tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

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Generazione Erasmus dicci “che fare” Con le recensioni e le classifiche dei bestseller Oltre l’indignazione Proposte per una «Italia dalle nuove idee» perché «non basta l’anagrafe» o un appello ai «valori sani» per affrontare la globalizzazione, la crisi del lavoro, i ritardi della politica GIUSEPPE CULICCHIA «I giovani sono in via di estinzione», ha detto di recente Giuseppe Roma, direttore del Censis, rilevando come tra il 2000 e il 2010 l’Italia abbia per- so più di due milioni di cittadini tra i quindici e i trentaquattro anni. Intanto, in Spagna e altro- ve i giovani più o meno «Indi- gnados» si mobilitano denun- ciando la collusione dei partiti politici con i banchieri e la cor- ruzione della classe dirigente, mostrandosi un filo refrattari ad accettare l'idea di non avere diritto a un futuro per il sempli- ce fatto che quel futuro se lo so- no divorato le generazioni pre- cedenti, a cominciare da quella che nell’ormai lontano Sessan- totto rivendicava «la fantasia al potere» (e oggi è possibile con- statare di quali fantasie si trat- tasse). E se la nostra quota di over-sessantacinquenni è au- mentata di quasi due milioni di unità, la percentuale di giovani che in Italia non mostra interes- se né nello studio né nel lavoro raggiungeormail’11,2%. Un dato, questo, molto più alto della media europea, che si attesta al 3,4%. Ma dovuto a che cosa? A un’ormai cronica mancanza di fiducia nelle sorti già magnifiche e progressive? Alla mancata ricezione di pre- cetti educativi da parte di istitu- zioni quali la famiglia e la scuo- la che in non pochi casi hanno letteralmente abdicato al loro ruolo? Al rifiuto di accettare non solo i famosi lavori umili ma anche quella che un tempo veniva definita la «gavetta»? A una carenza di motivazioni det- tata anche dal prevalere di un modello culturale imposto da- gliadultichepoièquellodeiva- ri format farciti di tronisti e cor- teggiatrici e «mignottone tivù» (Alberto Arbasino, Paesaggi ita- liani con zombi) e partecipanti a vario titolo al Grande Fratello? Oallasemplicepresad’attoche se da un lato precariato e lavo- ro nero sono diventati i soli «sbocchi» per chi (giovane o meno) è in cerca di occupazio- ne, dall’altro la gerontocrazia imperante nel nostro Paese, a li- vello istituzionale e non, è deter- minata a continuare a occupa- re quasi tutte le poltrone della politica e dei consigli d’ammini- strazione e a non lasciare spa- zioallenuovegenerazioni? Non a caso è da noi, in Italia, che nascono i «rottamatori» (pe- raltro, con gli esiti che sappia- mo) e le generazioni TQ, trenta- quarantenni (di cui altrove non si avverte grande necessità). E se a fare notizia al di qua delle Alpi è ancora e sempre il candi- dato sindaco sotto i quarant’an- ni, spesso comunque «tromba- to», ecco che Franco Angeli manda in libreria Generazione Erasmus: l’Italia dalle nuove idee, volume curato da Francesco Cappè con la prefazione di Hywel Ceri Jones, ovvero di co- lui che ha inventato il famoso programma capace di coinvol- gere ormai oltre trenta Paesi e piùdiduemilaatenei,eperlave- rità denominato «Orgasmus» danonpochipartecipanti. Cappè e i co-autori si sforza- nodiguardareavantiinunPae- se come il nostro, dove com’è noto questa pratica non usa più da tempo immemorabile, visto che ci si limita a «navigare a vi- sta» gestendo (gestendo?) una perenne «emergenza». E dun- que, di fronte alle sfide della contemporaneità, dichiarano l’ambizione di valorizzare que- sto percorso di formazione eu- ropea, «internazionalista e in- terculturale», compiuto da altri due milioni di italiani nel corso della loro esperienza di forma- zione universitaria. Certo, «non basta l’anagrafe per essere in grado di rispondere meglio alle sfide di oggi». E, preso atto del- la necessità di «una nuova visio- ne su cui confrontarsi», l’indivi- duano nella contrapposizione diretta «tra una politica interna- zionalista, quindi per suo Dna inclusiva ed eterogenea, e una localista che invece tende a es- sere culturalmente omogenea ed esclusiva». Contrapposizio- nechealoromododivedereso- stituisce quella «sempre più ar- tificiale» tra destra e sinistra, «capace di demonizzare ma nonpiùdicostruire». Seguono dunque le proposte degli ex-Erasmus coinvolti nella stesura di questa sorta di ambi- zioso manifesto. Secondo Cap- pè, l’accelerazione economica all'indomani della caduta del murodiBerlino,edunquelaglo- balizzazione, si sono scontrate con una sostanziale stagnazione da parte della politica (anche se Oggi tuttoLIBRI iPad Edition A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ Continuaapag.II Uno sguardo internazionalista oltre i localismi e l’antitesi destra-sinistra La generazione più preparata e meno valorizzata DIARIO DI LETTURA Tra classici e zona grigia Traduzioni e ricordi di Lodovico Terzi PAPUZZI P. XI p Autori Vari p GENERAZIONE ERASMUS: L’ITALIA DALLE NUOVE IDEE p a cura di Francesco Cappè p Franco Angeli, pp. 144, e 18 Analisi e ipotesi di giovani protagonisti del programma di studi che oggi coinvolge 30 Paesi e 2000 atenei NUMERO 1767 ANNO XXXV SABATO 28 MAGGIO 2011 VIAGGI Soldati giramondo Dall’America alla Francia ONOFRI P. III GIORNALISMO La notizia Lippmann Un testimone del Novecento BARDAZZI P. VII TUTTOLIBRI LA STAMPA VIDEOINTERVISTA Agnello Hornby: a tavola con un filo d’olio LA COPERTINA Quei lampi che rivelano la rete della nostra vita tutto LIBRI Immagini della protesta giovanile in Spagna; al centro,a destra, studenti dell’Erasmus a Torino p AUTOBIOGRAFIA La notte di Gary Un giocoliere dell’identità BOSCO P. IV SUL COMODINO Gaia Bermani sceglie Fallaci e Mazzantini I

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Page 1: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

GenerazioneErasmusdicci “che fare”

Con le recensioni e le classifiche dei bestseller

Oltre l’indignazione Proposte per una «Italia dalle nuove idee»perché «non basta l’anagrafe» o un appello ai «valori sani» peraffrontare la globalizzazione, la crisi del lavoro, i ritardi della politica

GIUSEPPECULICCHIA

«I giovani sono in via diestinzione», ha detto di recenteGiuseppe Roma, direttore delCensis, rilevando come tra il2000 e il 2010 l’Italia abbia per-so più di due milioni di cittadinitra i quindici e i trentaquattroanni. Intanto, in Spagna e altro-ve i giovani più o meno «Indi-gnados» si mobilitano denun-ciando la collusione dei partitipolitici con i banchieri e la cor-ruzione della classe dirigente,mostrandosi un filo refrattariad accettare l'idea di non averediritto a un futuro per il sempli-ce fatto che quel futuro se lo so-no divorato le generazioni pre-cedenti, a cominciare da quellache nell’ormai lontano Sessan-totto rivendicava «la fantasia alpotere» (e oggi è possibile con-statare di quali fantasie si trat-tasse). E se la nostra quota diover-sessantacinquenni è au-mentata di quasi due milioni diunità, la percentuale di giovaniche in Italia non mostra interes-se né nello studio né nel lavororaggiunge ormai l’11,2%.

Un dato, questo, molto piùalto della media europea, che siattesta al 3,4%. Ma dovuto ache cosa? A un’ormai cronica

mancanza di fiducia nelle sortigià magnifiche e progressive?Alla mancata ricezione di pre-cetti educativi da parte di istitu-zioni quali la famiglia e la scuo-la che in non pochi casi hannoletteralmente abdicato al lororuolo? Al rifiuto di accettarenon solo i famosi lavori umilima anche quella che un tempoveniva definita la «gavetta»? Auna carenza di motivazioni det-tata anche dal prevalere di unmodello culturale imposto da-gli adulti che poi è quello dei va-ri format farciti di tronisti e cor-teggiatrici e «mignottone tivù»(Alberto Arbasino, Paesaggi ita-liani con zombi) e partecipanti avario titolo al Grande Fratello?O alla semplice presa d’atto chese da un lato precariato e lavo-ro nero sono diventati i soli«sbocchi» per chi (giovane omeno) è in cerca di occupazio-ne, dall’altro la gerontocraziaimperante nel nostro Paese, a li-vello istituzionale e non, è deter-minata a continuare a occupa-re quasi tutte le poltrone dellapolitica e dei consigli d’ammini-strazione e a non lasciare spa-zio alle nuove generazioni?

Non a caso è da noi, in Italia,che nascono i «rottamatori» (pe-raltro, con gli esiti che sappia-mo) e le generazioni TQ, trenta-quarantenni (di cui altrove nonsi avverte grande necessità). Ese a fare notizia al di qua delleAlpi è ancora e sempre il candi-dato sindaco sotto i quarant’an-ni, spesso comunque «tromba-

to», ecco che Franco Angelimanda in libreria GenerazioneErasmus: l’Italia dalle nuove idee,volume curato da FrancescoCappè con la prefazione diHywel Ceri Jones, ovvero di co-lui che ha inventato il famosoprogramma capace di coinvol-gere ormai oltre trenta Paesi epiù di duemila atenei, e per la ve-rità denominato «Orgasmus»da non pochi partecipanti.

Cappè e i co-autori si sforza-no di guardare avanti in un Pae-se come il nostro, dove com’ènoto questa pratica non usa piùda tempo immemorabile, vistoche ci si limita a «navigare a vi-sta» gestendo (gestendo?) unaperenne «emergenza». E dun-que, di fronte alle sfide dellacontemporaneità, dichiaranol’ambizione di valorizzare que-sto percorso di formazione eu-ropea, «internazionalista e in-terculturale», compiuto da altridue milioni di italiani nel corsodella loro esperienza di forma-zione universitaria. Certo, «nonbasta l’anagrafe per essere ingrado di rispondere meglio allesfide di oggi». E, preso atto del-la necessità di «una nuova visio-ne su cui confrontarsi», l’indivi-duano nella contrapposizionediretta «tra una politica interna-zionalista, quindi per suo Dnainclusiva ed eterogenea, e unalocalista che invece tende a es-sere culturalmente omogeneaed esclusiva». Contrapposizio-

ne che a loro modo di vedere so-stituisce quella «sempre più ar-tificiale» tra destra e sinistra,«capace di demonizzare manon più di costruire».

Seguono dunque le propostedegli ex-Erasmus coinvolti nellastesura di questa sorta di ambi-zioso manifesto. Secondo Cap-pè, l’accelerazione economicaall'indomani della caduta delmuro di Berlino, e dunque la glo-balizzazione, si sono scontratecon una sostanziale stagnazioneda parte della politica (anche se

Oggi

tuttoLIBRIiPad Edition

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

Continua a pag. II

Uno sguardo internazionalista oltre i localismi e l’antitesi destra-sinistra

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DIARIO DI LETTURA

Tra classicie zona grigiaTraduzioni e ricordidi Lodovico TerziPAPUZZI P. XI

pp Autori Vari

p GENERAZIONE ERASMUS:

L’ITALIA DALLE NUOVE IDEE

p a cura di Francesco Cappè

p Franco Angeli, pp. 144, € 18

Analisi e ipotesi di giovani protagonisti del programma di studi che oggi coinvolge 30 Paesi e 2000 atenei

NUMERO 1767ANNO XXXVSABATO 28 MAGGIO 2011

VIAGGI

SoldatigiramondoDall’Americaalla FranciaONOFRI P. III

GIORNALISMO

La notiziaLippmannUn testimonedel NovecentoBARDAZZI P. VII

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

VIDEOINTERVISTA

Agnello Hornby:a tavolacon un filo d’olio

LA COPERTINA

Quei lampi cherivelano la retedella nostra vita

tuttoLIBRI

Immagini della protesta giovanile in Spagna; al centro,a destra, studenti dell’Erasmus a Torino p

AUTOBIOGRAFIA

La nottedi GaryUn giocolieredell’identitàBOSCO P. IV

SUL COMODINO

Gaia Bermanisceglie Fallacie Mazzantini

I

Page 2: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.43

BRUNOQUARANTA

L’epigrafe di Dacca-po, Dario Franceschini l’hascovata negli spartiti di Fa-brizio De André («Continue-rai a farti scegliere o final-mente sceglierai»). Maavrebbe potuto attingerlanell’officina ferrarese, lui ori-ginario della città estense, inuna satira ariostesca: «Signo-re, il mio fratello è vostro».

Daccapo - un’anagrafe ro-vesciata, esplosa, pirotecni-ca - è una vena sudamerica-na in terra emiliana. Una sto-ria in cui non si sbaglierà ascorgere, a intercettare, il re-spiro di García Márquez,L’amore al tempo del colera edintorni, sino alle Puttane tri-sti. In breve dileguandosil’impressione di un gemellag-gio con la provincia france-se: a suggerirlo sarebbe ilgran borghese notaio Ippoli-to Dalla Libera, il familiarerigido caveau e i suoi satellitinon meno ossidati, come il

Circolo, come il consiglio diamministrazione della bancalocale, come le opere di bene;a sfarinarlo - l’eventuale acco-stamento al mondo di un Gre-en o di un Simenon - la levità,la redimibilità dei destini, unmisticismo ancestrale, tra-smesso di zolla in sangue, cheinnalza rispetto alle solite, ar-cigne, incartapecorite mappe.

Daccapo è una girandola disorprese. Avvicinandosi la fine,

il notaio Ippolito Dalla Liberaspalanca le finestre, apre i cas-setti, solleva i pesanti tendaggiche lo hanno mascherato nellestagioni. Franceschini lo cogliea letto, immobile nella vestagliabianca, malato immaginario sì eno, lo sguardo volentieri punta-to sugli affreschi del soffitto, in-timo di ogni putto e nuvola e fio-re. (Per contrasto ecco apparireil Giovanni dalle Bande Nere nelMestiere delle armi di Ermanno

Olmi, la sequela di visioni che losoccorrono mentre subiscel’amputazione della gamba).

Al figlio Iacopo, come lui no-taio, Ippolito Dalla Libera porgein exitu un quaderno nero (conla copertina nera) dove sono an-notati cinquantadue nomi: «Ituoi fratelli e le tue sorelle». So-no i figli che l’onorato signoreha avuto da cinquantadue putta-ne. Una rivelazione che nullaconcede al pentimento: «Donne

libere e maravigliose. Loro ave-vano bisogno di denaro per vive-re e io di loro per dare la vita».

A Iacopo la missione di tro-vare i cinquantadue figli dellagioia e di portarli al capezzaledel genitore, per l’ultimo saluto.In un povero quartiere di Ferra-ra, una via Pré in trasferta, qua-le musa una favolosa bocca dirosa, chi si riteneva l’unico ere-de ricompone l’albero genealo-gico, collezionando non lievi,

non innocue ulteriori novelle.Ma soprattutto dittando un gra-zie sempre più nitido al padre,che nell’estrema lettera lo bene-dirà sontuosamente: «Quandosi entra, come ti capiterà, nei co-lori lucenti della vita...».

Si apprezza, in Daccapo, la li-bertà, anche poetica, che GiorgioBassani rivendicava per sé:«Non mi importa nulla di dare unquadro generale della nostra so-cietà». Ulteriormente precisan-do: «L’unica cosa necessaria adun romanzo perché funzioni -l’unica che l’acqua del suo lin-guaggio deve lasciar trasparire -è la ragione per la quale esso èstato scritto, la sua necessità».Quale necessità, se non cargar lasuerte, forzare la sorte, di picare-sca ascendenza, se non opporreal nostrano, tarlato teatro, una in-corruttibile «fantasia morale»?

(Dario Franceschini, già se-gretario del Partito democrati-co, è ora, del Pd, capogruppo al-la Camera: ciò per la cronaca,non per la comprensione - né lagiustificazione - del romanzo).

Il giramondo“Io” di Soldati

Cinquantadue figlial capezzaledel signor notaio

a sinistra in verità qualcosa siè mosso: nel senso che ci si èdati alla modernizzazione spo-sando di fatto il mercato). E sela distanza della politica dallarealtà aumenta il sentimentodell’antipolitica, ecco che «iGiovani [SIC]devono, senza ri-tardi, non scendere a compro-messi tra generazioni» (manon è facile, quando si tira acampare anche grazie alla pen-sione del nonno). Tra gli altri,Filippo Taddei rileva come laGenerazione Erasmus nonpossa attendersi un migliora-mento nell’arco della vita chesia «anche lontanamente com-parabile con quello esperitodai propri genitori». Si prenda

per esempio proprio la questio-ne contributiva: chi andrà inpensione dal 2030 in poi percepi-rà almeno il 25% in meno rispet-to a chi va in pensione oggi, conpunte che sfioreranno il 70% inmeno a partire dal 2040 (e, aproposito, un conto è fare spal-lucce quando si è per l'appuntoancora giovani, un altro è scopri-re che cosa significhi sulla pro-pria pelle, nell’eventualità che sisia diventati anziani e ci si deb-ba magari curare).

Che fare? Federico Mancon,critico con chi mette in discus-sione una globalizzazione fattadi «nuove sfide come opportuni-tà da aggredire» (ma sarebbe in-teressante farsi raccontare inmerito l'esperienza di molti lavo-ratori, non solo addetti alla cate-na di montaggio e non solo cine-si, oltre che di tanti cinquanten-ni licenziati e respinti dal mondo

del lavoro) individua nella for-mazione il nostro talloned’Achille, e in questo non si puòcerto dargli torto: anche Manue-la Brunero affronta il tema deitagli alla ricerca e della «dram-matica incapacità di visione del-

la nostra classe politica». Mar-cello Di Filippo, che guarda all'Unione Europea e prova a smon-tare gli stereotipi negativi che lainvestono auspicando comun-que che la società civile facciasentire la propria voce in quel diBruxelles, propone «una rivolu-zione pacifica del sistema Ita-

lia», facendo appello ai valori sa-ni che soli possono dare il «dirit-to di protestare», per «rovescia-re con la forza della nostra legit-tima indignazione un sistema dipotere politico ed economicoche fa dell’opportunismo, delleconvenienze e del corto respiro iparadigmi quasi irrinunciabilidel proprio agire»: cosa che tut-tavia presuppone sia la possibili-tà di una rivoluzione per l’ap-punto pacifica, sia l’esistenza diun sistema Italia. Per tacere delfatto che da noi, dove da semprebisogna che tutto cambi perchétutto resti com’è, e dove fino al-l’8 settembre si è tutti (o quasi)fascisti e dopo il 25 aprile tutti (oquasi) antifascisti, le rivoluzionistoricamente «non tirano». Maquesto è un altro discorso, e an-drebbe fatto dagli antropologi,più che dai giovani della Genera-zione Erasmus.

Meridiano Uno scrittore-atlante, una costanterotazione di sguardo, tra viaggi, diari, ritratti

MASSIMOONOFRI

Con America e altriamori, dopo Romanzi e Roman-zi brevi e racconti, giunge acompimento, sotto la direzio-ne di Bruno Falcetto, la pre-sentazione nei Meridiani del-l’opera di Soldati: tre volumiindispensabili, d’ora in avanti,per chiunque voglia misurarsidavvero con questo nostrogrande. Innanzi tutto, per laconsultazione degli archivi,che ha messo capo alla pubbli-cazione d’un vasto materiale,se non inedito, in larga partesconosciuto: come qui, nellasezione «Viaggi» - accanto alfondativo America primo amo-re, Un viaggio a Lourdes, Fugain Italia e una scelta di pagineda Fuori, Vino al vino, Addio di-letta Amelia (dedicato al ritor-no negli States) e L’avventurain Valtellina - il testo Zara anti-ca e nuova, «pubblicato sullaGazzetta del Popolo nel 1936 efinora mai riproposto né se-gnalato». Ma anche i moltiScritti sparsi che chiudono,ogni volta, le sezioni dove so-no antologizzati i diaristici Unprato di papaveri e Lo specchioinclinato, nonché gli splendidiritratti e elzeviri di Le sere (manon di Rami secchi): e cioè «So-cietà»; «Letteratura»; «Arti fi-gurative e musica»; «Cinema,teatro e tv» (dove trovano spa-

zio anche il giovanile e sor-prendente 24 ore in uno studiocinematografico e una sceltadelle recensioni di Da spettato-re. Completano il Meridiano, atestimoniare una versatilitàdi scrittura impressionante,le non meno importanti sezio-ni intitolate «Canzonette eviaggio televisivo», «Teatro»e «Soggetti non realizzati».

Tre volumi, ribadisco, in-dispensabili, anche per gliapparati che ci restituiscono

la complicata profonditàd’uno scrittore che sembre-rebbe nato per la velocità e laleggerezza, per la felicità: le in-troduzioni-sonda e l’avvincen-te «Cronologia» dello stessoFalcetto; le imprescindibili«Notizie sui testi» di StefanoGhidinelli; la bibliografia, re-datta da entrambi, di tutti gliscritti di Soldati e quella es-senziale della critica. Lavoroda integrare con quello che sideve, per Sellerio, alla prodi-

giosa immaginazione filologi-ca di Salvatore Silvano Nigro.

Abbiamo, insomma, il pro-montorio da cui contemplareintero quel mutevole e sconfi-nato paesaggio che coincidecon l’opera di Soldati. Ho dettopaesaggio e lo sottolineo: benconsapevole di quella memora-bile e antipodica definizione diCesare Garboli, secondo cuinessuno degli scrittori italianidel Novecento saprebbe dire«Io» meglio di lui. Epperò, biso-

gnerà aggiungere che, in queldire «Io», Soldati sapeva esse-re scrittore di straordinaria ecangiante prensilità: e bene hafatto Falcetto a ricordare unaformula di America primo amo-re («Mutando ogni abitudine,ogni visuale») per puntare, qua-le possibile motore della scrit-tura di viaggio soldatiana, sulla«volontà di una costante rota-zione di sguardo».

Ne sono convinto: per quel-la pronunzia marcatamente

egolatrica contava soprattuttoil mondo che era capace d’in-globare, incluso lo stesso scrit-tore, anch’esso personaggioma tra vasta folla. Me lo chie-do: c’è stato in Italia, nel secoloscorso - ad eccezione, forse, delPirandello delle Novelle per unanno - un narratore che, comeSoldati, nei suoi romanzi e rac-conti, possa fregiarsi del titolodi scrittore-anagrafe? Unoscrittore in cui si entra come inuna città, familiarizzandosi aluoghi e facce, fino a decidersidi prendervi residenza. Ma se ilnarratore è stato, a tutti gli ef-fetti, uno scrittore-anagrafe, ilviaggiatore e il cronista, il diari-sta e il recensore, si presentavainvece come uno scrittore-at-lante: di avventurosa e periglio-sa geografia, diciamo così, ste-vensoniana.

Ecco, allora, l’Italia tutta,l’America e la Francia, ma an-che l’Africa, la Grecia, l’Urss ela Svezia (qui non rappresenta-te) aprirsi come lo spazio diun’infinita scoperta, laddove lameraviglia sa coniugarsi al di-sincanto, proprio come ci siporta dietro la propria ombra:miracolo, questo, consentito dauna intelligenza duttile e mobi-lissima, come potrebbe esserlosolo l’immaginazione. Non di-versamente accade nelle pagi-ne dedicate a letteratura, artee cinema, territori esplorati

sempre in vista d’una euforicae vibratile presa di possesso.

Resterebbe solo chiedersiquanto gli scatti e le accelera-zioni, i rallentamenti e le diver-sioni, insomma le fughe di cuisi nutre questa nervosissimascrittura sin dalle sue origini,abbia a che fare con un primoe costitutivo atto di ripulsa,quello nei confronti del fasci-smo, la «disgraziata epoca checoincide con i miei anni fisica-mente migliori».

PAROLE IN CORSOGIAN LUIGI BECCARIA

Leggererende liberi

Dalle tavolette sumere a Pinochet,all’Iraq: l’ostilità del potere verso i libri

SERGIOPENT

Alessandro Mari, Ma-ria Pia Veladiano, Gianluigi Ri-cuperati, Ivan Polidoro, Bar-bara Di Gregorio: la primave-ra degli esordi è stata piutto-sto sorridente. Un’Italia spes-so giovane, precaria ma grin-tosa, che cerca strade alterna-tive al vuoto poco narrabile diqueste stagioni urlate e incon-cludenti. Andrés Beltrami -classe 1981 - e la trentacin-quenne Olivia Corio si aggre-gano al plotoncino dei miglio-ri, sfiorando la quotidianitàcon la disperata leggerezzadelle vite di riserva, dei senti-menti paralizzati, di una nuo-va forma di incomunicabilitàmoraviana dettata - più chedalla mitica «noia» - da untempo infelice e scomodo, pri-vo di appigli concreti e lecitesperanze.

Se Beltrami cerca l’impal-pabile geografia di una solitu-dine estrema, la Corio affondai suoi personaggi in una nebu-losità metropolitana asetticae individualista, in cui solo l’ar-

ma del caso riesce a concretiz-zare rapporti insicuri o spez-zati, a ridare fiato a un futuroschermato dall’indifferenza.

Sono pochi - due, più altredue ombre sfocate ma deter-minanti - i personaggi di La cu-ra. Il romanzo di Beltrami -un’irrisolta parentesi d’amoreestremo - si dipana con il disin-canto cupo, un po’ transalpi-no, quasi nordico, delle storiesenza tempo e senza troppeparole. Una donna accudisceil padre malato in una casa so-litaria sul mare. Coltiva fiori inuna serra e respira con faticacrescente l’inevitabile esclu-sione dal mondo. Uno stranie-ro ferito approda alla spiag-gia, portando con sé il misterodi un viaggio arcaico e doloro-

so. La donna lo soccorre, lo cu-ra, si fa possedere concedendo-si con rabbia e disperazione, lodifende dai sospetti di un omici-dio commesso per paura, poi sene va, svanisce senza un addiolasciando l’uomo da solo accan-to al padre morente.

Olivia Corio, con Colpiscimi,tenta la strada di un riscattomorale nella storia collettiva dipersonaggi i cui destini si incro-ciano per colpa del caso. Un uo-mo - Pietro - corre dalla moglie

Sofia, in ospedale sul punto dipartorire un bimbo che nasce-rà morto, investe Mariasole,una ragazza in bicicletta in pro-cinto di comunicare al suo irre-quieto compagno Lorenzo di es-sere incinta; Lorenzo sta per ri-velare alla ragazza la sua omo-sessualità, l’amore per un uo-mo - Massimo - che nel frattem-po ha soccorso la donna e l’haportata in ospedale, dove rimar-rà in coma per mesi. Il gioco del-le circostanze si fa serrato, il

bambino morto verrà in qual-che modo sostituito, come unfiato di speranza collettiva, dalfiglio della ragazza che si risve-glierà dal coma e darà al neona-to lo stesso nome che avrebbeavuto l’altro bimbo, estrema ra-gione di sopravvivenza per ilmatrimonio di Pietro e Sofia.Tutto si conclude senza conclu-dersi, in una sorta di domino alcontrario in cui dalle cadute ditutti ognuno si risolleva e inqualche modo si riscatta, of-frendo una nuova possibilità di

speranza al grigio di una quoti-dianità sconfitta o incolore.

