voltana on line n. 8-2013

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8 2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it Solo chi non ha testa ha bisogno di un … “capo”. quioso verso i potenti di turno. Tutto ciò sortisce molteplici effetti, tutti biasimevoli. Abbiamo le “tifoserie”, ossia persone che, pre- giudizialmente, sono pro o contro questo o quell’esponente pubblico. Abbiamo, poi, una sorta di narcosi. Qualsiasi cosa sia commessa da membri della “casta” non può e non deve assolutamente indignare. Da ultimo si evidenza il Partito co- me bene o come proprietà privata. Non è un fenomeno legato ad una figura carismatica, ad una leader- ship. È qualche cosa di diverso. È il poter disporre di risorse (inizialmente private, rimpinguate spesso anche con soldi pubblici) che vengono destinate ad iniziare un’impresa di nome Partito. E, mai come in questo caso, il Partito di- La chiamano “anomalia italiana”. Ed in effetti in nessun’altra parte dell’Occidente è dato vedere qual- che cosa di simile. La “democrazia rappresentativa” è stata una grande conquista. Ma la vera democrazia non si esaurisce nell’apporre un segno su di una scheda, periodica- mente. Accanto agli eletti, che deb- bono svolgere il loro compito nell’interesse di tutti, ci sono gli elettori, che debbono vigilare e chiedere conto - su quanto operato - agli eletti. Sicuramente i mass-media hanno un ruolo importante, nell’informare e nel formare. Purtroppo in Italia i mass-media rendono un pessimo servizio alla collettività. Fatte salve poche lodevoli eccezioni, c’è una piaggeria ed un servilismo osse- venta espressione di una parte, che si contrappone ad un tutto. L’inte- resse egoistico, di uno o di pochi, finisce con l’essere anteposto all’in- teresse ed al bene di un intero po- polo. Pare sia una predisposizione dell’italiano medio, curarsi del pro- prio orticello. In troppi, potendo e avendone l’occasione, non disde- gnano di “arrangiarsi”, o di “trarre vantaggi” sapendo di arrecare dan- ni ad altri, o di escogitare il modo per “sistemarsi” a qualsiasi costo. Pronti ad auto assolversi o ad impe- gnarsi perché tutto cambi, così tutto resta uguale a prima. Però, così fa- cendo, non troveremo mai una ri- sposta ad una domanda semplice: “Dove andremo a finire?” Le cose cambiano, ma iniziando da noi. È stato pubblicato il n. 27 dell’ALMANACCO DI VOLTANA 2012 - Fatti e gente i casa nostra. È disponibile in Delegazione. “L'andamento della Cassa Inte- grazione si rivela sempre più peri- coloso. Nel dato di maggio leggia- mo infatti tutti gli sviluppi negativi legati allo strumento della Cassa in deroga e che sono uno dei princi- pali motivi per i quali sabato 22 giugno saremo in piazza a Roma con CISL e UIL dietro le parole 'Lavoro è democrazia'”. E' quanto afferma il Segretario Confederale della CGIL, Elena Lattuada, in meri- to ai dati diffusi oggi dall'Inps che a maggio ha erogato 89,3 milioni di ore di cassa integrazione con un calo del 10,7% rispetto ad aprile e del 15,4% su maggio 2012, la dimi- nuzione è ancora più forte per la cassa in deroga con 16 milioni di ore (-52% su maggio 2012) . L'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale rileva come le variazioni nell'archivio hanno riguardato so- prattutto la cassa in deroga e quella straordinaria. Nello specifico, per la CIG in deroga il nuovo archivio segnala ad aprile 32,4 milioni di ore autorizzate a fronte delle 6,8 milioni comunicate un mese fa sulla base del vecchio archivio. Per maggio il nuovo archivio segna 16,3 milioni di euro con un calo sull'anno del 52% e sul mese del 50,45% . "Serve un effettivo finanziamento dello strumento degli ammortizza- tori in deroga” avverte Lattuada che spiega come “il calo registrato lo scorso mese dalla Cassa in dero- ga è infatti di certo non imputabile ad un minore ricorso a questo stru- mento ma ad una concreta mancan- za di risorse. Motivi per i quali il governo – prosegue - deve al più presto procedere alla ripartizione del miliardo di risorse individuato per finanziare la cassa integrazione e mobilità in deroga tra le regioni. Un processo da avviare subito per dare urgenti risposte a migliaia di lavoratrici e di lavoratori in estrema difficoltà”. Quanto al complessivo andamento della cassa, aggiunge, “il calo della ordinaria compensato dalla straordinaria ci dice che ci avviciniamo velocemente alla so- Crisi: CGIL, dati CIG sempre più pericolosi, sabato 22 giugno in piazza glia del miliardo di ore anche per il 2013. Segnali inequivocabili di un sistema produttivo ancora perico- losamente in caduta” . Secondo Lattuada “è il lavoro la vera emergenza e gli ammortizza- tori sociali, pur essendo in questo momento vitali, non sono il modo per immaginarsi un futuro. Così come limitarsi ad intervenire sulle regole, senza una politica che ri- lanci la domanda interna, non ci porterà lontano. La crisi è ancora in una fase profondissima, serve l'a- dozione di una politica industriale che tuteli e rilanci la natura mani- fatturiera della nostra economia, che salvaguardi l'occupazione e il prezioso patrimonio che le lavora- trici e i lavoratori di questo paese costituiscono”, conclude. E solo chi non ha testa va alla ricerca di un padrone. di Mario Paganini

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Page 1: Voltana On Line n. 8-2013

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2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it

Solo chi non ha testa ha bisogno di un … “capo”.

quioso verso i potenti di turno.

Tutto ciò sortisce molteplici effetti,

tutti biasimevoli. Abbiamo le

“tifoserie”, ossia persone che, pre-

giudizialmente, sono pro o contro

questo o quell’esponente pubblico.

Abbiamo, poi, una sorta di narcosi.

Qualsiasi cosa sia commessa da

membri della “casta” non può e non

deve assolutamente indignare.

Da ultimo si evidenza il Partito co-

me bene o come proprietà privata.

