voltana on line n. 8-2013
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News, politicsTRANSCRIPT
8
2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it
Solo chi non ha testa ha bisogno di un … “capo”.
quioso verso i potenti di turno.
Tutto ciò sortisce molteplici effetti,
tutti biasimevoli. Abbiamo le
“tifoserie”, ossia persone che, pre-
giudizialmente, sono pro o contro
questo o quell’esponente pubblico.
Abbiamo, poi, una sorta di narcosi.
Qualsiasi cosa sia commessa da
membri della “casta” non può e non
deve assolutamente indignare.
Da ultimo si evidenza il Partito co-
me bene o come proprietà privata.
Non è un fenomeno legato ad una
figura carismatica, ad una leader-
ship. È qualche cosa di diverso. È il
poter d is porre di r i s ors e
(inizialmente private, rimpinguate
spesso anche con soldi pubblici)
che vengono destinate ad iniziare
un’impresa di nome Partito. E, mai
come in questo caso, il Partito di-
La chiamano “anomalia italiana”.
Ed in effetti in nessun’altra parte
dell’Occidente è dato vedere qual-
che cosa di simile. La “democrazia
rappresentativa” è stata una grande
conquista. Ma la vera democrazia
non si esaurisce nell’apporre un
segno su di una scheda, periodica-
mente. Accanto agli eletti, che deb-
bono svolgere il loro compito
nell’interesse di tutti, ci sono gli
elettori, che debbono vigilare e
chiedere conto - su quanto operato -
agli eletti.
Sicuramente i mass-media hanno
un ruolo importante, nell’informare
e nel formare. Purtroppo in Italia i
mass-media rendono un pessimo
servizio alla collettività. Fatte salve
poche lodevoli eccezioni, c’è una
piaggeria ed un servilismo osse-
venta espressione di una parte, che
si contrappone ad un tutto. L’inte-
resse egoistico, di uno o di pochi,
finisce con l’essere anteposto all’in-
teresse ed al bene di un intero po-
polo.
Pare sia una predisposizione
dell’italiano medio, curarsi del pro-
prio orticello. In troppi, potendo e
avendone l’occasione, non disde-
gnano di “arrangiarsi”, o di “trarre
vantaggi” sapendo di arrecare dan-
ni ad altri, o di escogitare il modo
per “sistemarsi” a qualsiasi costo.
Pronti ad auto assolversi o ad impe-
gnarsi perché tutto cambi, così tutto
resta uguale a prima. Però, così fa-
cendo, non troveremo mai una ri-
sposta ad una domanda semplice:
“Dove andremo a finire?” Le cose
cambiano, ma iniziando da noi.
È stato pubblicato il n. 27
dell’ALMANACCO DI VOLTANA
2012 - Fatti e gente i casa nostra.
È disponibile in Delegazione.
“L'andamento della Cassa Inte-
grazione si rivela sempre più peri-
coloso. Nel dato di maggio leggia-
mo infatti tutti gli sviluppi negativi
legati allo strumento della Cassa in
deroga e che sono uno dei princi-
pali motivi per i quali sabato 22
giugno saremo in piazza a Roma
con CISL e UIL dietro le parole
'Lavoro è democrazia'”. E' quanto
afferma il Segretario Confederale
della CGIL, Elena Lattuada, in meri-
to ai dati diffusi oggi dall'Inps che a
maggio ha erogato 89,3 milioni di
ore di cassa integrazione con un
calo del 10,7% rispetto ad aprile e
del 15,4% su maggio 2012, la dimi-
nuzione è ancora più forte per la
cassa in deroga con 16 milioni di
ore (-52% su maggio 2012) .
L'Istituto Nazionale di Previdenza
Sociale rileva come le variazioni
nell'archivio hanno riguardato so-
prattutto la cassa in deroga e quella
straordinaria. Nello specifico, per
la CIG in deroga il nuovo archivio
segnala ad aprile 32,4 milioni di
ore autorizzate a fronte delle 6,8
milioni comunicate un mese fa sulla
base del vecchio archivio. Per
maggio il nuovo archivio segna
16,3 milioni di euro con un calo
sull'anno del 52% e sul mese del
50,45% .
"Serve un effettivo finanziamento
dello strumento degli ammortizza-
tori in deroga” avverte Lattuada
che spiega come “il calo registrato
lo scorso mese dalla Cassa in dero-
ga è infatti di certo non imputabile
ad un minore ricorso a questo stru-
mento ma ad una concreta mancan-
za di risorse. Motivi per i quali il
governo – prosegue - deve al più
presto procedere alla ripartizione
del miliardo di risorse individuato
per finanziare la cassa integrazione
e mobilità in deroga tra le regioni.
Un processo da avviare subito per
dare urgenti risposte a migliaia di
lavoratrici e di lavoratori in estrema
difficoltà”. Quanto al complessivo
andamento della cassa, aggiunge,
“il calo della ordinaria compensato
dalla straordinaria ci dice che ci
avviciniamo velocemente alla so-
Crisi: CGIL, dati CIG sempre più pericolosi, sabato 22 giugno in piazza glia del miliardo di ore anche per il
2013. Segnali inequivocabili di un
sistema produttivo ancora perico-
losamente in caduta” .