E’ proprio il grigio il colorepredominante di questi due beiromanzi, accomunati da una vo-lontà di narrare la marginalità, iluoghi comuni, la banalità dellevite senza storia. La limpida se-verità minimalista di Beltrami ela concomitanza di coincidenzequasi da soap opera della Corio,si sposano in una dimensione es-senziale che non spreca nulladelle ispirazioni, ma anzi le rim-polpa di pagine secche e mai ur-late, in cui il lecito gioco delleumane velleità trova soluzionialternative al dolore, nella fugaliberatoria come in un parados-sale girotondo di destini in cuiognuno tende una mano all’al-tro per salvare se stesso.

Franceschini «Daccapo»,una seconda vita a Ferrara

AGNELLO HORNBY: STORIA DI FAMIGLIA IN CUCINA

Quanti ricordi, in un filo d’olio= La madeleine della Agnello Hornby, decisa a recuperareil tempo perduto, è costituita in Un filo d’olio (Sellerio, pp.270, € 14) da una cucina di sapori antichi e dimenticati, chevolendo riportare alla memoria l’hanno spinta a scrivere unromanzo quando avrebbe invece voluto soltanto salvare unricettario di dolci agrigentini e di piatti preparati dalla nonnaMaria. Il mito dell’infanzia e dell’adolescenza, proprio dell’etàneorealista, rivive dunque, in pieno neo-novecentismo, nelritorno cioè dell’astrazione dal reale, facendo leva su unmotivo inatteso e fuori tempo, quello del gusto. In unastagione di successi dei libri di cucina, la Agnello risponde suo

malgrado alla straripante voga gastronomica alla maniera diCervantes che irride ai romanzi cavallereschi armando uncavaliere in antitesi, dando cioè un altro libro di ricette mapreparato con i raffinati elementi del romanzo. Non chemanchino le ricette - ce ne sono per quasi 80 pagine inun’appendice di suo genere: e di pregiato interesse, venendoda un fondo pressoché unico di conoscenze culinarie siciliane- ma è la storia di una famiglia nobile dell’Agrigentino che fapremio: i suoi modelli di comportamento, le separazionisociali interne tra famiglia e servitù, le forme di un’educazionesevera e tuttavia domestica, il ciclo delle stagioni scandite suiritmi di Villaggio Mosè e della sua casa estiva, modernarispetto a quella austera e antica di Agrigento. Non è lontanadalla realissima Mosè la Donnafugata immaginaria di

Lampedusa, sicché uguale è il clima che scalda l’arrivo inestate dei baroni nella casa di villeggiatura, dove l’interaborgata si raduna ad attendere i signori per festeggiarli.C’è semmai da chiedersi se questo delicato libro di memoriesarebbe nato se la casa di Mosè non fosse stata, per il suotenore, una ricca cambusa del buon sapore. La Agnelloricorda manicaretti e leccornie anzichenò. Talché, se il palatoè una fonte di piacere, risvegliarne gli effetti equivalecertamente a rinverdire gli anni e rivolgersi al passato con lagioia del più sereno e giulivo rimpianto. L’autrice de Lamennulara ha trovato così, congiungendo papille e neuroni(secondo quella che i rètori chiamano sinestesia), la viamigliore per ritrovare il tempo e stare al suo passo. Gianni Bonina

Il Salone del libro appenaconcluso con successi, fra-stuoni festosi e verbali fuo-

chi d’artificio ci fa ripensarein altra prospettiva al libro eall’atto del leggere. Per cer-carne le chiavi, per capirlo,bisogna uscire dal rumoredella festa, rifugiarsi nel si-lenzio. Grazie a un libro, riu-sciamo anche a isolarci, a tro-varci altrove, dove gli altrinon ci sono, in un altro mon-do, in un altro tempo. Senzacontare che un libro ci puòrendere lettori di noi stessi:«l’opera - diceva Proust ne Iltempo ritrovato, in Alla ri-cerca del tempo perduto - èsolo una sorta di strumentoottico che lo scrittore offre allettore per consentirgli di sco-prire ciò che forse, senza il li-bro, non avrebbe visto in sestesso. Il riconoscimento den-tro di sé, da parte del lettore,di ciò che il libro dice, è la pro-va della sua verità».

Leggere è progredire. Re-stif de la Bretonne (1734 -1806) consigliava di vietarela lettura (e la scrittura) alledonne per limitare loro l’usodel pensiero, circoscrivendo-lo alle faccende di casa. I pro-prietari di schiavi temevanoche i neri scoprissero, nei li-bri, idee rivoluzionarie cheavrebbero minacciato il loropotere, i padroni delle pianta-gioni impiccavano gli schiavicolpevoli di aver tentato diinsegnare gli altri a leggere, iproprietari delle haciendas

messicane (ce lo racconta Car-los Fuentes, in Un temps nou-veau pour le Mexique) acco-glievano i primi maestri a col-tellate, rispedendoli alla capi-tale dopo averli sfregiati in vi-so. Nel 1981 in Cile venne proi-bito il Don Quijote dalla Giun-ta militare: Pinochet ritenevacontenesse un’apologia della li-bertà individuale e un attaccocontro la libertà costituita.

Borges diceva che il veromestiere dei monarchi è statoquello di costruire fortificazio-ni e incendiare biblioteche. Lastoria è difatti un elenco infi-nito di roghi di libri. L’ultimoè dell’aprile 2003, quando fusaccheggiata la Biblioteca Na-zionale di Baghdad, i roghi di-strussero l’Archivio nazionaledell’Iraq, 10 milioni di docu-menti storici ottomani dal va-lore incalcolabile andati in fu-mo, gli antichi archivi realidell’Iraq ridotti in cenere.Con questo incendio l’identitàculturale dell’Iraq è stata can-cellata. Non si aveva memoriadi un simile saccheggio daitempi dei Mongoli, da quandonel 1258 i cavalieri di un di-scendente di Gengis Khan era-no entrati a Bagdad e aveva-no gettato tutti i libri nelle ac-que del Tigri.

Tutte storie di immani vio-lenze che si leggono nel libro diFernando Báez, Storia univer-sale della distruzione dei li-bri. Dalle tavolette sumerealla storia in Iraq, Viella,2007.

AD ASTI

Con Galeano= «Gli infiniti: il tempo e lospazio» è il tema del festivalastigiano (1-5 giugno) «A sud dinessun nord». Lo inaugurerà loscrittore Eduardo Galeano, vocelibera dell’America Latina(l’ultimo suo libro in Italia daSperling & Kupfer nel 2008:Specchi). Galeano dialogherà l’1con Gian Luca Favetto, il 3 conMaurizio Crosetti (sul calcio), il 4con Pietro Cheli. Tra gli altriospiti, lo scrittore olandese JanBrokken (in uscita con Nella casadel pianista, Iperborea).www.nomadiestanziali.it

A CREMONA

Musica e parole= Torna il festival «Le cordedell’anima», a Cremona, dal 3 al5 a giugno. Un centinaio di ospitiper 4o incontri. Dall’indianaNamita Devidayal (Perfidiparenti) all’inglese Beatrice Colin(New York 1916), entrambeautrici Neri Pozza, all’olandeseJan Brokken (Nella casa delpianista, Iperborea, fa rivivereYouri Egorov, musicista sovieticodiventato una figura simbolo peril movimento omosessuale). Trale altre iniziative, un omaggio aLelio Luttazzi, con StefanoBollani, Dario Salvadori, CamillaBaresani, che leggerà uno deisuoi racconti inediti, ritrovatidalla moglie Rossana.

A PALERMO, PER BORGESE

Rubé e il ’900= Nell’ambito del «Filmfestivalsul Paesaggio» la FondazioneBorgese celebra i 90anni di Rubé,romanzo di Giuseppe AntonioBorgese: il convegno «Rubé e lacrisi dell’intellettuale delNovecento», apertosi ieri aPalermo, prosegue oggi edomani a Polizzi Generosa.Interverranno, fra gli altri,Romano Luperini, Giulio Ferroni,Dacia Maraini.www.madonie.info

GIUSEPPE CULICCHIA

L’«ALVEARE» MAFIOSO DI CATOZZELLA

La ’ndrangheta sale al Nord= Letizia Moratti, parlando del propagarsidell’infezione mafiosa a Milano, in una famosa intervistadisse: «Da noi non può succedere». Giuseppe Catozzella,con Alveare (Rizzoli, pp. 241, € 17,50) dimostra non soloche può succedere, ma che è già successo. La’ndrangheta, la più pervasiva e penetrante delle mafie, lapiù infida, per la sua capacità di non far parlare di sé,gestisce da anni una fetta importante del territorio edell’economia milanese (e non solo). Ci sono voluti diecianni di lavoro, all’autore, per ricomporre le storie,dipanare e mettere ordine tra le informazioni. Un anno di

scrittura, sì, ma dieci passati a prendere appunti aiprocessi alla ’ndrangheta, a studiare le carte e a parlarecon la gente. Persino a spulciare i ricordi personali (ilcompagno di banco Vincenzo, che comandava la scuolaperché apparteneva alla cosca che aveva in mano ilquartiere; la zia Severina che non usciva di casa per paurache gliela occupassero). Per accorgersi di cosa succede,infatti, non serve andare lontano: è sufficiente aprireocchi e orecchie, e smettere di far finta di non vedere enon sentire. Quei ricordi, quelle storie, ora, sonocondensati in un romanzo-inchiesta che trasuda verità ebrilla per la lingua. Alveare racconta i luoghi della’ndrangheta lombarda: i ristoranti, i bar, le discoteche.Racconta il pizzo e l’omertà dei commercianti. Racconta

cosa succede davvero dentro l’Ortomercato, tutte le notti.Come la ’ndrangheta abbia stretto accordi con i politicilocali e abbia conquistato non solo il monopolio dei lavoridi prima edilizia, ma sia filtrata anche dentro le grandiopere: Tav, A4, Metropolitana 5. Racconta gli ospedali.Racconta i giovani affiliati che studiano Economia eCommercio nelle università, imparano le lingue e, appenamaggiorenni, gestiscono società da quindici milioni dieuro l’anno - perché la ’ndrangheta, lei sì, investe suigiovani. Catozzella dice: «Considero questo libro un’operacollettiva». Quello che è certo, è che collettivo deve esserel’impegno, e collettiva la consapevolezza, a favore dellaquale Alveare segna un punto imprescindibile. Fabio Geda

«La cura»: una donnadifende uno stranieromisterioso dai sospettidi un omicidiocommesso per paura

pp Dario Franceschini

p DACCAPO

p Bompiani, pp. 220, € 16,90

Esordi Andrés Beltrami e Olivia Corio,la disperata leggerezza delle vite di riserva

pp Olivia Corio

p COLPISCIMI

p Alet, pp. 205, € 10

«Colpiscimi»: un bimbonato morto sostituitodal figlio che partoriràuna ragazzain coma per mesi

pp Andrés Beltrami

p LA CURA

p Fandango, pp. 198, € 16

Uno scrittore in cuisi entra come in una cittàfamiliarizzandosia luoghi e facce, finoa prendervi residenza

pp Mario Soldatip AMERICA E ALTRI AMORI

Diari e scritti di viaggiop Mondadorip pp. CXXVIII-1816, € 60p Tra le opere raccolte nel Meri-

diano: «America primo amore»,«Un viaggio a Lourdes», «Addiodiletta Amelia» (dedicato al ri-torno negli States), pagine trat-te dai diari «Un prato di papave-ri» e «Lo specchio inclinato»,«L’avventura in Valtellina», uninedito in volume su «Zara»

Mario Soldati, nato a Torinonel 1906, scomparso a Tellaronel giugno del 1999

Giovani Erasmus, che fare?

Andrés Beltrami

Resta la formazioneil tallone d’Achilledi un Paese in cuisi procede con ripetutitagli alla ricerca

L’amore estremoe l’arma del caso

Olivia Corio

Segue da pag. I

Bloc notes

Dario Franceschini

Una versatilitàimpressionante,tra vino, teatro,canzonette, specchie prati di papaveri

p

Simonetta Agnello Hornby

Scrittori italianiIITuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA III

Giuseppe Catozzella

e-book

scaricabili su www.bookrepublic.it

presentano i grandi successi di Baima Bollone

LA STAMPAPRIULI & VERLUCCA

Page 3: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

BRUNOQUARANTA

L’epigrafe di Dacca-po, Dario Franceschini l’hascovata negli spartiti di Fa-brizio De André («Continue-rai a farti scegliere o final-mente sceglierai»). Maavrebbe potuto attingerlanell’officina ferrarese, lui ori-ginario della città estense, inuna satira ariostesca: «Signo-re, il mio fratello è vostro».

Daccapo - un’anagrafe ro-vesciata, esplosa, pirotecni-ca - è una vena sudamerica-na in terra emiliana. Una sto-ria in cui non si sbaglierà ascorgere, a intercettare, il re-spiro di García Márquez,L’amore al tempo del colera edintorni, sino alle Puttane tri-sti. In breve dileguandosil’impressione di un gemellag-gio con la provincia france-se: a suggerirlo sarebbe ilgran borghese notaio Ippoli-to Dalla Libera, il familiarerigido caveau e i suoi satellitinon meno ossidati, come il

Circolo, come il consiglio diamministrazione della bancalocale, come le opere di bene;a sfarinarlo - l’eventuale acco-stamento al mondo di un Gre-en o di un Simenon - la levità,la redimibilità dei destini, unmisticismo ancestrale, tra-smesso di zolla in sangue, cheinnalza rispetto alle solite, ar-cigne, incartapecorite mappe.

Daccapo è una girandola disorprese. Avvicinandosi la fine,

il notaio Ippolito Dalla Liberaspalanca le finestre, apre i cas-setti, solleva i pesanti tendaggiche lo hanno mascherato nellestagioni. Franceschini lo cogliea letto, immobile nella vestagliabianca, malato immaginario sì eno, lo sguardo volentieri punta-to sugli affreschi del soffitto, in-timo di ogni putto e nuvola e fio-re. (Per contrasto ecco apparireil Giovanni dalle Bande Nere nelMestiere delle armi di Ermanno

Olmi, la sequela di visioni che losoccorrono mentre subiscel’amputazione della gamba).

Al figlio Iacopo, come lui no-taio, Ippolito Dalla Libera porgein exitu un quaderno nero (conla copertina nera) dove sono an-notati cinquantadue nomi: «Ituoi fratelli e le tue sorelle». So-no i figli che l’onorato signoreha avuto da cinquantadue putta-ne. Una rivelazione che nullaconcede al pentimento: «Donne

libere e maravigliose. Loro ave-vano bisogno di denaro per vive-re e io di loro per dare la vita».

A Iacopo la missione di tro-vare i cinquantadue figli dellagioia e di portarli al capezzaledel genitore, per l’ultimo saluto.In un povero quartiere di Ferra-ra, una via Pré in trasferta, qua-le musa una favolosa bocca dirosa, chi si riteneva l’unico ere-de ricompone l’albero genealo-gico, collezionando non lievi,

non innocue ulteriori novelle.Ma soprattutto dittando un gra-zie sempre più nitido al padre,che nell’estrema lettera lo bene-dirà sontuosamente: «Quandosi entra, come ti capiterà, nei co-lori lucenti della vita...».

Si apprezza, in Daccapo, la li-bertà, anche poetica, che GiorgioBassani rivendicava per sé:«Non mi importa nulla di dare unquadro generale della nostra so-cietà». Ulteriormente precisan-do: «L’unica cosa necessaria adun romanzo perché funzioni -l’unica che l’acqua del suo lin-guaggio deve lasciar trasparire -è la ragione per la quale esso èstato scritto, la sua necessità».Quale necessità, se non cargar lasuerte, forzare la sorte, di picare-sca ascendenza, se non opporreal nostrano, tarlato teatro, una in-corruttibile «fantasia morale»?

(Dario Franceschini, già se-gretario del Partito democrati-co, è ora, del Pd, capogruppo al-la Camera: ciò per la cronaca,non per la comprensione - né lagiustificazione - del romanzo).

Il giramondo“Io” di Soldati

Cinquantadue figlial capezzaledel signor notaio

a sinistra in verità qualcosa siè mosso: nel senso che ci si èdati alla modernizzazione spo-sando di fatto il mercato). E sela distanza della politica dallarealtà aumenta il sentimentodell’antipolitica, ecco che «iGiovani [SIC]devono, senza ri-tardi, non scendere a compro-messi tra generazioni» (manon è facile, quando si tira acampare anche grazie alla pen-sione del nonno). Tra gli altri,Filippo Taddei rileva come laGenerazione Erasmus nonpossa attendersi un migliora-mento nell’arco della vita chesia «anche lontanamente com-parabile con quello esperitodai propri genitori». Si prenda

per esempio proprio la questio-ne contributiva: chi andrà inpensione dal 2030 in poi percepi-rà almeno il 25% in meno rispet-to a chi va in pensione oggi, conpunte che sfioreranno il 70% inmeno a partire dal 2040 (e, aproposito, un conto è fare spal-lucce quando si è per l'appuntoancora giovani, un altro è scopri-re che cosa significhi sulla pro-pria pelle, nell’eventualità che sisia diventati anziani e ci si deb-ba magari curare).

Che fare? Federico Mancon,critico con chi mette in discus-sione una globalizzazione fattadi «nuove sfide come opportuni-tà da aggredire» (ma sarebbe in-teressante farsi raccontare inmerito l'esperienza di molti lavo-ratori, non solo addetti alla cate-na di montaggio e non solo cine-si, oltre che di tanti cinquanten-ni licenziati e respinti dal mondo

del lavoro) individua nella for-mazione il nostro talloned’Achille, e in questo non si puòcerto dargli torto: anche Manue-la Brunero affronta il tema deitagli alla ricerca e della «dram-matica incapacità di visione del-

la nostra classe politica». Mar-cello Di Filippo, che guarda all'Unione Europea e prova a smon-tare gli stereotipi negativi che lainvestono auspicando comun-que che la società civile facciasentire la propria voce in quel diBruxelles, propone «una rivolu-zione pacifica del sistema Ita-

lia», facendo appello ai valori sa-ni che soli possono dare il «dirit-to di protestare», per «rovescia-re con la forza della nostra legit-tima indignazione un sistema dipotere politico ed economicoche fa dell’opportunismo, delleconvenienze e del corto respiro iparadigmi quasi irrinunciabilidel proprio agire»: cosa che tut-tavia presuppone sia la possibili-tà di una rivoluzione per l’ap-punto pacifica, sia l’esistenza diun sistema Italia. Per tacere delfatto che da noi, dove da semprebisogna che tutto cambi perchétutto resti com’è, e dove fino al-l’8 settembre si è tutti (o quasi)fascisti e dopo il 25 aprile tutti (oquasi) antifascisti, le rivoluzionistoricamente «non tirano». Maquesto è un altro discorso, e an-drebbe fatto dagli antropologi,più che dai giovani della Genera-zione Erasmus.

Meridiano Uno scrittore-atlante, una costanterotazione di sguardo, tra viaggi, diari, ritratti

MASSIMOONOFRI

Con America e altriamori, dopo Romanzi e Roman-zi brevi e racconti, giunge acompimento, sotto la direzio-ne di Bruno Falcetto, la pre-sentazione nei Meridiani del-l’opera di Soldati: tre volumiindispensabili, d’ora in avanti,per chiunque voglia misurarsidavvero con questo nostrogrande. Innanzi tutto, per laconsultazione degli archivi,che ha messo capo alla pubbli-cazione d’un vasto materiale,se non inedito, in larga partesconosciuto: come qui, nellasezione «Viaggi» - accanto alfondativo America primo amo-re, Un viaggio a Lourdes, Fugain Italia e una scelta di pagineda Fuori, Vino al vino, Addio di-letta Amelia (dedicato al ritor-no negli States) e L’avventurain Valtellina - il testo Zara anti-ca e nuova, «pubblicato sullaGazzetta del Popolo nel 1936 efinora mai riproposto né se-gnalato». Ma anche i moltiScritti sparsi che chiudono,ogni volta, le sezioni dove so-no antologizzati i diaristici Unprato di papaveri e Lo specchioinclinato, nonché gli splendidiritratti e elzeviri di Le sere (manon di Rami secchi): e cioè «So-cietà»; «Letteratura»; «Arti fi-gurative e musica»; «Cinema,teatro e tv» (dove trovano spa-

zio anche il giovanile e sor-prendente 24 ore in uno studiocinematografico e una sceltadelle recensioni di Da spettato-re. Completano il Meridiano, atestimoniare una versatilitàdi scrittura impressionante,le non meno importanti sezio-ni intitolate «Canzonette eviaggio televisivo», «Teatro»e «Soggetti non realizzati».

Tre volumi, ribadisco, in-dispensabili, anche per gliapparati che ci restituiscono

la complicata profonditàd’uno scrittore che sembre-rebbe nato per la velocità e laleggerezza, per la felicità: le in-troduzioni-sonda e l’avvincen-te «Cronologia» dello stessoFalcetto; le imprescindibili«Notizie sui testi» di StefanoGhidinelli; la bibliografia, re-datta da entrambi, di tutti gliscritti di Soldati e quella es-senziale della critica. Lavoroda integrare con quello che sideve, per Sellerio, alla prodi-

giosa immaginazione filologi-ca di Salvatore Silvano Nigro.

Abbiamo, insomma, il pro-montorio da cui contemplareintero quel mutevole e sconfi-nato paesaggio che coincidecon l’opera di Soldati. Ho dettopaesaggio e lo sottolineo: benconsapevole di quella memora-bile e antipodica definizione diCesare Garboli, secondo cuinessuno degli scrittori italianidel Novecento saprebbe dire«Io» meglio di lui. Epperò, biso-

gnerà aggiungere che, in queldire «Io», Soldati sapeva esse-re scrittore di straordinaria ecangiante prensilità: e bene hafatto Falcetto a ricordare unaformula di America primo amo-re («Mutando ogni abitudine,ogni visuale») per puntare, qua-le possibile motore della scrit-tura di viaggio soldatiana, sulla«volontà di una costante rota-zione di sguardo».

Ne sono convinto: per quel-la pronunzia marcatamente

egolatrica contava soprattuttoil mondo che era capace d’in-globare, incluso lo stesso scrit-tore, anch’esso personaggioma tra vasta folla. Me lo chie-do: c’è stato in Italia, nel secoloscorso - ad eccezione, forse, delPirandello delle Novelle per unanno - un narratore che, comeSoldati, nei suoi romanzi e rac-conti, possa fregiarsi del titolodi scrittore-anagrafe? Unoscrittore in cui si entra come inuna città, familiarizzandosi aluoghi e facce, fino a decidersidi prendervi residenza. Ma se ilnarratore è stato, a tutti gli ef-fetti, uno scrittore-anagrafe, ilviaggiatore e il cronista, il diari-sta e il recensore, si presentavainvece come uno scrittore-at-lante: di avventurosa e periglio-sa geografia, diciamo così, ste-vensoniana.

Ecco, allora, l’Italia tutta,l’America e la Francia, ma an-che l’Africa, la Grecia, l’Urss ela Svezia (qui non rappresenta-te) aprirsi come lo spazio diun’infinita scoperta, laddove lameraviglia sa coniugarsi al di-sincanto, proprio come ci siporta dietro la propria ombra:miracolo, questo, consentito dauna intelligenza duttile e mobi-lissima, come potrebbe esserlosolo l’immaginazione. Non di-versamente accade nelle pagi-ne dedicate a letteratura, artee cinema, territori esplorati

sempre in vista d’una euforicae vibratile presa di possesso.

Resterebbe solo chiedersiquanto gli scatti e le accelera-zioni, i rallentamenti e le diver-sioni, insomma le fughe di cuisi nutre questa nervosissimascrittura sin dalle sue origini,abbia a che fare con un primoe costitutivo atto di ripulsa,quello nei confronti del fasci-smo, la «disgraziata epoca checoincide con i miei anni fisica-mente migliori».

PAROLE IN CORSOGIAN LUIGI BECCARIA

Leggererende liberi

Dalle tavolette sumere a Pinochet,all’Iraq: l’ostilità del potere verso i libri

SERGIOPENT

Alessandro Mari, Ma-ria Pia Veladiano, Gianluigi Ri-cuperati, Ivan Polidoro, Bar-bara Di Gregorio: la primave-ra degli esordi è stata piutto-sto sorridente. Un’Italia spes-so giovane, precaria ma grin-tosa, che cerca strade alterna-tive al vuoto poco narrabile diqueste stagioni urlate e incon-cludenti. Andrés Beltrami -classe 1981 - e la trentacin-quenne Olivia Corio si aggre-gano al plotoncino dei miglio-ri, sfiorando la quotidianitàcon la disperata leggerezzadelle vite di riserva, dei senti-menti paralizzati, di una nuo-va forma di incomunicabilitàmoraviana dettata - più chedalla mitica «noia» - da untempo infelice e scomodo, pri-vo di appigli concreti e lecitesperanze.

Se Beltrami cerca l’impal-pabile geografia di una solitu-dine estrema, la Corio affondai suoi personaggi in una nebu-losità metropolitana asetticae individualista, in cui solo l’ar-

ma del caso riesce a concretiz-zare rapporti insicuri o spez-zati, a ridare fiato a un futuroschermato dall’indifferenza.

Sono pochi - due, più altredue ombre sfocate ma deter-minanti - i personaggi di La cu-ra. Il romanzo di Beltrami -un’irrisolta parentesi d’amoreestremo - si dipana con il disin-canto cupo, un po’ transalpi-no, quasi nordico, delle storiesenza tempo e senza troppeparole. Una donna accudisceil padre malato in una casa so-litaria sul mare. Coltiva fiori inuna serra e respira con faticacrescente l’inevitabile esclu-sione dal mondo. Uno stranie-ro ferito approda alla spiag-gia, portando con sé il misterodi un viaggio arcaico e doloro-

so. La donna lo soccorre, lo cu-ra, si fa possedere concedendo-si con rabbia e disperazione, lodifende dai sospetti di un omici-dio commesso per paura, poi sene va, svanisce senza un addiolasciando l’uomo da solo accan-to al padre morente.

Olivia Corio, con Colpiscimi,tenta la strada di un riscattomorale nella storia collettiva dipersonaggi i cui destini si incro-ciano per colpa del caso. Un uo-mo - Pietro - corre dalla moglie

Sofia, in ospedale sul punto dipartorire un bimbo che nasce-rà morto, investe Mariasole,una ragazza in bicicletta in pro-cinto di comunicare al suo irre-quieto compagno Lorenzo di es-sere incinta; Lorenzo sta per ri-velare alla ragazza la sua omo-sessualità, l’amore per un uo-mo - Massimo - che nel frattem-po ha soccorso la donna e l’haportata in ospedale, dove rimar-rà in coma per mesi. Il gioco del-le circostanze si fa serrato, il

bambino morto verrà in qual-che modo sostituito, come unfiato di speranza collettiva, dalfiglio della ragazza che si risve-glierà dal coma e darà al neona-to lo stesso nome che avrebbeavuto l’altro bimbo, estrema ra-gione di sopravvivenza per ilmatrimonio di Pietro e Sofia.Tutto si conclude senza conclu-dersi, in una sorta di domino alcontrario in cui dalle cadute ditutti ognuno si risolleva e inqualche modo si riscatta, of-frendo una nuova possibilità di

speranza al grigio di una quoti-dianità sconfitta o incolore.