Non è un fenomeno legato ad una

figura carismatica, ad una leader-

ship. È qualche cosa di diverso. È il

poter d is porre di r i s ors e

(inizialmente private, rimpinguate

spesso anche con soldi pubblici)

che vengono destinate ad iniziare

un’impresa di nome Partito. E, mai

come in questo caso, il Partito di-

La chiamano “anomalia italiana”.

Ed in effetti in nessun’altra parte

dell’Occidente è dato vedere qual-

che cosa di simile. La “democrazia

rappresentativa” è stata una grande

conquista. Ma la vera democrazia

non si esaurisce nell’apporre un

segno su di una scheda, periodica-

mente. Accanto agli eletti, che deb-

bono svolgere il loro compito

nell’interesse di tutti, ci sono gli

elettori, che debbono vigilare e

chiedere conto - su quanto operato -

agli eletti.

Sicuramente i mass-media hanno

un ruolo importante, nell’informare

e nel formare. Purtroppo in Italia i

mass-media rendono un pessimo

servizio alla collettività. Fatte salve

poche lodevoli eccezioni, c’è una

piaggeria ed un servilismo osse-

venta espressione di una parte, che

si contrappone ad un tutto. L’inte-

resse egoistico, di uno o di pochi,

finisce con l’essere anteposto all’in-

teresse ed al bene di un intero po-

polo.

Pare sia una predisposizione

dell’italiano medio, curarsi del pro-

prio orticello. In troppi, potendo e

avendone l’occasione, non disde-

gnano di “arrangiarsi”, o di “trarre

vantaggi” sapendo di arrecare dan-

ni ad altri, o di escogitare il modo

per “sistemarsi” a qualsiasi costo.

Pronti ad auto assolversi o ad impe-

gnarsi perché tutto cambi, così tutto

resta uguale a prima. Però, così fa-

cendo, non troveremo mai una ri-

sposta ad una domanda semplice:

“Dove andremo a finire?” Le cose

cambiano, ma iniziando da noi.

È stato pubblicato il n. 27

dell’ALMANACCO DI VOLTANA

2012 - Fatti e gente i casa nostra.

È disponibile in Delegazione.

“L'andamento della Cassa Inte-

grazione si rivela sempre più peri-

coloso. Nel dato di maggio leggia-

mo infatti tutti gli sviluppi negativi

legati allo strumento della Cassa in

deroga e che sono uno dei princi-

pali motivi per i quali sabato 22

giugno saremo in piazza a Roma

con CISL e UIL dietro le parole

'Lavoro è democrazia'”. E' quanto

afferma il Segretario Confederale

della CGIL, Elena Lattuada, in meri-

to ai dati diffusi oggi dall'Inps che a

maggio ha erogato 89,3 milioni di

ore di cassa integrazione con un

calo del 10,7% rispetto ad aprile e

del 15,4% su maggio 2012, la dimi-

nuzione è ancora più forte per la

cassa in deroga con 16 milioni di

ore (-52% su maggio 2012) .

L'Istituto Nazionale di Previdenza

Sociale rileva come le variazioni

nell'archivio hanno riguardato so-

prattutto la cassa in deroga e quella

straordinaria. Nello specifico, per

la CIG in deroga il nuovo archivio

segnala ad aprile 32,4 milioni di

ore autorizzate a fronte delle 6,8

milioni comunicate un mese fa sulla

base del vecchio archivio. Per

maggio il nuovo archivio segna

16,3 milioni di euro con un calo

sull'anno del 52% e sul mese del

50,45% .

"Serve un effettivo finanziamento

dello strumento degli ammortizza-

tori in deroga” avverte Lattuada

che spiega come “il calo registrato

lo scorso mese dalla Cassa in dero-

ga è infatti di certo non imputabile

ad un minore ricorso a questo stru-

mento ma ad una concreta mancan-

za di risorse. Motivi per i quali il

governo – prosegue - deve al più

presto procedere alla ripartizione

del miliardo di risorse individuato

per finanziare la cassa integrazione

e mobilità in deroga tra le regioni.

Un processo da avviare subito per

dare urgenti risposte a migliaia di

lavoratrici e di lavoratori in estrema

difficoltà”. Quanto al complessivo

andamento della cassa, aggiunge,

“il calo della ordinaria compensato

dalla straordinaria ci dice che ci

avviciniamo velocemente alla so-

Crisi: CGIL, dati CIG sempre più pericolosi, sabato 22 giugno in piazza glia del miliardo di ore anche per il

2013. Segnali inequivocabili di un

sistema produttivo ancora perico-

losamente in caduta” .

Secondo Lattuada “è il lavoro la

vera emergenza e gli ammortizza-

tori sociali, pur essendo in questo

momento vitali, non sono il modo

per immaginarsi un futuro. Così

come limitarsi ad intervenire sulle

regole, senza una politica che ri-

lanci la domanda interna, non ci

porterà lontano. La crisi è ancora in

una fase profondissima, serve l'a-

dozione di una politica industriale

che tuteli e rilanci la natura mani-

fatturiera della nostra economia,

che salvaguardi l'occupazione e il

prezioso patrimonio che le lavora-

trici e i lavoratori di questo paese

costituiscono”, conclude.

E solo chi non ha testa va alla ricerca di un padrone. di Mario Paganini

Page 2: Voltana On Line n. 8-2013

Pagina 2 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

Posta elettronica certificata. L’esperienza di Roberto Scano dal sito http://robertoscano.info/

sportello chiuso. La collega si è di-

mostrata subito competente, mi ha

richiesto documento d’identità e

codice fiscale, ha effettuato la stam-

pa del contratto (sbagliandosi di

stampante… immaginate quindi una

stampa di un bel pdf corposo nelle

stampanti ad aghi… 5 minuti cir-

ca…), me lo fa sottoscrivere, me ne

fa copia e mi avvisa che nell’arco

delle successive 24 ore la casella

sarebbe stata attiva.

Mentre attendevo queste opera-

zioni (della durata totale di circa 10

minuti), ho preso la brochure infor-

mativa dalla qualche ho appreso

alcune limitazioni (che poi ho sco-

perto essere descritte anche nel sito

della postacertificata):

Le limitazioni all’utilizzo della

casella PostaCertificat@ per il

cittadino sono:

- numero massimo di invii giornalie-

ri, non superiore a 10;

- dimensione massima del messag-

gio pari a 30 MB;

- numero massimo di destinatari del

messaggio 50*

* Gli invii di messaggi con numero di

destinatari superiori a 10 saranno

oggetto di monitoraggio da parte del

Concessionario.

