e Ollio salgono in macchina e salutano con”Arrivedorci” senza mai riuscire a partire.Eppure nel gennaio 2012 un periodico siracusa-no annunciava con grande enfasi - dopo avere accusato “i soliti pseudo ambientalisti fautori di immobilismo” - che il nuovo centro commer-ciale avrebbe generato millepostidilavoromille, dei quali oltre 600 direttamente impegnati nel centro commerciale, e quindi per differenza un indotto di ben 400. Manco il miglior Berlusconi si sarebbe spinto a tanto. Tutto questo in piena crisi economica e conseguente contrazione dei consumi che vede il crollo delle vendite nei cen-tri commerciali del sud.Basta ricordarsi dell’Outlet di contrada Spalla,

mai decollato, e delle numerose saracinesche abbassate nei due centri commerciali ancora aperti a Siracusa. Per non parlare dell’infinita vicenda giudiziaria che vede coinvolti il Comu-ne, l’Open Land e Legambiente.A questo punto l’unico vero affare che l’Open Land, titolare del centro commerciale, potrà re-alizzare sarà legato alla causa risarcitoria inten-tata contro il Comune per ben 25 milioni, che ovviamente non creeranno alcun posto di lavoro.Gli unici che si gioveranno di questo “partiam partiam” rossiniano, dove i personaggi restano immobili in un crescendo infinito, sono i cittadini che utilizzano quel budello di viale Epipoli nel quale già insistono tre supermercati e vi con-vergono i residenti della “Pizzuta”, di Belvedere più gli abitanti delle nuove villette a schiera. Figurarsi cosa accadrebbe con un centro com-merciale che nei fantasiosi progetti avrebbe 1000 dipendenti e qualche altro migliaio di clienti. Franco Motta

Il consigliere comunale Doppiet-ta ci riprova. Dopo avere tentato in passato d’impallinare il Parco degli Iblei e di affondare il Piano Paesaggistico, Bum Bum Pippo Impallomeni ha dichiarato aperta la caccia alla Pillirina.E negli ultimi tempi si era dato da fare per raccogliere le firme neces-sarie per presentare in Consiglio un atto d’indirizzo con cui chiedere di ridurre il perimetro della riserva na-turale orientata in via d’istituzione “Penisola Maddalena e Capo Mur-ro di Porco”. In consiglio comuna-le Impallomeni c’è tornato grazie all’elezione nella lista-transfer del figlio di Tatai Bandiera “Con Edy per Siracusa”; indi è stato nominato vice presidente del civico conses-so, fa riferimento “tecnico” (???) al gruppo di Siracusa Democratica ma è anche coordinatore provinciale dei Popolari per l’Italia non disdegnan-do la vicinanza all’Udc. Doppietta ha comunque trovato pure il tempo per ingrassare e lucidare l’archibugio e tornare all’attacco. Stavolta, dicevamo, nel suo miri-no c’è la Pillirina e i suoi dintorni, incurante che l’area sia l’unica ri-masta indenne dall’aggressione che negli anni ’70 e ’80 sfregiò le coste di Siracusa.Una zona che costituisce una sug-

gestiva terrazza naturale protesa sul mare del Plemmirio, oltre che un sito tutelato dall’Unione Europea per la flora e l’avifauna che da lì è possibile osservare nei periodi di migrazione. Un’ottima postazione ha pertanto pensato l’impallinato-re-Impallomeni, strenuo difensore della caccia libera e degli sparatori di ogni latitudine.Niente, infatti, lo eccita più dei vin-coli naturalistici e paesaggistici: più una zona è pregiata e protetta dalla legge più trova sensato costruirci sopra; più è amena una radura, più al nostro eroe vien voglia di andarci a sparacchiare.Il progetto del resort extralusso a due passi dal mare proposto dal marchese Di Gresy, finora non si è realizzato grazie alla sollevazione degli ambientalisti di SOS Siracusa che, col sostegno di migliaia di cit-tadini, hanno respinto l’assalto del settimo cavalleggeri composto da politici e sindacalisti decotti, profes-sionisti d’appalto, pippigianninoto e umanità varia. Ma ora dalle retrovie spunta Pip-po Impallomeni e, come in ogni spaghetti-western che si rispetti, la musica sta per cambiare. Della serie Franchi-Ingrassia: “Ciccio perdona… io no!” Tommy Gun