E’ proprio il grigio il colorepredominante di questi due beiromanzi, accomunati da una vo-lontà di narrare la marginalità, iluoghi comuni, la banalità dellevite senza storia. La limpida se-verità minimalista di Beltrami ela concomitanza di coincidenzequasi da soap opera della Corio,si sposano in una dimensione es-senziale che non spreca nulladelle ispirazioni, ma anzi le rim-polpa di pagine secche e mai ur-late, in cui il lecito gioco delleumane velleità trova soluzionialternative al dolore, nella fugaliberatoria come in un parados-sale girotondo di destini in cuiognuno tende una mano all’al-tro per salvare se stesso.

Franceschini «Daccapo»,una seconda vita a Ferrara

AGNELLO HORNBY: STORIA DI FAMIGLIA IN CUCINA

Quanti ricordi, in un filo d’olio= La madeleine della Agnello Hornby, decisa a recuperareil tempo perduto, è costituita in Un filo d’olio (Sellerio, pp.270, € 14) da una cucina di sapori antichi e dimenticati, chevolendo riportare alla memoria l’hanno spinta a scrivere unromanzo quando avrebbe invece voluto soltanto salvare unricettario di dolci agrigentini e di piatti preparati dalla nonnaMaria. Il mito dell’infanzia e dell’adolescenza, proprio dell’etàneorealista, rivive dunque, in pieno neo-novecentismo, nelritorno cioè dell’astrazione dal reale, facendo leva su unmotivo inatteso e fuori tempo, quello del gusto. In unastagione di successi dei libri di cucina, la Agnello risponde suo

malgrado alla straripante voga gastronomica alla maniera diCervantes che irride ai romanzi cavallereschi armando uncavaliere in antitesi, dando cioè un altro libro di ricette mapreparato con i raffinati elementi del romanzo. Non chemanchino le ricette - ce ne sono per quasi 80 pagine inun’appendice di suo genere: e di pregiato interesse, venendoda un fondo pressoché unico di conoscenze culinarie siciliane- ma è la storia di una famiglia nobile dell’Agrigentino che fapremio: i suoi modelli di comportamento, le separazionisociali interne tra famiglia e servitù, le forme di un’educazionesevera e tuttavia domestica, il ciclo delle stagioni scandite suiritmi di Villaggio Mosè e della sua casa estiva, modernarispetto a quella austera e antica di Agrigento. Non è lontanadalla realissima Mosè la Donnafugata immaginaria di

Lampedusa, sicché uguale è il clima che scalda l’arrivo inestate dei baroni nella casa di villeggiatura, dove l’interaborgata si raduna ad attendere i signori per festeggiarli.C’è semmai da chiedersi se questo delicato libro di memoriesarebbe nato se la casa di Mosè non fosse stata, per il suotenore, una ricca cambusa del buon sapore. La Agnelloricorda manicaretti e leccornie anzichenò. Talché, se il palatoè una fonte di piacere, risvegliarne gli effetti equivalecertamente a rinverdire gli anni e rivolgersi al passato con lagioia del più sereno e giulivo rimpianto. L’autrice de Lamennulara ha trovato così, congiungendo papille e neuroni(secondo quella che i rètori chiamano sinestesia), la viamigliore per ritrovare il tempo e stare al suo passo. Gianni Bonina

Il Salone del libro appenaconcluso con successi, fra-stuoni festosi e verbali fuo-

chi d’artificio ci fa ripensarein altra prospettiva al libro eall’atto del leggere. Per cer-carne le chiavi, per capirlo,bisogna uscire dal rumoredella festa, rifugiarsi nel si-lenzio. Grazie a un libro, riu-sciamo anche a isolarci, a tro-varci altrove, dove gli altrinon ci sono, in un altro mon-do, in un altro tempo. Senzacontare che un libro ci puòrendere lettori di noi stessi:«l’opera - diceva Proust ne Iltempo ritrovato, in Alla ri-cerca del tempo perduto - èsolo una sorta di strumentoottico che lo scrittore offre allettore per consentirgli di sco-prire ciò che forse, senza il li-bro, non avrebbe visto in sestesso. Il riconoscimento den-tro di sé, da parte del lettore,di ciò che il libro dice, è la pro-va della sua verità».

Leggere è progredire. Re-stif de la Bretonne (1734 -1806) consigliava di vietarela lettura (e la scrittura) alledonne per limitare loro l’usodel pensiero, circoscrivendo-lo alle faccende di casa. I pro-prietari di schiavi temevanoche i neri scoprissero, nei li-bri, idee rivoluzionarie cheavrebbero minacciato il loropotere, i padroni delle pianta-gioni impiccavano gli schiavicolpevoli di aver tentato diinsegnare gli altri a leggere, iproprietari delle haciendas

messicane (ce lo racconta Car-los Fuentes, in Un temps nou-veau pour le Mexique) acco-glievano i primi maestri a col-tellate, rispedendoli alla capi-tale dopo averli sfregiati in vi-so. Nel 1981 in Cile venne proi-bito il Don Quijote dalla Giun-ta militare: Pinochet ritenevacontenesse un’apologia della li-bertà individuale e un attaccocontro la libertà costituita.

Borges diceva che il veromestiere dei monarchi è statoquello di costruire fortificazio-ni e incendiare biblioteche. Lastoria è difatti un elenco infi-nito di roghi di libri. L’ultimoè dell’aprile 2003, quando fusaccheggiata la Biblioteca Na-zionale di Baghdad, i roghi di-strussero l’Archivio nazionaledell’Iraq, 10 milioni di docu-menti storici ottomani dal va-lore incalcolabile andati in fu-mo, gli antichi archivi realidell’Iraq ridotti in cenere.Con questo incendio l’identitàculturale dell’Iraq è stata can-cellata. Non si aveva memoriadi un simile saccheggio daitempi dei Mongoli, da quandonel 1258 i cavalieri di un di-scendente di Gengis Khan era-no entrati a Bagdad e aveva-no gettato tutti i libri nelle ac-que del Tigri.

Tutte storie di immani vio-lenze che si leggono nel libro diFernando Báez, Storia univer-sale della distruzione dei li-bri. Dalle tavolette sumerealla storia in Iraq, Viella,2007.

AD ASTI

Con Galeano= «Gli infiniti: il tempo e lospazio» è il tema del festivalastigiano (1-5 giugno) «A sud dinessun nord». Lo inaugurerà loscrittore Eduardo Galeano, vocelibera dell’America Latina(l’ultimo suo libro in Italia daSperling & Kupfer nel 2008:Specchi). Galeano dialogherà l’1con Gian Luca Favetto, il 3 conMaurizio Crosetti (sul calcio), il 4con Pietro Cheli. Tra gli altriospiti, lo scrittore olandese JanBrokken (in uscita con Nella casadel pianista, Iperborea).www.nomadiestanziali.it

A CREMONA

Musica e parole= Torna il festival «Le cordedell’anima», a Cremona, dal 3 al5 a giugno. Un centinaio di ospitiper 4o incontri. Dall’indianaNamita Devidayal (Perfidiparenti) all’inglese Beatrice Colin(New York 1916), entrambeautrici Neri Pozza, all’olandeseJan Brokken (Nella casa delpianista, Iperborea, fa rivivereYouri Egorov, musicista sovieticodiventato una figura simbolo peril movimento omosessuale). Trale altre iniziative, un omaggio aLelio Luttazzi, con StefanoBollani, Dario Salvadori, CamillaBaresani, che leggerà uno deisuoi racconti inediti, ritrovatidalla moglie Rossana.

A PALERMO, PER BORGESE

Rubé e il ’900= Nell’ambito del «Filmfestivalsul Paesaggio» la FondazioneBorgese celebra i 90anni di Rubé,romanzo di Giuseppe AntonioBorgese: il convegno «Rubé e lacrisi dell’intellettuale delNovecento», apertosi ieri aPalermo, prosegue oggi edomani a Polizzi Generosa.Interverranno, fra gli altri,Romano Luperini, Giulio Ferroni,Dacia Maraini.www.madonie.info

GIUSEPPE CULICCHIA

L’«ALVEARE» MAFIOSO DI CATOZZELLA

La ’ndrangheta sale al Nord= Letizia Moratti, parlando del propagarsidell’infezione mafiosa a Milano, in una famosa intervistadisse: «Da noi non può succedere». Giuseppe Catozzella,con Alveare (Rizzoli, pp. 241, € 17,50) dimostra non soloche può succedere, ma che è già successo. La’ndrangheta, la più pervasiva e penetrante delle mafie, lapiù infida, per la sua capacità di non far parlare di sé,gestisce da anni una fetta importante del territorio edell’economia milanese (e non solo). Ci sono voluti diecianni di lavoro, all’autore, per ricomporre le storie,dipanare e mettere ordine tra le informazioni. Un anno di

scrittura, sì, ma dieci passati a prendere appunti aiprocessi alla ’ndrangheta, a studiare le carte e a parlarecon la gente. Persino a spulciare i ricordi personali (ilcompagno di banco Vincenzo, che comandava la scuolaperché apparteneva alla cosca che aveva in mano ilquartiere; la zia Severina che non usciva di casa per paurache gliela occupassero). Per accorgersi di cosa succede,infatti, non serve andare lontano: è sufficiente aprireocchi e orecchie, e smettere di far finta di non vedere enon sentire. Quei ricordi, quelle storie, ora, sonocondensati in un romanzo-inchiesta che trasuda verità ebrilla per la lingua. Alveare racconta i luoghi della’ndrangheta lombarda: i ristoranti, i bar, le discoteche.Racconta il pizzo e l’omertà dei commercianti. Racconta

cosa succede davvero dentro l’Ortomercato, tutte le notti.Come la ’ndrangheta abbia stretto accordi con i politicilocali e abbia conquistato non solo il monopolio dei lavoridi prima edilizia, ma sia filtrata anche dentro le grandiopere: Tav, A4, Metropolitana 5. Racconta gli ospedali.Racconta i giovani affiliati che studiano Economia eCommercio nelle università, imparano le lingue e, appenamaggiorenni, gestiscono società da quindici milioni dieuro l’anno - perché la ’ndrangheta, lei sì, investe suigiovani. Catozzella dice: «Considero questo libro un’operacollettiva». Quello che è certo, è che collettivo deve esserel’impegno, e collettiva la consapevolezza, a favore dellaquale Alveare segna un punto imprescindibile. Fabio Geda

«La cura»: una donnadifende uno stranieromisterioso dai sospettidi un omicidiocommesso per paura

pp Dario Franceschini

p DACCAPO

p Bompiani, pp. 220, € 16,90

Esordi Andrés Beltrami e Olivia Corio,la disperata leggerezza delle vite di riserva

pp Olivia Corio

p COLPISCIMI

p Alet, pp. 205, € 10

«Colpiscimi»: un bimbonato morto sostituitodal figlio che partoriràuna ragazzain coma per mesi

pp Andrés Beltrami

p LA CURA

p Fandango, pp. 198, € 16

Uno scrittore in cuisi entra come in una cittàfamiliarizzandosia luoghi e facce, finoa prendervi residenza

pp Mario Soldatip AMERICA E ALTRI AMORI

Diari e scritti di viaggiop Mondadorip pp. CXXVIII-1816, € 60p Tra le opere raccolte nel Meri-

diano: «America primo amore»,«Un viaggio a Lourdes», «Addiodiletta Amelia» (dedicato al ri-torno negli States), pagine trat-te dai diari «Un prato di papave-ri» e «Lo specchio inclinato»,«L’avventura in Valtellina», uninedito in volume su «Zara»

Mario Soldati, nato a Torinonel 1906, scomparso a Tellaronel giugno del 1999

Giovani Erasmus, che fare?

Andrés Beltrami

Resta la formazioneil tallone d’Achilledi un Paese in cuisi procede con ripetutitagli alla ricerca

L’amore estremoe l’arma del caso

Olivia Corio

Segue da pag. I

Bloc notes

Dario Franceschini

Una versatilitàimpressionante,tra vino, teatro,canzonette, specchie prati di papaveri

p

Simonetta Agnello Hornby

Scrittori italianiIITuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA III

Giuseppe Catozzella

Page 4: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

Gary L’autobiografia sotto mentitespoglie dello scrittore lituano-francese,giocoliere dell’identità, suicida nel 1980

MASOLINOD’AMICO

Che effetto fa oggi(ri)leggere Punto contro pun-to, che uscì per la prima vol-ta nel 1928? Forse più di tut-to impressiona la lucidità dicerte profezie che affioranonella conversazione dei per-sonaggi - come quella di unaguerra tra dieci anni, deva-stante come nessun’altraprima; o quella sulla frantu-mazione dell’atomo comeorigine di nuove fonti dienergia precedentementeinconcepibili.

Certo, nel libro si parlamolto, e anzi questi parlantipossono dare l’impressionedi non fare quasi altro. Lapiù gran parte del romanzoconsiste in dibattiti, talvoltadi una intensità dostoevskia-na, tra intellettuali più o me-no velleitari, alcuni irresolu-ti altri dogmatici.

Questo però non toglieche un po’ di azione ci sia, eanzi verso la fine, quando ci siera assuefatti all’inconcluden-za generale, avvengono duemorti inquietanti anche se en-trambe prive di significato,una violenta ma addiritturacontroproducente per l’ideo-logo che l’ha provocata, unaterribile perché la vittima èun bambino indifeso, distrut-to in pochi giorni da una me-ningite i cui sviluppi sono os-servati con clinica precisione.

La molteplice vicenda pro-cede per episodi alternati chenon sono tanto episodi quan-to flashes, momenti all’inter-no di vari rapporti, e in piùchiavi, secondo un metodoche si rifà sia alla scomposi-zione dei quadri cubisti sia alcontrappunto dei molto citatiquartetti di Beethoven, conalternanza di momenti solen-ni e di temi di disarmantesemplicità.

Proprio in uno di questiquartetti Spandrell, che haassassinato per principio, cre-de di avere trovato la bellez-za ovvero la verità assoluta, ecerca invano di convincernel’eloquente scettico Rampionsuonandogliene i dischi a set-tantotto giri su un grammofo-no che bisogna ricaricare incontinuazione.

La società rappresentata èquella della Londra altobor-ghese nel momento forse piùteso e problematico del seco-lo scorso. C’è un anziano ari-stocratico molto ricco con lapassione della scienza e inparticolare degli esperimentidi vivisezione; c’è il suo assi-stente, un plebeo complessa-to e comunista; c’è la sua fi-glia bella, capricciosa e amo-rale (indimenticabilmente de-scritta come la bandiera fran-cese, il blu degli occhi bistra-ti, il rosso acceso delle labbra,il bianco del viso incipriato),per cui sospira un giovaneaspirante letterato che quinditrascura la compagna incintae adorante.

C’è il direttore trombone del-la rivista letteraria, gran sedut-tore malgrado la sgradevolezzafisica; c’è l’anziano, egoista pit-tore gaudente e ormai alla finedella corsa, la cui figlia ha spo-sato un romanziere che riempietaccuini delle proprie esperien-ze allo scopo di saggiarne l’uti-lizzabilità. C’è persino, altra an-ticipazione di qualcosa che sta-va per avvenire davvero, il lea-der carismatico di un movimen-to patriottico cui manca solol’aggettivo di fascista.

I percorsi di questi e di altrifiguranti si intrecciano conti-nuamente con grandi sfoghi, di-chiarazioni ed elucubrazioni,come si diceva sopra, senzache mai nessuno sia del tuttosincero, con se stesso o con l’in-terlocutore del momento, chedi solito vuole sedurre, impieto-sire, sopraffare o stupire, riu-scendo nel proprio scopo sol-tanto quando l’altro è una don-na debole e rassegnata.

Ciò non toglie che pur nellamalafede o nel narcisismo ge-nerale vengano dette cose in-telligenti, o sostenute tesi bril-lanti anche quando sono para-dossali. E’ il quadro di una so-cietà in decadenza e ormai nonpiù veramente convinta diniente; ma appunto, per deca-dere davvero bisogna esseresaliti molto in alto.

ANGELABIANCHINI

Si intitola S. Il Nobelprivato il romanzo di Domin-gos Bomtempo tradotto daCavallo di Ferro, casa editri-ce benemerita per la pubbli-cazione di tanta letteraturaportoghese. Quanto all’auto-re, come dice la quarta di co-pertina, «è di certo unopseudonimo che nascondechissà quale penna. Di luinon sappiamo niente». El’argomento? Beh, sembratrattarsi degli ultimi annidel grande scrittore porto-ghese José Saramago, auto-re, fra l’altro, del Memorialedel convento, de L’assedio diLisbona e di Cecità, coronatocome primo premio Nobeldella letteratura portoghesenel 1998.

Non c’è dubbio che que-sto Saramago è certamentemolto privato: viene descrit-to nei suoi ultimi anni, quan-do lasciato il Portogallo, do-po le polemiche suscitate

dal Vangelo secondo Gesù del1991, si era ritirato con la gio-vane moglie nell’isola di Lan-zarote. Lo troviamo che sisveglia a metà della notte,ascolta il suo cuore malanda-to e, soprattutto, svegliando-si, non fa che piangere: «Da-va la colpa al vento dell’iso-la, ma lui lo sapeva bene chenon era così. Al vento del-l’isola era ormai abituato daanni, da quando si era unitoa quella donna giovane e bel-la dall’udito crudele».

Condizione quasi unifor-me del libro sono le notti, i ri-svegli, le angosce, la solitudi-ne, appena interrotta dallacompagnia del fedelissimocane, dai molteplici ricordi,da alcuni accenni (pochi,per dire la verità) ai granditemi della sua narrativa, dal-le immagini sbiadite di Li-sbona e, soprattutto, da po-lemiche abbastanza banalicon un giovane scrittore por-toghese e un altro scrittore«che aveva fatto la guerra»,entrambi aspiranti delusi alNobel. Esistono anche rivali-tà con scrittori italiani, an-che queste appena accenna-te e misteriose e, a quantopare, ormai risolte.

Ma il tema di fondo, per Sa-ramago e anche, si suppone,per i lettori, dovrebbe esserel’assenza della giovane moglieche lo ha seguito nell’isola malo tradisce di continuo: fal’amore con tutti meno checon lui, torna a casa a nottefonda (oppure non torna) e lotenta di continuo con la suabellezza, la sua nudità, quelletette straordinarie che lui so-gna sempre di stringere, rima-nendo sempre a mani vuote.

Che dire? Chi scrive ebbela fortuna, anni e anni fa, di in-

contrare Saramago e la suagiovane moglie spagnola, Pi-lar del Río, a casa di LucianaStegagno Picchio. Saramagonon aveva ancora ricevuto ilNobel e la moglie era davverobella e formavano una coppiaunitissima. I resoconti dellamalattia e morte di Saramagosono stati unanimi nell’affer-mare che è stata lei ad assi-sterlo e aiutarlo fino all’ulti-mo momento.

A confermare questa im-pressione arriva ora (inaspet-tatamente, vorrei dire) una

testimonianza preziosa: sitratta del volumetto José Sa-ramago. Un ritratto appassio-nato di Baptista- Bastos conpremessa di Pilar del Río,pubblicato da l’Asino d’oro.Raccoglie le conversazioni av-venute a Lanzarote, alcunianni fa, tra Saramago e Bapti-sta-Bastos, suo grande amicodi sempre, «compagno dellaresistenza, del 25 aprile por-toghese... due saggi a passeg-gio tra i vulcani, che guarda-no isole e tendono ponti», co-me dice Pilar del Río.

Eh, già: perché il libro,uscito nel 1986, è ora, per vo-lere della Fondazione JoséSaramago, integrato da unapreziosa cronologia e da altreinformazioni. E, soprattutto,dalle parole di Pilar, datateaprile 2011.

E, come se non bastasse,c’è quella struggente foto-grafia dei due sposi, nellosfondo delle montagne verdidi Lanzarote, le bocche con-giunte, lei quasi sdraiata sul-la spalla di lui, a offrirci unNobel davvero «privato» chevale tutte le boutades o diver-tissements di oggi.

GABRIELLABOSCO

Auspicava una (im-probabile) femminilizzazio-ne del mondo. Non tanto per-ché, tombeur de femmes quasiprofessionista, aveva avutomodo di apprezzare più dichiunque altro le qualità del-la donna, bensì per via delrapporto specialissimo in-trattenuto sin dalla più tene-ra età e poi per sempre conla propria madre. Al puntoda considerarla, anche postmortem, il suo testimone inte-riore, il garante contro qual-siasi deriva. Se avesse com-piuto un’azione riprovevole,sapeva che non ci sarebbestato bisogno di confessar-gliela: ormai adulto, e padre,ma rimasto figlio sin nel mi-dollo, scriveva «lei lo avreb-be saputo dentro, in me stes-so». Colpisce un’affermazio-ne così decisa di fusionalitàcon la figura materna.

A leggere La notte saràcalma di Romain Gary, ulti-mo dei suoi titoli pubblicatida Neri Pozza per la tradu-zione di Riccardo Fedriga,nell’ambito del meritevolepercorso di svelamento per ilettori italiani della sua ope-ra che la casa editrice stacompiendo da alcuni anni, si

ha netta l’impressione che ilpunto di partenza sia lì. Chequello sia il nodo essenziale.

Dopo numerosi romanzi,si tratta questa volta dell’au-tobiografia di Romain Gary,sia pure sotto mentite spo-glie. Del resto un uomo cheha vissuto sullo pseudoni-mo, che vita natural duran-te ha giocato sullo sposta-mento della sua identità, nelmomento in cui, prossimoalla sessantina, decide di in-scenare la propria pubblicaconfessione, non è stranoche lo faccia inventandosiuna lunga intervista, in cui èlui stesso a farsi le domandebenché le attribuisca al-l’amico François Bondy,giornalista elvetico.

Nato in Lituania nel 1914,all’anagrafe Romain Kacev -figlio naturale di un’attriceebrea russa fuggita dalla ri-voluzione e (probabilmente)di Ivan Mosjoukine, celebrevedette del cinema muto -aviatore durante la guerra,diventato francese, e convin-to Compagnon de la Libéra-tion, poi diplomatico in giro

per il mondo come funziona-rio del ministero degli Esteridella Francia gaullista benchéassertore di un socialismo dalvolto umano, ma anche e in-nanzitutto romanziere, chescriveva i suoi libri in francesecome in inglese e poi in ameri-cano, premio Goncourt nel1956 con Le radici del cielo euna seconda volta nel 1975con La vita davanti a sé, grazieall’invenzione di un altro da sé- Émile Ajar - identicamenteromanziere come lui; scrisseanche con un nome italiano,quello di Fosco Sinibaldi, esposò Jean Seberg ma per la-sciarla dopo nove anni primache tutto andasse a catafa-scio, fu regista cinematografi-co a Hollywood e giornalistaper tante testate.

Proteiforme al limite delvirtuosismo, Romain Gary dàprova in questa pseudo-auto-

biografia di una lucidità scivo-losa come quella di un pavi-mento appena incerato e neenuncia fin dalle prime righelo scopo: far bruciare l’«io»che gli sta dietro. «In russo -scrive - gari significa brucia!(è un imperativo)… Un co-

mando al quale non mi sonomai sottratto… voglio dun-que fare qui la parte del fuo-co…». Perché l’«io», dice,quel vanaglorioso pallonegonfiato dell’io, è di una sup-ponenza incredibile.

La notte sarà calma, scrittonel 1974, oltre a essere dimo-

strazione in atto di quella«tierce forme» della scritturache proprio allora Barthes teo-rizzava (né solo narrativa nésolo critica ma le due cose in-sieme), è molto interessanteper due aspetti.

Il primo riguarda Garystesso: è un libro che può fun-gere sia come premessa per lalettura dei suoi romanzi, deiquali parla, con i quali si con-fronta, nei quali entra ed escepiù e più volte; sia come pre-ziosissimo strumento per svi-scerarli a posteriori. La pro-messa dell’alba in particolarediventa un altro libro alla lucedi questo. Ma anche Le radicidel cielo o La vita davanti a sé oCane bianco.

Il secondo aspetto è la ri-flessione che Gary intreccia aldiscorso sull’«io» facendone ilfil rouge principale, riflessioneintorno e dentro il Novecentodal punto di vista culturale epolitico insieme, storia dellaletteratura e delle idee, e an-che occasione per dire qualco-sa a lato, o oltre (sulla pena dimorte, ad esempio). Sono qua-si trecento pagine infarcite diracconti, le doti del narratoreemergono a ogni piè sospinto,ma ancora di più è il tessuto aimpressionare.

Gary si uccise nel 1980 spa-randosi (aveva avuto l’accor-tezza di indossare una vesta-glia rossa perché il sangue simimetizzasse). «Io non mi riu-nisco», si legge a un certo pun-to de La notte sarà calma. Garylo scrive riferito alla moda difare riunioni per ogni cosa. Ildoppio senso è però qui violen-temente palese.

Saramago non erasolo come un cane

Sotto la vestagliarossa finoall’ultimo fuoco

«Punto contro punto»:romanzo di dialoghi,talvolta dostoevskiani,tra intellettualipiù o meno velleitari

L’omaggio appassionatodi Baptista-Bastossmentisce il romanzodi Bomtempo, cosparsodi banalità e rivalità

Infine si muorenella Londraaltoborghese

ANDREA LEVY

Una canzone perla mia Giamaica= La Giamaica, primidecenni dell’Ottocento. Lachiamano «isola sventurata»,perché la sua popolazione ècomposta in larga parte dischiavi neri, superstitidell’atroce viaggio per maredalla nativa Africa, il tragico«middle passage». Lavorano incondizioni terrificanti nellepiantagioni di zucchero, fontidi ricchezza per gli sfruttatoribritannici. Non si stenta acredere che le più sventuratesiano le donne, e proprio unadi loro, July, figura come laprotagonista, figlia di Kitty einsieme della proprietaria diAmity, la piantagione,l’inglese Caroline Mortimer.Si articola cosi il nuovoromanzo di Andrea Levy - Unalunga canzone (Dalai editore,pp. 353, € 20) - scrittrice nataa Londra nel 1936 e alla qualesi deve un precedente, intensoromanzo, Un’isola di stranieri,pubblicato in Italia nel 2005dallo stesso Dalai.La narrazione in primapersona copre virtualmente laprima metà del romanzo. Celo spiega, a sua volta in primapersona, il nipote di July: lamadre è l’autrice che gli hatrasmesso questa sorta dimemoria, perché fosse lui afarla propria, a riprenderla, apubblicarla, a trasmetterla asua volta al proprio figlio. Lei,infatti, ha dovuto fermarsiperché non se la sente diproseguire: basti pensare chela sua prosa, e dunque ilromanzo, inizia con unostupro.La madre letteralmente tornaa impossessarsi della storianelle ultime due pagine,costellandola di interrogatividolorosi. Davvero bisognarevocare una tragediaquotidiana? Ma il figlio hadetto: «Sì, mamma, sì.Dobbiamo sapere tutto diquesta storia». Ecco allora lafavola, narrata con unamagica dimensione evocativaefficacemente tradotta daEnrica Budetta, ove laquotidianità più urgente nonsopprime la memoria persinoironica, parlata e, davvero,cantata. Comprendiamoallora il significato reale esimbolico del titolo, e, per chicome noi ha frequentatonelle sue pieghe la Giamaica,viene istintivo aggiungervi di«Bob Marley». Claudio Gorlier

pp Baptista-Bastos

p SARAMAGO Un ritratto appassionato

p trad. di Daniele Petruccioli

p L’Asino d’oro, pp. 170, € 15

pp Romain Gary

p LA NOTTE SARÀ CALMA

p trad. di Riccardo Fedriga

p Neri Pozza, pp. 286, € 12,50

p Le opere di Gary vengono ripro-

poste da Neri Pozza. Da «Le ra-

dici del cielo» a «La vita davanti

a sé», che vinseroil premio Gon-

court rispettivamente nel 1956

e nel 1975. Nato nel 1914, Gary,

all'anagrafe Romain Kacev, era

figlio naturale di un'attrice

ebrea russa fuggita dalla rivolu-

zione e (probabilmente) di Ivan

Mosjoukine, celebre vedette

del cinema muto. Fu il marito di

Jean Seberg, l’attrice statuniten-

ste icona della Nouvelle Vague.