Secondo Lattuada “è il lavoro la
vera emergenza e gli ammortizza-
tori sociali, pur essendo in questo
momento vitali, non sono il modo
per immaginarsi un futuro. Così
come limitarsi ad intervenire sulle
regole, senza una politica che ri-
lanci la domanda interna, non ci
porterà lontano. La crisi è ancora in
una fase profondissima, serve l'a-
dozione di una politica industriale
che tuteli e rilanci la natura mani-
fatturiera della nostra economia,
che salvaguardi l'occupazione e il
prezioso patrimonio che le lavora-
trici e i lavoratori di questo paese
costituiscono”, conclude.
E solo chi non ha testa va alla ricerca di un padrone. di Mario Paganini
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Posta elettronica certificata. L’esperienza di Roberto Scano dal sito http://robertoscano.info/
sportello chiuso. La collega si è di-
mostrata subito competente, mi ha
richiesto documento d’identità e
codice fiscale, ha effettuato la stam-
pa del contratto (sbagliandosi di
stampante… immaginate quindi una
stampa di un bel pdf corposo nelle
stampanti ad aghi… 5 minuti cir-
ca…), me lo fa sottoscrivere, me ne
fa copia e mi avvisa che nell’arco
delle successive 24 ore la casella
sarebbe stata attiva.
Mentre attendevo queste opera-
zioni (della durata totale di circa 10
minuti), ho preso la brochure infor-
mativa dalla qualche ho appreso
alcune limitazioni (che poi ho sco-
perto essere descritte anche nel sito
della postacertificata):
Le limitazioni all’utilizzo della
casella PostaCertificat@ per il
cittadino sono:
- numero massimo di invii giornalie-
ri, non superiore a 10;
- dimensione massima del messag-
gio pari a 30 MB;
- numero massimo di destinatari del
messaggio 50*
* Gli invii di messaggi con numero di
destinatari superiori a 10 saranno
oggetto di monitoraggio da parte del
Concessionario.
Altra limitazione non da poco ri-
guarda la possibilità di dialogare
solo con le P.A.
- La PostaCertificat@ garantisce un
canale di comunicazione chiuso ed
esclusivo tra Pubblica Amministrazio-
ne e Cittadino, non sono, infatti, pre-
viste comunicazioni al di fuori di tale
canale, ad esempio tra Cittadino e
Cittadino.
- Le caselle PostaCertificat@ attivate
dalla Pubblica Amministrazione per i
propri dipendenti (in qualità di Citta-
dini) sono del tutto equivalenti alle
caselle PostaCertificat@ per il Citta-
dino
Quindi, se non mi sbaglio, i singoli
dipendenti non possono comunica-
Alla fine mi sono deciso, ed oggi
mi son recato ad uno dei tre uffici
postali abilitati di Venezia Centro
storico per concludere la procedu-
ra di assegnazione della mia casella
di posta certificata.
In questi giorni se ne è parlato
molto, chi bene, chi male, beh oggi
vi racconto la mia piccola esperien-
za.
Il giorno dell’attivazione ero pres-
so lo studio di un amico ed insieme
abbiam tentato di attivare la casella
e-mail.
Da accessibilista, visionando il
sito postacertificata.gov.it, ho subi-
to notato che il sito, purtroppo, non
è conforme alla legge 4/2004 – ma
su questo argomento magari farò un
articolo specifico.
Procediamo comunque con la ri-
chiesta on line che richiede diversi
step, dopo i quali riceviamo un bel
“gateway error” e desistiamo. Ma,
miracolosamente, dopo 24 ore circa
riceviamo comunque una comuni-
cazione tramite e-mail relativa al
buon fine (!!!) dell’operazione con
invito a recarsi agli uffici postali
abilitati per terminare la pratica.
Qualche dubbio comincia quindi a
sorgermi, visto che – tra l’altro – nel
modulo non era presente alcuna
informativa sul trattamento dati in-
viati e che la pagina con
l’informativa sulla privacy non indi-
ca che tra i dati trattati vi sono quel-
li inseriti ma si limita a parlare di
dati di navigazione e cookies…
Stamane comunque mi armo di buo-
na volontà e mi reco all’ufficio po-
stale. Accedendo vedo un bel car-
tello “fai da te” che informa l’utenza
per la PEC è necessario utilizzare
gli sportelli di spedizione pacchi.
Arriva quindi il mio turno ma alla
mia richiesta di PEC la dipendente
fa una faccia come se le avessi chie-
sto chissà cosa ma poi, quando le
ho sciolto l’acronimo, mi ha reindi-
rizzato ad una collega presso uno
re tra di loro tramite posta certifica-
ta, ma devono usare la casella PEC
ufficiale del servizio per cui opera-
no (ossia scrivere da PEC a PEC)?
Alcune cose già da subito sono
migliorabili:
Inserire nella mail di conferma
registrazione un riferimento ai do-
cumenti da portare con se all’ufficio
postale (meglio ripeterlo, anche se
sta già scritto sul sito Web);
Allegare alla suddetta mail e/o
rendere disponibile una copia sul
sito Web del contratto che il cittadi-
no va a sottoscrivere: se un cittadi-
no è pignolo si mette a leggere
(giustamente) il contratto in coda
alla posta, rallentando le operazio-
ni;
Migliorare la rubrica-PA della
Webmail: se cerco la parola
“Venezia” mi escono solamente
realtà del Friuli-Venezia-Giulia.
Sabato 25 maggio 2013.
Il circolo del Partito Democratico di Voltana è
tornato nella sua sede storica: la Casa del Popolo.