PAGINA 3APRILE 2014

Non sappiamo se sia un re-cord, ma che per 24 anni di fila Giulio Quercioli Desse-na, patron della siracusana Igm, abbia pagato il pizzo a un clan mafioso catanese è un lasso di tempo notevo-le, degno – se vi fosse - del Premio Fedeltà By By Pizzo. La società che si occupa del-la raccolta rifiuti a Siracusa e in altre località siciliane, compare quale vittima di estorsioni nell’ambito di un’ampia inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catania che ha portato all’arresto di parec-chi affiliati al “Gruppo della Civita” (dal nome di un quar-tiere storico della città etnea) organico alla cosca mafiosa Ercolano-Santapaola. Secondo l’indagine dei ma-gistrati della Procura e della Guardia di Finanza, a fare ininterrottamente da trami-te tra il gruppo criminale e Giulio Quercioli sarebbe stato il suo autista Bruno Cavarra, oggi settantenne, arresta-to pure lui (ai domiciliari) avendo ammesso che da un

po’ di tempo tratteneva per sé un “gettone” di 200 euro dei 5.500 che mensilmen-te il rappresentante legale dell’Igm scuciva per l’ille-gale pagamento ai mafiosi. Un rapporto cominciato quan-do ancora c’era la lira e il pizzo da versare era stato stabilito in 11 milioni del vecchio conio.Strada facendo, tra morti nella guerra di mafia e ar-resti, ci sono stati un po’ di avvicendamenti parentali a capo del gruppo della Civita.Aspetti tutto sommato se-condari per il proprietario dell’Igm, che ha continuato a pagare attraverso lo “zio Bruno” – come pare che confidenzialmente i mafiosi chiamassero Cavarra - nella duplice veste di uomo di fi-ducia sia di Giulio Quercioli che del clan; nonché cognato di Gino Foti, in quanto spo-sato con la sorella dell’ex onorevole. Particolare che esula dall’inchiesta giudi-ziaria ma colpisce a mo’ di sfiga il vecchio Nacchio che, di riffa o di raffa, finisce

spesso nella rete della maldi-cenza. In questo caso, però, a noi personalmente sapere dell’opinione di Foti importa poco e niente.Invece (tanto più che sulla vi-cenda dell’estorsione all’Igm il deputato del Pd Zappulla ha presentato un’interrogazione al ministro degli Interni chie-dendo un approfondimento)

sarebbe decisamente il caso che la locale Confindustria, che vanta il vice presidente nazionale Ivan Lo Bello, e la stessa impresa costretta al pagamento del pizzo per così lungo tempo, dicessero qualcosa, come ha fatto notare anche il gruppo cittadino del movimento 5 Stelle.L’Igm è un’azienda di grosse

dimensioni aderente all’asso-ciazione degli industriali, e aspira a mantenere il servi-zio comunale di raccolta dei rifiuti solidi urbani.Non può pensare che questa storia sia una sciocchezza da “nascondere”sotto il tappe-to, come qualcuno fa con la polvere.

Sotto la spazzatura niente

Unipol e Slow Fooduna collaborazione che continua

Il rapporto tra Unipol e il mondo Slow Food si è sviluppato nel corso di più di un decen-nio. Alla base di questa collaborazione c’è la comune appartenenza al mondo dell’eco-nomia sociale e la piena condivisione dei valori che caratterizzano Slow Food e Unipol nella società e nel mercato. Valori che Unipol manifesta quotidianamente attraverso una cultura d’impresa orientata alle concrete esigenze del mondo del lavoro e dell’as-sociazionismo economico, a conferma di un ruolo sociale dell’assicurazione, capace di promuovere attivamente la cultura della sicurezza e la tutela delle persone. Unipol è, infatti, da sempre impegnata nella promozione e nel sostegno di iniziative culturali e solidaristiche a favore delle comunità. E sviluppa le proprie attività commerciali ed economiche in un’ottica di responsabilità sociale e civile, all’interno della quale si col-loca anche la collaborazione con Slow Food, attraverso una convenzione nazionale.