Il Nobel portoghese Un deforme ritratto privatofondato sulle presunte infedeltà della giovane moglie

pp Domingos Bomtempo

p S. IL NOBEL PRIVATO

p trad. di Joana Clementi

p Cavallo di Ferro, pp. 183, € 15

pp Aldous Huxley

p PUNTO CONTRO PUNTO

p trad. di Maria Grazia Bellone

p Adelphi, pp. 528, € 24

Huxley Dalla guerra all’atomo,una serie di profezie «datate» 1928

Trecento pagineinfarcite di racconti,dove le dotidel narratore emergonoa ogni piè sospinto

José Saramago con la moglie Pilar del Río, nell’isola di Lanzarote

«La notte sarà calma»:una lunga intervistain cui è lo stessoromanzierea farsi le domande

AldousHuxley,scrittorebritannico, èscomparso nel1963Tra le sueopere,l’esordio nel1932 con«Giallocromo»,«Il mondonuovo»(1932),«I diavolidi Ludon»(1953)

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA V

Storia e vita

Romain Gary con Jean Seberg: un matrimonio durato solo nove anni

Page 5: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

Gary L’autobiografia sotto mentitespoglie dello scrittore lituano-francese,giocoliere dell’identità, suicida nel 1980

MASOLINOD’AMICO

Che effetto fa oggi(ri)leggere Punto contro pun-to, che uscì per la prima vol-ta nel 1928? Forse più di tut-to impressiona la lucidità dicerte profezie che affioranonella conversazione dei per-sonaggi - come quella di unaguerra tra dieci anni, deva-stante come nessun’altraprima; o quella sulla frantu-mazione dell’atomo comeorigine di nuove fonti dienergia precedentementeinconcepibili.

Certo, nel libro si parlamolto, e anzi questi parlantipossono dare l’impressionedi non fare quasi altro. Lapiù gran parte del romanzoconsiste in dibattiti, talvoltadi una intensità dostoevskia-na, tra intellettuali più o me-no velleitari, alcuni irresolu-ti altri dogmatici.

Questo però non toglieche un po’ di azione ci sia, eanzi verso la fine, quando ci siera assuefatti all’inconcluden-za generale, avvengono duemorti inquietanti anche se en-trambe prive di significato,una violenta ma addiritturacontroproducente per l’ideo-logo che l’ha provocata, unaterribile perché la vittima èun bambino indifeso, distrut-to in pochi giorni da una me-ningite i cui sviluppi sono os-servati con clinica precisione.

La molteplice vicenda pro-cede per episodi alternati chenon sono tanto episodi quan-to flashes, momenti all’inter-no di vari rapporti, e in piùchiavi, secondo un metodoche si rifà sia alla scomposi-zione dei quadri cubisti sia alcontrappunto dei molto citatiquartetti di Beethoven, conalternanza di momenti solen-ni e di temi di disarmantesemplicità.

Proprio in uno di questiquartetti Spandrell, che haassassinato per principio, cre-de di avere trovato la bellez-za ovvero la verità assoluta, ecerca invano di convincernel’eloquente scettico Rampionsuonandogliene i dischi a set-tantotto giri su un grammofo-no che bisogna ricaricare incontinuazione.

La società rappresentata èquella della Londra altobor-ghese nel momento forse piùteso e problematico del seco-lo scorso. C’è un anziano ari-stocratico molto ricco con lapassione della scienza e inparticolare degli esperimentidi vivisezione; c’è il suo assi-stente, un plebeo complessa-to e comunista; c’è la sua fi-glia bella, capricciosa e amo-rale (indimenticabilmente de-scritta come la bandiera fran-cese, il blu degli occhi bistra-ti, il rosso acceso delle labbra,il bianco del viso incipriato),per cui sospira un giovaneaspirante letterato che quinditrascura la compagna incintae adorante.

C’è il direttore trombone del-la rivista letteraria, gran sedut-tore malgrado la sgradevolezzafisica; c’è l’anziano, egoista pit-tore gaudente e ormai alla finedella corsa, la cui figlia ha spo-sato un romanziere che riempietaccuini delle proprie esperien-ze allo scopo di saggiarne l’uti-lizzabilità. C’è persino, altra an-ticipazione di qualcosa che sta-va per avvenire davvero, il lea-der carismatico di un movimen-to patriottico cui manca solol’aggettivo di fascista.

I percorsi di questi e di altrifiguranti si intrecciano conti-nuamente con grandi sfoghi, di-chiarazioni ed elucubrazioni,come si diceva sopra, senzache mai nessuno sia del tuttosincero, con se stesso o con l’in-terlocutore del momento, chedi solito vuole sedurre, impieto-sire, sopraffare o stupire, riu-scendo nel proprio scopo sol-tanto quando l’altro è una don-na debole e rassegnata.

Ciò non toglie che pur nellamalafede o nel narcisismo ge-nerale vengano dette cose in-telligenti, o sostenute tesi bril-lanti anche quando sono para-dossali. E’ il quadro di una so-cietà in decadenza e ormai nonpiù veramente convinta diniente; ma appunto, per deca-dere davvero bisogna esseresaliti molto in alto.

ANGELABIANCHINI

Si intitola S. Il Nobelprivato il romanzo di Domin-gos Bomtempo tradotto daCavallo di Ferro, casa editri-ce benemerita per la pubbli-cazione di tanta letteraturaportoghese. Quanto all’auto-re, come dice la quarta di co-pertina, «è di certo unopseudonimo che nascondechissà quale penna. Di luinon sappiamo niente». El’argomento? Beh, sembratrattarsi degli ultimi annidel grande scrittore porto-ghese José Saramago, auto-re, fra l’altro, del Memorialedel convento, de L’assedio diLisbona e di Cecità, coronatocome primo premio Nobeldella letteratura portoghesenel 1998.

Non c’è dubbio che que-sto Saramago è certamentemolto privato: viene descrit-to nei suoi ultimi anni, quan-do lasciato il Portogallo, do-po le polemiche suscitate

dal Vangelo secondo Gesù del1991, si era ritirato con la gio-vane moglie nell’isola di Lan-zarote. Lo troviamo che sisveglia a metà della notte,ascolta il suo cuore malanda-to e, soprattutto, svegliando-si, non fa che piangere: «Da-va la colpa al vento dell’iso-la, ma lui lo sapeva bene chenon era così. Al vento del-l’isola era ormai abituato daanni, da quando si era unitoa quella donna giovane e bel-la dall’udito crudele».

Condizione quasi unifor-me del libro sono le notti, i ri-svegli, le angosce, la solitudi-ne, appena interrotta dallacompagnia del fedelissimocane, dai molteplici ricordi,da alcuni accenni (pochi,per dire la verità) ai granditemi della sua narrativa, dal-le immagini sbiadite di Li-sbona e, soprattutto, da po-lemiche abbastanza banalicon un giovane scrittore por-toghese e un altro scrittore«che aveva fatto la guerra»,entrambi aspiranti delusi alNobel. Esistono anche rivali-tà con scrittori italiani, an-che queste appena accenna-te e misteriose e, a quantopare, ormai risolte.

Ma il tema di fondo, per Sa-ramago e anche, si suppone,per i lettori, dovrebbe esserel’assenza della giovane moglieche lo ha seguito nell’isola malo tradisce di continuo: fal’amore con tutti meno checon lui, torna a casa a nottefonda (oppure non torna) e lotenta di continuo con la suabellezza, la sua nudità, quelletette straordinarie che lui so-gna sempre di stringere, rima-nendo sempre a mani vuote.

Che dire? Chi scrive ebbela fortuna, anni e anni fa, di in-

contrare Saramago e la suagiovane moglie spagnola, Pi-lar del Río, a casa di LucianaStegagno Picchio. Saramagonon aveva ancora ricevuto ilNobel e la moglie era davverobella e formavano una coppiaunitissima. I resoconti dellamalattia e morte di Saramagosono stati unanimi nell’affer-mare che è stata lei ad assi-sterlo e aiutarlo fino all’ulti-mo momento.

A confermare questa im-pressione arriva ora (inaspet-tatamente, vorrei dire) una

testimonianza preziosa: sitratta del volumetto José Sa-ramago. Un ritratto appassio-nato di Baptista- Bastos conpremessa di Pilar del Río,pubblicato da l’Asino d’oro.Raccoglie le conversazioni av-venute a Lanzarote, alcunianni fa, tra Saramago e Bapti-sta-Bastos, suo grande amicodi sempre, «compagno dellaresistenza, del 25 aprile por-toghese... due saggi a passeg-gio tra i vulcani, che guarda-no isole e tendono ponti», co-me dice Pilar del Río.

Eh, già: perché il libro,uscito nel 1986, è ora, per vo-lere della Fondazione JoséSaramago, integrato da unapreziosa cronologia e da altreinformazioni. E, soprattutto,dalle parole di Pilar, datateaprile 2011.

E, come se non bastasse,c’è quella struggente foto-grafia dei due sposi, nellosfondo delle montagne verdidi Lanzarote, le bocche con-giunte, lei quasi sdraiata sul-la spalla di lui, a offrirci unNobel davvero «privato» chevale tutte le boutades o diver-tissements di oggi.

GABRIELLABOSCO

Auspicava una (im-probabile) femminilizzazio-ne del mondo. Non tanto per-ché, tombeur de femmes quasiprofessionista, aveva avutomodo di apprezzare più dichiunque altro le qualità del-la donna, bensì per via delrapporto specialissimo in-trattenuto sin dalla più tene-ra età e poi per sempre conla propria madre. Al puntoda considerarla, anche postmortem, il suo testimone inte-riore, il garante contro qual-siasi deriva. Se avesse com-piuto un’azione riprovevole,sapeva che non ci sarebbestato bisogno di confessar-gliela: ormai adulto, e padre,ma rimasto figlio sin nel mi-dollo, scriveva «lei lo avreb-be saputo dentro, in me stes-so». Colpisce un’affermazio-ne così decisa di fusionalitàcon la figura materna.

A leggere La notte saràcalma di Romain Gary, ulti-mo dei suoi titoli pubblicatida Neri Pozza per la tradu-zione di Riccardo Fedriga,nell’ambito del meritevolepercorso di svelamento per ilettori italiani della sua ope-ra che la casa editrice stacompiendo da alcuni anni, si

ha netta l’impressione che ilpunto di partenza sia lì. Chequello sia il nodo essenziale.

Dopo numerosi romanzi,si tratta questa volta dell’au-tobiografia di Romain Gary,sia pure sotto mentite spo-glie. Del resto un uomo cheha vissuto sullo pseudoni-mo, che vita natural duran-te ha giocato sullo sposta-mento della sua identità, nelmomento in cui, prossimoalla sessantina, decide di in-scenare la propria pubblicaconfessione, non è stranoche lo faccia inventandosiuna lunga intervista, in cui èlui stesso a farsi le domandebenché le attribuisca al-l’amico François Bondy,giornalista elvetico.

Nato in Lituania nel 1914,all’anagrafe Romain Kacev -figlio naturale di un’attriceebrea russa fuggita dalla ri-voluzione e (probabilmente)di Ivan Mosjoukine, celebrevedette del cinema muto -aviatore durante la guerra,diventato francese, e convin-to Compagnon de la Libéra-tion, poi diplomatico in giro

per il mondo come funziona-rio del ministero degli Esteridella Francia gaullista benchéassertore di un socialismo dalvolto umano, ma anche e in-nanzitutto romanziere, chescriveva i suoi libri in francesecome in inglese e poi in ameri-cano, premio Goncourt nel1956 con Le radici del cielo euna seconda volta nel 1975con La vita davanti a sé, grazieall’invenzione di un altro da sé- Émile Ajar - identicamenteromanziere come lui; scrisseanche con un nome italiano,quello di Fosco Sinibaldi, esposò Jean Seberg ma per la-sciarla dopo nove anni primache tutto andasse a catafa-scio, fu regista cinematografi-co a Hollywood e giornalistaper tante testate.

Proteiforme al limite delvirtuosismo, Romain Gary dàprova in questa pseudo-auto-

biografia di una lucidità scivo-losa come quella di un pavi-mento appena incerato e neenuncia fin dalle prime righelo scopo: far bruciare l’«io»che gli sta dietro. «In russo -scrive - gari significa brucia!(è un imperativo)… Un co-

mando al quale non mi sonomai sottratto… voglio dun-que fare qui la parte del fuo-co…». Perché l’«io», dice,quel vanaglorioso pallonegonfiato dell’io, è di una sup-ponenza incredibile.

La notte sarà calma, scrittonel 1974, oltre a essere dimo-

strazione in atto di quella«tierce forme» della scritturache proprio allora Barthes teo-rizzava (né solo narrativa nésolo critica ma le due cose in-sieme), è molto interessanteper due aspetti.

Il primo riguarda Garystesso: è un libro che può fun-gere sia come premessa per lalettura dei suoi romanzi, deiquali parla, con i quali si con-fronta, nei quali entra ed escepiù e più volte; sia come pre-ziosissimo strumento per svi-scerarli a posteriori. La pro-messa dell’alba in particolarediventa un altro libro alla lucedi questo. Ma anche Le radicidel cielo o La vita davanti a sé oCane bianco.

Il secondo aspetto è la ri-flessione che Gary intreccia aldiscorso sull’«io» facendone ilfil rouge principale, riflessioneintorno e dentro il Novecentodal punto di vista culturale epolitico insieme, storia dellaletteratura e delle idee, e an-che occasione per dire qualco-sa a lato, o oltre (sulla pena dimorte, ad esempio). Sono qua-si trecento pagine infarcite diracconti, le doti del narratoreemergono a ogni piè sospinto,ma ancora di più è il tessuto aimpressionare.

Gary si uccise nel 1980 spa-randosi (aveva avuto l’accor-tezza di indossare una vesta-glia rossa perché il sangue simimetizzasse). «Io non mi riu-nisco», si legge a un certo pun-to de La notte sarà calma. Garylo scrive riferito alla moda difare riunioni per ogni cosa. Ildoppio senso è però qui violen-temente palese.

Saramago non erasolo come un cane

Sotto la vestagliarossa finoall’ultimo fuoco

«Punto contro punto»:romanzo di dialoghi,talvolta dostoevskiani,tra intellettualipiù o meno velleitari

L’omaggio appassionatodi Baptista-Bastossmentisce il romanzodi Bomtempo, cosparsodi banalità e rivalità

Infine si muorenella Londraaltoborghese

ANDREA LEVY

Una canzone perla mia Giamaica= La Giamaica, primidecenni dell’Ottocento. Lachiamano «isola sventurata»,perché la sua popolazione ècomposta in larga parte dischiavi neri, superstitidell’atroce viaggio per maredalla nativa Africa, il tragico«middle passage». Lavorano incondizioni terrificanti nellepiantagioni di zucchero, fontidi ricchezza per gli sfruttatoribritannici. Non si stenta acredere che le più sventuratesiano le donne, e proprio unadi loro, July, figura come laprotagonista, figlia di Kitty einsieme della proprietaria diAmity, la piantagione,l’inglese Caroline Mortimer.Si articola cosi il nuovoromanzo di Andrea Levy - Unalunga canzone (Dalai editore,pp. 353, € 20) - scrittrice nataa Londra nel 1936 e alla qualesi deve un precedente, intensoromanzo, Un’isola di stranieri,pubblicato in Italia nel 2005dallo stesso Dalai.La narrazione in primapersona copre virtualmente laprima metà del romanzo. Celo spiega, a sua volta in primapersona, il nipote di July: lamadre è l’autrice che gli hatrasmesso questa sorta dimemoria, perché fosse lui afarla propria, a riprenderla, apubblicarla, a trasmetterla asua volta al proprio figlio. Lei,infatti, ha dovuto fermarsiperché non se la sente diproseguire: basti pensare chela sua prosa, e dunque ilromanzo, inizia con unostupro.La madre letteralmente tornaa impossessarsi della storianelle ultime due pagine,costellandola di interrogatividolorosi. Davvero bisognarevocare una tragediaquotidiana? Ma il figlio hadetto: «Sì, mamma, sì.Dobbiamo sapere tutto diquesta storia». Ecco allora lafavola, narrata con unamagica dimensione evocativaefficacemente tradotta daEnrica Budetta, ove laquotidianità più urgente nonsopprime la memoria persinoironica, parlata e, davvero,cantata. Comprendiamoallora il significato reale esimbolico del titolo, e, per chicome noi ha frequentatonelle sue pieghe la Giamaica,viene istintivo aggiungervi di«Bob Marley». Claudio Gorlier

pp Baptista-Bastos

p SARAMAGO Un ritratto appassionato

p trad. di Daniele Petruccioli

p L’Asino d’oro, pp. 170, € 15

pp Romain Gary

p LA NOTTE SARÀ CALMA

p trad. di Riccardo Fedriga

p Neri Pozza, pp. 286, € 12,50

p Le opere di Gary vengono ripro-

poste da Neri Pozza. Da «Le ra-

dici del cielo» a «La vita davanti

a sé», che vinseroil premio Gon-

court rispettivamente nel 1956

e nel 1975. Nato nel 1914, Gary,

all'anagrafe Romain Kacev, era

figlio naturale di un'attrice

ebrea russa fuggita dalla rivolu-

zione e (probabilmente) di Ivan

Mosjoukine, celebre vedette

del cinema muto. Fu il marito di

Jean Seberg, l’attrice statuniten-

ste icona della Nouvelle Vague.

Il Nobel portoghese Un deforme ritratto privatofondato sulle presunte infedeltà della giovane moglie

pp Domingos Bomtempo

p S. IL NOBEL PRIVATO

p trad. di Joana Clementi

p Cavallo di Ferro, pp. 183, € 15

pp Aldous Huxley

p PUNTO CONTRO PUNTO

p trad. di Maria Grazia Bellone

p Adelphi, pp. 528, € 24

Huxley Dalla guerra all’atomo,una serie di profezie «datate» 1928

Trecento pagineinfarcite di racconti,dove le dotidel narratore emergonoa ogni piè sospinto

José Saramago con la moglie Pilar del Río, nell’isola di Lanzarote

«La notte sarà calma»:una lunga intervistain cui è lo stessoromanzierea farsi le domande

AldousHuxley,scrittorebritannico, èscomparso nel1963Tra le sueopere,l’esordio nel1932 con«Giallocromo»,«Il mondonuovo»(1932),«I diavolidi Ludon»(1953)

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA V

Storia e vita

Romain Gary con Jean Seberg: un matrimonio durato solo nove anni

Page 6: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

ALBERTOSAIBENE

Il mercato librariomilanese, dopo i fasti del-l’epoca napoleonica e deiprimi anni dopo il Congres-so di Vienna era andato de-clinando nel periodo preuni-tario. Unica eccezione, ne-gli anni d’oro del melodram-ma, l’editoria musicale e lebotteghe che vendevanospartiti e fogli di musica co-me la Ricordi di GiovanniRicordi (dal 1808) e la Son-zogno di Giambattista Son-zogno, entrambe a pochipassi dal Teatro della Sca-la. Proprio nel 1861 aprono ibattenti due editori avviatia un brillante futuro: EmilioTreves e Edoardo Sonzo-gno. A Milano ci sono alloracirca una quarantina di li-brerie e, in quell’anno, apro-no le prime due edicole.

Fu proprio l’Unità e laconseguente unione dogana-le a spingere Giuseppe Du-moulard e lo svizzero UlricoHoepli (dal 1870) a impianta-re le loro librerie nella Galle-ria De Cristoforis, la contra-da de veder, a pochi passi dalDuomo. Entrambe fornivanoalla clientela aristocratica eborghese le migliori novitàd’Oltralpe: romanzi francesi

e manuali tecnici. Rapidamen-te Hoepli, diventato editore,creò una sua collana di manua-li che ne fece la fortuna edito-riale. Le librerie si concentra-vano nel centro cittadino, an-cora diviso dal resto della cittàdalla cerchia dei Navigli, e an-che lo spazio commerciale dimaggior pregio, la neonataGalleria Vittorio Emanuele(1877), ospitava una libreria,Galli, che a fine secolo verrà ri-levata da Baldini e Castoldi eche avrà vita fin oltre la secon-do guerra mondiale.

Ad avviare all’abitudinedella lettura la classe operaiae la piccola borghesia, ci pen-sarono le biblioteche ambulan-ti organizzate dalla SocietàUmanitaria e, dopo la primaguerra mondiale, le bancarelle

delle famiglie pontremolesi(dalla cittadina della Lunigia-na da cui la maggior parte pro-veniva). Fogola, Giovannacci,Tarantola, Meucci, Ghelfi, Lo-renzelli, Lazzarelli, sono alcu-ne di queste famiglie che ave-

vano bancarelle in piazze emercati e che, nel migliore deicasi, aprivano succursali in al-tre città del Nord. L’editoriapopolare dei Barion e dei Son-zogno viveva soprattutto diquesto mercato. Questa espe-

rienza è proseguita, in annipiù recenti, con la tradizionedei remainders e di catene di li-brerie come «Il Libraccio».

Sul versante opposto si col-locavano la Libreria Treves(poi Garzanti) in Galleria Vit-torio Emanuele dove era facileincontrare Gabriele D’Annun-zio o i futuristi che sciamava-no dal Savini, allora solo uncaffè. Ancora più raffinata erala libreria di Emanuele di Ca-stelbarco in via Montenapoleo-ne, all’origine delle edizioniBottega di Poesia. Tra Monte-napoleone e la vicina via Cro-cerossa sorgevano negli anniVenti del Novecento cinque li-brerie (tra cui Bestetti e Tumi-nelli). Non di rado giovaniscrittori squattrinati comeGiovanni Comisso o Carlo Ber-

nari guadagnavano il pane co-me commessi di libreria. Tra-dizionale era l’appuntamentodel «Sabato del bibliofilo»presso la sezione antiquariadella Libreria Hoepli, abitudi-ne proseguita fin dopo la guer-ra, quando si affacciò una nuo-va generazione di librai anti-quari come Il Polifilo dei fratel-li Vigevani in via Borgonuovoe la Libreria di Carlo AlbertoChiesa, di risonanza interna-zionale, in via Bigli.

Per tornare alla Hoepli, ladistruzione della Galleria DeCristoforis costrinse la Libre-ria a trasferirsi nel 1935 (l’an-no in cui morì, dopo sessanta-cinque anni di attività, il fonda-tore) in via Berchet. Anche lospostamento successivo fu ine-vitabile: i grandi bombarda-

menti dell’agosto 1943 manda-rono in fumo la Hoepli e la vici-na Ricordi. A ricominciare fuun altro Ulrico (1906-2003)che, a guerra ancora in corso,acquistò con grande lungimi-ranza i terreni dove sorse l’at-tuale Libreria di via Hoepli 5,inaugurata nel 1958 e che orasi estende su sei piani. Il figlioUlrico Carlo Hoepli e i suoi fi-gli lavorano, insieme a quaran-ta librai, per il futuro della li-breria che ebbe tra i suoi clien-ti Croce e Gramsci.

Dopo la seconda guerramondiale nacquero librerie«intellettuali» come La Lam-pada dei fratelli Cantoni (unoera Remo, il filosofo dellascuola di Antonio Banfi) inpiazza San Babila, la Libreriadi Arturo Schwarz in via San-t’Andrea, la Libreria Einaudidi Vando Aldrovandi, elegan-te salotto letterario della Mi-lano del boom, in GalleriaManzoni. La passione politicatrovò nel tempo i suoi punti diriferimento nella Libreria LaRinascita, nella Calusca diPrimo Moroni, nella LibreriaUtopia di Fausta Bizzozzeroe nelle librerie Feltrinelli, na-te negli anni cinquanta conuna libreria in via Manzoni eun’altra in viale Argonne.

Sono in pochi a ricordare

un esperimento di Gian Giaco-mo Feltrinelli che, accanto alcasello di Porta Volta, avevacostruito un chiosco librarioper vendere le edizioni econo-miche. Anche Mondadori (da-gli Anni Cinquanta) e Rizzoli(dal decennio successivo) si so-no dotati di librerie che sonoun biglietto da visita dell’attivi-tà editoriale.

Milano è stata poi il luogodi felici esperimenti librari co-me la Libreria dei Ragazzi di

Gianna e Roberto Denti, la Mi-lano Libri di Anna Maria Gan-dini in via Verdi, la Borsa delFumetto di via Lecco e la Li-breria di via Tadino che haereditato l’incandescente mili-tanza della Corsia dei Servidei padri David Turoldo e Ca-millo de Piaz.

Oggi Milano costituisce il20% del mercato librario na-zionale e si può dire, parafra-sando Salvemini, che quelloche oggi legge Milano, domanilo leggerà l’Italia.

La buona novellasecondo Lippmann

Biografia Un testimone-chiave del secoloamericano, giornalista e public philosopher

MARCOBARDAZZI

«La salute della socie-tà dipende dalla qualità dell’in-formazione che riceve»: unariflessione che ha quasi un se-colo di vita, ma lo porta benis-simo. Come del resto sembra-no fresche di stampa gran par-te delle analisi contenute in Li-berty and the News (1920), e at-tualissime molte altre conclu-sioni cui era giunto il suo auto-re, Walter Lippmann, nei librisuccessivi di una lunga carrie-ra, tra cui il più noto, L’opinio-ne pubblica (1922) è stato ripro-posto da Donzelli nel 2004.

Se Lippmann non perde diattualità, il merito è dellastraordinaria capacità di os-servare e giudicare le demo-crazie occidentali sviluppatada uno dei più importanti in-tellettuali degli Stati Unitinel Novecento. Un testimone-chiave del «secolo america-no», che alla carriera di gior-nalista di successo ha saputounire una non meno impor-tante riflessione da «public

philosopher» ricca di spuntiper le società moderne.

E’ proprio il Lippmann filo-sofo politico e sociale che col-pisce di più, perché meno co-nosciuto almeno in Italia, nel-l’itinerario alla scoperta dellasua produzione che France-sco Regalzi ci offre in WalterLippmann. Un volume che me-rita di non restare solo nelleaule universitarie: da Monte-citorio alle redazioni dei gior-nali, sono molte le scrivaniesu cui sarebbe utile trovarloper rapide e continue consul-tazioni. Perché Lippmannsvela le manipolazioni del-l’opinione pubblica, smontagli alibi di politici e giornalisti,costringe tutti coloro che inqualche modo appartengonoalla leadership di un Paese adagire con due punti di riferi-mento imprescindibili: re-sponsabilità e credibilità.

L’itinerario umano e pro-fessionale che alimenta le ri-flessioni di Lippmann viene ri-costruito da Regalzi fin dalleprime tappe: dall’infatuazioneiniziale per gli ideali anarchicie le frontiere della psicoanali-si, allo sviluppo di un pensieropolitico che finisce per diven-tare la base di lavoro su cui ilpresidente americano Woo-drow Wilson elabora la pro-pria «New Diplomacy», con i

Quattordici Punti e il sogno del-la Società delle Nazioni.

La politica di governo con isuoi compromessi però ben pre-sto lo delude, e il miglior Lipp-mann emerge come critico eanalista di ciò che non funzionanella macchina della democra-zia e nel suo imprescindibilecarburante: l’informazione.

