tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

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Quanti scrittori per fare un Nobel ANGELA BIANCHINI Mario Vargas Llosa è essenzialmente un letterato, ol- tre a essere un grande roman- ziere, e tuttavia, all'annuncio del premio Nobel, di lui si sono piuttosto sottolineate le vicen- de e convinzioni politiche. Ben- venuto dunque il suo libro esile ma essenziale, La verità delle menzogne. Saggi sulla letteratu- ra, nella traduzione di Angelo Morino. Un libro, che risale al 1990, in cui si consacra la fede di Vargas Llosa nel romanzo, offrendo i tanti «spunti della sua ben attrezzata officina» (so- no parole del critico José Car- losMainersu Babelia). Tra questi spunti, nella rie- dizione spagnola del 2002, si trovava Cuore di tenebra di Jo- seph Conrad con il sottotitolo Le radici dell'umano. Circo- stanza assai importante per- ché proprio dalla lettura di Cuore di tenebra nacque, in Vargas Llosa, molti anni più tardi, il proposito di scrivere la sua opera più recente: quel Sueño del Celta, che, appena uscito in Spagna, sarà pubbli- cato in Italia nel maggio 2011, come sempre presso Einaudi, tradotto da Glauco Felici. A dire il vero nell’edizione italiana tra i tanti romanzi esa- minati, che vanno da Morte a Venezia a Festa mobile, passan- do per opere notissime quali Il grande Gatsby, La signora Dal- loway, Il dottor Zivago, Il Gatto- pardo, manca proprio Cuore di tenebra. Compare, tuttavia, più vol- te, proprio il nome di Conrad, citato per i suoi «meditabondi bucanieri», accanto ai «flemma- tici aristocratici proustiani», agli «omuncoli incalzati dall'av- versità» di Kafka e dagli «erudi- ti metafisici» di Borges: perso- naggi estremamente diversi tra loro che, pure, come dice Vargas Llosa, ci esaltano e ci commuovono «non perché non hanno nulla a che vedere con noi», ma perché il romanzo è un'abilissima mescolanza di ve- ritàedimenzogna. Diciamo pure che tutto il te- sto di Vargas Llosa è un'appas- sionata disamina della finzio- ne romanzesca, in quanto fron- teggia la nostra vita «per rac- contarla», pur trasformando- la. E tanto è più abile la mesco- lanza, tanto più valido è il ro- manzo in cui «i fatti sono sotto- posti a profonde modificazio- ni» ora dettate dal tempo ora dalla disposizione d'animo dell' autore ora dalla Storia. Fondamentale concludere che «ogni buon romanzo dice la verità e ogni brutto roman- zo mente» e questo, proprio perché «dire la verità» per un romanzo significa far vivere al lettore un'illusione e «menti- re», invece, è, al contrario, es- sere incapace di compiere quel sopruso. La verità delle menzogne, co- me si sarà capito, è un testo appassionante per il modo per- sonalissimo in cui l'autore ri- legge testi molto noti offrendo- ne singolari interpretazioni: esemplari, in questo senso, ci sembrano, tra i tanti, Lolita, Il Gattopardo, Gente di Dublino, ma se ne potrebbero citare moltidipiù. Chi scrive ha avuto la fortu- na di conoscere Vargas Llosa nel 1965, alla sessione del Pre- mio Internazionale Formen- tor che, in quell'anno, si tenne a Saint Raphaël, nel Sud della Francia. Il giovane, poco più di un ragazzo, magro e bruno, con un gran ciuffo che gli rica- deva sulla fronte, all'epoca aveva pubblicato La città e i ca- ni, affidandosi all'editrice spa- gnola Seix Barral, che tanti meriti ebbe nel lancio dei nuo- vi scrittori spagnoli antifran- chisti. La sua vita, da sempre ca- ratterizzata dalla passione per la letteratura, e di questo Var- gas Llosa ha parlato anche nel- la prolusione del Nobel, e da at- ti di coraggio, ebbe, attraverso l'amicizia con Carlos Barral, una svolta. Fu, infatti lì, negli uffici di Barral, che Carmen Balcells, a quel tempo non anco- ra agente letteraria ma soltan- to una giovane collaboratrice, adorna di una vistosa crocchia, lesse le prime quaranta pagine della Casa Verde, le sentì come una rivelazione, come un'opera innovatrice e decise di recarsi a Londra. Lì abitava Vargas Llosa che manteneva la fami- glia lavorando come insegnan- te. Carmen si fece prestare cin- quecento dollari da un amico, persuase Vargas Llosa a lascia- re la cattedra e, di colpo, assu- mendo la veste di agente lette- rario, si sostituì a Seix Barral perchéterminasselastesuradi Conversazione nella Cattedrale. Come ricorda ora Vargas Llosa, fu una congiunzione di straordinaria generosità anche da parte di Carlos Barral, il quale, senza porre alcuna con- dizione lo liberò dall'impegno con la casa editrice. Dice Var- gas Llosa: «soltanto lui poteva fare un simile gesto. Il che di- mostra che tipo fosse». Insomma, nonostante le dif- ficoltà, i sacrifici e le disavven- ture anche politiche, la «car- riera» di Vargas Llosa, forte- mente sostenuta da Carmen Balcells e oggi consacrata dal Nobel, suona proprio come un buon romanzo. Vargas Llosa Da Mann a Hemingway, da Tomasi di Lampedusa a Joyce: l’albero delle radici del narratore peruviano, tutte le voci della sua officina letteraria nella raccolta «La verità delle menzogne» Con le recensioni e le classifiche dei bestsellers La settimana prossima tuttoLIBRI iPad Edition Mario Vargas Llosa haricevutoilNobelperlaletteratura il10dicembrescorsoaStoccolma A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ COVER La copertina di «Io e te» di Ammaniti p Mario Vargas Llosa p LA VERITÀ DELLE MENZOGNE p trad. di Angelo Morino p Libri Scheiwiller, pp. 255, e 20 DIARIO DI LETTURA Il Natale di fratel Paoli Tra Manzoni e il Sud America QUARANTA P. XI tutto LIBRI «Ognibuonromanzo dice la verità» perché è capace di far vivere un’illusione:dunque il brutto romanzo mente Ai lettori Il prossimo tuttoLibri sarà in edicola con La Stampa sabato 8 gennaio 2011 Serene feste e buone letture Conrad e il suo «Cuore di tenebra», una lettura che gli ha ispirato «El sueño del Celta», in Italia a maggio AUDIO Magris a teatro e i tormentoni di Bartezzaghi NUMERO 1746 ANNO XXXIV GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010 RUSHDIE Cantastorie d’Oriente Una fiaba tra dei e videogames BERTINETTI P. II MCLUHAN Oggi userebbe e-book e iPad Dal villaggio globale a Internet MARRONE P. VIII TUTTOLIBRI LA STAMPA Vargas Losa giovane (a sin.) con García Márquez, che lo ha preceduto nella corsa al Nobel, assegnatogli nel 1982 Di Márquez è in libreria «Non sono venuto a far discorsi» (trad. di Bruno Arpaia, Mondadori, pp. 172, e 18) una raccolta di conferenze e interventi su letteratura, politica e cultura: tra questi, memorabile, proprio quello per la cerimonia di Stoccolma, «La solitudine dell’America latina» VIDEO In cucina con Benedetta Parodi MODA E ROMANZI L’abito fa i personaggi Atelier di scrittori da Gogol a Capote ROMANO P. IV I

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Page 1: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

Quanti scrittoriper fare un Nobel

ANGELABIANCHINI

Mario Vargas Llosa èessenzialmente un letterato, ol-tre a essere un grande roman-ziere, e tuttavia, all'annunciodel premio Nobel, di lui si sonopiuttosto sottolineate le vicen-de e convinzioni politiche. Ben-venuto dunque il suo libro esilema essenziale, La verità dellemenzogne. Saggi sulla letteratu-ra, nella traduzione di AngeloMorino. Un libro, che risale al1990, in cui si consacra la fededi Vargas Llosa nel romanzo,offrendo i tanti «spunti dellasua ben attrezzata officina» (so-no parole del critico José Car-los Mainer su Babelia).

Tra questi spunti, nella rie-dizione spagnola del 2002, sitrovava Cuore di tenebra di Jo-seph Conrad con il sottotitoloLe radici dell'umano. Circo-stanza assai importante per-ché proprio dalla lettura diCuore di tenebra nacque, inVargas Llosa, molti anni piùtardi, il proposito di scriverela sua opera più recente: quel

Sueño del Celta, che, appenauscito in Spagna, sarà pubbli-cato in Italia nel maggio 2011,come sempre presso Einaudi,tradotto da Glauco Felici.

A dire il vero nell’edizioneitaliana tra i tanti romanzi esa-minati, che vanno da Morte aVenezia a Festa mobile, passan-do per opere notissime quali Ilgrande Gatsby, La signora Dal-loway, Il dottor Zivago, Il Gatto-pardo, manca proprio Cuore ditenebra.

Compare, tuttavia, più vol-te, proprio il nome di Conrad,citato per i suoi «meditabondibucanieri», accanto ai «flemma-tici aristocratici proustiani»,agli «omuncoli incalzati dall'av-versità» di Kafka e dagli «erudi-ti metafisici» di Borges: perso-naggi estremamente diversitra loro che, pure, come diceVargas Llosa, ci esaltano e cicommuovono «non perché nonhanno nulla a che vedere connoi», ma perché il romanzo èun'abilissima mescolanza di ve-rità e di menzogna.

Diciamo pure che tutto il te-sto di Vargas Llosa è un'appas-sionata disamina della finzio-ne romanzesca, in quanto fron-teggia la nostra vita «per rac-contarla», pur trasformando-la. E tanto è più abile la mesco-lanza, tanto più valido è il ro-manzo in cui «i fatti sono sotto-posti a profonde modificazio-ni» ora dettate dal tempo oradalla disposizione d'animo dell'autore ora dalla Storia.

Fondamentale concludereche «ogni buon romanzo dicela verità e ogni brutto roman-zo mente» e questo, proprioperché «dire la verità» per unromanzo significa far vivere allettore un'illusione e «menti-re», invece, è, al contrario, es-sere incapace di compierequel sopruso.

La verità delle menzogne, co-me si sarà capito, è un testoappassionante per il modo per-sonalissimo in cui l'autore ri-legge testi molto noti offrendo-ne singolari interpretazioni:esemplari, in questo senso, cisembrano, tra i tanti, Lolita, IlGattopardo, Gente di Dublino,ma se ne potrebbero citaremolti di più.

Chi scrive ha avuto la fortu-na di conoscere Vargas Llosa

nel 1965, alla sessione del Pre-mio Internazionale Formen-tor che, in quell'anno, si tennea Saint Raphaël, nel Sud dellaFrancia. Il giovane, poco piùdi un ragazzo, magro e bruno,con un gran ciuffo che gli rica-deva sulla fronte, all'epocaaveva pubblicato La città e i ca-ni, affidandosi all'editrice spa-gnola Seix Barral, che tantimeriti ebbe nel lancio dei nuo-vi scrittori spagnoli antifran-chisti.

La sua vita, da sempre ca-ratterizzata dalla passione perla letteratura, e di questo Var-

gas Llosa ha parlato anche nel-la prolusione del Nobel, e da at-ti di coraggio, ebbe, attraversol'amicizia con Carlos Barral,una svolta. Fu, infatti lì, negliuffici di Barral, che CarmenBalcells, a quel tempo non anco-ra agente letteraria ma soltan-to una giovane collaboratrice,adorna di una vistosa crocchia,lesse le prime quaranta paginedella Casa Verde, le sentì comeuna rivelazione, come un'operainnovatrice e decise di recarsia Londra. Lì abitava VargasLlosa che manteneva la fami-glia lavorando come insegnan-te. Carmen si fece prestare cin-quecento dollari da un amico,persuase Vargas Llosa a lascia-re la cattedra e, di colpo, assu-mendo la veste di agente lette-rario, si sostituì a Seix Barralperché terminasse la stesura diConversazione nella Cattedrale.

Come ricorda ora VargasLlosa, fu una congiunzione distraordinaria generosità ancheda parte di Carlos Barral, ilquale, senza porre alcuna con-dizione lo liberò dall'impegnocon la casa editrice. Dice Var-gas Llosa: «soltanto lui potevafare un simile gesto. Il che di-mostra che tipo fosse».

Insomma, nonostante le dif-ficoltà, i sacrifici e le disavven-ture anche politiche, la «car-riera» di Vargas Llosa, forte-mente sostenuta da CarmenBalcells e oggi consacrata dalNobel, suona proprio come unbuon romanzo.

Vargas Llosa Da Mann a Hemingway, da Tomasi di Lampedusaa Joyce: l’albero delle radici del narratore peruviano, tutte le vocidella sua officina letteraria nella raccolta «La verità delle menzogne»

Con le recensioni e le classifiche dei bestsellers

La settimana prossima

tuttoLIBRIiPad Edition

Mario Vargas Llosaha ricevuto il Nobel per la letteratura

il 10 dicembre scorso a Stoccolma

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

COVER

La copertinadi «Io e te»di Ammaniti

pp Mario Vargas Llosap LA VERITÀ DELLE MENZOGNEp trad. di Angelo Morinop Libri Scheiwiller, pp. 255, € 20

DIARIO DI LETTURA

Il Nataledi fratel PaoliTra Manzonie il Sud AmericaQUARANTA P. XI

tuttoLIBRI

«Ogni buon romanzodice la verità» perchéè capace di far vivereun’illusione: dunqueil brutto romanzo mente

Ai lettoriIl prossimo tuttoLibrisarà in edicola con La Stampasabato 8 gennaio 2011Serene feste e buone letture

Conrad e il suo «Cuoredi tenebra», una letturache gli ha ispirato«El sueño del Celta»,in Italia a maggio

AUDIO

Magris a teatroe i tormentonidi Bartezzaghi

NUMERO 1746ANNO XXXIVGIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010

RUSHDIE

Cantastoried’OrienteUna fiaba tradei e videogamesBERTINETTI P. II

MCLUHAN

Oggi userebbee-book e iPadDal villaggioglobale a InternetMARRONE P. VIII

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

Vargas Losa giovane (a sin.) conGarcía Márquez, che lo hapreceduto nella corsa al Nobel,assegnatogli nel 1982Di Márquez è in libreria «Nonsono venuto a far discorsi»(trad. di Bruno Arpaia,Mondadori, pp. 172, € 18) unaraccolta di conferenze einterventi su letteratura,politica e cultura: tra questi,memorabile, proprio quello perla cerimonia di Stoccolma, «Lasolitudine dell’America latina»

VIDEO

In cucinacon BenedettaParodi

MODA E ROMANZI

L’abito fai personaggiAtelier di scrittorida Gogol a CapoteROMANO P. IV

I

Page 2: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

Bennett Lo scrittore inglese fa i conti conil suo passato, soprattutto con i congiuntipiù anziani, tra recriminazioni e rimorsi

PAOLOBERTINETTI

Luka, bambino di do-dici anni, ha due

grandi amici, un cane si chia-ma Orso e un orso che sichiama Cane; e tutti e duegli animali sanno ballare be-nissimo ogni tipo di danza. Ecosì, alla fine dell'avventuranel Mondo Magico che li ve-de protagonisti, raccontatanella fiaba di Salman Ru-shdie, Luka e il Fuoco della vi-ta, li ritroveremo tutti insie-me a ballare «sul tetto dellaloro casa in una fresca sera-ta sotto un cielo di stelle fer-me e immobili».

Questa è una fiaba chenon si svolge in una dimensio-ne fatata del mondo più o me-no reale, o in un qualche Pae-se delle Meraviglie, ma che sidipana in una sorta di realtàparallela, nel mondo elettro-nico di un complesso gioco alcomputer con «quattro livellida superare». Delle antichefiabe Luka mantiene però

molte delle caratteristichenel raccontare la storia delsuo giovanissimo protagoni-sta, che nel Mondo Magicodeve impossessarsi del Fuocodella vita («la fiamma che ri-sana invece di distruggere»).Il Fuoco serve per salvare ilpadre, Rashid Khalifa, formi-dabile cantastorie, che è ca-duto in un misterioso e pro-fondo sonno da cui nessunoriesce a svegliarlo e che locondurrebbe alla morte.

Il punto di riferimento diRushdie sono naturalmentele fiabe dell'Oriente, dalleMille e una notte all'Oceanodei fiumi dei racconti di So-

madeva, il poema narrativodel Kashmir, scritto in san-scrito, che risale all'undicesi-mo secolo. Quest'ultimo, inparticolare, stava sullo sfondodella favola scritta da Ru-shdie vent'anni fa, Harun e ilMar delle storie, pensata per ilfiglio Zafar: una bellissima fia-

ba e un inno alla libertà di opi-nione, la sua risposta al regi-me di clandestinità a cui l'ave-va costretto la condanna amorte inflittagli da Khomeini.

Luka è scritto per Milan, ilsecondo figlio di Rushdie, e af-fianca le divinità e le fantasti-che o mostruose creature dellatradizione alle trovate dei vide-ogames e alle allusioni all'at-tualità (c'è persino un rimando- Rushdie è appassionato di cal-cio e tifoso del Tottenham - al-le star del football). Il procede-re delle avventure si accompa-gna alle preoccupazioni dell'au-tore: il rapporto tra padre e fi-glio, l'assolutismo dei fonda-mentalisti (gli abitanti del Ri-spettoratto, che condannano ilminimo gesto non conforme al-le loro regole), il disprezzo neiconfronti della bellezza del rac-contare. Della Magia, si dicenel libro; ma è come dire dellafantasia, senza la quale (comegià si leggeva in Tempi difficilidi Dickens) il mondo sarebbeinfinitamente peggiore.

Come in Harun, anche quiabbondano i giochi di parole ele invenzioni linguistiche , incui Rushdie è maestro. Forsecon qualche insistenza di trop-po, dettate più dall'esuberanzaverbale dell'autore che dalleesigenze della fiaba. Zafar èstato servito meglio del secon-dogenito Milan. Ma anche Mi-lan ha di che gioire per la tra-volgente avventurosa fiabache il padre gli ha regalato.

GIOVANNIBOGLIOLO

«Mio caro Green, co-me esprimerle la mia gioia?Il suo Visionario supera, e dimolto, le mie speranze. Tut-to mi piace in esso, e non sol-tanto i personaggi inquietan-ti, i torbidi eventi sia reali siaimmaginari e quella straordi-naria sovrimpressione di unsogno fatto di tutto ciò chel'insufficiente realtà non ave-va potuto dare, ma anchequella strana e angoscianteatmosfera tutta carica di mi-stica elettricità; e, forse so-prattutto, il suo linguaggio».

È difficile sintetizzare me-glio di quanto facesse in que-sta lettera del 1934 André Gi-de le emozioni e le impressio-ni che si provano alla letturadel romanzo. Emozioni e im-pressioni non nuove per i let-tori di Green, ma ogni voltaarricchite di suggestioni e dirisonanze inedite e, in que-sto caso, molto più scoperta-mente sbilanciate verso la

componente fantastica diquanto non avesse abituato isuoi lettori il realismo magi-co dei romanzi precedenti,Mont-Cinère, Adrienne Mesu-rat, Leviatano e Relitti.

Come annuncia il titolo, Ilvisionario racconta la tristestoria del giovane Manuelche, vittima di una serie disventure - miseria, bruttez-za fisica, perdita di entrambii genitori, angherie del pa-drone e infine anche tuberco-losi -, si rifugia in un suomondo immaginario nel qua-le tenta inutilmente di coin-volgere la cugina Marie-Thérèse, di cui è segreta-

mente e pudicamente innamo-rato. Per evadere dal mortifi-cante grigiore del lavoro in li-breria e dall'atmosfera soffo-cante e ostile della casa dellamadre di Marie-Thérèse chelo ha accolto e che poi, una vol-

ta manifestatasi la malattia, locurerà con imprevedibile e so-spetto trasporto, s'immaginauna vita nel castello di Nègre-terre, di cui ha soltanto scortoi ruderi in lontananza.

Solo che questo altrove chedovrebbe compensare le suefrustrazioni e appagare i suoibisogni repressi assume la for-ma di una labirintica prigionepopolata da personaggi che losoggiogano e lo terrorizzano:il vecchio conte che aspetta lamorte in una stanza senza fine-stre che già prefigura la bara,la governante che lo accudiscee che ha l'aspetto terrificantedi una Parca, il visconte checonduce una vita dissennata esi diverte a minacciarlo e umi-liarlo e, soprattutto, l'altera evolubile viscontessa che lo tor-menta con raffinato sadismo.

«Ciò che avrebbe potuto es-sere» - è così che Manuel inti-tola il resoconto dell'avventu-ra al castello che annota feb-brilmente sui suoi taccuini - èdi gran lunga più cupo e osses-sivo di ciò che, nella sua lugu-bre esistenza quotidiana, effet-tivamente è; lasciati liberi dimaterializzarsi, i fantasmi del-la mente e anche i più innocen-ti turbamenti adolescenzialiassumono l'evidenza mostruo-sa degli incubi, mettendo inscena in forme sempre piùesplicite e angosciose la sua os-sessione della morte.

Green dipana con l'abitua-le maestria questa vicendadi sapore gotico, articolando-la sui racconti paralleli diMarie-Thérèse e di Manuelsenza però fare della primala testimone della realtà edel secondo un inaffidabilevisionario, ma confondendo ipiani e lasciando che, così co-me aveva fatto nei romanziprecedenti, il fantastico e ilperturbante traspaiano dal-

le pieghe del reale e, moltopiù nettamente che nel pas-sato, la deriva fantasticas'imponga con l'evidenza diciò che si vede, si sente, sitocca.

Come il suo personaggio,anche Green, in quegli annidi smarrimento che preludo-no al suo ritorno alla fede,sembra convinto che «la vitaè un'illusione e la grande re-altà è la morte»; convinzioneche a Gide - e anche da que-sto suo rilievo è difficile dis-sentire - sembra espressa«con una insistenza volonta-riamente (e aggiungerei inu-tilmente) terrorifica».

CLAUDIOGORLIER

«Non morire e nonessere immortale, mia cara,è questa la condizione invi-diabilissima, vivere sempresul crinale del celeste cam-biamento!». E’ un personag-gio di Cynthia Ozick a parla-re, splendidamente tradottoanche nel ritmo, e siamo al-l’emblematica conclusionedel magico racconto La far-falla e il semaforo, che dà il ti-tolo alla corposa raccolta ap-pena uscita in italiano.

L’arte della scrittriceamericana, uno dei maestrisupremi nella narrativa bre-ve, tocca qui uno dei suoi ver-tici, nel senso che fonde convertiginosa naturalezza real-tà, simbolo, favola, riflessio-ne. La raccolta presenta, tragli altri, uno dei testi giusta-mente più celebrati dellascrittrice, Il Rabbino Pagano,lampeggiante fin dall’ossimo-ro che ne fornisce il titolo.Isaac, il protagonista, alla so-

glia dei trentasei anni si impic-ca a un albero: una scelta tan-to inquietante quanto, appa-rentemente, assurda per unrabbino. Ma apprenderemo,letteralmente condotti per ma-no dall’amico che racconta lastoria, che le cose stanno, con-cettualmente ed emotivamen-te, in modo assai diverso.

Lasciato il seminario, spo-sata una Gentile, il narratore,

ora libraio, corre dove Isaac siè impiccato, un gesto che sem-bra contraddittorio, insensa-to. Sapremo che Isaac avevasposato la bellissima Schein-del, divenendo padre di settefiglie. Ma la donna non condivi-se mai l’inclinazione al magi-co, al surreale spiritico, delmarito, anche se davvero so-prannaturale sembrò la suamiracolosa fuga da un campo

di sterminio. Incredibilmente,non prova pietà per la sua mor-te, al contrario. E’ il narratoreche celebra la sacralità quasicreativa del gesto del «rabbi-no pagano», fantasioso e inven-tore di storie.

Ho indugiato nel ripercor-rere la fattualità e insieme ilsimbolismo del racconto, peralmeno due motivi. Uno, la ca-pacità inarrivabile della scrit-

trice nel padroneggiare misu-ra narrativa e misura saggisti-ca. L’altro, fattore chiave perla oggi ottantaduenne Ozick, ilsuo ebraismo, il suo debito peril grande filone della culturajiddish (uso il termine origina-le, dal tedesco judish), al tem-po stesso magistralmente si-tuandolo nella corrente mae-stra della letteratura america-na: una ebrea che dialoga con

Hawthorne e con Poe, con Mel-ville e con Faulkner, come hagiustamente osservato un cri-tico americano, risalendo addi-rittura alla suggestione dellamitologia greca.

Come ha lucidamente spie-gato, non si può rimuovere latradizione ebraica, specie nelsuo magico caleidoscopio, lasua presenza nella cultura oaddirittura nella società ame-ricana, e al tempo stesso di-menticare il segno lasciato dal-l’Olocausto. Ma la scrittricetrascende tutto questo, lo rein-venta pagina dopo pagina.

Non esiste verità che non siimmerga nel sogno, nella fan-tasia. L’arco si apre tra una mi-tica Gerusalemme e una fanta-stica ma presente America.Come spiega un personaggio,quello che ci lega ad onta delledifferenze è il linguaggio uni-versale. «Lo sanno tutti, in tut-to il mondo».

Un miracolo, se volete, quo-tidiano, ma un miracolo, se loreinventa Cynthia Ozick.

Non è assurdoche il rabbinosi impicchi

MASOLINOD’AMICO

Alan Bennett era il do-tato figlio di una famigliolaqualunque - padre macellaiocon qualche repressa ambizio-ne di musicista, madre casalin-ga con qualche patetica aspira-zione a un arredamento dome-stico meno trasandato di quel-lo delle sue conoscenti - nel cu-po nord dell’Inghilterra indu-striale. Andò a Oxford con unaborsa per studiare storia, e quisi intruppò con tre coetaneinon meno brillanti - PeterCook, Jonathan Miller, DudleyMoore - assieme ai quali misesu una rivista goliardica,Beyond the Fringe, che anticipòle irriverenze del sessantotto,di Carnaby Street e, poi, deiMonty Python. Dopo averlaportata dappertutto, i quattroimboccarono carriere diverse,sempre nel mondo dello spet-tacolo e tutti con grande suc-cesso, Bennett particolarmen-te come autore di lavori teatra-li e televisivi, poi anche di rac-conti, spesso ambientati inquella piccola borghesia cheben conosceva.

Come attore satirico avevacombattuto una timidezza concui forse era nato, ma che cer-to era stata assai favorita daun retroterra pieno di tabù e

da genitori talmente restii aqualunque forma di esibizioni-smo, che si erano sposati quasidi nascosto. Come drammatur-go continuò a defilarsi dietropersonaggi cui affidava talvol-ta tratti di se stesso che coltempo si fecero più espliciti.

Il processo fu lento, del re-sto anche nella vita privataaspettò quaranta anni primadi decidersi a intraprendereuna qualche attività sessuale(era nato nel 1934)- di che tipo,si sbilancia ad ammetterlo solooggi che ne sono passati quasi

altrettanti. L’allusione a un con-vivente più giovane e di sessomaschile compare infatti, en pas-sant, solo nell’odierno ultimo epiù autobiografico dei suoi libri,Una vita come le altre, dove peral-tro il tema principale è la rico-struzione delle esistenze dei suoicongiunti più anziani alla luce diun riesame, tardivo e non privodi recriminazioni e rimorsi, deirapporti avuti con loro.

Durante il tragitto Bennett

ha anche modo di ricordare co-me avesse sfruttato questa situa-zione o quella battuta in questa oquella commedia prima che isuoi lavori diventassero più sco-pertamente autoreferenziali, ve-di The Lady in the Van, copionederivato dal racconto di vita vis-suta La signora nel furgone, do-v’erano addirittura due sosia diAlan Bennett nella parte dell’au-tore; o vedi The History Boys sul-le ansie della preparazione di un

gruppo di studenti che voglionoentrare a Oxford, il cui allesti-mento italiano, attualmente aMilano, consentirà di saggiarnela tenuta in un’altra lingua.

Alan Bennett ha dunque so-vente raccontato se stesso, esempre più lo fa oggi. Il diarioprivato che tiene nella sua prosacosì ammirevolmente limpida eeconomica esce regolarmentesulla London Review of Books; orain Una vita come le altre ne recu-

pera pagine più antiche per do-cumentare episodi del passatocoi quali non ha finito di fare iconti. Non rimpiange la fuga, asuo tempo, dalla soffocante at-mosfera provinciale in cui eracresciuto, ma si rimprovera dinon avere rivolto ai suoi congiun-ti quella comprensione con cui liguarda adesso, pur senza tacerei loro lati comici e senza ignorarei loro difetti. Le loro sono vite co-muni, forse, ma quale vita, seguardata con attenzione, è pocointeressante? Così Bennett pa-dre, con la sua mancanza di ela-sticità da inglese d’antan, diven-ta una figura addirittura eroicaquando deve affrontare la malat-tia della moglie, che sulla sogliadella terza età cade in preda acrisi depressive sempre più gra-vi, richiedenti provvedimenti

drastici e dolorosi ancorché,Bennett lo dichiara a rischio diandare controcorrente, indi-spensabili, come gli elettroshocke i ricoveri. Logorato dall’assi-stenza all’adorata compagna,Bennett padre le premorì di unaventina di anni, lasciandola allemiserie di un’esistenza larga-mente fatta di assenze.