Buon successo a Floridia per la recente mostra di disegni satirici del nostro Antonio Mangiafico. Di seguito, una parte della sua introduzione alla brochure della mostra allestita nel Museo Civico di Arte Contemporanea.

L’umorismo, secondo Pirandello, è il sentimento del contrario: l’anello che non tiene - nel bel mezzo di una tranquilla catena, rifiutando il suo ruolo di traino e di collegamento - mettendo così a nudo delle amare verità. L’umorismo, da non tradurre con il termine inglese “humor” (quasi uno stato d’animo ma anche una snobistica distanza molto “british”) inteso come ironia e satira – perché differenze ci sono ma anche contiguità spesso non facili da separare – è il territorio delle stuzzicanti provocazioni per antonomasia.In esso confluiscono sia l’ironia – ossia un atteggiamento più distaccato e meditato, persino antropologico, riguardo alle “cose” degli umani ed alle loro stolidità ed arroganze – sia la satira: vero e proprio lancio di pietre, ovviamente in senso metaforico, verso un obiettivo, quasi sempre i tanti volti del potere interpretato nella sua negatività sociale ed esistenziale.L’ironia è il beffardo Voltaire, è Klapka Jerome o Mark Twain. La satira è Pasquino, è Dario Fo. Ai giorni nostri, se proprio vogliamo “incasellare” alcuni dei più noti creativi della vignetta umoristica, Vauro è la satira contro un “Potere” visto dalla piazza, a differenza

di Forattini che satireggia dal cortile interno. All’area ironica, invece, attiene il grande Altan (non per niente figlio dell’antropologo Tullio Altan) o il palermitano Vincino Gallo con il suo ironico sarcasmo di siciliano “vissuto e catavissuto”, che tutto ha visto e da tutti le ha “prese” sul suo siculo groppone.Ma alla base dell’umorismo – che certamente è presente in tutte le arti ma nel campo della vignetta grafica lo è di più – sta il “particolare” dell’umorista. Quello strano modo - giocosamente critico e forse infantile – di osservare il mondo circostante, la realtà umana che si dipana attorno a lui. Un occhio critico specifico che riesce a cogliere quegli “scarti logici” che spesso passano inosservati. Riesce cioè a decriptare la “banalità del male” (Arendt) restituendo graficamente quei particolari che soli – come una sorta di metonimia o di figura retorica, raffigurazione di una parte per il tutto – danno visione delle incongruenze della “commedia umana”. E, del resto, come si suol dire il diavolo si nasconde proprio nei particolari, anche se esiste un’altra versione dello stesso modo di dire che recita di come, invece, sia Dio a nascondersi nei particolari. Beh… com’è, come non è, di sicuro il satirico, il beffardo, l’ironico o il sarcastico riescono a beccare entrambe le esimie Entità con le mani nel sacco. Antonio Mangiafico

Lezioni di satira

PAGINA 4

I misteri seriali di

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In molte città il processo per i delitti del cosiddetto “mostro di Cassibile” avrebbe suscitato ben maggiore in-teresse e curiosità, ampia “copertu-ra” da parte dei mass media locali e attirato qualche troupe televisiva nazionale. Invece le udienze che si susseguono nell’aula della Corte d’Assise del palazzo di Giustizia di Siracusa scorrono nella quasi ge-nerale indifferenza, se non fosse per gli articoli di Pino Guastella e Francesco Nania, ai quali di rado si aggiunge qualche altro cronista. Devo dire che ciò sembra veramente assurdo, pur non amando gli odierni eccessi morbosi e spettacolari della cronaca giudiziaria, le infinite re-pliche dei casi famosi degli ultimi