Il celebre giornalista ameri-cano, che inventa tra l’altro ilsignificato figurato della paro-la «stereotipo», è impietoso nellamentare l’impreparazione ela scarsa professionalità chedominano nei giornali, il ricor-so ai luoghi comuni, il limite dilavorare in quello che definiscelo «pseudo-ambiente» delle no-tizie, la tendenza a raccontarei fatti lasciandosi guidare dascelte ideologiche. Significati-vo è uno studio che Lippmanncompie su tutti gli articoli concui il New York Times - cioè unatestata già all’epoca ritenuta digrande serietà - aveva raccon-tato la Rivoluzione russa tra il1917 e il 1920. La bocciatura ètotale: «L’informazione nel suo

complesso - scrive - era domi-nata dalle speranze degli uomi-ni che componevano l’organiz-zazione delle notizie», non dal-la realtà dei fatti.

La notizia e la verità, argo-menta Lippmann, «non sonola stessa cosa: la funzione del-la notizia è di segnalare unfatto, la funzione della veritàè di portare alla luce i fatti na-scosti, di metterli in relazio-ne tra di loro e di dare un qua-dro della realtà che consentaagli uomini di agire».

Nella manipolazione dell’in-formazione, Lippmann vedevail rischio più serio per le demo-crazie. L’uomo che nel secon-do dopoguerra avrebbe conia-to anche il termine «GuerraFredda», già negli Anni Ventiintravedeva i pericoli poi incar-nati dalle due ideologie disgra-ziate del XX secolo, il comuni-smo e il nazifascismo, e antici-pava - come nota giustamenteRegalzi - le teorie di HannahArendt sui totalitarismi.«Quando gli uomini smettonodi dire ciò che pensano - affer-mava Lippmann - presto smet-tono anche di pensare».

La democrazia molto spessolo ha deluso. E la sua critica allaclasse dirigente americana èstata senza sconti fino alla mor-te nel 1974: lo dimostrano le du-re accuse che rivolgerà al presi-dente Lyndon Johnson, di cuiera stato consigliere, per le suescelte in Vietnam.

In ultima analisi, però, il la-voro di Lippmann resta tra ipiù importanti per riempire dicontenuti la celebre intuizionedi Winston Churchill, secondoil quale la democrazia «è lapeggior forma di governo, adeccezione di tutte le altre chesono state sperimentate nelcorso dei tempi».

E Hoepli aspettavain contrada de veder

GIANFRANCOMARRONE

La gente non mormo-ra più: c’è chiasso. Il grandeavversario dei regimi tiranni-ci e totalitari - il passaparola- è venuto meno grazie alle at-tuali nuove forme di censura,che non mirano a negare laparola ma ad amplificarla:nel doppio senso di alzarne ilvolume e moltiplicarla all’infi-nito. Parlando troppo, e trop-po forte, non si dice più nulla.Meno che mai riesce possibi-le sussurrare qualcosa al-l’orecchio del sodale, si trattidi scomode verità, pettego-lezzi di provincia o mezzi pa-reri sull’ultima novità libra-ria. Con buona pace del CaryGrant di Mankiewicz o dellaTina Pica del comandanteDe Sica, la gente mormora see solo se intorno a essa c’è si-

lenzio, condizione d’ogni ri-flessione profonda e d’ognicomunicazione critica.

Un tempo, spiega Umber-to Eco nel sua recente raccol-ta di scritti (che, con modestiad’antan, chiama «occasiona-li»), c’erano le veline del Min-CulPop, le quali ingiungevanoalla stampa del regime fasci-sta cosa diffondere e cosa tace-re. La censura funzionava perselezione e sottrazione. E si po-teva reagire, appunto, col mor-morio di disapprovazione. Og-gi le veline hanno cambiatoforma e funzione: nessuno ri-corda i fogli leggerissimi forni-ti dai ministeri alle redazioni etutti hanno ben presenti le ar-cinote signorine che s’agitano

a Striscia la notizia. Oltre a esse-re il modello esemplare dellespasmodiche adolescenti del no-stro tempo, le Veline di Striscia,osserva Eco, sono il perfetto em-blema dei nuovi regimi, che agi-scono per esibizione e moltipli-cazione. Se volete tacere qualco-sa d’importante, sommergetelad’altre informazioni più o menoinutili producendo un gran bac-

cano: il gioco è fatto, perché nes-suno potrà sussurrare nulla al-l’orecchio del vicino.

Non è solo, si badi, un pro-blema di gestione della cosapubblica attraverso un calcola-to, cattivo uso della comunica-zione. Più in generale, invita ariflettere il semiologo, è una fac-cenda che riguarda le attualiforme del sapere e della sua dif-

fusione. Si prenda il caso di In-ternet, luogo immateriale dacui passa di tutto e di più. Su In-ternet c’è troppo, e senza alcunfiltro; di modo che l’eccesso dimemoria provoca una vaporiz-zazione del sapere. È il regimedella Trasparenza Totale, sen-za cornici interpretative, di mo-do che finiamo per autoesporrele nostre vite al pubblico ludi-

brio in cambio dei soliti quindi-ci minuti di celebrità.

Le cose si complicano quan-do è in gioco la sicurezza deglistati che, giocoforza, si fondasulla pratica del segreto, appun-to, di stato. Si pensi a Wikile-aks, che ha ricostruito i dossiersecretati dagli Stati Uniti an-dando a cercare in rete le noti-zie che erano già di dominio

pubblico. Se pure non ha sco-perto nulla di quanto non si sa-pesse, Assange ha indicato il renudo: ossia il fatto che i segretidel Potere sono segreti vuoti,senza contenuto specifico, nonrivelabili, necessari perciò a ga-rantire l’arbitrarietà d’ogni si-stema politico. Wikileaks, osser-va Eco, è stato utile non per icontenuti rivelati, di per sé noti,

ma perché ha fatto saltare il si-stema formale che, moltiplican-doli, li fa circolare. Richiedendocosì, sottovoce, qualcuno cheeserciti una funzione selettivadi tali contenuti, il ritorno cioèdi una stampa che s’assuma laresponsabilità critica di decide-re che cosa è rilevante e che co-sa non lo è, che cosa è chiacchie-ra e che cosa reale notizia. Ruo-

lo che Internet, pornograficatout court, non sa e non puòesercitare: come la signora Clin-ton ha dovuto ammettere.

Viene fuori la questione delnemico. Molti nemici molto ono-re? Non è questo il punto. Anchese è indubbio che il modo princi-pale con cui costruirsi un’identi-tà, individuale o collettiva, è pro-prio quello di vantare un buonnemico. L’esistenza di un nemi-co è la garanzia di un sistemache funzioni per difformità, di-stinzioni, articolazioni, un siste-ma dove possano coesistere, sen-za appiattirli, valori e opinioni di-verse, significati e idee non co-muni. Sfortunato il Paese chenon ha bisogno di nemici. Perquanto non piacevole a dirsi, lapace assoluta è come la traspa-renza totale: la notte in cui tuttele vacche svaniscono nell’oscuri-tà. Consolarsi nelle utopie pan-

amicali significa impiastricciar-si in nichilismi involontari.

Che fare? La risposta di Eco,che con ciò rivela tutta la pro-fondità di questi scritti sedicen-ti occasionali, è quella - total-mente inattuale - di coltivareuna conoscenza al tempo stessostorica e critica, ricostruendo,come recita il titolo del libro, lesottili strategie di costruzionedel nemico. Ne viene fuori peresempio che in epoche e culturediverse, alla fine, gli stereotipimessi in gioco per imbruttire lafaccia dell’Altro sono gli stessi,e tra il diavolo medievale, il ne-gro colonialista e l’ebreo hitle-riano ci sono più somiglianzedel previsto. La gente ne mor-morerà: e potremo discuterne.

Librai 150 Il nostro viaggio prosegue a Milano:nel 1861 quaranta botteghe e le due prime edicole

«Costruire il nemicoe altri scrittioccasionali»:la comunicazionecome arma d’offesa

Le bancarelle popolaridei pontremolesi,la Treves frequentata daD’Annunzio e i futuristi,il chiosco di Feltrinelli

IL BESTSELLER DEI FIORI DI VANESSA DIFFENBAUGH

Un giardino ti cambia la vita= Anticipo miliardario e pubblicazione su scala mondiale.Ci avevano provato lo scorso anno, con risultati inferiori alleattese, con Beautiful malice dell’australiana Rebecca James.Ci riprovano quest’anno con Il linguaggio segreto dei fioridell’americana Vanessa Diffenbaugh (Garzanti, pp.344,€ 18,60), delicato romanzo che ha una diversa duttilità e untempismo stupefacente nel giungere a carezzare lasensibilità di oggi. Come James, l’autrice non ha storia ancheper la giovane età, ma vanta una militanza con ragazziabbandonati e una duplice esperienza di adozione, l’unafelice, l’altra, cui il libro s’ispira, fallita per la sua resistenza a

dare e ricevere amore. Così accade a Victoria, la sua dolentee tenace protagonista, descritta con intensa partecipazionenel pervicace tentativo di celare un disperato bisognod’amore e un cupo senso di colpa legata alla tormentosastoria del fallimento dei precedenti affidi. Ma qui intervieneil linguaggio segreto dei fiori, timido e sommesso donod’amore che consente a chi lo riceve di ritrovare se stessonell’offerta, ricavandone una magia capace di cambiargli lavita. Non è una semplice storia d’amore ma un variegatoromanzo di tutti gli amori: la maternità biologica econquistata, l’amicizia con le sue forme misteriose dicomunicazione, l’attaccamento alla terra e la devozione aisuoi frutti e finalmente l’appagamento di coppia, cosìdifficile da accettare da parte di una giovane donna che

rifugge quasi con repulsione dal contatto fisico. Una lievefiaba di sapore vittoriano non priva di momenti crudi, comeogni fiaba che si rispetti. Un massaggio del cuore e dellamente di quanti in questo mondo coriaceo avvertono ilbisogno di una nuova stagione romantica e sono tanti.Grazie a Victoria, cattivante come un’orfanella dickensiana,il romanzo tocca tutte le corde del lettore, a colmarne ibisogni e le attese; giocando su una impeccabile struttura discuola che alterna con rigorosa funzionalità presente epassato fino a saldare il segreto tormentoso dell’infanziacon la sua soluzione sofferta e drammatica, ma capace dioffrire speranza, porgendola con un messaggio florealecome ai tempi delle languorose damine ottocentesche. Mia Peluso

Le cose si complicanoquando è in giocola sicurezza degli Statifondata sul segreto:si pensi a Wikileaks

Arrivato dalla Svizzerain breve diventò editorecreando una fortunatacollana di manualitecnici e scientifici

IL MANUALE DI BODONI

Che carattere!= Giambattista Bodoni(Saluzzo 1740 - Parma 1813), lacui fama «sovra gli altricom’aquila vola», non potévedere la pubblicazione del suoManuale tipografico, uscito indue volumi nel 1818 per leamorevoli cure della moglieMargherita dall’Aglio. L’«AntonioCanova della tipografia italiana»,l’«Immortale ManuzioSaluzzese», come ebbero achiamarlo i suoi contemporanei,era infatti morto 5 anni prima. IlManuale tipografico del 1818 è lasumma del credo dell’artebodoniana; un altro Manualetipografico, uscito nel 1788,conteneva una serie di 150 saggidi caratteri latini tondi e corsivi euna serie di caratteri greci. Oggi, ilManuale del 1818 costa una cifrache può superare i 20.000 euro.Ma chi volesse portarlo a casasenza svenarsi, potrebbe cercarela riedizione che ne fece tra il1964 e il 1965 Franco Maria Ricci(su Vialibri.com, tra i 2.000 e i3.000 euro), oppureaccontentarsi di quellomeritoriamente offerto daTaschen (cm 23x33, pp.1208,€ 49,99) che riproduce tutte letavole dell’originale, con un testodi Stephan Füssel, un glossario euna bibliografia.Con l’odierna rivoluzione digitale,

sembra una ripropostaanacronistica; ma serve a farmeditare sull’arte del Bodoni, cheincideva personalmente ipunzoni, con una maestria (e unafatica) difficilmente eguagliabile.Alla stampa a caratteri mobili - la«più bella, ingegnosa, e giovevoleinvenzione degli uomini» - hadedicato tutta la vita, stampandolibri che rimangono un modellod’eleganza, di armonia e diperfezione grafica. Tra le serieincise troviamo i caratteri latini,tondi e corsivi; i carattericancellereschi, finanzieri e inglesi;le serie di maiuscole latine, tonde,corsive e cancelleresche, e le seriedi caratteri greci ed esotici, tra iquali l’ebraico, il siriano, il tartaro,il persiano, il copto, l’etrusco, ilgiordano, il russo; infine le seriedei fregi, comprese le notemusicali. I corpi delle letterevariano da quelli lillipuziani allegrandi maiuscole, che si staccanonette dal foglio bianco comescolpite dal nero inchiostro.Per Bodoni 4 requisiti eranonecessari per rendere pregevoli icaratteri: la regolarità, lanettezza, il buon gusto e lagrazia, requisiti che, rielaborandoi caratteri romani scolpiti sumarmo, non ha mai mancato diriservare ai propri, ancor oggiusati, anche se in digitale. Santo Alligo

pp Umberto Ecop COSTRUIRE IL NEMICO

E ALTRI SCRITTI OCCASIONALIp Bompiani, pp. 336, € 18,50p Il libro raccoglie testi per conve-

gni, riviste e giornali

UN FUNAMBOLICO THRILLER DI DAVID BALDACCI

Tre donne di sangue e vendetta= E’ straordinario come un buon thriller possaprescindere persino dalla logica: è sufficiente che ilritmo sia frenetico, che le situazioni cambino in modovertiginoso, che i personaggi siano ben delineati - ibuoni, buoni; i cattivi, cattivi - e che il racconto galoppiper tenerti inchiodato. E’ il caso di False Accuse diDavid Baldacci (trad. di Nicoletta Lamberti, Mondadori,pp. 486. € 19,90). L’irrazionalità sta tutta nelpresupposto: due sorelle contro il mondo. La prima,Mace Perry, ex detective della omicidi di Washington, èfinita in galera a causa della orrida Mona Danforth,

procuratore federale di fresca nomina, carrieristaall’eccesso e disposta a tutto, comprese le alleanze piùtorbide. La seconda, Beth, è addirittura il potentissimoCapo della Polizia della Capitale, pure lei nel mirino diuna Mona pronta a cogliere il minimo passo falsosoprattutto ora che Mace è uscita di carcere vogliosa diriabilitarsi ad ogni costo.Tre donne in guerra, in sostanza. Senza esclusione dicolpi. A cui subito si aggiunge il cadavere di una quartafemmina, l’avvocato Diane Tolliver, scoperta dal collegaRoy Kingman (presto nascerà una ruvida storia d’amorecon Mace) tra le bibite e le merendine di un frigo dastudio. Come si vede di carne al fuoco ce n’è inabbondanza. Ma non è che l’inizio dei fuochi.

Pagina dopo pagina la storia s’ingrassa di ben altrevicende e di personaggi variamente folgoranti: unabieca accoppiata di giocolieri di servizi tanto segretiquanto deviati; un povero homeless usato quale caviaper esperimenti di falsa colpevolezza; una clinica diimpianto del seme per depistare il dna usato in unpseudo stupro; un ricchissimo quanto ingenuobenefattore desideroso di aiutare i disperati del ghetto.Infine, l’ombra del suicidio del padre delle due sorelle,procuratore capo, al cui posto si è arrampicata proprioMona. Di tutto e di più, quindi. Ma l’abilità di Baldaccista nel rendere credibile e palpitante un intreccio cosìparadossale aiutandosi anche con un’ottima scrittura. Piero Soria

La nuova censura Eco ci spiega chele cose importanti si fanno taceresommergendole di informazioni vacue

pp Francesco Regalzi

p WALTER LIPPMANN

p Nino Aragno, pp. 412, € 40

p Di Lippmann, Donzelli ha ripropo-

sto nel 2004 il saggio su «L’opinio-

ne pubblica» (pp. 304, € 13)

Le velinedel MinCulPopora sono in tv

Eco in una foto di Olivier Rollier, in controcopertina

150O

Per il 2011Librai d’Italia

PER I BIBLIOFILI

WalterLippmannè scomparsoa New Yorknel 1974Per 32 anniha curatola rubrica«Today andtomorrow»sull’HeraldTribuneSostenevache «La salutedella societàdipende dallaqualità dellainformazioneche riceve».Il suo più notosaggio su«L’opinionepubblica»è stato rieditonel 2004da Donzelli

Provini per la selezione delle veline di «Striscia la notizia»

L’ informazione cherinuncia ad essereresponsabile e credibile,manipolando la verità,nuoce alla democrazia

Vanessa Diffenbaugh

Storie e ideeVITuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA VII

David Baldacci

L’insegna dell’antica libreria Hoepli in Galleria De Cristoforis

Page 7: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

ALBERTOSAIBENE

Il mercato librariomilanese, dopo i fasti del-l’epoca napoleonica e deiprimi anni dopo il Congres-so di Vienna era andato de-clinando nel periodo preuni-tario. Unica eccezione, ne-gli anni d’oro del melodram-ma, l’editoria musicale e lebotteghe che vendevanospartiti e fogli di musica co-me la Ricordi di GiovanniRicordi (dal 1808) e la Son-zogno di Giambattista Son-zogno, entrambe a pochipassi dal Teatro della Sca-la. Proprio nel 1861 aprono ibattenti due editori avviatia un brillante futuro: EmilioTreves e Edoardo Sonzo-gno. A Milano ci sono alloracirca una quarantina di li-brerie e, in quell’anno, apro-no le prime due edicole.

Fu proprio l’Unità e laconseguente unione dogana-le a spingere Giuseppe Du-moulard e lo svizzero UlricoHoepli (dal 1870) a impianta-re le loro librerie nella Galle-ria De Cristoforis, la contra-da de veder, a pochi passi dalDuomo. Entrambe fornivanoalla clientela aristocratica eborghese le migliori novitàd’Oltralpe: romanzi francesi

e manuali tecnici. Rapidamen-te Hoepli, diventato editore,creò una sua collana di manua-li che ne fece la fortuna edito-riale. Le librerie si concentra-vano nel centro cittadino, an-cora diviso dal resto della cittàdalla cerchia dei Navigli, e an-che lo spazio commerciale dimaggior pregio, la neonataGalleria Vittorio Emanuele(1877), ospitava una libreria,Galli, che a fine secolo verrà ri-levata da Baldini e Castoldi eche avrà vita fin oltre la secon-do guerra mondiale.

Ad avviare all’abitudinedella lettura la classe operaiae la piccola borghesia, ci pen-sarono le biblioteche ambulan-ti organizzate dalla SocietàUmanitaria e, dopo la primaguerra mondiale, le bancarelle

delle famiglie pontremolesi(dalla cittadina della Lunigia-na da cui la maggior parte pro-veniva). Fogola, Giovannacci,Tarantola, Meucci, Ghelfi, Lo-renzelli, Lazzarelli, sono alcu-ne di queste famiglie che ave-

vano bancarelle in piazze emercati e che, nel migliore deicasi, aprivano succursali in al-tre città del Nord. L’editoriapopolare dei Barion e dei Son-zogno viveva soprattutto diquesto mercato. Questa espe-

rienza è proseguita, in annipiù recenti, con la tradizionedei remainders e di catene di li-brerie come «Il Libraccio».

Sul versante opposto si col-locavano la Libreria Treves(poi Garzanti) in Galleria Vit-torio Emanuele dove era facileincontrare Gabriele D’Annun-zio o i futuristi che sciamava-no dal Savini, allora solo uncaffè. Ancora più raffinata erala libreria di Emanuele di Ca-stelbarco in via Montenapoleo-ne, all’origine delle edizioniBottega di Poesia. Tra Monte-napoleone e la vicina via Cro-cerossa sorgevano negli anniVenti del Novecento cinque li-brerie (tra cui Bestetti e Tumi-nelli). Non di rado giovaniscrittori squattrinati comeGiovanni Comisso o Carlo Ber-

nari guadagnavano il pane co-me commessi di libreria. Tra-dizionale era l’appuntamentodel «Sabato del bibliofilo»presso la sezione antiquariadella Libreria Hoepli, abitudi-ne proseguita fin dopo la guer-ra, quando si affacciò una nuo-va generazione di librai anti-quari come Il Polifilo dei fratel-li Vigevani in via Borgonuovoe la Libreria di Carlo AlbertoChiesa, di risonanza interna-zionale, in via Bigli.

Per tornare alla Hoepli, ladistruzione della Galleria DeCristoforis costrinse la Libre-ria a trasferirsi nel 1935 (l’an-no in cui morì, dopo sessanta-cinque anni di attività, il fonda-tore) in via Berchet. Anche lospostamento successivo fu ine-vitabile: i grandi bombarda-

menti dell’agosto 1943 manda-rono in fumo la Hoepli e la vici-na Ricordi. A ricominciare fuun altro Ulrico (1906-2003)che, a guerra ancora in corso,acquistò con grande lungimi-ranza i terreni dove sorse l’at-tuale Libreria di via Hoepli 5,inaugurata nel 1958 e che orasi estende su sei piani. Il figlioUlrico Carlo Hoepli e i suoi fi-gli lavorano, insieme a quaran-ta librai, per il futuro della li-breria che ebbe tra i suoi clien-ti Croce e Gramsci.

Dopo la seconda guerramondiale nacquero librerie«intellettuali» come La Lam-pada dei fratelli Cantoni (unoera Remo, il filosofo dellascuola di Antonio Banfi) inpiazza San Babila, la Libreriadi Arturo Schwarz in via San-t’Andrea, la Libreria Einaudidi Vando Aldrovandi, elegan-te salotto letterario della Mi-lano del boom, in GalleriaManzoni. La passione politicatrovò nel tempo i suoi punti diriferimento nella Libreria LaRinascita, nella Calusca diPrimo Moroni, nella LibreriaUtopia di Fausta Bizzozzeroe nelle librerie Feltrinelli, na-te negli anni cinquanta conuna libreria in via Manzoni eun’altra in viale Argonne.

Sono in pochi a ricordare

un esperimento di Gian Giaco-mo Feltrinelli che, accanto alcasello di Porta Volta, avevacostruito un chiosco librarioper vendere le edizioni econo-miche. Anche Mondadori (da-gli Anni Cinquanta) e Rizzoli(dal decennio successivo) si so-no dotati di librerie che sonoun biglietto da visita dell’attivi-tà editoriale.

Milano è stata poi il luogodi felici esperimenti librari co-me la Libreria dei Ragazzi di

Gianna e Roberto Denti, la Mi-lano Libri di Anna Maria Gan-dini in via Verdi, la Borsa delFumetto di via Lecco e la Li-breria di via Tadino che haereditato l’incandescente mili-tanza della Corsia dei Servidei padri David Turoldo e Ca-millo de Piaz.

Oggi Milano costituisce il20% del mercato librario na-zionale e si può dire, parafra-sando Salvemini, che quelloche oggi legge Milano, domanilo leggerà l’Italia.

La buona novellasecondo Lippmann

Biografia Un testimone-chiave del secoloamericano, giornalista e public philosopher

MARCOBARDAZZI

«La salute della socie-tà dipende dalla qualità dell’in-formazione che riceve»: unariflessione che ha quasi un se-colo di vita, ma lo porta benis-simo. Come del resto sembra-no fresche di stampa gran par-te delle analisi contenute in Li-berty and the News (1920), e at-tualissime molte altre conclu-sioni cui era giunto il suo auto-re, Walter Lippmann, nei librisuccessivi di una lunga carrie-ra, tra cui il più noto, L’opinio-ne pubblica (1922) è stato ripro-posto da Donzelli nel 2004.

Se Lippmann non perde diattualità, il merito è dellastraordinaria capacità di os-servare e giudicare le demo-crazie occidentali sviluppatada uno dei più importanti in-tellettuali degli Stati Unitinel Novecento. Un testimone-chiave del «secolo america-no», che alla carriera di gior-nalista di successo ha saputounire una non meno impor-tante riflessione da «public

philosopher» ricca di spuntiper le società moderne.

E’ proprio il Lippmann filo-sofo politico e sociale che col-pisce di più, perché meno co-nosciuto almeno in Italia, nel-l’itinerario alla scoperta dellasua produzione che France-sco Regalzi ci offre in WalterLippmann. Un volume che me-rita di non restare solo nelleaule universitarie: da Monte-citorio alle redazioni dei gior-nali, sono molte le scrivaniesu cui sarebbe utile trovarloper rapide e continue consul-tazioni. Perché Lippmannsvela le manipolazioni del-l’opinione pubblica, smontagli alibi di politici e giornalisti,costringe tutti coloro che inqualche modo appartengonoalla leadership di un Paese adagire con due punti di riferi-mento imprescindibili: re-sponsabilità e credibilità.

L’itinerario umano e pro-fessionale che alimenta le ri-flessioni di Lippmann viene ri-costruito da Regalzi fin dalleprime tappe: dall’infatuazioneiniziale per gli ideali anarchicie le frontiere della psicoanali-si, allo sviluppo di un pensieropolitico che finisce per diven-tare la base di lavoro su cui ilpresidente americano Woo-drow Wilson elabora la pro-pria «New Diplomacy», con i

Quattordici Punti e il sogno del-la Società delle Nazioni.

La politica di governo con isuoi compromessi però ben pre-sto lo delude, e il miglior Lipp-mann emerge come critico eanalista di ciò che non funzionanella macchina della democra-zia e nel suo imprescindibilecarburante: l’informazione.

Il celebre giornalista ameri-cano, che inventa tra l’altro ilsignificato figurato della paro-la «stereotipo», è impietoso nellamentare l’impreparazione ela scarsa professionalità chedominano nei giornali, il ricor-so ai luoghi comuni, il limite dilavorare in quello che definiscelo «pseudo-ambiente» delle no-tizie, la tendenza a raccontarei fatti lasciandosi guidare dascelte ideologiche. Significati-vo è uno studio che Lippmanncompie su tutti gli articoli concui il New York Times - cioè unatestata già all’epoca ritenuta digrande serietà - aveva raccon-tato la Rivoluzione russa tra il1917 e il 1920. La bocciatura ètotale: «L’informazione nel suo

complesso - scrive - era domi-nata dalle speranze degli uomi-ni che componevano l’organiz-zazione delle notizie», non dal-la realtà dei fatti.

La notizia e la verità, argo-menta Lippmann, «non sonola stessa cosa: la funzione del-la notizia è di segnalare unfatto, la funzione della veritàè di portare alla luce i fatti na-scosti, di metterli in relazio-ne tra di loro e di dare un qua-dro della realtà che consentaagli uomini di agire».

Nella manipolazione dell’in-formazione, Lippmann vedevail rischio più serio per le demo-crazie. L’uomo che nel secon-do dopoguerra avrebbe conia-to anche il termine «GuerraFredda», già negli Anni Ventiintravedeva i pericoli poi incar-nati dalle due ideologie disgra-ziate del XX secolo, il comuni-smo e il nazifascismo, e antici-pava - come nota giustamenteRegalzi - le teorie di HannahArendt sui totalitarismi.«Quando gli uomini smettonodi dire ciò che pensano - affer-mava Lippmann - presto smet-tono anche di pensare».