Altra limitazione non da poco ri-

guarda la possibilità di dialogare

solo con le P.A.

- La PostaCertificat@ garantisce un

canale di comunicazione chiuso ed

esclusivo tra Pubblica Amministrazio-

ne e Cittadino, non sono, infatti, pre-

viste comunicazioni al di fuori di tale

canale, ad esempio tra Cittadino e

Cittadino.

- Le caselle PostaCertificat@ attivate

dalla Pubblica Amministrazione per i

propri dipendenti (in qualità di Citta-

dini) sono del tutto equivalenti alle

caselle PostaCertificat@ per il Citta-

dino

Quindi, se non mi sbaglio, i singoli

dipendenti non possono comunica-

Alla fine mi sono deciso, ed oggi

mi son recato ad uno dei tre uffici

postali abilitati di Venezia Centro

storico per concludere la procedu-

ra di assegnazione della mia casella

di posta certificata.

In questi giorni se ne è parlato

molto, chi bene, chi male, beh oggi

vi racconto la mia piccola esperien-

za.

Il giorno dell’attivazione ero pres-

so lo studio di un amico ed insieme

abbiam tentato di attivare la casella

e-mail.

Da accessibilista, visionando il

sito postacertificata.gov.it, ho subi-

to notato che il sito, purtroppo, non

è conforme alla legge 4/2004 – ma

su questo argomento magari farò un

articolo specifico.

Procediamo comunque con la ri-

chiesta on line che richiede diversi

step, dopo i quali riceviamo un bel

“gateway error” e desistiamo. Ma,

miracolosamente, dopo 24 ore circa

riceviamo comunque una comuni-

cazione tramite e-mail relativa al

buon fine (!!!) dell’operazione con

invito a recarsi agli uffici postali

abilitati per terminare la pratica.

Qualche dubbio comincia quindi a

sorgermi, visto che – tra l’altro – nel

modulo non era presente alcuna

informativa sul trattamento dati in-

viati e che la pagina con

l’informativa sulla privacy non indi-

ca che tra i dati trattati vi sono quel-

li inseriti ma si limita a parlare di

dati di navigazione e cookies…

Stamane comunque mi armo di buo-

na volontà e mi reco all’ufficio po-

stale. Accedendo vedo un bel car-

tello “fai da te” che informa l’utenza

per la PEC è necessario utilizzare

gli sportelli di spedizione pacchi.

Arriva quindi il mio turno ma alla

mia richiesta di PEC la dipendente

fa una faccia come se le avessi chie-

sto chissà cosa ma poi, quando le

ho sciolto l’acronimo, mi ha reindi-

rizzato ad una collega presso uno

re tra di loro tramite posta certifica-

ta, ma devono usare la casella PEC

ufficiale del servizio per cui opera-

no (ossia scrivere da PEC a PEC)?

Alcune cose già da subito sono

migliorabili:

Inserire nella mail di conferma

registrazione un riferimento ai do-

cumenti da portare con se all’ufficio

postale (meglio ripeterlo, anche se

sta già scritto sul sito Web);

Allegare alla suddetta mail e/o

rendere disponibile una copia sul

sito Web del contratto che il cittadi-

no va a sottoscrivere: se un cittadi-

no è pignolo si mette a leggere

(giustamente) il contratto in coda

alla posta, rallentando le operazio-

ni;

Migliorare la rubrica-PA della

Webmail: se cerco la parola

“Venezia” mi escono solamente

realtà del Friuli-Venezia-Giulia.

Sabato 25 maggio 2013.

Il circolo del Partito Democratico di Voltana è

tornato nella sua sede storica: la Casa del Popolo.

Immagine di Gianni

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mento delle notizie in esso contenute

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Page 3: Voltana On Line n. 8-2013

Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

“L’unica possibilità e la condizio-

ne pregiudiziale di una ricostruzio-

ne stanno proprio in questo: che

una buona volta le persone co-

scienti ed oneste si persuadano

che non è conforme al vantaggio

proprio, restare assenti dalla vita

politica e lasciare quindi libero

campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri.”

Giuseppe Dossetti - marzo 1945

Crisi: Studio Cgil, 13 anni per tornare ai livelli del PIL del 2007 Come dimostrano infatti le stime

sull'impatto del 'Piano del Lavoro,

frutto dell'utilizzo del modello eco-

nometrico (originale) elaborato dal

Centro Europa Ricerche, si possono

prevedere i possibili tempi della

ripresa, in relazione alle misure

indicate dal piano, partendo dallo

scenario attuale (2013). Il risultato,

come riporta lo studio, è che in 3

anni, al 2016, potrebbe essere pos-

sibile recuperare il livello occupa-

zionale pre-crisi (2007) e in 4 anni,

al 2017, il livello del Pil, della pro-

duttività e degli investimenti. Il li-

vello della retribuzione di fatto me-

dia annua lorda potrebbe essere

recuperato addirittura nel 2014. Per

Barbi, quindi, “qualsiasi ipotesi di

ripresa, anche la più ottimistica,

che insista sull’aumento della com-

petitività e della crescita per recu-

perare così anche l’occupazione

perduta, richiederebbe comunque

tempi molto lunghi e ancora diversi

anni di sofferenza sociale”. E' il la-

voro la sola alternativa: “Di fronte

ad una crisi di questa natura, a que-

sta spaventosa recessione, è la

creazione di lavoro - conclude Bar-

bi - che produce crescita e che a

sua volta crea nuovo lavoro, non il

contrario”

nel 2007 dalle 23.531.949 del 2014

(-1.494.451 la differenza). Non si

recupererà mai invece il livello dei

salari reali mai: “in confronto con

l’inflazione effettiva, cioè il deflato-

re dei consumi, la variazione è ne-

gativa nel 2014”, spiega lo studio.