anni, spesso infilati nei chiacchiericci dei salotti televisivi pomeridiani o in quello di Porta a Porta. Eppure a Siracusa si stanno rie-vocando 8 omicidi e altri 8 tenta-ti omicidi avvenuti in un arco di tempo che va dal 1991 al 2009. Nel processo che si avvia a conclusione, l’imputato è l’oggi settantatreenne pensionato Giuseppe Raeli, origi-nario di Noto, residente a Cassibile con la sua famiglia, arrestato il 29 ottobre del 2010 e da allora detenuto nel carcere di contrada Cavadonna con l’accusa di essere lui il “mostro”, lo spietato serial killer responsabile – secondo i pubblici ministeri An-tonio Nicastro e Claudia D’Alitto, e secondo i numerosi avvocati che rappresentano le parti civili - di uccisioni e ferimenti a colpi di fu-

Disegni diAntonio Mangiafico

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PAGINA 5APRILE 2014

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cile calibro 12. Ideati e compiuti “per futili motivi”: soldi per lo più, piccole cifre – prima in lire e poi in euro - che quasi tutte le vittime avrebbero tardato a dare a Raeli a saldo di servizi svolti per loro. Per molti anni l’uomo ha lavorato con propri camion e pale meccaniche, ripulendo terreni e trasportando materiale edile e legna per proprie-tari di case, villette, appezzamenti agricoli. Tra le centinaia di clienti, c’era-no anche quasi tutte le vittime di questa incredibile storia, debitori ritardatari che Raeli avrebbe pu-nito ammazzandoli o cercando di farlo. Così come avrebbe deciso di sterminare la famiglia Tinè, vicina di casa, per altri “futili motivi”: il muro divisorio, l’umidità alle pareti,

il cane che abbaiava disturbando. In base a questa tesi si tratterebbe di un individuo capace di covare in silenzio rancori devastanti ed indossare i panni del sanguinario vendicatore dei torti subiti. Un as-sassino psicopatico? Malattie mentali o forme di psicopatologia dalle pe-rizie effettuate non ne sono emerse – sottolineano gli avvocati Stefano Rametta e Giambattista Rizza che sostengono l’innocenza da sempre dichiarata da Giuseppe Raeli. Per i suoi difensori lui è il capro espia-torio di un’inchiesta che, incapace di individuare i veri responsabili, “speculerebbe sulla personalità dell’imputato, sulla sua anaffetti-vità che si esprime solo nell’ambito familiare e nulla più”. A giugno la Corte d’Assise - presieduta da

Maria Concetta Spanto, a latere Stefania Scarlata, più i giurati popolari - potrebbe emettere la non facile sentenza. Alla fine della requisitoria i pubblici ministeri hanno chiesto la condanna a 5 ergastoli ritenendo Raeli responsabile degli omicidi di Maria Callari, di Ro-sario Rizza Timponello, di Sebastiano Tinè e della moglie Giuseppa Spadaro, di Pippo Spada e di Giuseppe Calvo, più complessivi 71 anni di reclusione relativi ai tentati omicidi di Giovani Basile, Anna Cappello, Orazio Cirasa, Antonio Bruni, Aurora Franzone, Giuseppe Leone. Pur dicendosi sicuri che Raeli sia l’autore anche dell’uccisione di Rosario Basile e di Giovanni Ficara e del ferimento di Giuseppa Moneglia, per questi tre epi-sodi i pubblici ministeri hanno proposto l’assoluzione, dichiarando di non avere sufficienti elementi di prova per conte-stargli le accuse.Certo che le prove in questa lunga vi-cenda criminale non abbondano. Niente testimoni oculari, nessuna traccia del fa-migerato fucile calibro 12 – sempre che sia stata effettivamente la stessa arma a