La democrazia molto spessolo ha deluso. E la sua critica allaclasse dirigente americana èstata senza sconti fino alla mor-te nel 1974: lo dimostrano le du-re accuse che rivolgerà al presi-dente Lyndon Johnson, di cuiera stato consigliere, per le suescelte in Vietnam.

In ultima analisi, però, il la-voro di Lippmann resta tra ipiù importanti per riempire dicontenuti la celebre intuizionedi Winston Churchill, secondoil quale la democrazia «è lapeggior forma di governo, adeccezione di tutte le altre chesono state sperimentate nelcorso dei tempi».

E Hoepli aspettavain contrada de veder

GIANFRANCOMARRONE

La gente non mormo-ra più: c’è chiasso. Il grandeavversario dei regimi tiranni-ci e totalitari - il passaparola- è venuto meno grazie alle at-tuali nuove forme di censura,che non mirano a negare laparola ma ad amplificarla:nel doppio senso di alzarne ilvolume e moltiplicarla all’infi-nito. Parlando troppo, e trop-po forte, non si dice più nulla.Meno che mai riesce possibi-le sussurrare qualcosa al-l’orecchio del sodale, si trattidi scomode verità, pettego-lezzi di provincia o mezzi pa-reri sull’ultima novità libra-ria. Con buona pace del CaryGrant di Mankiewicz o dellaTina Pica del comandanteDe Sica, la gente mormora see solo se intorno a essa c’è si-

lenzio, condizione d’ogni ri-flessione profonda e d’ognicomunicazione critica.

Un tempo, spiega Umber-to Eco nel sua recente raccol-ta di scritti (che, con modestiad’antan, chiama «occasiona-li»), c’erano le veline del Min-CulPop, le quali ingiungevanoalla stampa del regime fasci-sta cosa diffondere e cosa tace-re. La censura funzionava perselezione e sottrazione. E si po-teva reagire, appunto, col mor-morio di disapprovazione. Og-gi le veline hanno cambiatoforma e funzione: nessuno ri-corda i fogli leggerissimi forni-ti dai ministeri alle redazioni etutti hanno ben presenti le ar-cinote signorine che s’agitano

a Striscia la notizia. Oltre a esse-re il modello esemplare dellespasmodiche adolescenti del no-stro tempo, le Veline di Striscia,osserva Eco, sono il perfetto em-blema dei nuovi regimi, che agi-scono per esibizione e moltipli-cazione. Se volete tacere qualco-sa d’importante, sommergetelad’altre informazioni più o menoinutili producendo un gran bac-

cano: il gioco è fatto, perché nes-suno potrà sussurrare nulla al-l’orecchio del vicino.

Non è solo, si badi, un pro-blema di gestione della cosapubblica attraverso un calcola-to, cattivo uso della comunica-zione. Più in generale, invita ariflettere il semiologo, è una fac-cenda che riguarda le attualiforme del sapere e della sua dif-

fusione. Si prenda il caso di In-ternet, luogo immateriale dacui passa di tutto e di più. Su In-ternet c’è troppo, e senza alcunfiltro; di modo che l’eccesso dimemoria provoca una vaporiz-zazione del sapere. È il regimedella Trasparenza Totale, sen-za cornici interpretative, di mo-do che finiamo per autoesporrele nostre vite al pubblico ludi-

brio in cambio dei soliti quindi-ci minuti di celebrità.

Le cose si complicano quan-do è in gioco la sicurezza deglistati che, giocoforza, si fondasulla pratica del segreto, appun-to, di stato. Si pensi a Wikile-aks, che ha ricostruito i dossiersecretati dagli Stati Uniti an-dando a cercare in rete le noti-zie che erano già di dominio

pubblico. Se pure non ha sco-perto nulla di quanto non si sa-pesse, Assange ha indicato il renudo: ossia il fatto che i segretidel Potere sono segreti vuoti,senza contenuto specifico, nonrivelabili, necessari perciò a ga-rantire l’arbitrarietà d’ogni si-stema politico. Wikileaks, osser-va Eco, è stato utile non per icontenuti rivelati, di per sé noti,

ma perché ha fatto saltare il si-stema formale che, moltiplican-doli, li fa circolare. Richiedendocosì, sottovoce, qualcuno cheeserciti una funzione selettivadi tali contenuti, il ritorno cioèdi una stampa che s’assuma laresponsabilità critica di decide-re che cosa è rilevante e che co-sa non lo è, che cosa è chiacchie-ra e che cosa reale notizia. Ruo-

lo che Internet, pornograficatout court, non sa e non puòesercitare: come la signora Clin-ton ha dovuto ammettere.

Viene fuori la questione delnemico. Molti nemici molto ono-re? Non è questo il punto. Anchese è indubbio che il modo princi-pale con cui costruirsi un’identi-tà, individuale o collettiva, è pro-prio quello di vantare un buonnemico. L’esistenza di un nemi-co è la garanzia di un sistemache funzioni per difformità, di-stinzioni, articolazioni, un siste-ma dove possano coesistere, sen-za appiattirli, valori e opinioni di-verse, significati e idee non co-muni. Sfortunato il Paese chenon ha bisogno di nemici. Perquanto non piacevole a dirsi, lapace assoluta è come la traspa-renza totale: la notte in cui tuttele vacche svaniscono nell’oscuri-tà. Consolarsi nelle utopie pan-

amicali significa impiastricciar-si in nichilismi involontari.

Che fare? La risposta di Eco,che con ciò rivela tutta la pro-fondità di questi scritti sedicen-ti occasionali, è quella - total-mente inattuale - di coltivareuna conoscenza al tempo stessostorica e critica, ricostruendo,come recita il titolo del libro, lesottili strategie di costruzionedel nemico. Ne viene fuori peresempio che in epoche e culturediverse, alla fine, gli stereotipimessi in gioco per imbruttire lafaccia dell’Altro sono gli stessi,e tra il diavolo medievale, il ne-gro colonialista e l’ebreo hitle-riano ci sono più somiglianzedel previsto. La gente ne mor-morerà: e potremo discuterne.

Librai 150 Il nostro viaggio prosegue a Milano:nel 1861 quaranta botteghe e le due prime edicole

«Costruire il nemicoe altri scrittioccasionali»:la comunicazionecome arma d’offesa

Le bancarelle popolaridei pontremolesi,la Treves frequentata daD’Annunzio e i futuristi,il chiosco di Feltrinelli

IL BESTSELLER DEI FIORI DI VANESSA DIFFENBAUGH

Un giardino ti cambia la vita= Anticipo miliardario e pubblicazione su scala mondiale.Ci avevano provato lo scorso anno, con risultati inferiori alleattese, con Beautiful malice dell’australiana Rebecca James.Ci riprovano quest’anno con Il linguaggio segreto dei fioridell’americana Vanessa Diffenbaugh (Garzanti, pp.344,€ 18,60), delicato romanzo che ha una diversa duttilità e untempismo stupefacente nel giungere a carezzare lasensibilità di oggi. Come James, l’autrice non ha storia ancheper la giovane età, ma vanta una militanza con ragazziabbandonati e una duplice esperienza di adozione, l’unafelice, l’altra, cui il libro s’ispira, fallita per la sua resistenza a

dare e ricevere amore. Così accade a Victoria, la sua dolentee tenace protagonista, descritta con intensa partecipazionenel pervicace tentativo di celare un disperato bisognod’amore e un cupo senso di colpa legata alla tormentosastoria del fallimento dei precedenti affidi. Ma qui intervieneil linguaggio segreto dei fiori, timido e sommesso donod’amore che consente a chi lo riceve di ritrovare se stessonell’offerta, ricavandone una magia capace di cambiargli lavita. Non è una semplice storia d’amore ma un variegatoromanzo di tutti gli amori: la maternità biologica econquistata, l’amicizia con le sue forme misteriose dicomunicazione, l’attaccamento alla terra e la devozione aisuoi frutti e finalmente l’appagamento di coppia, cosìdifficile da accettare da parte di una giovane donna che

rifugge quasi con repulsione dal contatto fisico. Una lievefiaba di sapore vittoriano non priva di momenti crudi, comeogni fiaba che si rispetti. Un massaggio del cuore e dellamente di quanti in questo mondo coriaceo avvertono ilbisogno di una nuova stagione romantica e sono tanti.Grazie a Victoria, cattivante come un’orfanella dickensiana,il romanzo tocca tutte le corde del lettore, a colmarne ibisogni e le attese; giocando su una impeccabile struttura discuola che alterna con rigorosa funzionalità presente epassato fino a saldare il segreto tormentoso dell’infanziacon la sua soluzione sofferta e drammatica, ma capace dioffrire speranza, porgendola con un messaggio florealecome ai tempi delle languorose damine ottocentesche. Mia Peluso

Le cose si complicanoquando è in giocola sicurezza degli Statifondata sul segreto:si pensi a Wikileaks

Arrivato dalla Svizzerain breve diventò editorecreando una fortunatacollana di manualitecnici e scientifici

IL MANUALE DI BODONI

Che carattere!= Giambattista Bodoni(Saluzzo 1740 - Parma 1813), lacui fama «sovra gli altricom’aquila vola», non potévedere la pubblicazione del suoManuale tipografico, uscito indue volumi nel 1818 per leamorevoli cure della moglieMargherita dall’Aglio. L’«AntonioCanova della tipografia italiana»,l’«Immortale ManuzioSaluzzese», come ebbero achiamarlo i suoi contemporanei,era infatti morto 5 anni prima. IlManuale tipografico del 1818 è lasumma del credo dell’artebodoniana; un altro Manualetipografico, uscito nel 1788,conteneva una serie di 150 saggidi caratteri latini tondi e corsivi euna serie di caratteri greci. Oggi, ilManuale del 1818 costa una cifrache può superare i 20.000 euro.Ma chi volesse portarlo a casasenza svenarsi, potrebbe cercarela riedizione che ne fece tra il1964 e il 1965 Franco Maria Ricci(su Vialibri.com, tra i 2.000 e i3.000 euro), oppureaccontentarsi di quellomeritoriamente offerto daTaschen (cm 23x33, pp.1208,€ 49,99) che riproduce tutte letavole dell’originale, con un testodi Stephan Füssel, un glossario euna bibliografia.Con l’odierna rivoluzione digitale,

sembra una ripropostaanacronistica; ma serve a farmeditare sull’arte del Bodoni, cheincideva personalmente ipunzoni, con una maestria (e unafatica) difficilmente eguagliabile.Alla stampa a caratteri mobili - la«più bella, ingegnosa, e giovevoleinvenzione degli uomini» - hadedicato tutta la vita, stampandolibri che rimangono un modellod’eleganza, di armonia e diperfezione grafica. Tra le serieincise troviamo i caratteri latini,tondi e corsivi; i carattericancellereschi, finanzieri e inglesi;le serie di maiuscole latine, tonde,corsive e cancelleresche, e le seriedi caratteri greci ed esotici, tra iquali l’ebraico, il siriano, il tartaro,il persiano, il copto, l’etrusco, ilgiordano, il russo; infine le seriedei fregi, comprese le notemusicali. I corpi delle letterevariano da quelli lillipuziani allegrandi maiuscole, che si staccanonette dal foglio bianco comescolpite dal nero inchiostro.Per Bodoni 4 requisiti eranonecessari per rendere pregevoli icaratteri: la regolarità, lanettezza, il buon gusto e lagrazia, requisiti che, rielaborandoi caratteri romani scolpiti sumarmo, non ha mai mancato diriservare ai propri, ancor oggiusati, anche se in digitale. Santo Alligo

pp Umberto Ecop COSTRUIRE IL NEMICO

E ALTRI SCRITTI OCCASIONALIp Bompiani, pp. 336, € 18,50p Il libro raccoglie testi per conve-

gni, riviste e giornali

UN FUNAMBOLICO THRILLER DI DAVID BALDACCI

Tre donne di sangue e vendetta= E’ straordinario come un buon thriller possaprescindere persino dalla logica: è sufficiente che ilritmo sia frenetico, che le situazioni cambino in modovertiginoso, che i personaggi siano ben delineati - ibuoni, buoni; i cattivi, cattivi - e che il racconto galoppiper tenerti inchiodato. E’ il caso di False Accuse diDavid Baldacci (trad. di Nicoletta Lamberti, Mondadori,pp. 486. € 19,90). L’irrazionalità sta tutta nelpresupposto: due sorelle contro il mondo. La prima,Mace Perry, ex detective della omicidi di Washington, èfinita in galera a causa della orrida Mona Danforth,

procuratore federale di fresca nomina, carrieristaall’eccesso e disposta a tutto, comprese le alleanze piùtorbide. La seconda, Beth, è addirittura il potentissimoCapo della Polizia della Capitale, pure lei nel mirino diuna Mona pronta a cogliere il minimo passo falsosoprattutto ora che Mace è uscita di carcere vogliosa diriabilitarsi ad ogni costo.Tre donne in guerra, in sostanza. Senza esclusione dicolpi. A cui subito si aggiunge il cadavere di una quartafemmina, l’avvocato Diane Tolliver, scoperta dal collegaRoy Kingman (presto nascerà una ruvida storia d’amorecon Mace) tra le bibite e le merendine di un frigo dastudio. Come si vede di carne al fuoco ce n’è inabbondanza. Ma non è che l’inizio dei fuochi.

Pagina dopo pagina la storia s’ingrassa di ben altrevicende e di personaggi variamente folgoranti: unabieca accoppiata di giocolieri di servizi tanto segretiquanto deviati; un povero homeless usato quale caviaper esperimenti di falsa colpevolezza; una clinica diimpianto del seme per depistare il dna usato in unpseudo stupro; un ricchissimo quanto ingenuobenefattore desideroso di aiutare i disperati del ghetto.Infine, l’ombra del suicidio del padre delle due sorelle,procuratore capo, al cui posto si è arrampicata proprioMona. Di tutto e di più, quindi. Ma l’abilità di Baldaccista nel rendere credibile e palpitante un intreccio cosìparadossale aiutandosi anche con un’ottima scrittura. Piero Soria

La nuova censura Eco ci spiega chele cose importanti si fanno taceresommergendole di informazioni vacue

pp Francesco Regalzi

p WALTER LIPPMANN

p Nino Aragno, pp. 412, € 40

p Di Lippmann, Donzelli ha ripropo-

sto nel 2004 il saggio su «L’opinio-

ne pubblica» (pp. 304, € 13)

Le velinedel MinCulPopora sono in tv

Eco in una foto di Olivier Rollier, in controcopertina

150O

Per il 2011Librai d’Italia

PER I BIBLIOFILI

WalterLippmannè scomparsoa New Yorknel 1974Per 32 anniha curatola rubrica«Today andtomorrow»sull’HeraldTribuneSostenevache «La salutedella societàdipende dallaqualità dellainformazioneche riceve».Il suo più notosaggio su«L’opinionepubblica»è stato rieditonel 2004da Donzelli

Provini per la selezione delle veline di «Striscia la notizia»

L’ informazione cherinuncia ad essereresponsabile e credibile,manipolando la verità,nuoce alla democrazia

Vanessa Diffenbaugh

Storie e ideeVITuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA VII

David Baldacci

L’insegna dell’antica libreria Hoepli in Galleria De Cristoforis

Page 8: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.42

ALTRI NUMERI

I segreti del crimineMarianoTomatis,matematicoeottimodivulgatore,nel suoultimolibro(Numeriassassini, comescoprirecon lamatematicatuttii segretidelcrimine,Kowalski,pp.238,e 14,00)dedica lasuaattenzioneai rapporti tramatematicae indaginicriminali,presentandoun’analisidettagliatadimoltidelitti famosi.Il suoèun lavorooriginaleeapprofonditocheevidenzia leregolematematicheallequalianche il serial killerpiùabilenonsipuòsottrarre, lasciando indizi chepossonoportarealla suacattura.Tomatisanalizzamatematicamentefattidicronaca,daldelittodiCognealMostrodiFirenze,dall’assassiniodi JohnFitzgeraldKennedyal casodiO. J.Simpson.Eriesceadimostrareche lamatematica,alserviziodegli investigatori,puòdareuncontributostraordinario

alle indagini.

Da Leopardi a MusilCarloToffalori, logicodell’UniversitàdiCamerino, con ilsuonuovo libro,L’AritmeticadiCupido (Guanda,pp.254,€ 16,50), indagasui rapporti tramatematicae letteratura,mettendoinevidenza il valoreculturaleedancheartisticodellamatematica.Saràunasorpresa,perchinonamamolto lamatematica,scoprirne iprofondilegamicongrandiscrittoriqualiThomasMann, Leopardi,BorgesoMusil.Enonsaràdifficileconvincersi che lamatematicaèartee l’arteèmatematica.

I giochi del FrateLucaPacioli, l’amicodi LeonardoediPierodellaFrancesca,autorediDeDivinaproportione, con leillustrazionidiLeonardo, lavoròancheaun’operadigiochimatematici, ilDeViribusQuantitatis,maiarrivataallastampa,dellaqualeesisteunmanoscrittoautografo (1478).DarioBressaninieSilviaToniato,hannosvoltoun’indaginerigorosasuquestomanoscrittoraccogliendonel loro libro, IgiochimatematicidiFra’LucaPacioli (Dedalo,pp.236, € 15), lapartepiùdivertente,quelladeigiochimatematici,presentatinellaversioneoriginalee initalianomoderno. [F. P.]

Il mondo a cifre Il pallottoliere rivelastorie meravigliose e curiosi personaggi

CARLAMARELLO

Se uno vi manda aldiavolo, o vi manda ai quattro-centomila diavoli, come fannotalvolta in francese, che cosacambia? Non il pensiero, mal’intensità con cui vi manda aldiavolo. Se si dice che a un in-contro hanno partecipato unaventina di persone, importaveramente sapere se erano di-ciannove o ventidue? L’amicastraniera da poco in Italia viinvita a cena e vi offre dei fa-giolini per contorno; voi percortesia dite «sì grazie, ma so-lo due». Come reagite quandol’amica, perplessa, vi prendealla lettera e vi mette nel piat-to solo due fagiolini?

Carla Bazzanella in Nume-ri per parlare discute appun-to dell’uso discorsivo dei nu-meri cardinali. Parla di nu-meri che servono più per rac-contare che per contare, per-ché, come già aveva fatto no-tare Bateson, mentre la ma-tematica è un «mondo di fan-tasia rigorosa», nel linguag-gio di tutti i giorni i numeri

sono usati in modo creativo eapprossimato.

Talvolta è irrilevante esse-re precisi, altre è impossibile,ma tutti noi subiamo il fascinoquasi magico dei numeri. Poli-tici e giornalisti sfruttano vo-lentieri il «corredo numerico»per rendere più efficace un di-scorso. E’ tuttavia un’arma adoppio taglio, perché se ai nu-meri del contendente io ne op-pongo degli altri, finisco perindebolire la forza argomenta-tiva dei miei e dei suoi. Ci sonole quantità all’incirca e il prez-zo tondo, i più o meno e i nu-

meri spaccati. Oltre al centoper cento, c’è il paradossale mil-le per cento. Tutte le lingue na-turali dispongono di indicatoridi approssimazione.

Carla Bazzanella, nota stu-diosa di pragmatica, autrice diun’introduzione alla pragmati-ca del linguaggio (Laterza2008), mette in luce con con-vincente, e divertente, ricchez-za d’esempi l’importanza so-ciale dell’indeterminatezza,ma anche i limiti imposti dalperseguimento del successocomunicativo. Come a direche i numeri sono un’opinione,ma fino a un certo punto. Pun-to che la linguista cerca di pre-cisare il più possibile.

Un capitolo del libro, firma-to da Rosa Pugliese ci presen-ta tutta una serie di contestiche usano la parola per il nu-mero zero, quindi altri passi e

proverbi con i numeri da uno adieci, con quelli tra dieci e cen-to, per arrivare a milioni e mi-liardi. Come esperta di inse-gnamento di italiano a stranie-ri, Pugliese è attenta ancheagli usi relativamente nuovicome zero posposto, tolleran-za zero, all’effetto, che chiamapolifonico, dei numeri in titolidi romanzi e film, come I ma-gnifici sette (John Sturges1960) o Due o tre cose che so dilei (Jean-Luc Godard 1967),che passano nei titoli di giorna-le e poi si ritrovano nel chiac-chiericcio scritto della rete.

L’ultimo capitolo del libro,affidato all’italianista daneseErling Strudsholm, dimostraulteriormente come al di fuoridi contesti in cui il rigore è ne-cessario (codice del bancomat,matricola universitaria), i nu-meri non servano davvero acontare, dal momento che cam-biano quando si traduce dauna lingua all’altra. Se l’espres-sione «a 360 gradi» si ritrovacon lo stesso significato in da-nese e italiano, Strudsholm cimostra «in quattro e quattr’ot-to» (in danese nul komma fem,letteralmente zero virgola cin-que), che spesso non è così. Iltraduttore di Pirandello chedeve rendere in danese «dozzi-nale», non ha un corrisponden-te numerico, traduce «del tut-to comune»; e se deve prende-re una decisione «sui due pie-di» deve ricorrere all’espres-sione «in fretta e furia».

PIEROBIANUCCI

Possiamo vedere conle orecchie, gustare il cibo congli occhi, ascoltare con il tatto,assaggiare gli odori. Non sonodoti paranormali. Sono «capaci-tà percettive implicite» che tuttiabbiamo. Non ne siamo consa-pevoli perché le esercitiamo ra-ramente. Da qualche anno leneuroscienze hanno incomincia-to a esplorarle e ne emergonoscoperte a getto continuo.

Lawrence D. Rosenblum vi-ve a Los Angeles e insegna psi-cologia alla Universityof Califor-nia a Riverside, famosa per ilsuo orto botanico. All’imperodei sensi sommersi è arrivato at-traverso due ricerche applicate.L’associazione americana deinon vedenti gli aveva posto ilproblema delle auto ibride, cosìsilenziose, con il loro motoreelettrico, da essere un pericoloper i ciechi. Come proteggerlida questa nuova minaccia? Pri-ma ancora, il National Insituteof Health e la National ScienceFoundationgli avevano finanzia-to una ricercaper aiutare i sordi

a integrare la lettura labiale conaltre percezioni sensoriali. Lostraordinario potere dei nostrisensi mette i risultati di queste ri-cerche a nostra disposizione: èuna guida all’uso integrato e piùefficace dei nostri cinquesensi.

I pipistrelli hanno una vistadebolissima. Eppure volano nelbuio con incredibile sicurezza.Emettendo ultrasuoni, evitanogli ostacoli grazie all’eco chemuri, alberi e prede rimandanoalle loro orecchie. Sono un suc-cesso dell’evoluzione biologica:ne esistono 1200 specie nel mon-do, 32 in Italia, e alcune di que-

ste in una notte riescono a in-ghiottire duemila zanzare. Mal’ecolocalizzazione(che noi abbia-mo imitato con macchine alta-mente tecnologiche come il so-nar, il radar e l’ecografia) non è

esclusiva dei pipistrelli. Anchenoi possediamo questa facoltà, ebenché sia meno sviluppata ri-spetto ai chirotteri, possiamo affi-narla in modo sorprendente.

Tanto per cominciare eserci-tiamo continuamente l’ecolocaliz-zazione per il fatto ovvio che ab-biamo due orecchie e ciò permet-te, con un ascolto stereo, di indivi-duare la direzione da cui arrivaun suono. Usiamo normalmenteanche una raffinata interpretazio-ne dei suoni: per esempio versan-do il vino in un recipiente a occhichiusi sapremmo dire quando staper traboccare.

Rosenblum ha studiato ciechiche facendo schioccare la lingua eascoltando il suono riflesso simuovono sicuri in spazi aperti eancora meglio in ambienti chiusi.Curiosa la storia di Daniel Kish:non ci vede ma va in bicicletta e fa

da guida ad altri ciechi in moun-tain bike. Sistema una cartolinain modo che sbatta contro i raggidi una ruota, come facevamo dabambini per illuderci di andare inmoto. L’eco del ticchettio gli svelatutti gli ostacoli e la direzione delpercorso. Provate a bendarvi gliocchie a trovareuna porta apertalungo un corridoio schioccando ledita. Capirete che con un po’ di al-lenamento potreste farlo anchevoi. Il libro di Rosenblum è pienodi questi esperimenti sensoriali.

C’è poi una quantità di perce-zioni miste (visive, uditive, olfat-tive, tattili) che influenzano irapporti interpersonali. Quan-do tra due persone si instaurauna buona comunicazione, unaincomincia impercettibilmentea imitare l’altra nel tono della vo-ce, nella gestualità, nella mimi-ca facciale. Con un’indagine piùattenta si è visto che il cervellocontinuamente mette in attoprocessi di imitazione.

In sintesi: i sensi sono tutticorrelati e hanno una forte predi-sposizione a vicariarsi l’un l’al-tro; le abilità multisensoriali al-ternative si acquisiscono conl’esercizio e nel tempo si fissanostabilendo nuove sinapsi (collega-menti elettro-chimici) tra i neuro-ni; speciali aree cerebrali presie-dono alle facoltà imitative; tuttociò può essere verificato con lepiù avanzate tecniche di imagingdel cervello come la risonanzamagnetica funzionale.

Sotto traccia stanno le duescoperte di neuroscienze più im-portanti degli ultimi trent’anni: laplasticità cerebrale e i neuronispecchio. Fino al 1985 la rigiditàdel cervello era un dogma. Non ècosì: il cervello riconfigura conti-nuamente i suoi circuiti: nel ciecol’area visiva occipitale può acqui-sire funzioni tipiche del tatto e del-l’udito. Quanto ai neuroni spec-chio, scoperti da Giacomo Rizzo-latti e dal suo gruppo dell’Univer-sità di Parma, determinano i mec-canismi di imitazione, apprendi-mento ed empatia, tutte funzionimediate dai sensi. Sono nozioniche cambiano il modo di affronta-re le disabilità, ma potrebberocambiare anche il modo di conce-pire le relazioni sociali e – perchéno? – persino i rapportipolitici.

FEDERICOPEIRETTI

Alex Bellos, giornalistainglese, è stato per diversi annicorrispondente del Guardiandal Brasile. Da questa esperien-za ha tratto il libro Futebol. TheBrazilian Way of Life, sull’impor-tanza del pallone nella societàbrasiliana, ed è stato il ghostwri-ter di Pelé per la sua autobiogra-fia. Laureato a Oxford in mate-matica e filosofia, se in un primomomento ha prevalso, comegiornalista, il lato umanisticodei suoi studi, ora torna alla ma-tematica con Il meraviglioso mon-do dei numeri. Il sottotitolo ci dàun’idea delle sue intenzioni e del-la sua sfida: «Il libro che ha fattoamare la matematica a tutti. An-che a chi l’ha odiata a scuola».

Un obiettivo ambizioso, for-se troppo, ma il libro in GranBretagna e negli Stati Uniti ègià un best seller. E potrebbe(dovrebbe) esserlo anche in Ita-lia, perché è scritto da una per-sona che pur non essendo unmatematico di professione, amaprofondamentela matematicaequesta è la condizione miglioreper essere un bravo divulgato-re. Il libro è comprensibile, ingran parte, a un ragazzo dellascuola dell’obbligo e Bellos haavuto l’accortezza di collocare

in appendice le parti più difficilidella sua presentazione.