Infine il livello di produttività ver-

rebbe recuperato nel 2017 (in 4 an-

ni dal 2013) e il livello degli investi-

menti nel 2024 (11 anni dopo il

2013).

Ma se quest'ultimo è lo scenario

peggiore, lo studio Cgil prende in

considerazione “ipotesi più ottimi-

stiche” legate alla proiezione di un

livello di crescita pari a quello me-

dio registrato nel periodo 2000-

2007, ovvero del +1,6%. In questo

caso il risultato prevede che il livel-

lo del Pil, dell’occupazione e dei

salari verrebbe ripristinato nel 2020

(7 anni dopo il 2013) mentre quello

della produttività nel 2017 e il livel-

lo degli investimenti nel 2024 (12

anni dopo il 2013). Lo studio della

Cgil calcola inoltre anche la perdita

cumulata generata dalla crisi, cioè il

livello potenziale di crescita che si

sarebbe registrato nel caso in cui la

crisi non ci fosse mai stata, e che è

pari a 276 miliardi di euro di Pil (in

termini nominali oltre 385 miliardi,

circa il 20% del Pil).

Uno studio, quindi, funzionale alla

Cgil per rivendicare la centralità

del lavoro. “Per uscire dalla crisi e

recuperare la crescita potenziale

occorre un cambio di paradigma”,

osserva il segretario confederale

della Cgil, Danilo Barbi, secondo il

quale “per non attendere che sia

un’altra generazione ad assistere

all’eventuale uscita da questa crisi,

e ritrovare nel breve periodo la via

della ripresa e della crescita occu-

pazionale, occorre proprio partire

dalla creazione di lavoro”. Come

sostenuto dalla Cgil attraverso il

'Piano del Lavoro'. “Una proposta -

spiega Barbi - che si fonda proprio

sull’idea di rispondere alla crisi

globale e al declino dell’economia

italiana attraverso un forte sostegno

alla domanda, che avvenga proprio

con un piano straordinario di crea-

zione diretta di nuova occupazione,

nuovi investimenti pubblici e priva-

ti, verso l’innovazione e i beni co-

muni”.

Se il Paese intercettasse la ripre-

sa, quella stessa accreditata per il

2014 dai maggiori istituti statistici,

quanto tempo ci vorrebbe prima di

recuperare il terreno perso iin

questi cinque anni di crisi? Esatta-

mente tredici anni per ritornare al

livello del Pil del 2007, 63 anni per

quello dell'occupazione, 'mai' per

recuperare il livello dei salari reali.

E' quanto rileva uno studio effettua-

to da Riccardo Sanna dell'Ufficio

economico della Cgil dal titolo 'La

ripresa dell'anno dopo - Serve un

Piano del Lavoro per la crescita e

l'occupazione'. Un lavoro dove si

simulano alcune ipotesi di ripresa,

nell'ambito delle attuali tendenze e

senza che si prevedano modifiche

significative di politica economica,

sia nazionale che europea, per di-

mostrare la necessità di “un cam-

bio di paradigma: partire dal lavo-

ro per produrre crescita”.

Si parte dalla situazione di conte-

sto. Dal 2008 il Pil, riporta lo studio,

perde mediamente 1,1 punti per-

centuali ogni anno mentre i posti di

lavoro sono diminuiti di oltre 1,5

milioni rispetto al 2007. I salari lor-

di perdono lo 0,1% ogni anno

(quelli netti lo 0,4%), la produttivi-

tà è mediamente negativa del -

0,2%, così come gli investimenti

diminuiscono, sempre in media, di

3,6 punti l'anno. Questo quindi il

quadro di riferimento dove inne-

stare le previsioni macroeconomi-

che dell'Istat, a prescindere dalla

congiuntura internazionale, e cal-

colare di conseguenza quanto tem-

po ci vorrà ancora per parlare di

ripresa e recuperare il livello pre

crisi

Ecco quindi che proiettando la

ripresa calcolata dall'Istat, ovvero

moltiplicando nel tempo il tasso

previsto per il 2014 (pari a un

+0,7%) fino a raggiungere il livello

2007, dallo studio della Cgil emer-

ge che il livello del Pil pre-crisi

verrebbe recuperato nel 2026 (in

13 anni dal 2013): il tempo neces-

sario per colmare il 'gap' di 112

miliardi tra il Pil del 2014 (1.380

miliardi) e del 2007 (1.492 miliar-

di). Il livello dell’occupazione, in-

vece, soltanto nel 2076 (in 63 anni

dal 2013), per tornare cioè alle

25.026.400 unità di lavoro standard

La formula per uscire dalla crisi

è: “Rigore, austerità, giustizia socia-

le”. Ma non può funzionare se indi-

ca la sequenza temporale degli

interventi. O tutti e tre simultanea-

mente oppure occorre iniziare

subito dalla equità sociale !

info: [email protected]

Page 4: Voltana On Line n. 8-2013

quella del terremoto in Emilia.

Nemmeno il terremoto li ferma.

Le altre nuove concessioni di

stoccaggio sono proposte in Lom-

bardia (Bagnolo Mella e Romanen-

go), Abruzzo (Poggiofiorito), nelle

Marche (Palazzo Moroni e San Be-

nedetto), in Basilicata (Serra Pizzu-

ta), in Molise (Sinarca).

Ora, la mia domanda è: servono

veramente questi altri centri di

stoccaggio? 352 pozzi non ci basta-

no? La popolazione non cresce, il

consumo decresce.

Se uno fa la media, ciascuna con-

cessione porta con se circa 23 poz-

zi - altre otto concessioni significa-

no più o meno circa altri 180 pozzi

sparsi lungo lo stivale.

Cui prodest? [= A chi giova? A chi

porta vantaggio?]

Le 15 concessioni esistenti sono

qui elencate:

1 - Alfonsine Stoccaggio - Raven-

na, Sogit; […]

13 - San Potito e Cotignola Stoc-caggio Faenza, Sogit; […]

Il sito risulta interessante per i nu-

merosi collegamenti attivi. La cono-

scenza e l’informazione sono la mi-

glior difesa di se stessi, della pro-

pria comunità e del territorio che

abitiamo. E proprio i numerosi rife-

rimenti al nostro territorio richiedo-

no una visita del sito. Visita che deve

essere improntata alla massima at-

tenzione.