Immagine di Gianni
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Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013
“L’unica possibilità e la condizio-
ne pregiudiziale di una ricostruzio-
ne stanno proprio in questo: che
una buona volta le persone co-
scienti ed oneste si persuadano
che non è conforme al vantaggio
proprio, restare assenti dalla vita
politica e lasciare quindi libero
campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri.”
Giuseppe Dossetti - marzo 1945
Crisi: Studio Cgil, 13 anni per tornare ai livelli del PIL del 2007 Come dimostrano infatti le stime
sull'impatto del 'Piano del Lavoro,
frutto dell'utilizzo del modello eco-
nometrico (originale) elaborato dal
Centro Europa Ricerche, si possono
prevedere i possibili tempi della
ripresa, in relazione alle misure
indicate dal piano, partendo dallo
scenario attuale (2013). Il risultato,
come riporta lo studio, è che in 3
anni, al 2016, potrebbe essere pos-
sibile recuperare il livello occupa-
zionale pre-crisi (2007) e in 4 anni,
al 2017, il livello del Pil, della pro-
duttività e degli investimenti. Il li-
vello della retribuzione di fatto me-
dia annua lorda potrebbe essere
recuperato addirittura nel 2014. Per
Barbi, quindi, “qualsiasi ipotesi di
ripresa, anche la più ottimistica,
che insista sull’aumento della com-
petitività e della crescita per recu-
perare così anche l’occupazione
perduta, richiederebbe comunque
tempi molto lunghi e ancora diversi
anni di sofferenza sociale”. E' il la-
voro la sola alternativa: “Di fronte
ad una crisi di questa natura, a que-
sta spaventosa recessione, è la
creazione di lavoro - conclude Bar-
bi - che produce crescita e che a
sua volta crea nuovo lavoro, non il
contrario”
nel 2007 dalle 23.531.949 del 2014
(-1.494.451 la differenza). Non si
recupererà mai invece il livello dei
salari reali mai: “in confronto con
l’inflazione effettiva, cioè il deflato-
re dei consumi, la variazione è ne-
gativa nel 2014”, spiega lo studio.
Infine il livello di produttività ver-
rebbe recuperato nel 2017 (in 4 an-
ni dal 2013) e il livello degli investi-
menti nel 2024 (11 anni dopo il
2013).
Ma se quest'ultimo è lo scenario
peggiore, lo studio Cgil prende in
considerazione “ipotesi più ottimi-
stiche” legate alla proiezione di un
livello di crescita pari a quello me-
dio registrato nel periodo 2000-
2007, ovvero del +1,6%. In questo
caso il risultato prevede che il livel-
lo del Pil, dell’occupazione e dei
salari verrebbe ripristinato nel 2020
(7 anni dopo il 2013) mentre quello
della produttività nel 2017 e il livel-
lo degli investimenti nel 2024 (12
anni dopo il 2013). Lo studio della
Cgil calcola inoltre anche la perdita
cumulata generata dalla crisi, cioè il
livello potenziale di crescita che si
sarebbe registrato nel caso in cui la
crisi non ci fosse mai stata, e che è
pari a 276 miliardi di euro di Pil (in
termini nominali oltre 385 miliardi,
circa il 20% del Pil).
Uno studio, quindi, funzionale alla
Cgil per rivendicare la centralità
del lavoro. “Per uscire dalla crisi e
recuperare la crescita potenziale
occorre un cambio di paradigma”,
osserva il segretario confederale
della Cgil, Danilo Barbi, secondo il
quale “per non attendere che sia
un’altra generazione ad assistere
all’eventuale uscita da questa crisi,
e ritrovare nel breve periodo la via
della ripresa e della crescita occu-
pazionale, occorre proprio partire
dalla creazione di lavoro”. Come
sostenuto dalla Cgil attraverso il
'Piano del Lavoro'. “Una proposta -
spiega Barbi - che si fonda proprio
sull’idea di rispondere alla crisi
globale e al declino dell’economia
italiana attraverso un forte sostegno
alla domanda, che avvenga proprio
con un piano straordinario di crea-
zione diretta di nuova occupazione,
nuovi investimenti pubblici e priva-
ti, verso l’innovazione e i beni co-
muni”.
Se il Paese intercettasse la ripre-
sa, quella stessa accreditata per il
2014 dai maggiori istituti statistici,
quanto tempo ci vorrebbe prima di
recuperare il terreno perso iin
questi cinque anni di crisi? Esatta-
mente tredici anni per ritornare al
livello del Pil del 2007, 63 anni per
quello dell'occupazione, 'mai' per
recuperare il livello dei salari reali.
E' quanto rileva uno studio effettua-
to da Riccardo Sanna dell'Ufficio
economico della Cgil dal titolo 'La
ripresa dell'anno dopo - Serve un
Piano del Lavoro per la crescita e
l'occupazione'. Un lavoro dove si
simulano alcune ipotesi di ripresa,
nell'ambito delle attuali tendenze e
senza che si prevedano modifiche
significative di politica economica,
sia nazionale che europea, per di-
mostrare la necessità di “un cam-
bio di paradigma: partire dal lavo-
ro per produrre crescita”.