Da bravo giornalista, abitua-to a indagini e inchieste di ognigenere, applica lo stesso impe-gno nel suo viaggio nel mondodella matematica. Ha incontra-to Jerome Carter, numerologodi professione, che «fa i nume-ri» ai divi di Hollywood, parten-do dalla loro data di nascita eda tutti i numeri della loro vita.Ha incontrato guru indiani, fe-deli alla matematica vedica, e i«matleti» di Lipsia, giovani chesi sfidano in gare di calcoli men-tali impossibili. Il campione è

Albert Coto, uno spagnolo che in8 minuti e 25 secondi ha calcola-to mentalmente dieci moltiplica-zioni di due numeri di otto cifre,del tipo 29.513.736 x 92.842.033,polverizzando il precedente re-cord mondiale.

Bellos ha conosciuto perso-naggi originali, come Daina Tal-mina, docente alla Cornell Uni-versity, che realizza all’uncinettomodelli dello spazio iperbolico,così difficile da visualizzare. E’andato a trovare Ai, lo scimpan-zé femmina di trent’anni che vivein Giappone e che è il primo esse-re non umano a contare con i nu-

meri arabi, da 1 a 9, con qualchedifficoltà ancora per lo zero.

Giustamente dissacrante, Bel-los presenta un impossibile teore-ma di Pitagora: la Gioconda, co-struita sull’ipotenusa di un trian-golo rettangolo, è equivalente allasomma delle due Gioconde costru-ite sui cateti. E per verificare la va-lidità della curva a campana, hapesato la baguette acquistataogni giorno, per 100 giorni conse-cutivi, ripetendo così un esperi-mento famoso, condotto da HenriPoincaré, il quale pesò la pagnot-ta quotidiana, acquistata ognigiorno, per 365 giorni, scoprendocosì che il suo fornaio lo imbroglia-va. Il peso medio risultò infatti di950 grammi, con una truffa di 50grammiin media a pagnotta.

Il più curioso sistema di «con-teggio corporeo» è sicuramentequello usato in Nuova Guinea da-gli Yupno. Si parte con i numeripiù bassi rappresentati dalle ditadelle mani e dei piedi e si prose-gue con i numeri rappresentatidalle narici, gli occhi, i capezzoli,l’ombelico e si conclude con i nu-meri più alti del loro sistema di nu-merazione, 31 per il testicolo sini-stro, 32 per il testicolo destro e 33,il numero più importante, perquello che chiamano «l’arnese ma-schile». A chi chiede loro come ledonne possano rappresentare

questi numeri, rispondono che ilproblema non esiste, perché nonè previsto, secondo loro, che ledonne conoscanola matematica.

Sempre con lo stesso spiritoindagatore del giornalista, Bellosestende la sua indagine alla storiadella matematica, scoprendo sto-rie e personaggi sorprendenti.Gran bel libro, lo raccomandiamoin particolare a chi non ha avutola fortuna di incontrare, dentro ofuori la scuola, la vera matemati-ca, quella che ha tutti i diritti di farparte della nostra cultura. La ma-tematica non è arida tecnica o cal-colo, è arte, musica e poesia.

UN «ARTISTA» LEADER, DAL PRIMO MAC ALL’IPAD

Il carisma di Steve Jobs= Steve Jobs è un personaggio popolare e quando siparla di lui anche i libri di management, dedicati al mondodelle imprese di successo, possono diventare storie che sileggono tutte d’un fiato. Nonostante il suo corpo siaconsumato dal cancro, il suo carisma è ormai leggendario; iprodotti che ha lanciato sul mercato puntandosull’innovazione e la bellezza sono diventati oggetti di culto(dal primo computer Mac all’iBook all’iPhone fino all’iPad),e i suoi consigli ai giovani che si affacciano al mondo dellavoro affinché non rinuncino ai loro sogni - «Stay hungry,stay foolish»: coltivate la fame e la follia - sono la bibbia

delle nuove generazioni. La biografia scritta da Jay Elliot,autore ed ex vicepresidente della Apple, che offre il puntodi vista da «insider» di chi conosce bene l’ideatore dellaApple. (Steve Jobs, l’uomo che ha inventato il futuro(Hoepli, pp. 237, € 19,90) è un racconto intimo, scritto aquattro mani con William Simon, già autore della biografiadell’hacker Kevin Mitnick. Il libro offre una serie di lezioni dileadership, tutto quello che Elliot ha imparato lavorandofianco a fianco con Jobs. Che ne esce non come un leaderd’azienda, ma come un artista e un creatore, esaltato eappassionante.Non aspettatevi il tipico manuale americano dimanagement. Dopo aver letto le storie e gli esempi forniti daElliot, dovrete riflettere sulle vostre esperienze e poi cercare

di fare vostro il modo di porsi di Jobs. La domanda di fondo è:che cosa farebbe Steve Jobs? Non c’è dubbio che Jobs regniincontrastato nel mondo dell’innovazione di prodotto, dicostruzione di marchio, nel marketing, nel modo dipresentare e di essere leader. Il libro è diviso in cinque parti eoffre lezioni che vanno dalla passione e l’attenzione aidettagli alle regole del talento (ricompensare i pirati nellavoro di squadra), da come evangelizzare all’innovazione acome trasformare in «cool» per definizione il propriomarchio, fino a come diventare come Steve. Il bello di questolibro è che non si tratta di un’ennesima biografia, ma riesce afarci sentire partecipi del progetto di Jobs: quasi come se sistesse camminando al suo fianco assieme ad Elliot. Anna Masera

Lo scimpanzéfemminaarriva fino a 9

Lo psicologo Rosenblumillustra le scopertedelle neuroscienze:la rigidità del cervellonon è più un dogma

«Da “quattrochiacchiere” a “graziemille”»: quandoil linguaggio èpragmatico e divertente

E l’uomo vedràcon le orecchiecome i pipistrelli

Solo duefagiolini,si fa per dire

PER I RAGAZZI: IL FASCINO DELL’ALFABETO

Scrivo, dunque gioco= Ha le illustrazioni - elegantissime, di Lucia Sforza -ma non è un illustrato. Procede a capitoli intitolati conle lettere dell’alfabeto, ma non è un sillabario. Dipanale dinamiche del processo creativo e non è un saggio.Una scrittura al quadrato lo definisce l’autore stesso,Antonio Ferrara, che lo ha scritto dopo anni dilaboratori per spiegare i meccanismi dello scriveresoprattutto agli adolescenti, i giovani in quella fase divita dove al rifiuto delle convenzioni emotive siaccompagna l’urgenza, usando le parole di DuccioDemetrio, di un’«autobiografia come cura di sé». Non è

un caso, di rimando, tanta produzione young-adults informa di diario, a volte interessante (come Caro diario tiscrivo... di Rinaldi-Terranova, edito da Sonda, diarioimmaginato di sei scrittrici dodicenni) a volte meno.Pubblicato nella nuova collana «Bonobo» diArtebambini, editore da sempre impegnato nelproporre libri in cui si intrecciano arte e narrazione, Dapiccolino caddi in una pagina (pp. 79, € 15,50) evocai Frammenti di un discorso amoroso di Barthes per unaleggibilità che non obbliga alla cronologia dei capitoli epiù di tutto perché eleva il linguaggio individuale - làdell’amore, qua della scrittura - a patrimonio collettivo.Dalla A alla Z, Antonio Ferrara, attraverso trameimpalpabili, nate come scie di riflessioni, crea

un’opera dove il racconto è il raccontare stesso.Lo stile è calibratissimo, ha quasi la specificità dellapoesia, ma è in forma di prosa e impone un «adagio»di lettura in contrapposizione alla brevità dei capitoliche indagano il caleidoscopio di emozioni legate alloscrivere: la magia delle parole che ti sorprendono, lafascinazione di un altrove che ti aspetta, la volontàostinata di non mollare, di non tradire i sogni cheavevi da piccolo, il calore di quando si scaldano leparole e la storia comincia, abbattendo le resistenzedell’Io, in un gioco di scrittura inutile e necessaria,fatta di libertà e regole dove ognuno scopre il suoplurale nell’altro. Elena Baroncini

pp Lawrence D. Rosenblum

p LO STRAORDINARIO POTERE

DEI SENSI. Guida all’uso

p Bollati Boringhieri, pp. 460, € 20

pp Alex Bellos

p IL MERAVIGLIOSO MONDO

DEI NUMERI

p Einaudi, pp. XII - 582, € 20

pp Carla Bazzanella

p NUMERI PER PARLARE

Da quattro chiacchiere a grazie mille

p Laterza, pp. 166, € 12

Numeri e parole Servono in realtàpiù per raccontare che per contare

Alex Bellos fa amarela matematica a tutti:una disciplina che nonè arida tecnica, maarte, musica e poesia

Il potere dei sensi Come esercitarele nostre capacità percettive sommerse

Da uno zoo giapponeseai divi di Hollywood,da Pitagora applicatoalla Giocondaalle gare dei «matleti»

Scienze e divulgazioneVIIITuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA IX

Ill. di Lucia Sforza

Dall’uditoall’olfatto, dalgusto al tatto,alla vista:i cinque sensihannopotenzialitàdi cui ancoranon siamoconsapevoli,spiegaRonsemblum.Qui a fianco«Arlecchinopensoso» diPicasso, 1901

Lo scimpanzé si aggiorna sulle origini dell’uomo, leggendo Darwin...

Steve Jobs

Page 9: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.43

ALTRI NUMERI

I segreti del crimineMarianoTomatis,matematicoeottimodivulgatore,nel suoultimolibro(Numeriassassini, comescoprirecon lamatematicatuttii segretidelcrimine,Kowalski,pp.238,e 14,00)dedica lasuaattenzioneai rapporti tramatematicae indaginicriminali,presentandoun’analisidettagliatadimoltidelitti famosi.Il suoèun lavorooriginaleeapprofonditocheevidenzia leregolematematicheallequalianche il serial killerpiùabilenonsipuòsottrarre, lasciando indizi chepossonoportarealla suacattura.Tomatisanalizzamatematicamentefattidicronaca,daldelittodiCognealMostrodiFirenze,dall’assassiniodi JohnFitzgeraldKennedyal casodiO. J.Simpson.Eriesceadimostrareche lamatematica,alserviziodegli investigatori,puòdareuncontributostraordinario

alle indagini.

Da Leopardi a MusilCarloToffalori, logicodell’UniversitàdiCamerino, con ilsuonuovo libro,L’AritmeticadiCupido (Guanda,pp.254,€ 16,50), indagasui rapporti tramatematicae letteratura,mettendoinevidenza il valoreculturaleedancheartisticodellamatematica.Saràunasorpresa,perchinonamamolto lamatematica,scoprirne iprofondilegamicongrandiscrittoriqualiThomasMann, Leopardi,BorgesoMusil.Enonsaràdifficileconvincersi che lamatematicaèartee l’arteèmatematica.

I giochi del FrateLucaPacioli, l’amicodi LeonardoediPierodellaFrancesca,autorediDeDivinaproportione, con leillustrazionidiLeonardo, lavoròancheaun’operadigiochimatematici, ilDeViribusQuantitatis,maiarrivataallastampa,dellaqualeesisteunmanoscrittoautografo (1478).DarioBressaninieSilviaToniato,hannosvoltoun’indaginerigorosasuquestomanoscrittoraccogliendonel loro libro, IgiochimatematicidiFra’LucaPacioli (Dedalo,pp.236, € 15), lapartepiùdivertente,quelladeigiochimatematici,presentatinellaversioneoriginalee initalianomoderno. [F. P.]

Il mondo a cifre Il pallottoliere rivelastorie meravigliose e curiosi personaggi

CARLAMARELLO

Se uno vi manda aldiavolo, o vi manda ai quattro-centomila diavoli, come fannotalvolta in francese, che cosacambia? Non il pensiero, mal’intensità con cui vi manda aldiavolo. Se si dice che a un in-contro hanno partecipato unaventina di persone, importaveramente sapere se erano di-ciannove o ventidue? L’amicastraniera da poco in Italia viinvita a cena e vi offre dei fa-giolini per contorno; voi percortesia dite «sì grazie, ma so-lo due». Come reagite quandol’amica, perplessa, vi prendealla lettera e vi mette nel piat-to solo due fagiolini?

Carla Bazzanella in Nume-ri per parlare discute appun-to dell’uso discorsivo dei nu-meri cardinali. Parla di nu-meri che servono più per rac-contare che per contare, per-ché, come già aveva fatto no-tare Bateson, mentre la ma-tematica è un «mondo di fan-tasia rigorosa», nel linguag-gio di tutti i giorni i numeri

sono usati in modo creativo eapprossimato.

Talvolta è irrilevante esse-re precisi, altre è impossibile,ma tutti noi subiamo il fascinoquasi magico dei numeri. Poli-tici e giornalisti sfruttano vo-lentieri il «corredo numerico»per rendere più efficace un di-scorso. E’ tuttavia un’arma adoppio taglio, perché se ai nu-meri del contendente io ne op-pongo degli altri, finisco perindebolire la forza argomenta-tiva dei miei e dei suoi. Ci sonole quantità all’incirca e il prez-zo tondo, i più o meno e i nu-

meri spaccati. Oltre al centoper cento, c’è il paradossale mil-le per cento. Tutte le lingue na-turali dispongono di indicatoridi approssimazione.

Carla Bazzanella, nota stu-diosa di pragmatica, autrice diun’introduzione alla pragmati-ca del linguaggio (Laterza2008), mette in luce con con-vincente, e divertente, ricchez-za d’esempi l’importanza so-ciale dell’indeterminatezza,ma anche i limiti imposti dalperseguimento del successocomunicativo. Come a direche i numeri sono un’opinione,ma fino a un certo punto. Pun-to che la linguista cerca di pre-cisare il più possibile.

Un capitolo del libro, firma-to da Rosa Pugliese ci presen-ta tutta una serie di contestiche usano la parola per il nu-mero zero, quindi altri passi e

proverbi con i numeri da uno adieci, con quelli tra dieci e cen-to, per arrivare a milioni e mi-liardi. Come esperta di inse-gnamento di italiano a stranie-ri, Pugliese è attenta ancheagli usi relativamente nuovicome zero posposto, tolleran-za zero, all’effetto, che chiamapolifonico, dei numeri in titolidi romanzi e film, come I ma-gnifici sette (John Sturges1960) o Due o tre cose che so dilei (Jean-Luc Godard 1967),che passano nei titoli di giorna-le e poi si ritrovano nel chiac-chiericcio scritto della rete.

L’ultimo capitolo del libro,affidato all’italianista daneseErling Strudsholm, dimostraulteriormente come al di fuoridi contesti in cui il rigore è ne-cessario (codice del bancomat,matricola universitaria), i nu-meri non servano davvero acontare, dal momento che cam-biano quando si traduce dauna lingua all’altra. Se l’espres-sione «a 360 gradi» si ritrovacon lo stesso significato in da-nese e italiano, Strudsholm cimostra «in quattro e quattr’ot-to» (in danese nul komma fem,letteralmente zero virgola cin-que), che spesso non è così. Iltraduttore di Pirandello chedeve rendere in danese «dozzi-nale», non ha un corrisponden-te numerico, traduce «del tut-to comune»; e se deve prende-re una decisione «sui due pie-di» deve ricorrere all’espres-sione «in fretta e furia».

PIEROBIANUCCI

Possiamo vedere conle orecchie, gustare il cibo congli occhi, ascoltare con il tatto,assaggiare gli odori. Non sonodoti paranormali. Sono «capaci-tà percettive implicite» che tuttiabbiamo. Non ne siamo consa-pevoli perché le esercitiamo ra-ramente. Da qualche anno leneuroscienze hanno incomincia-to a esplorarle e ne emergonoscoperte a getto continuo.

Lawrence D. Rosenblum vi-ve a Los Angeles e insegna psi-cologia alla Universityof Califor-nia a Riverside, famosa per ilsuo orto botanico. All’imperodei sensi sommersi è arrivato at-traverso due ricerche applicate.L’associazione americana deinon vedenti gli aveva posto ilproblema delle auto ibride, cosìsilenziose, con il loro motoreelettrico, da essere un pericoloper i ciechi. Come proteggerlida questa nuova minaccia? Pri-ma ancora, il National Insituteof Health e la National ScienceFoundationgli avevano finanzia-to una ricercaper aiutare i sordi

a integrare la lettura labiale conaltre percezioni sensoriali. Lostraordinario potere dei nostrisensi mette i risultati di queste ri-cerche a nostra disposizione: èuna guida all’uso integrato e piùefficace dei nostri cinquesensi.

I pipistrelli hanno una vistadebolissima. Eppure volano nelbuio con incredibile sicurezza.Emettendo ultrasuoni, evitanogli ostacoli grazie all’eco chemuri, alberi e prede rimandanoalle loro orecchie. Sono un suc-cesso dell’evoluzione biologica:ne esistono 1200 specie nel mon-do, 32 in Italia, e alcune di que-

ste in una notte riescono a in-ghiottire duemila zanzare. Mal’ecolocalizzazione(che noi abbia-mo imitato con macchine alta-mente tecnologiche come il so-nar, il radar e l’ecografia) non è

esclusiva dei pipistrelli. Anchenoi possediamo questa facoltà, ebenché sia meno sviluppata ri-spetto ai chirotteri, possiamo affi-narla in modo sorprendente.

Tanto per cominciare eserci-tiamo continuamente l’ecolocaliz-zazione per il fatto ovvio che ab-biamo due orecchie e ciò permet-te, con un ascolto stereo, di indivi-duare la direzione da cui arrivaun suono. Usiamo normalmenteanche una raffinata interpretazio-ne dei suoni: per esempio versan-do il vino in un recipiente a occhichiusi sapremmo dire quando staper traboccare.

Rosenblum ha studiato ciechiche facendo schioccare la lingua eascoltando il suono riflesso simuovono sicuri in spazi aperti eancora meglio in ambienti chiusi.Curiosa la storia di Daniel Kish:non ci vede ma va in bicicletta e fa

da guida ad altri ciechi in moun-tain bike. Sistema una cartolinain modo che sbatta contro i raggidi una ruota, come facevamo dabambini per illuderci di andare inmoto. L’eco del ticchettio gli svelatutti gli ostacoli e la direzione delpercorso. Provate a bendarvi gliocchie a trovareuna porta apertalungo un corridoio schioccando ledita. Capirete che con un po’ di al-lenamento potreste farlo anchevoi. Il libro di Rosenblum è pienodi questi esperimenti sensoriali.

C’è poi una quantità di perce-zioni miste (visive, uditive, olfat-tive, tattili) che influenzano irapporti interpersonali. Quan-do tra due persone si instaurauna buona comunicazione, unaincomincia impercettibilmentea imitare l’altra nel tono della vo-ce, nella gestualità, nella mimi-ca facciale. Con un’indagine piùattenta si è visto che il cervellocontinuamente mette in attoprocessi di imitazione.

In sintesi: i sensi sono tutticorrelati e hanno una forte predi-sposizione a vicariarsi l’un l’al-tro; le abilità multisensoriali al-ternative si acquisiscono conl’esercizio e nel tempo si fissanostabilendo nuove sinapsi (collega-menti elettro-chimici) tra i neuro-ni; speciali aree cerebrali presie-dono alle facoltà imitative; tuttociò può essere verificato con lepiù avanzate tecniche di imagingdel cervello come la risonanzamagnetica funzionale.

Sotto traccia stanno le duescoperte di neuroscienze più im-portanti degli ultimi trent’anni: laplasticità cerebrale e i neuronispecchio. Fino al 1985 la rigiditàdel cervello era un dogma. Non ècosì: il cervello riconfigura conti-nuamente i suoi circuiti: nel ciecol’area visiva occipitale può acqui-sire funzioni tipiche del tatto e del-l’udito. Quanto ai neuroni spec-chio, scoperti da Giacomo Rizzo-latti e dal suo gruppo dell’Univer-sità di Parma, determinano i mec-canismi di imitazione, apprendi-mento ed empatia, tutte funzionimediate dai sensi. Sono nozioniche cambiano il modo di affronta-re le disabilità, ma potrebberocambiare anche il modo di conce-pire le relazioni sociali e – perchéno? – persino i rapportipolitici.

FEDERICOPEIRETTI

Alex Bellos, giornalistainglese, è stato per diversi annicorrispondente del Guardiandal Brasile. Da questa esperien-za ha tratto il libro Futebol. TheBrazilian Way of Life, sull’impor-tanza del pallone nella societàbrasiliana, ed è stato il ghostwri-ter di Pelé per la sua autobiogra-fia. Laureato a Oxford in mate-matica e filosofia, se in un primomomento ha prevalso, comegiornalista, il lato umanisticodei suoi studi, ora torna alla ma-tematica con Il meraviglioso mon-do dei numeri. Il sottotitolo ci dàun’idea delle sue intenzioni e del-la sua sfida: «Il libro che ha fattoamare la matematica a tutti. An-che a chi l’ha odiata a scuola».

Un obiettivo ambizioso, for-se troppo, ma il libro in GranBretagna e negli Stati Uniti ègià un best seller. E potrebbe(dovrebbe) esserlo anche in Ita-lia, perché è scritto da una per-sona che pur non essendo unmatematico di professione, amaprofondamentela matematicaequesta è la condizione miglioreper essere un bravo divulgato-re. Il libro è comprensibile, ingran parte, a un ragazzo dellascuola dell’obbligo e Bellos haavuto l’accortezza di collocare

in appendice le parti più difficilidella sua presentazione.

Da bravo giornalista, abitua-to a indagini e inchieste di ognigenere, applica lo stesso impe-gno nel suo viaggio nel mondodella matematica. Ha incontra-to Jerome Carter, numerologodi professione, che «fa i nume-ri» ai divi di Hollywood, parten-do dalla loro data di nascita eda tutti i numeri della loro vita.Ha incontrato guru indiani, fe-deli alla matematica vedica, e i«matleti» di Lipsia, giovani chesi sfidano in gare di calcoli men-tali impossibili. Il campione è

Albert Coto, uno spagnolo che in8 minuti e 25 secondi ha calcola-to mentalmente dieci moltiplica-zioni di due numeri di otto cifre,del tipo 29.513.736 x 92.842.033,polverizzando il precedente re-cord mondiale.

Bellos ha conosciuto perso-naggi originali, come Daina Tal-mina, docente alla Cornell Uni-versity, che realizza all’uncinettomodelli dello spazio iperbolico,così difficile da visualizzare. E’andato a trovare Ai, lo scimpan-zé femmina di trent’anni che vivein Giappone e che è il primo esse-re non umano a contare con i nu-

meri arabi, da 1 a 9, con qualchedifficoltà ancora per lo zero.

Giustamente dissacrante, Bel-los presenta un impossibile teore-ma di Pitagora: la Gioconda, co-struita sull’ipotenusa di un trian-golo rettangolo, è equivalente allasomma delle due Gioconde costru-ite sui cateti. E per verificare la va-lidità della curva a campana, hapesato la baguette acquistataogni giorno, per 100 giorni conse-cutivi, ripetendo così un esperi-mento famoso, condotto da HenriPoincaré, il quale pesò la pagnot-ta quotidiana, acquistata ognigiorno, per 365 giorni, scoprendocosì che il suo fornaio lo imbroglia-va. Il peso medio risultò infatti di950 grammi, con una truffa di 50grammiin media a pagnotta.

Il più curioso sistema di «con-teggio corporeo» è sicuramentequello usato in Nuova Guinea da-gli Yupno. Si parte con i numeripiù bassi rappresentati dalle ditadelle mani e dei piedi e si prose-gue con i numeri rappresentatidalle narici, gli occhi, i capezzoli,l’ombelico e si conclude con i nu-meri più alti del loro sistema di nu-merazione, 31 per il testicolo sini-stro, 32 per il testicolo destro e 33,il numero più importante, perquello che chiamano «l’arnese ma-schile». A chi chiede loro come ledonne possano rappresentare

questi numeri, rispondono che ilproblema non esiste, perché nonè previsto, secondo loro, che ledonne conoscanola matematica.

Sempre con lo stesso spiritoindagatore del giornalista, Bellosestende la sua indagine alla storiadella matematica, scoprendo sto-rie e personaggi sorprendenti.Gran bel libro, lo raccomandiamoin particolare a chi non ha avutola fortuna di incontrare, dentro ofuori la scuola, la vera matemati-ca, quella che ha tutti i diritti di farparte della nostra cultura. La ma-tematica non è arida tecnica o cal-colo, è arte, musica e poesia.

UN «ARTISTA» LEADER, DAL PRIMO MAC ALL’IPAD

Il carisma di Steve Jobs= Steve Jobs è un personaggio popolare e quando siparla di lui anche i libri di management, dedicati al mondodelle imprese di successo, possono diventare storie che sileggono tutte d’un fiato. Nonostante il suo corpo siaconsumato dal cancro, il suo carisma è ormai leggendario; iprodotti che ha lanciato sul mercato puntandosull’innovazione e la bellezza sono diventati oggetti di culto(dal primo computer Mac all’iBook all’iPhone fino all’iPad),e i suoi consigli ai giovani che si affacciano al mondo dellavoro affinché non rinuncino ai loro sogni - «Stay hungry,stay foolish»: coltivate la fame e la follia - sono la bibbia

delle nuove generazioni. La biografia scritta da Jay Elliot,autore ed ex vicepresidente della Apple, che offre il puntodi vista da «insider» di chi conosce bene l’ideatore dellaApple. (Steve Jobs, l’uomo che ha inventato il futuro(Hoepli, pp. 237, € 19,90) è un racconto intimo, scritto aquattro mani con William Simon, già autore della biografiadell’hacker Kevin Mitnick. Il libro offre una serie di lezioni dileadership, tutto quello che Elliot ha imparato lavorandofianco a fianco con Jobs. Che ne esce non come un leaderd’azienda, ma come un artista e un creatore, esaltato eappassionante.Non aspettatevi il tipico manuale americano dimanagement. Dopo aver letto le storie e gli esempi forniti daElliot, dovrete riflettere sulle vostre esperienze e poi cercare

di fare vostro il modo di porsi di Jobs. La domanda di fondo è:che cosa farebbe Steve Jobs? Non c’è dubbio che Jobs regniincontrastato nel mondo dell’innovazione di prodotto, dicostruzione di marchio, nel marketing, nel modo dipresentare e di essere leader. Il libro è diviso in cinque parti eoffre lezioni che vanno dalla passione e l’attenzione aidettagli alle regole del talento (ricompensare i pirati nellavoro di squadra), da come evangelizzare all’innovazione acome trasformare in «cool» per definizione il propriomarchio, fino a come diventare come Steve. Il bello di questolibro è che non si tratta di un’ennesima biografia, ma riesce afarci sentire partecipi del progetto di Jobs: quasi come se sistesse camminando al suo fianco assieme ad Elliot. Anna Masera

Lo scimpanzéfemminaarriva fino a 9

Lo psicologo Rosenblumillustra le scopertedelle neuroscienze:la rigidità del cervellonon è più un dogma

«Da “quattrochiacchiere” a “graziemille”»: quandoil linguaggio èpragmatico e divertente

E l’uomo vedràcon le orecchiecome i pipistrelli

Solo duefagiolini,si fa per dire

PER I RAGAZZI: IL FASCINO DELL’ALFABETO

Scrivo, dunque gioco= Ha le illustrazioni - elegantissime, di Lucia Sforza -ma non è un illustrato. Procede a capitoli intitolati conle lettere dell’alfabeto, ma non è un sillabario. Dipanale dinamiche del processo creativo e non è un saggio.Una scrittura al quadrato lo definisce l’autore stesso,Antonio Ferrara, che lo ha scritto dopo anni dilaboratori per spiegare i meccanismi dello scriveresoprattutto agli adolescenti, i giovani in quella fase divita dove al rifiuto delle convenzioni emotive siaccompagna l’urgenza, usando le parole di DuccioDemetrio, di un’«autobiografia come cura di sé». Non è

un caso, di rimando, tanta produzione young-adults informa di diario, a volte interessante (come Caro diario tiscrivo... di Rinaldi-Terranova, edito da Sonda, diarioimmaginato di sei scrittrici dodicenni) a volte meno.Pubblicato nella nuova collana «Bonobo» diArtebambini, editore da sempre impegnato nelproporre libri in cui si intrecciano arte e narrazione, Dapiccolino caddi in una pagina (pp. 79, € 15,50) evocai Frammenti di un discorso amoroso di Barthes per unaleggibilità che non obbliga alla cronologia dei capitoli epiù di tutto perché eleva il linguaggio individuale - làdell’amore, qua della scrittura - a patrimonio collettivo.Dalla A alla Z, Antonio Ferrara, attraverso trameimpalpabili, nate come scie di riflessioni, crea

un’opera dove il racconto è il raccontare stesso.Lo stile è calibratissimo, ha quasi la specificità dellapoesia, ma è in forma di prosa e impone un «adagio»di lettura in contrapposizione alla brevità dei capitoliche indagano il caleidoscopio di emozioni legate alloscrivere: la magia delle parole che ti sorprendono, lafascinazione di un altrove che ti aspetta, la volontàostinata di non mollare, di non tradire i sogni cheavevi da piccolo, il calore di quando si scaldano leparole e la storia comincia, abbattendo le resistenzedell’Io, in un gioco di scrittura inutile e necessaria,fatta di libertà e regole dove ognuno scopre il suoplurale nell’altro. Elena Baroncini

pp Lawrence D. Rosenblum

p LO STRAORDINARIO POTERE

DEI SENSI. Guida all’uso

p Bollati Boringhieri, pp. 460, € 20

pp Alex Bellos

p IL MERAVIGLIOSO MONDO

DEI NUMERI

p Einaudi, pp. XII - 582, € 20

pp Carla Bazzanella

p NUMERI PER PARLARE

Da quattro chiacchiere a grazie mille

p Laterza, pp. 166, € 12

Numeri e parole Servono in realtàpiù per raccontare che per contare

Alex Bellos fa amarela matematica a tutti:una disciplina che nonè arida tecnica, maarte, musica e poesia

Il potere dei sensi Come esercitarele nostre capacità percettive sommerse

Da uno zoo giapponeseai divi di Hollywood,da Pitagora applicatoalla Giocondaalle gare dei «matleti»

Scienze e divulgazioneVIIITuttolibri

SABATO 28 MAGGIO 2011LA STAMPA IX

Ill. di Lucia Sforza

Dall’uditoall’olfatto, dalgusto al tatto,alla vista:i cinque sensihannopotenzialitàdi cui ancoranon siamoconsapevoli,spiegaRonsemblum.Qui a fianco«Arlecchinopensoso» diPicasso, 1901

Lo scimpanzé si aggiorna sulle origini dell’uomo, leggendo Darwin...