Accanto alla storia di lei Ben-nett ricostruisce quella delle dilei sorelle, due petulanti zie chesembravano destinate a rimane-re zitelle ma che poi inopinata-mente si sposarono entrambe,con risultati, alla lunga, analoga-mente tragicomici (una, fuggitadall’istituzione cui era stata affi-data, è ritrovata cadavere pro-prio dal nipote); né questi sono isoli scheletri nell’armadio eredi-tato, c’è anche un nonno suicidaben prima della nascita dell’auto-re, al quale il fattaccio è semprestato taciuto...

Episodi talvolta amari e persi-no scabrosi, dunque, ricreati conpuntigliosa obbiettività e con unquieto umorismo al quale il letto-re aderisce volentieri.

Non solo per gli innamorati di Marcel Proust François leChampi di George Sand è un romanzo da leggere. A lororicorderà le pagine della miglior avventura che a un letto-

re possa capitare, l'inizio della Recherche; agli altri racconta unabuona storia di affetto e di amore. In verità una storia insolitache confonde le carte dei sentimenti e mette in campo un'evolu-zione singolare nella storia del trovatello e della giovane donnache lo soccorre bambino, standogli accanto fra tante vicissitudi-ni fino all'età adulta. È allora che l'affetto filiale di François sitrasforma nell’amore di un uomo per una donna. Adombra il te-ma dell’incesto? Sì, ma la storia di François e Madeleine è limpi-da, fatale senza tragedia e nitida tanto da scalzare l'idea prurigi-nosa che il tema potrebbe suggerire.

È materna la scrittura della Sand, il cui pseudonimo maschi-le non nega e non nasconde una avvolgente, rigorosa tenerezza,che si esprime nella linearità del racconto, passando lieve sullesuggestioni che sarebbero tanto piaciute a Freud e alla sua tesisul complesso di Edipo, qui rappresentato nel suo esito più im-prevedibile e felice. Naturale che Proust ne abbia fatto un allusi-vo punto di partenza del suo capolavoro.

Un profumo d’incestoche porta alla Recherche

Una spirale colorata in una biglia di vetro»: è così che Vla-dimir Nabokov vede la propria vita. In Parla, ricordo l'au-tobiografia scritta negli Anni 50 negli Stati Uniti, ormai

suo Paese d'adozione, viaggia all'indietro col pensiero in regioniremote del suo passato azzurro neve per scoprire alla fine che laprigione del tempo è «sferica e senza sbocchi».

Un bel giorno il destino spazza e getta a mare tutto quanto.Resta la memoria che in Nabokov, come in Proust, ha due «côtés»: San Pietroburgo è la città dell'inverno, dell'albero di Nata-le che sfiora il soffitto verde pallido del salotto, della scuola, dellafine degli amori, della rivoluzione, «la più enigmatica e lugubrecittà del mondo» in cui si può stare alla finestra a guardar cade-re la neve pensando che il proprio padre potrà essere ucciso do-mani all'alba; Vyra è la Russia estiva, solare, la casa di campa-gna, i boschi incolti che sfumano in antichi giardini, le ragazze ele farfalle. Lì nascerà la prima poesia, da una foglia piegata sottoil lucente fardello di una goccia di pioggia. Percorrere i quindicicapitoli di Parla, ricordo è un po' come guardare l'itinerario suuna carta: è questo mondo adolescenziale che ritroviamo, rifrat-to da un meraviglioso prisma, in tutta l'opera di Nabokov.

Le due magiche Russiecome una biglia di vetro

Ozick «La farfalla e il semaforo»:un vertice nella narrativa breve

UNA VITA COME UN GIALLO, PER «GENTE ORDINARIA»

Una canaglia sentimentale= Ma che personaggio, Jaime Bayly. Peruviano, quasicinquantenne, una vita sfrontata ed esibita, dalla condizionedi bisessuale alle intemperanze mediatiche di star tv nelloshow Francotirador. Un guastatore con senso dell'estetica,dispensatore di ironie e sarcasmi, romanziere di mano libera escrittura senza ritegni. La canaglia sentimentale (trad. diAntonio Torsello, pp. 432, € 16) è il suo terzo romanzo daSellerio, dopo Non dirlo a nessuno e L'uragano ha il tuo nome.Il tratto che più colpisce è la sincerità algida del suoraccontare, che è autobiografico. Allo stesso tempo, laspontaneità senza veli del narrato pare schiudere una

prospettiva tutt'altro che ridente, quando il personaggio, adesempio, si dichiara malato: «Sento di essere nel corposbagliato». Che tale insoddisfazione sia il motore diquell'aggressiva schiettezza? Un'altra indicazione fa riflettere:«Prima leggevo saggi, libri di storia, biografie di uominipolitici [...] Adesso niente di tutto questo mi interessa. Nonleggo per imparare ma per procurarmi qualche forma dipiacere o godimento. Per questo leggo romanzi cheraccontano la vita di gente ordinaria come me». Ed allora, unsommesso suggerimento alla «gente ordinaria»: si legga Lacanaglia sentimentale come un giallo, cercando una veritànascosta dietro lo sfavillante apparire. Si troverà un senso delvivere dolente e un impulso di solidarietà. Glauco Felici

TUTTO SALINGER IN COFANETTO

Holden e gli altri eroi= Tutte le opere di J.D. Salinger, lo scrittore «invisibile»deceduto quest’anno, in cofanetto, nei tascabili Einaudi(pp. 794, € 24). Il giovane Holden (trad. di Adriana Motti);Nove racconti (trad. di Carlo Fruttero); Alzate l’architrave,Carpentieri e Seymour, Introduzione (trad. di RomanoCarlo Cerrone)in cui Seymour Glass, il protagonista diquesti due racconti, rinnova il mito di Holden; Franny eZooey (trad. di Romano Carlo Cerrone e RuggeroBianchi), una ragazza in crisi, un fratello che la vorrebbesalvare. Copertine rigorosamente bianche, nessun«risvolto» né critico né pubblicitario: parla solo il testo.

LA «GENERAZIONE A» DI DOUGLAS COUPLAND

Giovani sull’isola dei relitti= Come possono le giovani generazioni sottrarsi allamancanza di senso germinata dalla globalizzazione, usciredall’invisibilità e dall’assenza, conquistarsi un futuronegato? Diciotto anni dopo Generazione X, azzarda unarisposta Douglas Coupland in Generazione A (trad. di.Marco Pensante, ISBN Ed., pp. 391, € 13), incrocio tra favolapostmoderna e romanzo etico/visionario, i cui protagonistisono cinque giovani coetanei provenienti da ogni angolodel globo e senza nessun retroterra in comuneall'apparenza, segregati da chissà chi su un'isola remota, inun mondo prossimo venturo che cerca di annientare nella

droga la percezione del futuro. L'assunto di fondo è che, sesi vuole trovare o ricostruire un senso (un significato, maanche una direzione), occorre non già determinarsiaprioristicamente un domani, bensì sondare l’oggi, consemmai qualche scavalcamento nello ieri, alla ricerca di uncomune denominatore generazionale, di una realtàreticolare condivisa da infinite coscienze frantumate.E dunque catalogare i relitti e i rottami che la correntetrascina, per comprendere la natura e la funzionedell’acqua. Assorbendo in sé ogni scarto e ogni maceria, laGenerazione A potrà allora riconoscersi come fiume, magariun fiume in piena che tutto travolge, capace dunque disuscitare non più disprezzo e pietà, ma timore e tremore. Ruggero Bianchi

Nell’armadiogli scheletriquasi ridono

«Luka e il Fuocodella vita»: le divinitàe le creature dellatradizione a tu per tucon i videogames

Svegliati,formidabilecantastorie

MARTA MORAZZONI

Scritto negli anniche preludono al ritornoalla fede, il romanzoproclama che l’unicagrande realtà è la morte

Sono terribilii fantasmidel Castello

NADIA CAPRIOGLIO

ROMANZI DI SIMENON, CON DUE “NOVITÀ”

Con e senza Maigret= Adelphi nella collana La Nave Argo accoglie un secondovolume di Romanzi di Georges Simenon (pp. XXVI-1832,€ 65, a cura di Jacques Dubois e Benoît Denis, traduttori vari,accuratissime note ai testi). Undici i titoli raccolti, con e senzaMaigret: La neve era sporca, Le memorie di Maigret, Lamorte di Belle, Maigret e l’uomo della panchina, L’orologiaiodi Everton, Il Presidente, Il treno, Maigret e le personeperbene, Le campane di Bicêtre, L’angioletto (vitaimmaginaria di un pittore,1965) e Il gatto (romanzo sullacrudeltà e sulla vecchiaia, 1967): questi ultimi due titoli nonancora presenti, separatamente, nel catalogo Adelphi.

pp Alan Bennettp UNA VITA COME LE ALTREp trad. di Mariagrazia Ginip Adelphi, pp.174, € 17p Bennett è nato a Armley nel

1934. Altri suoi titoli da Adelphi:«L’imbarazzo della scelta», «Si-gnore e signori», «La signora nelfurgone», «La sovrana lettrice»

pp Salman Rushdiep LUKA E IL FUOCO DELLA VITAp trad. di Delfina Vezzolip Mondadori, pp. 211, € 19,50

Cynthia Ozick

George Sand Vladimir Nabokov

Con un quieto umorismoricrea episodi amari(la malattia della moglie)o scabrosi (la primaesperienza omosessuale)

«Una vita comele altre»: il libropiù autobiografico,un diario scritto conammirevole limpidezza

Rushdie Un’avventura nel MondoMagico scritta per il figlio Milan

pp Julien Greenp IL VISIONARIOp trad. di Giovanni Pacchianop Longanesi, p. 265, € 19,60

«Il visionario»:tra i capolavoridello scrittore francese,un’opera chefolgorerà Gide

Julien Green Un giovane sventurato s’immagina un’altravita: una vicenda di sapore gotico, dipanata con maestria

Scrittori stranieriIITuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA III

pp George Sandp FRANÇOIS LE CHAMPIp a cura di Cinzia Bigliosip Feltrinelli, pp. 189, € 8

pp Vladimir Nabokovp PARLA, RICORDOp trad. di G. Ragnip Adelphi, pp.364, € 23

pp Cynthia Ozickp LA FARFALLA E IL SEMAFOROp trad. di Francesco Nitti

e Vincenzo Vegap Bompiani, pp. 699, € 21

Alan Bennett è narratore e drammaturgo, noto per la sua vena umoristica

Georges Simenon

Racconto di George Sand

J. D. Salinger

Julien Green,Accademico

di Francia,è scomparso

nel 1998a Parigi

(dov’era natonel 1909).

Le sue operevengono

ripropostein Italia

da Longanesi,da «Adrienne

Mesurat»a «Leviatan»

Il Ricordo di Nabokov

Page 3: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

Bennett Lo scrittore inglese fa i conti conil suo passato, soprattutto con i congiuntipiù anziani, tra recriminazioni e rimorsi

PAOLOBERTINETTI

Luka, bambino di do-dici anni, ha due

grandi amici, un cane si chia-ma Orso e un orso che sichiama Cane; e tutti e duegli animali sanno ballare be-nissimo ogni tipo di danza. Ecosì, alla fine dell'avventuranel Mondo Magico che li ve-de protagonisti, raccontatanella fiaba di Salman Ru-shdie, Luka e il Fuoco della vi-ta, li ritroveremo tutti insie-me a ballare «sul tetto dellaloro casa in una fresca sera-ta sotto un cielo di stelle fer-me e immobili».

Questa è una fiaba chenon si svolge in una dimensio-ne fatata del mondo più o me-no reale, o in un qualche Pae-se delle Meraviglie, ma che sidipana in una sorta di realtàparallela, nel mondo elettro-nico di un complesso gioco alcomputer con «quattro livellida superare». Delle antichefiabe Luka mantiene però

molte delle caratteristichenel raccontare la storia delsuo giovanissimo protagoni-sta, che nel Mondo Magicodeve impossessarsi del Fuocodella vita («la fiamma che ri-sana invece di distruggere»).Il Fuoco serve per salvare ilpadre, Rashid Khalifa, formi-dabile cantastorie, che è ca-duto in un misterioso e pro-fondo sonno da cui nessunoriesce a svegliarlo e che locondurrebbe alla morte.

Il punto di riferimento diRushdie sono naturalmentele fiabe dell'Oriente, dalleMille e una notte all'Oceanodei fiumi dei racconti di So-

madeva, il poema narrativodel Kashmir, scritto in san-scrito, che risale all'undicesi-mo secolo. Quest'ultimo, inparticolare, stava sullo sfondodella favola scritta da Ru-shdie vent'anni fa, Harun e ilMar delle storie, pensata per ilfiglio Zafar: una bellissima fia-

ba e un inno alla libertà di opi-nione, la sua risposta al regi-me di clandestinità a cui l'ave-va costretto la condanna amorte inflittagli da Khomeini.

Luka è scritto per Milan, ilsecondo figlio di Rushdie, e af-fianca le divinità e le fantasti-che o mostruose creature dellatradizione alle trovate dei vide-ogames e alle allusioni all'at-tualità (c'è persino un rimando- Rushdie è appassionato di cal-cio e tifoso del Tottenham - al-le star del football). Il procede-re delle avventure si accompa-gna alle preoccupazioni dell'au-tore: il rapporto tra padre e fi-glio, l'assolutismo dei fonda-mentalisti (gli abitanti del Ri-spettoratto, che condannano ilminimo gesto non conforme al-le loro regole), il disprezzo neiconfronti della bellezza del rac-contare. Della Magia, si dicenel libro; ma è come dire dellafantasia, senza la quale (comegià si leggeva in Tempi difficilidi Dickens) il mondo sarebbeinfinitamente peggiore.

Come in Harun, anche quiabbondano i giochi di parole ele invenzioni linguistiche , incui Rushdie è maestro. Forsecon qualche insistenza di trop-po, dettate più dall'esuberanzaverbale dell'autore che dalleesigenze della fiaba. Zafar èstato servito meglio del secon-dogenito Milan. Ma anche Mi-lan ha di che gioire per la tra-volgente avventurosa fiabache il padre gli ha regalato.

GIOVANNIBOGLIOLO

«Mio caro Green, co-me esprimerle la mia gioia?Il suo Visionario supera, e dimolto, le mie speranze. Tut-to mi piace in esso, e non sol-tanto i personaggi inquietan-ti, i torbidi eventi sia reali siaimmaginari e quella straordi-naria sovrimpressione di unsogno fatto di tutto ciò chel'insufficiente realtà non ave-va potuto dare, ma anchequella strana e angoscianteatmosfera tutta carica di mi-stica elettricità; e, forse so-prattutto, il suo linguaggio».

È difficile sintetizzare me-glio di quanto facesse in que-sta lettera del 1934 André Gi-de le emozioni e le impressio-ni che si provano alla letturadel romanzo. Emozioni e im-pressioni non nuove per i let-tori di Green, ma ogni voltaarricchite di suggestioni e dirisonanze inedite e, in que-sto caso, molto più scoperta-mente sbilanciate verso la

componente fantastica diquanto non avesse abituato isuoi lettori il realismo magi-co dei romanzi precedenti,Mont-Cinère, Adrienne Mesu-rat, Leviatano e Relitti.

Come annuncia il titolo, Ilvisionario racconta la tristestoria del giovane Manuelche, vittima di una serie disventure - miseria, bruttez-za fisica, perdita di entrambii genitori, angherie del pa-drone e infine anche tuberco-losi -, si rifugia in un suomondo immaginario nel qua-le tenta inutilmente di coin-volgere la cugina Marie-Thérèse, di cui è segreta-

mente e pudicamente innamo-rato. Per evadere dal mortifi-cante grigiore del lavoro in li-breria e dall'atmosfera soffo-cante e ostile della casa dellamadre di Marie-Thérèse chelo ha accolto e che poi, una vol-

ta manifestatasi la malattia, locurerà con imprevedibile e so-spetto trasporto, s'immaginauna vita nel castello di Nègre-terre, di cui ha soltanto scortoi ruderi in lontananza.

Solo che questo altrove chedovrebbe compensare le suefrustrazioni e appagare i suoibisogni repressi assume la for-ma di una labirintica prigionepopolata da personaggi che losoggiogano e lo terrorizzano:il vecchio conte che aspetta lamorte in una stanza senza fine-stre che già prefigura la bara,la governante che lo accudiscee che ha l'aspetto terrificantedi una Parca, il visconte checonduce una vita dissennata esi diverte a minacciarlo e umi-liarlo e, soprattutto, l'altera evolubile viscontessa che lo tor-menta con raffinato sadismo.

«Ciò che avrebbe potuto es-sere» - è così che Manuel inti-tola il resoconto dell'avventu-ra al castello che annota feb-brilmente sui suoi taccuini - èdi gran lunga più cupo e osses-sivo di ciò che, nella sua lugu-bre esistenza quotidiana, effet-tivamente è; lasciati liberi dimaterializzarsi, i fantasmi del-la mente e anche i più innocen-ti turbamenti adolescenzialiassumono l'evidenza mostruo-sa degli incubi, mettendo inscena in forme sempre piùesplicite e angosciose la sua os-sessione della morte.

Green dipana con l'abitua-le maestria questa vicendadi sapore gotico, articolando-la sui racconti paralleli diMarie-Thérèse e di Manuelsenza però fare della primala testimone della realtà edel secondo un inaffidabilevisionario, ma confondendo ipiani e lasciando che, così co-me aveva fatto nei romanziprecedenti, il fantastico e ilperturbante traspaiano dal-

le pieghe del reale e, moltopiù nettamente che nel pas-sato, la deriva fantasticas'imponga con l'evidenza diciò che si vede, si sente, sitocca.

Come il suo personaggio,anche Green, in quegli annidi smarrimento che preludo-no al suo ritorno alla fede,sembra convinto che «la vitaè un'illusione e la grande re-altà è la morte»; convinzioneche a Gide - e anche da que-sto suo rilievo è difficile dis-sentire - sembra espressa«con una insistenza volonta-riamente (e aggiungerei inu-tilmente) terrorifica».

CLAUDIOGORLIER

«Non morire e nonessere immortale, mia cara,è questa la condizione invi-diabilissima, vivere sempresul crinale del celeste cam-biamento!». E’ un personag-gio di Cynthia Ozick a parla-re, splendidamente tradottoanche nel ritmo, e siamo al-l’emblematica conclusionedel magico racconto La far-falla e il semaforo, che dà il ti-tolo alla corposa raccolta ap-pena uscita in italiano.

L’arte della scrittriceamericana, uno dei maestrisupremi nella narrativa bre-ve, tocca qui uno dei suoi ver-tici, nel senso che fonde convertiginosa naturalezza real-tà, simbolo, favola, riflessio-ne. La raccolta presenta, tragli altri, uno dei testi giusta-mente più celebrati dellascrittrice, Il Rabbino Pagano,lampeggiante fin dall’ossimo-ro che ne fornisce il titolo.Isaac, il protagonista, alla so-

glia dei trentasei anni si impic-ca a un albero: una scelta tan-to inquietante quanto, appa-rentemente, assurda per unrabbino. Ma apprenderemo,letteralmente condotti per ma-no dall’amico che racconta lastoria, che le cose stanno, con-cettualmente ed emotivamen-te, in modo assai diverso.

Lasciato il seminario, spo-sata una Gentile, il narratore,

ora libraio, corre dove Isaac siè impiccato, un gesto che sem-bra contraddittorio, insensa-to. Sapremo che Isaac avevasposato la bellissima Schein-del, divenendo padre di settefiglie. Ma la donna non condivi-se mai l’inclinazione al magi-co, al surreale spiritico, delmarito, anche se davvero so-prannaturale sembrò la suamiracolosa fuga da un campo

di sterminio. Incredibilmente,non prova pietà per la sua mor-te, al contrario. E’ il narratoreche celebra la sacralità quasicreativa del gesto del «rabbi-no pagano», fantasioso e inven-tore di storie.

Ho indugiato nel ripercor-rere la fattualità e insieme ilsimbolismo del racconto, peralmeno due motivi. Uno, la ca-pacità inarrivabile della scrit-

trice nel padroneggiare misu-ra narrativa e misura saggisti-ca. L’altro, fattore chiave perla oggi ottantaduenne Ozick, ilsuo ebraismo, il suo debito peril grande filone della culturajiddish (uso il termine origina-le, dal tedesco judish), al tem-po stesso magistralmente si-tuandolo nella corrente mae-stra della letteratura america-na: una ebrea che dialoga con

Hawthorne e con Poe, con Mel-ville e con Faulkner, come hagiustamente osservato un cri-tico americano, risalendo addi-rittura alla suggestione dellamitologia greca.

Come ha lucidamente spie-gato, non si può rimuovere latradizione ebraica, specie nelsuo magico caleidoscopio, lasua presenza nella cultura oaddirittura nella società ame-ricana, e al tempo stesso di-menticare il segno lasciato dal-l’Olocausto. Ma la scrittricetrascende tutto questo, lo rein-venta pagina dopo pagina.

Non esiste verità che non siimmerga nel sogno, nella fan-tasia. L’arco si apre tra una mi-tica Gerusalemme e una fanta-stica ma presente America.Come spiega un personaggio,quello che ci lega ad onta delledifferenze è il linguaggio uni-versale. «Lo sanno tutti, in tut-to il mondo».

Un miracolo, se volete, quo-tidiano, ma un miracolo, se loreinventa Cynthia Ozick.

Non è assurdoche il rabbinosi impicchi

MASOLINOD’AMICO

Alan Bennett era il do-tato figlio di una famigliolaqualunque - padre macellaiocon qualche repressa ambizio-ne di musicista, madre casalin-ga con qualche patetica aspira-zione a un arredamento dome-stico meno trasandato di quel-lo delle sue conoscenti - nel cu-po nord dell’Inghilterra indu-striale. Andò a Oxford con unaborsa per studiare storia, e quisi intruppò con tre coetaneinon meno brillanti - PeterCook, Jonathan Miller, DudleyMoore - assieme ai quali misesu una rivista goliardica,Beyond the Fringe, che anticipòle irriverenze del sessantotto,di Carnaby Street e, poi, deiMonty Python. Dopo averlaportata dappertutto, i quattroimboccarono carriere diverse,sempre nel mondo dello spet-tacolo e tutti con grande suc-cesso, Bennett particolarmen-te come autore di lavori teatra-li e televisivi, poi anche di rac-conti, spesso ambientati inquella piccola borghesia cheben conosceva.

Come attore satirico avevacombattuto una timidezza concui forse era nato, ma che cer-to era stata assai favorita daun retroterra pieno di tabù e

da genitori talmente restii aqualunque forma di esibizioni-smo, che si erano sposati quasidi nascosto. Come drammatur-go continuò a defilarsi dietropersonaggi cui affidava talvol-ta tratti di se stesso che coltempo si fecero più espliciti.

Il processo fu lento, del re-sto anche nella vita privataaspettò quaranta anni primadi decidersi a intraprendereuna qualche attività sessuale(era nato nel 1934)- di che tipo,si sbilancia ad ammetterlo solooggi che ne sono passati quasi

altrettanti. L’allusione a un con-vivente più giovane e di sessomaschile compare infatti, en pas-sant, solo nell’odierno ultimo epiù autobiografico dei suoi libri,Una vita come le altre, dove peral-tro il tema principale è la rico-struzione delle esistenze dei suoicongiunti più anziani alla luce diun riesame, tardivo e non privodi recriminazioni e rimorsi, deirapporti avuti con loro.

Durante il tragitto Bennett

ha anche modo di ricordare co-me avesse sfruttato questa situa-zione o quella battuta in questa oquella commedia prima che isuoi lavori diventassero più sco-pertamente autoreferenziali, ve-di The Lady in the Van, copionederivato dal racconto di vita vis-suta La signora nel furgone, do-v’erano addirittura due sosia diAlan Bennett nella parte dell’au-tore; o vedi The History Boys sul-le ansie della preparazione di un

gruppo di studenti che voglionoentrare a Oxford, il cui allesti-mento italiano, attualmente aMilano, consentirà di saggiarnela tenuta in un’altra lingua.

Alan Bennett ha dunque so-vente raccontato se stesso, esempre più lo fa oggi. Il diarioprivato che tiene nella sua prosacosì ammirevolmente limpida eeconomica esce regolarmentesulla London Review of Books; orain Una vita come le altre ne recu-

pera pagine più antiche per do-cumentare episodi del passatocoi quali non ha finito di fare iconti. Non rimpiange la fuga, asuo tempo, dalla soffocante at-mosfera provinciale in cui eracresciuto, ma si rimprovera dinon avere rivolto ai suoi congiun-ti quella comprensione con cui liguarda adesso, pur senza tacerei loro lati comici e senza ignorarei loro difetti. Le loro sono vite co-muni, forse, ma quale vita, seguardata con attenzione, è pocointeressante? Così Bennett pa-dre, con la sua mancanza di ela-sticità da inglese d’antan, diven-ta una figura addirittura eroicaquando deve affrontare la malat-tia della moglie, che sulla sogliadella terza età cade in preda acrisi depressive sempre più gra-vi, richiedenti provvedimenti

drastici e dolorosi ancorché,Bennett lo dichiara a rischio diandare controcorrente, indi-spensabili, come gli elettroshocke i ricoveri. Logorato dall’assi-stenza all’adorata compagna,Bennett padre le premorì di unaventina di anni, lasciandola allemiserie di un’esistenza larga-mente fatta di assenze.

Accanto alla storia di lei Ben-nett ricostruisce quella delle dilei sorelle, due petulanti zie chesembravano destinate a rimane-re zitelle ma che poi inopinata-mente si sposarono entrambe,con risultati, alla lunga, analoga-mente tragicomici (una, fuggitadall’istituzione cui era stata affi-data, è ritrovata cadavere pro-prio dal nipote); né questi sono isoli scheletri nell’armadio eredi-tato, c’è anche un nonno suicidaben prima della nascita dell’auto-re, al quale il fattaccio è semprestato taciuto...

Episodi talvolta amari e persi-no scabrosi, dunque, ricreati conpuntigliosa obbiettività e con unquieto umorismo al quale il letto-re aderisce volentieri.

Non solo per gli innamorati di Marcel Proust François leChampi di George Sand è un romanzo da leggere. A lororicorderà le pagine della miglior avventura che a un letto-

re possa capitare, l'inizio della Recherche; agli altri racconta unabuona storia di affetto e di amore. In verità una storia insolitache confonde le carte dei sentimenti e mette in campo un'evolu-zione singolare nella storia del trovatello e della giovane donnache lo soccorre bambino, standogli accanto fra tante vicissitudi-ni fino all'età adulta. È allora che l'affetto filiale di François sitrasforma nell’amore di un uomo per una donna. Adombra il te-ma dell’incesto? Sì, ma la storia di François e Madeleine è limpi-da, fatale senza tragedia e nitida tanto da scalzare l'idea prurigi-nosa che il tema potrebbe suggerire.

È materna la scrittura della Sand, il cui pseudonimo maschi-le non nega e non nasconde una avvolgente, rigorosa tenerezza,che si esprime nella linearità del racconto, passando lieve sullesuggestioni che sarebbero tanto piaciute a Freud e alla sua tesisul complesso di Edipo, qui rappresentato nel suo esito più im-prevedibile e felice. Naturale che Proust ne abbia fatto un allusi-vo punto di partenza del suo capolavoro.

Un profumo d’incestoche porta alla Recherche

Una spirale colorata in una biglia di vetro»: è così che Vla-dimir Nabokov vede la propria vita. In Parla, ricordo l'au-tobiografia scritta negli Anni 50 negli Stati Uniti, ormai

suo Paese d'adozione, viaggia all'indietro col pensiero in regioniremote del suo passato azzurro neve per scoprire alla fine che laprigione del tempo è «sferica e senza sbocchi».

Un bel giorno il destino spazza e getta a mare tutto quanto.Resta la memoria che in Nabokov, come in Proust, ha due «côtés»: San Pietroburgo è la città dell'inverno, dell'albero di Nata-le che sfiora il soffitto verde pallido del salotto, della scuola, dellafine degli amori, della rivoluzione, «la più enigmatica e lugubrecittà del mondo» in cui si può stare alla finestra a guardar cade-re la neve pensando che il proprio padre potrà essere ucciso do-mani all'alba; Vyra è la Russia estiva, solare, la casa di campa-gna, i boschi incolti che sfumano in antichi giardini, le ragazze ele farfalle. Lì nascerà la prima poesia, da una foglia piegata sottoil lucente fardello di una goccia di pioggia. Percorrere i quindicicapitoli di Parla, ricordo è un po' come guardare l'itinerario suuna carta: è questo mondo adolescenziale che ritroviamo, rifrat-to da un meraviglioso prisma, in tutta l'opera di Nabokov.