Si parte dalla situazione di conte-
sto. Dal 2008 il Pil, riporta lo studio,
perde mediamente 1,1 punti per-
centuali ogni anno mentre i posti di
lavoro sono diminuiti di oltre 1,5
milioni rispetto al 2007. I salari lor-
di perdono lo 0,1% ogni anno
(quelli netti lo 0,4%), la produttivi-
tà è mediamente negativa del -
0,2%, così come gli investimenti
diminuiscono, sempre in media, di
3,6 punti l'anno. Questo quindi il
quadro di riferimento dove inne-
stare le previsioni macroeconomi-
che dell'Istat, a prescindere dalla
congiuntura internazionale, e cal-
colare di conseguenza quanto tem-
po ci vorrà ancora per parlare di
ripresa e recuperare il livello pre
crisi
Ecco quindi che proiettando la
ripresa calcolata dall'Istat, ovvero
moltiplicando nel tempo il tasso
previsto per il 2014 (pari a un
+0,7%) fino a raggiungere il livello
2007, dallo studio della Cgil emer-
ge che il livello del Pil pre-crisi
verrebbe recuperato nel 2026 (in
13 anni dal 2013): il tempo neces-
sario per colmare il 'gap' di 112
miliardi tra il Pil del 2014 (1.380
miliardi) e del 2007 (1.492 miliar-
di). Il livello dell’occupazione, in-
vece, soltanto nel 2076 (in 63 anni
dal 2013), per tornare cioè alle
25.026.400 unità di lavoro standard
La formula per uscire dalla crisi
è: “Rigore, austerità, giustizia socia-
le”. Ma non può funzionare se indi-
ca la sequenza temporale degli
interventi. O tutti e tre simultanea-
mente oppure occorre iniziare
subito dalla equità sociale !
info: [email protected]
quella del terremoto in Emilia.
Nemmeno il terremoto li ferma.
Le altre nuove concessioni di
stoccaggio sono proposte in Lom-
bardia (Bagnolo Mella e Romanen-
go), Abruzzo (Poggiofiorito), nelle
Marche (Palazzo Moroni e San Be-
nedetto), in Basilicata (Serra Pizzu-
ta), in Molise (Sinarca).
Ora, la mia domanda è: servono
veramente questi altri centri di
stoccaggio? 352 pozzi non ci basta-
no? La popolazione non cresce, il
consumo decresce.
Se uno fa la media, ciascuna con-
cessione porta con se circa 23 poz-
zi - altre otto concessioni significa-
no più o meno circa altri 180 pozzi
sparsi lungo lo stivale.
Cui prodest? [= A chi giova? A chi
porta vantaggio?]
Le 15 concessioni esistenti sono
qui elencate:
1 - Alfonsine Stoccaggio - Raven-
na, Sogit; […]
13 - San Potito e Cotignola Stoc-caggio Faenza, Sogit; […]
Il sito risulta interessante per i nu-
merosi collegamenti attivi. La cono-
scenza e l’informazione sono la mi-
glior difesa di se stessi, della pro-
pria comunità e del territorio che
abitiamo. E proprio i numerosi rife-
rimenti al nostro territorio richiedo-
no una visita del sito. Visita che deve
essere improntata alla massima at-
tenzione.
Nel sito anche informazioni sul
“fracking” e sul “Shale gas”.
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No all’Italia petrolizzata Maria Rita D’Orsogna insegna al
dipartimento di matematica della
CSUN (California State University
Northridge). Come si intuisce dal
nome è di origine italiana. Recente-
mente è stata per alcuni giorni nel
Ravennate e qui ha tenuto una serie
di conferenze sulle conseguenze,
per l’uomo e per l’ambiente, dell’u-
so indiscriminato di alcune tecni-
che estrattive o di deposito e tem-
poranea conservazione nel sotto-
suolo.
Per maggiori informazioni, visita-
te il sito:
http://www.csun.edu/~dorsogna/in
dex.htm
ed il sito:
http://dorsogna.blogspot.it/
Particolarmente interessante que-
st’ultimo, nella sezione
http://dorsogna.blogspot.it/2013/0
4/italia-352-pozzi-di-stoccaggio-di-
gas.html
che qui di seguito riproponiamo.
Sono ampi stralci ottenuti con un
banale copia/incolla.
[…] Il giorno 13 Febbraio 2013 [per
l’Italia il Ministro Passera] ha firma-
to due decreti ministeriali per
"liberalizzare il mercato" e per da-
re all'Italia un ruolo maggiore come
"hub" sud-europeo del gas.
E cosi, in Italia adesso parte la
moda dello stoccaggio del gas. E
se prima c'erano solo Stogit ed Edi-
son, adesso siamo invasi da piccole
e grandi ditte dai nomi sconosciuti,
anche loro affamate di bucare il
nostro sottosuolo.
Ci saranno nuovi pozzi per tutto lo
stivale, maggiore pressione in quelli
già esistenti, VIA che non servono.
E che importa se li ci sono case,
vita e persone?
Se uno va sulla pagina dei petro-
lieri "petrolio e gas punto it" si parla
di 12 campi di stoccaggio già sparsi
per l'Italia - in Abruzzo, Lombardia,
Emilia Romagna e Veneto.
In realtà le concessioni sono 15 (tra
l'altro se uno clicca sul link di cui
sopra neanche si apre!) e non 12, e
dimenticano la Basilicata. Della se-
rie, non lo sanno neanche loro cosa
dicono. Questi campi corrispondono
a circa 352 pozzi di gas attivi..
Nel loro complesso questi 352
pozzi stoccano già circa 15 miliar-
di di metri cubi di gas. In Italia ne consumiamo 80 miliardi l'anno - cifra
in decrescita a causa della crisi e
dell'aumento dell'uso delle rinnova-
bili.