Steve Jobs

«La sfida più urgente per regalare un futuro di pace ai nostri figli: la coesistenza pacifica fra tutte

le religione è possibile.»

««La sfida più urgente per regalare La sfida più urgente per regalare un futuro di pace ai nostri figli: un futuro di pace ai nostri figli: la coesistenza pacifica fra tutte la coesistenza pacifica fra tutte

le religione è possibile.le religione è possibile.

www.sperling.itwww.facebook.com/sperling.kupfer

In tutte le librerie

Tenzin GyatsoXIV Dalai Lama

Page 10: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.43

49

Le lucidisettembre

RUIZ ZAFÓNMONDADORI

Nessunosi salvada soloMAZZANTINIMONDADORI

100 5Il linguaggiosegretodei fioriDIFFENBAUGHGARZANTI

5061

Per sempre

TAMAROGIUNTI

9Carta stracciaIl potere inutiledei giornalisti italianiPANSARIZZOLI

562Dai diamantinon nascenienteDANDINIRIZZOLI

7 8Alla finedi un giornonoiosoCARLOTTOE/O

4050

52

Saggistica

1Ave MaryE la chiesa inventòla donnaMURGIAEINAUDI

Scuotel’animamia ErosSCALFARIEINAUDI

Indignatevi!

HESSELADD EDITORE

TascabiliNarrativaitaliana

3

Narrativastraniera Varia Ragazzi

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 1100 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 15 AL 21 MAGGIO.

49

4

32

1. Le luci di settembre 100RUIZ ZAFÓN 19,00 MONDADORI

2. Il linguaggiosegretodei fiori 61DIFFENBAUGH 18,60 GARZANTI

3. Il profumodelle fogliedi limone 27SÁNCHEZ 18,60 GARZANTI

4. Questo corpo mortale 27GEORGE 19,60 LONGANESI

5. Il centenariochesaltò... 24JONASSON 17,90 BOMPIANI

6. Tutto per amore 23DUNNE 18,00 GUANDA

7. L’atlante di smeraldo 22STEPHENS 18,60 LONGANESI

8. Il bacio svelato 17ADRIAN 10,00 LEGGEREDITORE

9. Libertà 16FRANZEN 22,00 EINAUDI

10.La legge del deserto 14SMITH 19,60 LONGANESI

1. Il piccolo principe 21SAINT-EXUPÉRY 7,90 BOMPIANI

2. Bianca come il latte... 11D’AVENIA 13,00 MONDADORI

3. Acqua agli elefanti 11GRUEN 9,00 BEAT

4. Lasolitudinedeinumeriprimi 10GIORDANO 13,00 MONDADORI

5. L’ombra del vento 10RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

6. Il tempo che vorrei 9VOLO 13,00 MONDADORI

7. Venuto al mondo 9MAZZANTINI 14,00 MONDADORI

8. È una vita che ti aspetto 8VOLO 12,00 MONDADORI

9 1984 8ORWELL 9,50 MONDADORI

10 La versione di Barney 8RICHLER 12,00 ADELPHI

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

La indignación es una vir-tud cívica necesaria peroinsuficiente», e anzi sotto

sotto è uno strumento di conserva-zione, scrive El País nelle pagineculturali. È lì, fra gli intellettualio presunti tali, che cerchi le anali-si, le ragioni, le parole per dirla,questa protesta degli indigna-dos. Le trovi?

Nel supplemento Babelia delPaís, Daniel Innerarity argomen-ta appunto, in maniera radicale,che l’indignazione è di destra, èfanatismo sterile. È populismo.Politica negativa (secondo la defi-nizione di Pierre Rosanvallon),energia negativa, spettacolariz-zazione del malcontento, poco di-stinguibile dalla collera regressi-va, priva di orizzonte, valvola disfiato che nulla riesce a cambiare.Soprattutto, «questo tipo di la-mentazioni continua a offrirespiegazioni semplici a problemicomplessi». Già. E quindi?

Sulla Vanguardia, invece, ilfilosofo Miguel Morey, traduttoredi Foucault e Deleuze, demolisce

la possibile funzione degli intellet-tuali in rappresentanza del movi-mento (il Maggio francese, dice, hadistrutto la figura dell’intellettualeimpegnato, coscienza critica eccete-ra: «Evidentemente tali energume-ni continuano ad esistere, però daallora è chiaro che sono soltanto pa-gliacci con aspirazioni mediatiche.Quando Sartre è intervenuto nel te-

atro Odeon occupato dagli studen-ti, gli hanno passato un bigliettino:“Sartre, sia breve”»).

Brevemente, in una trentina dipagine appena, un sartriano comeStéphane Hessel con il suo¡Indignaos! ha sbancato anche inSpagna, con la prefazione di un al-tro novantenne, José Luis Sampe-dro. Hessel a sua volta scrive la pre-fazione di Reacciona, antologiapubblicata da Aguilar in cui variautori, fra i quali il giudice Balta-sar Garzón e l'ex presidente del-l’Unesco Zaragoza e ancora il ga-gliardo Sampedro, cercano non dia-gnosi ma soluzioni. Le trovano?

A proposito di diagnosi. La Fie-ra del Libro che si è aperta ieri aMadrid e che chiuderà il 12 giugno,viene elegantemente descritta daigiornali come il termometro che ser-ve a misurare quant’è grave la ma-lattia del settore. Meno 15-20 percento nel primo trimestre 2011: da-to plumbeo. Mentre l’editoria com-batteva contro un piccolo nemico,l’ebook, quell’enorme nemico che èla crisi stritolava anche il libro.

1. Dai diamanti non nasce... 50DANDINI 19,00 RIZZOLI

2. La dieta Dukan 23DUKAN 16,00 SPERLING & KUPFER

3. Le ricette della dieta Dukan 11DUKAN 16,00 SPERLING & KUPFER

4. La parigina. Guida allo chic 11LA FRESSANGE; GACHET 25,00 L’IPPOCAMPO

5. Cotto e mangiato 10PARODI 14,90 VALLARDI

6. Instant English 9SLOAN 16,90 GRIBAUDO

7. È facile smettere di fumare... 9CARR 10,00 EWI

8. The secret 9BYRNE 18,60 MACRO EDIZIONI

9. Benvenuti nella mia cucina 9PARODI 14,90 VALLARDI

10.La dodicesima illuminazione 8REDFIELD 18,60 CORBACCIO

1. La maledizione del titano 28RIORDAN 17,00 MONDADORI

2. I Gemelli di Kuma 19TROISI 17,00 MONDADORI

3. Principessa del buio 14STILTON 18,50 PIEMME

4. Amici contro 13GARLANDO 11,00 PIEMME

5. Diario di una schiappa 9KINNEY 12,00 IL CASTORO

6. Grosso guaio in Mato Grosso 8STILTON 8,50 PIEMME

7. Il mio amico Gesù 7- 1,80 SAN PAOLO

8. Gioca con Peppa 7D’ACHILLE 4,90 GIUNTI

9. Diario di una schiappa I 7KINNEY 12,00 IL CASTORO

10.Le avventure di Re Artù 7STILTON 23,50 PIEMME

Sbollisce l’ira di Pansa, sceso al 6 ˚posto, mentre alprimo balza Zafón, riportando il valore dei 100 pun-ti a quasi 10 mila copie. Si recuperano per «adulti» i

suoi romanzi per «ragazzi», prima del best seller L’ombradel vento, ma già con gli stessi ingredienti: «magia, miste-ro e avventura» e un innesto poliziesco. Con indubbio me-stiere, in una linea narrativa d’antan (qui una vicenda An-ni Trenta), senza eccessi di effetti speciali, sembra rivolger-si a chi conservi il gusto del sogno e abbia un minimo di«educazione» per osservare le baie di Normandia con l’oc-chio di Monet e innamorarsi con il sorriso di Greta Garbo:un lettore lontano dagli adolescenti di oggi, più vicino agli

over 50/60 alla ricerca del loro tempo perduto. Per un pub-blico forse non molto diverso, anche se in prevalenza femmi-nile e più interessato all’introspezione che all’azione, nonappassiscono i Fiori della Diffenbaugh, ancora al secondoposto anche se con un notevole distacco; mentre sono piùpragmatiche, scanzonate e trasgressive le giardiniere in sti-le Dandini, adesso quinta. Tra di loro, le due novità assurtetra i primi 10, la Madonna e l’Eros. La Murgia, tra crona-che di costume ed excursus di dottrina, da Sant’Agostino avon Balthasar alle encicliche papali, professa il suo liberanos dall’iconologia devozionale della Sacra Famiglia, conla donna subordinata ad angelo del focolare. Scalfari, an-

che lui con digressioni narrative proprie e altrui, riassumeletture e meditazioni. L’una rischia il pamplhet, facendostorcere il naso ai teologi, e l’altro il Bignami, già bistratta-to come «filosofo sciampista... tutto sapone, niente sostan-za» da Marcello Veneziani (al quale però non è difficile ren-dere la pariglia per il suo Vivere non basta in cui fa lemèches a Seneca). Resta la terza novità della settimana,Alla fine di un giorno noioso, giallo di Carlotto tutt’altroche uggioso, per attendere come finirà domenica sera, pernoi senza cervello, nostalgici di luci a San Siro («Milanomia,...facciamo un cambio»), memori di Giovanni Giudici(«ancora prossima spera/la fine di ormai remoti stenti»).

AI PUNTILUCIANO GENTA

Luci, Mary,Eros, in attesa

che finisca

APiero Gobetti»: è l’esergo(il più pertinente) a Qua-le editore, le note di lavo-

ro di Vito Laterza, pubblicato po-co dopo la sua scomparsa avve-nuta nel 2001. Non solo al ricor-do, ma alle profonde tracce, al pa-trimonio morale e civile, all’inse-gnamento lasciati da una delle fi-gure più incisive nella cultura ita-liana della seconda metà del No-vecento, è dedicato lunedì a Ro-ma l’appuntamento, presente Na-politano, con De Mauro e Scalfa-ri che di Vito sono stati autori,collaboratori, amici e con i dio-scuri della quarta generazioneLaterza: Giuseppe, leader dellaattuale editrice e il cugino Ales-sandro, amministratore («liber-tà ma anche mercato» ammoni-va Vito) e sempre più impegnatonella scolastica «il massimo terre-no di lavoro per il nostro futuro».

Allievo di Garin, grande euro-peista (le celebri coedizioni, baseper la futura collana «fare l’Eu-ropa», il forte rapporto con Du-by), cosmopolita tenacemente le-

gato, anche dopo il trasferimentoromano, alle proprie radici («esse-re sempre costanti nel lavoro... laperseveranza delle “formiche pu-gliesi”») Vito Laterza è stato il noc-chiero della sua casa «oltre» l’uni-verso crociano e verso i nuovi cam-pi del sapere.

Itinerario che sarà ripercorsoda De Mauro nelle sue tappe fonda-

mentali: l’apertura alle scienze so-ciali, l’architettura e Benevolo, l’av-vio dei tascabili, l’invenzione dei li-bri-intervista inaugurata con DeFelice, linguistica, filosofia politi-ca, il terzo Mondo e le lotte di libe-razione, gli Usa. Il testimone passe-rà poi a Scalfari che ridisegnerà lagrande stagione che vide Laterzaaccostarsi al gruppo liberal pro-gressista di Pannunzio, con i Salve-mini, Jemolo, Battaglia; e tenere abattesimo i primi libri di giornali-sti, Bocca, Pansa, Ajello, Fiori.

«Tutti questi restano i nostriobiettivi primari» dice GiuseppeLaterza che, tra tanti, ha oggi co-me punto di riferimento soprattut-to Bauman mentre, da tempo, haaperto anche a una saggistica nonaccademica, di tipo anglosassone,e a una narrativa-non fiction gio-vane strettamente legata al suo im-pegno nella promozione del libro (i«Presidi»). Se il suo più recente«hit» è La felicità della democra-zia di Mauro-Zagrebelsky, resta la«felicità della lettura» la grandeeredità di famiglia.

1. Nessuno si salva da solo 49MAZZANTINI 19,00 MONDADORI

2. Per sempre 49TAMARO 18,00 GIUNTI

3. Alla fine di un giorno... 40CARLOTTO 17,00 E/O

4. Un filo d’olio 31AGNELLO HORNBY 14,00 SELLERIO

5. Le sante dello scandalo 27DE LUCA 8,50 GIUNTINA

6. Il libro segreto di Dante 17FIORETTI 9,90 NEWTON COMPTON

7. Gran circo Taddei... 16CAMILLERI 14,00 SELLERIO

8. Un calcio in bocca... 14PRESTA 16,50 EINAUDI

9. E disse 13DE LUCA 10,00 FELTRINELLI

10.La leggenda del morto contento 11VITALI 18,60 GARZANTI

CHE LIBRO FA...IN SPAGNA

GIOVANNA ZUCCONI

Indignados?Di destra

e semplicisti

1. Ave Mary. E la chiesa... 56MURGIA 16,00 EINAUDI

2. Scuote l’anima mia Eros 52SCALFARI 17,00 EINAUDI

3. Carta straccia. Il potere... 50PANSA 19,90 RIZZOLI

4. Indignatevi! 32HESSEL 5,00 ADD EDITORE

5. Cosa tiene accese le stelle 27CALABRESI 17,00 MONDADORI

6. Sanguisughe. Le pensioni scandalo 22GIORDANO 18,50 MONDADORI

7. La felicità della democrazia 20ZAGREBELSKY; MAURO 15,00 LATERZA

8. Tutti santi me compreso 20DE CRESCENZO 17,00 MONDADORI

9. Odio gli indifferenti 18GRAMSCI 7,00 CHIARELETTERE

10.Vieni via con me 18SAVIANO 13,00 FELTRINELLI

6 10

Classifiche TuttolibriSABATO 28 MAGGIO 2011

LA STAMPAX

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

La felicitàdi essereLaterza

Page 11: Tuttolibri n. 1767 (28-05-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 28/05/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 27/05/11 20.43

JONATHAN SWIFT

I viaggi di GulliverGarzanti, pp. XXI-282, € 7,80

«Uno scrittore che mi haaffascinato fin da quandoavevo 24 o 25 anni e colquale sentivo unaconsonanza profonda»

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ROBERT L. STEVENSON

L’isola del tesoroEinaudi, pp. XVIII-244, € 11

«La traduzione più bellaesistente era quella di PieroJahier pubblicata daEinaudi, e io scommisi conme stesso di riuscire a farmeglio»

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NICCOLO’ MACHIAVELLI

Il PrincipeBur Rizzoli, pp. 276, € 8,90

«Per quanto riguardala politica ricordo la grandeimpressione che mi feceleggere in gioventù“Il principe”di Niccolò Machiavelli»

Una lunga frequentazione dei classicia cui fa da contrappunto ora una memoriasul biennio «senza gloria» tra il 1943 e il 1945

ALBERTOPAPUZZI

Il biennio 1943-1945,tra la caduta del fascismo ela Liberazione del Paese, haispirato un piccolo nucleodi memorie: Paura all’albadi Arrigo Benedetti, Un uo-mo, un partigiano di Rober-to Battaglia, Doppio diariodi Giaime Pintor, La Resi-stenza in convento di EnzoForcella, e altri ancora. Aqueste letture minimalisti-che di quella pagina di sto-ria si aggiunge ora Due annisenza gloria di LodovicoTerzi, uscito da Einaudi.Nato nel 1925 in una fami-glia della buona borghesia

di Parma, l’autore è cono-sciuto soprattutto come unraffinato traduttore di clas-sici inglesi per Einaudi eper Adelphi (Dickens, Ste-venson, Johnson, Swift).Nel 1964 ha pubblicato neiCoralli einaudiani il roman-zo L’imperatore timido. DaAdelphi, nel 2007, è appar-so L’autonecrologia di Jona-than Swift, dedicato al suoautore più amato e frequen-tato. Si potrebbe parlare dilui come di un irregolare,un outsider, che a ottanta-cinque anni rievoca i giorniin cui, studente di secondaliceo, si affacciava sull’Ita-lia divisa e sconvolta dellaguerra civile.

Il suo libro si apre con lacaduta del fascismo. Lescelte che si fecero in se-guito - se prender parte,se nascondersi, se imbo-scarsi - erano dettate dal-la propria storia, dalla pro-pria cultura, e così via, ofurono piuttosto fruttodel caso?

«Furono frutto di tutto que-sto, e in particolare della si-tuazione in cui ci si trovava.Chi stava al Sud si trovavanaturalmente dalla parte delre. Chi stava al Nord dovettefare scelte più radicali, muo-vendosi fra il piccolo, prezio-so margine di libertà che haogni uomo e i mille condizio-namenti esterni e interiori acui è soggetto. Poiché le scel-te furono diverse e i tempierano duri - e furono resi an-cora più duri dall’occupazio-ne tedesca - si arrivò allaguerra civile».

Perché ha scelto questo ti-tolo? Perché «senza glo-ria»?

«Senza gloria significa sen-za illusioni, senza speranzao desiderio di gloria. Signifi-ca che le mie motivazionierano altre».

La sua era una famiglia le-gata al fascismo. Un suozio divenne addirittura se-gretarioparticolare di Mus-solini e lo seguì nella Rsi...

«Sì. Come ho spiegato nelmio libro, la mia famigliaera fortemente legata alloStato, ed era saldamente in-serita nel regime fascistaquando esso coincise conl’organizzazione dello Sta-to. Naturalmente questoera in contraddizione, alme-no in parte, con la cultura li-

berale e il forte spirito risor-gimentale delle nostre tradi-zioni familiari. Questa con-traddizione era un po’ il se-gno dei tempi».

Lei pensa di essere un esem-pio di quella che Primo Levichiamò «la zona grigia»?

«Esempio è una parola trop-po impegnativa. Ma certoposso essere assegnato allazona grigia per diversi moti-vi. Innanzi tutto perché sononato all’interno dello stato fa-scista, ma non mi sentivo fa-scista io personalmente, finda ragazzo. Credo che fossesoprattutto a causa della pro-

paganda. Trovavo la propa-ganda fascista un’insopporta-bile rottura di scatole, e allafine non la sentivo neanchepiù: mi entrava da un orec-chio e mi usciva dall’altro.Nell’adolescenza ho poi svi-luppato degli interessi cultu-rali diversi, che mi portavanoa leggere autori non approva-ti dal regime - come Hemin-gway, Proust - o a cercare inqualche cineclub i film fran-cesi del periodo del fronte po-polare, di cui ci parlava il no-stro professore di Storia del-l’arte, Attilio Bertolucci. Inquesto senso, io ero già nella

zona grigia prima ancora chearrivasse l’ora delle scelte. Equando quell’ora è arrivata,io le mie scelte le ho fatte nonin base a una convinzione,ma in base a una morale prov-visoria, come avrebbe dettoCartesio».

Lei ha fatto cenno ai suoi in-teressi culturali: ebbene,quali sono stati i testi dellasua formazione?

«Ero un lettore onnivoro. Maper quanto riguarda la politi-ca ricordo la grande impres-sione che mi fece leggere Ilprincipe di Machiavelli. Dopola guerra incontrai la lettera-

tura marxista, Herzen, Toc-queville, la filosofia e la socio-logia dell’Ottocento».

Lei scrive che fu Giulio Bolla-ti a consigliarle queste impe-gnative letture.

«Sì, almeno in parte. Era statomio compagno di collegio. Era-vamo amici fin da quando ioavevo 14 anni e lui 15».

Ma lei faceva anche lettureletterarie o di narrativa?

«Altroché! Erano forse la par-te preponderante delle mieletture. E non solo Stendhal,Dickens, Thomas Mann, igrandi romanzieri russi, maanche la letteratura minore edi largo consumo, come i ro-manzi polizieschi, o quelli difantascienza».

Ma il suo grande autore èstato Jonathan Swift.

«È vero, è uno scrittore chemi ha affascinato fin da quan-do avevo 24 o 25 anni e colquale sentivo una consonan-za profonda. Col suo forteidealismo, col suo forte reali-smo, e col suo riso beffardo eindomabile. L’ho frequentatoper tutta la vita, l’ho com-mentato, l’ho tradotto, masentivo sempre di avere undebito con lui. Ho cercato dipagare questo debito quattroanni fa, quando ho pubblica-to con Adelphi L’autonecrolo-giadi Jonathan Swif ».

A un giovane che voglia avvi-cinarsi a Swift che titolo con-siglia?

«A costo di essere sfacciatovorrei dire che questo mio li-bro, L’autonecrologia che ho

citato qui sopra, può essereuna buona propedeutica, per-ché nelle sue varie digressio-ni tocca parecchi aspetti del-l’opera e della personalità diSwift. Il nerbo di questo li-bro, poi, è un poemetto di500 versi che ho tradotto conun lavoro su cui sono tornatopiù volte nel corso di moltianni, e che è per molti aspettistraordinario. Ma Swift è tut-to da leggere, da I viaggi diGulliver, naturalmente, agliscritti satirici, anche occasio-nali, in prosa e in versi».

Lei è conosciuto anche co-me traduttore. Come ha pre-so questa strada?

«Ho cominciato a tradurremolto presto. Perché mi di-vertiva, senza pensare di far-ne un mestiere. Tanto è veroche la mia prima traduzionedell’Isola del tesoro è andatapersa. L’ho ritradottatrent’anni dopo. La prima

traduzione l’ho fatta nel do-poguerra, dopo una vacanzaal mare in cui avevo avuto unflirt con una ragazza inglese,che mi aveva invitato a Wim-bledon per la fine dell’anno, eio nel frattempo per migliora-re il mio inglese non trovai dimeglio che mettermi a tra-durre L’isola del tesoro di Ste-venson. La traduzione piùbella esistente era quella diPiero Jahier pubblicata da Ei-naudi, e io scommisi con mestesso di riuscire a far me-glio. Ho cominciato così, daquel ragazzo che ero, un po’sbandato e sognatore».

Qual è il segreto di una buo-na traduzione?

«Una traduzione purchessia èun lavoro mal pagato e malfat-to. Una buona traduzione è unlavoro letterario, e come taleva giudicato. Ci vuole orecchioe sensibilità filologica. Biso-gna conoscere bene la linguada cui si traduce, e soprattuttosaper usare con sapienza il di-zionario. Bisogna conosceremeglio la lingua in cui si tradu-ce, nel nostro caso l’italiano,per rendere adeguatamente lesfumature di senso e le inven-

zioni stilistiche del testo di par-tenza. E bisogna sapere di checosa si parla. Se un passo del-l’Isola del tesoro spiega come sifa a disincagliare una nave ma-novrando l’argano a bordo e fa-cendo girare un cavo intornoal tronco di un albero a terra,il traduttore al limite dovreb-be essere in grado di fare unmodellino di legno per ripete-re la manovra. Insomma, nonsi traduce parola per parola,ma per concetti e contenuti».

Tradurre che cosa le ha inse-gnato, se le ha insegnatoqualcosa?

«Siccome ogni lingua è un uni-verso che non coincide maicon l’universo di un’altra lin-gua, una cosa importante cheho imparato traducendo èche una lingua non è soltantoun meraviglioso strumentoper esprimersi, ma anche unaprigione, un vincolo, un limiteall’espressione. Il lavoro deltraduttore è di trascenderequesto limite, di aprire que-sta prigione».

I PREFERITI

«Il mio grande autoreè stato Swift,col suo forte realismo,col suo forte idealismo,col suo riso beffardo»

Iltr

adut

tore

«Fu Bollati, miocompagno di collegio,a consigliarmidi leggere Herzene Tocqueville»

“La mia vitasull’isoladel tesoro”

«La mia prima versionedi Stevenson subitodopo la guerra, avevoun flirt con un’inglese,miglioravo così la lingua»

«Da Hemingwaya Proust, ai filmdel Fronte popolare:come presi le distanzedal fascismo»

Diario di lettura TuttolibriSABATO 28 MAGGIO 2011

LA STAMPA XI

La vita. Lodovico Terzi è nato nel 1925 da un’antica famiglia parmigiana. Hacurato edizioni di classici inglesi (Defoe, Swift, Johnson, Dickens, Stevenson),

collaborando con casa Einaudi, amico tra gli altri di Foà, Calvino, Fruttero.

Le opere. Terzi ha pubblicato nel 1964 nella collana Coralli Einaudi il romanzo

«L’imperatore timido» (poi Guanda 1988). Altri suoi titoli: «I racconti delCasino di Lettura» (Mondadori 1995), «L’autonecrologia di Jonathan Swift»

(Adelphi 2007) e «Un’occasione d’amore» (Nottetempo 2009). Per Einaudi StileLibero è appena uscito «Due anni senza gloria. 1943-1945» (pp. 104, € 12).

Lodovico Terzi