Le due magiche Russiecome una biglia di vetro

Ozick «La farfalla e il semaforo»:un vertice nella narrativa breve

UNA VITA COME UN GIALLO, PER «GENTE ORDINARIA»

Una canaglia sentimentale= Ma che personaggio, Jaime Bayly. Peruviano, quasicinquantenne, una vita sfrontata ed esibita, dalla condizionedi bisessuale alle intemperanze mediatiche di star tv nelloshow Francotirador. Un guastatore con senso dell'estetica,dispensatore di ironie e sarcasmi, romanziere di mano libera escrittura senza ritegni. La canaglia sentimentale (trad. diAntonio Torsello, pp. 432, € 16) è il suo terzo romanzo daSellerio, dopo Non dirlo a nessuno e L'uragano ha il tuo nome.Il tratto che più colpisce è la sincerità algida del suoraccontare, che è autobiografico. Allo stesso tempo, laspontaneità senza veli del narrato pare schiudere una

prospettiva tutt'altro che ridente, quando il personaggio, adesempio, si dichiara malato: «Sento di essere nel corposbagliato». Che tale insoddisfazione sia il motore diquell'aggressiva schiettezza? Un'altra indicazione fa riflettere:«Prima leggevo saggi, libri di storia, biografie di uominipolitici [...] Adesso niente di tutto questo mi interessa. Nonleggo per imparare ma per procurarmi qualche forma dipiacere o godimento. Per questo leggo romanzi cheraccontano la vita di gente ordinaria come me». Ed allora, unsommesso suggerimento alla «gente ordinaria»: si legga Lacanaglia sentimentale come un giallo, cercando una veritànascosta dietro lo sfavillante apparire. Si troverà un senso delvivere dolente e un impulso di solidarietà. Glauco Felici

TUTTO SALINGER IN COFANETTO

Holden e gli altri eroi= Tutte le opere di J.D. Salinger, lo scrittore «invisibile»deceduto quest’anno, in cofanetto, nei tascabili Einaudi(pp. 794, € 24). Il giovane Holden (trad. di Adriana Motti);Nove racconti (trad. di Carlo Fruttero); Alzate l’architrave,Carpentieri e Seymour, Introduzione (trad. di RomanoCarlo Cerrone)in cui Seymour Glass, il protagonista diquesti due racconti, rinnova il mito di Holden; Franny eZooey (trad. di Romano Carlo Cerrone e RuggeroBianchi), una ragazza in crisi, un fratello che la vorrebbesalvare. Copertine rigorosamente bianche, nessun«risvolto» né critico né pubblicitario: parla solo il testo.

LA «GENERAZIONE A» DI DOUGLAS COUPLAND

Giovani sull’isola dei relitti= Come possono le giovani generazioni sottrarsi allamancanza di senso germinata dalla globalizzazione, usciredall’invisibilità e dall’assenza, conquistarsi un futuronegato? Diciotto anni dopo Generazione X, azzarda unarisposta Douglas Coupland in Generazione A (trad. di.Marco Pensante, ISBN Ed., pp. 391, € 13), incrocio tra favolapostmoderna e romanzo etico/visionario, i cui protagonistisono cinque giovani coetanei provenienti da ogni angolodel globo e senza nessun retroterra in comuneall'apparenza, segregati da chissà chi su un'isola remota, inun mondo prossimo venturo che cerca di annientare nella

droga la percezione del futuro. L'assunto di fondo è che, sesi vuole trovare o ricostruire un senso (un significato, maanche una direzione), occorre non già determinarsiaprioristicamente un domani, bensì sondare l’oggi, consemmai qualche scavalcamento nello ieri, alla ricerca di uncomune denominatore generazionale, di una realtàreticolare condivisa da infinite coscienze frantumate.E dunque catalogare i relitti e i rottami che la correntetrascina, per comprendere la natura e la funzionedell’acqua. Assorbendo in sé ogni scarto e ogni maceria, laGenerazione A potrà allora riconoscersi come fiume, magariun fiume in piena che tutto travolge, capace dunque disuscitare non più disprezzo e pietà, ma timore e tremore. Ruggero Bianchi

Nell’armadiogli scheletriquasi ridono

«Luka e il Fuocodella vita»: le divinitàe le creature dellatradizione a tu per tucon i videogames

Svegliati,formidabilecantastorie

MARTA MORAZZONI

Scritto negli anniche preludono al ritornoalla fede, il romanzoproclama che l’unicagrande realtà è la morte

Sono terribilii fantasmidel Castello

NADIA CAPRIOGLIO

ROMANZI DI SIMENON, CON DUE “NOVITÀ”

Con e senza Maigret= Adelphi nella collana La Nave Argo accoglie un secondovolume di Romanzi di Georges Simenon (pp. XXVI-1832,€ 65, a cura di Jacques Dubois e Benoît Denis, traduttori vari,accuratissime note ai testi). Undici i titoli raccolti, con e senzaMaigret: La neve era sporca, Le memorie di Maigret, Lamorte di Belle, Maigret e l’uomo della panchina, L’orologiaiodi Everton, Il Presidente, Il treno, Maigret e le personeperbene, Le campane di Bicêtre, L’angioletto (vitaimmaginaria di un pittore,1965) e Il gatto (romanzo sullacrudeltà e sulla vecchiaia, 1967): questi ultimi due titoli nonancora presenti, separatamente, nel catalogo Adelphi.

pp Alan Bennettp UNA VITA COME LE ALTREp trad. di Mariagrazia Ginip Adelphi, pp.174, € 17p Bennett è nato a Armley nel

1934. Altri suoi titoli da Adelphi:«L’imbarazzo della scelta», «Si-gnore e signori», «La signora nelfurgone», «La sovrana lettrice»

pp Salman Rushdiep LUKA E IL FUOCO DELLA VITAp trad. di Delfina Vezzolip Mondadori, pp. 211, € 19,50

Cynthia Ozick

George Sand Vladimir Nabokov

Con un quieto umorismoricrea episodi amari(la malattia della moglie)o scabrosi (la primaesperienza omosessuale)

«Una vita comele altre»: il libropiù autobiografico,un diario scritto conammirevole limpidezza

Rushdie Un’avventura nel MondoMagico scritta per il figlio Milan

pp Julien Greenp IL VISIONARIOp trad. di Giovanni Pacchianop Longanesi, p. 265, € 19,60

«Il visionario»:tra i capolavoridello scrittore francese,un’opera chefolgorerà Gide

Julien Green Un giovane sventurato s’immagina un’altravita: una vicenda di sapore gotico, dipanata con maestria

Scrittori stranieriIITuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA III

pp George Sandp FRANÇOIS LE CHAMPIp a cura di Cinzia Bigliosip Feltrinelli, pp. 189, € 8

pp Vladimir Nabokovp PARLA, RICORDOp trad. di G. Ragnip Adelphi, pp.364, € 23

pp Cynthia Ozickp LA FARFALLA E IL SEMAFOROp trad. di Francesco Nitti

e Vincenzo Vegap Bompiani, pp. 699, € 21

Alan Bennett è narratore e drammaturgo, noto per la sua vena umoristica

Georges Simenon

Racconto di George Sand

J. D. Salinger

Julien Green,Accademico

di Francia,è scomparso

nel 1998a Parigi

(dov’era natonel 1909).

Le sue operevengono

ripropostein Italia

da Longanesi,da «Adrienne

Mesurat»a «Leviatan»

Il Ricordo di Nabokov

Page 4: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

NELLA MILANO ‘800

Il lessico delle dameUn ruolodecisivonelladiffusionedellamodaspettaalle rivistefemminili. Traqueste lapresenzapiù longevaè ilCorrieredelleDame,uscitoaMilanodal1804al1875,oggettodianalisi diunampioescrupolososaggiodiGiuseppeSergio,Paroledimoda(FrancoAngeli,pp.623, € 50).Il terminemodaèunfrancesismodocumentatoapartiredallametàdel '600,mail fenomenonascemolti secoliprima.Ciòchesoprattutto interessaall'autoreè la lingua legataall'abbigliamentoeagli accessori.Oltre lametàdiquestoponderosovolumeèdedicata infattiallaschedaturadiunpreziosoglossariodel lessicodellamoda, intutto1.600 lemmi.Ci sonolevariesfumaturecromatichedegli abiti,tracui il color flammed'enfer,rossoacceso,predilettodagli eroiromantici; c'è ilmantellopeaudechagrin, cioèzigrinato, inomaggioaBalzac, l'acconciaturaallaManonLescaut, con icapelliraccolti sullanuca, intrecciati conperle,e ilWaverley, tipodi tabarroscozzese ispiratoall'omonimoromanzodiWalterScott. [M.R.]

ANGELOGUGLIELMI

Come forse si sa io ri-tengo che la forma della bio-grafia (diari, epistolari, auto-biografie) è l'unico (o comun-que uno dei pochi) modi digarantire un minimo di cre-dibilità alla narrativa oggigiacché le consente di opera-re su una materia che per es-sere già accaduta è almenoparzialmente al riparo dallafalsificazione massmediolo-gica cui è platealmente espo-sta l'attualità.

Dunque ben venga Assun-ta e Alessandro (la madre e ilpadre dell’autore) di AsorRosa di cui già apprezzaiL’alba di un mondo nuovo incui l'autore raccontava isuoi anni di guerra quandoancora bambino aveva tro-vato rifugio insieme alla ma-dre in una antica casa dicampagna di Artena.

Qui in Assunta e Alessan-dro riferisce dei due genito-ri a partire dalle origini(anche avventurose) che aciascuno dei due erano toc-cate per poi rievocare la vi-ta dell’uno e dell’altra at-traverso le tappe essenzia-

li in cui si era sviluppatadalla nascita alla morte.

La doppia biografia è pre-ceduta da un aforisma esi-stenziale in cui l'autore af-ferma che la vita degli uomi-ni si divide tra quelli chehanno fatto e fanno la Storiae di cui rimane memoria(più o meno duratura) equelli (la gran massa) che lasubiscono e di cui non rima-ne nemmeno la cenere. Que-sta affermazione pur riflet-tendo una situazione obietti-va è difficilmente condivisi-bile proprio per quei motiviche l'autore stesso, quasi acorreggere l'intuizione di

partenza, adduce quando af-ferma in chiusura di raccontoche «la vita non è vera perchéha un senso, ma ha un sensoperché è vera». E poi diciamo-la tutta: è forse proprio a cor-reggere la sua persuasioneprimaria, quella perentorietàideologica che la rende inuti-lizzabile, che l'autore si deci-de a rievocare la vita dei suoi

genitori che certamente nellaclassificazione di partenzarappresentano (insieme a al-tri miliardi di esseri umani)«... la polvere degli umili».

Tuttavia ho l'impressioneche quella classificazione opersuasione primaria, nono-stante le correzione anzi il ro-vesciamento di cui è fatta og-getto, finisce per influire sulracconto svuotandolo di partedella sua verità.

Asor Rosa racconta la vitache Assunta (la madre) e Ales-sandro (il padre) hanno tra-scorso - la prima donna di casaintelligente e concreta, l'altroessere fantasioso e distratto -con grande lealtà e affetto,non rinunciando a denunciarele insufficienze e gli smarri-menti, i mancamenti, che sesconosciuti nella madre, esem-pio incontestato di energia e diamore, erano sempre presentinel padre. Di questi non man-ca di ricordare la passione civi-le che pur nel disordine colti-vava portandolo negli anni del-la guerra all'impegno antifasci-sta e poi negli anni successivia lavorare nel sindacato e nel-la politica attiva anche conruoli di incitamento e di guida.Ma alla fine a vincere era sem-pre il disordine, la sua innataleggerezza, che lo porta a tra-dire un rapporto serio con lavita cui tende a sottrarsi fug-gendo nella pigrizia e nell’ozio.A differenza della madre, cheaffrontava le difficoltà della vi-

ta con fermezza, lui sembrascivolarci sopra, facendo vin-cere la sua natura di svagato,esperto nel gioco inutile dellaconversazione in cui tra gliamici (e anche in casa) primeg-giava. E davvero efficace è ladescrizione delle sue leggenda-rie distrazioni (quel suo usciree rientrare in casa uno due trevolte alla ricerca di qualcosache crede di aver dimenticatoe invece ha già nella tasca del-la giacca) che tuttavia si com-pie e per intero si esauriscenel ritrattino divertente, dafilm muto, senza nasconderel'imbarazzo (forse il fastidio)del ritrattista.

L'impressione è che l'auto-re, per intero preso dalla tem-pra tutta fattiva della madre,non sa che partito prenderenei confronti del padre, preoc-cupandosi solo di allontanareogni sospetto di (sua) complici-tà, fermandosi all'atteggiamen-to dello spettatore oggettivo.

Ed è qui a mio parere chela paginetta che fa da premes-sa al testo fa calare la sua sfer-za, riducendo il racconto del-la vita dei due genitori a unarievocazione troppo essenzia-le, una semplice e pur affet-

tuosa scheda biografica (dipoco meno di cento pagine),soprattutto condotta sul filodella forte personalità dell’au-tore (nella classificazione ini-ziale implicitamente compre-so tra quelli che fanno la Sto-ria) che diventa il protagoni-sta essenziale del racconto, ascapito dei due veri protagoni-sti, ridotti a fare da pretesto(particolarmente nelle ultimetrenta pagine) all'esibizionedelle sottigliezze argomentati-ve e di riflessione del narrato-re. Che forse dimentica chenelle biografie l'autore narra-tore è tanto più presentequanto meglio sa estraniarsi.

MASSIMOROMANO

L'abito, che svela e na-sconde le forme, è una spia dichi lo indossa e talvolta diven-ta stile. Ci sono racconti, co-me Il cappotto di Gogol’ o Il lo-den di Thomas Bernhard, incui l'abito crea il personaggio,occupa il centro del suo mon-do immaginario.

La moda è una lente per ri-leggere le opere narrative indue interessanti saggi, firmatida due donne, docenti univer-sitarie: La moda è un romanzodi Fabiana Giacomotti e Lamoda nella letteratura contem-poranea di Daniela Baroncini.

Per la Giacomotti la sensi-bilità alla moda nasce con lanarrativa dell’Ottocento, equesto dipende da un amplia-mento del pubblico, soprattut-to femminile. Ma c'è ancheun’altra ragione che non dice,legata all'evoluzione del gene-re romanzo e alla tecnica nar-rativa: fino al ’700 non vienequasi descritto la spazio, siainterno che esterno, l'arreda-

mento di un salotto, la piazzadi una città o le luci e i colori diuna passeggiata in campagna,e neppure l'aspetto fisico delpersonaggio e il suo vestito.

La figura dell’arrampica-tore sociale nella Francia del-la Restaurazione è già deline-ata nella redingote blu e neglistivali lucidi di Julien Sorel enei gilet vistosi di Lucien deRubempré, che vogliono af-fermarsi nei salotti parigini.Nei romanzi, come nella vitadi società, ha un ruolo impor-tante l'abito da ballo, segnodi desideri, progetti, speran-ze. Le eroine di Jane Austenseguono la moda Reggenza,indossano un abito lungo dimussola a vita alta, con mani-che corte e scollatura genero-sa, e scarpine di raso piatte.

E' «color zafferano pallido»quello di Emma Bovary al ca-stello della Vaubyessard,«bianco e rosa» quello di Ange-lica al palazzo del principe diSalina nel Gattopardo.

C’è poi lo stile semplice e se-ducente della donna-bambina,ambigua e sfuggente, dal tubi-no nero di Holly Golightly in Co-lazione da Tiffany di Truman

Capote, fissata nella memoriacollettiva dalla scanzonata in-terpretazione di Audrey Hep-burn nell’omonimo film, e mo-dellata sulla colorata ed eccen-trica Sally Bowles, soubrette dicabaret in Addio a Berlino diIsherwood, ai calzini bianchi eagli occhiali scuri di Lolita.

Stivali e pantofole, scarpe atacco alto e basso, diventano og-

getti del feticismo erotico ma-schile, mentre i cappelli a cilin-dro, i gibus e le lobbie, sono unsegno di distinzione sociale perl'uomo. Non è così per il berret-to rosso da cacciatore con la vi-siera rivolta alla nuca che ren-de il giovane Holden «terribil-mente cafone».

Per la Baroncini l'idea dellamoda («dal latino “modus”,

uso passeggero, dipendentedal gusto e dal capriccio», dicePanzini nel Dizionario moder-no del 1905) incarna il fascinodella novità e della caducità,della tensione al bello e delsenso del transitorio. Balzac eGautier scoprono l'erotismodell'abito e anticipano la figu-ra del dandy, in cui moda e mo-

dernità celebrano il loro con-nubio, sancito da Baudelairenel Pittore della vita moderna.L'elegante omosessuale Ro-bert de Montesquiou incarnanei salotti parigini il modellodell’esteta, moltiplicato nellaletteratura con il Des Essein-tes di Huysmans, il Dorian

Gray di Oscar Wilde, l’AndreaSperelli di D’Annunzio e il ba-rone di Charlus di Proust.

Con la rivista La DernièreMode Mallarmé diventa croni-sta mondano di fazzoletti, ven-tagli, gioielli, ombrellini, veli,garze, e sulla sua scia D'Annun-zio si afferma guru della modaper le gentildonne romane con isuoi articoli su Capitan Fracas-sa, Cronaca Bizantina e Fanfulladella Domenica, anticipando imeccanismi del gossip e delvoyeurismo di oggi. Il dandy de-cadente si fa languido ed effemi-nato: in Inghilterra Beardsley eBeerbohm interpretano l'eroti-smo attraverso il trionfo degliaccessori, trine e merletti, ma-nicotti e nastri, pantofole eguanti, ciprie e cosmetici, cherievocano le forme aggraziatedel rococò.

La femme fatale seduce nonsoltanto con gli sguardi ma so-prattutto con gli abiti, con l'ele-ganza del cappello a tesa larga,il gesto erotico dello sfilare unguanto, l'opacità conturbantedella veletta che nasconde il vol-to. Perversa e spietata, dispoti-ca e distruttrice, riduce gli uo-mini a marionette impotenti.

Con il futurismo la moda sifa più aggressiva e dinamica, icolori squillanti e fosforescenti:niente seta, raso, velluto, macarta, cartone, alluminio, vetro,caucciù. In tutt’altra direzionesi muove Proust, che celebra ilmito dell’eleganza della BelleEpoque e mostra una sensibili-tà particolare per l'abbiglia-mento femminile: le vesti diFortuny della duchessa di Guer-mantes e la vestaglia blu e orodi Albertine diventano epifaniedel tempo perduto e illusionidel tempo ritrovato.

Tra le due guerre la pole-mica di Savinio contro i tacchialti («il passo della donna sisforma nel beccheggio dellapapera») anticipa la vena sati-rica di Arbasino sul taglio del-la giacca maschile («i duespacchi laterali, in una razzacorta di gambe e bassa di se-dere, fanno l'effetto che puoiveder in giro: vanno bene per igrandi asciutti, non per le ana-troccole mediterranee»).

GIOVANNITESIO

Ruotare intorno al-l’abisso dell'ecstasy, della co-ca, dell'ero, andare allucinatidi casa in casa e di strada instrada alla ricerca di un bando-lo che non si dà, approdare aibivi della vita o della morteportando dentro gli spasmidella ribellione, della fuga, deldisprezzo (altrui e di sé).

Due romanzi di due diverseesordienti (tutt’e due pubblica-te da Einaudi) che ci ricondu-cono all'universo della droga,al clima crudo e ossessivo del-la violenza, della devianza, del-l’autolesionismo estremo, del-l’orrore claustrofobico. Esor-diente Helene Hegemann chea diciassette anni scrive unodei libri più sorprendentemen-te precoci degli ultimi tempi,Roadkill tradotto da IsabellaAmico Di Meane. EsordienteAntonella Lattanzi che con De-vozione fornisce una prova me-no geniale, ma di buona consi-stenza. Dei due il più persuasi-

vo è Roadkill, perché materia escrittura vibrano in risonanzeprofonde. Ambizioso ma piùacerbo è Devozione, che riesceun po’ troppo diffusivo.

In Devozione c'è una storia afare da dorsale, c'è una Romarandagia a fare da fondale, ci so-no due giovani personaggi, Ve-ra (detta Nikita) e Pablo, a fareda protagonisti, c'è un filo di da-te a fare da collante, c'è un gru-

mo di giorni (otto) a fare da se-stante, c'è un'alternanza narra-tiva tra i fatti immediati e quellievocati: l'infanzia di Vera-Niki-ta, il padre affettuoso, la madrecedevole, la sorella consapevo-le, le letture frequenti, i film vi-sti, i passaggi di Nikita o di Niki-ta e Pablo in altre città crucialicome Napoli e Bologna.

In Roadkill c'è Berlino, c'èuna protagonista di sedici anni

che si chiama Mifti, c'è una fami-glia che non c'è: una madre de-funta, un padre artistoide e dis-sociato, una sorella saggia e unfratello stonato, un giro di perso-naggi inaccessibili, una sessuali-tà ipertrofica e desolata, unoscomposto e autoconsapevole bi-sogno affettivo che si riversa innote diaristiche, in una narrazio-ne frequentemente desultoria, vi-sionaria, citazionistica, a tratti

paradossalmentesapienziale.Tutt’e due i romanzi - nella lo-

ro diversità di lingua e struttura- s'avvitano intorno a paure, ge-sti, pensieri, sogni, incubi, illusio-ni, sdoppiamenti, resipiscenzevane, promesse infide, pusher,ammucchiate, sballi, vomiti,sporcizie assortite, compagniepromiscue, amiche del tutto per-dute o solo un po’ (Jessica in De-vozione, Alice in Roadkill), una vi-

ta «impacchettata» in una suc-cessione di «ore gonfie» e di tre-gue ottuse.

Più voce di dentro in Roadkill,che dei due è anche il più spieta-to. Più plot in Devozione, che se-gue l'esile traccia di un seque-stro demenziale. Più tormentosoRoadkill, mentre in Devoziones'incontrano anche momenti dihumour, mescolati ad altri - pre-senti in tutt’e due - di evidentissi-mo pulp. In tutt’e due la memo-ria (in Devozione del tutto esplici-ta) di Christiane F. Ma ancheun’autentica inclinazione narra-tiva, diretta compagna di unascrittura ansimante e spezzata,tutta strappi e frizioni: due vitein bilico tra un passato che affio-ra a brandelli e un futuro chesfugge alla presa. Con due diver-si finali. Perché mentre Roadkillsembra piegare alla più rigorosae dura delle conseguenze, Devo-zione non sembra volersi spegne-re nella disperazione, suggeren-do un ritorno in cui forse trapela- per segnali minimi - una possibi-lità di riscatto.

SERGIOPENT

Il confronto sembrainevitabile, con quell'acciaio checampeggia nel titolo e il protrar-si del successo di Silvia Avallonecon la sua adolescenza operaiain quel di Piombino. Ma chi co-nosce la caratura narrativa eumana di Cosimo Argentina -pochi lettori, finora, ma buoni -saprà andare oltre, saprà calar-si con la consueta dose di dolen-za tra le pagine davvero ruggi-nose di questo nuovo lavoro del-lo scrittore tarantino, ospite or-mai ventennale della florida - al-meno rispetto a certo Sud in co-ma profondo - terra di Brianza.

I tempi sono questi, le ispira-zioni convergono senza semina-re dubbi, tant’è che un altro belromanzo sulla crisi industrialearriva dalla remota Pennsylva-nia, Ruggine americana, di Phi-lipp Meyer, poderosa storia difallimenti umani e depressionioperaie, tradotta da Einaudi.

Cosimo Argentina è un gran-de scrittore, lo ha dimostrato in

una sordina di pubblicazioni ap-prodate a quel capolavoro misco-nosciuto che è il precedente Ma-schio adulto solitario, di due annifa: un pugno allo stomaco del-l’ignoranza sociale, che ha visto laluce grazie al piccolo, coraggiosoManni. Qui, in questo Vicolo del-l’acciaio, Argentina continua a gi-rare il coltello nelle piaghe del suoSud, vittima di mali secolari chemagari dovrebbe scrollarsi di dos-

so e cancrene sociali che si chia-mano Italsider, matrigna impieto-sa che ha offerto nei decenni lavo-ro, incidenti e malattie ai polmoni.In questo panorama da nuova let-teratura industriale si sviluppa lastoria del diciannovenneMino Pa-lata, abitante di un quartiere peri-ferico tarantino chiamato appun-to «vicolo dell’acciaio», zeppo dicasermoni, lamentazioni, vuotiumani a perdere, cancri e illusioni

spezzate. Figlio del mitico Genera-le, Mino tenta la sorte di una fugaattraverso lo studio, per evitare laprevedibile rotta verso il fumo del-le ciminiere, la catarsi dei sogni, lafine in un letto di dolore.

Ma il vicolo dell’acciaio è un de-lirante luogo dell’anima che instil-la dubbi, ti spinge ad arrenderti aldelirio quotidiano, tra cerimoniefunebri collettive con il logoranterito del «consolo», l'amore per la

bella Isa - orfana del povero Trot-tola giustiziato dalla fabbrica -, ilcazzeggio nel quartiere tra i «ge-chi» appollaiati contro i muri astordirsi di birra, il tifo per il Ta-ranto: una connessione di provvi-sorietà che diventa famiglia, mo-do d'essere, apatia appiccicosa.Con un linguaggio come sempregranitico, pantagruelico, una sor-ta di enorme rutto italo-dialettaleche spurga malesseri e bestem-

mie, sudori e piaceri, Argentinatiene in piedi una costruzione soli-da, l'unica in mezzo alla devasta-zione che circonda invece i suoiprotagonisti.

Il tema del Sud è sempre quel-lo, una disperazione secolaresmarcata dalla volontà di rimane-re comunque identici a se stessi, ein questa lotta verso un cambia-mento agognato ma impossibile,Mino è fatalmente destinato a soc-combere, perché il «vicolo dell’ac-ciaio» è fatto di una sostanza avvi-luppante che frantuma i sogni, an-nebbia le speranze, riempie il cer-vello e i polmoni di morte.

Ancora una volta Cosimo Ar-gentina si dimostra il nostro piùvero e credibile narratore sociale,uno che sa parlare alle budella dellettore, che colpisce nel segno per-ché la vita non è un romanzo - me-no che mai in queste stagioni di al-luvioni fisiche e morali - e se lo è,non regala comunque un illusoriolieto fine. Semmai, lascia capireche da certe realtà non c'è scam-po, se non in un eterno ripetersidella rassegnazione,del dolore.

Da Gogol a D’Annunzio,da Capote a Arbasino:in due saggi, lo stilecome lente per rileggeregrandi opere di narrativa

Roma-Berlinoa fari spentinella droga

E’ un pifferaiomagico il fumodelle ciminiere

Sembrava soltanto un gioco: elegante fin che si vuole,sapiente, ma un gioco. Era il 1988 e Claudio Magrispubblicava il suo primo testo drammatico: Stadel-

mann, messo subito in scena dallo Stabile di Trieste. Queldramma affollato di personaggi ed enucleato intorno alla fi-gura enigmatica di colui che era stato il servitore-segreta-rio di Goethe pareva l’inatteso «divertissement» di un ger-manista che fino ad allora aveva meritato un ampio succes-so con squisiti studi sulla Mitteleuropa absburgica. Poi tut-to si chiarì. La «deviazione» di Magris apriva in realtà unpercorso parallelo, diventava un esercizio intimo e di vena-tura notturna. Con metodo, il germanista veniva creandoun mondo di parole, di situazioni, di gesti, che avrebbe fini-to per acquistare un suo autonomo peso specifico.

Ed eccolo, il suo mondo a par-te. Garzanti lo ha riepilogato inun volume, Teatro, che accoglie lecinque opere teatrali fin qui com-poste. Oltre al capostipite Stadel-mann troviamo Le Voci, Essere giàstati, La mostra e il più recenteLei dunque capirà. Cinque pezzi di-versi nella struttura e nel linguag-gio, ma obbedienti ad un’unica vi-sione poetica che l’autore sembraavere della vita, della memoria,dell’essere e dell’essere stati.

Nella circostanziata prefazio-ne, Guido Davico Bonino parla di«drammaturgia del disagio». Masarà davvero questa, la chiave?

Stadelmann è il piccolo uomoche sopravvive al grande uomo enon è detto che, nella sua lungadevozione, ne abbia compreso ocondiviso i pensieri. Al centro deLa mostra c’è un pittore ormaimorto che gli amici fanno riviverecon i loro discorsi. Nelle Voci untelefonista dice di essere perse-

guitato da ciò che è costretto a subire quotidianamente: le vociappunto. Essere già stati ci fa conoscere un grande chitarristache, per un disturbo alla mano, non riesce più a suonare il pro-prio strumento e perciò, non contentandosi di ricordare quelche è stato, la fa finita. Lei dunque capirà rovescia il mito di Or-feo e Euridice. Adesso è la donna a respingere l’uomo che erasceso da lei non per salvarla ma per essere salvato.

Sicuramente da queste opere affiora un disagio del vivere odel sopravvivere. Ma quel che forse conta di più è il conflittotra passato e presente: un bing bang psicologico che poi gene-ra beatitudine o disagio. Di questo scontro Magris si pone alcentro e lì, nel magma, senza che quasi ce ne accorgiamo, ciconduce e ci abbandona con dolcezza e strazio.