E quindi, abbiamo sotto i nostri
piedi due mesi di fabbisogno nazio-
nale di gas belli già stoccati. Uno
direbbe: beh, hanno 350 pozzi, una
nazione cosi piccola, un territorio
fragile e densamente abitato, sismi-
co, turistico, assolato, e due mesi di
gas stoccato sottoterra, perché glie-
ne serve stoccare di più?
E invece sì, secondo il nostro go-
verno, occorre stoccarne ancora.
Infatti, ci sono richieste per altre 8
concessioni di stoccaggio con Pas-
sera che continua a firmare e ad ap-
provare come un forsennato.
Fra queste nuove concessioni di
stoccaggio anche Rivara Stoccaggio,
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IDEE ERETICHE di Roberto Mancini. Tratto da ALTRECONOMIA n. 150
stra (cui si aggiunge la miopia del
Movimento 5 Stelle); la disarticola-
zione della scuola e dell’università,
il sordo conservatorismo di gran
parte della Chiesa Cattolica; la linea
di pseudoconcordia nazionale a tutti
i costi messa in atto dal Presidente
Napolitano: tutti questi elementi di
freno e di confusione hanno ritarda-
to l’emergere di una vera solleva-
zione in Italia.
Ma la dignità e la libertà degli op-
pressi – prima ancora della loro
rabbia- sono una forza irriducibile,
che non si lascerà neutralizzare. La
sollevazione dovrà portare a un’al-
tra politica (con la democratizzazio-
ne interna dei Partiti e con la libera-
zione delle energie creative dei mo-
vimenti), a un’altra economia
(attraverso n’intesa internazionale
per la chiusura delle Borse, per la
democratizzazione del credito e del-
le strutture produttive, per l’adozio-
ne d un modello di armonia nella
società e con la natura), a un altro
sistema educativo e della ricerca
(con una profonda trasformazione
democratica della scuola e dell’uni-
versità) e a un atro assetto e uso dei
media (valorizzando l’informazione
pluralista, la diffusione delle cono-
scenze e lo sviluppo del pensiero
critico). Bisogna indirizzare da subi-
to le energie verso queste quattro
direzioni, per attuare una solleva-
zione pacifica e radicale, affinché
per molti non giunga troppo tardi.
L’articolo è di Roberto Mancini
ed è stato pubblicato dal periodico
ALTRECONOMIA n. 150
Giugno 2013
La lotta per l’indipendenza è la
lotta che va promossa nei con-
fronti delle diverse forme di oli-
garchie oppressive che occupano
il presente e il futuro. L’azione per il cambiamento deve avere radici
in una sofferenza sentita come in-
giusta, intollerabile ed evitabile. La
lotta per l’indipendenza non è ge-
nerico progressismo, è sollevazio-
ne nel senso proprio del termine,
azione non violenta che solleva le
persone dagli effetti oppressivi del
sistema e inaugura processi di libe-
razione.
Le condizioni per agire efficace-
mente sono le seguenti: sentire e
condividere la sofferenza per
un’oppressione subita da larghi
strati di popolazione; riconoscere
da quale logica sbagliata e da quali
cause concrete essa sia prodotta e
chi ne siano i responsabili; sentire
che quello che si subisce è inaccet-
tabile ed estraneo a noi, alla comu-
nità civile, al bene comune; indivi-
duare l’alternativa e i passaggi
operativi che la costruiscono. Stori-
camente è un dato ricorrente che la
parte più lucida nei popoli si solle-
va quando matura la coscienza che
gli oppressori stanno togliendo
qualcosa di prezioso e di essenzia-
le. Non a caso gli analisti al servizio
dei gruppi speculativi sottolineano
che il solo serio pericolo per l’ege-
monia delle oligarchie finanziarie
consiste nella sollevazione dei po-
poli contro la dittatura dei Mercati.
Gandhi chiama Swaraj (la
“indipendenza”) la pratica di que-
sto tipo di azione e di sollevazione,
precisando che la vera indipenden-
za non è mai dall’altro, ma dal male
dentro si sé e fuori di sé, dal male
interiore così come dal male sedi-
mentato nelle strutture dell’econo-
mia e della politica. Qualsiasi trac-
cia di violenza, di egoismo, di par-
ticolarismo, di xenofobia o di razzi-
smo impedisce che si tratti di una
vera lotta per l’indipendenza. Per
capirci: la rivendicazione leghista
della secessione non è autentica
Swaraj, come non lo è la stoltezza
di quanti si mettono a lanciare
bombe molotov a una manifestazio-
ne. È invece vera Swaraj l’azione
del vasto e pacifico movimento NO
TAV (non quella di chi lo strumen-
talizza per sfogare la propria voglia
di violenza) o l’azione dell’associa-
zione “LIBERA” contro le mafie e
per la legalità democratica. È
Swaraj la sollevazione del movi-
mento “Se non ora, quando” per
affermare la dignità delle donne, o
quella degli studenti quando prote-
stano contro le cosiddette riforme
della scuola e dell’università inven-
tate in questi anni da una stessa
mentalità distorta, neoliberista e
paternalista, coltivata sia nel PDL
che nel PD.