Nel sito anche informazioni sul

“fracking” e sul “Shale gas”.

Pagina 4 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

No all’Italia petrolizzata Maria Rita D’Orsogna insegna al

dipartimento di matematica della

CSUN (California State University

Northridge). Come si intuisce dal

nome è di origine italiana. Recente-

mente è stata per alcuni giorni nel

Ravennate e qui ha tenuto una serie

di conferenze sulle conseguenze,

per l’uomo e per l’ambiente, dell’u-

so indiscriminato di alcune tecni-

che estrattive o di deposito e tem-

poranea conservazione nel sotto-

suolo.

Per maggiori informazioni, visita-

te il sito:

http://www.csun.edu/~dorsogna/in

dex.htm

ed il sito:

http://dorsogna.blogspot.it/

Particolarmente interessante que-

st’ultimo, nella sezione

http://dorsogna.blogspot.it/2013/0

4/italia-352-pozzi-di-stoccaggio-di-

gas.html

che qui di seguito riproponiamo.

Sono ampi stralci ottenuti con un

banale copia/incolla.

[…] Il giorno 13 Febbraio 2013 [per

l’Italia il Ministro Passera] ha firma-

to due decreti ministeriali per

"liberalizzare il mercato" e per da-

re all'Italia un ruolo maggiore come

"hub" sud-europeo del gas.

E cosi, in Italia adesso parte la

moda dello stoccaggio del gas. E

se prima c'erano solo Stogit ed Edi-

son, adesso siamo invasi da piccole

e grandi ditte dai nomi sconosciuti,

anche loro affamate di bucare il

nostro sottosuolo.

Ci saranno nuovi pozzi per tutto lo

stivale, maggiore pressione in quelli

già esistenti, VIA che non servono.

E che importa se li ci sono case,

vita e persone?

Se uno va sulla pagina dei petro-

lieri "petrolio e gas punto it" si parla

di 12 campi di stoccaggio già sparsi

per l'Italia - in Abruzzo, Lombardia,

Emilia Romagna e Veneto.

In realtà le concessioni sono 15 (tra

l'altro se uno clicca sul link di cui

sopra neanche si apre!) e non 12, e

dimenticano la Basilicata. Della se-

rie, non lo sanno neanche loro cosa

dicono. Questi campi corrispondono

a circa 352 pozzi di gas attivi..

Nel loro complesso questi 352

pozzi stoccano già circa 15 miliar-

di di metri cubi di gas. In Italia ne consumiamo 80 miliardi l'anno - cifra

in decrescita a causa della crisi e

dell'aumento dell'uso delle rinnova-

bili.

E quindi, abbiamo sotto i nostri

piedi due mesi di fabbisogno nazio-

nale di gas belli già stoccati. Uno

direbbe: beh, hanno 350 pozzi, una

nazione cosi piccola, un territorio

fragile e densamente abitato, sismi-

co, turistico, assolato, e due mesi di

gas stoccato sottoterra, perché glie-

ne serve stoccare di più?

E invece sì, secondo il nostro go-

verno, occorre stoccarne ancora.

Infatti, ci sono richieste per altre 8

concessioni di stoccaggio con Pas-

sera che continua a firmare e ad ap-

provare come un forsennato.

Fra queste nuove concessioni di

stoccaggio anche Rivara Stoccaggio,

Page 5: Voltana On Line n. 8-2013

Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

IDEE ERETICHE di Roberto Mancini. Tratto da ALTRECONOMIA n. 150

stra (cui si aggiunge la miopia del

Movimento 5 Stelle); la disarticola-

zione della scuola e dell’università,

il sordo conservatorismo di gran

parte della Chiesa Cattolica; la linea

di pseudoconcordia nazionale a tutti

i costi messa in atto dal Presidente

Napolitano: tutti questi elementi di

freno e di confusione hanno ritarda-

to l’emergere di una vera solleva-

zione in Italia.

Ma la dignità e la libertà degli op-

pressi – prima ancora della loro

rabbia- sono una forza irriducibile,

che non si lascerà neutralizzare. La

sollevazione dovrà portare a un’al-

tra politica (con la democratizzazio-

ne interna dei Partiti e con la libera-

zione delle energie creative dei mo-

vimenti), a un’altra economia

(attraverso n’intesa internazionale

per la chiusura delle Borse, per la

democratizzazione del credito e del-

le strutture produttive, per l’adozio-

ne d un modello di armonia nella

società e con la natura), a un altro

sistema educativo e della ricerca

(con una profonda trasformazione

democratica della scuola e dell’uni-

versità) e a un atro assetto e uso dei

media (valorizzando l’informazione

pluralista, la diffusione delle cono-

scenze e lo sviluppo del pensiero

critico). Bisogna indirizzare da subi-

to le energie verso queste quattro

direzioni, per attuare una solleva-

zione pacifica e radicale, affinché

per molti non giunga troppo tardi.

L’articolo è di Roberto Mancini

ed è stato pubblicato dal periodico

ALTRECONOMIA n. 150

Giugno 2013

La lotta per l’indipendenza è la

lotta che va promossa nei con-

fronti delle diverse forme di oli-

garchie oppressive che occupano

il presente e il futuro. L’azione per il cambiamento deve avere radici

in una sofferenza sentita come in-

giusta, intollerabile ed evitabile. La

lotta per l’indipendenza non è ge-

nerico progressismo, è sollevazio-

ne nel senso proprio del termine,

azione non violenta che solleva le

persone dagli effetti oppressivi del

sistema e inaugura processi di libe-

razione.

Le condizioni per agire efficace-

mente sono le seguenti: sentire e

condividere la sofferenza per

un’oppressione subita da larghi

strati di popolazione; riconoscere

da quale logica sbagliata e da quali

cause concrete essa sia prodotta e

chi ne siano i responsabili; sentire

che quello che si subisce è inaccet-

tabile ed estraneo a noi, alla comu-

nità civile, al bene comune; indivi-

duare l’alternativa e i passaggi

operativi che la costruiscono. Stori-

camente è un dato ricorrente che la

parte più lucida nei popoli si solle-

va quando matura la coscienza che

gli oppressori stanno togliendo

qualcosa di prezioso e di essenzia-

le. Non a caso gli analisti al servizio

dei gruppi speculativi sottolineano

che il solo serio pericolo per l’ege-

monia delle oligarchie finanziarie

consiste nella sollevazione dei po-

poli contro la dittatura dei Mercati.