TEATRO, OPERA LIRICA, CINEMA

Zeffirelli vestito a lusso= Ripercorrere più di cinquant'anni di attività di un registacome Franco Zeffirelli, soprattutto se lo si fa attraverso unaserie di testi critici illuminanti e una quantità di illustrazionispesso rare e inedite, è certamente un viaggio interessante eper molti versi stimolante. È quanto ci offre il volume edito daDeAgostini in una veste molto elegante, addiritturasontuosa: Franco Zeffirelli. L'opera completa (a cura di C.Napoleone, pp. 511, € 120). Come scrive lo stesso Zeffirellinella prefazione, questo è un libro che «ripercorre la mialunga carriera nei tre diversi generi di spettacolo che hocontemporaneamente frequentato, il teatro, l'opera e il

cinema, attingendo alla documentazione accumulatanel mio archivio in ben più di mezzo secolo di attività». Aleggerlo attentamente, ma anche soltanto a sfogliarlo, cisi immerge via via in un mondo, teatrale ecinematografico, che prende corpo a poco a poco,mostrando non soltanto le variazioni dei tempi e deiluoghi, ma anche e soprattutto una certa continuitàtematica e stilistica, che, a ben guardare, unisce le regieteatrali a quelle cinematografiche, dandoci del «regista»Zeffirelli un'immagine coerente e tutt'altro chesuperficiale. Basti pensare a Romeo e Giulietta messo inscena nel 1960 e al film omonimo del 1968, o alle cinqueregie della Carmen, dal 1956 al 2009. Gianni Rondolino

Esordi «Devozione» e «Roadkill»:vite perse, come i ragazzi dello zoo

Conferme In «Vicolo dell’acciaio»Argentina sonda le piaghe del Sud

pp Daniela Baroncinip LA MODA NELLA LETTERATURA

CONTEMPORANEAp Bruno Mondadori, pp.154, € 16

RACCONTI TRA MONTAGNA E ALTIPIANO

Buzzati e Rigoni Stern in vetta= Dalle vette alpine al microcosmo dell’Altipiano diAsiago, la prosa di due autori come Dino Buzzati eMario Rigoni Stern, considerati i padri della cosiddettaletteratura di montagna, mostra una varietà di sguardirivolti verso le terre alte. A loro sono dedicate dueantologie, che raccolgono le loro opere più «montane».Dino Buzzati riuscì a trasporre la passione perl’alpinismo nella propria professione di giornalistapubblicando sul Corriere della Sera realistici ritratti dialpinisti, avvincenti racconti di ascensioni, tra cuil'indimenticabile commento alla prima scalata

dell’Everest, e piacevoli cronache dalle Olimpiadi diInnsbruck del 1964. Lorenzo Viganò ha raccolto ecurato l’intero corpus di questi articoli in I fuorileggedella montagna. Uomini, cime, imprese. (Mondadori,2 volumi, pp. 582, € 19)Rigoni Stern fu il primo a stupirsi che i suoi raccontiambientati intorno ad Asiago potessero uscire daiconfini dei 7 Comuni e raggiungere un pubblico piùvasto. La Trilogia dell’Altipiano (Einaudi, pp. 378,€ 16)riunisce i tre romanzi Storia di Tönle, L'anno dellavittoria e Le stagioni di Giacomo, scritti a distanza di 17anni, ma intesi come un unico delicato ritratto dellamontagna, del suo popolo e della vita sull’Altipiano. Simone Bobbio

pp Fabiana Giacomottip LA MODA È UN ROMANZOp Cairop pp.302, € 16

DARIO FO, SCRITTO E DISEGNATO

Il mistero buffo del sacro= «Shakespeare e Marlowe, già nel XVI secolo, tantoin scena quanto nella vita, si esprimevano dicendoparolacce...». Come non ascoltarli, e riecheggiarli?Nel loro solco, e à rebours, Dario Fo testimonia, di epocain epoca, che L’osceno è sacro, corredando l’excursuscon 133 suoi disegni (Guanda, pp. 293, € 20, a cura diFranca Rame). Cercando la vita, la sacralità della vita, lasua irripetib ilità, e la sua non addomesticabilità, daApuleio alla Mille e una notte, dalla Commediaall’Aretino: ovvero è infinita «la scienza dello scurrilepoetico» e giocosa è la sessualità.

OSVALDO GUERRIERI

Gli stivali lucidi di JulienSorel, la vestaglia oroe blu di Albertine,i calzini bianchi di Lolitae il ballo di Angelica

pp Claudio Magrisp TEATROp Garzantip pp. 241, € 14

Non è sterilela polveredegli umili

In «Assuntae Alessandro» rievocala madre, energicae concreta, e il padre,fantasioso e distratto

Ma l’ autore rischiadi fagocitare i suoipersonaggicon troppe sottigliezzeargomentative

Con Goethe e Euridiceun big bang tra ieri e oggi

STORIA DI UNA RELIQUIA

Il cappotto di Proust= Riposa al museo Carnavalet, nel Marais, dov’è stataaccolta la camera di Proust tappezzata di sughero. Ilcappotto di Proust è la «storia di un’ossessioneletteraria», quale vive e ricostruisce Lorenza Fuschini perMondadori (pp. 100, € 17), dopo la prima edizione (2008)da Portaparole. Muovendo dal film sulla Recherche cheVisconti desiderò, ma non realizzò, la giornalista dipana (oriavvolge) il gomitolo della reliquia che Proust mai dismise.Un’inchiesta che comincia chez Guérin, proprietario di unafabbrica di profumi, operato di appendicite dal fratello diMarcel, segugio di ogni madeleine appartenuta a Lui.

Moda e letteratura Quando è l’abito a creareil personaggio e il suo mondo immaginario

pp Alberto Asor Rosap ASSUNTA E ALESSANDROp Einaudip pp. 130, € 18

Audrey Hepburn nel film «Colazione da Tiffany», dal racconto di Capote

Un tubino neroper la fata Audrey

Asor Rosa La vita dei genitori, duefra i tanti «anonimi» della Storia

pp Antonella Lattanzip DEVOZIONEp Einaudip pp. 378, € 18,50

pp Helene Hegemannp ROADKILLp trad. di Isabella Amico Di Meanep Einaudi,pp. 210, € 17,50

Il teatro di Magris

pp Cosimo Argentinap VICOLO DELL'ACCIAIOp Fandangop pp.260, € 15

Un disegno di Dario Fo

Scrittori italianiIVTuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA V

Marcel Proust

Cosimo Argentina

Page 5: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

NELLA MILANO ‘800

Il lessico delle dameUn ruolodecisivonelladiffusionedellamodaspettaalle rivistefemminili. Traqueste lapresenzapiù longevaè ilCorrieredelleDame,uscitoaMilanodal1804al1875,oggettodianalisi diunampioescrupolososaggiodiGiuseppeSergio,Paroledimoda(FrancoAngeli,pp.623, € 50).Il terminemodaèunfrancesismodocumentatoapartiredallametàdel '600,mail fenomenonascemolti secoliprima.Ciòchesoprattutto interessaall'autoreè la lingua legataall'abbigliamentoeagli accessori.Oltre lametàdiquestoponderosovolumeèdedicata infattiallaschedaturadiunpreziosoglossariodel lessicodellamoda, intutto1.600 lemmi.Ci sonolevariesfumaturecromatichedegli abiti,tracui il color flammed'enfer,rossoacceso,predilettodagli eroiromantici; c'è ilmantellopeaudechagrin, cioèzigrinato, inomaggioaBalzac, l'acconciaturaallaManonLescaut, con icapelliraccolti sullanuca, intrecciati conperle,e ilWaverley, tipodi tabarroscozzese ispiratoall'omonimoromanzodiWalterScott. [M.R.]

ANGELOGUGLIELMI

Come forse si sa io ri-tengo che la forma della bio-grafia (diari, epistolari, auto-biografie) è l'unico (o comun-que uno dei pochi) modi digarantire un minimo di cre-dibilità alla narrativa oggigiacché le consente di opera-re su una materia che per es-sere già accaduta è almenoparzialmente al riparo dallafalsificazione massmediolo-gica cui è platealmente espo-sta l'attualità.

Dunque ben venga Assun-ta e Alessandro (la madre e ilpadre dell’autore) di AsorRosa di cui già apprezzaiL’alba di un mondo nuovo incui l'autore raccontava isuoi anni di guerra quandoancora bambino aveva tro-vato rifugio insieme alla ma-dre in una antica casa dicampagna di Artena.

Qui in Assunta e Alessan-dro riferisce dei due genito-ri a partire dalle origini(anche avventurose) che aciascuno dei due erano toc-cate per poi rievocare la vi-ta dell’uno e dell’altra at-traverso le tappe essenzia-

li in cui si era sviluppatadalla nascita alla morte.

La doppia biografia è pre-ceduta da un aforisma esi-stenziale in cui l'autore af-ferma che la vita degli uomi-ni si divide tra quelli chehanno fatto e fanno la Storiae di cui rimane memoria(più o meno duratura) equelli (la gran massa) che lasubiscono e di cui non rima-ne nemmeno la cenere. Que-sta affermazione pur riflet-tendo una situazione obietti-va è difficilmente condivisi-bile proprio per quei motiviche l'autore stesso, quasi acorreggere l'intuizione di

partenza, adduce quando af-ferma in chiusura di raccontoche «la vita non è vera perchéha un senso, ma ha un sensoperché è vera». E poi diciamo-la tutta: è forse proprio a cor-reggere la sua persuasioneprimaria, quella perentorietàideologica che la rende inuti-lizzabile, che l'autore si deci-de a rievocare la vita dei suoi

genitori che certamente nellaclassificazione di partenzarappresentano (insieme a al-tri miliardi di esseri umani)«... la polvere degli umili».

Tuttavia ho l'impressioneche quella classificazione opersuasione primaria, nono-stante le correzione anzi il ro-vesciamento di cui è fatta og-getto, finisce per influire sulracconto svuotandolo di partedella sua verità.

Asor Rosa racconta la vitache Assunta (la madre) e Ales-sandro (il padre) hanno tra-scorso - la prima donna di casaintelligente e concreta, l'altroessere fantasioso e distratto -con grande lealtà e affetto,non rinunciando a denunciarele insufficienze e gli smarri-menti, i mancamenti, che sesconosciuti nella madre, esem-pio incontestato di energia e diamore, erano sempre presentinel padre. Di questi non man-ca di ricordare la passione civi-le che pur nel disordine colti-vava portandolo negli anni del-la guerra all'impegno antifasci-sta e poi negli anni successivia lavorare nel sindacato e nel-la politica attiva anche conruoli di incitamento e di guida.Ma alla fine a vincere era sem-pre il disordine, la sua innataleggerezza, che lo porta a tra-dire un rapporto serio con lavita cui tende a sottrarsi fug-gendo nella pigrizia e nell’ozio.A differenza della madre, cheaffrontava le difficoltà della vi-

ta con fermezza, lui sembrascivolarci sopra, facendo vin-cere la sua natura di svagato,esperto nel gioco inutile dellaconversazione in cui tra gliamici (e anche in casa) primeg-giava. E davvero efficace è ladescrizione delle sue leggenda-rie distrazioni (quel suo usciree rientrare in casa uno due trevolte alla ricerca di qualcosache crede di aver dimenticatoe invece ha già nella tasca del-la giacca) che tuttavia si com-pie e per intero si esauriscenel ritrattino divertente, dafilm muto, senza nasconderel'imbarazzo (forse il fastidio)del ritrattista.

L'impressione è che l'auto-re, per intero preso dalla tem-pra tutta fattiva della madre,non sa che partito prenderenei confronti del padre, preoc-cupandosi solo di allontanareogni sospetto di (sua) complici-tà, fermandosi all'atteggiamen-to dello spettatore oggettivo.

Ed è qui a mio parere chela paginetta che fa da premes-sa al testo fa calare la sua sfer-za, riducendo il racconto del-la vita dei due genitori a unarievocazione troppo essenzia-le, una semplice e pur affet-

tuosa scheda biografica (dipoco meno di cento pagine),soprattutto condotta sul filodella forte personalità dell’au-tore (nella classificazione ini-ziale implicitamente compre-so tra quelli che fanno la Sto-ria) che diventa il protagoni-sta essenziale del racconto, ascapito dei due veri protagoni-sti, ridotti a fare da pretesto(particolarmente nelle ultimetrenta pagine) all'esibizionedelle sottigliezze argomentati-ve e di riflessione del narrato-re. Che forse dimentica chenelle biografie l'autore narra-tore è tanto più presentequanto meglio sa estraniarsi.

MASSIMOROMANO

L'abito, che svela e na-sconde le forme, è una spia dichi lo indossa e talvolta diven-ta stile. Ci sono racconti, co-me Il cappotto di Gogol’ o Il lo-den di Thomas Bernhard, incui l'abito crea il personaggio,occupa il centro del suo mon-do immaginario.

La moda è una lente per ri-leggere le opere narrative indue interessanti saggi, firmatida due donne, docenti univer-sitarie: La moda è un romanzodi Fabiana Giacomotti e Lamoda nella letteratura contem-poranea di Daniela Baroncini.

Per la Giacomotti la sensi-bilità alla moda nasce con lanarrativa dell’Ottocento, equesto dipende da un amplia-mento del pubblico, soprattut-to femminile. Ma c'è ancheun’altra ragione che non dice,legata all'evoluzione del gene-re romanzo e alla tecnica nar-rativa: fino al ’700 non vienequasi descritto la spazio, siainterno che esterno, l'arreda-

mento di un salotto, la piazzadi una città o le luci e i colori diuna passeggiata in campagna,e neppure l'aspetto fisico delpersonaggio e il suo vestito.

La figura dell’arrampica-tore sociale nella Francia del-la Restaurazione è già deline-ata nella redingote blu e neglistivali lucidi di Julien Sorel enei gilet vistosi di Lucien deRubempré, che vogliono af-fermarsi nei salotti parigini.Nei romanzi, come nella vitadi società, ha un ruolo impor-tante l'abito da ballo, segnodi desideri, progetti, speran-ze. Le eroine di Jane Austenseguono la moda Reggenza,indossano un abito lungo dimussola a vita alta, con mani-che corte e scollatura genero-sa, e scarpine di raso piatte.

E' «color zafferano pallido»quello di Emma Bovary al ca-stello della Vaubyessard,«bianco e rosa» quello di Ange-lica al palazzo del principe diSalina nel Gattopardo.

C’è poi lo stile semplice e se-ducente della donna-bambina,ambigua e sfuggente, dal tubi-no nero di Holly Golightly in Co-lazione da Tiffany di Truman

Capote, fissata nella memoriacollettiva dalla scanzonata in-terpretazione di Audrey Hep-burn nell’omonimo film, e mo-dellata sulla colorata ed eccen-trica Sally Bowles, soubrette dicabaret in Addio a Berlino diIsherwood, ai calzini bianchi eagli occhiali scuri di Lolita.

Stivali e pantofole, scarpe atacco alto e basso, diventano og-

getti del feticismo erotico ma-schile, mentre i cappelli a cilin-dro, i gibus e le lobbie, sono unsegno di distinzione sociale perl'uomo. Non è così per il berret-to rosso da cacciatore con la vi-siera rivolta alla nuca che ren-de il giovane Holden «terribil-mente cafone».

Per la Baroncini l'idea dellamoda («dal latino “modus”,

uso passeggero, dipendentedal gusto e dal capriccio», dicePanzini nel Dizionario moder-no del 1905) incarna il fascinodella novità e della caducità,della tensione al bello e delsenso del transitorio. Balzac eGautier scoprono l'erotismodell'abito e anticipano la figu-ra del dandy, in cui moda e mo-

dernità celebrano il loro con-nubio, sancito da Baudelairenel Pittore della vita moderna.L'elegante omosessuale Ro-bert de Montesquiou incarnanei salotti parigini il modellodell’esteta, moltiplicato nellaletteratura con il Des Essein-tes di Huysmans, il Dorian

Gray di Oscar Wilde, l’AndreaSperelli di D’Annunzio e il ba-rone di Charlus di Proust.

Con la rivista La DernièreMode Mallarmé diventa croni-sta mondano di fazzoletti, ven-tagli, gioielli, ombrellini, veli,garze, e sulla sua scia D'Annun-zio si afferma guru della modaper le gentildonne romane con isuoi articoli su Capitan Fracas-sa, Cronaca Bizantina e Fanfulladella Domenica, anticipando imeccanismi del gossip e delvoyeurismo di oggi. Il dandy de-cadente si fa languido ed effemi-nato: in Inghilterra Beardsley eBeerbohm interpretano l'eroti-smo attraverso il trionfo degliaccessori, trine e merletti, ma-nicotti e nastri, pantofole eguanti, ciprie e cosmetici, cherievocano le forme aggraziatedel rococò.

La femme fatale seduce nonsoltanto con gli sguardi ma so-prattutto con gli abiti, con l'ele-ganza del cappello a tesa larga,il gesto erotico dello sfilare unguanto, l'opacità conturbantedella veletta che nasconde il vol-to. Perversa e spietata, dispoti-ca e distruttrice, riduce gli uo-mini a marionette impotenti.

Con il futurismo la moda sifa più aggressiva e dinamica, icolori squillanti e fosforescenti:niente seta, raso, velluto, macarta, cartone, alluminio, vetro,caucciù. In tutt’altra direzionesi muove Proust, che celebra ilmito dell’eleganza della BelleEpoque e mostra una sensibili-tà particolare per l'abbiglia-mento femminile: le vesti diFortuny della duchessa di Guer-mantes e la vestaglia blu e orodi Albertine diventano epifaniedel tempo perduto e illusionidel tempo ritrovato.

Tra le due guerre la pole-mica di Savinio contro i tacchialti («il passo della donna sisforma nel beccheggio dellapapera») anticipa la vena sati-rica di Arbasino sul taglio del-la giacca maschile («i duespacchi laterali, in una razzacorta di gambe e bassa di se-dere, fanno l'effetto che puoiveder in giro: vanno bene per igrandi asciutti, non per le ana-troccole mediterranee»).

GIOVANNITESIO

Ruotare intorno al-l’abisso dell'ecstasy, della co-ca, dell'ero, andare allucinatidi casa in casa e di strada instrada alla ricerca di un bando-lo che non si dà, approdare aibivi della vita o della morteportando dentro gli spasmidella ribellione, della fuga, deldisprezzo (altrui e di sé).

Due romanzi di due diverseesordienti (tutt’e due pubblica-te da Einaudi) che ci ricondu-cono all'universo della droga,al clima crudo e ossessivo del-la violenza, della devianza, del-l’autolesionismo estremo, del-l’orrore claustrofobico. Esor-diente Helene Hegemann chea diciassette anni scrive unodei libri più sorprendentemen-te precoci degli ultimi tempi,Roadkill tradotto da IsabellaAmico Di Meane. EsordienteAntonella Lattanzi che con De-vozione fornisce una prova me-no geniale, ma di buona consi-stenza. Dei due il più persuasi-

vo è Roadkill, perché materia escrittura vibrano in risonanzeprofonde. Ambizioso ma piùacerbo è Devozione, che riesceun po’ troppo diffusivo.

In Devozione c'è una storia afare da dorsale, c'è una Romarandagia a fare da fondale, ci so-no due giovani personaggi, Ve-ra (detta Nikita) e Pablo, a fareda protagonisti, c'è un filo di da-te a fare da collante, c'è un gru-

mo di giorni (otto) a fare da se-stante, c'è un'alternanza narra-tiva tra i fatti immediati e quellievocati: l'infanzia di Vera-Niki-ta, il padre affettuoso, la madrecedevole, la sorella consapevo-le, le letture frequenti, i film vi-sti, i passaggi di Nikita o di Niki-ta e Pablo in altre città crucialicome Napoli e Bologna.

In Roadkill c'è Berlino, c'èuna protagonista di sedici anni

che si chiama Mifti, c'è una fami-glia che non c'è: una madre de-funta, un padre artistoide e dis-sociato, una sorella saggia e unfratello stonato, un giro di perso-naggi inaccessibili, una sessuali-tà ipertrofica e desolata, unoscomposto e autoconsapevole bi-sogno affettivo che si riversa innote diaristiche, in una narrazio-ne frequentemente desultoria, vi-sionaria, citazionistica, a tratti

paradossalmentesapienziale.Tutt’e due i romanzi - nella lo-

ro diversità di lingua e struttura- s'avvitano intorno a paure, ge-sti, pensieri, sogni, incubi, illusio-ni, sdoppiamenti, resipiscenzevane, promesse infide, pusher,ammucchiate, sballi, vomiti,sporcizie assortite, compagniepromiscue, amiche del tutto per-dute o solo un po’ (Jessica in De-vozione, Alice in Roadkill), una vi-

ta «impacchettata» in una suc-cessione di «ore gonfie» e di tre-gue ottuse.

Più voce di dentro in Roadkill,che dei due è anche il più spieta-to. Più plot in Devozione, che se-gue l'esile traccia di un seque-stro demenziale. Più tormentosoRoadkill, mentre in Devoziones'incontrano anche momenti dihumour, mescolati ad altri - pre-senti in tutt’e due - di evidentissi-mo pulp. In tutt’e due la memo-ria (in Devozione del tutto esplici-ta) di Christiane F. Ma ancheun’autentica inclinazione narra-tiva, diretta compagna di unascrittura ansimante e spezzata,tutta strappi e frizioni: due vitein bilico tra un passato che affio-ra a brandelli e un futuro chesfugge alla presa. Con due diver-si finali. Perché mentre Roadkillsembra piegare alla più rigorosae dura delle conseguenze, Devo-zione non sembra volersi spegne-re nella disperazione, suggeren-do un ritorno in cui forse trapela- per segnali minimi - una possibi-lità di riscatto.

SERGIOPENT

Il confronto sembrainevitabile, con quell'acciaio checampeggia nel titolo e il protrar-si del successo di Silvia Avallonecon la sua adolescenza operaiain quel di Piombino. Ma chi co-nosce la caratura narrativa eumana di Cosimo Argentina -pochi lettori, finora, ma buoni -saprà andare oltre, saprà calar-si con la consueta dose di dolen-za tra le pagine davvero ruggi-nose di questo nuovo lavoro del-lo scrittore tarantino, ospite or-mai ventennale della florida - al-meno rispetto a certo Sud in co-ma profondo - terra di Brianza.

I tempi sono questi, le ispira-zioni convergono senza semina-re dubbi, tant’è che un altro belromanzo sulla crisi industrialearriva dalla remota Pennsylva-nia, Ruggine americana, di Phi-lipp Meyer, poderosa storia difallimenti umani e depressionioperaie, tradotta da Einaudi.

Cosimo Argentina è un gran-de scrittore, lo ha dimostrato in

una sordina di pubblicazioni ap-prodate a quel capolavoro misco-nosciuto che è il precedente Ma-schio adulto solitario, di due annifa: un pugno allo stomaco del-l’ignoranza sociale, che ha visto laluce grazie al piccolo, coraggiosoManni. Qui, in questo Vicolo del-l’acciaio, Argentina continua a gi-rare il coltello nelle piaghe del suoSud, vittima di mali secolari chemagari dovrebbe scrollarsi di dos-

so e cancrene sociali che si chia-mano Italsider, matrigna impieto-sa che ha offerto nei decenni lavo-ro, incidenti e malattie ai polmoni.In questo panorama da nuova let-teratura industriale si sviluppa lastoria del diciannovenneMino Pa-lata, abitante di un quartiere peri-ferico tarantino chiamato appun-to «vicolo dell’acciaio», zeppo dicasermoni, lamentazioni, vuotiumani a perdere, cancri e illusioni

spezzate. Figlio del mitico Genera-le, Mino tenta la sorte di una fugaattraverso lo studio, per evitare laprevedibile rotta verso il fumo del-le ciminiere, la catarsi dei sogni, lafine in un letto di dolore.

Ma il vicolo dell’acciaio è un de-lirante luogo dell’anima che instil-la dubbi, ti spinge ad arrenderti aldelirio quotidiano, tra cerimoniefunebri collettive con il logoranterito del «consolo», l'amore per la

bella Isa - orfana del povero Trot-tola giustiziato dalla fabbrica -, ilcazzeggio nel quartiere tra i «ge-chi» appollaiati contro i muri astordirsi di birra, il tifo per il Ta-ranto: una connessione di provvi-sorietà che diventa famiglia, mo-do d'essere, apatia appiccicosa.Con un linguaggio come sempregranitico, pantagruelico, una sor-ta di enorme rutto italo-dialettaleche spurga malesseri e bestem-

mie, sudori e piaceri, Argentinatiene in piedi una costruzione soli-da, l'unica in mezzo alla devasta-zione che circonda invece i suoiprotagonisti.

Il tema del Sud è sempre quel-lo, una disperazione secolaresmarcata dalla volontà di rimane-re comunque identici a se stessi, ein questa lotta verso un cambia-mento agognato ma impossibile,Mino è fatalmente destinato a soc-combere, perché il «vicolo dell’ac-ciaio» è fatto di una sostanza avvi-luppante che frantuma i sogni, an-nebbia le speranze, riempie il cer-vello e i polmoni di morte.

Ancora una volta Cosimo Ar-gentina si dimostra il nostro piùvero e credibile narratore sociale,uno che sa parlare alle budella dellettore, che colpisce nel segno per-ché la vita non è un romanzo - me-no che mai in queste stagioni di al-luvioni fisiche e morali - e se lo è,non regala comunque un illusoriolieto fine. Semmai, lascia capireche da certe realtà non c'è scam-po, se non in un eterno ripetersidella rassegnazione,del dolore.

Da Gogol a D’Annunzio,da Capote a Arbasino:in due saggi, lo stilecome lente per rileggeregrandi opere di narrativa

Roma-Berlinoa fari spentinella droga

E’ un pifferaiomagico il fumodelle ciminiere

Sembrava soltanto un gioco: elegante fin che si vuole,sapiente, ma un gioco. Era il 1988 e Claudio Magrispubblicava il suo primo testo drammatico: Stadel-

mann, messo subito in scena dallo Stabile di Trieste. Queldramma affollato di personaggi ed enucleato intorno alla fi-gura enigmatica di colui che era stato il servitore-segreta-rio di Goethe pareva l’inatteso «divertissement» di un ger-manista che fino ad allora aveva meritato un ampio succes-so con squisiti studi sulla Mitteleuropa absburgica. Poi tut-to si chiarì. La «deviazione» di Magris apriva in realtà unpercorso parallelo, diventava un esercizio intimo e di vena-tura notturna. Con metodo, il germanista veniva creandoun mondo di parole, di situazioni, di gesti, che avrebbe fini-to per acquistare un suo autonomo peso specifico.

Ed eccolo, il suo mondo a par-te. Garzanti lo ha riepilogato inun volume, Teatro, che accoglie lecinque opere teatrali fin qui com-poste. Oltre al capostipite Stadel-mann troviamo Le Voci, Essere giàstati, La mostra e il più recenteLei dunque capirà. Cinque pezzi di-versi nella struttura e nel linguag-gio, ma obbedienti ad un’unica vi-sione poetica che l’autore sembraavere della vita, della memoria,dell’essere e dell’essere stati.

Nella circostanziata prefazio-ne, Guido Davico Bonino parla di«drammaturgia del disagio». Masarà davvero questa, la chiave?

Stadelmann è il piccolo uomoche sopravvive al grande uomo enon è detto che, nella sua lungadevozione, ne abbia compreso ocondiviso i pensieri. Al centro deLa mostra c’è un pittore ormaimorto che gli amici fanno riviverecon i loro discorsi. Nelle Voci untelefonista dice di essere perse-

guitato da ciò che è costretto a subire quotidianamente: le vociappunto. Essere già stati ci fa conoscere un grande chitarristache, per un disturbo alla mano, non riesce più a suonare il pro-prio strumento e perciò, non contentandosi di ricordare quelche è stato, la fa finita. Lei dunque capirà rovescia il mito di Or-feo e Euridice. Adesso è la donna a respingere l’uomo che erasceso da lei non per salvarla ma per essere salvato.

Sicuramente da queste opere affiora un disagio del vivere odel sopravvivere. Ma quel che forse conta di più è il conflittotra passato e presente: un bing bang psicologico che poi gene-ra beatitudine o disagio. Di questo scontro Magris si pone alcentro e lì, nel magma, senza che quasi ce ne accorgiamo, ciconduce e ci abbandona con dolcezza e strazio.

TEATRO, OPERA LIRICA, CINEMA

Zeffirelli vestito a lusso= Ripercorrere più di cinquant'anni di attività di un registacome Franco Zeffirelli, soprattutto se lo si fa attraverso unaserie di testi critici illuminanti e una quantità di illustrazionispesso rare e inedite, è certamente un viaggio interessante eper molti versi stimolante. È quanto ci offre il volume edito daDeAgostini in una veste molto elegante, addiritturasontuosa: Franco Zeffirelli. L'opera completa (a cura di C.Napoleone, pp. 511, € 120). Come scrive lo stesso Zeffirellinella prefazione, questo è un libro che «ripercorre la mialunga carriera nei tre diversi generi di spettacolo che hocontemporaneamente frequentato, il teatro, l'opera e il

cinema, attingendo alla documentazione accumulatanel mio archivio in ben più di mezzo secolo di attività». Aleggerlo attentamente, ma anche soltanto a sfogliarlo, cisi immerge via via in un mondo, teatrale ecinematografico, che prende corpo a poco a poco,mostrando non soltanto le variazioni dei tempi e deiluoghi, ma anche e soprattutto una certa continuitàtematica e stilistica, che, a ben guardare, unisce le regieteatrali a quelle cinematografiche, dandoci del «regista»Zeffirelli un'immagine coerente e tutt'altro chesuperficiale. Basti pensare a Romeo e Giulietta messo inscena nel 1960 e al film omonimo del 1968, o alle cinqueregie della Carmen, dal 1956 al 2009. Gianni Rondolino

Esordi «Devozione» e «Roadkill»:vite perse, come i ragazzi dello zoo

Conferme In «Vicolo dell’acciaio»Argentina sonda le piaghe del Sud

pp Daniela Baroncinip LA MODA NELLA LETTERATURA

CONTEMPORANEAp Bruno Mondadori, pp.154, € 16

RACCONTI TRA MONTAGNA E ALTIPIANO

Buzzati e Rigoni Stern in vetta= Dalle vette alpine al microcosmo dell’Altipiano diAsiago, la prosa di due autori come Dino Buzzati eMario Rigoni Stern, considerati i padri della cosiddettaletteratura di montagna, mostra una varietà di sguardirivolti verso le terre alte. A loro sono dedicate dueantologie, che raccolgono le loro opere più «montane».Dino Buzzati riuscì a trasporre la passione perl’alpinismo nella propria professione di giornalistapubblicando sul Corriere della Sera realistici ritratti dialpinisti, avvincenti racconti di ascensioni, tra cuil'indimenticabile commento alla prima scalata

dell’Everest, e piacevoli cronache dalle Olimpiadi diInnsbruck del 1964. Lorenzo Viganò ha raccolto ecurato l’intero corpus di questi articoli in I fuorileggedella montagna. Uomini, cime, imprese. (Mondadori,2 volumi, pp. 582, € 19)Rigoni Stern fu il primo a stupirsi che i suoi raccontiambientati intorno ad Asiago potessero uscire daiconfini dei 7 Comuni e raggiungere un pubblico piùvasto. La Trilogia dell’Altipiano (Einaudi, pp. 378,€ 16)riunisce i tre romanzi Storia di Tönle, L'anno dellavittoria e Le stagioni di Giacomo, scritti a distanza di 17anni, ma intesi come un unico delicato ritratto dellamontagna, del suo popolo e della vita sull’Altipiano. Simone Bobbio

pp Fabiana Giacomottip LA MODA È UN ROMANZOp Cairop pp.302, € 16

DARIO FO, SCRITTO E DISEGNATO

Il mistero buffo del sacro= «Shakespeare e Marlowe, già nel XVI secolo, tantoin scena quanto nella vita, si esprimevano dicendoparolacce...». Come non ascoltarli, e riecheggiarli?Nel loro solco, e à rebours, Dario Fo testimonia, di epocain epoca, che L’osceno è sacro, corredando l’excursuscon 133 suoi disegni (Guanda, pp. 293, € 20, a cura diFranca Rame). Cercando la vita, la sacralità della vita, lasua irripetib ilità, e la sua non addomesticabilità, daApuleio alla Mille e una notte, dalla Commediaall’Aretino: ovvero è infinita «la scienza dello scurrilepoetico» e giocosa è la sessualità.