sparare in tutte le circostanze. Ci sono i bossoli trovati nei luoghi dove sono avvenuti omicidi e tentati omicidi, e 2 bossoli sequestrati durante la perquisi-zione effettuata dai carabinieri il 1 aprile del 2009 nel garage di casa di Raeli (che aveva più volte acquistato regolarmente fucili e pistole). Una cartuccia, in parti-colare, conservata dentro un barattolo, è ritenuta dagli inquirenti compatibile con gran parte dei delitti, e quindi considerata un’importante prova a carico dell’impu-tato che si è giustificato dicendo di averla trovata in campagna. Secondo il profes-sore Giuseppe Di Forti, uno dei due periti nominati dalla difesa, il metodo utiliz-zato per esaminare i bossoli da parte del maggiore Carlo Paniz, il perito balistico incaricato dalla Procura, non garantireb-be affatto che i bossoli sequestrati siano stati espulsi da un stessa arma. La netta diversità di valutazioni fra i periti balisti-ci è un aspetto tutt’altro che secondario, poiché sarebbe importante accertare con sicurezza se una o più cartucce ritrovate nell’abitazione dell’imputato abbiano o non abbiano Segue a pag. 6

Cassibile e dintorni

PAGINA 6 APRILE 2014

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a che fare con uccisioni e ferimenti compiuti nella frazione di Cassibile, in al-tre località rurali di questa zona del siracusano e in alcune contrade dei vicini comuni di Avola e di Noto. Molti dei luoghi degli ag-guati sono case: Rosario Basile fu ucciso nella sua abitazione di contrada S. Elia tra la biancheria stesa; i coniugi Tinè ammazzati mentre stavano seduti nel cortile della loro villa a Fontane Bianche, assieme alla figlia Katia che venne ferita; Giovanni Ficara fu colpito a morte nella villetta di una famiglia di amici in contrada Spinagallo vicino Cassibile; Maria Callari venne freddata sull’uscio di casa, a Cassibile, prima di salire nella macchina dove l’aspettavano il marito e il figlio. E ancora: i colpi di fucile, di nuovo a Cassibile, contro la finestra dell’abita-zione di Aurora Franzone, rimasta illesa; il ferimento, in una contrada di Avola, di Antonio Bruni mentre

cercava di aprire con diffi-coltà il cancello di casa che il killer aveva provveduto a legare con un filo di nylon; il duplice tentato omicidio di Giovanni Basile e Anna Cappello, che lo sparatore era riuscito ad attirare fuori dalla loro abitazione incen-diandogli il camion parcheg-giato nel cortile. La stessa tattica era stata usata contro Maria Callari che, avvici-natasi alla finestra di casa attratta dall’incendio della sua automobile, non venne però centrata dall’assassino; il quale riuscì purtroppo a concretizzare il suo piano criminoso appena 8 gior-ni dopo. Chi sparava conosceva co-munque molto bene la vita, le abitudini, gli spostamen-ti degli obiettivi prescelti. Un'altra trappola fu conge-gnata nei confronti di Giu-seppe Calvo, colpito a morte dopo essere stato costretto a scendere dall’automobile a causa di un tronco d’albero che l’assassino aveva piaz-zato in mezzo alla strada nella zona di Avola Antica. L’omicidio del taglialegna Rosario Rizza Timponello fu compiuto nel posto di la-voro della vittima, ubicato vicino a un mandorleto in territorio di Noto.A sua volta l’ambulante Giu-seppe Spada venne ucciso accanto alla sua bancarella di frutta nei pressi dello svincolo di Cassibile dell’autostrada Siracusa-Gela. Tutti i suddetti episodi, 8 omicidi e 5 ferimenti, si susseguirono in meno di 8 anni: dal’11 novembre del 1996 al 18 agosto del 2004. Al presunto assassi-no seriale vengono attribuiti altri 3 tentati omicidi. Due si verificarono nel giro di 18 giorni: il primo (primo in assoluto) il 2 ottobre del 1991 in contrada Avolio a Cassibile a danno di Ora-