Gandhi chiama Swaraj (la

“indipendenza”) la pratica di que-

sto tipo di azione e di sollevazione,

precisando che la vera indipenden-

za non è mai dall’altro, ma dal male

dentro si sé e fuori di sé, dal male

interiore così come dal male sedi-

mentato nelle strutture dell’econo-

mia e della politica. Qualsiasi trac-

cia di violenza, di egoismo, di par-

ticolarismo, di xenofobia o di razzi-

smo impedisce che si tratti di una

vera lotta per l’indipendenza. Per

capirci: la rivendicazione leghista

della secessione non è autentica

Swaraj, come non lo è la stoltezza

di quanti si mettono a lanciare

bombe molotov a una manifestazio-

ne. È invece vera Swaraj l’azione

del vasto e pacifico movimento NO

TAV (non quella di chi lo strumen-

talizza per sfogare la propria voglia

di violenza) o l’azione dell’associa-

zione “LIBERA” contro le mafie e

per la legalità democratica. È

Swaraj la sollevazione del movi-

mento “Se non ora, quando” per

affermare la dignità delle donne, o

quella degli studenti quando prote-

stano contro le cosiddette riforme

della scuola e dell’università inven-

tate in questi anni da una stessa

mentalità distorta, neoliberista e

paternalista, coltivata sia nel PDL

che nel PD.

Finora i fattori che hanno inibito

la lotta per l’indipendenza hanno

funzionato. Il ventennio di ideolo-

gia berlusconiana, che spesso ha

contaminato anche molti

suoi avversari; la melas-

sa mediatica anestetiz-

zante; la diffusione dei

luoghi comuni sulla

“crisi”, che ne hanno

fatto una specie di feno-

meno naturale senza

colpevoli; il conformi-

smo di quasi tutti gli in-

tellettuali; il ricatto eco-

nomico che grava su

chiunque non obbedi-

sca alla logica dominan-

te; la mancanza di una

visione costituzionale

della democrazia e del

bene comune; l’assurda

autoreferenzialità dei

dirigenti dei partiti di

centrosinistra e di sini-

Un calendario, aggiornato,

degli eventi pubblici

a Voltana ?

Lo trovi nel sito

www.voltanaonline.it facendo

click in AGENDA !

Fatti e gente di Voltana e dintorni

Immagine trovata su Internet e segnalata

da Pierpaolo

Page 6: Voltana On Line n. 8-2013

Pagina 6 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

Che cosa farà Papa Francesco? di Pietro Stefani

Una delle primissime scelte com-

piute da Papa Francesco, subito do-

po aver deciso per sé un nome tanto

evocativo quanto impegnativo, è

stata di risiedere a Santa Marta e di

disertare l’appartamento vaticano.

L’opzione non è stata solo logistica

(da questo punto di vista molti ad-

detti vaticani sono tutt’altro che en-

tusiasti); essa si è dimostrata sem-

pre più funzionale a uno stile magi-

steriale molto personale. Le omelie

a braccio tenute in quella sede sono

di ventate la forma per eccellenza

dell’insegnamento del vescovo di

Roma. In quelle prediche, non ri-

prodotte nella raccolta dei docu-

menti, vibrano parole più autenti-

che dei testi ufficiali in cui compaio-

no stilemi fortemente in continuità

con il pontifica to precedente; fatto

che sarà ulteriormente confermato

se troverà riscontro la voce, peral-

tro autorevole, secondo cui la pros-

sima enciclica sulla fede uscirà a

firma sia di Benedetto XVI, sia di

Papa Bergoglio. Resta indubitabile

che rispetto ai discorsi fin qui pro-

nunciati, la parte più incisiva è non

lo scritto ma il detto che scombina il

filo del procedere (lo si è visto an-

che quando sono stati ricevuti uffi-

cialmente tutti i vescovi italiani).

A Santa Marta Bergoglio dice cose

che sembrano non provenire da un

Papa. Avendo affianco l’ordinario

castrense afferma che la guerra è il

suicidio dell’umanità, con pari

schiettezza afferma che una chiesa

ricca è vecchia e che San Pietro non

aveva conti in banca, inoltre parla

di corruzione e di lobby. Discorso

analogo vale per l’udienza privata

in cui ha ricevuto i vertici della Clar

(Confederazione latinoamericana

dei religiosi), Francesco avrebbe

detto loro: «Anche se vi arriverà una

lettera della Congregazione per la

dottrina della fede, affermando che

avete detto questo o quello, non

preoccupatevi.

Spiegate quello che dovete spiega-

re, però andate avanti. Aprite porte,

facendo qualcosa là dove la vita vi

chiama. Preferisco una Chiesa che

si sbaglia per fare qualcosa, che

una che si ammala per rimanere

rinchiusa».

Con il passare delle settimane lo

stile comunicativo orale e libero di

Papa Bergoglio non muta; tuttavia il

contesto in cui cade cambia ineso-

rabilmente. Il vescovo di Roma

Francesco visita una parrocchia del-

la periferia romana la domenica in

cui si gioca il derby di Coppa Italia

e vi allude scherzosamente con i

bambini della prima comunione

provocando un ennesimo effetto a

sorpresa. Qualche tempo dopo pe-

rò Papa Bergoglio riceve solenne-

mente il presidente Napolitano con

tutte le regole dell’etichetta diplo-

matica. Cardinali di curia, nobili,

ambasciatori e guardie svizzere so-

no estranee a San Pietro non meno

di quanto lo siano i conti in banca. È

vero, si preannunciano modifiche

radicali nello IOR, ma la situazione

della «banca vaticana» è così inde-

cente che anche Papa Ratzinger sa-

rebbe stato costretto a intervenire.

Inoltre anche se fosse chiusa, il Vati-

cano, per forza di cose, non cesserà

di avere stretti rapporti con alcune

banche.