Finora i fattori che hanno inibito
la lotta per l’indipendenza hanno
funzionato. Il ventennio di ideolo-
gia berlusconiana, che spesso ha
contaminato anche molti
suoi avversari; la melas-
sa mediatica anestetiz-
zante; la diffusione dei
luoghi comuni sulla
“crisi”, che ne hanno
fatto una specie di feno-
meno naturale senza
colpevoli; il conformi-
smo di quasi tutti gli in-
tellettuali; il ricatto eco-
nomico che grava su
chiunque non obbedi-
sca alla logica dominan-
te; la mancanza di una
visione costituzionale
della democrazia e del
bene comune; l’assurda
autoreferenzialità dei
dirigenti dei partiti di
centrosinistra e di sini-
Un calendario, aggiornato,
degli eventi pubblici
a Voltana ?
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Fatti e gente di Voltana e dintorni
Immagine trovata su Internet e segnalata
da Pierpaolo
Pagina 6 www.voltanaonline.it n. 8 - 2013
Che cosa farà Papa Francesco? di Pietro Stefani
Una delle primissime scelte com-
piute da Papa Francesco, subito do-
po aver deciso per sé un nome tanto
evocativo quanto impegnativo, è
stata di risiedere a Santa Marta e di
disertare l’appartamento vaticano.
L’opzione non è stata solo logistica
(da questo punto di vista molti ad-
detti vaticani sono tutt’altro che en-
tusiasti); essa si è dimostrata sem-
pre più funzionale a uno stile magi-
steriale molto personale. Le omelie
a braccio tenute in quella sede sono
di ventate la forma per eccellenza
dell’insegnamento del vescovo di
Roma. In quelle prediche, non ri-
prodotte nella raccolta dei docu-
menti, vibrano parole più autenti-
che dei testi ufficiali in cui compaio-
no stilemi fortemente in continuità
con il pontifica to precedente; fatto
che sarà ulteriormente confermato
se troverà riscontro la voce, peral-
tro autorevole, secondo cui la pros-
sima enciclica sulla fede uscirà a
firma sia di Benedetto XVI, sia di
Papa Bergoglio. Resta indubitabile
che rispetto ai discorsi fin qui pro-
nunciati, la parte più incisiva è non
lo scritto ma il detto che scombina il
filo del procedere (lo si è visto an-
che quando sono stati ricevuti uffi-
cialmente tutti i vescovi italiani).
A Santa Marta Bergoglio dice cose
che sembrano non provenire da un
Papa. Avendo affianco l’ordinario
castrense afferma che la guerra è il
suicidio dell’umanità, con pari
schiettezza afferma che una chiesa
ricca è vecchia e che San Pietro non
aveva conti in banca, inoltre parla
di corruzione e di lobby. Discorso
analogo vale per l’udienza privata
in cui ha ricevuto i vertici della Clar
(Confederazione latinoamericana
dei religiosi), Francesco avrebbe
detto loro: «Anche se vi arriverà una
lettera della Congregazione per la
dottrina della fede, affermando che
avete detto questo o quello, non
preoccupatevi.
Spiegate quello che dovete spiega-
re, però andate avanti. Aprite porte,
facendo qualcosa là dove la vita vi
chiama. Preferisco una Chiesa che
si sbaglia per fare qualcosa, che
una che si ammala per rimanere
rinchiusa».
Con il passare delle settimane lo
stile comunicativo orale e libero di
Papa Bergoglio non muta; tuttavia il
contesto in cui cade cambia ineso-
rabilmente. Il vescovo di Roma
Francesco visita una parrocchia del-
la periferia romana la domenica in
cui si gioca il derby di Coppa Italia
e vi allude scherzosamente con i
bambini della prima comunione
provocando un ennesimo effetto a
sorpresa. Qualche tempo dopo pe-
rò Papa Bergoglio riceve solenne-
mente il presidente Napolitano con
tutte le regole dell’etichetta diplo-
matica. Cardinali di curia, nobili,
ambasciatori e guardie svizzere so-
no estranee a San Pietro non meno
di quanto lo siano i conti in banca. È
vero, si preannunciano modifiche
radicali nello IOR, ma la situazione
della «banca vaticana» è così inde-
cente che anche Papa Ratzinger sa-
rebbe stato costretto a intervenire.
Inoltre anche se fosse chiusa, il Vati-
cano, per forza di cose, non cesserà
di avere stretti rapporti con alcune
banche.
In sintesi, Papa Francesco compie
affermazioni dirompenti in un qua-
dro complessivo finora immutato e
dove, al più, si annunciano futuri
interventi. È presto, ma il tempo
passa; il discorso però non è solo
questo. Il Vaticano, a prescindere
dai suoi attuali bilanci, è il luogo al
mondo in cui vi è la massima con-
centrazione di ricchezza storico-
artistica in larga misura frutto di uno
stile papale che faceva dello sfarzo
la propria cifra. Che tutto avvenga
all’insegna del bello e della cultura
non toglie che quel patrimonio sia
nato, in buona parte, grazie allo
sfruttamento subito dalla povera
gente. L’ordinario castrense ha il
titolo, lo stipendio e la pensione di
un generale ed è espressione di un
regime concordatario che poco ha a
che fare con l’assistenza spirituale
dei soldati, conseguibile con altri
mezzi. Quanto a eventuali futuri mo-
niti della Congregazione, quest’ulti-
ma è espressione di una curia al cui
vertice c’è il Papa stesso. Le situa-
zioni paragonabili a queste sono
innumerevoli.
Nei prossimi mesi a Papa France-
sco si aprono tre alternative: conti-
nuare così con parole forti e inter-
venti contenuti (qualche nomina,
qualche risanamento dei bubboni
più purulenti, ecc,); modificare ra-
dicalmente il vetrice della Chiesa
cattolica; dichiarare pubblicamen-
te la situazione oggettivamente
contraddittoria in cui si trova la
Chiesa cattolica.