OSVALDO GUERRIERI

Gli stivali lucidi di JulienSorel, la vestaglia oroe blu di Albertine,i calzini bianchi di Lolitae il ballo di Angelica

pp Claudio Magrisp TEATROp Garzantip pp. 241, € 14

Non è sterilela polveredegli umili

In «Assuntae Alessandro» rievocala madre, energicae concreta, e il padre,fantasioso e distratto

Ma l’ autore rischiadi fagocitare i suoipersonaggicon troppe sottigliezzeargomentative

Con Goethe e Euridiceun big bang tra ieri e oggi

STORIA DI UNA RELIQUIA

Il cappotto di Proust= Riposa al museo Carnavalet, nel Marais, dov’è stataaccolta la camera di Proust tappezzata di sughero. Ilcappotto di Proust è la «storia di un’ossessioneletteraria», quale vive e ricostruisce Lorenza Fuschini perMondadori (pp. 100, € 17), dopo la prima edizione (2008)da Portaparole. Muovendo dal film sulla Recherche cheVisconti desiderò, ma non realizzò, la giornalista dipana (oriavvolge) il gomitolo della reliquia che Proust mai dismise.Un’inchiesta che comincia chez Guérin, proprietario di unafabbrica di profumi, operato di appendicite dal fratello diMarcel, segugio di ogni madeleine appartenuta a Lui.

Moda e letteratura Quando è l’abito a creareil personaggio e il suo mondo immaginario

pp Alberto Asor Rosap ASSUNTA E ALESSANDROp Einaudip pp. 130, € 18

Audrey Hepburn nel film «Colazione da Tiffany», dal racconto di Capote

Un tubino neroper la fata Audrey

Asor Rosa La vita dei genitori, duefra i tanti «anonimi» della Storia

pp Antonella Lattanzip DEVOZIONEp Einaudip pp. 378, € 18,50

pp Helene Hegemannp ROADKILLp trad. di Isabella Amico Di Meanep Einaudi,pp. 210, € 17,50

Il teatro di Magris

pp Cosimo Argentinap VICOLO DELL'ACCIAIOp Fandangop pp.260, € 15

Un disegno di Dario Fo

Scrittori italianiIVTuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA V

Marcel Proust

Cosimo Argentina

Page 6: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

Non se ne può più dell’elmodi Scipio che s’è incinta la testa

Tremende zie, amatissime nonne:vi ho “turlupinate” a Monopoli

Ecco un libro perfetto per leprossime feste; come si dicevaun tempo, divertente e istrutti-

vo. Stefano Bartezzaghi, con l'aiutodei lettori delle sue rubriche, costrui-sce in Non se ne può più, 15 capitoli eun epilogo, la bibbia del tormentone,una collezione condannata per la suastessa natura a essere di continuo ag-giornata, venata da un salutare pessi-mismo. «Non si può immaginare d'ar-restare alcun tormentone con le pro-prie forze. Chi odia i tormentoni puòsolo tacere. Anche collezionarli è uncompromesso, fra l'odio e la teratofi-lia». E' così. «Come quei ragazziniche collezionavano ragni, siamo affa-scinati dal ribrezzo che ci danno lezampette pelose dei tormentoni».

Grazie ai lettori, Bartezzaghi è ingrado di darci classifiche attendibili;il più citato è «assolutamente», il piùodiato è «quant’altro, un ecceteracon il vestito della domenica, com-prato ai grandi magazzini».

Il libro è anche un importante con-tributo allo studio del carattere del-l’Italiano, si veda l'approfondita disa-

mina dell’inciucio e dell’inciucista:«Considerato scaltro come la volpe epreciso come un arciere zen, l'inciuci-sta è in realtà gaffeur e pasticcione.Fa le pentole e giammai i coperchi».

Bartezzaghi è attento alle genealo-gie; il tormentone nasce in letteratu-ra nel Super-Eliogabalo (1969) di Al-berto Arbasino, ma era già in uso nel-l’ambiente della comicità rivistaiola.Il citato «assolutamente» nasce dal-l’esigenza dei doppiatori dall’inglesedi andare in sincrono con l'originale«absolutely yes o no».

Per quanto riguarda l'espressione«E giù risate!» usata per chiudere ilresoconto verbale di un'avventura,l'abbiamo vista segnata a matita da

Cesare Zavattini sulle sue sceneggia-ture a commento di una scena chenelle intenzioni era comica.

Non manca un capitolo, importan-te, sui tormentoni della punteggiatu-ra; un altro sulle frasi matte, l'antite-si in apparenza del tormentone. Perdire: «Muoia Sansone con tutti i figliisterici!»; «Il presidente lanciò unmonitor alla platea». I titoli dei quoti-diani: «Cinese trovato cadavere. E'giallo». Un capitolo è dedicato ai te-sti delle canzoni deformati dal ricor-do: «Dell’elmo di Scipio si è incinta latesta». A proposito del dilagante«macelleria mediatica» inventato daGuido Bertolaso, Bartezzaghi si chie-de perché «mediatico» e non il cor-

retto «mediale» e si risponde perchéè media+enfatico e +drammatico.

Questo è un libro omeopatico per-ché, curando il simile con il simile, fasbollire la rabbia e fa nascere nel let-tore il desiderio di contribuire allacollezione. Segnaliamo uno chef to-scano che, al cliente che desidera sta-re leggero, risponde: «Andrei verso

un concetto pesce». Vorremmo cheentrasse nella collezione il «momen-to» tanto amato dai sindacalisti enon solo: «I trent’anni di reclusionesaranno per l'assassino reo confessoun momento di espiazione».

E tanto per cominciare questo li-bro è per tutti noi allergici ai tormen-toni passati, presenti e futuri, «unmomento di riscatto».

Che bellezza un libro che dà ungodimento quasi fisico, da as-saggiare secondo il capriccio,

da riprendere poi per una lettura con-tinuata, sapendo che in futuro lo si ria-prirà ancora a caso! Un libro che ti en-tra in casa come un amico, piacere or-mai raro. Un libro che sarebbe piaciu-to a Mario Spagnol.

Parlo di Sillabario della memoria.Viaggio sentimentale tra le parole amate,di Federico Roncoroni, autore di alcunegrammatiche di grande successo, stu-dioso di D’Annunzio e Gadda e respon-sabile dell’Archivio di Piero Chiara, suoamico e maestro. Ma qui dismette le ve-sti dello studioso, o meglio le ricopre conun mantello colorato, torna bambinocon la mamma Giannina e il babbo Geo,la sorellina Egea (che a cinque anni stu-pisce tutta la famiglia raccolta a giocarea Monopoli con l’inedita parola «turlupi-nare»), con le tremende zie Jolanda eMaria Mercedes, le amatissime nonnePina e Giuseppina, la bisnonna Mariin...ma anche la maestra Lina, i compagni esoprattutto le compagne di scuola, tracui la mitica «figa con gli ugià», la «figa

con gli occhiali», come i giovani ammira-tori avevano soprannominato una splen-dida compagna che «coniugava nellasua persona fascino e cultura», la sco-perta del sesso e dell’eros.

Temi che scandiscono come un leit-motiv, forse un po’ troppo insistente,tutto il libro (e qui l’autore è memore diun suo precedente volume di liriche, Nel-la deriva del tempo, ES editore), l’emozio-ne nel vedere il primo seno nudo al cine-ma, nel 1960 (Il passaggio del Reno, di Ca-yatte; esperienza analoga alla mia diquattordicenne davanti a quello dellafulgida Marina Vlady della Strega: ricor-do che il film era vietato ai minori e miero sfregato sulle guance una gommarossa per simulare una peluria inesi-

stente, cui la cassiera del cinema Rappi-ni di Bologna finse di credere).

Il libro di Roncoroni apparentemen-te si mette sulla scia di testi «linguistici»o di «storie di parole», come quelli, or-mai antichi, di Leo Pestelli o LucianoSatta, o, altrettanto amabile ma più sto-ricamente e scientificamente struttura-to, Luigi Beccaria; ma anche del Camil-leri del Gioco della mosca e soprattutto diPiero Chiara. Perché attraverso la sto-ria, anche etimologica e letteraria, di182 parole, «parole che nutrono una vi-ta», una specie di lessico personale chesvaria dalle dotte albàsia e nivale alledialettali accabadora e picùndria e cuto-gna e nagotta e fuffa alle infantili pimpìne pipino, l’autore inanella frammenti di

autobiografia, abbozzi di una storia delcostume italiano, indimenticabili figuri-ne di provincia (una per tutti: la «signo-rina Virginia, una settantenne tutta moi-ne e raffinatezze: una signorina ricchis-sima, secca e trasparente come le sueporcellane», che però esplode in un inau-dito «Merd!» quando Roncoroni bambi-no posa «sulla tovaglia verdolina rica-

mata a fiorellini rossi gialli e azzurri» ilcucchiaino sporco di cioccolata). Ma an-che ricordi commoventi, come quellodella mamma malata di Alzheimer.

Un solo sadismo, in un libro così feli-ce: proporre, a p. 80, un rebus micidiale,senza darne la soluzione. Mi ci sonoscervellato, ci sono riuscito. Ma in unprossimo, auspicato seguito, Roncoroninon ci faccia più uno scherzo del genere.

BESTIARIO A FUMETTI PER I BAMBINI

Perché il cucciolo starnazza?= Ma perché il cucciolo George non abbaia come tutti icani ma starnazza come le oche, miagola e muggisce? Lamamma, disperata, lo porta dal veterinario e…. E’ unvolumetto delizioso Abbaia George (Salani, pp. 32, € 10)di Jules Feiffer, maestro di satira e di dolcezza.Il giallista Massimo Carlotto ha scritto su «commissione»del figlioletto Nanni Il Mistero dei Bisonti Scomparsi(Gallucci, pp. 76, € 10): si è inventato questa storia manmano che la raccontava, ogni sera, al bimbo; anzi, con luil'ha riempita di personaggi - come il pony A Volte LentoAltre Volte Più Lento - e di rimandi ad altre storie in un

avvincente viaggio nella fantasia, illustrato da TininMantegazza con un segno sempre fresco fanciullesco.Ancora Gallucci, nella collana che propone canzoni celebri«reinterpretate» da noti fumettisti, con cd allegati,pubblica La Topolino amaranto di Paolo Conte,disegnata da Corrado Mastantuono e Un bimbo sulleone di Adriano Celentano con le illustrazioni di Altan(entrambi pp. 28, € 16.50).E per finire questo nostro giro nello zoo di carta, Simon'sCat in viaggio (Tea, pp.240, € 14): ovvero, le esilarantiavventure del pazzo gatto muto creato dall'ingleseSimon Tofield che spopola in rete: 60 milioni di contattisoltanto su You Tube. Alberto Gedda

Mathilde Kšesinskaja non èstata soltanto una grandeballerina sulla scena del tea-

tro Mariinskij di Pietroburgo a ca-vallo fra 800 e 900. Ma per un bel

po’ di anni fu la padro-na incontrastata del te-atro, capace di fare e di-sfare carriere di funzio-nari imperiali, direttoridi teatro: era statal’amante di Nicola II ne-gli anni prima che di-ventasse zar. E succes-sivamente ha frequen-tato le lenzuola più in-fluenti fra tutti i gran-duchi della corte. Cir-condata di privilegi, ca-pricciosa, vendicativa,ma danzatrice che ri-

spondeva ai canoni della ballerina difine 800, viveva in un palazzo rega-latole da Nicola, fra mobili lussuosie uno stuolo di servitù. Travolta dal-la rivoluzione scappò in Occidentecon i suoi gioielli e l’ultimo grandu-

ca a disposizione. Morì a Parigi ne-gli Anni ’70 del ’900.

Personaggio romanzesco. E infat-ti Adrienne Sharp ci ha ricamato in-torno una vicenda da feuilleton, Laballerina dello zar. La narrazionesi basa su una conoscenza approfon-dita della storia russa di quegli anni

e dell’ambiente della danza: il ballet-to del Mariinskij guidato da MariusPetipa in quell’epoca era al massimosplendore. Di suo la Sharp aggiungeal gateau diversi strati di fiction.

E allora via con corse in trojka,passeggiate fra le betulle, nottid’amore, figli adulterini, grandiosescene nei molti palazzi imperiali, follegelosia nei confronti dell’imperatriceAleksandra. Ecco che l’histoired’amour fra Niki e Mathilde prosegueanche dopo l’incoronazione, ecco unfiglio che per un momento Nicolapensa di sostituire al povero zarevichAlessio emofiliaco e cagionevole, tan-to sono quasi coetanei e somiglianoentrambi al babbo. Ma non manca lastoria come Domenica di sangue del1905, oppure il vortice del 1917. E poile vicende di danza, quando lei inter-preta Nikia nella Bajadera e identifi-ca la perfida rivale in amore Gamzat-ti con Aleksandra.

Madame Kšesinskaja, come moltialtri esuli, (ballerine e coreografi) halasciato un libro di memorie (Souve-nir de la Kshesinska), molto diverten-ti. E se l’editoria italiana avesse unpo’ più di coraggio e cominciasse apubblicare quei libri?

Petronilla è la protagonista lungasecca e stizzosa di una strisciadel Corriere dei piccoli del primo

trentennio del Novecento, nella qualesi diletta a prendere a scappellotti il mi-

te marito Arcibaldo. Vie-ne scelta per il suo carat-terino pepato che vendi-ca due millenni di soprusisulla donna dalla impe-gnata e dotta Amalia Mo-retti Foggia, protofemmi-nista moderata e popola-re, autrice sulla Domenicadel Corriere delle rubrichedi consigli erboristici sot-to il nome di dottor Amal(non si accettano parerimedici di donne: urge unopseudonimo maschile!) eculinari a firma (questa sì

femminile) appunto di Petronilla.In Le voci di Petronilla Roberta

Schira e Alessandra De Vizzi ne assu-mono l'identità trasportando le lettrici,con un linguaggio sciolto e delicato euna dovizia persino eccessiva di dati

storici e sociali, nel suo fantastico mon-do. E' infatti una vita straordinariaquella di Amalia, dottore in scienze na-turali e in medicina, pediatra attiva-mente impegnata nel sociale e impecca-bile padrona di casa nel suo salotto mi-lanese dei primi giovedì del mese, au-tentica open house aperta a letterate co-

me Ada Negri, Grazia Deledda, Matil-de Serao, Margherita Scarfatti e allagrande intellettualità del tempo fino al'47. Ma è anche una vita deliziosamen-te d'antan, che si svolge dalla natiaMantova alle antiche Università di Pa-dova e Bologna e nei loro storici caffè, al-la fervida Firenze, prima sede di lavoroe forieraanch'essa di spunti intellettualie culinari (quanto sono ricche, questecittà, di una cucina evocatrice!) e all'apo-teosi finale a Milano, dove si sviluppanoappieno le idee e gli intenti di Petronilla,che può espandere finalmente il suo la-voro dall'ambiente pur sempre limitatodegli ospedali sociali al milione di lettoridella Domenica del Corriere.

Parlando a così folto pubblico, Ama-lia può svolgere interamente il suo lavo-ro incentrato sulla dignità della donna esul suo benessere, attraversando immu-ne, con grande abilità diplomatica, ilgrettoe pressanteperiodofascista.

Oltre alla sua ricerca di un linguag-gio domestico e vivido, accessibile aquel pubblico di diseredati cui ha dedica-to la propria vita borghese e ad alcunericette, le autrici non ne trascurano idue amori, il primo dei quali è un tristopiemontese, in una Torino satanica. Maquestaè un'altra storia.

Ritorna per l’editore Passigliun classico del genere polizie-sco: Il mistero della camera

gialla dove, come nelle più note se-rie di Conan Doyle, è in scena uno

strano tipo di investiga-tore, un giovanissimoreporter di un quotidia-no francese, dal viso ton-do quanto quello di unabiglia e dalla capacitàd'osservazione inegua-gliabile. Ed esattamen-te come il suo più cele-bre fratello, ha anche luiun alter ego, un Holmesun po’ goffo e semprestupito, un narratore/avvocato incaricato diraccontare le vicende.

Siamo al principio

del Novecento e Leroux non ha anco-ra composto quel romanzo indefini-bile che è Il fantasma dell’opera. E'uno scrittore versatilissimo, capacedi attraversare i generi con grandemaestria, lo dimostra questo piccolo

capolavoro d’invenzione, anche stili-stica. Le storie del giornalista detec-tive Joseph Josephine, detto Roule-tabille, proseguiranno per almeno al-tri dieci titoli ma solo La camera gial-la riuscirà a diventare la matrice delcosiddetto «delitto impossibile».Qui infatti la vittima è una ancor gio-

vane e affascinante signora, figlia diun celebre scienziato, che riesce ascampare al suo assassino dentroad una camera perfettamente sigil-lata. In che modo e quando il colpe-vole si è volatilizzato dalla piccolastanza se tutte le inferriate sonochiuse e la camera non presenta néfinestre né minime aperture, dopoessersi introdotto? Solo il buffo Rou-letabille, leggero più di una caricatu-ra, con ironia, pazienza e dedizione,riuscirà a sciogliere il nodo, a distri-care un mistero coperto dalla stessasignora che, a sua volta, è costrettaa nascondere un grave avvenimentodel suo passato.

Il romanzo è stato paragonato a Idelitti della Roue Morgue di Edgar Al-lan Poe per l’ambientazione in unastanza chiusa, ma qui la figura del re-porter ha tale caratura umana, unprofilo talmente speciale unito aduna malinconia soffusa (il ricordosempre presente della Dama in Ne-ro...) da costituire un unicum. InFrancia molte furono le trasposizio-ni cinematografiche e televisive: ciòperò non è bastato a trasformareRouletabille in un eroe popolarequanto altri suoi degni colleghi.

Era prevedibile che EmmiRothner e Leo Leike ripren-dessero a dialogare lasciando-

si dietro una lunga scia di e-mail. Do-po il successo della sua love story

online (Le ho mai raccon-tato del vento del nord,Feltrinelli) il vienneseDaniel Glattauer nonpoteva lasciarsi sfuggi-re un secondo bestsel-ler né ripagare i suoifans con un epilogo sen-za happy end.

Basta realtà virtuali,sex appeal costruito conscaramucce verbali,emozioni a distanza.Via dal display, fuori nel-la vita! E’ l’imperativocategorico del nuovo ro-

manzo, La settima onda, tradottoanch’esso per Feltrinelli dalla bravaLeonella Basiglini, nel quale final-mente i nostri eroi s’incontrano. Piùdi una volta e non solo al caffè, maanche a letto.

Soluzioni prevedibili e irrilevanti.Perché anche in questo libro la verasostanza affatto virtuale si trasfor-ma in realtà, e lo schermo del compu-ter diventa lo spazio tangibile in cuisi avvicendano la mente e il cuore diEmmi e Leo. Tanto che quest’ultimoarriva a dire della sua compagna in-

formatica: «Sei un diario con unafaccia, un corpo, un aspetto fisico».Si scrivono addosso quei due, in ungioco intermittente di finzione e veri-tà, rimozioni e confidenze.

Insomma il puzzle complesso diun flirt che costruisce la realtà con leparole e la piega al proprio volere.Non senza frizioni, silenzi o apparen-ti congedi. Insomma con tutto il re-pertorio di una classica relazione unpo’ ingarbugliata: il marito di lei, lanuova fidanzata di lui, Pamela,un’americana di Boston, dove Leo s’ètrasferito alla fine del primo roman-zo. Figure lontane, proiettate sullosfondo di un colloquio che mantiene,nonostante la formula ripetitiva, fre-schezza, arguzia e intelligenza.

In principio era il verbo, vien dapensare, e lo è fino alla fine, quandoormai gli ostacoli sono superati enulla può opporsi alla «settima on-da», quella più violenta, dell’amorefra Emmi e Leo. Ormai insieme,non perdono il vizietto online: è ras-sicurante e lascia spazio all’immagi-nazione. Sempre che ci sia un Glat-tauer capace di trasformare in rac-conto, anzi in una vera e propriapièce, anche i pensieri più labili.

«UNA FAMIGLIA ITALIANA» CON PAPÀ STENO

Tutti ospiti di casa Vanzina= Non è, ovviamente, soltanto Una famiglia italianaquella raccontata da Stefano Vanzina nel libro cosìintitolato (Mondadori, pp. 160, € 18). Non foss’altroperché, a capo del suo nucleo familiare, c’era papàStefano, in arte Steno, artigiano fra i più prolifici e dotatidella cinematografia indigena lungo tre lustri, aprincipiar dalla fine degli Anni 40 (Guardie e ladri, Totòa colori, Un americano a Roma, Febbre da cavallo); e chei di lui figlioli, Carlo regista ed Enrico sceneggiatore, hanseguito le orme del babbo, esercitandosi con alternesorti nell’arena del cinema popolare nostrano, dalla

metà dei 70 sino ad oggi. Il tono prevalente, nellanarrazione, è la nostalgia, ma senz’ombra distucchevolezza: anzi, abbondano le notazioni fra ildivertito e l’affettuoso, un po’ come accadeva per labiografia di Christian De Sica, Figlio di papà.Negli eventi di casa Vanzina - trattati come in un diario,con i fogli però scompaginati da una vena di gioiosaanarchia -, compaiono personaggi straordinari - Totò,Alberto Sordi, Mario Soldati, Vittorio De Sica, EnnioFlaiano, Mario Monicelli, per citarne solo alcuni - adilluminare scenari di un secolo ormai davvero altro. Estagioni che, a rievocarle, paiono proprio essere le piùappassionanti della nostra vita. Francesco Troiano

GUIDEGOLOSEALLE «COSE BUONE» D’ITALIA

A tavola con Massobrio= Ristoranti, ma non solo. Negozi, boutique,cantine.... Il Golosario 2011 di Paolo Massobrio è unaguida alla cose buone d’Italia (pp. 1019, € 25). Dallaguida generale alle guide particolari: l’una relativa aPiemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Costa Azzurra,l’altra alla Lombardia (ogni volume, € 17,50). Sempre afirma del grand gourmet di Papillon, l’agenda 2011Adesso (€ 23,50). Tutti questi libri da Comunica Edizioni.La storia di ciò che mangiamo, infine, la racconta RenzoPellati (Daniela Piazza editore, pp. 357, € 28): consumi,frodi dei cibi che troviamo in tavola, ricette famose.

pp Roberta Schirae Alessandra De Vizzip LE VOCI DI PETRONILLAp Salani, pp. 269, € 16,80

pp Adrienne Sharpp LA BALLERINA DELLO ZARp trad. di R. Vitangelip Neri Pozza, pp. 352, € 17

SERGIOTROMBETTA

pp Daniel Glattauerp LA SETTIMA ONDAp trad. di Leonella Basiglinip Feltrinelli, pp. 189, € 16

pp Gaston Lerouxp IL MISTERO

DELLA CAMERA GIALLAp trad. di S. Cantonip Passigli, pp. 270, € 16,50

BRUNO GAMBAROTTA

MIA PELUSO

CAMILLA VALLETTI

GIANANDREA PICCIOLI

LUIGI FORTE

Un mondo al rovescio, per grandi e piccini

UN’ANTOLOGIAE UN ALBUM FOTOGRAFICO

Gatti da poeti e da biblioteca= Rousseau non accoglieva in casa chi non amasse il gatto,simbolo qual è di libertà. Al felino domestico, musa di poeti, èdedicata l’antologia I gatti lo sapranno (Passigli, pp. 163,€ 14,90). Dal Tasso («Veggio un’altra gattina») a StefanoBenni («O regina del giardino»), da Pessoa a Borges, da Rilkealla Szymborska. Omaggi in versi e omaggi fotografici. PerRizzoli, ecco la galleria Scatto al gatto (€ 16,90), oltre millearistogatti e non (italiani) immortalati dai loro padroni. Infine,di Michèle Sacquin, conservatrice alla Bibliothèque Nationalede France, Gatti di biblioteca (Officina Libraira, pp. 207,€ 20): in posa per Baudelaire, Picasso, Colette & C.

Ultime strenneVITuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA VII

Stefano Bartezzaghi

A Pietroburgo la danzatriceche fece girare la testa allo Zar

Federico Roncoroni

La femminista Petronillavendica due millenni di soprusi

Un “delitto impossibile”per il buffo Rouletabille

Emmi e Leo ormai insiemenon perdono il vizietto online

pp Federico Roncoronip SILLABARIO

DELLA MEMORIAp Salani, pp. 300, € 15

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pp Stefano Bartezzaghip NON SE NE PUÒ PIÙ

IL LIBRO DEI TORMENTONIp Mondadori, pp. 257, € 17

«La settima onda»:torna la passionefra gli eroi di Glattauer,nonostante il marito di leie la fidanzata di lui

«Il mistero della cameragialla» di Gaston Leroux:una signora scampa al suoassassino, come e quandoil colpevole si è volatilizzato?

La collezione di StefanoBartezzaghi, un contributo(anche) allo studiodel carattere italiano: si vedaalla voce inciucio-inciucista

Il viaggio sentimentaletra le parole amate di FedericoRoncoroni, allievo di Chiara:un lessico famigliare cheha sesso e eros come leitmotiv

Cose da matti E se un bel giorno al circo fossero il leone,l’orso e l’elefante a far ballare il domatore, il giocoliere e ilclown. E’ una delle tavole nel Mondo matto inventato daAtak (Orecchio acerbo, pp. 32, € 15), visioni alternativeper «grandi e piccini», un invito ad immaginare comemolte cose potrebbero andar più dritte se fossero messe alrovescio. Sarebbe poi così male se la lepre sparasse al

cacciatore, il topo inseguisse il gatto, Cappuccetto rossodivorasse il lupo, il bambino imboccasse la mamma, ilbarbone facesse l’elemosina al banchiere accattone, senzapiù bonus? Fantasia e ironia sono buone medicine, comeconferma un altro titolo per bambini di Orecchio acerbo Ilgrande Alfredo di Spider (pp. 44, € 15), storia di unclown che guarisce con l’allegria.

La bibbia del tormentone

Un ballo da feuilleton

La love story nata in Rete

La domenica delle donne

Una foto da «Scatto al gatto»

Il giornalista detective

Paolo Massobrio

La rubrica di cucinadi Amalia Moretti Foggia,scienziata e amica di AdaNegri e Grazia Deledda,nella Milano primo ’900

Mathilde Kšesinskaja,stella del teatro Mariinskije amante (non soltanto)del futuro Nicola II,travolta dalla Rivoluzione

Il sillabario della memoria

Page 7: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

Non se ne può più dell’elmodi Scipio che s’è incinta la testa

Tremende zie, amatissime nonne:vi ho “turlupinate” a Monopoli

Ecco un libro perfetto per leprossime feste; come si dicevaun tempo, divertente e istrutti-

vo. Stefano Bartezzaghi, con l'aiutodei lettori delle sue rubriche, costrui-sce in Non se ne può più, 15 capitoli eun epilogo, la bibbia del tormentone,una collezione condannata per la suastessa natura a essere di continuo ag-giornata, venata da un salutare pessi-mismo. «Non si può immaginare d'ar-restare alcun tormentone con le pro-prie forze. Chi odia i tormentoni puòsolo tacere. Anche collezionarli è uncompromesso, fra l'odio e la teratofi-lia». E' così. «Come quei ragazziniche collezionavano ragni, siamo affa-scinati dal ribrezzo che ci danno lezampette pelose dei tormentoni».

Grazie ai lettori, Bartezzaghi è ingrado di darci classifiche attendibili;il più citato è «assolutamente», il piùodiato è «quant’altro, un ecceteracon il vestito della domenica, com-prato ai grandi magazzini».

Il libro è anche un importante con-tributo allo studio del carattere del-l’Italiano, si veda l'approfondita disa-

mina dell’inciucio e dell’inciucista:«Considerato scaltro come la volpe epreciso come un arciere zen, l'inciuci-sta è in realtà gaffeur e pasticcione.Fa le pentole e giammai i coperchi».

Bartezzaghi è attento alle genealo-gie; il tormentone nasce in letteratu-ra nel Super-Eliogabalo (1969) di Al-berto Arbasino, ma era già in uso nel-l’ambiente della comicità rivistaiola.Il citato «assolutamente» nasce dal-l’esigenza dei doppiatori dall’inglesedi andare in sincrono con l'originale«absolutely yes o no».