In sintesi, Papa Francesco compie

affermazioni dirompenti in un qua-

dro complessivo finora immutato e

dove, al più, si annunciano futuri

interventi. È presto, ma il tempo

passa; il discorso però non è solo

questo. Il Vaticano, a prescindere

dai suoi attuali bilanci, è il luogo al

mondo in cui vi è la massima con-

centrazione di ricchezza storico-

artistica in larga misura frutto di uno

stile papale che faceva dello sfarzo

la propria cifra. Che tutto avvenga

all’insegna del bello e della cultura

non toglie che quel patrimonio sia

nato, in buona parte, grazie allo

sfruttamento subito dalla povera

gente. L’ordinario castrense ha il

titolo, lo stipendio e la pensione di

un generale ed è espressione di un

regime concordatario che poco ha a

che fare con l’assistenza spirituale

dei soldati, conseguibile con altri

mezzi. Quanto a eventuali futuri mo-

niti della Congregazione, quest’ulti-

ma è espressione di una curia al cui

vertice c’è il Papa stesso. Le situa-

zioni paragonabili a queste sono

innumerevoli.

Nei prossimi mesi a Papa France-

sco si aprono tre alternative: conti-

nuare così con parole forti e inter-

venti contenuti (qualche nomina,

qualche risanamento dei bubboni

più purulenti, ecc,); modificare ra-

dicalmente il vetrice della Chiesa

cattolica; dichiarare pubblicamen-

te la situazione oggettivamente

contraddittoria in cui si trova la

Chiesa cattolica.

Alla prima alternativa non è dato

prolungarsi a tempo indetermina-

to. Su di essa infatti peserebbe

sempre più il sospetto di ipocrisia,

atteggiamento alieno all’animo di

Francesco, ma riscontrabile

nell’oggettività della situazione. La

seconda via è ardua e la porta di

accesso a essa strettissima. Alcune

decisione saranno prese (prima o

poi verrà nominato, per esempio,

un nuovo Segretario di Stato), tutta-

via è assai difficile immaginare l’ir-

rompere di capacità in grado di

rinnovare ab imis la Chiesa cattoli-

ca ponendola sotto il primato della

povertà. Ciò comporterebbe, infat-

ti, attuare riforme strutturali che

metterebbero in discussione mol-

tissime cose (non ultimo la forma

Stato goduta dalla S. Sede): esse

possono essere imposte da violenti

sconvolgimenti storici ma nessun

processo di autoriforma è stato fi-

nora in grado di attuarle.

Resta la terza alternativa che non

comporta né immobilismo, né ras-

segnazione, né la scelta di uno stile

cupamente penitenziale. Essa si-

gnifica semplicemente diventar

consapevoli che per essere fedeli

all’evangelo occorre essere con-

vinti che le sue richieste si pongo-

no al di là di quanto è possibile

attuare in una qualsiasi istituzione.

La vecchia definizione di Chiesa

intesa come «societas perfecta» era

per sua natura anticristica. Ogni

istituzione si presenta, almeno in

parte, antievangelica. Il “discorso

della montagna” è l’espressione

più riconoscibile di questa inestin-

guibile e salvifica eccedenza.

La gratitudine nei confronti di

Papa Francesco e dello stile da lui

assunto trova riscontro in un’enor-

me popolarità nel cui seno fremono

sentimenti e speranze profonde e

che sarebbe errato etichettare solo

come espressione di una moda. Si

tratta di un patrimonio da guidare,

da indirizzare e da di fendere

(anche da impropri usi mass-

mediatici). Per farlo occorre che

Papa Francesco apra presto il capi-

tolo delle decisioni impegnative.

Piero Stefani

Page 7: Voltana On Line n. 8-2013

Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

La bancarotta della giustizia italiana

"L’ultima scoperta dal governo

Letta è il sovraffollamento delle

carceri - che dura almeno da un decennio – tanto da dedicarci un

decreto. E come Letta e il Governo

delle “larghe intese” risolvono il

problema? Semplice, per superare

l’emergenza basta buttare fuori un

bel po’ di reclusi. Punto. E' suffi-

ciente leggere le indiscrezioni sul

testo di legge che verrà presentato

dal Consiglio dei Ministri: la de-

tenzione domiciliare potrà appli-

carsi anche a condannati a pene

fino a 6 anni.

Corruzione, frode fiscale, falso in

bilancio, truffe, abuso d’ufficio,

inquinamento, frodi comunitarie,

hanno pene massime tra i 3 e i 6

anni (ma nella pratica, nessuno si

becca più di 3 anni). Inoltre, che

c’entra con l’affollamento delle

carceri la sospensione della pena

per chi è agli arresti domiciliari e

deve scontare una pena residua di

4 anni? E perché, oltre alle detra-

zioni della buona condotta, per

coloro che devono espiare la pena

per altri 3 anni si prevede uno

sconto di pena ovvero la liberazio-

ne anticipata? E la famosa certez-

za della pena? Eppure basterebbe un po’ di impegno. Ad esempio

una razionalizzazione degli spazi

degli istituti penitenziari, per trova-

re un posto dignitoso per tutti inve-

ce di costruire nuove imponenti car-

ceri, con la soddisfazione dei soliti

palazzinari. Predisporre interventi

ordinari e straordinari per gli istituti

esistenti con l'apertura di ali chiuse

in quanto fatiscenti. Basterebbe ri-

vedere i capolavori normativi di tre

dei principali artefici del sovraffol-

lamento carcerario: Bossi, Fini e

Giovanardi. Basterebbe predispor-re seri programmi di lavoro dentro

il carcere perché – è noto da tutte le

statistiche – nessun recluso ha il pia-

cere di tornare in galera se ha qual-

cosa di lecito da fare fuori. E se non

ce l’ha, torna a delinquere. Ed è

questo ciò che il MoVimento 5 Stelle

propone in Parlamento, denuncian-

do il mercimonio sulla pelle dei de-

tenuti. Una autentica bancarotta

della giustizia.