zio Cirasa, il secondo il 20 dello stesso mese a Ognina (Siracusa) quando a rimanere ferita fu Giuseppa Moneglia. Pertanto, se Giuseppe Raeli è il serial killer, dopo que-ste due azioni ravvicinate di “rodaggio” lasciò trascorrere 5 anni prima di riprendere a sparare esplodendo pallini e pallettoni con una certa frequenza, fino all’ultimo omicidio compiuto nell’a-gosto del 2004. Poi, in base ai fatti contestati dall’accu-sa, una nuova lunga pausa di 4 anni e mezzo prima di ritornare a sparare ferendo l’agricoltore di Cassibile Giuseppe Leone, il 15 mar-zo 2009, mentre in contra-da Pernagallo era andato a controllare un terreno che gestiva in affitto, ottenuto anni prima dal suocero di Raeli. Ed è l’ultimo degli episodi attribuiti all’imputa-to, da anni incarcerato. E da anni di fatti riconducibili al modus operandi del “mostro di Cassibile” parrebbe non ne siano più successi. Rimangono gli interrogativi.Ad esempio i dubbi, per qualcuno di questi casi, della possibilità non remota di piste alternative a quella del serial killer solitario, rispetto al quale si rispon-de che carabinieri e polizia hanno indagato a fondo. Senonchè gli avvocati della difesa hanno scoperto che i famigliari di Rosario Rizza Timponello, pure loro parte civile nei confronti di Raeli, percepiscono un vitalizio dallo Stato in quanto il loro congiunta risulta “vittima di mafia”. C’è poi il proce-dimento giudiziario a suo tempo avviato contro una donna di Cassibile per l’uc-cisione di Giovanni Ficara. E’ ancora pendente? E’ stato definitivamente archiviato? Nel corso del dibattimento molte volte le risposte di Giuseppe Raeli alle domande

di magistrati e avvocati di parte civile sono sembrate disarmanti, a volte quasi irreali. “Spesso nega anche l’evidenza dei fatti.E’ una costante” – ha affer-mato il pubblico ministero Nicastro. Ma che logica di autodifesa è mai quella di negare l’evidenza dei fatti, in qualche caso irrilevanti, comunque secondari? – ci si chiede perplessi. Insom-ma, il signor Raeli è o ci fa? Comprava fucili per cacciare ma non andava a caccia – ha fatto capire - per ritrosia a sparare agli animali. Com-prava pistole, andando po-che volte al poligono di tiro, limitandosi a sparare dentro il garage a capodanno. Le persone che sono sta-te uccise di cui si parla in questo processo, sono state colpite da qualcuno dotato di ottima mira: a volte è ba-stato un colpo solo, o due o

tre esplosi anche a una certa distanza. Raeli sa sparare così bene? Qualcuno l’ha mai visto allenarsi? Niente, testimoni nisba.A Cassibile, borgata di poche migliaia di abitanti, risultereb-bero circa 1500 porti d’arma. Tantissimi cacciatori e fucili calibro 12, molti dei quali sequestrati anni addietro, nel corso delle indagini, su disposizione della Procura. Nessuno, però, compatibi-le con l’arma che sarebbe stata utilizzata in tutti gli episodi. Una sola arma? Un solo colpevole? Forse un solo bossolo, al centro della controversia balistica dei periti dell’accusa e del-la difesa. Un bossolo che Giuseppe Raeli ricorda di avere trovato casualmente, mentre raccoglieva asparagi.

Carmelo Maiorca

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Il processo sui misteri di Cassibile