Alla prima alternativa non è dato
prolungarsi a tempo indetermina-
to. Su di essa infatti peserebbe
sempre più il sospetto di ipocrisia,
atteggiamento alieno all’animo di
Francesco, ma riscontrabile
nell’oggettività della situazione. La
seconda via è ardua e la porta di
accesso a essa strettissima. Alcune
decisione saranno prese (prima o
poi verrà nominato, per esempio,
un nuovo Segretario di Stato), tutta-
via è assai difficile immaginare l’ir-
rompere di capacità in grado di
rinnovare ab imis la Chiesa cattoli-
ca ponendola sotto il primato della
povertà. Ciò comporterebbe, infat-
ti, attuare riforme strutturali che
metterebbero in discussione mol-
tissime cose (non ultimo la forma
Stato goduta dalla S. Sede): esse
possono essere imposte da violenti
sconvolgimenti storici ma nessun
processo di autoriforma è stato fi-
nora in grado di attuarle.
Resta la terza alternativa che non
comporta né immobilismo, né ras-
segnazione, né la scelta di uno stile
cupamente penitenziale. Essa si-
gnifica semplicemente diventar
consapevoli che per essere fedeli
all’evangelo occorre essere con-
vinti che le sue richieste si pongo-
no al di là di quanto è possibile
attuare in una qualsiasi istituzione.
La vecchia definizione di Chiesa
intesa come «societas perfecta» era
per sua natura anticristica. Ogni
istituzione si presenta, almeno in
parte, antievangelica. Il “discorso
della montagna” è l’espressione
più riconoscibile di questa inestin-
guibile e salvifica eccedenza.
La gratitudine nei confronti di
Papa Francesco e dello stile da lui
assunto trova riscontro in un’enor-
me popolarità nel cui seno fremono
sentimenti e speranze profonde e
che sarebbe errato etichettare solo
come espressione di una moda. Si
tratta di un patrimonio da guidare,
da indirizzare e da di fendere
(anche da impropri usi mass-
mediatici). Per farlo occorre che
Papa Francesco apra presto il capi-
tolo delle decisioni impegnative.
Piero Stefani
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La bancarotta della giustizia italiana
"L’ultima scoperta dal governo
Letta è il sovraffollamento delle
carceri - che dura almeno da un decennio – tanto da dedicarci un
decreto. E come Letta e il Governo
delle “larghe intese” risolvono il
problema? Semplice, per superare
l’emergenza basta buttare fuori un
bel po’ di reclusi. Punto. E' suffi-
ciente leggere le indiscrezioni sul
testo di legge che verrà presentato
dal Consiglio dei Ministri: la de-
tenzione domiciliare potrà appli-
carsi anche a condannati a pene
fino a 6 anni.
Corruzione, frode fiscale, falso in
bilancio, truffe, abuso d’ufficio,
inquinamento, frodi comunitarie,
hanno pene massime tra i 3 e i 6
anni (ma nella pratica, nessuno si
becca più di 3 anni). Inoltre, che
c’entra con l’affollamento delle
carceri la sospensione della pena
per chi è agli arresti domiciliari e
deve scontare una pena residua di
4 anni? E perché, oltre alle detra-
zioni della buona condotta, per
coloro che devono espiare la pena
per altri 3 anni si prevede uno
sconto di pena ovvero la liberazio-
ne anticipata? E la famosa certez-
za della pena? Eppure basterebbe un po’ di impegno. Ad esempio
una razionalizzazione degli spazi
degli istituti penitenziari, per trova-
re un posto dignitoso per tutti inve-
ce di costruire nuove imponenti car-
ceri, con la soddisfazione dei soliti
palazzinari. Predisporre interventi
ordinari e straordinari per gli istituti
esistenti con l'apertura di ali chiuse
in quanto fatiscenti. Basterebbe ri-
vedere i capolavori normativi di tre
dei principali artefici del sovraffol-
lamento carcerario: Bossi, Fini e
Giovanardi. Basterebbe predispor-re seri programmi di lavoro dentro
il carcere perché – è noto da tutte le
statistiche – nessun recluso ha il pia-
cere di tornare in galera se ha qual-
cosa di lecito da fare fuori. E se non
ce l’ha, torna a delinquere. Ed è
questo ciò che il MoVimento 5 Stelle
propone in Parlamento, denuncian-
do il mercimonio sulla pelle dei de-
tenuti. Una autentica bancarotta
della giustizia.
Ps:: Fra coloro che possono esse-re condannati a 6 anni di reclusione
ci sono anche gli accusati di asso-
ciazione mafiosa: ai domiciliari è
molto più semplice seguire i busi-
ness." Commissione Giustizia M5S
Camera
Dal sito www.beppegrillo.it
Dal 1999 la Cassa di Risparmio di
Cesena detiene la maggioranza del-
la Banca di Romagna Spa. Potrem-
mo definirlo “jus pecunia”, ossia
l’insieme dei diritti che deriva
dall’essere titolare della proprietà
di un bene. Dopo alcuni anni i Ce-
senati hanno, in questi giorni, inizia-
to a far valere i loro diritti di dispor-
re dell’azienda di cui sono proprie-
tari.
Per molti voltanesi era “la Cassa”.