Per quanto riguarda l'espressione«E giù risate!» usata per chiudere ilresoconto verbale di un'avventura,l'abbiamo vista segnata a matita da

Cesare Zavattini sulle sue sceneggia-ture a commento di una scena chenelle intenzioni era comica.

Non manca un capitolo, importan-te, sui tormentoni della punteggiatu-ra; un altro sulle frasi matte, l'antite-si in apparenza del tormentone. Perdire: «Muoia Sansone con tutti i figliisterici!»; «Il presidente lanciò unmonitor alla platea». I titoli dei quoti-diani: «Cinese trovato cadavere. E'giallo». Un capitolo è dedicato ai te-sti delle canzoni deformati dal ricor-do: «Dell’elmo di Scipio si è incinta latesta». A proposito del dilagante«macelleria mediatica» inventato daGuido Bertolaso, Bartezzaghi si chie-de perché «mediatico» e non il cor-

retto «mediale» e si risponde perchéè media+enfatico e +drammatico.

Questo è un libro omeopatico per-ché, curando il simile con il simile, fasbollire la rabbia e fa nascere nel let-tore il desiderio di contribuire allacollezione. Segnaliamo uno chef to-scano che, al cliente che desidera sta-re leggero, risponde: «Andrei verso

un concetto pesce». Vorremmo cheentrasse nella collezione il «momen-to» tanto amato dai sindacalisti enon solo: «I trent’anni di reclusionesaranno per l'assassino reo confessoun momento di espiazione».

E tanto per cominciare questo li-bro è per tutti noi allergici ai tormen-toni passati, presenti e futuri, «unmomento di riscatto».

Che bellezza un libro che dà ungodimento quasi fisico, da as-saggiare secondo il capriccio,

da riprendere poi per una lettura con-tinuata, sapendo che in futuro lo si ria-prirà ancora a caso! Un libro che ti en-tra in casa come un amico, piacere or-mai raro. Un libro che sarebbe piaciu-to a Mario Spagnol.

Parlo di Sillabario della memoria.Viaggio sentimentale tra le parole amate,di Federico Roncoroni, autore di alcunegrammatiche di grande successo, stu-dioso di D’Annunzio e Gadda e respon-sabile dell’Archivio di Piero Chiara, suoamico e maestro. Ma qui dismette le ve-sti dello studioso, o meglio le ricopre conun mantello colorato, torna bambinocon la mamma Giannina e il babbo Geo,la sorellina Egea (che a cinque anni stu-pisce tutta la famiglia raccolta a giocarea Monopoli con l’inedita parola «turlupi-nare»), con le tremende zie Jolanda eMaria Mercedes, le amatissime nonnePina e Giuseppina, la bisnonna Mariin...ma anche la maestra Lina, i compagni esoprattutto le compagne di scuola, tracui la mitica «figa con gli ugià», la «figa

con gli occhiali», come i giovani ammira-tori avevano soprannominato una splen-dida compagna che «coniugava nellasua persona fascino e cultura», la sco-perta del sesso e dell’eros.

Temi che scandiscono come un leit-motiv, forse un po’ troppo insistente,tutto il libro (e qui l’autore è memore diun suo precedente volume di liriche, Nel-la deriva del tempo, ES editore), l’emozio-ne nel vedere il primo seno nudo al cine-ma, nel 1960 (Il passaggio del Reno, di Ca-yatte; esperienza analoga alla mia diquattordicenne davanti a quello dellafulgida Marina Vlady della Strega: ricor-do che il film era vietato ai minori e miero sfregato sulle guance una gommarossa per simulare una peluria inesi-

stente, cui la cassiera del cinema Rappi-ni di Bologna finse di credere).

Il libro di Roncoroni apparentemen-te si mette sulla scia di testi «linguistici»o di «storie di parole», come quelli, or-mai antichi, di Leo Pestelli o LucianoSatta, o, altrettanto amabile ma più sto-ricamente e scientificamente struttura-to, Luigi Beccaria; ma anche del Camil-leri del Gioco della mosca e soprattutto diPiero Chiara. Perché attraverso la sto-ria, anche etimologica e letteraria, di182 parole, «parole che nutrono una vi-ta», una specie di lessico personale chesvaria dalle dotte albàsia e nivale alledialettali accabadora e picùndria e cuto-gna e nagotta e fuffa alle infantili pimpìne pipino, l’autore inanella frammenti di

autobiografia, abbozzi di una storia delcostume italiano, indimenticabili figuri-ne di provincia (una per tutti: la «signo-rina Virginia, una settantenne tutta moi-ne e raffinatezze: una signorina ricchis-sima, secca e trasparente come le sueporcellane», che però esplode in un inau-dito «Merd!» quando Roncoroni bambi-no posa «sulla tovaglia verdolina rica-

mata a fiorellini rossi gialli e azzurri» ilcucchiaino sporco di cioccolata). Ma an-che ricordi commoventi, come quellodella mamma malata di Alzheimer.

Un solo sadismo, in un libro così feli-ce: proporre, a p. 80, un rebus micidiale,senza darne la soluzione. Mi ci sonoscervellato, ci sono riuscito. Ma in unprossimo, auspicato seguito, Roncoroninon ci faccia più uno scherzo del genere.

BESTIARIO A FUMETTI PER I BAMBINI

Perché il cucciolo starnazza?= Ma perché il cucciolo George non abbaia come tutti icani ma starnazza come le oche, miagola e muggisce? Lamamma, disperata, lo porta dal veterinario e…. E’ unvolumetto delizioso Abbaia George (Salani, pp. 32, € 10)di Jules Feiffer, maestro di satira e di dolcezza.Il giallista Massimo Carlotto ha scritto su «commissione»del figlioletto Nanni Il Mistero dei Bisonti Scomparsi(Gallucci, pp. 76, € 10): si è inventato questa storia manmano che la raccontava, ogni sera, al bimbo; anzi, con luil'ha riempita di personaggi - come il pony A Volte LentoAltre Volte Più Lento - e di rimandi ad altre storie in un

avvincente viaggio nella fantasia, illustrato da TininMantegazza con un segno sempre fresco fanciullesco.Ancora Gallucci, nella collana che propone canzoni celebri«reinterpretate» da noti fumettisti, con cd allegati,pubblica La Topolino amaranto di Paolo Conte,disegnata da Corrado Mastantuono e Un bimbo sulleone di Adriano Celentano con le illustrazioni di Altan(entrambi pp. 28, € 16.50).E per finire questo nostro giro nello zoo di carta, Simon'sCat in viaggio (Tea, pp.240, € 14): ovvero, le esilarantiavventure del pazzo gatto muto creato dall'ingleseSimon Tofield che spopola in rete: 60 milioni di contattisoltanto su You Tube. Alberto Gedda

Mathilde Kšesinskaja non èstata soltanto una grandeballerina sulla scena del tea-

tro Mariinskij di Pietroburgo a ca-vallo fra 800 e 900. Ma per un bel

po’ di anni fu la padro-na incontrastata del te-atro, capace di fare e di-sfare carriere di funzio-nari imperiali, direttoridi teatro: era statal’amante di Nicola II ne-gli anni prima che di-ventasse zar. E succes-sivamente ha frequen-tato le lenzuola più in-fluenti fra tutti i gran-duchi della corte. Cir-condata di privilegi, ca-pricciosa, vendicativa,ma danzatrice che ri-

spondeva ai canoni della ballerina difine 800, viveva in un palazzo rega-latole da Nicola, fra mobili lussuosie uno stuolo di servitù. Travolta dal-la rivoluzione scappò in Occidentecon i suoi gioielli e l’ultimo grandu-

ca a disposizione. Morì a Parigi ne-gli Anni ’70 del ’900.

Personaggio romanzesco. E infat-ti Adrienne Sharp ci ha ricamato in-torno una vicenda da feuilleton, Laballerina dello zar. La narrazionesi basa su una conoscenza approfon-dita della storia russa di quegli anni

e dell’ambiente della danza: il ballet-to del Mariinskij guidato da MariusPetipa in quell’epoca era al massimosplendore. Di suo la Sharp aggiungeal gateau diversi strati di fiction.

E allora via con corse in trojka,passeggiate fra le betulle, nottid’amore, figli adulterini, grandiosescene nei molti palazzi imperiali, follegelosia nei confronti dell’imperatriceAleksandra. Ecco che l’histoired’amour fra Niki e Mathilde prosegueanche dopo l’incoronazione, ecco unfiglio che per un momento Nicolapensa di sostituire al povero zarevichAlessio emofiliaco e cagionevole, tan-to sono quasi coetanei e somiglianoentrambi al babbo. Ma non manca lastoria come Domenica di sangue del1905, oppure il vortice del 1917. E poile vicende di danza, quando lei inter-preta Nikia nella Bajadera e identifi-ca la perfida rivale in amore Gamzat-ti con Aleksandra.

Madame Kšesinskaja, come moltialtri esuli, (ballerine e coreografi) halasciato un libro di memorie (Souve-nir de la Kshesinska), molto diverten-ti. E se l’editoria italiana avesse unpo’ più di coraggio e cominciasse apubblicare quei libri?

Petronilla è la protagonista lungasecca e stizzosa di una strisciadel Corriere dei piccoli del primo

trentennio del Novecento, nella qualesi diletta a prendere a scappellotti il mi-

te marito Arcibaldo. Vie-ne scelta per il suo carat-terino pepato che vendi-ca due millenni di soprusisulla donna dalla impe-gnata e dotta Amalia Mo-retti Foggia, protofemmi-nista moderata e popola-re, autrice sulla Domenicadel Corriere delle rubrichedi consigli erboristici sot-to il nome di dottor Amal(non si accettano parerimedici di donne: urge unopseudonimo maschile!) eculinari a firma (questa sì

femminile) appunto di Petronilla.In Le voci di Petronilla Roberta

Schira e Alessandra De Vizzi ne assu-mono l'identità trasportando le lettrici,con un linguaggio sciolto e delicato euna dovizia persino eccessiva di dati

storici e sociali, nel suo fantastico mon-do. E' infatti una vita straordinariaquella di Amalia, dottore in scienze na-turali e in medicina, pediatra attiva-mente impegnata nel sociale e impecca-bile padrona di casa nel suo salotto mi-lanese dei primi giovedì del mese, au-tentica open house aperta a letterate co-

me Ada Negri, Grazia Deledda, Matil-de Serao, Margherita Scarfatti e allagrande intellettualità del tempo fino al'47. Ma è anche una vita deliziosamen-te d'antan, che si svolge dalla natiaMantova alle antiche Università di Pa-dova e Bologna e nei loro storici caffè, al-la fervida Firenze, prima sede di lavoroe forieraanch'essa di spunti intellettualie culinari (quanto sono ricche, questecittà, di una cucina evocatrice!) e all'apo-teosi finale a Milano, dove si sviluppanoappieno le idee e gli intenti di Petronilla,che può espandere finalmente il suo la-voro dall'ambiente pur sempre limitatodegli ospedali sociali al milione di lettoridella Domenica del Corriere.

Parlando a così folto pubblico, Ama-lia può svolgere interamente il suo lavo-ro incentrato sulla dignità della donna esul suo benessere, attraversando immu-ne, con grande abilità diplomatica, ilgrettoe pressanteperiodofascista.

Oltre alla sua ricerca di un linguag-gio domestico e vivido, accessibile aquel pubblico di diseredati cui ha dedica-to la propria vita borghese e ad alcunericette, le autrici non ne trascurano idue amori, il primo dei quali è un tristopiemontese, in una Torino satanica. Maquestaè un'altra storia.

Ritorna per l’editore Passigliun classico del genere polizie-sco: Il mistero della camera

gialla dove, come nelle più note se-rie di Conan Doyle, è in scena uno

strano tipo di investiga-tore, un giovanissimoreporter di un quotidia-no francese, dal viso ton-do quanto quello di unabiglia e dalla capacitàd'osservazione inegua-gliabile. Ed esattamen-te come il suo più cele-bre fratello, ha anche luiun alter ego, un Holmesun po’ goffo e semprestupito, un narratore/avvocato incaricato diraccontare le vicende.

Siamo al principio

del Novecento e Leroux non ha anco-ra composto quel romanzo indefini-bile che è Il fantasma dell’opera. E'uno scrittore versatilissimo, capacedi attraversare i generi con grandemaestria, lo dimostra questo piccolo

capolavoro d’invenzione, anche stili-stica. Le storie del giornalista detec-tive Joseph Josephine, detto Roule-tabille, proseguiranno per almeno al-tri dieci titoli ma solo La camera gial-la riuscirà a diventare la matrice delcosiddetto «delitto impossibile».Qui infatti la vittima è una ancor gio-

vane e affascinante signora, figlia diun celebre scienziato, che riesce ascampare al suo assassino dentroad una camera perfettamente sigil-lata. In che modo e quando il colpe-vole si è volatilizzato dalla piccolastanza se tutte le inferriate sonochiuse e la camera non presenta néfinestre né minime aperture, dopoessersi introdotto? Solo il buffo Rou-letabille, leggero più di una caricatu-ra, con ironia, pazienza e dedizione,riuscirà a sciogliere il nodo, a distri-care un mistero coperto dalla stessasignora che, a sua volta, è costrettaa nascondere un grave avvenimentodel suo passato.

Il romanzo è stato paragonato a Idelitti della Roue Morgue di Edgar Al-lan Poe per l’ambientazione in unastanza chiusa, ma qui la figura del re-porter ha tale caratura umana, unprofilo talmente speciale unito aduna malinconia soffusa (il ricordosempre presente della Dama in Ne-ro...) da costituire un unicum. InFrancia molte furono le trasposizio-ni cinematografiche e televisive: ciòperò non è bastato a trasformareRouletabille in un eroe popolarequanto altri suoi degni colleghi.

Era prevedibile che EmmiRothner e Leo Leike ripren-dessero a dialogare lasciando-

si dietro una lunga scia di e-mail. Do-po il successo della sua love story

online (Le ho mai raccon-tato del vento del nord,Feltrinelli) il vienneseDaniel Glattauer nonpoteva lasciarsi sfuggi-re un secondo bestsel-ler né ripagare i suoifans con un epilogo sen-za happy end.

Basta realtà virtuali,sex appeal costruito conscaramucce verbali,emozioni a distanza.Via dal display, fuori nel-la vita! E’ l’imperativocategorico del nuovo ro-

manzo, La settima onda, tradottoanch’esso per Feltrinelli dalla bravaLeonella Basiglini, nel quale final-mente i nostri eroi s’incontrano. Piùdi una volta e non solo al caffè, maanche a letto.

Soluzioni prevedibili e irrilevanti.Perché anche in questo libro la verasostanza affatto virtuale si trasfor-ma in realtà, e lo schermo del compu-ter diventa lo spazio tangibile in cuisi avvicendano la mente e il cuore diEmmi e Leo. Tanto che quest’ultimoarriva a dire della sua compagna in-

formatica: «Sei un diario con unafaccia, un corpo, un aspetto fisico».Si scrivono addosso quei due, in ungioco intermittente di finzione e veri-tà, rimozioni e confidenze.

Insomma il puzzle complesso diun flirt che costruisce la realtà con leparole e la piega al proprio volere.Non senza frizioni, silenzi o apparen-ti congedi. Insomma con tutto il re-pertorio di una classica relazione unpo’ ingarbugliata: il marito di lei, lanuova fidanzata di lui, Pamela,un’americana di Boston, dove Leo s’ètrasferito alla fine del primo roman-zo. Figure lontane, proiettate sullosfondo di un colloquio che mantiene,nonostante la formula ripetitiva, fre-schezza, arguzia e intelligenza.

In principio era il verbo, vien dapensare, e lo è fino alla fine, quandoormai gli ostacoli sono superati enulla può opporsi alla «settima on-da», quella più violenta, dell’amorefra Emmi e Leo. Ormai insieme,non perdono il vizietto online: è ras-sicurante e lascia spazio all’immagi-nazione. Sempre che ci sia un Glat-tauer capace di trasformare in rac-conto, anzi in una vera e propriapièce, anche i pensieri più labili.

«UNA FAMIGLIA ITALIANA» CON PAPÀ STENO

Tutti ospiti di casa Vanzina= Non è, ovviamente, soltanto Una famiglia italianaquella raccontata da Stefano Vanzina nel libro cosìintitolato (Mondadori, pp. 160, € 18). Non foss’altroperché, a capo del suo nucleo familiare, c’era papàStefano, in arte Steno, artigiano fra i più prolifici e dotatidella cinematografia indigena lungo tre lustri, aprincipiar dalla fine degli Anni 40 (Guardie e ladri, Totòa colori, Un americano a Roma, Febbre da cavallo); e chei di lui figlioli, Carlo regista ed Enrico sceneggiatore, hanseguito le orme del babbo, esercitandosi con alternesorti nell’arena del cinema popolare nostrano, dalla

metà dei 70 sino ad oggi. Il tono prevalente, nellanarrazione, è la nostalgia, ma senz’ombra distucchevolezza: anzi, abbondano le notazioni fra ildivertito e l’affettuoso, un po’ come accadeva per labiografia di Christian De Sica, Figlio di papà.Negli eventi di casa Vanzina - trattati come in un diario,con i fogli però scompaginati da una vena di gioiosaanarchia -, compaiono personaggi straordinari - Totò,Alberto Sordi, Mario Soldati, Vittorio De Sica, EnnioFlaiano, Mario Monicelli, per citarne solo alcuni - adilluminare scenari di un secolo ormai davvero altro. Estagioni che, a rievocarle, paiono proprio essere le piùappassionanti della nostra vita. Francesco Troiano

GUIDEGOLOSEALLE «COSE BUONE» D’ITALIA

A tavola con Massobrio= Ristoranti, ma non solo. Negozi, boutique,cantine.... Il Golosario 2011 di Paolo Massobrio è unaguida alla cose buone d’Italia (pp. 1019, € 25). Dallaguida generale alle guide particolari: l’una relativa aPiemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Costa Azzurra,l’altra alla Lombardia (ogni volume, € 17,50). Sempre afirma del grand gourmet di Papillon, l’agenda 2011Adesso (€ 23,50). Tutti questi libri da Comunica Edizioni.La storia di ciò che mangiamo, infine, la racconta RenzoPellati (Daniela Piazza editore, pp. 357, € 28): consumi,frodi dei cibi che troviamo in tavola, ricette famose.

pp Roberta Schirae Alessandra De Vizzip LE VOCI DI PETRONILLAp Salani, pp. 269, € 16,80

pp Adrienne Sharpp LA BALLERINA DELLO ZARp trad. di R. Vitangelip Neri Pozza, pp. 352, € 17

SERGIOTROMBETTA

pp Daniel Glattauerp LA SETTIMA ONDAp trad. di Leonella Basiglinip Feltrinelli, pp. 189, € 16

pp Gaston Lerouxp IL MISTERO

DELLA CAMERA GIALLAp trad. di S. Cantonip Passigli, pp. 270, € 16,50

BRUNO GAMBAROTTA

MIA PELUSO

CAMILLA VALLETTI

GIANANDREA PICCIOLI

LUIGI FORTE

Un mondo al rovescio, per grandi e piccini

UN’ANTOLOGIAE UN ALBUM FOTOGRAFICO

Gatti da poeti e da biblioteca= Rousseau non accoglieva in casa chi non amasse il gatto,simbolo qual è di libertà. Al felino domestico, musa di poeti, èdedicata l’antologia I gatti lo sapranno (Passigli, pp. 163,€ 14,90). Dal Tasso («Veggio un’altra gattina») a StefanoBenni («O regina del giardino»), da Pessoa a Borges, da Rilkealla Szymborska. Omaggi in versi e omaggi fotografici. PerRizzoli, ecco la galleria Scatto al gatto (€ 16,90), oltre millearistogatti e non (italiani) immortalati dai loro padroni. Infine,di Michèle Sacquin, conservatrice alla Bibliothèque Nationalede France, Gatti di biblioteca (Officina Libraira, pp. 207,€ 20): in posa per Baudelaire, Picasso, Colette & C.

Ultime strenneVITuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA VII

Stefano Bartezzaghi

A Pietroburgo la danzatriceche fece girare la testa allo Zar

Federico Roncoroni

La femminista Petronillavendica due millenni di soprusi

Un “delitto impossibile”per il buffo Rouletabille

Emmi e Leo ormai insiemenon perdono il vizietto online

pp Federico Roncoronip SILLABARIO

DELLA MEMORIAp Salani, pp. 300, € 15

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pp Stefano Bartezzaghip NON SE NE PUÒ PIÙ

IL LIBRO DEI TORMENTONIp Mondadori, pp. 257, € 17

«La settima onda»:torna la passionefra gli eroi di Glattauer,nonostante il marito di leie la fidanzata di lui

«Il mistero della cameragialla» di Gaston Leroux:una signora scampa al suoassassino, come e quandoil colpevole si è volatilizzato?

La collezione di StefanoBartezzaghi, un contributo(anche) allo studiodel carattere italiano: si vedaalla voce inciucio-inciucista

Il viaggio sentimentaletra le parole amate di FedericoRoncoroni, allievo di Chiara:un lessico famigliare cheha sesso e eros come leitmotiv

Cose da matti E se un bel giorno al circo fossero il leone,l’orso e l’elefante a far ballare il domatore, il giocoliere e ilclown. E’ una delle tavole nel Mondo matto inventato daAtak (Orecchio acerbo, pp. 32, € 15), visioni alternativeper «grandi e piccini», un invito ad immaginare comemolte cose potrebbero andar più dritte se fossero messe alrovescio. Sarebbe poi così male se la lepre sparasse al

cacciatore, il topo inseguisse il gatto, Cappuccetto rossodivorasse il lupo, il bambino imboccasse la mamma, ilbarbone facesse l’elemosina al banchiere accattone, senzapiù bonus? Fantasia e ironia sono buone medicine, comeconferma un altro titolo per bambini di Orecchio acerbo Ilgrande Alfredo di Spider (pp. 44, € 15), storia di unclown che guarisce con l’allegria.

La bibbia del tormentone

Un ballo da feuilleton

La love story nata in Rete

La domenica delle donne

Una foto da «Scatto al gatto»

Il giornalista detective

Paolo Massobrio

La rubrica di cucinadi Amalia Moretti Foggia,scienziata e amica di AdaNegri e Grazia Deledda,nella Milano primo ’900

Mathilde Kšesinskaja,stella del teatro Mariinskije amante (non soltanto)del futuro Nicola II,travolta dalla Rivoluzione

Il sillabario della memoria

Page 8: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

VIVIAMO NEL «MAINSTREAM»

Sempre più ibridi= Se pure, seguendo McLuhan,i media sono messaggi cheestendono le potenzialità delnostro corpo, è anche vero cheessi diffondono immaginaricollettivi, sistemi di valori, formedi potere: quel che, dominandoci,si chiama mainstream. Che non èpoco. Così il giornalista franceseFrédéric Martel ha deciso di girareletteralmente il mondo e condurrein più di trenta paesi 1200interviste ai responsabili cioè ditutto ciò che, attraverso televisionigiornali e internet, vediamo epensiamo quotidianamente . Lasua inchiesta Mainstream non èla solita solfa dellaglobalizzazione,dato che, a contifatti, si ridimensiona sia l'idea diun'americanizzazionedel pianetasia quella di uno scontro fra civiltà.Certo, i contenuti d'informazione,intrattenimento ed educazioneprodotti nei media statunitensiarrivano un po' dovunque nelmondo. Ma sono molto menouniformi di quanto non si pensi: lacultura americana è ibrida comeTex-Mex. E i colossi televisivi arabiin cerca del panislamismo neriprendono alcuni aspetti, come losdolcinato familiarismodisneyano, opposto a quel cultodella violenza e del sesso a tutti icosti che gli arabi detestano. Laguerra mondiale dei contenuti èaperta. [G.M.]

GIANFRANCOMARRONE

Strano destino, quel-lo di Marshall McLuhan. Tragli autori più citati del Nove-cento, aspetta ancora qualcu-no che ne spieghi il portato in-tellettuale. A trent'anni esattidalla sua scomparsa (il 31 di-cembre 1980) e a un secolodalla nascita (2177/1911), devearrivare chi sappia valutarnenon solo l'incidenza teoricama anche il carico morale epolitico, ideologico e religiosodi tutto il suo lavoro.

Tuttavia questo qualcuno,a conti fatti, non arriverà mai.Ed è bene che sia così. Se ungiorno si materializzasse, co-stui finirebbe per riportarel'eccentricità del personaggioMcLuhan entro gabbie inter-pretative che ne svilirebbero ilsenso e il valore. La natura diMarshall McLuhan è infatti,prima di ogni altra cosa, quelladi essere non una persona ma,appunto, un personaggio, un ti-po psicologico, una divertitacaricatura di se stesso. Si po-trebbe dire, per esempio, chequesto acuto autore di libri ce-leberrimi come UnderstandingMedia o La Galassia Gutenberg,questo geniale produttore difortunati slogan teorici (la dif-ferenza fra media caldi e fred-di, l'opposizione fra occhio eorecchio, l'uomo tipografico, ilvillaggio globale e simili) abbialavorato tutta la vita per co-struirsi una cifra personale,una specie di riconoscibilissi-mo marchio di fabbrica. Unostile di scrittura e di pensiero,un modo di esprimersi e di ra-gionare che lo presentasse almondo per quel che, in fondo,ha voluto essere ed è stato: unesploratore, un aruspice, unprovocatore.

Così, mentre affannateschiere di studiosi discutonogli eventuali significati recon-diti della sua proposta teori-ca più nota - il medium è ilmessaggio -, egli scrive un li-

bro intitolato Il medium è il mas-saggio, dove il cambio di vocaleva innanzitutto letto comesberleffo verso la comunità deicolleghi saccenti.

Per McLuhan, i media nonsono strumenti di comunicazio-ne che trasmettono contenuti, oche veicolano informazione, co-me ritengono i più. Essi sono tec-nologie che modificano il corpo,e con esso quegli apparati senso-riali che ci portano ad agire e asentire, a patire, a godere. Unmassaggio continuo, ininterrot-to, penetrante: non necessaria-mente piacevole. I media sonoestensioni del nostro modo di es-sere, protesi che ci consentono

di specializzare i nostri organi. Ilpiede, la mano, l'occhio sono me-dia naturali. L'automobile, la lu-ce elettrica, la stampa sono me-dia artificiali. E tutti lavoranonella stessa direzione: quella dimetterci in una qualche relazio-ne privilegiata con l'ambiente,magnificando nostre sensibilitàe inibendone altre.

Analogamente, sempre sul fi-lo della provocazione, mentre neisuoi scritti esprime un determini-smo tecnologico che sfocia in unmaterialismo radicale, decide diaccostarsi alla confessione catto-lica, facendosi paladino dellaChiesa. La quale dal canto suo, ac-cogliendolo (non senza fatica) nel

grembo, ancora una volta manife-sta il suo interesse strategico neiconfronti della comunicazione edei suoi esiti spirituali e sociali.

In tal modo McLuhan ha po-tuto sviluppare la sua visione delmondo al tempo stesso profeticae storiografica: quella secondocui l'attuale dominio dei mediaelettronici (cinema e televisioneprima di ogni altro) ha portandola società a un radicale neoetnici-smo: dimensione diametralmen-te opposta a quel razionalismoche i media meccanici della mo-dernità, figli della tipografia, ave-vano costituito. Il celebre villag-gio globale è questo: un ritornoai clan su scala planetaria, un ab-bandono di quei media «caldi» (illibro, l'orologio, la macchina)che lasciavano all'individuo unproprio territorio di manovra euna conseguente responsabilitàpersonale. Cosa che lo straordi-nario sviluppo del computer e lapletora dei nuovi media che nederivano, internet in testa, han-no realizzato ancor meglio. Reali-

ty show, marketing tribale, so-cial network, peer to peer, cros-smedialità, Google Earth... tutteclaudicanti epifanie di una profe-zia avveratasi in parziale ritardo.

Così, oggi McLuhan continuaa spiazzare chiunque gli si acco-sti, sfuggendo a ogni operazionedi incasellamento, e dividendo il

pubblico in ammiratori e denigra-tori. È una specie di guida versocui torniamo ogni qualvolta ab-biamo bisogno di chiarimenti peril nostro presente, salvo poi per-derla lungo la strada e trovarci al-trove. Da una parte questo gran-de pensatore canadese è l'inizia-tore geniale degli studi sui media,colui che ha tracciato le direttivedi quelle che oggi si chiamano

scienze della comunicazione.Dall'altra, per una sorta di nietz-schiana inattualità, sembra do-ver ancora arrivare il suo tempo.

Resta da considerare, fra l'al-tro, il suo ostinato amore per learti, la letteratura, la poesia, sianella loro tradizione canonica(Shakespeare è il nome più citato

nelle sue pagine) sia nella rotturadelle avanguardie storiche. Lasua passione per gli aspetti tecno-logici dei media deriva senza'al-tro dai gesti dissacranti di Mari-netti e Duchamp. E per definirela pubblicità usa l'immagine da-daista della sposa meccanica.

Da qui, probabilmente, an-che la sua continua esigenza ditrascendere il dicibile, forzando

il medium della scrittura ad an-dar oltre l'intrinseca linearitàche lo caratterizza. Da una par-te scrive libri su libri, dall'altrone violenta le costrizioni mate-riali, riempiendoli di immagini,montandoli come mosaici di cita-zioni e di segni, facendone mac-chine aperte e plurali che cancel-lano ogni consequenzialità diespressione e di ragionamento. Isuoi testi sono media tiepidi.