PAGINA 7APRILE 2014

Hasta siempre! De tu querida astinenza comandante Assenza

Il G8 Ambiente ha messo radici

Il SOLE 24 ORE, quotidiano degli industriali italiani (aujourd’hui rappresentati nel governo dei renzini dalla ministra “casco d’oro” Guidi-la-moto-Ducati Federica), ha riportato per primo una notizia brutta assai per i mila e passa manager pubblici. Infatti un improvviso stimolo ha spinto il governo a decretare il taglio degli stipendi della categoria, che certo nunn’abbabbìa in quanto a responsabilità di spreco di denaro pubblico. Per dirla con Lucio Dalla (“È lì”, testo di R. Roversi) la cosa è di una eccezionalità insolita e veramente eccezionale.Tra gli esempi di tagli agli stipendi dei manager pubblici, il giornale di Confindustria indicava così il rosolinese Assenza: Vincenzo Assenza è presidente e amministratore delegato di Sogesid, interventi integrati per la sostenibilità dello sviluppo. In base al decreto ministeriale 24 dicembre 2013 n. 166 dal 1° aprile 2014 è previsto un tetto per l’amministratore delegato di 155.829,27 euro e un tetto per il ruolo di presidente di 46.748,78 euro. Secondo i dati sulla trasparenza del Mef nel 2012 Assenza ha avuto compensi per 326mila euro. Se abbiamo capito bene, il governo toglie al presidente Assenza circa 124.000 euro! Sì che altri 60 o 70 mila euro l’anno glieli danno di compenso variabile, ma dovrebbero comunque ridurgli un bel po’ di soldi che ci vorrebbero 20 pensionati al minimo (a 495 euro per 13 mensilità) per accucchiàrli!Frattanto il presidente Assenza è diventato nomen omen, cioè assente di nome e di fatto e non lo si vede in giro da tanto tempo. All’avvocato Vincenzo Assenza (che fu messo a dirigere la Sogesid dall’allora ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo)

sicuramente non ha fatto piacere sapere che hanno arrestato l’avvocato Luigi Pelaggi, che fu capo della segreteria tecnica di Stefania e consigliere di amministrazione della Sogesid. Ai domiciliari sono finiti anche gli altri consiglieri di amministrazione della Sogesid, l’ingegnere Fausto Melli e Luciano Capobianco, tutti coinvolti nell’inchiesta per corruzione e traffico illecito di rifiuti riguardante la discarica di Pioltello (Milano), uno dei 39 SIN (Siti di interesse nazionale ai fini delle bonifiche, come Priolo, Gela e Milazzo) di cui la Sogesid avrebbe dovuto curare la bonifica. Eppure, sentendo l’avv. Assenza e l’ing. Melli nell’audizione del 20

ottobre 2011 davanti alla commissione di indagine sulle ecomafie, sembrava che tutto procedesse per il meglio… Se è vero quello che dice la magistratura lombarda, non deve essere stato piacevole per lui scoprire che quelli ammucciàvano il nerofumo invece di bonificare.Comunque anche per noi è stato un colpo leggere sui giornali che il Sistri, il sistema di tracciamento dei rifiuti voluto a suo tempo da Stefy, è finito a schifìo in un mangia mangia. Meno male che ora la magistratura li sta acchiappando uno per uno e che la Corte dei Conti cerca di recuperare i soldi che hanno sgraffignato. Certo che negli ultimi anni ce ne sono state d’interrogazioni parlamentari per cercare di capire come funziona la Sogesid, perché questa società del Ministero dell’Ambiente ha così tanti collaboratori che poi diventano dipendenti, come incassa e spende i soldi. Interrogativi che si sono posti anche lo stesso ex ministro Clini che dispettosamente voleva chiudere la società; la commissione parlamentare presieduta da Pecorella, convinta che bisogna darle una regolata; Legambiente che pure lei vuole che la Sogesid venga fermata; quelli di Parallelo 41 che l’accusano di essere un carrozzone mangia-soldi. Tutte cose che avranno amareggiato il nostro Vincenzo Assenza. Ma bisogna farsi coraggio, ritrovare la fiducia caro presidente! D’altra parte se dal 2008 a oggi con tutti i governi, i ministri, e le commissioni d'indagine che sono passati, la Sogesid è più bella e florida di prima e i tanti siti da bonificare sono ancora là, di cosa mai ci dobbiamo preoccupare? Vileno ci ha fari!