Ps:: Fra coloro che possono esse-re condannati a 6 anni di reclusione

ci sono anche gli accusati di asso-

ciazione mafiosa: ai domiciliari è

molto più semplice seguire i busi-

ness." Commissione Giustizia M5S

Camera

Dal sito www.beppegrillo.it

Dal 1999 la Cassa di Risparmio di

Cesena detiene la maggioranza del-

la Banca di Romagna Spa. Potrem-

mo definirlo “jus pecunia”, ossia

l’insieme dei diritti che deriva

dall’essere titolare della proprietà

di un bene. Dopo alcuni anni i Ce-

senati hanno, in questi giorni, inizia-

to a far valere i loro diritti di dispor-

re dell’azienda di cui sono proprie-

tari.

Per molti voltanesi era “la Cassa”.

Così veniva chiamata la Cassa di

Risparmio di Lugo, una istituzione di

riferimento non soltanto per tutto il

territorio comunale, ma anche per

le nove municipalità del compren-

sorio. Poi “la Cassa”, dopo una se-

rie di fusioni tra aziende di credito

locali, è diventata la “Banca di Ro-

magna Spa”. Una Banca locale ha

sempre una forte attenzione per il

territorio di riferimento. Una gran-

de Banca, invece, può operare del-

le scelte che prescindono dalla ter-

ritorialità. Ad esempio una grande

Banca può destinare una zona alla

“raccolta” ed un’altra zona agli

“investimenti”. È intuibile che tali

strategie avranno forti ripercussioni

locali: infatti, la zona di raccolta tro-

verà costoso ottenere del credito, al

contrario la zona scelta per fare de-

gli investimenti, avrà la possibilità

di contrarre prestiti a tassi di inte-

resse particolarmente favorevoli.

Dagli ultimi dati disponibili risulta

che la gestione caratteristica (ossia

la capacità di intermediare il dena-

ro) della Banca di Romagna abbia

prodotto un utile di 1 milione di eu-

ro. Per la Cassa di Risparmio di Ce-

sena la gestione caratteristica inve-

ce ha originato una perdita di 8 mi-

lioni di euro.

Quanto alle situazioni creditizie

deteriorate queste in CRC ammon-

tano a 234 milioni di euro. Mentre

per BDR la cifra è di gran lunga in-

feriore, circa 56 milioni di euro.

Scalpore ha, anche, suscitato, da

una parte, la mancata o minore cor-

responsione di parti variabili del

reddito ai lavoratori dipendenti e,

dall’altra, “un anticipo su dividen-

di” per 1,9 milioni di euro ai soci.

Osservava in un suo comunicato

la UILCA BDR che “Se attacchi un

cavallo veloce ed un cavallo strema-

to ad un calesse che risultato avrai?

Di certo il cavallo stremato continue-

rà a passeggiare in modo stanco,

mentre quello veloce perderà la vo-

glia di correre…”

L’auspicata “alzata di scudi” c’è

stata. Maggior attenzione sull’even-

to è stata prestata da Enti ed asso-

ciazioni. Ma difficilmente il proces-

so potrà essere fermato. Ora occor-

re agire, con grande attenzione e

buon senso, per contenere i disagi.

Cassa di Risparmio di Cesena e Banca di Romagna. La fusione.

"Il tradimento non trionfa mai" scri-

veva Sir Johm Harington, poeta vis-

suto a cavallo tra il 1500 e il 1600,

alla corte della regina Elisabetta I

Tudor. "Qual è il motivo? Perché se

trionfa, nessuno osa chiamarlo tradi-

mento".

“Chi tace e chi piega la testa

muore ogni volta che lo fa, chi

parla e chi cammina a testa alta

muore una volta sola.”

Giovanni Falcone, Francesca Mor-

villo, Rocco Dicillo, Antonio Monti-

naro, Vito Schifani.

23 maggio 1992

Dal sito www.voltanaonline.it

Vota il sondaggio

“Il Partito delle Libertà vuole di-

mezzare la pena per il reato di con-

corso esterno mafioso. E' il capo

d'imputazione di Marcello Dell'Utri. Sei d'accordo?“

Sì : zero No : 100%

A Voltana On Line fummo facili

profeti a predire, quasi un anno or

sono, la fine politica della Lega, del

partito di Antonio Di Pietro e del

Movimento 5 Stelle.

Erano (e sono) partiti anti sistema.

Quello che stupisce è il tempo ne-

cessario (oltre il prevedibile) per

incenerire il Movimento 5 Stelle.

Page 8: Voltana On Line n. 8-2013

Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013

Pubblichiamo alcune segnalazioni giunte a Voltana On Line su facebook

Immagine

trovata su

Internet e

segnalata

da

Flavio

Il programma

delle iniziative

lo trovi anche

nel sito

www.voltanaonline.it

facendo click

in AGENDA

Domenica 30 giugno

Ore 19 Unica Messa.

Tutta la Comunità è

invitata a festeggiare

il 50° anniversario

della ordinazione

sacerdotale di

Don Felice Marchi.

Ore 20,30 cena a

buffet.

IL SISTEMA METRICO DECIMALE ROMAGNOLO

Unità di misura più piccola: gnìnt! che equivale a zero.

poi, un cichinì, dìs cichinì i fa un bisinì,

dìs bisinì i fa un pizgòt,

dìs pizgòtt i fa un pògn,

dìs pògn i fa una zèmna,

dìs zèmman àl fa una spòrta,

dìs spòrt al fa un sàc,

dìs sèc i fa una cariòla,

dis cariòl al fa ònna baròza,

dis baròzy al fa un càr,

dìs chèr i fa un tréno e

dis tréno i fa un sbròmbal !

Paolo Gagliardi

Mentre rimandiamo, la vita passa.

Seneca Frase segnalata da

Gabriele

Immagine

trovata su

Internet e

segnalata

da

Flavio

Immagine

trovata su

Internet e

segnalata

da

Diana

Il tempo dissolve il superfluo e

conserva l'essenziale.

A. Jodorowsky Frase segnalata da

Meri

Quando sei davanti a due decisioni,

lancia una moneta. Non perché farà la

scelta giusta al posto tuo, ma perché,

nell'esatto momento in cui essa è in

aria, saprai improvvisamente in cosa

stai sperando di più.

Frase

segnalata

da

Brigida

Chi non riesce a regalare entusiasmo

neppure a se stesso è condannato ad un

interminabile crepuscolo.

Frase

segnalata

da

Gabriele