Oggi che si parla tanto die-book, il sorriso sornione di Mar-shall McLuhan torna a fare capo-lino. E non sarà l'ultima volta, c'èda scommetterci. Nel frattempopossiamo immaginarlo nella suageniale opera di scassinatore dicasseforti, come amava autodefi-nirsi, esplorando la miriade di ga-dget elettronici che non ha cono-sciuto e che avrebbe certamenteadorato: il computer portatile, iltelefonino, la macchina fotografi-ca digitale, i Cd rom, i Dvd, il Gps,gli Mp3, l'iPod, i tablet, l'iPad...

Il secolo dei media, forse, èdi là da venire.

I TITOLI, GLI ALLIEVI, GLI STUDIOSIMarshallMcLuhanhapubblicatoinnumerevoli libri,moltideiqualiassemblaggidisaggi, intervisteescritti sparsi,presentatiesparitidalmercatoeditorialeitalianoconlamedesimacelerità.Puntidi riferimentiobbligatiper immergersinellasuaoperasonoduevolumideiprimiAnniSessanta:LaGalassiaGutenberg(Armando)eGlistrumentidelcomunicare (pessimotitolo italianoperUnderstandingMedia, Il Saggiatore). Importantianche i testiLasposameccanica,Dalclichéall'archetipoe Ilpaesaggiointeriore (daSugarCo),e leraccolteLetteraturaemetaforedellarealtà,Leradicidelcambiamento,Laculturacomebusiness,La luceeilmezzo,Percezioni, tuttidaArmando,curatidaGianpieroGalameri,autoreanchediunodeipochi testi sistematici sullostudiosocanadese(UnderstandingMcLuhan, Kappaedizioni).Fra isuoinumerosiallievivannosegnalatiquantomenoWalterOng, teoricodellerelazionifraoralitàescrittura,eKerrickDeKerchove,daqualchetempomoltoattivoanchesullascena italiana.Tra ipochi studiosichedanoihannoapprofonditolesuetesi,UmbertoEco(Dallaperiferiadell'impero) ,RenatoBarili (Trapresenzaeassenza),AlbertoAbruzzese(LagrandescimmiaedaultimoControl’Occidente.Alfabetidi tutto ilmondouniamoci, Bevivinoed.).

DAVIDEG. BIANCHI

«Ma abbiamo davve-ro fatto i conti con la cosid-detta “Prima Repubblica”,specie per quanto riguarda irapporti fra i media e la poli-tica?» si chiede Carlo Mar-letti, introducendo il suo li-bro La Repubblica dei media.Diamo per scontato che, sot-to questo profilo, vi sia statauna soluzione di continuitàfra l'Italia del «bipolarismo»e quella precedente: ma è co-sì veramente?

Certo, era poco dinamica,e molto autoreferenziale, lademocrazia «senza alternan-za» della Prima Repubblica.La «mediatizzazione politica»- come dicono gli esperti - erascarsa: Aldo Moro diceva divedere i quotidiani solo neltardo pomeriggio, alla finedella giornata di lavoro; oggi,i leader leggono le «aperture»dei principali giornali a mez-zanotte, e prima di coricarsihanno già dettato le proprie

dichiarazioni che verrannodiffuse il giorno successivo.

Eravamo un'eccezione al-lora, per un verso, sembriamoesserlo oggi, per ragioni oppo-ste. Cerchiamo quindi d'inter-pretare: «Ogni Paese ha lesue anomalie e i suoi parados-si. Il problema è ricondurli aspiegazioni d'ordine più gene-rale», annota Marletti. E anco-ra: «L'eccezionalismo italianonei rapporti tra i media e lapolitica è spiegabile conside-rando il ritardo e il modo squi-librato con cui si è sviluppatoil processo di modernizzazio-ne nel nostro Paese».

A ben vedere, le elezioni

del 18 aprile 1948 furono già unbuon esempio di politica spetta-colo: come dimenticare i mani-festi della Democrazia cristia-na che, alludendo al voto popo-lare, usavano lo slogan «Dio tivede, Stalin no»? Era uno deimodi attraverso cui l'Italia delprimo dopoguerra cercava distemperare le tensioni dellaGuerra Fredda. In ogni caso,l'immobilismo politico non im-pedì al nostro Paese di cresce-re considerevolmente durantegli anni che i francesi chiamanoi «trenta gloriosi» (dalla finedalla guerra alla crisi petrolife-ra del 1973). In questa fase, tut-tavia, la classe politica - «tuttapresa dai propri giochi di pote-re», scrive Marletti - non è sta-ta in grado di cogliere i cambia-menti profondi avvenuti nellasocietà e nel costume. «Vennecosì a formarsi uno scarto cul-

turale che si approfondì negliAnni 80, un decennio allegro econsumista, in cui dominavauna spettacolarizzazione diffu-sa, generata dalla pubblicità edalla commercializzazione del-l’etere», conclude l'autore.

La ricostruzione è persuasi-va. Ma l'analisi dell’opinionepubblica - rapidamente trat-teggiata nell’ultimo capitolo -meriterebbe più spazio. Ognigiorno la stampa estera ci ri-corda che non vi sarebbe al-cun Paese occidentale in cuiun premier potrebbe esserecoinvolto in scandali sessualidella portata di quelli nostranisenza doversi dimettere. Danoi non è così: perché?

Alla fine degli Anni Cinquan-ta il sociologo americano Ed-ward Banfield coniò l'espressio-ne «familismo amorale» per de-scrivere il senso comune di unpiccolo paese della Lucania incui aveva condotto una ricercaempirica (il volume venne pub-blicato in Italia, sempre dal Mu-lino, nel 1976 con il titolo Le basimorali di una società arretrata).La spiegazione che veniva offer-ta era l'arretratezza economi-ca, che diventava ritardo socio-culturale; oggi l'Italia è un altroPaese, sebbene siano ancorapresenti forti squilibri al suo in-terno. Quali argomenti addur-re allora all’alba dei 150 annidell’Unità d’Italia? Non abbia-mo una risposta, ma speriamoche qualcuno la trovi (e che nonsia troppo deprimente).

McLuhan Il teorico del «villaggioglobale», a trent’anni dalla morte

TRA SAGGI E RACCONTI

Marx è vivo= «Marx è vivo» si intitolavaun Oscar Mondadori primi Anni70. Poi Woody Allen, sulla scia diNewsweek, lo commemorò inuna celebre battuta: «Dio èmorto, Marx pure e neanch’iomi sento troppo bene».Ora lostanno resuscitando non sologli studiosi dellaglobalizzazione, lo citanoRatzinger e Ravasi, e pureTremonti. Benvenuta dunque labiografia scritta da FrancisWheen nel 1999, ora tradottada Anna Maria Sioli, Karl Marx.Unavita (ISBN Edizioni, pp.400, € 27): in cui si racconta

soprattutto l’uomo, il carattere,le amicizie, le fatichequotidiane, senza apologia.Il vecchio Karl e la sua «spalla»diventano detective nei raccontidi Dario Piccotti e Alvaro TorchioMarx ed Engels: indagini diclasse (Rubbettino,pp. 187,€ 14): cinque «casi» polizieschiper affrontarenon solo ilclassico delitto ma i «crimini»sociali, mescolando fiction estoria del movimento operaio.Anche il filosofo francese DanielBensaïd rilegge il Capitale«come un romanzo poliziesco»,per spiegare ingranaggi emanovratoridi un capitalismo«in crisi cardiaca», che a suoparerenon può essere riformatoma va «rovesciato»: in Marx,istruzioniper l’uso (Ponte alleGrazie,pp. 252, € 16,50, condisegni di Charb, direttore diCharlie Hebdo).

Sarebbeil magodell’ iPad

Differenze e continuitàtra prima e secondaRepubblica, il ruolodell’opinione pubblica:un’analisi di Marletti

“Dio ti vede”oggi nonfunziona più

NELLE CASE DEL PIACERE, TRA FOTO E VERSI

Ricordando Wanda= Quando l’Italia tollerava... Le Edizioni Kurumuny(www.kurumuny.it) contribuiscono ulteriormente alla ricercadel tempo che fu con un Prezzario della rinomata casa delpiacere (pp. 93, € 11), a cura di Anna Chiriatti e StefanoDonno. Una galleria illustrata di femmes de joie, ciascunaonorata di un verso d’autore, da Verlaine a Gozzano, da Lorcaai Tuareg. Regina tra le regine, Wanda di Addio, Wanda!, illibello pro case chiuse di Montanelli (1956). La storia diWanda. l’ultima maîtresse è raccontata da Claudio Bernieri(Memoranda, pp. 300, € 15). Un viatico per la mostra «Mipiace un casino», a Prarolo (Vc), fino al 31 dicembre.

pp Frédéric Martelp MAINSTREAMp trad. di M. Schianchip Feltrinelli, pp. 440, € 22

Marshall McLuhan morì il 31 dicembre 1980 McLuhan fece la caricatura di se stesso nel film «Io e Annie» di Woody Allen

LE COMICHE KEYSTONE E IL PRINCIPE IN TV

La nascita di Charlot e Totò= Charlot prima di Charlot. Da «Guadagnarsi da vivere»a «I suoi ritrovi amorosi». Per le Edizioni Cineteca diBologna, in 4 dvd e un libro, le prime 34 comicherealizzate da Chaplin tra il febbraio e il dicembre 1914 perla Keystone Company, dieci ore di immagini restaurate:Charlie Chaplin. Le comiche Keystone (€ 29,90,www.cintecadibologna.it). Omaggio a un altro maestrodella comicità, il principe De Curtis, alias Totò. Tutto Totò,2 dvd con quattro episodi da una fortunata serie tv anni‘60: «La scommessa», «Premio Nobel», «Il latitante», «TotòYè Yè» Rizzoli Bur - Rai Trade, € 25).

NAVIGANDO FRA GLI OCEANI

Tempeste e sogni di mare= Libri e colpi di mare. In Abbandonatinellatempestadi Nick Ward e Sinead O’Brien (Nutrimenti,pp. 296, € 16) le onde si sentono davvero. Sono quellepaurosedel Fastnetdel 1979, la regata-mitospazzatavia dalla tempestaperfetta. Una tragedia che è entratanella leggenda dello yachting, con i suoi morti, lebarche abbandonate, i ritiri. Nick c’era e rivive in questepaginequell’ordaliad’acqua e vento. Ma non c’è solo ilricordo, c’è anche la denuncia: i suoi compagni,ritenendolo - forse troppo sbrigativamente - morto,salgonosulla zattera di salvataggioe lo abbandonano

al destinodella barca. Nick sarà tratto in salvo da unelicotterodella Royal Navy, ma dopo aver vissutol’inferno fino in fondo.Del resto, il mare è unaconquista - sostiene Patrick de Kersauson,uno dei piùcelebri velisti francesi, che si racconta in Una vita fra glioceani (Mari Verticali, pp. 250, € 16). Una conquistache non conosceetà. ManfredMarktel, dirigented’industria,ha atteso la pensioneper coronare i suoisognidi navigatore: l’ultimo,Maus. In solitario nelleacqueantartichedella SouthGeorgia (Il Frangente,pp. 224, € 22), nasce sfogliandoun libro dedicato aun’isola ai confini del mondo,proseguesotto il 55˚paralleloe diventa un romanzodi bordo. FabioPozzo

CANTANTI DI IERI E DI OGGI, A VOCE SPIEGATA

Con Jovanotti e Jacques Brel= «Non avrei mai pensato, nella mia vita, di essere uncantante romantico, una specie di crooner percoppiette...». La mia vita è una lunghissima e-mail. Undialogo quotidiano, lungo nove mesi, fra Lorenzo«Jovanotti» Cherubini e Franco Bolelli, cantante rapl’uno, filosofo l’altro. Ed ecco Viva tutto!, per i tipi diAdd editore (pp. 479, € 16), ovvero parliamo di: comenasce un disco, il maschile, il femminile, la cultura pop,come eravamo, come siamo diventati...Scomparso prematuramente, Herbert Pagani è rievocatonell’omonimo volume per Barbès Editore (pp. 286, € 25, a

cura di Rosanna Castellani, cd allegato): canzoni (daAlbergo ore a Ahi, le Hawaii), scritti, disegni, sculture.Un secolo di musica francese lo ripercorre GiangilbertoMonti in Maledetti francesi (NdA press, pp. 316, € 15),ovvero «canti ribelli e vite da chansonnier», che polvere distelle: Charles Trénet e Edith Piaf, Yves Montand e JulietteGréco, Georges Brassens e Jacques Brel, Boris Vian e LéoFérré, Georges Moustaki, Dalida, Barbara, Hallyday...Gli Anni Settanta italiani sognando Woodstock rivivononel cofanetto curato da Matteo Guarnaccia Re Nudopop & altri festival, libro con dvd e cd (VololiberoEdizioni, € 39,90). Tutti i festival che la rivista Re Nudopop promosse fra il 1968 e il 1976, «storico» quello alparco Lambro del ‘74.

Inchiesta

Marx visto da Charb

Personaggio

pp Carlo Marlettip LA REPUBBLICA DEI MEDIAp Il Mulinop pp. 153, € 15

Media e politica Com’è cambiatala comunicazione dei partiti in Italia

Personaggio eccentricoe provocatorio, genialeinventore di slogan:il medium è il messaggioma anche il massaggio

Computer e Internetconfermano la sua tesi:via via i media hannoridotto la responsabilitàpersonale dell’individuo

Una foto da «Prezzario»Charlie Chaplin

Idee e societàVIIITuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA IX

I ricavati netti di questo volume saranno devoluti allaFONDAZIONE LA STAMPA – SPECCHIO DEI TEMPI ONLUSDi

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«Voglio aprire un angolo sul giornale, dove chi ci legge si sentapadrone, un angolo in cui le opinioni si possano confrontaree scontrare. Una rubrica a due colonne nella Cronaca di Torino»

Il meglio della rubrica più antica e più amata diventa un libro.La voce dei lettori attraverso i decenni e le maggiori iniziative di solidarietà.

... da 55 anni la rubrica è una certezza.È qualcosa di intimo, un segno distin-tivo che parla di fiducia e di tradizio-ne. Lo raccontano non solo le letterequotidiane ma anche le sottoscrizioni.Questo libro è un meraviglioso viag-gio nella nostra storia, nei dolori, nellesperanze, nella rabbia, ma soprattuttonella fiducia che i lettori hanno nella pa-rola scritta e nella sua diffusione.

Mario Calabresi

[email protected]

È in edicola al prezzo di € 8,80 in più

Page 9: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.46

VIVIAMO NEL «MAINSTREAM»

Sempre più ibridi= Se pure, seguendo McLuhan,i media sono messaggi cheestendono le potenzialità delnostro corpo, è anche vero cheessi diffondono immaginaricollettivi, sistemi di valori, formedi potere: quel che, dominandoci,si chiama mainstream. Che non èpoco. Così il giornalista franceseFrédéric Martel ha deciso di girareletteralmente il mondo e condurrein più di trenta paesi 1200interviste ai responsabili cioè ditutto ciò che, attraverso televisionigiornali e internet, vediamo epensiamo quotidianamente . Lasua inchiesta Mainstream non èla solita solfa dellaglobalizzazione,dato che, a contifatti, si ridimensiona sia l'idea diun'americanizzazionedel pianetasia quella di uno scontro fra civiltà.Certo, i contenuti d'informazione,intrattenimento ed educazioneprodotti nei media statunitensiarrivano un po' dovunque nelmondo. Ma sono molto menouniformi di quanto non si pensi: lacultura americana è ibrida comeTex-Mex. E i colossi televisivi arabiin cerca del panislamismo neriprendono alcuni aspetti, come losdolcinato familiarismodisneyano, opposto a quel cultodella violenza e del sesso a tutti icosti che gli arabi detestano. Laguerra mondiale dei contenuti èaperta. [G.M.]

GIANFRANCOMARRONE

Strano destino, quel-lo di Marshall McLuhan. Tragli autori più citati del Nove-cento, aspetta ancora qualcu-no che ne spieghi il portato in-tellettuale. A trent'anni esattidalla sua scomparsa (il 31 di-cembre 1980) e a un secolodalla nascita (2177/1911), devearrivare chi sappia valutarnenon solo l'incidenza teoricama anche il carico morale epolitico, ideologico e religiosodi tutto il suo lavoro.

Tuttavia questo qualcuno,a conti fatti, non arriverà mai.Ed è bene che sia così. Se ungiorno si materializzasse, co-stui finirebbe per riportarel'eccentricità del personaggioMcLuhan entro gabbie inter-pretative che ne svilirebbero ilsenso e il valore. La natura diMarshall McLuhan è infatti,prima di ogni altra cosa, quelladi essere non una persona ma,appunto, un personaggio, un ti-po psicologico, una divertitacaricatura di se stesso. Si po-trebbe dire, per esempio, chequesto acuto autore di libri ce-leberrimi come UnderstandingMedia o La Galassia Gutenberg,questo geniale produttore difortunati slogan teorici (la dif-ferenza fra media caldi e fred-di, l'opposizione fra occhio eorecchio, l'uomo tipografico, ilvillaggio globale e simili) abbialavorato tutta la vita per co-struirsi una cifra personale,una specie di riconoscibilissi-mo marchio di fabbrica. Unostile di scrittura e di pensiero,un modo di esprimersi e di ra-gionare che lo presentasse almondo per quel che, in fondo,ha voluto essere ed è stato: unesploratore, un aruspice, unprovocatore.

Così, mentre affannateschiere di studiosi discutonogli eventuali significati recon-diti della sua proposta teori-ca più nota - il medium è ilmessaggio -, egli scrive un li-

bro intitolato Il medium è il mas-saggio, dove il cambio di vocaleva innanzitutto letto comesberleffo verso la comunità deicolleghi saccenti.

Per McLuhan, i media nonsono strumenti di comunicazio-ne che trasmettono contenuti, oche veicolano informazione, co-me ritengono i più. Essi sono tec-nologie che modificano il corpo,e con esso quegli apparati senso-riali che ci portano ad agire e asentire, a patire, a godere. Unmassaggio continuo, ininterrot-to, penetrante: non necessaria-mente piacevole. I media sonoestensioni del nostro modo di es-sere, protesi che ci consentono

di specializzare i nostri organi. Ilpiede, la mano, l'occhio sono me-dia naturali. L'automobile, la lu-ce elettrica, la stampa sono me-dia artificiali. E tutti lavoranonella stessa direzione: quella dimetterci in una qualche relazio-ne privilegiata con l'ambiente,magnificando nostre sensibilitàe inibendone altre.

Analogamente, sempre sul fi-lo della provocazione, mentre neisuoi scritti esprime un determini-smo tecnologico che sfocia in unmaterialismo radicale, decide diaccostarsi alla confessione catto-lica, facendosi paladino dellaChiesa. La quale dal canto suo, ac-cogliendolo (non senza fatica) nel

grembo, ancora una volta manife-sta il suo interesse strategico neiconfronti della comunicazione edei suoi esiti spirituali e sociali.

In tal modo McLuhan ha po-tuto sviluppare la sua visione delmondo al tempo stesso profeticae storiografica: quella secondocui l'attuale dominio dei mediaelettronici (cinema e televisioneprima di ogni altro) ha portandola società a un radicale neoetnici-smo: dimensione diametralmen-te opposta a quel razionalismoche i media meccanici della mo-dernità, figli della tipografia, ave-vano costituito. Il celebre villag-gio globale è questo: un ritornoai clan su scala planetaria, un ab-bandono di quei media «caldi» (illibro, l'orologio, la macchina)che lasciavano all'individuo unproprio territorio di manovra euna conseguente responsabilitàpersonale. Cosa che lo straordi-nario sviluppo del computer e lapletora dei nuovi media che nederivano, internet in testa, han-no realizzato ancor meglio. Reali-

ty show, marketing tribale, so-cial network, peer to peer, cros-smedialità, Google Earth... tutteclaudicanti epifanie di una profe-zia avveratasi in parziale ritardo.

Così, oggi McLuhan continuaa spiazzare chiunque gli si acco-sti, sfuggendo a ogni operazionedi incasellamento, e dividendo il

pubblico in ammiratori e denigra-tori. È una specie di guida versocui torniamo ogni qualvolta ab-biamo bisogno di chiarimenti peril nostro presente, salvo poi per-derla lungo la strada e trovarci al-trove. Da una parte questo gran-de pensatore canadese è l'inizia-tore geniale degli studi sui media,colui che ha tracciato le direttivedi quelle che oggi si chiamano

scienze della comunicazione.Dall'altra, per una sorta di nietz-schiana inattualità, sembra do-ver ancora arrivare il suo tempo.

Resta da considerare, fra l'al-tro, il suo ostinato amore per learti, la letteratura, la poesia, sianella loro tradizione canonica(Shakespeare è il nome più citato

nelle sue pagine) sia nella rotturadelle avanguardie storiche. Lasua passione per gli aspetti tecno-logici dei media deriva senza'al-tro dai gesti dissacranti di Mari-netti e Duchamp. E per definirela pubblicità usa l'immagine da-daista della sposa meccanica.

Da qui, probabilmente, an-che la sua continua esigenza ditrascendere il dicibile, forzando

il medium della scrittura ad an-dar oltre l'intrinseca linearitàche lo caratterizza. Da una par-te scrive libri su libri, dall'altrone violenta le costrizioni mate-riali, riempiendoli di immagini,montandoli come mosaici di cita-zioni e di segni, facendone mac-chine aperte e plurali che cancel-lano ogni consequenzialità diespressione e di ragionamento. Isuoi testi sono media tiepidi.

Oggi che si parla tanto die-book, il sorriso sornione di Mar-shall McLuhan torna a fare capo-lino. E non sarà l'ultima volta, c'èda scommetterci. Nel frattempopossiamo immaginarlo nella suageniale opera di scassinatore dicasseforti, come amava autodefi-nirsi, esplorando la miriade di ga-dget elettronici che non ha cono-sciuto e che avrebbe certamenteadorato: il computer portatile, iltelefonino, la macchina fotografi-ca digitale, i Cd rom, i Dvd, il Gps,gli Mp3, l'iPod, i tablet, l'iPad...

Il secolo dei media, forse, èdi là da venire.

I TITOLI, GLI ALLIEVI, GLI STUDIOSIMarshallMcLuhanhapubblicatoinnumerevoli libri,moltideiqualiassemblaggidisaggi, intervisteescritti sparsi,presentatiesparitidalmercatoeditorialeitalianoconlamedesimacelerità.Puntidi riferimentiobbligatiper immergersinellasuaoperasonoduevolumideiprimiAnniSessanta:LaGalassiaGutenberg(Armando)eGlistrumentidelcomunicare (pessimotitolo italianoperUnderstandingMedia, Il Saggiatore). Importantianche i testiLasposameccanica,Dalclichéall'archetipoe Ilpaesaggiointeriore (daSugarCo),e leraccolteLetteraturaemetaforedellarealtà,Leradicidelcambiamento,Laculturacomebusiness,La luceeilmezzo,Percezioni, tuttidaArmando,curatidaGianpieroGalameri,autoreanchediunodeipochi testi sistematici sullostudiosocanadese(UnderstandingMcLuhan, Kappaedizioni).Fra isuoinumerosiallievivannosegnalatiquantomenoWalterOng, teoricodellerelazionifraoralitàescrittura,eKerrickDeKerchove,daqualchetempomoltoattivoanchesullascena italiana.Tra ipochi studiosichedanoihannoapprofonditolesuetesi,UmbertoEco(Dallaperiferiadell'impero) ,RenatoBarili (Trapresenzaeassenza),AlbertoAbruzzese(LagrandescimmiaedaultimoControl’Occidente.Alfabetidi tutto ilmondouniamoci, Bevivinoed.).

DAVIDEG. BIANCHI

«Ma abbiamo davve-ro fatto i conti con la cosid-detta “Prima Repubblica”,specie per quanto riguarda irapporti fra i media e la poli-tica?» si chiede Carlo Mar-letti, introducendo il suo li-bro La Repubblica dei media.Diamo per scontato che, sot-to questo profilo, vi sia statauna soluzione di continuitàfra l'Italia del «bipolarismo»e quella precedente: ma è co-sì veramente?

Certo, era poco dinamica,e molto autoreferenziale, lademocrazia «senza alternan-za» della Prima Repubblica.La «mediatizzazione politica»- come dicono gli esperti - erascarsa: Aldo Moro diceva divedere i quotidiani solo neltardo pomeriggio, alla finedella giornata di lavoro; oggi,i leader leggono le «aperture»dei principali giornali a mez-zanotte, e prima di coricarsihanno già dettato le proprie

dichiarazioni che verrannodiffuse il giorno successivo.

Eravamo un'eccezione al-lora, per un verso, sembriamoesserlo oggi, per ragioni oppo-ste. Cerchiamo quindi d'inter-pretare: «Ogni Paese ha lesue anomalie e i suoi parados-si. Il problema è ricondurli aspiegazioni d'ordine più gene-rale», annota Marletti. E anco-ra: «L'eccezionalismo italianonei rapporti tra i media e lapolitica è spiegabile conside-rando il ritardo e il modo squi-librato con cui si è sviluppatoil processo di modernizzazio-ne nel nostro Paese».

A ben vedere, le elezioni

del 18 aprile 1948 furono già unbuon esempio di politica spetta-colo: come dimenticare i mani-festi della Democrazia cristia-na che, alludendo al voto popo-lare, usavano lo slogan «Dio tivede, Stalin no»? Era uno deimodi attraverso cui l'Italia delprimo dopoguerra cercava distemperare le tensioni dellaGuerra Fredda. In ogni caso,l'immobilismo politico non im-pedì al nostro Paese di cresce-re considerevolmente durantegli anni che i francesi chiamanoi «trenta gloriosi» (dalla finedalla guerra alla crisi petrolife-ra del 1973). In questa fase, tut-tavia, la classe politica - «tuttapresa dai propri giochi di pote-re», scrive Marletti - non è sta-ta in grado di cogliere i cambia-menti profondi avvenuti nellasocietà e nel costume. «Vennecosì a formarsi uno scarto cul-

turale che si approfondì negliAnni 80, un decennio allegro econsumista, in cui dominavauna spettacolarizzazione diffu-sa, generata dalla pubblicità edalla commercializzazione del-l’etere», conclude l'autore.

La ricostruzione è persuasi-va. Ma l'analisi dell’opinionepubblica - rapidamente trat-teggiata nell’ultimo capitolo -meriterebbe più spazio. Ognigiorno la stampa estera ci ri-corda che non vi sarebbe al-cun Paese occidentale in cuiun premier potrebbe esserecoinvolto in scandali sessualidella portata di quelli nostranisenza doversi dimettere. Danoi non è così: perché?

Alla fine degli Anni Cinquan-ta il sociologo americano Ed-ward Banfield coniò l'espressio-ne «familismo amorale» per de-scrivere il senso comune di unpiccolo paese della Lucania incui aveva condotto una ricercaempirica (il volume venne pub-blicato in Italia, sempre dal Mu-lino, nel 1976 con il titolo Le basimorali di una società arretrata).La spiegazione che veniva offer-ta era l'arretratezza economi-ca, che diventava ritardo socio-culturale; oggi l'Italia è un altroPaese, sebbene siano ancorapresenti forti squilibri al suo in-terno. Quali argomenti addur-re allora all’alba dei 150 annidell’Unità d’Italia? Non abbia-mo una risposta, ma speriamoche qualcuno la trovi (e che nonsia troppo deprimente).

McLuhan Il teorico del «villaggioglobale», a trent’anni dalla morte

TRA SAGGI E RACCONTI

Marx è vivo= «Marx è vivo» si intitolavaun Oscar Mondadori primi Anni70. Poi Woody Allen, sulla scia diNewsweek, lo commemorò inuna celebre battuta: «Dio èmorto, Marx pure e neanch’iomi sento troppo bene».Ora lostanno resuscitando non sologli studiosi dellaglobalizzazione, lo citanoRatzinger e Ravasi, e pureTremonti. Benvenuta dunque labiografia scritta da FrancisWheen nel 1999, ora tradottada Anna Maria Sioli, Karl Marx.Unavita (ISBN Edizioni, pp.400, € 27): in cui si racconta

soprattutto l’uomo, il carattere,le amicizie, le fatichequotidiane, senza apologia.Il vecchio Karl e la sua «spalla»diventano detective nei raccontidi Dario Piccotti e Alvaro TorchioMarx ed Engels: indagini diclasse (Rubbettino,pp. 187,€ 14): cinque «casi» polizieschiper affrontarenon solo ilclassico delitto ma i «crimini»sociali, mescolando fiction estoria del movimento operaio.Anche il filosofo francese DanielBensaïd rilegge il Capitale«come un romanzo poliziesco»,per spiegare ingranaggi emanovratoridi un capitalismo«in crisi cardiaca», che a suoparerenon può essere riformatoma va «rovesciato»: in Marx,istruzioniper l’uso (Ponte alleGrazie,pp. 252, € 16,50, condisegni di Charb, direttore diCharlie Hebdo).