Così veniva chiamata la Cassa di
Risparmio di Lugo, una istituzione di
riferimento non soltanto per tutto il
territorio comunale, ma anche per
le nove municipalità del compren-
sorio. Poi “la Cassa”, dopo una se-
rie di fusioni tra aziende di credito
locali, è diventata la “Banca di Ro-
magna Spa”. Una Banca locale ha
sempre una forte attenzione per il
territorio di riferimento. Una gran-
de Banca, invece, può operare del-
le scelte che prescindono dalla ter-
ritorialità. Ad esempio una grande
Banca può destinare una zona alla
“raccolta” ed un’altra zona agli
“investimenti”. È intuibile che tali
strategie avranno forti ripercussioni
locali: infatti, la zona di raccolta tro-
verà costoso ottenere del credito, al
contrario la zona scelta per fare de-
gli investimenti, avrà la possibilità
di contrarre prestiti a tassi di inte-
resse particolarmente favorevoli.
Dagli ultimi dati disponibili risulta
che la gestione caratteristica (ossia
la capacità di intermediare il dena-
ro) della Banca di Romagna abbia
prodotto un utile di 1 milione di eu-
ro. Per la Cassa di Risparmio di Ce-
sena la gestione caratteristica inve-
ce ha originato una perdita di 8 mi-
lioni di euro.
Quanto alle situazioni creditizie
deteriorate queste in CRC ammon-
tano a 234 milioni di euro. Mentre
per BDR la cifra è di gran lunga in-
feriore, circa 56 milioni di euro.
Scalpore ha, anche, suscitato, da
una parte, la mancata o minore cor-
responsione di parti variabili del
reddito ai lavoratori dipendenti e,
dall’altra, “un anticipo su dividen-
di” per 1,9 milioni di euro ai soci.
Osservava in un suo comunicato
la UILCA BDR che “Se attacchi un
cavallo veloce ed un cavallo strema-
to ad un calesse che risultato avrai?
Di certo il cavallo stremato continue-
rà a passeggiare in modo stanco,
mentre quello veloce perderà la vo-
glia di correre…”
L’auspicata “alzata di scudi” c’è
stata. Maggior attenzione sull’even-
to è stata prestata da Enti ed asso-
ciazioni. Ma difficilmente il proces-
so potrà essere fermato. Ora occor-
re agire, con grande attenzione e
buon senso, per contenere i disagi.
Cassa di Risparmio di Cesena e Banca di Romagna. La fusione.
"Il tradimento non trionfa mai" scri-
veva Sir Johm Harington, poeta vis-
suto a cavallo tra il 1500 e il 1600,
alla corte della regina Elisabetta I
Tudor. "Qual è il motivo? Perché se
trionfa, nessuno osa chiamarlo tradi-
mento".
“Chi tace e chi piega la testa
muore ogni volta che lo fa, chi
parla e chi cammina a testa alta
muore una volta sola.”
Giovanni Falcone, Francesca Mor-
villo, Rocco Dicillo, Antonio Monti-
naro, Vito Schifani.
23 maggio 1992
Dal sito www.voltanaonline.it
Vota il sondaggio
“Il Partito delle Libertà vuole di-
mezzare la pena per il reato di con-
corso esterno mafioso. E' il capo
d'imputazione di Marcello Dell'Utri. Sei d'accordo?“
Sì : zero No : 100%
A Voltana On Line fummo facili
profeti a predire, quasi un anno or
sono, la fine politica della Lega, del
partito di Antonio Di Pietro e del
Movimento 5 Stelle.
Erano (e sono) partiti anti sistema.
Quello che stupisce è il tempo ne-
cessario (oltre il prevedibile) per
incenerire il Movimento 5 Stelle.
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Pubblichiamo alcune segnalazioni giunte a Voltana On Line su facebook
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trovata su
Internet e
segnalata
da
Flavio
Il programma
delle iniziative
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Domenica 30 giugno
Ore 19 Unica Messa.
Tutta la Comunità è
invitata a festeggiare
il 50° anniversario
della ordinazione
sacerdotale di
Don Felice Marchi.
Ore 20,30 cena a
buffet.
IL SISTEMA METRICO DECIMALE ROMAGNOLO
Unità di misura più piccola: gnìnt! che equivale a zero.
poi, un cichinì, dìs cichinì i fa un bisinì,
dìs bisinì i fa un pizgòt,
dìs pizgòtt i fa un pògn,
dìs pògn i fa una zèmna,
dìs zèmman àl fa una spòrta,
dìs spòrt al fa un sàc,
dìs sèc i fa una cariòla,
dis cariòl al fa ònna baròza,
dis baròzy al fa un càr,
dìs chèr i fa un tréno e
dis tréno i fa un sbròmbal !
Paolo Gagliardi
Mentre rimandiamo, la vita passa.
Seneca Frase segnalata da
Gabriele
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da
Flavio
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Internet e
segnalata
da
Diana
Il tempo dissolve il superfluo e
conserva l'essenziale.
A. Jodorowsky Frase segnalata da
Meri
Quando sei davanti a due decisioni,
lancia una moneta. Non perché farà la
scelta giusta al posto tuo, ma perché,
nell'esatto momento in cui essa è in
aria, saprai improvvisamente in cosa
stai sperando di più.
Frase
segnalata
da
Brigida
Chi non riesce a regalare entusiasmo
neppure a se stesso è condannato ad un
interminabile crepuscolo.
Frase
segnalata
da
Gabriele