Ricorre quest’anno il ventennale della presenza in parlamento di Stefy Olivia Prestigiacomo. Due decenni, quattro lustri (beddi lustri ‘i luna compresi, ma non certo per lei) durante i quali l’azzurro-pallida berlusconiana della primissima ora è stata persino nominata ministra in due diversi governi presieduti da Forza Silvio: una prima volta alle im-pari opportunità (quanto meno per sé medesima), e poi all’ambiente inteso in senso figurato, tipo: “Angelino fai prendere un po’ d’aria all’ambiente, apri la finestra che c’è puzza di chiuso e ddì ciuri scaffirùti”. La fulgida carriera politica dell’onorevole Prestigiacomo ha comportato per la “sua” Siracusa significative ricadute a sdirrubbùni e a cazzulatùmmula (o cazzicatùmmula), raggiungendo il top grazie al leggendario G8 Ambiente che si tenne dal 22 al 24 aprile del 2008 in questa città per volontà dell’allora ministra. Uno dei doni lasciato in eredità da quel magnifico evento prestigiacomoso è il filare di palme impiantate lungo

via Columba, in mezzo all’aiuola che divide le due carreggiate. Aiuole e manto stradale che, in diversi punti, mostrano spaccature e rigonfiamenti causati dalla pressione, lenta nel tempo ma inesorabile, esercitata dalle radici delle palme. Conseguenze prevedibili della scelta botanica scunchiurùta di

volere mettere a tutti i costi (e di costare sono costate) le palme al centro di un'aiuola strettissima e, presumibilmente, su un terreno non adatto a piante di quelle dimensioni. Di sicuro le radici, invece che in profondità, si sono sviluppate in larghezza. Come già abbiamo scritto altre volte,

degli oltre 8 milioni di euro spesi – o sarebbe meglio dire sperperati – dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione e dal Comune per l’organizzazione del G8 siracusano di 6 anni fa, vorremmo veramente sapere cosa è rimasto di utile e duraturo.

Tex Killer

In via Columba le radici delle palme, messe in occasione del G8 Ambiente,in molti punti hanno iniziato a spaccare aiuola e manto stradale

PAGINA 8 APRILE 2014

collaboratoriStefano Elia, Frana, Antonio Mangiafico, Seby Spicuglia, Sabina Zuccaro

Tel. 347 6557018 - [email protected]

isola dei cani siracusa

Gennuso ‘e na catena

Tel. 0931 757111 - [email protected]

La novità è il ritrovamento dei plichi “rubati” contenen-ti le schede relative alle 9 sezioni in questione, nell’ambito dell’inchie-sta condotta dalla Procura della Repubblica di Siracusa. Indagine che ha individuato l’esecutore materiale del trafugamento – un dipendente del Tribunale – che avrebbe confessato e fatto ritrovare agli inquirenti i pacchi con le schede da lui occultate dentro il medesimo palazzo di giustizia. Insomma, una storia all’apparenza un po’ bizzarra. Si tratta adesso di sapere se l’uomo ha agito da solo e perché, o se dietro il suo gesto ci sia altro ed eventuali altri. Le schede ritrovate e raffrontate coi dati riportati nei registri delle sezioni di Pachino e Rosolini (registri di cui è conservata copia nei Comuni) dovrebbe bastare per verificare se, durante le elezioni del 2012, furono effettivamente compiuti brogli e, nel caso, a beneficio di chi. Verrebbe quindi meno la soluzione “ri-paratoria” pro Gennuso decisa dal Cga, contro cui erano insorti tutti i deputati regionali in carica della provincia di Siracusa. I quali, tutti o quasi, nelle sezioni “incriminate” di voti ne avevano presi pochi o nien-te. Da qui le polemiche accesissime di Gennuso, in particolare contro Marziano e Vinciullo. A marzo, tanto per cambiare, si era incatenato per protestare contro i deputati siracusani che continuano a partecipare alle attività dell’Assemblea regionale nonostante, a suo dire, siano già decaduti. Un periodo certo molto agitato per Pippo Gennuso, prota-gonista pure di uno scambio di querele annunciate con l’ex sindaco di Melilli Pippo Sorbello e con l’ex presidente della Provincia Nicola Bono. Della serie: “E’ na passione, cchiù forte ‘e na catena, ca mme turmenta ll’anema e nun me fa campà!”.

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