Sarebbeil magodell’ iPad

Differenze e continuitàtra prima e secondaRepubblica, il ruolodell’opinione pubblica:un’analisi di Marletti

“Dio ti vede”oggi nonfunziona più

NELLE CASE DEL PIACERE, TRA FOTO E VERSI

Ricordando Wanda= Quando l’Italia tollerava... Le Edizioni Kurumuny(www.kurumuny.it) contribuiscono ulteriormente alla ricercadel tempo che fu con un Prezzario della rinomata casa delpiacere (pp. 93, € 11), a cura di Anna Chiriatti e StefanoDonno. Una galleria illustrata di femmes de joie, ciascunaonorata di un verso d’autore, da Verlaine a Gozzano, da Lorcaai Tuareg. Regina tra le regine, Wanda di Addio, Wanda!, illibello pro case chiuse di Montanelli (1956). La storia diWanda. l’ultima maîtresse è raccontata da Claudio Bernieri(Memoranda, pp. 300, € 15). Un viatico per la mostra «Mipiace un casino», a Prarolo (Vc), fino al 31 dicembre.

pp Frédéric Martelp MAINSTREAMp trad. di M. Schianchip Feltrinelli, pp. 440, € 22

Marshall McLuhan morì il 31 dicembre 1980 McLuhan fece la caricatura di se stesso nel film «Io e Annie» di Woody Allen

LE COMICHE KEYSTONE E IL PRINCIPE IN TV

La nascita di Charlot e Totò= Charlot prima di Charlot. Da «Guadagnarsi da vivere»a «I suoi ritrovi amorosi». Per le Edizioni Cineteca diBologna, in 4 dvd e un libro, le prime 34 comicherealizzate da Chaplin tra il febbraio e il dicembre 1914 perla Keystone Company, dieci ore di immagini restaurate:Charlie Chaplin. Le comiche Keystone (€ 29,90,www.cintecadibologna.it). Omaggio a un altro maestrodella comicità, il principe De Curtis, alias Totò. Tutto Totò,2 dvd con quattro episodi da una fortunata serie tv anni‘60: «La scommessa», «Premio Nobel», «Il latitante», «TotòYè Yè» Rizzoli Bur - Rai Trade, € 25).

NAVIGANDO FRA GLI OCEANI

Tempeste e sogni di mare= Libri e colpi di mare. In Abbandonatinellatempestadi Nick Ward e Sinead O’Brien (Nutrimenti,pp. 296, € 16) le onde si sentono davvero. Sono quellepaurosedel Fastnetdel 1979, la regata-mitospazzatavia dalla tempestaperfetta. Una tragedia che è entratanella leggenda dello yachting, con i suoi morti, lebarche abbandonate, i ritiri. Nick c’era e rivive in questepaginequell’ordaliad’acqua e vento. Ma non c’è solo ilricordo, c’è anche la denuncia: i suoi compagni,ritenendolo - forse troppo sbrigativamente - morto,salgonosulla zattera di salvataggioe lo abbandonano

al destinodella barca. Nick sarà tratto in salvo da unelicotterodella Royal Navy, ma dopo aver vissutol’inferno fino in fondo.Del resto, il mare è unaconquista - sostiene Patrick de Kersauson,uno dei piùcelebri velisti francesi, che si racconta in Una vita fra glioceani (Mari Verticali, pp. 250, € 16). Una conquistache non conosceetà. ManfredMarktel, dirigented’industria,ha atteso la pensioneper coronare i suoisognidi navigatore: l’ultimo,Maus. In solitario nelleacqueantartichedella SouthGeorgia (Il Frangente,pp. 224, € 22), nasce sfogliandoun libro dedicato aun’isola ai confini del mondo,proseguesotto il 55˚paralleloe diventa un romanzodi bordo. FabioPozzo

CANTANTI DI IERI E DI OGGI, A VOCE SPIEGATA

Con Jovanotti e Jacques Brel= «Non avrei mai pensato, nella mia vita, di essere uncantante romantico, una specie di crooner percoppiette...». La mia vita è una lunghissima e-mail. Undialogo quotidiano, lungo nove mesi, fra Lorenzo«Jovanotti» Cherubini e Franco Bolelli, cantante rapl’uno, filosofo l’altro. Ed ecco Viva tutto!, per i tipi diAdd editore (pp. 479, € 16), ovvero parliamo di: comenasce un disco, il maschile, il femminile, la cultura pop,come eravamo, come siamo diventati...Scomparso prematuramente, Herbert Pagani è rievocatonell’omonimo volume per Barbès Editore (pp. 286, € 25, a

cura di Rosanna Castellani, cd allegato): canzoni (daAlbergo ore a Ahi, le Hawaii), scritti, disegni, sculture.Un secolo di musica francese lo ripercorre GiangilbertoMonti in Maledetti francesi (NdA press, pp. 316, € 15),ovvero «canti ribelli e vite da chansonnier», che polvere distelle: Charles Trénet e Edith Piaf, Yves Montand e JulietteGréco, Georges Brassens e Jacques Brel, Boris Vian e LéoFérré, Georges Moustaki, Dalida, Barbara, Hallyday...Gli Anni Settanta italiani sognando Woodstock rivivononel cofanetto curato da Matteo Guarnaccia Re Nudopop & altri festival, libro con dvd e cd (VololiberoEdizioni, € 39,90). Tutti i festival che la rivista Re Nudopop promosse fra il 1968 e il 1976, «storico» quello alparco Lambro del ‘74.

Inchiesta

Marx visto da Charb

Personaggio

pp Carlo Marlettip LA REPUBBLICA DEI MEDIAp Il Mulinop pp. 153, € 15

Media e politica Com’è cambiatala comunicazione dei partiti in Italia

Personaggio eccentricoe provocatorio, genialeinventore di slogan:il medium è il messaggioma anche il massaggio

Computer e Internetconfermano la sua tesi:via via i media hannoridotto la responsabilitàpersonale dell’individuo

Una foto da «Prezzario»Charlie Chaplin

Idee e societàVIIITuttolibri

GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010LA STAMPA IX

I segni delle stelle: abitudini, affinità e segreti di ogni segno zodiacale.

La Stampa e Gribaudo presentano “I Segni delle Stelle”, una collana di piccoli libriper scoprire tutto sul tuo segno zodiacale e su quello di chi ti sta vicino: dalla psicologiaagli interessi, dallo stile ai gusti culinari. E poi amicizia, sesso, amore, le affinità con glialtri segni, un prezioso glossario dei termini astrologici e una tabella per calcolarelʼascendente e scoprire come può influire sul tuo carattere.

Dal 30 Dicembre in edicola,ogni lunedì e giovedì,a 5 euro in più*

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Distribuito nelle edicole di PIEMONTE, LIGURIA (esclusa SP)e VALLE D'AOSTA. Nel RESTO D'ITALIA su richiesta in edicola (Servizio M-DIS)

*Più il prezzo del quotidiano

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Page 10: Tuttolibri n. 1746 (23-12-2010)

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7

5Appunti diun venditoredi donneFALETTIB.C.DALAI

5559

Saggistica TascabiliNarrativaitaliana

Benvenutinellamia cucinaPARODIVALLARDI

2937

2

Narrativastraniera Varia Ragazzi

42

La cadutadei giganti

FOLLETTMONDADORI

44

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 900 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 12 AL 18 DICEMBRE.

6

I doloridel giovaneWalterLITTIZZETTOMONDADORI

36

1. Il piccolo principe 13SAINT-EXUPERY 7,50 BOMPIANI

2. Lasolitudinedeinumeriprimi 10GIORDANO 13,00 MONDADORI

3. L’ombra del vento 7RUIZ ZAFON 13,00 MONDADORI

4. La bellezza e l’inferno 6SAVIANO 10,00 MONDADORI

5. La biblioteca dei morti 6COOPER 13,00 TEA

6. Gomorra 5SAVIANO 10,00 MONDADORI

7. Il giorno in più 5VOLO 12,00 MONDADORI

8. Mille splendidi soli 5HOSSEINI 12,00 PIEMME

9. Venuto al mondo 5MAZZANTINI 14,00 MONDADORI

10.Maigrete il produttoredivino 4SIMENON 9,00 ADELPHI

100

8Momentidi trascurabilefelicitàPICCOLOEINAUDI

62

Cottoe mangiato

PARODIVALLARDI

10I segretidel Vaticano

AUGIASMONDADORI

Andiamo agli antipodi.Libri per l’estate! «Iread these books within

the sound of a tropical sea», scri-ve sadicamente un critico diThe Australian. Laggiù, là do-ve vorremmo essere in questopreciso momento, cullati dalleonde australi, il bilancio edito-riale dell’anno coincide con i con-sigli per le letture da spiaggia.Laggiù li chiamano elenchiBOTY, Books Of The Year, e na-turalmente c’è dentro un po’ ditutto, tanti americani e moltaAsia così vicina. Stando alleclassifiche, il più venduto è un li-bro per bambini, e poi è pieno diPatricia Cornwell e James Pat-terson e Grisham e Larsson e delLibro dei Guinness che annodopo anno è il bestseller natali-zio. Al secondo posto c’è un ro-manzo australiano, The Planta-tion di Di Morrisey (il secondoDi è il nome proprio di una si-gnora dall’assurda cotonaturabionda, già presentatrice dellativù del mattino, che ha scritto

una ventina di bestseller. Al cen-tro dell’ultimo c’è un segreto di fa-miglia, ovviamente shocking).

E al terzo c’è Lazarus Rising,curioso titolo per le memorie di unuomo politico in effetti risorto piùvolte, ossia il liberale JohnHoward a lungo primo ministro.A proposito di BOTY, questo èstato l’anno dei libri di politica, e

con le sue quasi 50 mila copieHoward smentisce il pregiudizioeditoriale secondo il quale i libridei politici di destra non vendono.Da giugno è premier una donna,laburista, e neanche cinquanten-ne (siamo agli antipodi, in effetti);già due le biografie su di lei.

Quanto alla spiaggia. Qualcu-no, sui giornali, arrischia chel’Odissea è «il libro ideale per levacanze, perché racconta di unviaggio ed è pieno di sirene e se-duttrici». Più ragionevolmente, ilibri per l’estate migliori sembra-no The Penguin Book of theOcean, antologia notevolissima,e The Wave: in Pursuit of theOcean’s Greatest Furies di Su-san Casey, sul surf e la scienza del-le onde e i cambiamenti climatici.C’è anche la storia di un’onda al-ta 524 metri, e della barca di pe-scatori che la affrontò di petto esopravvisse. Metafora di qualco-sa, forse: ma qui nevischia, e nonriusciamo a coglierla, e chiudia-mo l’anno nel desiderio di essereagli antipodi. Auguri.

1. La caduta dei giganti 36FOLLETT 25,00 MONDADORI

2. Io confesso 24GRISHAM 20,00 MONDADORI

3. Le valchirie 13COELHO 18,00 BOMPIANI

4. La lista 12CONNELLY 22,00 PIEMME

5. Solar 11MCEWAN 20,00 EINAUDI

6. Il predicatore 9LÄCKBERG 19,00 MARSILIO

7. La ragazza che rubava le stelle 9BARRY 18,60 GARZANTI

8. Limit 9SCHÄTZING 23,50 NORD

9. Una ragazza da Tiffany 9VREELAND 18,00 NERI POZZA

10. Mangia prega ama 9GILBERT 18,50 RIZZOLI

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

Benedetta sempre sia: sgranano la giaculatoria econtano le copie in casa Mauri Spagnol. I 100 puntidel ricettario di mamma Parodi già sabato scorso

sfioravano le 40 mila copie e ora puntano alle 45 mila, nelnostro campione di sole librerie, figuriamoci se si aggiungo-no centri commerciali, supermercati, autogrill. La cuocacontinua a primeggiare, con quasi 40 punti di distacco, sulfalsario di Eco: il caso vuole sia una sfida tutta tra «man-drogni», essendo nati entrambi in quel di Alessandria. Alprofessore, questa volta, per vincere non è bastata la devo-zione al santo patrono Baudolino e dovrà consolarsi con ilnon meno amato Gelindo. Al terzo posto c’è la torinese Lit-

tizzetto e al quarto l’astigiano Faletti. Dunque, nel giocodella classifica, in questo Natale sta uscendo una quaternatutta piemontese, un «avanti Savoja» in sintonia con l’im-minente Italia 150. Nella narrativa straniera entra il thril-ler giudiziario di Grisham, mentre Grossman è primo nellasezione ragazzi (e 14˚ assoluto) con L’abbraccio, libro lu-minoso per il suo tutt’altro che retorico messaggio di com-prensione, tolleranza, accoglienza, anche (soprattutto) pergli adulti. Tra i narratori italiani, dopo Ammaniti e Picco-lo, lo Strega di Pennacchi batte il Campiello di MichelaMurgia (11˚, fuori tabella, presente qui da 81 settimane) eSilvia Avallone, le due «rivelazioni» di un 2010 molto fem-

minile, come confermano i successi di Bignardi e Gambera-le. Augias è il solo a sventolare tra i primi 10 la bandieradella saggistica, seguito da Vespa (11˚ assoluto) e da Alber-to Angela: gli unici tre sopra quota 10 mila copie. Una sag-gistica tutta proiettata tra passato e presente. Mentre si in-voca un Ministro del Futuro. Come è stato Tomaso Padoa-Schioppa che spronava i politici a non avere La vedutacorta (ecco un’attualissima strenna, dal Mulino). Perchésolo così si potrà forse spiazzare e spazzare i troppi CettoLaqualunque, quelli che ti dicono «tu ce l’hai piccolo», in-tendendo non solo il Walter. Trovando qualcuno che dia te-sta, cuore e gambe allo slogan: «Noi ce l’abbiamo lunga».

AI PUNTILUCIANO GENTA

Parodi e Ecoun duello

mandrogno

Era festa ovunque, in ognichiesa, in ogni casa...E levie delle città grandi e pic-

cole, dei villaggi, dei borghi alpe-stri o marini, eran deserte nellagelida notte. E mi pareva di an-dar frettoloso per quelle vie, daquesta casa a quella, per goderedella raccolta festa degli altri; mitrattenevo un poco in ognuna,poi auguravo "Buon Natale" esparivo... Ero entrato così, inav-vertitamente, nel sonno e sogna-vo. E nel sogno mi parve a untratto d’incontrar Gesù...».

Il grande tema del doppio,ma soprattutto il mai risolto tor-mento che il laico Pirandello«grida» nel Sogno di Natale:«Qui, senza requie e senza posa,debbo da mane a sera rompermila testa». La novella è pubblica-ta da Interlinea insieme ad altriotto racconti del drammaturgosiciliano, con la cura e l’introdu-zione, tanto concisa quanto illu-minante, di Guido Davico Boni-no: libriccino prezioso e consi-gliatissimo regalo.

Quasi altrettanto accattivantile quindici «storie sotto l’albero»presentate da Einaudi in Notte diNatale, un’antologia che, tra ilmondo magico di Hoffmann e lanostalgia di Dickens, i «miracoli»di Maupassant e la tenerezza diCechov sino al «Natale per forza»di O. Henry, è tutta percorsa dauna sottile elegante vena ironica,

con il distacco affettuoso di Gogol’che nella «notte santa» mette inscena il diavolo mentre cerca dirubare la Luna...

Chi, poi, voglia sapere qual è lavera Storia del Natale può leggerel’omonimo, divertente e curioso be-stseller, ormai internazionale, usci-to da Odoya, dello storico ingleseClement A. Miles, nel quale l’auto-re spiega o ricorda, attraverso pa-gine letterarie e sacre, opere d’artee immagini di fede, come è nata latradizione del Natale, perché lo sifesteggia il 25 dicembre, come maiBabbo Natale sia una delle primestar del consumismo (cooptato dal-la Coca Cola nel 1931): un lungoviaggio tra riti cristiani e pagani.

E Natale pagano è il titolo delsaggio di Augusto S. Cacopardoche conduce i lettori «forti» di Selle-rio nel Pakistan nord occidentaledei Kalasha (unico popolo indoeu-ropeo ancora legato al politeismo)prendendo le mosse dalla «festadel solstizio d’inverno» che, con ilnostro Natale, condivide «il trattoessenziale del Visitatore divino».

1. L’abbraccio 23GROSSMAN; ROVNER 10,00 MONDADORI

2. Gliultimieroi.Leggendedelmondoemerso 14TROISI 18,00 MONDADORI

3. Ruti vuole dormire... 12GROSSMAN 15,00 MONDADORI

4. Sesto viaggio nel regno... 10STILTON 23,50 PIEMME

5. Ilmaredeimostri.PercyJackson 7RIORDAN 17,00 MONDADORI

6. Rapunzel.L’intrecciodella torre 5- 12,90 WALT DISNEY ITALIA

7. Ilpiccoloprincipe.Libropop-up 5SAINT-EXUPERY 30,00 BOMPIANI

8. Ilgirotondodelsorriso.ConCDaudio 4MACCHETTO; D’ALTAN 19,00 MONDADORI

9. LastoriadeIlnaso... 4CAMILLERI 12,90 L’ESPRESSO (GRUPPO EDITORIALE)

10.HarryPottere idonidellamorte 4ROWLING 23,00 SALANI

Io e te

AMMANITIEINAUDI

3

35

4Le ricettedi Casa Clerici

CLERICIRIZZOLI

1. Benvenuti nella mia cucina 100PARODI 14,90 VALLARDI

2. I dolori del giovane Walter 59LITTIZZETTO 18,00 MONDADORI

3. Le ricette di Casa Clerici 44CLERICI 15,90 RIZZOLI

4. Cotto e mangiato 37PARODI 14,90 VALLARDI

5. L’oroscopo 2011 14FOX 10,00 CAIRO

6. Tuttoquellochenonvihodetto...ConDVD 12BRIGNANO 19,90 RIZZOLI

7. Recital. Con due DVD 9GUZZANTI 16,90 FELTRINELLI

8. Un napoletano come me 7SIANI 16,00 RIZZOLI

9. Guinness World Records 2011 7- 28,00 MONDADORI

10. È facilesmetteredi fumare... 6CARR 10,00 EWI

CHE LIBRO FA...IN AUSTRALIA

GIOVANNA ZUCCONI

In spiaggianon dorme

Omero

1. Il cimitero di Praga 62ECO 19,50 BOMPIANI

2. Appuntidiunvenditoredidonne 55FALETTI20,00 B.C. DALAI

3. Io e te 42AMMANITI 10,00 EINAUDI

4. Momentidi trascurabile felicità 29PICCOLO 12,50 EINAUDI

5. Il sorriso di Angelica 22CAMILLERI 14,00 SELLERIO

6. Canale Mussolini 17PENNACCHI 20,00 MONDADORI

7. Un karma pesante 16BIGNARDI 18,50 MONDADORI

8. Leielui 11DE CARLO 18,50 BOMPIANI

9. Le luci nelle case degli altri 11GAMBERALE 20,00 MONDADORI

10.Acciaio 11AVALLONE 18,00 RIZZOLI

1. I segreti del Vaticano 35AUGIAS 19,50 MONDADORI

2. Il cuore e la spada. Storia... 29VESPA 22,00 MONDADORI

3. Impero 23ANGELA 21,00 MONDADORI

4. Metastasi. Sangue, soldi e... 18NUZZI; ANTONELLI 14,60 CHIARELETTERE

5. La patria bene o male 17FRUTTERO; GRAMELLINI 18,00 MONDADORI

6. Ogni cosa alla sua stagione 17BIANCHI 17,00 EINAUDI

7. La manomissione delle parole 16CAROFIGLIO 13,00 RIZZOLI

8. Marilyn. Vivere e morire... 15SIGNORINI 18,50 MONDADORI

9. Noi che... i migliori anni 13CONTI 16,00 MONDADORI

10.Colti sul fatto 13TRAVAGLIO 16,90 GARZANTI

Classifica TuttolibriGIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010

LA STAMPAX

1Il cimiterodi Praga

ECOBOMPIANI

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

Buon Nataleda Dickens

a Pirandello

9

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 23/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 22/12/10 19.47

f

DANTE ALIGHIERI

La Divina CommediaPurgatorioMondadori, pp. LV-1130, € 10«E’ un Dante umanissimo. Noi,ciascuno di noi, checamminiamo per la strada»

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ALESSANDRO MANZONI

I promessi sposiGarzanti. pp. XXXI-540, € 9

«La Storia scritta dagli umili,dagli umili felicementestravolta. Dio si serveprodigiosamente di loro»

f

Georges Bernanos

ROMANZIMondadori,pp.CXV-1403, € 60

«In particolare il Diario di uncurato di campagna, la veritàsecondo cui tutto è Grazia»

I PREFERITI

Natale con un maestro di spiritualità, novantotto anni:«esiliato» dalla Chiesa al tempo di Gedda, matureràuna lunga testimonianza tra i poveri nel Sud America

BRUNOQUARANTA

Bianchi i capelli, can-didi, un’aureola di pudicizia.Fratel Arturo, una volta cir-cumnavigato il mondo, nel ta-scapane una bussola cheoscilla fra il Golgota e il sepol-cro vuoto, ha ritrovato la viadi casa, in Lucchesia, assapo-rando, riassaporando, «il pri-vilegio della radice». Qui è na-to novantotto anni fa, qui -nel villaggio di San Martinoin Vignale cosparso di cipres-si - attende il Natale. Svelan-do una disposizione fanciulle-sca, la stessa irradiata da unlaico come Franco Lucentiniquando, accostando il Vange-lo di Luca, ammirerà la capa-cità di ricordare «con un mi-nimo di parole» un «fattosemplicissimo» eppure prodi-gioso, «il fatto che il Natalefosse di notte».

Fratel Arturo ha allargatola tenda sulle colline intorno aLucca nel 2006. In dicembre,quando si festeggia il beatoCharles de Foucauld, il fonda-tore dei Piccoli Fratelli di Ge-sù. Quest’uomo così tenace,così mansueto, diverrà uno diloro, esaurita la stagione nellaGioventù di Azione Cattolica,a cavallo fra Anni Quaranta eCinquanta. Scoprendosi «sra-dicato», non «disoccupato»,nella scia di Carlo Carretto,come lui testimone di unaChiesa profetica («obbedien-te al “sabato” disobbedendo“alla pratica del sabato”») checonfliggeva con la Chiesa poli-tica di Luigi Gedda, Comitaticivici e dintorni.

Nel 1953, Arturo Paoli an-drà in esilio, fra le zolle del-l’America Latina in cui, dopoil noviziato nel deserto algeri-no, lascerà orme profonde,tra i poveri, con i poveri, per ipoveri, ispirando la teologiadella liberazione (il suo Dialo-go della liberazione si riverbe-rerà nella Teologia della libera-zione di Gustavo Gutiérrez, co-

me si rammenta in Ne valevala pena, il saggio-biografia diSilvia Pettiti per le EdizioniSan Paolo fresco di stampa).

«Parola della nostra libe-razione». Arturo Paoli, ognidomenica, suggella vigorosa-mente il Vangelo. Oggi l’ome-lia ruota intorno a un verbogreco «intraducibile», che ilsacerdote «spezzerà», offren-dolo nella sua filologica pos-sanza: «Cristo è Colui che re-agisce visceralmente - miseri-cordioso fin nelle viscere - al-la miseria dell’uomo». Cristoche sconvolge la Storia abi-tandola...

Fratel Arturo, c’è chi La ri-corda professore di greconel liceo «Machiavelli» diLucca, il Suo liceo...

«Sin da piccolo fu chiara lamia inclinazione agli studi. Fi-glio, non a caso, di un signorlettore, ancorché facesse l’ar-tigiano. In casa i classici nonmancavano, da Dostoevskij aManzoni, l’amatissimo DonLisander».

«I promessi sposi»...«Ossia la Storia scritta dagliumili, dagli umili felicementestravolta. Il Dio che atterra esuscita, che affanna e checonsola si serve prodigiosa-mente di loro».

Per contrasto, rispetto allasua coraggiosa parabola,come non riandare al pavi-do Don Abbondio?

«Non è onesto parlare del

mio mondo, non è prudente.Chi sono io per giudicare? E co-munque: nei Promessi sposi c’èdon Abbondio e c’è il cardinalBorromeo. Come non rimpian-gerne la statura alla luce diquel che accade?».

A che cosa pensa?«Ai cardinali italiani recente-mente creati. Hanno dato scan-dalo. Avevano appena giuratodi esaltare, di nobilitare la Chie-sa, e già sedevano a pranzo conl’attuale presidente del Consi-glio, una figura indegna, nelladimensione privata come inquella pubblica».

Forse andrebbe riscoperta lavita di Gesù. Da Mauriac a Ra-tzinger in molti si sono prova-ti a scriverla. Quale predilige?

«I Vangeli».Nuovo e Vecchio Testamen-to: i passi che più La interpel-lano, La scuotono?

«Nel Nuovo, Matteo 16, 1-4, làdove Cristo sferza i farisei e isadducei: “Sapete dunque in-terpretare l’aspetto del cielo enon sapete distinguere i segnidei tempi?”. Nel Vecchio, Ge-remia: “Mi hai sedotto, Signo-

re, ed io mi sono lasciato se-durre”».

Quando fu sedotto?«Intorno ai vent’anni. Decisivol’incontro con Giorgio La Pira,sarà lui a svelarmi i sentieridella mistica».

A proposito: Lucca è la cittàdi santa Gemma Galgani...

«Ma per me, soprattutto, dellabeata Elena Guerra, la religiosa

incardinata nello Spirito, l’àne-mos che rinnova la Terra».

Non le pare sfumato lo Spiri-to conciliare? Tra le paginedesuete, non risaltano forse idocumenti del Vaticano II?

«La decadenza della Chiesa èvisibilissima. Due costituzioniandrebbero, fra le altre, risco-perte o scoperte: la Lumen Gen-tium, ovvero l’urgenza di an-nunciare il Vangelo a ogni cre-

atura, e la Gaudium et Spes, cheinvita a scommettere su un”uomo integrale”».

Maritain...«Ecco. Maritain. L’umanesimointegrale. Il cristianesimo è ve-ramente un umanesimo. Il Van-gelo non è metafisico. Bisogne-rebbe finalmente affrancarsida certa teologia che lo contrad-dice. Da Maritain approdandoa un filosofo cruciale come Lévi-nas. Per capire che la filosofiadell’essere è obsoleta, che oc-corre pronunciare il “tu”, anda-re verso l’Altro».

Il suo Papa?«Giovanni XXIII. Ha messo l’au-torità papale al giusto posto. Ilpontefice come presidente del-l’episcopato mondiale. Umil-mente in ascolto, favorendo lacollegialità».

Montini La inviterà a prega-re di non diventare mai ve-scovo...

« E’ il Papa della Populorum pro-gressio, la maggiore enciclicadella nostra età. Il suo limite: af-fidarsi oltremodo alla Curia».

Preti di oggi, preti di ieri...«La loro formazione. Urge una

svolta culturale, in chiave psico-analitica. Non da oggi Jung ètra i miei autori. I suoi archeti-pi, aperti a tutte le esperienzedello spirito».

C’era una volta il catechi-smo...

«E c’è ancora. Ma se non si af-ferrano i segni dei tempi, nullapotranno le pandette della fe-de di fronte all’uomo che quoti-

dianamente mi si presenta,arido o drammaticamente pro-blematico».

Negli Anni Trenta la laurea.«Alla Cattolica, con una tesi suRomanticismo e medioevo nellapoesia di Carducci. L’avevo de-finita a Pisa con Attilio Momi-gliano, nel frattempo costrettodalle leggi razziali a lasciare lacattedra. Era agnostico, eppu-re un manzoniano fanatico, non-

ché ammiratore dei mistici me-dioevali, protagonisti di un cor-so indimenticabile».

Carducci poeta...«Non il mio poeta. Di Carduc-ci, ad attrarmi, era la vastissi-ma cultura europea, la france-se e la tedesca in particolare,onorate di un dialogo al massi-mo grado».

I suoi poeti?«Leopardi e Manzoni. L’animatormentata di Leopardi. Comenon specchiarvisi in gioventù?E il Dante del Purgatorio: per-ché umanissimo, noi, ciascunodi noi, che camminiamo per lastrada...».

Lucca, la Toscana, gli scritto-ri non difettano, da Pea a To-bino...

«Di Tobino ho l’opera omnia, li-bro dopo libro. Ma più viva inme è la letteratura latinoameri-cana. In vetta Cent’anni di soli-tudine di Gabriel García Már-quez. L’ho conosciuto in Colom-bia, ne ho apprezzato l’affabili-tà. Il suo capolavoro depista edisarma lo sguardo rapinosodell’Europa sul Nuovo Mondo:esistiamo e non esistiamo, sap-piamo sognare e, quindi, non sa-remo, infine, mai umiliati».Era colma, questa mattina, lachiesa secentesca di San Marti-no in Vignale. Come raramentesuccede di vedere. Perché all’al-tare c’era, c’è, un uomo di Paro-la. Ascoltandolo, dividendo apranzo il pane con lui (che in-dossa un tovagliolo su cui ne èricamato il nome, Arturo), in-terrogandolo, si dìssipa la pro-fezia di Julien Green: quando ilsegno lasciato dal Crocifissosul muro si stingerà sino a sva-nire, la casa, la casa nostra, lacasa di tutti, crollerà. Nella na-vata filtra un raggio di sole. Iltoscano Piero Calamandrei viavrebbe riconosciuto l’«oro dinoi poveri», l’oro dello spirito.

«All’Universitàcon Momigliano,un manzonianofanatico, ammiratoredei mistici medievali»

Diario di lettura TuttolibriGIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010

LA STAMPA XI

“Aspetto che torniil cardinal Borromeo”

«Ci vuole Jungper formare i preti:i suoi archetipi apertia tutte le esperienzedello spirito»

«In America Latinaconobbi García Márquez:il Nuovo Mondo, grazieanche a lui, non sarà,infine, mai umiliato»

La vita. Arturo Paoli è nato a Lucca il 30 novembre 1912. Allievo di Momigliano, si è laureato con una tesi suCarducci. Sacerdote dal 1940. Giusto tra le Nazioni. Nel 2006, il presidente Ciampi lo ha insignito della medagliad’oro al valore civile per meriti durante la Resistenza. Vive a San Martino in Vignale, sulle colline lucchesi.

Le opere. E’ appena uscito, di Silvia Pettiti, «Arturo Paoli. “Ne valeva la pena”» (San Paolo, pp. 233, € 16). Tra glialtri titoli: «Svegliate Dio» (La Collina), «Il cuore del regno» (Dissensi), e «Il sacerdote e la donna» (Marsilio)

Arturo Paoli

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